Il Covid-19 ci ha provati, ci sta ancora provando, duramente. Le persone sono sotto pressione; attività chiuse o quasi, lavoro agile, contatti sociali ridotti all’indispensabile. In sintesi, l’alienazione da cose o persone che ci circondano, che fanno parte della vita di tutti i giorni. Ciò sembra essere vitale, al fine di estirpare l’erba cattiva del Covid-19. Ma siamo davvero certi che stravolgere a tal punto la nostra vita sia davvero sano? E siamo sicuri che quello che è oggi ritenuto superfluo, da politici, scienziati, medici, saccenti esperti, non sia al contrario utile al benessere dell’individuo? Non si tratta di fare due risate sciocche per strada, ma di costruire, day-by-day, la nostra salute psico-fisica. Rinfrancare la mente facendo quello che ci piace, come una passeggiata la sera tardi, incontrare un amico per chiedergli come si trova al suo nuovo lavoro. Non è lo stesso correre su un tapis roulant, non è sufficiente una chiamata, anche video, al nostro amico. Vediamo ma, “non sentiamo”, la sua espressione. Camminiamo, corriamo, ma non percepiamo il vento che spontaneamente ci viene incontro o ci spinge, e siamo sempre e comunque fermi all’interno di alcune decine di metri quadri. All’inizio siamo ingannati; pensiamo di correre all’aperto, ma solo perché ci ricordiamo dell’ultima volta che lo abbiamo fatto. E durante le prime videochiamate, ci pare di toccare la faccia della persona cara che abbiamo di fronte, dato che i ricordi del suo viso, in reale 3d, li abbiamo ancora bene impressi tra i nostri ricordi recenti. Ma poi ce ne accorgiamo: è tutto solo una sterile imitazione della realtà. Non ci basta più. E iniziamo a soffrire. Compensiamo un po’ con la tecnologia, però non è la stessa cosa. Scherziamo, ci impegniamo in faccende domestiche, per quanto riusciremo tirare avanti? Dopo il lock-down di marzo, speravamo che la cosa non si ripetesse, perlomeno non tanto incisiva, come ci era stato prospettato. Ci hanno rifilato un sacco di bugie, in buona fede? Chissà. «Non ci sarà un secondo lock-down», diceva qualcuno. E credevamo veramente che fosse finita. Poi siamo stati di nuovo “sigillati” nelle nostre abitazioni. Con tante perplessità, indicazioni contraddittorie e imprecise (forse anche i nostri dirigenti di stato si stanno stancando?), con l’unica previsione dell’attesa, «Stiamo a vedere, poi si vedrà». Ma insomma, questo lo so fare anch’io, che non mi intendo di medicina, virologia o, per aggiungere benzina al fuoco, di economia. Perché quelle decisioni, che tanto hanno leso quel settore, sono gli effetti collaterali che fanno più morti di una cura. Chi perde il lavoro, chi è costretto a chiudere il proprio negozio ben avviato da anni, in poche parole, chi non sa come andare avanti. Non perché sia malato di corona virus, ma perché non ha i soldi per arrivare a fine mese, da disoccupato. Qualcuno pagherà questi onesti (spero di no) ex lavoratori? Qualcun altro pagherà per errori di valutazione e lentezza nell’aver emesso provvedimenti di sostegno? Nell’immediato, cerchiamo di infonderci la forza per andare avanti, per resistere. Perché dopo, all’uscita di questo lungo tunnel, non sarà possibile o facile, per molti, rialzarsi. Raccogliere i cocci e tentare di incollarli. Anche se quest’anno non è molto sentito, Buon Natale.
A tutti voi ben ritrovati su queste pagine. In questo numero vi parlerò del MAIS. Nome scientifico, "Zea mays", ma in italiano il mais e anche chiamato con sinonimi, come frumentone, formentone, formentazzo, granone, grano siciliano, grano d'India, granoturco, melica. È una pianta erbacea annuale della famiglia delle Poaceae L' infiorescenza femminile, che porta le cariossidi. si chiama correttamente spadice. ma viene più spesso impropriamente chiamata "pannocchia", mentre la pannocchia propriamente detta è l'infiorescenza maschile posta sulla cima del fusto (stocco) della pianta, che di contro viene talvolta chiamata impropriamente "spiga" per il suo aspetto. Le cariossidi sono fissate al tutolo e il tutolo è fissato alla pianta. Il suo nome è di origine spagnola, maíz, è più precisamente taino. mahis, dato che la pianta proviene dal centro Messico dove rappresentava l'ingrediente base della cucina azteca. Infatti, la maggior parte degli storici ritiene che il mais fu domesticato nella valle di Tehuacán dove gli Olmechi e i Maya ne coltivavano numerose varietà. A partire dal 2500 a.C. si ebbe la diffusione delle colture attraverso gran parte delle Americhe. Il mais fu portato per la prima volta in Europa da Cristoforo Colombo nel 1493, e nei primi decenni del Cinquecento si diffuse dalla penisola iberica alla Francia meridionale, all'Italia settentrionale e ai Balcani. Il mais si diffuse in regioni così diverse e lontane grazie al suo alto rendimento, al breve ciclo colturale e alla capacità di crescere in climi diversi. Inizialmente non sostituì altri cereali, ma fu coltivato soprattutto negli orti o come foraggio. A lungo il suo ruolo nell'agricoltura e nell'alimentazione restò secondario. Poi in seguito a scarsezza di cibo fu utilizzato in mmaniera eccessiva dalle popolazioni piu povere ma a causa delle proprietà nutrizionali del mais per l'alimentazione umana modeste favorì lo sviluppo della malattia detta "pellagra". Essa colpì in tempi di carestia anche in Italia, e soprattutto in Veneto e in Friuli. i contadini che per mancanza di altro tipo di cibo si alimentavano quasi esclusivamente con polenta. Infatti, a parte una buona quantità di carboidrati, il mais contiene poche sostanze nutrienti e poche vitamine del gruppo B e gruppo PP, che sono presenti in forma non assimilabile. Inoltre, la sua componente proteica è povera di lisina e triptofano. due amminoacidi essenziali al nostro organismo. Attualmente circa il 50% della produzione totale è localizzata negli USA ed il 15% in Europa, il maggior produttore è la Francia seguita dall'Italia. La produzione principale si distingue in 7 varietà botaniche: *) Zea mais indentata (dent corn, mais dentato) è di gran lunga la più importante, costituisce il 90% della superficie a mais in Europa e USA; *) Zea mais indurata (flint corn, mais vitreo o plata), ha consistenza vitrea e colore intenso, utilizzato per l'alimentazione umana e in avicoltura. *) Zea mais ceratina (waxy corn, mais ceroso), accumula amido sotto forma di amilopectina; viene usato soprattutto dall'industria alimentare come addensante. *) Zea mais saccharata (sweet corn, mais dolce), accumula parte delle riserve come zucchero; viene usato come mais da insalata. *) Zea mais amilacea (soft corn, mais tenero o da amido), accumula l'amido soprattutto come amilosio utile all'industria. *) Zea mais everta (pop corn, mais da scoppio), presenta cariossidi vestite che accumulano amido che riscaldato scoppia. *) Zea mais tunicata (pod corn, mais vestito), di scarso interesse. Alcune varietà possiedono chicchi di colore rosso o nero, dovuto alla presenza di pigmenti quali antociani o flobafeni. Prima di esaminare i vari usi del mais diamo un’occhiata ai suoi Usi terapeutici ricordando come sempre che le informazioni riportate non sostituiscono i consigli medici. Gli stimmi di questa pianta, assumibili grazie alle tisane. producono un effetto diuretico e sono consigliati nella calcolosi e nelle cistiti. Mentre l'olio di mais. applicato alla pelle con un leggero massaggio. la rende più morbida ed elastica. Ora tralasciando il mais usato come alimentazione del bestiame parleremo sommariamente dei suoi usi per l'alimentazione umana e l'industria. Premettendo che il mais non è un cereale molto diffuso per l'alimentazione diretta, ma viene consumato soprattutto sottoforma di pop-corn e mais dolce in scatola. I chicchi ancora sulla spiga vengono consumati lessati oppure alla griglia o sui carboni come si faceva una volta. I chicchi sgranati e lessati possono essere serviti in insalata o come contorno, che spessissimo compriamo nei barattoli gia cotti. I chicchi di mais "fioccati", ovvero cotti a vapore e poi schiacciati attraverso una pressa a rulli ed essiccati danno origine a un famoso cibo anglosassone, adattissimo per la prima colazione. i "corn-flakes". Quando sono invece soltanto tostati i chicchi di mais di alcune varietà "scoppiano"! Essi danno luogo a una pallina leggera, bianca e croccante di forma irregolare, il "pop-corn", una vera delizia per grandi e piccini! Invece il mais si presta molto bene a trasformazioni industriali. Si usa per l'estrazione di amido e olio. Oppure si fa fermentare. per produrre tramite distillazione bevande alcoliche o bioetanolo che poi viene usato come biocombustibile. Altro uso molto importante la macinazione per creare farine alimentari. L'industria, inoltre, lo usa per la preparazione di farmaci, materie plastiche spesso facilmente degradabili. Infatti, proprio l'amido di mais viene usato per produrre materie plastiche biodegradabili come il "Mater-Bi". prodotto dalla Novamont. per confezionare ad esempio i sacchetti per la raccolta dei rifiuti urbani biodegradabili (umido). Questi sacchetti si decompongono e ritornano alla natura attraverso il processo di compostaggio. Ricordiamo anche che l'amido di mais o maizena è un elemento importante in pasticceria in quanto usato per addensare le salse e le creme e per preparare dolci da forno, sia dall'industria alimentare che nelle preparazioni casalinghe. L'olio di mais invece si ottiene dal germe che può essere usato come condimento a crudo, mentre, a differenza di altri oli di semi come ad esempio quello di girasole. non è adatto per la cottura ad alta temperatura come le pietanze fritte. Il mais è usato anche nella fabbricazione di liquori e bevande, in particolare in America Meridionale. dove si producono e consumano abbondantemente la "chicha" e la "chicha morada". Chicha è il nome dato a diversi tipi di bevande leggermente alcoliche. originarie dell'America Latina derivate principalmente dalla fermentazione non distillata del mais e di altri cereali. ma anche da altri tipi di frutta (come, ad esempio, mele e uva) o dalla manioca. Inoltre, il termine chicha viene anche utilizzato in alcuni paesi dell'America Latina per riferirsi a bevande non alcoliche come, ad esempio, la chicha criolla in Venezuela o la chicha morada in Perù. Queste bevande vengono realizzate normalmente in modo casereccio, tramite la bollitura e successiva fermentazione del cereale o della frutta impiegata. Il risultato è una bevanda dolce a bassa gradazione alcolica (generalmente da 1 a 3%). Sono bevande prodotte e consumate in tutta l'America Latina sin da prima della conquista degli spagnoli. Comunque, il più importante tipo di chicha è quella boliviana fatta con il mais e chiamata semplicemente "chicha". Di origine inca, considerata l'elisir degli inca e della valle di Cochabamba. è una bibita fermentata per alcuni giorni dopo un processo di elaborazione molto lungo; ha qualche grado alcolico. È una delle bevande più popolari e tradizionali, si consuma nella maggior parte del paese, particolarmente a Cochabamba (dove viene prodotta), Chuquisaca. Oruro e La Paz. Il consumo è abituale in qualsiasi occasione, soprattutto durante le feste tradizionali e religiose. Mentre negli Stati Uniti, vi e una grossa produzione del famoso "Bourbon. Il bourbon è un whiskey che prende il nome da una contea dello Stato del Kentucky. ed è preparato con una tipica miscela di cereali generalmente composta dal 70% di mais ed il rimanente è dato da grano e/o segale, e orzo maltato. Questa miscela viene detta mash ed è fatta fermentare attraverso un processo denominato sour mash fermentation, nel quale alla miscela viene aggiunta acqua purissima demineralizzata e un'infusione acida ricca di lieviti attivi, proveniente da precedenti fermentazioni. Naturalmente dal mais si ricava anche la farina. Essa è utilizzata nella preparazione di diversi piatti (tra i quali in Italia il più noto è la polenta), alcuni tipi di pane e alcuni dolci. Si distingue in farina bramata, a grana grossa, per ottenere polente particolarmente saporite e gustose, fioretto di farina per polente pasticciate, morbide e delicate, fumetto di mais, per una farina finissima adatta alla produzione di dolci e biscotti. Tra i più noti in Italia troviamo le "paste di meliga". La farina di mais, con percentuali di grassi inferiore a 1% (separata quindi dal germe), chiamata "gritz", viene utilizzata nella produzione di birra per così dire "industriale" ovvero un prodotto senza sfumature e senza pretese ma sicuramente a bassissimo costo. La Gritz è impiegata anche nella produzione di snack estrusi ovvero ricavati da farina cotta a temperatura elevata e poi sottoposta a pressione meccanica. La farina di mais si può trovare anche precotta e viene utilizzata per polente istantanee, polente a cottura rapida 3-5 minuti. Questo tipo di farina è utilizzato anche nella produzione di pasta. Nella produzione di pasta è possibile sia utilizzare solo parzialmente farina di mais e per il resto la consueta semola di grano, sia utilizzando esclusivamente farina di mais per chi è intollerante al glutine. In questo caso, il nome del prodotto per la legge italiana non si può chiamare pasta e quindi si trova commercializzato con altri nomi di fantasia. E ora prima di passare a qualche ricetta spendiamo qualche parola sulla polenta come ricetta base. Il termine polenta deriva dal latino puls, una specie di polenta di farro (in latino far da cui deriva "farina") che costituiva la base della dieta delle antiche popolazioni italiche. Essa è chiamata anche con altri nomi dialettali come ad esempio, pulenta, polente, polenda, pulenda, pulenna, poenta, poulento, echtinga, puluntu, carlon eccetera. Il luogo d'origine è l'Italia. e in particolare nella pianura Padana. poi rapidamente diffusasi nell'Italia settentrionale. Italia centrale. Corsica. Sicilia e poi nel resto del mondo. C'è da dire che all'inizio la polenta non era fatta con il mais come oggi oramai e consuetudine ma venivano usate farine di farro, orzo, segale, grano saraceno, miglio e frumento, poi il mais ha predominato. La polenta tradizionale di mais viene prodotta cuocendo a lungo un ammasso semi-liquido costituito da un impasto di acqua e farina. La farina si versa a pioggia nell'acqua bollente e salata, in un paiolo (tradizionalmente di rame), e si rimesta continuamente con un bastone di legno di nocciolo, chiamato "cannella", per almeno un'ora. La farina da polenta è solitamente macinata a pietra ("bramata") più o meno finemente a seconda della tradizione della regione di produzione. In genere la polenta pronta viene presentata in tavola su un'asse circolare coperta da un canovaccio e viene servita, a seconda della sua consistenza, con un cucchiaio, tagliata a fette, con un coltello di legno o con un filo di cotone, dal basso verso l'alto. La polenta si accompagna molto bene al burro, ai formaggi molli e ai piatti che contengono molto sugo, in generale carni in umido. Inoltre, si abbina con un vino rosso fermo, di medio corpo, anche novello come l' Alto Adige Cabernet-Merlot. il Cabernet-sauvignon. la Barbera. il Cabernet. il Rosso del Trentino. il Petit rouge della Valle d'Aosta. il Sassella e l'Inferno. E ora passiamo alla ricetta base dalla quale poi potete realizzare altre preparazioni. Ingredienti per sei persone: 400 grammi di farina di mais. 1200 grammi di acqua. sale. Esecuzione: portate l'acqua a ebollizione (l'ideale è nel classico paiolo di rame non stagnato), salatela e, appena riprende il bollore, versate la farina a pioggia, continuando a mescolare con un grosso cucchiaio di legno o con una frusta, per evitare che si formino grumi; l'operazione va fatta contemporaneamente, cioè si versa la farina con la mano sinistra e si mescola con la destra. Fate cuocere da cinquanta minuti a un'ora, mescolando in senso orario e dall'alto verso il basso; se vi accorgete che è troppo soda, versate nel corso della cottura un po' d'acqua o di latte bollenti. La polenta è cotta quando si stacca dalle pareti, sulle quali deve rimanere una crosticina (che i buongustai mangiano golosamente). Se si vuole preparare una polenta soda bisogna utilizzare farina a grana grossa o media; per una polenta morbida, quella a grana fine. - Per dare un sapore particolare alla polenta, aggiungete all'acqua due cucchiai di olio extravergine d'oliva. - Per rendere più morbido il composto, pochi minuti prima della fine della cottura, unite una noce di burro. - A seconda delle ricette, potete prepararla con metà acqua e latte, oppure con vino bianco secco di ottima qualità, o con brodo di carne, se viene servita con piatti a base di carne, oppure con brodo di pesce se l'accompagnate al pesce. Se non avete il classico paiolo potete ugualmente preparare una ottima polenta. Utilizzando una pentola con il fondo spesso per evitare che, cuocendo la polenta si attacchi. Ora passiamo finalmente alle ricette che saranno molto facili da eseguire ma spero anche di buon effetto. Gnocchetti di mais al gorgonzola Ingredienti per 6 persone: 350 grammi di farina di mais (fine) 250 grammi di gorgonzola 2 porri 1 cucchiaio di burro o margarina 200 grammi di panna fresca 2 cucchiai di parmigiano grattugiato sale e pepe. preparazione Versate in una pentola 1 litro scarso di acqua salata. Portatela a ebollizione e gettatevi a pioggia la farina di mais. Mescolate subito con lena, fino a quando la massa sarà divenuta omogenea; quindi, abbassato ulteriormente il fuoco, lasciatela cuocere piano, per circa 40 minuti, rimestandola frequentemente. A cottura ultimata, versate la polenta dentro un recipiente largo (una larga teglia o un vassoio), in cui possa stendersi a uno spessore di circa 1,5 cm, e fatela raffreddare. Appena fredda, usando l'orlo di un bicchiere di circa 6 cm di diametro, ritagliatela in tanti dischi. Ungete una larga pirofila e cospargetela di porri, affettati in tanti anelli sottili. Adagiatevi sopra gli gnocchi di polenta, sistemandoli in file leggermente sovrapposte, o a spirali. Schiacciate il gorgonzola in una ciotola, coi rebbi d'una forchetta, e lavoratelo a crema con la panna e il resto del burro (o margarina). Spargete questa crema sugli gnocchi e passate il tutto in forno preriscaldato a 200°, per circa 20 minuti. Gnocchi di polenta al pomodoro Ingredienti per quattro persone: 300 grammi di farina di mais fine due tuorli d'uovo 70 grammi di formaggio grana grattugiato 50 grammi di burro mezzo litro di latte un litro circa di acqua sale Per il condimento: 400 grammi di pomodori pelati due cipollotti un mazzetto di basilico 100 grammi di formaggio Montasio un rametto di timo una foglia di alloro una foglia di salvia 1,5 circa decilitri di olio extravergine di oliva sale e pepe Preparazione Portate ad ebollizione in una pentola il latte con l'acqua e salatela, quindi versatevi a pioggia e poco alla volta la farina di mais; fatela cuocere per cinquanta o sessanta minuti, mescolandola di tanto in tanto con una spatola di legno. Togliete poi la polenta dal fuoco, incorporatevi i tuorli d'uovo ed il formaggio grana grattugiato. Mescolate bene, amalgamando accuratamente tutti gli ingredienti. Spennellate con poco olio il piano di lavoro e versatevi la polenta, stendetela in uno strato uniforme dello spessore di un centimetro circa e fatela raffreddare. Nel frattempo, private il formaggio Montasio della crosta e tagliatelo a lamelle. Pulite i cipollotti, privandoli delle radici, della parte verde più dura, lavateli e tritateli finemente. Tritate i pomodori grossolanamente. In un tegame con un filo di olio, fate appassire i cipollotti tritati con poco basilico, l'alloro, la salvia ed il timo; aggiungete i pomodori tritati, una presa di sale, una generosa macinata di pepe e fate cuocere la salsa per dieci o dodici minuti a fuoco moderato, mescolando di tanto in tanto. Aggiungete il basilico rimasto tritato e l'olio. Ritagliate tanti dischi del diametro di tre centimetri con un tagliapasta tondo ed adagiateli in una pirofila imburrata, sovrapponendoli leggermente; distribuitevi la salsa preparata, cospargeteli con le lamelle di Montasio e scaldateli in forno, già preriscaldato a 180 gradi, per quindici minuti circa. Polenta con funghi e formaggio Ingredienti per quattro persone: 250 grammi di sbramato integrale di mais; 150 grammi di fontina 60 grammi di funghi secchi di qualità tipo porcini un ciuffetto di prezzemolo olio extravergine di oliva aglio un mestolino di latte sale preparazione Mettete a bagno i funghi in una ciotola con acqua tiepida e lasciateli rinvenire per almeno mezz'ora. Nel frattempo, preparate la polenta nel solito modo: mettete sul fuoco il paiolo con l'acqua, salate quanto basta e, appena bolle, gettatevi lo sbramato di mais, a pioggia; fate cuocere per quaranta minuti circa, mescolando spesso con l'apposito bastone di legno. Frattanto, strizzate i funghi e tagliuzzateli. Fateli soffriggere dolcemente, in un tegame con l'aglio e poco olio. Aggiustate di sale e cospargeteli con prezzemolo tritato finemente. Mettete la fontina tagliata a dadini in un pentolino con il latte e fatela sciogliere dolcemente, a bagnomaria, mescolando spesso. Versate infine la polenta nei piatti e disponete al centro di ciascun piatto l'intingolo di funghi. Rifinite con la fonduta di formaggio. Polenta saporita al Forno Ingredienti per quattro persone: grammi 400 di farina gialla grammi 200 di provola grammi 200 di salsiccia burro sale e pepe preparazione Mettete sul fuoco una pentola con due litri circa di acqua e un po' di sale. Appena inizia a bollire versatevi, a pioggia, la farina e, mescolando in continuazione, portate il tutto a cottura. Dopo circa un'ora, togliete la polenta dal fuoco ed aggiungetevi la salsiccia e la provola tagliate a fettine. Aggiustate di sale, aromatizzate con una macinata di pepe e mescolate con cura il tutto. Disponete il composto in uno stampo imburrato e passate il tutto in forno, già preriscaldato e fate mantecare per mezzora a calore moderato. Servite la polenta ancora fumante. Pollo al mais Ingredienti: 400 grammi di petto di pollo 140 grammi di mais già cotto e sgocciolato 4 cipollotti 2 cucchiai di olio extravergine di oliva Sale Pepe nero macinato al momento 50 ml di vino bianco secco preparazione Pulire il petto di pollo togliendo le ossa ed i filamenti e ridurlo a pezzetti piuttosto piccoli (un centimetro circa). Pulire i cipollotti eliminando le radichette e lo strato più esterno, lavarli e affettarli finemente. Mettere i cipollotti in padella con l'olio e farli dorare dolcemente. Unire un paio di cucchiai di acqua o di brodo vegetale, un pizzico di sale, una macinata di pepe e cuocere per 6-7 minuti a fiamma dolce, mescolando di tanto in tanto. Trascorso il tempo di cottura indicato alzare la fiamma, lasciare che la padella riprenda calore, quindi unire il pollo. Farlo uniformemente colorire a fiamma vivace. Attenzione che non rilasci acqua in cottura, altrimenti diventerà secco. Quando la carne è uniformemente colorita, aggiungere il mais, regolare di sale e mescolare. Lasciar rosolare due minuti, quindi irrorare con il vino e cuocere per 5-6 minuti, fintanto che la carne non sarà cotta, ma ancora tenera. Calamari ripieni e polenta Ingredienti per quattro persone: 400 grammi di calamari un uovo 50 grammi circa di pan carré Olio extra vergine di oliva un bicchiere di vino bianco secco 400 grammi di pomodori pelati sale, pepe, prezzemolo, aglio quanto basta 500 grammi di polenta fatta come da ricetta base preparazione Svuotate i calamari, eliminate occhi e beccucci, tritate i tentacoli e metteteli in una ciotola. Aggiungete un uovo, 50 grammi di pancarré sbriciolato, un trito di aglio e prezzemolo, una presa di sale, una generosa macinata di pepe ed amalgamate il tutto con cura. Riempite con l'impasto preparato i calamari e cucite l'apertura con un filo per alimenti; fateli rosolare in un tegame con tre cucchiai di olio extravergine di oliva, poi unite un bicchiere di vino bianco secco, 400 grammi di pomodori pelati e lasciate cuocere per quaranta minuti circa, a fiamma dolce ed a recipiente coperto. Servite i calamari con un po’ del loro sughetto di cottura appoggiati sulla polenta tagliata a fette e riscaldata al forno. Torta di polenta con salsiccia Ingredienti per sei persone: 700 grammi di salsiccia fresca dolce o se preferite piccante 600 grammi circa di polenta preparata come da ricetta base riportata prima. una piccola verza una cipolla formaggio parmigiano o di altro tipo grattugiato brodo vegetale olio extravergine di oliva sale. preparazione Tagliate la verza a listarelle, poi fatela stufare, per un'ora circa, con poco olio, in un tegame, insieme con la cipolla tritata, la salsiccia ben sbriciolata. il sale ed il brodo. Nel frattempo, imburrate una pirofila e spolverizzatela con la farina gialla. Riempitela a metà con uno strato di polenta.Versate il condimento appena preparato e poi ricopritelo con un secondo strato di polenta. Spolverizzate con il formaggio grattugiato ed infornate a 200 gradi, per trenta minuti circa. Servite dopo 10 minuti dallo spegnimento del forno. Crocchette di polenta Ingredienti per quattro persone: 250 grammi di farina di mais per polenta 300 grammi di toma fresca ma ben asciutta 50 grammi di parmigiano grattugiato pangrattato sale olio extravergine di oliva preparazione Portate ad ebollizione in una pentola tanta acqua quanto basta per la polenta, con la farina di mais e poco sale, (vi potete regolare seguendo la ricetta standard riportata sopra) Toglietela dal fuoco ed unitevi la toma tagliata a dadini, mescolate accuratamente e lasciate raffreddare. Con le mani unte di olio, formate delle palline di polenta e formaggio. In un piatto piuttosto largo, mescolate il parmigiano con alcuni cucchiai di pangrattato e fateli rotolare le crocchette, in modo che si amalgamino bene ai due ingredienti. Disponete infine le crocchette in una teglia ben unta con olio e fatele gratinare in forno, già preriscaldato a temperatura di 220 gradi per circa quindici minuti, finchè avranno assunto un bel colore dorato. Frittelle di mais Ingredienti per circa 25 frittelle: 300 grammi di mais cotto in scatola 100 grammi di farina 150 ml di latte 2 uova 50 grammi di parmigiano sale pepe basilico olio di semi preparazione In una terrina sbattere l'uovo, poi aggiungere la farina, il latte e amalgamare il composto fino a formare una pastella liscia. Scolare bene il mais e aggiungerlo alla pastella insieme al parmigiano, alle foglie di basilico spezzettate, il sale e il pepe. Lasciar riposare per un quarto d'ora in frigo Far scaldare l'olio in padella e versare il composto a cucchiaiate Friggere le frittelle di mais un paio di minuti per lato, quindi poggiarle su un foglio di carta assorbente. Servirle calde. Insalata di riso con mais, avocado e salmone Ingredienti per 4 persone: 300 grammi di filetti di salmone senza pelle 200 grammi di riso 150 grammi di mais conservato al naturale un avocado un peperone rosso un peperoncino facoltativo una costola di sedano 100 grammi di olive nere un ciuffetto di prezzemolo 2 fette di limone succo di limone tabasco 4 cucchiai di olio d'oliva sale, pepe preparazione Portate a ebollizione in una pentola abbondante acqua,salatela e insaporitela con un pezzetto di peperoncino, il sedano a grossi pezzi e le fette di limone. Lasciate bollire per una decina di minuti, poi unite il riso e lessatelo. Scolatelo al dente ed eliminate il peperoncino, il limone e il sedano. Condite il riso con un cucchiaio di olio, distribuitelo su una placca foderata di carta da forno e lasciate raffreddare. Intanto tagliate il salmone a tocchetti, salateli, pepateli e lessateli a vapore per 5 o 6 minuti. Lasciateli raffreddare, conditeli con un cucchiaio di olio sbattuto con un cucchiaino di succo di limone, uno spruzzo di tabasco e un pizzico di sale. Scolate il mais, lavatelo sotto l'acqua fredda, scolatelo di nuovo e fatelo asciugare, Lavate il peperone e tagliatelo a listarelle fini. Tagliate a metà l'avocado senza sbucciarlo, eliminate il nocciolo e con l'apposito scavino ricavate dalla polpa tante palline. Raccoglietele in una ciotola e spuzzatele di succo di limone per evitare che anneriscano. Asportate la polpa rimasta nei mezzi gusci e frullatela con un cucchiaio di succo di limone, 2 di olio, sale e qualche goccia di tabasco e lasciatela riposare. Riunite in una ciotola riso,salmone, mais, peperone, avocado e olive: mescolate e guarnite con un trito di prezzemolo. Servite la salsa a parte. Focaccia di mais deliziosa Ingredienti per 6-8 persone 1/2 litro di latte 300 grammi di farina di mais fine 100 grammi di farina di frumento 100 grammi di zucchero semolato 2 uova 1 mela 150 grammi di panna fresca 100 grammi di uva sultanina 1/2 bicchiere di grappa 50 grammi di cedro candito (tritato) 1 cucchiaino (da caffè) di cannella 1 pizzico di noce moscata 1 pizzico di chiodo di garofano 50 grammi di burro 1 bustina di lievito in polvere 1 bustina di zucchero vanigliato 1 cucchiaio di burro sale. preparazione Iniziate col preparare una polenta, gettando la farina di mais nel latte in ebollizione, stemperato con altrettanta acqua moderatamente salata, e facendola cuocere per 40 minuti circa, rimestandola di frequente. Appena pronta, spento il fuoco, incorporatevi il burro e la farina di frumento, rimestando con foga; poi aggiungetevi lo zucchero, le uova battute, la panna, la mela grattugiata, le uvette in precedenza ammollate nella grappa, il cedro tritato e le droghe in polvere. Per ultimo, mescolate al preparato anche il lievito e il burro. Versate il composto in uno stampo a base circolare e sponde relativamente alte, previamente imburrato e cosparso di farina di mais; livellatene la superficie, sfiocchettatevi sopra dell'altro burro e passatelo in forno preriscaldato a 160°, per una cottura di un'ora. A cottura ultimata, facoltativamente, potrete cospargere il dolce di zucchero a velo. Focaccine libanesi di mais Ingredienti per circa 4 persone: 200 grammi di farina di frumento 200 grammi di farina di mais fine 20 grammi di lievito di birra 1/4 di litro di latte 1 limone 2 tuorli 150 grammi di zucchero 60 grammi di burro 100 grammi di gherigli di noce 100 grammi di uva sultanina 80 grammi di cioccolato fondente 1 cucchiaio di burro Preparazione Preparate una pasta di buona consistenza, miscelando la farina di frumento a quella di mais, e incorporando al miscuglio il lievito di birra, sciolto in poco latte tiepido, con un pizzico di sale. Ottenuta una pasta uniforme, raccoglietela a palla; ponetela in posto riparato e tiepido, e fatela lievitare per 2 ore. Trascorso questo tempo, incorporatevi la buccia grattugiata del limone, i tuorli, lo zucchero. Tornate a batterla per qualche minuto, incorporandovi i gheriglitriturati. le uvette, il cioccolato tritato e il burro; poi, dividetela a porzioni delle dimensioni di uova di gallina. Disponete queste porzioni, ben arrotondate tra i palmi sulle piastre unte del forno e ponetele in luogo tiepido, perché riprendano la lievitazione, ancora per 2 ore. Trascorso questo tempo, spingete le piastre nel forno preriscaldato a 200° e fate cuocere le focaccine per 40 50 minuti. Frittelle al limone Ingredienti per sei persone: due o tre cucchiaiate di polenta avanzata (circa 100 grammi) 200 grammi circa di farina bianca 250 grammi di zucchero semolato due limoni non trattati mezzo baccello di vaniglia olio di oliva preparazione Lavate i limoni e asciugateli. Con un coltellino affilato sbucciate un limone e tagliate la scorza (solo la parte gialla) a pezzi. Mescolatela a 100 grammi di zucchero, unite la vaniglia tagliata a metà nel senso della lunghezza e mettete il tutto in un vasetto di vetro. Fate intiepidire la polenta a bagnomaria; grattugiate la scorza del secondo limone e poi mescolatela alla polenta con lo zucchero rimasto. Lavorate il composto sulla spianatoia infarinata, incorporando a poco a poco la farina necessaria per ottenere un composto sodo e omogeneo. Stendete l'impasto con il matterello infarinato, in una sfoglia abbastanza sottile, ritagliate con un tagliapasta dei dischi di dodici centimetri di diametro e poi ripassate il matterello su ogni disco, insistendo soprattutto sui bordi. Friggete i dischi con poco olio ben caldo (rinnovatelo spesso), in una padella antiaderente, facendoli dorare da abmo i lati. Trasferiteli man mano su carta assorbente da cucina per eliminare il grasso in eccesso. Spolverizzate le frittelle ancora calde con lo zucchero aromatizzato alla vaniglia e servite. Biscotti al mais Ingredienti: 200 grammi di burro 140 grammi di zucchero a velo 4 tuorli d'uovo 200 grammi di farina gialla macinata finissima 150 grammi di farina bianca un pizzico di sale due bustine di zucchero vanigliato Gocce di cioccolato per decorare preparazione Lavorate energicamente il burro rammollito con lo zucchero a velo fino a ottenere una crema omogenea e spumosa. Incorporatevi, uno alla volta i tuorli, poi la farina di mais e la farina bianca setacciata e un pizzico di sale e le bustine di zucchero vanigliato Mescolando ancora fino ad amalgamare tutti gli ingredienti. A questo punto trasferite il composto in una tasca da pasticciere con bocchetta liscia. Foderate una placca con carta da forno. Distribuitevi parti di impasto spremendo la tasca e formando tanti piccoli biscotti a forma di ferro di cavallo o come meglio vi piace. Decorate la superficie dei biscotti con gocce di cioccolato e cuocete 15 o 20 minuti in forno preriscaldato a 200 gradi. Fate raffreddare e servite magari con un buon vino dolce! Frittelle dolci Ingredienti per quattro o sei persone: 400 grammi di polenta pronta ancora calda come da ricetta base 130 grammi di zucchero due uova 30 grammi di burro 50 grammi di uvetta sultanina la buccia grattugiata di un limone (non trattato) un cucchiaio di zucchero a velo abbondante olio di semi di arachidi per friggere preparazione Ammorbidite l'uvetta in una ciotola con acqua tiepida, scolatela bene ed unitela alla polenta calda, aggiungete il burro, lo zucchero, la buccia grattugiata del limone, le uova, e mescolate accuratamente, finché gli ingredienti saranno ben amalgamati. Stendete il composto, con una spatola bagnata, sopra un piano di lavoro spennellato di olio, allo spessore di un centimetro circa; lasciate raffreddare completamente e ritagliate tanti cerchi o quadrati o altra forma a piacere. Friggete i pezzi ritagliati. pochi alla volta, in una padella con abbondante olio ben caldo, finché saranno leggermente dorate. Scolate le frittelle con una paletta forata e disponetele sopra un foglio di carta da cucina assorbente per far loro perdere l'unto eccessivo, quindi servitele tiepide, cosparse di zucchero a velo. Gelato al mais Ingredienti: 25 Cl di Panna 25 Cl di Latte 150 grammi di Zucchero 1 Baccello di Vaniglia 5 Cucchiai di Mais Scolato E Passato Sotto L'acqua Biscotti Amaretti Panna Montata Granella Di Cioccolato preparazione Frullate il mais con il latte ed aggiungetelo alla panna ed al baccello di vaniglia, facendo scaldare il composto a fiamma dolce. Togliete dal fuoco, senza fare bollire, ed unite lo zucchero mescolando per amalgamarlo bene. Lasciate raffreddare, togliete il baccello di vaniglia, quindi mettetelo nella gelatiera (ottime anche quelle piccole da freezer) e fatela azionare. Servitelo in coppette con ciuffetti di panna e con amaretti sbriciolati o con granelli di cioccolata.
Rossana Corsaro è nata e residente a Reggio di Calabria. «È una pittrice che coniuga perfettamente le emozioni ai tratti sulla tela, un vero originale figurativo dai toni informali […]. La sua è un'arte innata, astratta ed istintiva che dà luce che penetra nell’essere umano aprendo le porte del cuore, facendo entrare gioia e amore. Ama giocare con i colori ed esprimere se stessa improntando su tela le emozioni che la circondano. Nelle sue opere cerca di rappresentare, riuscendoci, la semplicità dell’amore pulito, leale, schietto, sincero, onesto, pudico e che è alla portata di tutti e si coglie l'amore per la vita e per tutto ciò che la circonda, afferrando l'attimo dell'emozione, improntandola su una tela attraverso le sfumature e i giochi di colore. Tre colori, il rosso (la passione per la vita, la forza), il bianco (la purezza, la luce)e il nero(l'antitesi, che sembrerebbe in contrasto con quei colori luminosi e che invece li risalta, rappresenta l’infinito) sono i principali colori che predilige tra le sue prime opere messe in mostra. Infinite sono le emozioni che l’artista reggina regala che partono dalla sua anima più profonda e arrivano dritte e forti a quella di chi le osserva(Testo critico all'artista Rossana Corsaro a cura del dott. Alessandro Costanza, Critico e storico dell'Arte)».Ed è appunto “Anima” il titolo della sua prima esposizione personale, svolta dal 28 aprile al 7/V/2015 all’Ipogeo della centralissima Piazza Italia di Reggio di Calabria (fig.) dove ha riscosso uno strepitoso successo di pubblico e di critica. La sua creatività e fantasia si materializzano in colori che risaltano agli occhi di un osservatore che si fa riscaldare da un’energica luce, proveniente dalle sue tele, che riescono a far emergere i sentimenti della stessa tra interiorità ed indefinito trasmettendoli a chi si accosta, senza privarlo dell’immaginazione. « Non abbiamo bisogno di macchine, ma di emozioni da tirare fuori senza paura, che uniscono e sono forza. Nelle mie tele ci sono amore e speranza. C’è tanta bellezza attorno a noi, dobbiamo avere occhi che guardano al di là di ciò che vedono, orecchie per ascoltare e non sentire; essere sempre alla ricerca di persone belle e non di belle persone, questa è la sottile differenza, spiega l’artista, il cui motto è sperare e credere sempre, da concretizzare ogni giorno” […] “vestendosi di speranza e avendo la forza di credere”»..« Esplosioni di colori sul supporto pittorico, caratterizzano le sue opere, un’artista dai tratti simili alla dripping art caratteristica tipica dell'Action Painting americana, un mondo ricco di creativa fantasia che denota un carattere gioioso e ricco di elementi fondamentali che portano l'osservatore delle Sue opere verso mete sconosciute, verso orizzonti ancora da assaporare. É un'artista eccellente perché, nella sua personale tecnica, è riuscita a lasciar trapelare all'osservatore le sensazioni provate. Schizzi di colore assumono significati profondi, in contrasto con lo sfondo indefinito e molto ampio che apre le porte spazio-temporali verso realtà parallele alla vita umana ed affini al sentimento stesso. L'interiorità affiora per offrire i più profondi segreti nell'intimo dell'artista che, d’altronde, riesce a cogliere il frutto dell'umanità e la imprime nel supporto pittorico che da statica base per le forme ed il colore diventa tangibile realtà visiva e meditativa. Volti senza identità e fluttuanti tocchi di colore, vanno ad impreziosire l'operato di Rossana Corsaro, la quale conosce il luogo più lontano dei viaggi creativi e lascia navigare la propria fantasia verso orizzonti irraggiungibili. Si plaude alla maestria tecnica applicata, infatti nelle sue tele l'uomo e l'universo si fondono in una sola esistenza, in un medesimo movimento e, in questo procedere di volute, il senso della vita si sintetizza. Si percepisce l’intensità, affrontando un tema poetico classico, quello dell'uomo e del satellite lunare ma interpretandolo con una nuova carica di vitalità e di forma, cogliendo negli sprazzi di luce-colore, un fluire continuo. La tela è uno spazio aperto ma contemporaneamente una dimensione in cui si addensano moti emozionali e coloristici, aspetti chiaroscurali dell’esistenza, la materializzazione di umanità e universalità. Attraverso il connubio spazio-colore emerge, nella sua evoluzione stilistica, un grande equilibrio formale. La maestria del tratto, delle linee, della profondità e la scelta del colore, basato sulla profondità del segno che interpreta il pensiero, rafforza il messaggio umano permeato dall'inventiva, dalla creazione, dalla fantasia e dalla tecnica. Ogni sogno ha un suo angolo di realtà (Testo critico a cura del dott. Alessandro Costanza, critico e storico dell'arte)». Ammiriamo alcune pregevoli opere dell’Artista. ***** “L’abbraccio dell’anima” (acrilico su tela, 50 x 70, anno 2009) Prova a chiudere gli occhi. Il tuo corpo è lì. Inerte. E la tua anima, Che senti vibrare come una calda nota, Si espande e riveste il tuo corpo di una seconda pelle. E l'ascolti. E sei avvolta da soavi sensazioni. E ti lasci andare in un abbraccio eterno, L'abbraccio dell'anima (Rossana Corsaro). “Dov'è finita l'umanità” (tecnica mista su tela, 100x100, anno 2010) L'artista con quest'opera invita lo spettatore a riflettere sulla propria umanità. Osserviamo un silenzioso abbraccio dominato da squarci di colore come se volessero sporcare quel gesto d'affetto. Una riflessione sulle problematiche dell'umanità ripresa dalle macchie rosse nella parte inferiore della tela, un richiamo struggente antesignano dei drammi di questi ultimi mesi, caratterizzati dall'impossibilità di abbracciarci, di amarci come vorremmo con l'umanità interrotta, sofferente per la perdita dei propri affetti: ma sotto tanto dolore si aprono scorci di vita, resta l'amore (Testo critico all'artista Rossana Corsaro a cura di Elisabetta Larosa). Esposizione “Odeon” S.O.S. Beni Culturali. ***** “Il tocco della Luna” (Smalto su tela 90x90, anno 2011) « Forza mortifera e al contempo generativa la luna della Corsaro, come l’arte, fra estasi di smarrimento del confine identitario in abbraccio alla sintesi cosmica e germinazione fecondatrice di creazione: è il tempo circolare della morte e della rinascita del significato, nella danza inarrestabile del divenire della vita, fra memoria e futuro(Testo critico a cura della prof.ssa Fulvia Minetti, Presidente Fondatrice Accademia Internazionale Arte Contemporanea “Apollo Dionisiaco”)».« Riesce a fondere il significato esistenziale e la ricerca estetica, superando quell’arte decorativa che molto spesso viene proposta in Italia. Dai flussi di colore, che imitano la libertà di Pollock, emergono due figure fondamentali che sono una donna danzante e la luna. L’uomo e l’universo si fondono in una sola esistenza, in un medesimo movimento e, in questo procedere di volute, il senso della vita si sintetizza. L’autrice affronta un tema poetico classico (quello dell’uomo e del satellite lunare), ma riesce a interpretarlo con una nuova carica di vitalità e di forma, cogliendo negli sprazzi di luce-colore, che disseminano tutta l’opera, un fluire continuo. Da questo, si passa ad uno sperimentalismo razionale in cui la tela è sia uno spazio aperto (come nel dripping) sia una dimensione in cui si addensano moti emozionali e coloristici, aspetti chiaroscurali dell’esistenza, la materializzazione di umanità e universalità (Testo critico a cura delladott.ssa Enza Conti, direttrice del Convivio) ». ***** “Respiro” (smalto su tela, 90 x 90, anno 2011) « Tratti accennati avvolti dal movimento, danno vita ad un'opera che fa riflettere sul semplice ed astratto rito del respiro. Rossana Corsaro dà forma in tal modo al soffio della vita che penetra il corpo e, attraverso il connubio spazio-colore, fa emergere, nella sua evoluzione stilistica, un grande equilibrio formale. La maestria del tratto, delle linee, della profondità e la scelta del colore, basato sulle profondità del segno che interpreta il pensiero, rafforza il messaggio umano permeato dall'inventiva, dalla creazione, dalla fantasia e dalla tecnica (dott.ssa Enza Conti,direttrice il Convivio) ».Segnalazione di Merito Accademia Internazionale ***** “AMORE” (smalto su tela, 100 x 80, anno 2012) Opera donata alla Chiesa della “Madonna del Buon Consiglio” di Reggio di Calabria ***** “La primavera nell’anima” (tecnica mista su tela 90x90, anno 2013) « Prigionieri dei nostri stessi mondi significanti, che scolorano, crollano, dalla durata caduca come vita di farfalla, è desiderio la sostanza che siamo nell’opera della Corsaro. Desiderio che inarca a trovare in noi i varchi stessi per l’oltre del senso, noi esseri lunari, condannati alla luce riflessa, poiché sempre unicamente segno, che rinvia ad una luce altrove e prima. Pur sboccia sempre nuovo il divenire dell’essere che, come fenice, rinasce dalle sue ceneri (Testo critico a cura della prof.ssa Fulvia Minetti, Presidente Fondatrice Accademia Internazionale Arte Contemporanea “Apollo Dionisiaco”)». ***** “Pinocchio e la Fatina” (Follie e Capricci) (acrilico su tela, 60 x 80, anno 2014) «Frammenti di luce colpiscono Pinocchio che, impelagato nelle Sue avventure, rimane fermo ed immobile dinanzi tanta illuminante saggezza. Meravigliosa quest’opera di Rossana Corsaro che identifica la Fatina come un grande raggio di luce, quasi schegge di luce che pervadono l’anima di Pinocchio dinanzi la vita e le Sue esperienze. Colori vivaci in contrasto con uno sfondo semi scuro, rendono quest’opera un vero capolavoro dell’arte moderna contemporanea (Testo critico a curadott. Alessandro Costanza) ». « L’opera merita per la delicata sensibilità, ove i contrasti sono evidenziati dallo sfondo scuro, che fa emergere il candore della figura rappresentata, evanescente sfumata e ricca di significato (Testo critico a curadott.ssa Lucia Schiavone, Componente Giuria) ». Opera partecipante all’evento espositivo “Pinocchio e la Fatina” organizzato daArt Contest Upstream con catalogo d’arte curato e pubblicato dal dr. Alessandro Costanza e Youcanprint Edizioni ***** “Quello che le donne non dicono” (acrilico su tela 100x90, anno 2016) L’artista indaga sull’animo femminile che emerge, non soltanto dallo studio figurativo ma, in particolare dallo studio dei moti dell’anima che permeano, mediante la resa degli occhi ed il connubio con la matrice di impronta espressionista astratta, che imprime nella raffigurazione, l’impeto dei sentimenti. In quest’opera l’Artista viene colta da una suggestione, nell’udire la voce confortante di una donna, che, però, presenta il volto lacerato da un’aggressione. Nella raffigurazione del volto impronta quella suggestione di meraviglia, incisa nell’animo della donna, fulcro della chiave interpretativa che detta il senso di lettura dell’opera che è l’occhio. Nella resa dello sguardo riecheggia il dolore dell’animo che si contrappone alla bellezza narrativa dettata dal cromatismo della raffigurazione, come emerge dall’accenno della decorazione floreale sui colori del giallo e dell’arancio, sinonimo di forza ed energia dell’anima. Stilisticamente fonde la rappresentazione figurativa al dinamismo cromatico di matrice espressionista astratta, riprendendo le fondamenta della tecnica dell’Action Painting, quella pittura d’azione che conferisce autonomia all’indagine cromatica, come se per l’Artista il gesto artistico fosse mosso da quella forza espressionista estrema, quasi disperata, volta alla narrazione del bello che si fonde al dolore, si mescola nella sua personale rivisitazione delle diverse tecniche pittoriche e le assembla mediante l’intensa “egressione” del proprio animo che riverbera fra le note cromatiche (Testo critico all'artista Rossana Corsaro a cura della dott.ssa Elisabetta La Rosa, Storico e Critico d’arte). Premio giuria tecnica “4° Tuffo nell'Arte”, Reggio di Calabria, 23/XII/2017 ***** “L’amore è tutto è tutto ciò che so dell’amore” (tecnica mista su tela100 x 120, anno 2017) « Rossana Corsaro, con quest’opera vede nell’amore il senso della vita. Osserviamo due volti a confronto dove l’uno è la metà dell’altro. Un’unione profonda di due anime, apparentemente diverse ma simili nell’essenza profonda(dott.ssa Elisabetta La Rosa Storico e critico d’arte) ». ***** “Donna” (acrilico su tela, 100 x 100, anno 2017) « Donna d’altri tempi, Che sogni mondi d’amore, Che sogni anime unite per sempre, Prima dell’ira funesta di un Dio. Donna, Donna che logori il tuo ego, Che pensi? Vorresti che fosse tutto come non è? Donna, Triste donna , Che al risveglio del sole ti avvolgi dei suoi raggi, Che al calar della notte, Ti consoli con lei , Bianca ,Piena, Luminosa, Da far luce al buio. Donna dagli occhi vivi , Che parli con il silenzio , Che senti con i pensieri. Oh donna! Che ti nutri di aria , Che ti ossigeni d’amore. A te donna, Come me (Rossana Corsaro) ». Esposizione “Un tuffo nell’Arte”, Galleria Palazzo S. Giorgio, Reggio di Calabria, 2017. ***** “Tizi (Quello che le donne non dicono)” (acrilico su tela,100 x 80, anno 2018; dettaglio del viso) Premio giuria tecnica “Un tuffo nell’Arte” – IVª Edizione; Mostra Internazionale D’Arte Contemporanea di Reggio di Calabria ***** “Ascolta il vento” (acrilico su tela, 40x50, anno 2018) “Flò (Quello che le donne non dicono)” (acrilico su tela, 60 x 80, anno 2018; dettaglio del viso) Flò, gli occhi dell’anima di Rossana Corsaro. É un’opera intensa, prorompente, è la femminilità che riverbera dalla profondità dello sguardo. Rossana Corsaro dà vita al fermo immagine di una raffigurazione dove l’occhio ne diviene il soggetto principale. Osservando la composizione figurativa, l’artista contrappone la staticità del volto al dinamismo del “drip painting”, che contorna i tratti somatici della donna fondendosi alla composizione e sintetizza la tecnica di Jackson Pollock come mezzo espressivo al fine di incarnare, mediante l’utilizzo impulsivo del colore, quelli che sono i sentimenti caratterizzanti gli animi femminili della serie “Quello che le donne non dicono”. La Corsaro mette in evidenza la femminilità, la forza, la grazia, la bellezza dell’animo della donna, raggiungendo l’apice dell’emotività umana mediante la resa dello sguardo intenso, evocando il proverbio dell’Africa occidentale “Il mondo dell’uomo è il suo occhio”. L’artista racchiude nell’occhio l’apoteosi dell’emotività della donna che squarcia la tela giungendo al cuore pulsante dell’osservatore. Mediante la ripresa della teoria di Vasilij Kandinsky, “il colore è un mezzo per influenzare direttamente un’anima. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto”, Rossana dà vita ad un’opera che guida l’osservatore nella comprensione degli elementi inconsci ed emozionali che concorre alla conoscenza dell’Io interiore. Dott.ssa Elisabetta La Rosa Storico e critico d’arte ***** “Giò (Quello che le donne non dicono)” (Acrilico su tela 60x80, anno 2019) ***** “Occhi" (acrilico su tela, 100x100, anno 2020) « Ho visto occhi. Occhi stanchi Occhi belli Occhi tristi Occhi che parlano. Occhi che abbracciano Occhi di speranza. Ho visto occhi! E mi commuovo e mi commuovo di lacrime dolci, come fossero nettare che nutrono l'anima. E mi commuovo, mi commuovo di vita( Rossana Corsaro) ». ***** “Gentilezza e Amore” (acrilico su tela, 50x70, anno 2020) Premio giuria tecnica “Un tuffo nell’Arte” – 4° Edizione Mostra Internazionale D’Arte Contemporanea di Reggio Calabria ***** “Poesia in movimento. Vivi, Spera, Sogna” (acrilico su tela, 100x70, anno 2020) Attestato di merito Opera donata apertura“Spazio Arte” GOM Collezione permanente Epocal Reggio di Calabria,20/X/2020 ***** Questa parziale rassegna dell’opera dell’artista Rossana Corsaro spiega perché ha conquistato la critica, ad es. quella di un critico e storico dell’Arte del calibro di Alessandro Costanza, che ha evidenziato come abbia uno stile facilmente identificabile e come riesca ad esprimere emozioni in uno stretto legame con gli occhi, la testa e il cuore delle persone. Alcune premiazioni, partecipazioni, segnalazioni, ecc. di Rossella Corsaro - Mostra personale "Ipogeo "di Reggio Calabria (28/Iv/2015 – 7/V/2015) - Diploma dell’Accademia Internazionale “il Convivio” (ME) - Premio Poesia, Prosa e Arti figurative (“Primavera nell’anima”). - Diploma dell’Accademia Internazionale “il Convivio” (CA) - Premio Poesia, Prosa e Arti figurative (“Il tocco della Luna”) - Diploma dell’Accademia Internazionale “il Convivio” (ME) - Premio Poesia, Prosa e Arti figurative (“Respiro”), 2013 - Segnalazione di merito XXII Concorso Internazionale “A.L.I.A.S.” Accademia Letteraria Italo Australiana Scrittori - 2014 Melbourne (AU) - Alto Riconoscimento al merito "Premio Internazionale Prima Edizione Apollo Dionisico”, Roma (“Il tocco della luna”) - Alto riconoscimento al merito “Premio internazionale Apollo Dionisico, Roma (“La primavera nell'anima”) - A.M.A. Albo Mondiale degli Artisti - Academy Awards premio Oscar miglior artista dell’anno 2016 - Premio Letterario “Un mare da leggere” (prima classificata), 23/X/2010. Il presidente dell’Accademia internazionale “il Convivio”, in rappresentanza del comitato direttivo, si pregia di conferire per i suoi meriti artistici la NOMINA D’ACCADEMICO (CA) - Concorso D’arte Contemporanea “Antonio De Marco” pittura, grafite, acquarello - Attestato di merito Art Contest - Attestato di partecipazione Art Contest 20/XII/2014 - Attestato internazionale di partecipazione alla Biennale della Calabria “La ruota della memoria” - Segnalazione di merito Poesia, Prosa e Arti figurative presso Accademia “il Convivio” 26/X2014 (“Amore”) - Collettiva “Il tamburello”, Le Muse(RC) 2011, a cura di Giuseppe Livoti - Collettiva “Particolari”, Le Muse (RC) 2011, a cura di Giuseppe Livoti - Collettiva “Artigianando”, Le Muse (RC) 2012, a cura di Giuseppe livoti -Collettiva “Tra il mare e la montagna” Le Muse 2012 -Collettiva “Arte… Tra la Leggenda” Le Muse 2012 - Collettiva “Pesci fuor d'acqua”, Le Muse (RC) 2012, a cura di Giuseppe Livoti - Collettiva “Chiamale se vuoi emozioni”, Le Muse (RC) 2012 a cura di Giuseppe Livoti - Collettiva “Sacrum”, Le Muse (RC) 2013, a cura di Giuseppe Livoti - Collettiva “Mani d'artista”, Le Muse (RC) 2013, a cura di Giuseppe Livoti - Collettiva “Balocchi e profumi”, Le Muse 2013, a cura di Giuseppe Livoti - Collettiva “Itinerari” Le Muse 2013, a cura di Giuseppe Livoti -Collettiva “Riciclart” 2013 Le Muse - Partecipazione Art Accademy Artesis – mostra Collettiva d’Arte “50 artisti in mostra” - Pubblicazione di alcune Poesie e Opere su riviste e antologie letterali (“Un mare da leggere - Il Convivio”) - Premio giuria tecnica “VI° tuffo nell'arte” con Tizy “Quello che le donne non dicono”, 2020 - Esposizione “Odeon” Sos Beni Culturali - Direttrice artistica 1ª Edizione “Un tuffo nell'arte”,2014 - Esposizione ottobre/dicembre 2014 “Conversazioni sulla città” tenute da Franco Mosino (Candidato premio Nobel per la letteratura nel 2012) e curata dall’ associazione “Famiglia Ventura Editore” - Collettiva 2ª Edizione “Un tuffo nell'arte”, 2015 - Collettiva IIIª Edizione“Un Tuffo nell'arte”, 2016 - Attestato di partecipazione International Calabria Art Festival, 2016 - Premio della giuria tecnica 47° “Tuffo in mare di capodanno” (IV° Tuffo nell’arte) con Quello che le donne non dicono, 23/XII/2017 - CollettivaVª Edizione“Un tuffo nell'arte” Vª Edizione),2018 - Concorso Nazionale dipittura “Dantebus”, Iªedizione - Selezioneper XIII Edizione della Biennale di Roma,2020 - Virtual Art Exhibition “Magic Life”del critico d'arte Elisabetta Larosa - Attestato di merito opera donata apertura “SPAZIO ARTE, Collezione permanente EPOCAL” G.O.M.di Reggio di calabria, 20/X/2020 - Menzioni e pubblicazioni su testate locali e on-line - Esposizione all’interno del concepSstore “Undergraund 141”.
Il Ferragosto è appena trascorso, anche qui nella città di Matera (proclamata Patrimonio UNESCO nel 1993), ben nota per i caratteristici “Sassi”, un insieme di antiche abitazioni scavate nella roccia. Non sappiamo se in altre località del Sud o nel resto d’Italia, anni fa, ci fosse questa particolare tradizione che ha come protagonisti “Due pioli” (in dialetto U dij pzzjn”) e che potrebbe, forse, suscitare interesse . Essi rappresentavano “i due testimoni” nei contratti e negli accordi tra le persone e, anche se c’erano i notai, molti contratti si facevano sulla parola tra galantuomini! Tutto avveniva proprio il 15 Agosto di ogni anno, giorno dell’Assunta (detto anche di Santa Maria) che per i materani era un giorno particolare per le contrattazioni relative ai terreni e al raccolto e anche perché era un giorno di festa. “I materani lavoravano nei campi e le cosiddette buone annate si alternavano con quelle di magra raccolta. I terreni erano alcuni di proprietà e altri a mezzadria, c’era il padrone del terreno e il mezzadro che lo coltivava. Il raccolto si divideva a metà tra loro con un accordo davanti ai due “testimoni”. Nello stesso giorno si pagavano anche i fitti relativi ai contratti, stipulati durante l’anno, per i terreni e/o per le case. A volte quanto guadagnato con la vendita del raccolto non era sufficiente per pagare la locazione e i contadini preoccupati chiedevano di lavorare a giornata o dovevano chiedere un prestito a chi era benestante, ancora una volta davanti ai “due pezzoni”, i silenziosi testimoni, con la promessa di saldare il debito nello stesso posto. Ma, quando non si riusciva a recuperare il credito alla scadenza, spesso ci si rivolgeva ad un intermediario, il “Cinciglione” un insistente personaggio che alcuni credevano portasse sfortuna. E proprio per questa credenza popolare provvedevano al pagamento del debito in denaro o a volte con i prodotti agricoli”. I due pioli sono ancora oggi nella centralissima Piazza Vittorio Veneto (in foto). Il Ferragosto si festeggiava anche a tavola: pasta al forno e carne alla brace (piatti allora costosi), frutta secca e dolci, sostituivano le zuppe di legumi, i cereali, gli ortaggi, la frutta che rappresentavano il pranzo giornaliero, tutti prodotti che si coltivavano e che oggi sono prelibatezze che materani e non possono gustare nei ristoranti de Piazza Vittorio Veneto - Matera Sasso Caveoso – Matera lla città insieme all’ottimo “Pane di Matera”. La festa continuava in serata con la processione della statua dell’Assunta in Piazza San Pietro Caveoso (in foto) che per l’occasione era illuminata dalle luminarie, rallegrata dalla musica della banda e a volte di cantanti come Nilla Pizzi con la sua “Grazie dei fior” che in tanti erano curiosi di ascoltare dal vivo, perché allora le canzoni si ascoltavano alla radio, in poche case c’era la TV che divenne anche mezzo di unione tra le famiglie. La festa si concludeva con i fuochi d’artificio. Oggi, della tradizione è rimasta la festa religiosa e il 15 agosto è solo un giorno di vacanza da trascorrere al mare, in campagna o per molti turisti per visitare la città. I Sassi, sono uno spettacolo naturale, una vera bellezza, lo è Matera! Continueranno a esserlo, perché la natura non segue i tempi dell’uomo, si mostra sempre nella sua bellezza in ogni epoca e regala ai nostri occhi quella serenità che si cerca continuamente nella vita quotidiana ma, a volte la troviamo semplicemente aprendo la porta di casa!
PRESENTAZIONE Scrisse Bontempelli, in Venezia tra 1939 e '42, anni di confino impostogli da un regime razziale di violenza che l'Autore aveva in pubblico denunziato con inattesa audacia, questa magnifica Introduzione alla sua antologia, edita da Bompiani, della lirica italiana fino a Giacomo Leopardi; con peregrino rilievo dell'aurea armonia che, al vertice, ne ispira, dal tempo di Francesco e Jacopone fin sulla soglia del Seicento, le tappe ulteriori d'una gnosi divino-umana: angelicata e mistica nei primordi, di poi vie più individuale e, auspice Bruno e Campanella sul declinare del gran secolo copernicano, sì disvelatrice alla parola l'Anima del Mondo: energia generatrice immanente, Forma d'evoluzione e di bellezza d'ogni vita. Parto del Concilio tridentino, il Seicento che accumula finzioni di metafore seguirà, sopìta la rinascenza pagana nel sangue di roghi e negli esorcismi d'altre persecuzioni, coi sogni fabulatori d'un Marino: la sua dialettica dà l'aire a secolare di minima dote ispirazione: "tristo vaniloquio rimato", dirà il Foscolo. Riordinò alle lettere un proprio gusto il Settecento scettico e accademico ma per altra finzione nelle maniere di semplicità e melodia a programma: inerte-epoca che solve, lungi le simmetrie manzoniane e la malinconia esangue di Giacomo cui pur cede il gusto e la visione di Bontempelli- Ugo Foscolo qual nunzio d'eroiche grazie del cuore: genuino risveglio preparatore l'aurora del Novecento, i mondi nuovi di Pascoli e D'Annunzio... INTRODUZIONE ALLA LIRICA ITALIANA (Parte Prima: dalle Origini a Giordano Bruno), di Massimo Bontempelli. 1) FRANCESCO D'ASSISI La lirica italiana comincia col Cantico di Frate Sole o Cantico delle Creature. E' l'allegrezza della creatura che sente sé viva e in comunione con le altre cose create originarie e in elevazione verso colui che le ha create. Leggendolo hai un senso di meraviglia, perché prima non sapevi che l'uomo può essere tanto felice. È stata avvertita nel Cantico una eco di passi dell'Antico Testamento. Ma nel nostro c'è una più lucente gioia e l'uomo vi è diventato fratello di tutte le cose create. La morte non come accidente ma come creatura e, nella comprensione umana verso le cose supreme, un'apparizione nuova e una miracolosa divinazione. Col Cantico la lirica italiana sùbito attinge nel modo più candido quello che è ufficio supremo della poesia: cercare l'identità dell'uno col tutto, stabilire una comunicazione sensibile tra la terra e il cielo. In questo senso forse, s'è potuto dire che l'alta poesia è sempre preghiera (dando alla preghiera un particolare significato:l'uomo che si sente capace di stare con immediatezza di fronte all'ignoto creatore; significato, dunque, molto poco medievale). Il Cantico non ha nulla del rozzo della poesia primitiva, nulla dell'arbitrario della poesia popolare. Il Cantico non potrebbe essere più perfettamente pensato, equilibrato, disposto, indispensabile nella condotta del movimento lirico e corale nell'armonia tra le immagini e le significazioni, nell'aderenza immediata tra parola ed evocazione, nella sapienza degli accostamenti e dei trapassi, dallo stacco impetuoso dell'inizio al profondo inchino che lo chiude. Che tanta sapienza riesca assorbita nella raggiunta spontaneità dell'espressione, è il culmine della perfezione. Non c'è poi da distinguere tra santo e poesia: il Cantico è un atto della santità di Francesco non meno che ogni momento della sua vita, che i suoi miracoli. 2) JACOPONE DA TODI L'allegrezza del Cantico rimane nota unica. Essa echeggia un'ardente fiducia nella profezia di Gioacchino da Fiore che aveva annunziato come assai prossimo l'avvento della Terza Epoca della storia spirituale dell'uomo, cioè, dopo quella del Padre iniziata con Mosè e del Figlio con Gesù, l'epoca dello Spirito che avrà luogo col ritorno d'Elia. Quanta allegrezza è nel Cantico, tanto le Laude di Jacopone sono corse da turbinoso spavento. La poesia di Jacopone s'accende a tratti come traboccamento e ditirambo; ma lo strazio lo domina onde l'amore può prendere gli accenti dell'odio. Solo nel pensiero della Vergine trova dolci riposi. La lingua italiana ancora adolescente, il dialetto todino, latineggiamenti, formazioni improvvise di parole e flessioni, come l'empito gli suggeriva, tutto serve al furor poetico di Jacopone. Anche in questo rigurgito appassionato e turbolenta atmosfera, risaltano con più maraviglia le rivelazioni e ci si scoprono sempre più fitte, ogni volta che rileggiamo. 3.1) SICILIANI E TOSCANI Solamente con i Siciliani, entriamo nella letteratura, nelle classificazioni. Negli stessi anni quando Jacopone smania d'esser calpestato mirando la Croce e la Corona di spine, la bellezza delle cose terrene suggeriva all'Italia il primo desiderio d'una poesia cosciente di sé. Nasceva di corte e di popolo la letteratura poetica. Trapiantato in Sicilia, il mondo feudale vi aveva creato intorno a Federigo II una cultura ove lo scrivere in versi rimase, per lo più, esercitazione. Con la caduta degli Svevi, Sicilia consegna a Toscana a cominciare dal fiorentino Ciacco dell'Anguillara; da lui tutti i nomi che ci rimangono sono di fiorentini e pisani e lucchesi e aretini. Ma tutti continuano a esser chiamati "I Siciliani", per la ragione detta da Dante nel "De Vulgari Eloquentia": "è accaduto che tutto quanto i nostri predecessori hanno scritto in volgare, si chiami siciliano; noi lo accettiamo e neppure i nostri posteri sapranno mutarlo". Ecco dunque farsi avanti come caposcuola un aretino. Il "frate gaudente" Guittone d'Arezzo fu maestro a molti, fra gli altri a Guido Guinizelli, che in un sonetto lo chiama "caro padre mio". Dante invece lo tratta male: "la smettano dunque i seguaci dell'ignoranza di esaltare Guittone e qualche altro inveterato plebizzante". E Dante biasima qui non soltanto la scelta de' vocaboli, dice chiaro: "in vocabulis atque constructione". Nella lingua dunque e nello stile. La condanna di Dante, accettata dai posteri per qualche secolo, è stata riveduta dai moderni a cominciare dal Foscolo, il quale dice che lo stile di Guittone "spesso pareggia quello del Petrarca". Ma il Foscolo era convinto che le poesie che vanno sotto il nome del frate duecentesco siano un falso: "spiritose invenzioni -le vàluta- di qualche bell'ingegno dell'epoca di papa Leone X". Curiosa diffidenza. 3.2) DOLCE STIL NOVO Una simpatia sentimentale ha tenuto in vita per secoli quest'artificiosa definizione: Dolce Stil Nòvo: tremore , biancore di perla, equilibri di penombre, la vita come stasi tenera, sgomento dolce e continuo senso di apparizione. In mezzo al rigurgito medievale di rigidità teologica e costume sanguinario, Dolce Stil Novo fece un'isola cinta di acque pallide. I due personaggi vivi dello stilnovo, lasciando da parte Dante che con tanta violenza ne traboccherà, son Guido Guinizelli e Guido Cavalcanti. Nel Guinizelli la "battaglia di sospiri" è un tema ch'egli accetta dalla scuola, senza volgerla in dramma personale; quando è sgombro da intenzioni dimostrative, s'abbandona in un'estasi ove l'animo si trova pago e compìto. La visione estatica nasce in luce pura senza velatura o penombre. La ferita d'amore non dà strazio, come nel Cavalcanti, solo stupore e abbagliamento. Nelle poesie migliori del secondo Guido, la luce e l'anima si fanno trepide, i sospiri diventano tortura, che ci pone al centro della vita lirica di lui. Tutta la dolcezza che dà un colore comune allo Stil Nòvo, si sparge di malinconia e questa si fa pudore, che lo accompagna anche quando s'affonda con voluttà amara a perseguire i moti più intimi del cuore. Sorretto fino all'ultimo passo da quella grazia, raggiunta la semplicità suprema, è Guido Cavalcanti il primo poeta nostro il quale scopra e rappresenti in profondità l'accostamento tra amore e morte. 4) CINO DA PISTOIA Dopo sì alta poesia come quella cui ci ha portato Cavalcanti, avrei voluto passare senz'altro alla lirica di Dante. Ma c'è di mezzo Cino da Pistoia. Dico di mezzo sebbene egli fosse più giovane di Dante e sia morto parecchi anni dopo di lui; ma è necessario metterlo tra gli stilnovisti. I due personaggi più vivi dello Stilnovo (a parte Dante) sono i due Guidi. Questo può sembrare ingiustizia verso Cino, che Dante nel "De vulgari eloquentia" cita sei volte con importanza, lo pone trai poetiche dimostrano la perfezione e civiltà cui era arrivato il volgare italiano. Cino mantiene dello Stilnovo un certo melodioso candore, perduto del tutto il fulgore estatico del Guinizelli e il tragico accento del Cavalcanti. Ma c'è in lui un istinto di liberazione dell'infrastruttura stilnovista, la quale ai credenti nei trapassi storici della poesia poté non senza giustificazione apparire un avviamento al Petrarca: ma in ogni sua attuazione pare che Cino rimanga a mezza strada, sicché la sua nettezza e raffinatezza potrebbero, dai severi, interpretarsi come mediocrità. 5) DANTE Il rimare di Dante parte dalla letteratura, anzi, dalla moda letteraria e per dominarla la brucia e traverso quel fuoco approda all'isola libera dell'immacolata poesia. Prima spiaggia liberatrice è la lode di Beatrice fanciulla alle donne d'intelletto amoroso, la canzone ove appunto egli sa che cominciano le sue nuove rime. Da questa mossa le rime accompagnano la vita lirica di Dante per un cammino che porta dritto alla Divina Commedia e all'intendimento di lei. Dante è tutto un cammino difficile verso l'alto. Seguendo quel cammino possiamo riconoscere i tre momenti: la melodia trepida diafana estatica della Vita Nuova; indi una specie di cedimento verso il terrestre sia con le rime di grazia, gusto e colore, sia col più aspro ardore delle Petrose; infine il rampollare delle architetture solenni cinte di allegorie, aura sacra, alti corali. In questo modo da "Donne che avete intelletto d'amore" a "Tre donne al cor mi son venute". 6) FRANCESCO PETRARCA Puoi dire che il Petrarca è il poeta dell'irresolutezza o del vivere come ricordo; o dell'amore che vuol farsi spirituale ma vi riesce solo per tortuosi cammini e viaggio lungo: segna, con questo, una linea narrativa continua da "Voi che ascoltate" a "Vergine bella"; e via via in tant'altri modi puoi definirlo e sempre con buona ragione. Mi è accaduto spesso che rileggendo un sonetto o una stanza di lui per commentarla o spiegarla ad altri m'accorgessi di non aver capito mai esattamente la lettera di certi gruppi di versi che mi ripetevo a mente da tanti anni con perfetto appagamento; ma pur così avvertendo la difficoltà letterale, questa non mi disturbava. Qui davvero come in nessun’altra lirica al mondo tutto si risolve e ricompone in accento, gesti e rapporti: qui davvero incontri musica e architettura: musica non come suono, architettura non come imposizione di limiti. Armonia di tòni non di significati intelligibili: mondo sopraumano, sopramondo tenero e melodioso forse presago della calma suprema, ricreato intorno a un'accasione umana, che ne viene tutta intrisa. Poeta che sta meno lontano dal Petrarca, è Catullo; ma in Catullo, spesso, il dato psicologico sopravvive anche nel ricordo e crea da sé, per azione diretta, atmosfera. Il Petrarca invece lavora e conta molto sul gioco costruttivo del suo discorso poetico; gioco che i nostri poeti hanno ereditato dalla Scolastica, anzi, Petrarca e Dante dalla Scolastica, poi dal Petrarca quasi tutta la lirica nostra; solo oggi ci siamo convinti di dover tornare alle lineari solitudini del "melos" greco e di Catullo. Come Catullo quattordici secoli prima, così Petrarca ha un vicino di cinque secoli dopo: è Leopardi. Ma leggendo Leopardi provi talvolta moti di partecipazione al sentimento originante, in Petrarca non mai. 7) TRECENTO MINORE Quell'impeto prodigioso che in cento anni aveva dato alla poesia italiana le Laude di Jacopone e il Dolce Stil Novo e tutto Dante e le Rime del Petrarca (e il Decamerone), con la morte del Petrarca d'improvviso impoverì: quando un anno più tardi anche il Boccaccio seguì l'amico "nel regno ancor a quale salir aspetta ogn'anima..." già lo spirito delicato di Franco Sacchetti poté deplorare: "ora è mancata ogni poesia". La poesia declinò dal cielo in terra e fu l'epoca dei minori. Perché si può esser poeta, ispirato trovatore d'un espressione ferma del fluire di qualche umano sentimento, e tuttavia "minore": quando l'àmbito di quella schiettezza poetica non basta a creare più su del mondo sensibile tutto un sopramondo trasfigurato. Il migliore apporto alla lirica di questo periodo, sono talune rime del Boccaccio e talune del Sacchetti. Boccaccio lirico non chiede che di ripetere il suo Petrarca; ma quel che piace nelle sue poesie migliori è quanto egli vi mise di non petrarchesco e potremmo dire senz'altro di antipetrarchesco: un'accorta sensualità tutta mediterranea e pagana e a quando a quando una malinconia nata da carnale inquietudine. Nelle rime del Sacchetti la rinuncia alla poesia celeste crea na nuova sincerità che sembra ricollegarle coi migliori fugaci accenti di qualche siciliano e prelude alla grazia lucente di talune rime dell'imminente Quattrocento. Ma alla fine del secolo decimo quarto, quasi per salutarlo con una eco d'accenti risonanti un secolo innanzi, troviamo due rappresentazioni della scena dell'Annunciazione, le quali sembrano richiamare, con fluidi accenti, un candore del tempo di Jacopone: quella d'un anonimo che comincia "Dimmi dolce Maria a che pensavi"; e quella di Giovanni Dominici "Di' Maria dolce quanto disio". E apre il Decimoquarto un'energica lauda di Lucrezia Tornabuoni, la madre di Lorenzo il Magnifico: "Ecco 'l re forte". 8) TEMPO DELL'UMANESIMO Abbiamo chiuso il secolo Decimoquarto su due pitture di ispirazione primitivista, aperto il Decimoquinto con un forte squillo cristiano. Lo squillo non suscitò vivi echi. La lirica del Quattrocento riprende il naturalismo colorito sul quale era avvenuta la frattura tra il tempo ricco e il tempo amabile. Il tempo ricco e misterioso sta compreso tra il Cantico delle Creature e la Canzone della Vergine: il periodo facile e amabile era cominciato abbiamo visto col minore Boccaccio e il Sacchetti. Questo carattere si riprende e si fa maturo nei tre lirici chiamati a rappresentare l'ultimo quarantennio del Quattrocento: il Bojardo, il Magnifico, il Poliziano: nei quali la poesia non è né comunicazione coll'assoluto né tragica esplorazione del fondo cuore. Pare che il nuovo impegno del poeta sia d'attenersi scrupolosamente alla crosta terrestre, disporsela e variarsela davanti a gli occhi come una serie di vivi paesaggi e l'uomo e il suo sentire sono docili figuranti nel colorito spettacolo. Argomento d'occasione sarà sempre l'amore: non più scala al cielo, non conflitto drammatico, ma brezza che muove dolcemente i fiori e le fronde del panorama per impedirgli di cristallizzare... Un'ossessione di primavera richiama l'aura dei Provenzali.Questi poeti pare credano d'esser usciti allora dal Medioevo (non sanno che il clima medievale lo ha messo in fuga il Cantico). Nelle liriche del Bojardo l'atmosfera appare sorretta da quel medesimo spirito cavalleresco che gli dettò il Poema. La voluta del sonetto o della strofa, il ritmo aperto del verso, la facilità delle rime, hanno da quel senso appreso dolci guardature, saluti di rotonda armonia. La sua terra è corsa da profumi, da una smania di colori puri e brillanti in un'elegante ricerca d'allegrezza. Nel Magnifico, l'amore del gaudio come condizione quotidiana si tinge di malinconia e crea un pretesto etico: il colore di perla ripreso dal Duecento che tanto egli amò, veste una rassegnata morale del "carpe diem", riduce l'ideale d'esistenza alla formula della fuggevole giovinezza. Nelle ballate di messer Angelo Poliziano il lievito alla rappresentazione del mondo come scena è fornito da un certo piglio di giuoco monellesco tra il sole sulla piazza d'un paese pieno di nastri e di canti. Più degli altri vario e ricco di parti musicali, di materia visiva più succosa, egli è forse il maggiore di tutti i lirici terrestri dei nostri sette secoli. (Tra il fiammante Bojardo e le velature delicate e la mobile disinvoltura dei medicei, fanno macchia funerea due poesie solitarie: il martellato edificio della canzone alla Morte di Pandolfo Collenuccio e la "disperata" di Pietro Andrea de' Bassi ferrarese; ove la poesia, per essere ancora più lontana dal cielo, si butta si butta a raspare nel terriccio del cimitero). I rapporti con l'assoluto, la riscoperta dell'uomo come personaggio celeste, abbandonata dai poeti, se l'erano assunta -nel tempo in cui parliamo e in quello stesso clima mediceo ma ricollegandosi ai poeti del Duecento- i filosofi neoplatonici. 9) MICHELANGELO BUONARROTI Abbiamo potuto, con un linguaggio da vecchia critica storicistica che ameremmo evitare, parlare di periodo che si svolge, di spiriti che continuano o si riprendono eccetera, fin che s'è trattato di minori. Ma era sempre sottinteso che i poeti maggiori escono dalla concatenazione e di colpo s'isolano: la rompono e talvolta ne creano una nuova. Non appena ci troviamo di fronte alle rime di Michelangelo, sentiamo senz'altro che quel vieto linguaggio non ci è più possibile. Lo scadimento della lirica dopo la morte del Petrarca aveva generato un procedimento di continuità. Michelangelo ne rimane fuori. E allora, sia pure quello che tanti hanno detto della sua poesia: che è stenta, inviluppata nella materia extrapoetica, ricca d'impeti che non sanno placarsi eccetera; con la conclusione ch'egli non è da annoverarsi tra i grandi poeti. Sarà ma poiché è grande spirito, questo carattere permane irrinunciabile e basta per dare al suo tentativo letterario il carattere di solitudine che, a sua volta, solleverà anche il tentativo più in su della poesia terrestre. La sua solitudine è chiusa e non sa invitare a comunione né gli uomini né le cose. E' nei ritmi, nella mossa, col disegno spezzato, per l'abbandono scontroso, la tragedia dell'inaderenza. Crea un senso di enigma inappagato e inconsolato. Perdura legato come nel sasso, non riesce a creare corrente, né atmosfera, non raggiunge catarsi di libertà e tutto questo finisce col rivelarcisi non un'impotenza ma quale il proprio carattere di lui, creativo e determinante di poesia. Poesia come invenzione di personaggio. Poesia decisa e misteriosa e di mano in mano che sgorga s'impietra in un colore drammatico e qualche volta funereo. 10) ALTRI DEL CINQUECENTO Dopo la discesa terrestre che seguì alla "Canzone alla Vergine (e raggiunse la più ricca poesia col Poliziano), Michelangelo solo riusciva a staccarsi faticosamente dalla terra: intorno a lui quel paese vivace dei quattrocentisti è ormai diventato una landa di biancore uniforme, che qualche volta è marmo di statua. L'hanno sempre chiamata e con dispregio poesia petrarchista ma è indicazione inutile ed equivoca: vorrebbe suggerire che quei rimatori han creduto di perpetuare un certo bagaglio di numeri ricavati dal Petrarca come definitivo e sufficiente alla salute della poesia lirica nei secoli. Invece la poesia dei petrarchisti presenta, oltre che una notevole varietà d'individuazioni, un carattere suo che occorre penetrare. Essa ha saputo incastrarsi entro una maniera d'intima geometria che avvia, in modo affatto indipendente dal suo episodio narrativo a un lento senso d'astralità. M'ha fatto più volte pensare a quella sezione aurea che le arti del disegno hanno scoperta quale fondamento naturale del bello plastico: formula che può suscitare sentore di valori metafisici anche dove l'immaginazione è debole a creare armonie. Ebbene, mi vien naturale supporre che quei rimatori del Cinquecento -massime il Casa- abbiano trovato qualcosa come la sezione aurea dell'eloquio; e ne derivassero certo ritmare pacato che adombrava una sorta di poetico disumanamento: Il petrarchismo riuscirebbe quasi un ermetismo camuffato da esercitazione letteraria. ma la gran difficoltà in queste cose è distinguere con sicurezza i ritmi interiori. Certo, in quello sforzo essi hanno spento in sé e nella loro poesia quella poesia felicità del canto che non era mai venuta meno nell'aspirazione angelicata dello Stil Novo né allo svagamento estatico del Petrarca, né alla colorita naturalità del tempo dell'umanesimo. Stanno fuori dal gruppo -e quel che ho detto non li riguarda- Ariosto e Folèngo. L'Ariosto non può avere gran parte tra i lirici; comunque egli è sempre, per mistero di stile, l'isolatissimo, l'irraggiungibile; il più compiutamente segreto nelle sue intenzioni, nei suoi mezzi, nei suoi veri e ultimi effetti; il più incollocabile, che non ti riesce ancora accertarti se ti viene da parte dell'Angelo o dell'Avversario. Il Folèngo -parlo d'alcune tra quelle sue liriche sperdute nel "Caos del Triperuno"- sembra che prepari uno degli atteggiamenti di Giordano Bruno nell'ambizione d'innestare dentro il movimento d'immagini e dei ritmi dei rimatori d'amore significazione religiose ed esoteriche; abbandonarsi al pensiero che da sé faccia poesia; e fare protagonista del proprio mondo lirico non lo spirito umano in quanto s'inserisce al creato terrestre mediante il dramma delle passioni; ma l'anima essenza pura solo mossa dall'ansia di rimettersi in armonia con l'anima universale. 11) TORQUATO TASSO Il Tasso lirico ritrovò la necessità del canto, che quasi poteva sembrarci smarrita dopo i tempi del Poliziano. Tra il Cinquecento e l'imminente Seicento, Tasso fa un'isola di melodia e assolve con un secolo d'anticipo, il compito che crederà assumersi l'Arcadia (dal 1690). Mentre al di sopra del petrarchismo e dell'umanesimo egli risale a certe note del Sacchetti e ai madrigali del Petrarca, ancor più nettamente al di sopra del barocco scende a raggiungere il Rolli. Perché Tasso lirico è madrigale, come tutto madrigalesco è l'ideale arcadico. Madrigale è cogliere un gesto e curvarlo carezzandolo a creare unità: spunto monodico su tema unico, che già si compie coll'accennarlo, tenue impegno; e nei madrigali del Tasso la tenuità è riscattata in malinconia. Chiamano Torquato Tasso, pel suo soffocato poema, il poeta della Controriforma: ad insaputa di lui, contro ogni sua ragionevole intenzione, il madrigalismo di Torquato è la personale difesa e liberazione terrena dal suo pesante conformismo religioso e cortigiano. 12) GIORDANO BRUNO A ritemprarci da tanta squisita ed epidermica sensitività, quale ci ha accompagnato attraverso la pianura pallida del cinquecentismo per quasi un secolo; e per prepararci al tormentoso gaudio della lettura di Campanella, troviamo alcuni dei sonetti che Giordano Bruno incastrava nei suoi dialoghi metafisici e morali. Allude Bruno, nell'antiprologo del "Candelaio", alla propria fisionomia smarrita. Ecco che ci riappare in lui quel superiore smarrimento dei primi grandi lirici: del Cavalcanti, di Dante, del Petrarca. Smarrimento è la prima fonte dell'alta poesia, la prima forma della contemplazione. Lo scadimento della poesia è l'incapacità a smarrirsi. (E quel tremore ermetico che tanto ci ha turbato in certi attimi di poesia di Michelangelo, era il suo smarrimento. Per esso, quegli accenti della creazione in rima di lui sono forse saliti più vicini al cielo che non la violenza addolorata dell'opera maggiore, scultura e pittura). Lo smarrirsi segna in Bruno il distacco definitivo dall'umanità storica dei mortali che s'affannano per profondarsi sempre più nella terra. Rotto il legame, sopravviene l'esaltamento felice dello spirito che tutto ad un tratto sente di respirare libero: su in alto ove anche la terra è cielo. Allora prorompe il suo stile avviluppante, infiammato. Dallo sforzo di quello stile, poco più oltre può sbocciare il grande barocco della parola: vero originario barocco sgorgante da certe parlate corrusche dei dialoghi polemici. Barocco della prosa che nasce e muore con Bruno, alle soglie appena del Seicento. Al punto opposto si comporrà il barocco calcolato di Daniello Bartoli, infinitamente meno fecondo. Ma nelle poche liriche rimaste di Giordano Bruno, la stretta legge del numero ritmico impedisce lo straripamento di cui le prose spesso si compiacciono. Nella nuova sicurezza esaltata che ha superato lo smarrimento, accensione dell'animo ardito che ha potuto liberarsi e librarsi, appare e s'illumina il senso lirico della metafisica come passione. Qui ci si rivela come possa avere un senso la locuzione di poesia filosofica. Questi sonetti bruniani ragionano ma tanta è l'ansia dell'altezza da raggiungere, che lo snodarsi del ragionare fluisce come il corso d'una passione. L'accostamento energico alla verità assume tutto il carattere d'uno stato d'animo. L'amore che riempie il suo spirito è tanto intenso che può bastargli il linguaggio dell'usata poesia amorosa per esprimere l'innamoramento verso la sapienza divina. Nell'eco di questi sonetti riappare l'ultima e suprema Beatrice.
La mancata meditazione sul tema del Karma, nella cultura del presente tempo, ha tolto anche ad osservatori qualificati la possibilità di cogliere il retroscena degli eventi. Il lento spegnersi della Democrazia su tutta la Terra, oggi si riesce appena a cogliere con il fatto che il Potere centrale superpolitico, espressivo della saggezza e dell'autodeterminazione dei popoli, epperò capace di garantire autonomia alle forze sociali, viene assunto da una corrente di parte, o da un meccanismo politico. L'agonia dello Stato quale nucleo supernazionale di una collettività, è visibile su tutta la Terra nel suo mancare alla funzione di superiore imparzialità regolatrice, venendo esso portato fuori di sé a operare nei processi socioeconomici e a impedire lo svolgersi di questi secondo il loro proprio principio. Quando ciò si verifica, non è più lo Stato che opera, esso invero non c'è più. Al suo luogo opera una corrente che ha sopraffatto le altre e conferisce al potere statale il proprio impulso di parte. Lo Stato, che dovrebbe garantire l'espressione verace della Cultura, l'uguaglianza di tutti dinanzi alla Legge, l'autonomia nazionale-internazionale dell'Organismo Economico, non c'è più. La Democrazia si riduce a un mero nome, la lotta di classe può essere chiamata in causa. Il fenomeno è riconoscibile come paralisi delle forze organizzatrici dell'umano, ad opera di forze della polarità opposta, la cui insorgenza è possibile grazie alla surrettizia collusione della dialettica con il sub-umano. Da una simile situazione di consunzione, non è possibile uscire se non mediante la conoscenza delle forze in giuoco: il cui retroscena è sovrasensibile. Prescindendo dalle condizioni richieste a un'indagine del genere, si può dire che il retroscena è cognitivamente afferrabile, grazie alla vivificazione attuale dell'idea TRADIZIONALE DI KARMA: termine sanscrito il cui ampio significato è in particolare riferibile al tipo di forza operante nell'umano, come struttura del "destino" individuale e collettivo, secondo una logica trascendente, di cui l'uomo è, nella profondità della coscienza, cooperatore.
Natale, Capodanno, come non ritrovarci con tre chili in più? Non possiamo rinunciare a tutto ma sì modulare la maratona alimentare che ci attende nei prossimi giorni. Come? Ecco alcuni semplici accorgimenti per risparmiare qualche kilo ricordando il famoso detto "un minuto in bocca, un kilo sui fianchi", a cui aggiungo "un mese per smaltirlo". non arrivate mai affamati a tavola. Mangiate prima un finocchio o un peperone crudi o un cetriolo (la frutta non contiene zucchero) A tavola privilegiate i cibi proteici, sarebbe ideale saltare o ridurre il più possibile i primi, giusto un assaggino . Potrete però gustare liberamente tutte le carni, dal tacchino, al pollo, agli arrosti. Evitate totalmente (se ce la fate) o riducete molto il pane, le patate, le verdure , di solito condite con molto olio e quindi molto ingrassanti. Immancabilmente arriveranno i dolci. Qui la rinuncia è dura! Fate del vostro meglio. Cercate di farvi una porzione sul piatto e di consumare quella, senza fare avanti e indietro con la tavola, perché si perde il conto di quanti dolci si mangiano. Per la cronaca, una fetta di panettone/pandoro contiene circa 500 calorie. Super attenzione a: frutta secca (datteri, fichi), frutta secca oleosa (noci, noccioleà), formaggi, liquori: sono in assoluto i cibi più calorici e spesso li mangiamo in modo incontrollato. Bevete molta acqua gassata, prima, durante e dopo il pasto. Aumenta la sazietà ( si mangia di meno) e aiuta a digerire. Nei giorni senza inviti, mangiate in modo dietetico, cucinando senza grassi, evitando pasta e carboidrati, evitando la frutta e abbondando invece con i vegetali. Camminate almeno 1 ora al giorno e bevete almeno 2 litri d'acqua liscia. In farmacia trovate integratori a base di chitosano, garcinia o faseolamina, che riducono in parte l'assorbimento di grassi e carboidrati. In questo periodo vi potranno aiutare (si assumono vicino ai pasti) purché anche voi ce la mettiate tutta. Se esagerate, in ogni caso non colpevolizzatevi, rimedieremo con l'anno nuovo. Buone feste!
E' un trattamento medico, ambulatoriale, che permette di eliminare o di schiarire (almeno di un'85 % circa fino al 100%) le macchie del viso, in particolare, quelle ampie iperpigmentazioni che prendono il nome di melasma o cloasma. Queste macchie, decisamente antiestetiche e spesso fonte di complessi, sono disposte un po' su tutto il viso: zona sopralabiale ("baffetti"), guancie, fronte, mento. Spesso altre tecniche (laser, peelings, creme schiarenti ecc.), sono state usate senza grandi successi. Per effettuare la maschera e' necessaria una visita medica preliminare. Il medico spiega al paziente ogni dettaglio inerente alla maschera, che verra' qui illustrata in maniera sintetica. Possono essere trattate con successo le macchie di qualsiasi origine e anche Il trattamento si può eseguire in qualunque periodo dell'anno, anche in estate. La maschera depigmentante contiene una serie di sostanze schiarenti, tra cui: acido kojico, acido fitico,arbutina, ecc.. Prima della applicazione della maschera viene effettuata una foto del viso della paziente, foto che servira' per verificare i risultati nei controlli successivi. TECNICA: la maschera viene applicata dal medico, dopo una accurata pulizia della pelle eseguita con un particolare detergente. La maschera si applica su tutto il viso e non solo sulle macchie. Non brucia e non da alcun senso di fastidio. Deve essere tenuta sul viso per 10 ore e poi si risciacqua con acqua. TRATTAMENTO DOMICILIARE E CONTROLLI: questo trattamento prevede l'utilizzo a casa di creme specifiche che potenziano e mantengono il risultato che si ottiene con la maschera. È necessario seguire uno schema di applicazione molto preciso, che viene indicato dal medico. L'applicazione di queste creme deve perdurare almeno 12 mesi, e sarà il medico a dare le indicazioni successive. Sono strettamente necessari controlli periodici che stabilirà il medico. Per circa 3-4 settimane dopo l'applicazione della maschera, la pelle del viso appare molto arrossata, ma fin dal primo giorno dopo il trattamento è possibile truccare il viso con fondo-tinta coprente, pertanto questo trattamento permette di continuare a svolgere le proprie attività sociali e lavorative.Lo schiarimento delle macchie inizia dopo circa 7 giorni dall'applicazione della maschera e si completa in circa 20 giorni. RISULTATI: nel 90 % circa dei casi si ha una scomparsa pressoché totale delle macchie. Nel restante 10% circa dei casi, si ha uno schiarimento di circa l'85% nel colorito della macchia. Talvolta quindi può permanere una piccola ombra. Nei casi di macchie particolarmente ostinate e' possibile sia eseguire un ritocco sulla singola macchia (dopo circa 1 mese) che riapplicare di nuovo la maschera (dopo circa 3-6 mesi). Questo trattamento ha anche un eccellente effetto di ringiovanimento cutaneo: la cute apparirà più rosea, più levigata, con una notevole attenuazione delle micro-rughe. Pertanto, oltre all'effetto schiarente, possiamo ritenere questa maschera un vero e proprio trattamento "ANTI-AGING" del viso.
La massoneria moderna sorge al principio del XVIII Secolo quale cenacolo d'élite transnazionale, garante della fraternità formale tra dòtti indipendenti incalzati dall'intolleranza, che spesso diventa aperta persecuzione, dei governanti d'Europa. I suoi statuti e rituali a noi noti, retaggio (a loro modo) di quelli in dote alle antiche corporazioni di mestiere, ne vincolano al segreto gli aderenti cui è di norma richiesto, prima della loro iniziazione non più che un generico riconoscimento del principio divino. In particolare, la riforma delle Costituzioni dei Liberi Muratori approvata a Londra nel 1738, aveva stabilito la possibilità dell'ingresso in loggia sulla base dell'applicazione del 'principio noachide', con questa formula:" trovandosi la massoneria in tutte le nazioni, i massoni hanno soltanto l'obbligo di aderire a quella religione in cui tutti gli uomini convengono, cioè di essere uomini buoni e leali d'onore e d'onestà, quale che sia il nome della religione o della convinzione che li distingue, dacché concordano tutti nei grandi articoli di Noè, che è quanto basta a preservare la coesione nelle logge". Respinto il vincolo confessionale, nelle settecentesche logge massoniche, dopo la metà del secolo, in armonia con lo sviluppo dato dagli Illuministi alle teorie del Diritto, allato dello spegnersi del regime feudale, viene incoraggiata la ricerca d'universali e laici fondamenti giuridici, educativi, di sociabilità. Di gran valore in questo senso, l'ulteriore proposta che proviene dalle logge francesi: di uno sviluppo in senso egualitario della comunità umana. Il parigino 'ALMANACH DES FRANCS-MASONS' per il 1785 , presenta il principio d'uguaglianza in questi termini: "consiste meno nella soppressione della differenza di condizioni che in uguaglianza di principii d'educazione, di sentimento, di convenienze sociali"; ancor più radicale, l'elaborazione del cosmopolitismo massonico in campo sociale, e religioso, tracciata in Germania da Fichte pochi anni dopo, quando il potere collegiale del Direttorio in Francia che disciplina (dal 1794) gli impulsi della Rivoluzione dell'Ottantanove si appresta a conferire a Bonaparte la dignità del primato consolare, con l'attributo del potere di riforma del diritto civile (la promulgazione del 'Codice Napoleonico' data dal 1804, tre anni dopo la ratifica tra Napoleone e Pio VII del Concordato Stato-Chiesa e pochi mesi prima della fondazione dell'Impero). Fichte elude, di proposito, le origini storiche della libera muratoria moderna; motiverà questa scelta, in una serie di lettere al maestro della propria loggia di appartenenza ("Royal York", di Berlino), cui spiega: "a che scopo una storia dell'Ordine che valga inoltre come ultima conclusione su quest'Ordine stesso? Forse per imparare, come un dotto storiografo, un capitolo della storia umana -quello sulle associazioni segrete, che per giunta non è particolarmente interessante? La sua storia dovrà essere una deduzione genetica delle cerimonie misteriose esistenti; allo stesso modo che, per esempio, una storia degli Stati dev'essere deduzione genetica delle forme di costituzione esistenti". Ciò che conta per Fichte, è ora enucleare gli obbiettivi di massima dell'Istituzione. Affermerà così Fichte in Loggia nel 1799, in vari discorsi - che per la prima volta verranno stampati anonimi, nella veste di sedici brevi lettere, durante il 1802-03, col titolo uniforme di "Filosofia della Massoneria", opera in italiano riedita di recente dall'Editore Mursia-, che il libero muratore deve preparare fra le nazioni un solo Stato unicamente giuridico; si precisa inoltre, con accenti nettamente baconiani, che la natura -dal filosofo presentata come "morto meccanismo"-, dovrà, dall'essere razionale individuale mediante ulteriore sviluppo dell'arti meccaniche indotto dal progresso scientifico, venir dominata a volontà; e in primis, il libero muratore ha il dovere d'indirizzare con cura ogni suo sforzo alla formazione d'un'unica comunità morale e religiosa. Si tratta di liberare il cristianesimo delle sue incrostazioni dommatiche-confessionali, per riproporne la purezza originale? Ben oltre: si tratta di recide ogni legame dell'individuo con gli stimoli che questi può trarre dalla meditazione di valori religiosi, perché, afferma il filosofo tedesco, "il massone non può considerare né usare la religione come stimolo alla virtù (...) in quanto è contrario alla virtù tutto quello che si fonda sopra uno stimolo esteriore". Verso l'univoca religione avvenire, che diviene -egli dice- "scopo della Chiesa, della Chiesa nella forma ideale, che come Chiesa visibile si trova ancora qua e là", s'intende al fondo dei ragionamenti qui di Fichte il concetto, in anni suoi più tardi superato, di transitorietà dello stesso contenuto esemplare trasmesso a gli Apostoli. Infatti, in ogni caso qui per Fichte ciò ch'è divenuto religione ha determinato esteriori, unilaterali apporti di cultura educativa, invece la ragione individuale persegue, in sé, l'avvento finale condiviso dell' "eticità pura": "Quest'ordine morale vivente e operante è Dio; non abbiamo bisogno d'alcun altro Dio né possiamo concepirlo", ne aveva precisato in altro scritto del 1798. Si prospetta una nuova religione "ideale" circoscritta allora nel limite delle espressioni possibili dell'ego umano: evidente, la continuità con le filosofie materialiste allora più in voga. La ricerca di Fichte sul Nuovo Testamento, sul diritto, sulla missione dell'uomo, evolverà a principii ulteriori e ben diversi da questi: invero limite affatto transitorio sul suo ulteriore, felice cammino teoretico che ancor c'insegna; ma la peculiare elaborazione fichtiana nei suoi discorsi massonici, da due secoli si riflette ancora con potere di persuasione nelle intenzioni dei grandi aggruppamenti latomistici internazionali, identifica gli obbiettivi condivisi della loro prassi.
Tra le strategie di contrasto al Corona virus di quest’anno, si parla tanto di una app che potrebbe aiutarci. Ma è davvero così? Vediamo in pratica luci e ombre di questo software. Cominciamo col dire che dai virologi ai politici, la raccomandazione di installarla, anche se non esiste tutt’ora l’obbligo. Qui si rileva già la prima differenza con la app simile cinese. Se tu vai in Cina, appena sceso dall’aereo devi, dico devi, installare una app di tracciamento del genere. Ma torniamo a Immuni. L’efficacia di questo software è tanto più valida quante più installazioni ci sono. E questo è un dato di fatto, essendo una app per la rilevazione dei positivi al Covid-19. Il meccanismo tiene traccia di tutte le persone con cui si viene in contatto. Non si intende qui il contatto fisico zero distanza, ma quello a pochi metri. I soggetti vengono archiviati nel nostro smartphone in modo anonimo e non in un server remoto. Questo, stando a quanto affermato dagli sviluppatori, a ulteriore tutela della privacy. Ogni utente è contraddistinto da un codice alfanumerico non riconducibile ai suoi dati anagrafici, ma riconoscibile nel database interno, tramite altri cellulari che hanno scaricato la medesima app. Se accade che uno di questi individui diventa positivo, verificato dal classico tampone, gli altri interconnessi nell’archivio saranno avvisati. Tutto questo meccanismo dovrebbe essere tanto più veritiero quante più persone dispongono di questa app. qui si aprono tante considerazioni; a iniziare dall’esame della presenza del virus, con i suoi tempi di attesa, sia per farlo prima, che per avere la risposta dopo. Poi nella sua, seppur minima, fallibilità. A quel punto, i dati devono essere inseriti nel fascicolo sanitario del soggetto. Ma facciamo un ulteriore confronto con il paese orientale. E qui già casca l’asino. I dati sono immessi nel database con molto ritardo rispetto all’effettuazione dei tamponi. Un archivio scarno perché non aggiornato dà poca valenza a una app che si basa sul numero, sempre più maggiore, delle persone controllate, non sapremo mai o troppo tardi, il reale numero dei contagi circostanti. L’app cinese batte il terreno tramite segnale GPS, quindi ad ampio raggio, gestito a livello satellitare. Immuni si serve della tecnologia BLUETOOTH in versione LE, che sta per low energy. A parte il basso consumo, caratteristica sicuramente apprezzabile per un dispositivo che la tiene in funzione h24, ci sono altre due considerazioni. Benché questo tipo di BLUETOOTH abbia di molto ampliato il suo spettro d’azione, la limitazione comune è circoscritta a pochi metri, giusto per rilevare le persone più vicine. Lo scopo può anche essere giusto perché è un’app di tracciamento incrementale, vale a dire che acquisisce dati che arricchiscono continuamente il proprio database. Tenete presente anche un altro fatto: la frequenza di funzionamento di questo segnale è il classico 2,4 Ghz, comune perché utilizzato dalla maggior parte dei dispositivi informatici come mouse e tastiere senza fili o router wireless. Chi ci assicura che questa intersecazione non ostacoli o comunque comprometta l’esatta intercettazione? Senza un’assoluta certezza l’app potrebbe essere tanto utile quanto allarmistica. Inoltre, al crescere dei livelli di contagio, saremo continuamente avvertiti, il che aumenterà in noi quel senso di paura ormai aleggiante nell’aria da questa primavera. Immaginatevi quei grafici con l’interessato al centro e una serie di pallini rossi (i positivi) intorno a lui. Il senso di accerchiamento crescerà all’aumentare del numero di questi simboli. Sarebbe più confortante vedere anche tanti pallini verdi, chi ha il tampone ad esito negativo. Naturalmente non è questo il funzionamento di Immuni. L’app ci avverte che, una persona con cui abbiamo avuto un incontro ravvicinato, è divenuta positiva. Perciò dovremo attenerci al protocollo previsto di isolamento fiduciario e attendere l’operatore ASL per il tampone. Come tante applicazioni, la sua validità sarà accreditata da tutti quei fattori già menzionati, come numero di installazioni e esattezza dei datirilevati. Chissà poi se saranno disponibili delle release di aggiornamento che vadano oltre il suo freddo uso, ma che confortino l’utilizzatore.
Tra i due litiganti il terzo gode. È proprio il caso di usare questo vecchio adagio come metafora per i nuovi Chromebook. Questi dispositivi, pur se con le loro ovvie limitazioni, si preparano ad aggredire il mercato dei device portatili, spuntando percentuali di vendita ai Macbook e ai classici notebook con Windows 10. Ma che cosa sono e cosa hanno di particolare per insediare un mercato così ben consolidato? Approfittando della forzata tendenza a incentivare la didattica a distanza, queste relativamente nuove macchine si dimostrano più idonee dei classici notebook che tutti conosciamo bene. Perché? Le loro caratteristiche sono leggerezza e lunga autonomia. Questo per vari motivi. Dimensioni ridotte che si estendono nel range 11,6 – 14 pollici per quanto riguarda il display. Il processore è in genere un Pentium a bassa tensione di alimentazione. La memoria varia da 4 a 8 GB. Mentre l’archiviazione è demandata a un ristretto taglio che si aggira sui 64 GB di eMMC. In realtà, lo storage vero e proprio è affidato al cloud, poiché questi device pensano allo stesso modo degli smartphone. Da essi hanno ereditato la compatibilità con le app Android, che consente l’uso di molteplici funzionalità. Grazie a mydocsonline di Google, è possibile l’interscambio con altre piattaforme. Perché, dal punto di vista tecnico, se escludiamo il software del sistema operativo ChromeOS e Android, non possiamo dire lo stesso dei corrispettivi Windows e MacOS. C’è però la possibilità di eseguire applicazione Linux. Naturalmente questa è la fotografia del momento. Chissà in un prossimo futuro se avremo modo di vedere una più estesa compatibilità. Il distanziamento sociale a cui ci ha costretti il Covid-19 ha sicuramente spinto sull’acceleratore dell’insegnamento a distanza. Non è mia intenzione entrare nel campo dell’educazione, lascio volentieri il passo a insegnanti e operatori del settore. Ma lasciatemi dire che, se c’è un’occasione per cercare di non rimandare più l’introduzione della tecnologia nelle scuole, questo è, purtroppo dato il motivo, il caso di prendere la materia con serietà. Le moderne attrezzature informatiche altro non sono che l’interfaccia studente – insegnante di oggi, così come lo è stata da sempre la lavagna e il gesso. I Chromebook nascono già con applicazioni dedicate al comparto dell’istruzione. Con essi è possibile dialogare con i professori, ma anche condividere il proprio studio con gli altri allievi. Naturalmente tutto ciò è fattibile anche sulle piattaforme Windows e Mac. La differenza risiede nell’approccio del sistema operativo, con ridotte funzioni sì, ma più semplice e diretto. Quindi più adatto come strumento posto nel meccanismo dell’insegnamento. Sono in pratica notebook essenziali, in genere con due o una sola porta usb. Schermo ripiegabile touch, che molto si avvicina all’interazione che i ragazzi hanno con i moderni cellulari. Nessuno esclude il passaggio a uno step superiore e quindi l’uso di un portatile tradizionale al raggiungimento delle ultime classi del liceo o dell’Università. Sicuramente un Chromebook rappresenta un buon punto di partenza che porta molto avanti.
A) GASTROENTEROLOGIA a) Agenzia Europea dei Medicinali (EMA): sospesi, a scopo precauzionale, i farmaci a base di ranitidina, a causa della presenza di nitrosammine (probabili cancerogeni) La decisione dopo il riesame del parere del comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) di aprile 2020, richiesto da una delle Aziende che li commercializzano, a causa della presenza di, seppur bassi, livelli di N-nitroso-dimetilammina (NDMA) o nitrosammine, sulla base di studi condotti sugli animali. B) INFETTIVOLOGIA a) SARS-CoVid-2: un composto anti-Fse (frameshifting element), gli impedisce di replicarsi Studiosi dell'Istituto californiano Scripps, hanno approntato un composto che prende come bersaglio la struttura dell'RNA virale chiamata Fse, che contiene una forcina e altre strutture che lo aiutano a tradurre i suoi geni in proteine, usata per generare nuove copie di se stesso, dopo aver infettato le cellule. Il genoma dell'RNA del coronavirus è piegato in una forma unica, che può essere potenzialmente presa come bersaglio dai farmaci. Per trovare una molecola capace di legarsi all'RNA, i ricercatori hanno cercato in una banca dati sui composti chimici riscontrando che C5 riduce l'efficacia d'azione dell'Fse e, di conseguenza, la capacità del virus di sviluppare proteine essenziali. Per potenziare la potenza di C5 è stata aggiunta la molecola Ribotac, che la rende 10 volte più forte. Gli studiosi hanno messo dentro le cellule l'elemento Fse e visto che il composto gli si lega, danneggiandolo. Il prossimo passo sarà fare questo all'intero virus, ottimizzare il composto quindi sviluppare un farmaco (fonte: Acs Central Science, 2020). b) Infezione da HIV: bloccata da fingolimod, farmaco immunomodulatore per la sclerosi multipla Circa 40 milioni di pazienti vivono attualmente con l’HIV, attualmente gestito con farmaci antiretrovirali, non specificamente mirati all’infezione latente, con possibili effetti collaterali e limitata utilità per prevenire la trasmissione. Per questo motivo, la scoperta di nuove strategie per combattere l’infezione e la latenza sono fondamentali. Fingolimod ha bloccato i recettori della sfingosina 1-fosfato (S1P), un componente del sistema immunitario coinvolto nella progressione dell’infezione, riuscendo a interrompere la sua trasmissione tra le cellule e, di conseguenza, riducendo il virus latente rilevabile. Si tratta di risultati preliminari e sono necessari ulteriori studi sugli animali e sull’uomo (fonte: Plos Pathogens, 2020; http://dx.doi.org/10.1371/journal.ppat.1008679). c) Infezione da HIV: allo studio il nuovo farmaco iniettabile CPT31 ad azione prolungata La terapia antiretrovirale combinata ha migliorato notevolmente la sopravvivenza e la qualità della vita dei pazienti ma è anche costosa, ha spesso gravi effetti collaterali e poiché l’HIV muta spesso, la farmaco-resistenza è frequente. Gli studiosi hanno sviluppato un farmaco iniettabile, testato sui macachi, basato su un D-peptide che prende di mira un aspetto dell’HIV che raramente muta, bloccando il suo ingresso nelle cellule con una protezione di lunga durata e con minori effetti collaterali. I D-peptidi durano molto più a lungo dei naturali, il che li rende particolarmente adatti per una formulazione iniettabile a lunga durata d’azione, inoltre sono ampiamente ignorati dal sistema immunitario, impedendo sue reazioni che sono un effetto collaterale dei tradizionali farmaci peptidici e proteici. Secondo gli AA. questo farmaco potrebbe essere usato a scopo preventivo da solo, perché l’esposizione iniziale comporta tipicamente una quantità relativamente piccola di virus. I prossimi studi sull’uomo sono previsti per la fine del 2020 (fonte: Pnas, http://dx.doi.org/10.1073/pnas.2009700117). d) SARS-CoVid-19: progettate al computer mini-proteine LCB1 che difendono più degli anticorpi In un promettente studio presso la University of Washington Health Sciences/UW Medicine, usando il PC, sono state prodotte da zero migliaia di molecole e poi selezionato LCB1, quelle che si legano con alta affinità a spike, la proteina virale essenziale per il processo infettivo, “immobilizzandolo”, impedendogli il legame con i recettori umani necessario per penetrare nelle cellule e infettarle inoltre è iper-stabile (quindi facile da conservare), può essere prodotto facilmente su grossa scala, non ha bisogno di conservazione a basse temperature, quindi è una sostanza potenzialmente molto più semplice ed economica di un qualunque anticorpo anti-SARS-CoV-2 (fonte: Science, 2020). C) NEUROLOGIA a) Malattia di Alzheimer (M.A.): ripresi gli studi su Aducanumab Nel mondo M.A. interessa circa 40 milioni di persone, solo in Italia ci sono oltre un milione e duecentomila casi di demenza, 720mila dei quali ad essa legati. Oltre gli 80 anni colpisce 1 anziano su 4, numeri destinati a crescere per l'aumento dell'aspettativa di vita, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Una novità importante è rappresentata dalla speranza di trovare un farmaco efficace e non solo sintomatico che si riaccende dopo lo stop, nel marzo 2019, dei test sull'Aducanumab, anticorpo monoclonale che si è dimostrato efficace nella rimozione dell'accumulo di beta amiloide, causa della patologia, dopo che l'FDA ha rivisto i dati e riammesso per una seconda valutazione il dossier del farmaco. I risultati sono previsti per la primavera 2021 (fonte: Giornata mondiale dell'Alzheimer, 21/IX/2020). D) ONCOLOGIA a) Neoplasia alla prostata senza metastasi ma resiatente: l’inibitore del recettore degli androgeni darolutamide, approvato in U.E. nel marzo 2020, allunga la vita Studiosi dell'Institut Gustave Roussy di Villejuif, in Francia, hanno concluso lo studio di Fase III “Aramis” legato al darolutamide somministrato in uomini affetti da carcinoma della prostata non metastatico resistente alla castrazione, ad alto rischio di sviluppare metastasi. I trattati, insieme a una terapia di deprivazione androgenica, hanno mostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza globale rispetto a chi invece faceva la stessa terapia ma assumeva il placebo, con una riduzione del rischio di morte del 31%. Il beneficio è stato osservato nonostante oltre la metà (55%) dei pazienti nel gruppo placebo abbia ricevuto successive terapie, con esso o con altri farmaci, per prolungarne la vita (fonte: New England Journal of Medicine, 2020). b) Tumore al seno: pyrvinium blocca le staminali tumorali Il cancro al seno triplo negativo, il 10-15% di tutti i tumori al seno, è tra i più aggressivi con un tasso di sopravvivenza a 5 anni dell'11% in caso di metastasi. Alla base dell'aggressività vi sono le cellule staminali tumorali che resistono alla chemioterapia. Da diversi anni era noto che una dieta ricca di grassi e colesterolo rappresentasse un fattore di rischio per queste forme aggressive ma oggi sappiamo che possono anche essere utili per bloccarle. Uno studio coordinato dall'Istituto Tumori Regina Elena, utilizzando l'intelligenza artificiale, ha dimostrato che il pyrvinium, già in uso per altre indicazioni, in grado di azzerare più vie di sintesi dei lipidi, a partire dal glucosio, è in grado di ridurre la capacità di generare metastasi, poiché uccide selettivamente le staminali responsabili (fonte: Cancer Research, 2020). E) PNEUMOLOGIA a) Asma severo eosinofilo: una penna per l’autosomministrazione dell’anticorpo monoclonale mepolizumab L’asma severo, una malattia invalidante ed eterogenea, colpisce il 10% degli asmatici e può scatenare attacchi di “fame d’aria” estremamente severi, tanto da costringere ogni anno 4 persone su 10 a ricorrere al P.S. Il tipo eosinofilo è caratterizzato da un’elevata infiammazione, dovuta proprio all’aumento di questi specifici leucociti che determinano un aumentato rischio di riacutizzazioni. Alla base del processo c’è l’interleuchina 5, una citochina responsabile della loro crescita, differenziazione, attivazione e sopravvivenza. L’anticorpo inibisce la trasduzione del segnale di interleuchina 5 e blocca il processo infiammatorio, determinando una riduzione dell’80% degli eosinofili ematici entro 4 settimane dall’inizio del trattamento. Il nuovo dispositivo permette l’autoinfusione una volta /4 settimane, con una pennetta e un piccolo ago, come avviene, ad es. con l’insulina, a casa, senza doversi recare in ospedale con un risparmio per la struttura ma soprattutto per il paziente, che può evitare la visita mensile. È fondamentale che il paziente sia monitorato a distanza dal Centro specialistico. b) Il miele meglio dei farmaci per tosse, raffreddori e mal di gola Studiosi della Oxford University hanno condotto uno studio basato sull'analisi dei dati di 14 ricerche, precedentemente pubblicate, su infezioni delle vie respiratorie superiori, su 1,761 pazienti, bambini compresi, concludendo che il miele è meglio dei farmaci da banco, come analgesici, espettoranti e sciroppi per la tosse, per dare sollievo a mal di gola, tosse e patologie delle vie respiratorie e potrebbe rappresentare anche una valida alternativa agli antibiotici, in caso di affezioni del tratto respiratorio superiore (raffreddore, tosse, faringite, laringite); potrebbe anche contribuire alla lotta per ridurre l’antibiotico-resistenza e l'eccesso di prescrizioni, considerando che spesso le affezioni delle vie respiratorie sono di origine virale e quindi gli antibiotici sono inutili e impropri. Ulteriori studi sono necessari a conferma di questi dati (fonte: BMJ Evidence-Based Medicine, 2020). c) Fibrosi cistica: Kaftrio (ivacaftor/tezacaftor/elexacaftor) in combinazione con ivacaftor La Commissione Europea (EMEA) ha concesso l’autorizzazione alla sua immissione in commercio per pazienti di età > 12 anni che hanno la mutazione F508del, la più comune al mondo che causa la malattia e una mutazione con funzione minima o due mutazioni F508del nel gene regolatore della conduttanza transmembrana della fibrosi cistica (Cftr). Questa terapia permetterà a 10.000 pazienti in U.E., di accedere ad un modulatore Cftr che tratta la causa all'origine della patologia.
Lo sviluppo di un vaccino è un processo necessariamente lungo e complesso; inizialmente si effettuano studi per stabilire la sua composizione quali-quantitativa ideale quindi si passa alla sperimentazione pre-clinica, che include studi in vitro e su modelli animali, attraverso i quali si definiscono il meccanismo d'azione (cioè la capacità di indurre la risposta immunitaria), il profilo tossicologico e le prime evidenze di efficacia e sicurezza su un organismo vivente complesso. Questa fase permette di selezionare la formulazione che nei modelli sperimentali è risultata più promettente, per essere avviata alla fase clinica preliminare sull’uomo. Per i vaccini multicomponente è necessario che, in questa fase, venga studiata anche la possibile interferenza tra i suoi vari componenti; a questo punto, inizia la sperimentazione clinica in quattro fasi dove la IV (o studi post-autorizzativi), condotta dopo la commercializzazione, ha l’obiettivo di verificarne efficacia e sicurezza nelle sue reali condizioni d’uso, di valutarne l’utilizzo in particolari sottogruppi di popolazioni e condizioni patologiche e il rapporto costo-beneficio rispetto alla malattia e/o ad altri vaccini. Tutte le varie fasi dello sviluppo di un vaccino sono necessarie a ottenere informazioni esaustive su indicazioni, controindicazioni, avvertenze speciali, rapporto rischi/benefici pertanto, in qualsiasi fase il suo sviluppo e la sua commercializzazione possono essere interrotti (fonte: AIFA). Nel n° II (77) giugno 2020 abbiamo descritto in maniera dettagliata le problematiche legate ad un vaccino contro SARS-CoVid-19 e le varie ricerche nel mondo (“Prospettive terapeutiche farmacologiche e vaccinali per SarsCov2. Stato dell’Arte”: 48 - 62), probabilmente insormontabili se il virus fosse mutato, situazione simile all’AIDS dove, dopo venti anni, è stato scoperto il nuovo ceppo HIV-1 gruppo M sottotipo L, facendo ipotizzare che l’epidemia di HIV è ancora in corso e in evoluzione (fonte: Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes, 2019). I sei ceppi di SARS-CoVid-19 Ricercatori dell'Università di Bologna hanno in seguito analizzato 48.635 genomi di coronavirus isolati nei laboratori di tutto il mondo, tracciando la distribuzione geografica, individuando sei ceppi virali, e la frequenza delle diverse mutazioni concludendo che il virus, in atto, continua a mutare poco, circa 7 mutazioni in media a campione, meno della metà vs al virus dell'influenza. I sei ceppi virali individuati sono: il ceppo L, quello originale di Wuhan, rilevato a dicembre 2019; il ceppo S, la prima mutazione, comparsa a inizio 2020; a metà gennaio sono stati isolati i ceppi V e G. Da quest'ultimo a fine febbraio sono derivati i ceppi GR e GH, che tutti insieme costituiscono il 74% di tutte le sequenze genomiche analizzate e sono caratterizzati da quattro mutazioni. Come distribuzione geografica, i ceppi G e GR sono i più diffusi in Italia e in U.E. In particolare il ceppo GH sembra essere assente in Italia ma molto presente in Francia e Germania. In Nord America il ceppo prevalente è GH, mentre in Sud America il ceppo GR. In Asia, dove si è diffuso inizialmente il ceppo L, in atto sta aumentando la diffusione dei ceppi G, GH e GR, comparsi all'inizio di marzo. Gli studiosi hanno inoltre individuato alcune mutazioni rare, meno dell'1% del totale dei genomi sequenziati, ma è importante continuare a studiarle per identificarne la funzione e tenerne sotto controllo la frequenza (fonte: Frontiers in Microbiology, 2020). Trial (Studi) in fase I/II Le fasi I, II e III precedono l’autorizzazione all’immissione in commercio di un vaccino. Durante queste fasi viene progressivamente aumentata la popolazione trattata, definita la posologia, caratterizzata la sua efficacia o immunogenicità (la capacità di stimolare nell’uomo una risposta anticorpale specifica e sufficiente contro le componenti del vaccino) e la sicurezza o reattogenicità (tipo e frequenza con cui si manifestano eventuali reazioni avverse). Questi ultimi due aspetti vengono indagati soprattutto negli studi clinici di fase III, su popolazioni molto ampie. - BBV152 (numero identificativo: NCT04471519) Ha l’obiettivo di valutare tre gruppi di vaccini e un gruppo placebo [sostanza farmacologicamente inerte, usata per eseguire confronti con farmaci attivi] in 375 volontari sani nella fase 1 e di 750 nella fase II che riceveranno due sue dosi intramuscolari. - CVnCoV (numero identificativo: NCT04449276) Si propone di valutarne profilo di sicurezza e reattogenicità dopo 1 e 2 sue somministrazioni (al giorno 1 e 29) a dosi crescenti su 168 adulti di 18 - 60 anni. Nella parte iniziale dell'incremento della dose, i partecipanti verranno arruolati in gruppi sentinella in modo aperto mentre, nella seconda, in gruppi controllati con placebo in cieco [consiste nell'eliminare ogni possibile fonte di suggestione sul soggetto pertanto occorre considerare due campioni omogenei di pazienti: a uno (campione sperimentale) si somministra il vaccino e all'altro (campione di controllo) un placebo. Nessun paziente (“cieco semplice”) deve sapere se sta assumendo il vaccino o il placebo]. - INO-4800 (numero identificativo: NCT04447781) Sperimentato in Corea, viene somministrato a 160 arruolati a dosaggio 1mg/dose utilizzando Cellectra® 2000 (al giorno 0 e alla 4a settimana) mediante iniezione intradermica seguita da elettroporazione in adulti sani di 19 - 64 anni. - LNP-nCoVsaRNA (numero identifcativo: ISRCTN17072692, in fase I) Quando viene iniettato nel muscolo, innesca le cellule a produrre copie della proteina spike e queste stimolano il corpo a produrre anticorpi. Sono arruolati adulti sani di età 18 - 45 anni (per l'incremento della dose e la valutazione) e tra 18 - 75 anni (per la valutazione della sicurezza). Per l'aumento della dose, i partecipanti ne ricevono 0,1 µg e sono invitati a registrare le informazioni, su eventuali reazioni locali e sistemiche, in un diario online la sera e, successivamente, ogni giorno per 6 giorni. Dopo 48? il team chiamerà il primo partecipante e controllerà il diario. Se non ci sono problemi di sicurezza dopo 48?, la dose verrà gradualmente incrementata in pazienti successivi fino alla dose più alta (1,0 µg). Dopo valutazione randomizzata [gli arruolati sono assegnati casualmente al gruppo che riceve il vaccino o il placebo (controllo). L'analisi dei dati va effettuata su tutti i soggetti inizialmente reclutati e nessun paziente va escluso] delle tre dosi vengono seguiti per 52 settimane. Per la valutazione della sicurezza estesa non randomizzata, i partecipanti ricevono la dose più alta (1,0 µg). - LV-SMENP-DC (numero identificativo: NCT04276896) Lo studio viene preparato ingegnerizzando le cellule dendritiche con il vettore lentivirale che esprime i domini conservati delle proteine strutturali SARS-CoV-2 e la proteasi utilizzando i mini-geni SMENP. I linfociti T citotossici saranno attivati da LV-DC che presentano antigeni specifici per CoVid-19. Il soggetto riceve rispettivamente un totale di 5x10^6 cellule [10 elevato alla sesta] e 1x10 ^ 8 linfociti T citotossici specifici per l'antigene tramite iniezione sottocutanea e infusione endovenosa. I volontari verranno seguiti settimanalmente per un mese, dopo l'infusione, mensilmente per 3 mesi e poi ogni 3 mesi fino al termine dello studio. - Novel Corona Virus-2019-nCov Vaccine (numero identificativo: CTRI/2020/07/026352) È previsto l’arruolamento di sani di sesso maschile e femminile non in gravidanza/allattamento di 18 - 55 anni, di peso > 50 kg per i maschi e > 45 kg per le femmine e BMI compreso tra 18,5 e 29,9 kg/m2, somministrato alla dose di -0,1 ml 1 sola volta al giorno 0 e al giorno 28 e giorno 56, per via intradermica. I soggetti maschi e femmine in età fertile devono praticare una contraccezione efficace durante lo studio, continuata per 90 giorni dopo somministrazione dell'ultima dose. - SARS-CoV-2 Inactivated Vaccine (fase I) (numero identificativo: NCT0435260 Questo studio randomizzato, in doppio cieco, monocentrico, controllato con placebo, è su 744 adulti di 18 - 59 anni, di cui 144 nella fase I e 600 nella fase II trattati con due dosi di vaccino o placebo secondo la schedula vaccinale 0,14 o 0,28. Trial in fase II/III - BNT162b2 (numero identificativo: NCT04368728) In questa fase (dose intermedia) verranno valutati gli effetti in soggetti di 18 - 85 anni stratificati come = 55 o > 55 anni. - ChAdOx1 nCoV-19 (numero identificativo in attesa di assegnazione) Lo studio si svolgerà su 12.330 volontari nel Regno Unito che saranno divisi in 11 gruppi: l’1, 7 e 9 sono adulti di 56 - 69 anni; quelli 2, 8 e 10 sono over-70; il gruppo 3 è composto da bambini di 5 - 12 anni; i gruppi 4, 5, 6 e 11 sono adulti di 18 - 55 anni. Tutti saranno sottoposti a follow-up per un 1 anno dopo l'ultima dose. Trial in fase III Gli studi di fase III sono controllati, infatti i volontari sono confrontati con altrettanti soggetti trattati o con un vaccino simile, già autorizzato, o con placebo e randomizzati [come già detto la suddivisione dei soggetti tra i due trattamenti avviene in maniera casuale]. A fine ottobre 2020, solo i seguenti vaccini, su oltre 160, sono appena entrati o stanno entrando nella fase III, la fase finale di sperimentazione umana. - Ad26.CoV2.S (ENSEMBLE) (numero identificativo: NCT04505722) È un vaccino ricombinante, basato sul vettore adenovirale sierotipo 26 (Ad26) che esprime la proteina spike di SARS-CoV-2, in adulti di età > 18 anni. È uno studio controllato, randomizzato, in doppio cieco che prevede il coinvolgimento di 60.000 volontari suddivisi in 178 Centri di ricerca con due bracci: il gruppo sperimentale riceverà l'iniezione intramuscolare a dosaggio di 1 ^ 10 * 11 particelle virali come vaccino monodose il giorno 1 mentre il gruppo di controllo ne riceverà una di placebo. Entrambi i gruppi saranno sottoposti ad un periodo di follow-up di 2 anni. A causa di una imprevista patologia in uno dei 60.000 partecipanti, la Johnson & Johnson ha annunciato la sua momentanea sospensione in attesa che quanto accaduto al partecipante venga attentamente valutato dal Comitato indipendente per il monitoraggio della sicurezza dei dati e dal gruppo di sicurezza interno. Soltanto a seguito di tale valutazione potrà essere deciso se lo studio sarà riavviato. - Ad5-nCoV (numero identificativo: NCT04526990) Lo studio, randomizzato, in doppio cieco [quando, oltre agli sperimentatori, sono coinvolti altri soggetti], controllato con placebo, ha lo scopo di valutare in 4.000 volontari (2.000 nel gruppo sperimentale e 2.000 nel gruppo placebo) adulti con età = 18 anni il vaccino ricombinante che utilizza un adenovirus di tipo 5, non replicante per trasportare il materiale genetico che codifica per la proteina spike. Il programma prevede la somministrazione di un’unica dose per via intramuscolare nel deltoide. - AZD1222, alias ChAdOx1 nCoV-19 (numero identificativo: NCT04516746) É costituito dal virus ChAdOx1, una versione indebolita di un comune virus del raffreddore (adenovirus) che causa infezioni negli scimpanzé, modificato geneticamente in modo che è impossibile che cresca negli esseri umani. Il materiale genetico aggiunto viene utilizzato per produrre la glicoproteina spike che, posta solitamente sulla superficie di SARS-CoV-2, svolge un ruolo essenziale nel suo percorso di infezione in quanto, ribadiamo, la utilizza per legarsi ai recettori ACE2 sulle cellule umane per entrare nelle cellule e causare l'infezione. Dopo la vaccinazione, viene prodotta la proteina spike superficiale, che prepara il sistema immunitario ad attaccare il coronavirus se successivamente infetta il corpo e quindi a prevenire l'infezione. I vaccini prodotti dal virus ChAdOx1 sono stati somministrati finora a oltre 320 persone e hanno dimostrato di essere sicuri e ben tollerati, con effetti collaterali temporanei come febbre, mal di testa o dolore al braccio. Un rapporto preliminare del 20/VII/2020, ha mostrato che una sua singola dose ha comportato un aumento di 4 volte degli anticorpi contro la proteina spike nel 95% dei partecipanti un mese dopo l'iniezione. Lo studio prevedeva l’arruolamento di 30.000 volontari in USA, Regno Unito, Brasile e Sud Africa con i risultati degli studi previsti entro la fine dell'anno. Questa sperimentazione clinica è stata momentaneamente sospesa a causa di un effetto collaterale segnalato in un paziente del Regno Unito ma ripresa dopo un’indagine effettuata da parte di un comitato indipendente. Durante l’interruzione della somministrazione di nuove dosi di vaccino, è continuato regolarmente il monitoraggio nei circa 18.000 soggetti a cui il vaccino era già stato somministrato. - CoronaVac (numero identificativo: NCT04582344) Si tratta di uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto su 13.000 adulti di 18 - 59 anni assegnati a riceverne due dosi o placebo, al tempo 0 e 14 giorni dalla prima somministrazione. Lo studio sarà condotto su due coorti separate, una di operatori sanitari che rappresenteranno il gruppo ad alto rischio (K-1) e una seconda composta da persone a rischio normale (K-2). L'analisi preliminare di sicurezza è prevista al completamento del programma vaccinale (2 dosi) sul gruppo K-2. - Gam-COVID-Vac Lyo (numero identificativo: NCT04530396) Studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo su un vaccino vettoriale basato su adenovirus umano. É previsto l’arruolamento di 40.000 soggetti di età > 18 anni, randomizzati (3:1) in due gruppi, 10.000 volontari riceveranno il placebo; 30.000 riceveranno il vaccino al tempo 0 e a 21 (±2) giorni dalla prima somministrazione. Ciascun soggetto parteciperà alla sperimentazione per 180 ± 14 giorni dopo la somministrazione della prima dose di vaccino/place - mRNA 1273 (numero identificativo: NCT04470427) É progettato per la prevenzione fino a 2 anni dopo la sua seconda dose. I partecipanti riceveranno 1 iniezione intramuscolare di 100 microgrammi (ug) il giorno 1 e il giorno 29 e saranno confrontati con il gruppo che riceverà il placebo (iniezione di cloruro di sodio allo 0,9%, soluzione salina normale). - Nanoparticle Vaccine With Matrix-M1™ Adjuvant (EudraCT Numero identificativo: 2020-004123-16) Randomizzato, in cieco, controllato con placebo, ha lo scopo di valutare un vaccino con nanoparticelle proteiche spike ricombinanti con adiuvante Matrix-M1 ™ in 9.000 adulti di 18 - 84 anni nel Regno Unito, randomizzati in due gruppi assegnati a ricevere due dosi di vaccino, o placebo, al tempo 0 e a 21 giorni dalla prima somministrazione. - PROFISCOV (numero identificativo: NCT04456595) Studia un vaccino inattivato, adsorbito, negli operatori sanitari. Lo studio sarà in doppio cieco, controllato con placebo, con partecipanti assegnati in modo casuale 1: 1 ai bracci placebo e vaccino. Il programma prevede iniezioni intramuscolari di due dosi con un intervallo di 14 giorni. Per valutarne sicurezza e immunogenicità, i partecipanti saranno divisi in due gruppi di età, adulti (18-59 anni) e anziani (60 anni e oltre). Il database sulla sicurezza ha come obiettivo quello di rilevare reazioni avverse con frequenza di 1: 1000 o superiore negli adulti e di 1:500 negli anziani. Tutti i partecipanti saranno seguiti fino a 12 mesi. L'analisi preliminare dell'efficacia sarà avviata raggiungendo il numero target di 150 casi. - Vero cell (numero identificativo: NCT04560881) Questo studio, in fase di reclutamento, sarà randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, per valutare un vaccino inattivato. Prevede il coinvolgimento di 3.000 partecipanti sani di 18 - 85 anni, assegnati a ricevere in modo casuale due dosi di vaccino, o placebo, al tempo 0 e dopo 21 giorni dalla prima somministrazione. - Gam-COVID-Vac Lyo (RESIST) (numero identificativo: NCT04530396) Lo studio, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo ha l’obiettivo di valutare un vaccino vettoriale basato sull’adenovirus umano su 40.000 soggetti di età superiore ai 18 anni, randomizzati (3:1) in due gruppi: un gruppo di di 10.000 volontari riceveranno il placebo; 30.000 riceveranno il vaccino al tempo 0 e a 21 (±2) giorni dalla prima somministrazione. Ciascun soggetto parteciperà alla sperimentazione per 180 ± 14 giorni dopo la somministrazione della prima dose di vaccino/placebo. Il vaccino italiano Alle 8.30 circa del 24 agosto 2020 all’IRCCS Spallanzani di Roma la prima volontaria ha ricevuto la dose del vaccino, interamente italiano realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica ReiThera di Castel Romano, per la cui realizzazione sono stanziati 8.000.000 €. La volontaria è stata tenuta in osservazione per 4? e sarà monitorata per 12 settimane. Dalla settimana successiva si è proseguito con altri due volontari e a seguire fino a 24 settimane. Si spera di passare dopo alla II e III fase di sperimentazione probabilmente in America Latina. Se si dimostrerà efficace sarà prodotto in primavera 2021. La ricerca in Russia: i tre vaccini I risultati di fase I dello Sputnik V Nel luglio 2020 è apparsa la notizia che l’Istituto Gamaleya National Research Centre for Epidemiology and Microbiology ha somministrato un vaccino sperimentale contro il coronavirus a dirigenti, miliardari, militari, esponenti politici e funzionari del governo che si starebbe avviando verso la conclusione della fase 2 (fonte: Bloomberg,2020, da fonti interne anonime); notizia confermata dal Russian Fund of Direct Investments (RDIF, Fondo Russo per gli Investimenti Diretti), finanziatrice del progetto. Questo vaccino chiamato « Sputnik V », in omaggio alle prime missioni spaziali sovietiche, sarebbe a base di un vettore virale (un adenovirus) modificato per esprimere la proteina spike del nuovo coronavirus quello su cui si stanno concentrando i principali sforzi e assomiglierebbe a quello sperimentato dalla cinese CanSino e in Canada che poco tempo fa ha accusato (insieme a Regno Unito e USA) gli hacker russi di aver tentato di rubare informazioni riservate sul progetto di vaccino. La sperimentazione russa è partita ad aprile con 40 volontari per la fase 1, continuando poi con la fase 2, senza pubblicare risultati, da supporre positivi, poichè oltre che ai volontari ufficiali il vaccino sarebbe stato offerto anche a centinaia di esponenti dell’élite politica e aziendale del Paese che non rientrerebbero nello studio ufficiale, ma sarebbero comunque monitorate per eventuali effetti collaterali. Vladimir Putin ha annunciato che è stato somministrato anche a Maria Vorontsova, una delle sue due figlie, endocrinologa: la temperatura, dopo la prima dose, è salita a 38° per un giorno, poi è tornata a 37°. Dopo la seconda dose l’innalzamento della temperatura sarebbe invece stato limitato. Anche il responsabile dell’RDIF ha affermato di essersi vaccinato insieme alla sua famiglia, riferendo, in un clima di crescente entusiasmo, che la fase 2 si sarebbe conclusa il 3 agosto e sarebbe partirà direttamente la fase 3, includendo migliaia di persone in Russia, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Secondo l’Istituto Gamaleya, occorrono 2 iniezioni di vaccino per produrre una risposta immunitaria adeguata, che potrebbe durare per un paio di anni. La campagna vaccinale dovrebbe iniziare con gli operatori del comparto della Sanità e dell’Istruzione « già a settembre 2020, con la produzione di 200 milioni di dosi entro la fine dell’anno e con la distribuzione alla popolazione dall’1 gennaio 2021 ». Lo SputniK V è stato sviluppato in formulazione congelata e liofilizzata, su vettore adenovirus ricombinante di tipo 26 (rAd26) e di tipo 5 (rAd5), entrambi codificanti per la glicoproteina spike del virus che si lega ad ACE2 (angiotensin-converting enzyme-2, enzima di conversione dell’angiotensina II) sulla superficie della cellula, enzima che attiva l’angiotensina, ormone che controlla la pressione arteriosa. ACE2 si trova nelle cellule del fegato, del cuore, dei reni e dell'intestino e infatti sono queste le cellule bersaglio dell'infezione virale. In fig.a sin. il complesso tra ACE2 (blu chiaro e scuro) e la proteina spike (magenta e rossa) che si lega usando il dominio magenta, proteso in fuori. Due piccoli studi aperti, non randomizzati di fase 1 e 2 sono stati effettuati su 76 adulti di18-60 anni, il 50% per ciascuna formulazione. Entrambi hanno mostrato un buon profilo di sicurezza e indotto risposte immunitarie umorali e cellulari. Nella fase 1 di ogni studio è stata somministrata una dose di rAd26 o di rAd5 per via intramuscolare al giorno 0 ed è stata valutata la sicurezza per 28 giorni. Nella fase 2 dello studio, che ha avuto inizio non prima di 5 giorni dopo la vaccinazione di fase 1, è stata somministrata una primo-vaccinazione con rAd26 al giorno 0 e una seconda dose con rAd5 al giorno 21. Entrambe le formulazioni di vaccino sono risultate sicure e ben tollerate con evento avverso più comune dolore nel sito di iniezione. La maggior parte delle reazioni indesiderate sono state lievi, senza eventi avversi gravi. Al giorno 21 tutti i partecipanti hanno prodotto anticorpi alla glicoproteina SARS-Cov-2 e anticorpi neutralizzanti. Inoltre, al giorno 28 in tutti i partecipanti sono state rilevate risposte cellulo-mediate. La formulazione congelata era più immunogenica di quella liofilizzata. Sono necessarie ulteriori indagini, su casistiche più ampie, per valutarne ulteriormente efficacia e sicurezza (fonte:” Safety and immunogenicity of an rAd26 and rAd5 vector-based heterologous prime-boost COVID-19 vaccine in two formulations: two open, non-randomised phase 1/2 studies from Russia”, Lancet; September 04, 2020; DOI: https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(20)31866-3/fulltext; September 18, 2020). A proposito dell’enzima ACE-2 ricercatori della British Columbia University e del St.Paul Hospital di Vancouver (Canada) hanno scoperto il suo ruolo nella relazione tra polmonite e fumo concludendo che i suoi livelli si abbassano appena si smette di fumare (fonte: European Respiratory Journal, 2020). Il secondo vaccino russo EpiVakKorona Il Ministero della Salute ha comunicato di aver avviato il processo di registrazione di un secondo vaccino per il coronavirus, sviluppato dal Centro di ricerca Vector di Novosibirsk (fonte: Servizio stampa del Servizio federale di sorveglianza sulla protezione dei diritti dei consumatori e del benessere umano, Rospotrebnadzor, 2020). Il suo processo di registrazione dovrebbe essere terminato entro il prossimo 15 ottobre. A fine agosto il vice primo ministro russo aveva affermato che le sue sperimentazioni cliniche si sarebbero concluse entro fine settembre. Il servizio stampa del Rospotrebnadzor aveva precedentemente comunicato che tutti i volontari per la Fase 1 degli studi clinici per il secondo vaccino “hanno sviluppato anticorpi”. Il terzo vaccino russo Chumakov Il Ministero della Sanità ha dato il via libera alle sperimentazioni cliniche di un terzo vaccino contro il coronavirus, sviluppato dal Centro scientifico federale per la ricerca e lo sviluppo di farmaci immunobiologici M.P. Chumakov dell’Accademia Russa delle Scienze, una delle principali istituzioni scientifiche al mondo nel campo della virologia medica, dove si studiano le i-nfezioni con enterovirus, encefalite da zecche, coronavirus ed epatite virale e ha una propria produzione biotecnologica di vaccini. Il Accademia russa delle scienze ?????????? ???????? ???? Ministero ha anticipato che i test “inizieranno presto” a Karrov, San Pietroburgo e Novosibirsk e completate nel prossimo novembre, coinvolgendo oltre 3.000 volontari che, dopo vaccinati, saranno isolati per 16 giorni in un Ospedale con accreditamento specializzato per gli studi clinici, dove i medici monitoreranno le loro condizioni. Dubbi e incertezze Nonostante i toni trionfalistici, a fine ottobre 2020 non si ha notizia di progressi significativi nonostante le (forse) troppo rosee previsioni. L’O.M.S. ricorda che prima di ottenere l’approvazione di un vaccino occorrono « rigorosi esami e valutazioni sulla sua sicurezza e efficacia »; anche il Ministro della Salute tedesco ha espresso dubbi sulla « qualità, efficacia e sicurezza » del vaccino russo. Sergio Abrignani, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare Romeo ed E. Invernizzi, in un’intervista ha dichiarato che il vaccino è stato registrato « violando le regole scientifiche » [… ] « Alcuni Paesi, con un forte controllo politico sulle scelte di salute pubblica potrebbero certamente decidere per volontà politica di vaccinare una parte della popolazione in assenza di risultati di fase III, nonostante la possibilità che il vaccino non sia efficace o addirittura dannoso. Del resto gli studi di fase III sono chiamati “di efficacia e sicurezza” proprio per essere sicuri che siano sicuri ed efficaci. Se però hanno deciso che questo è il loro vaccino e ne producono milioni di dosi da somministrare, lo possono fare: si chiama “sperimentazione umana non controllata”. In Occidente, con le nostre agenzie regolatorie, questo non può succedere. Come in ogni sperimentazione clinica di un vaccino, ci sono due tipi di rischio: la possibilità di avere effetti collaterali al momento della vaccinazione o la possibilità che quando un vaccinato si infettasse, l’infezione possa avere un decorso più severo. Nel primo caso, normalmente, lo studio di efficacia si interrompe. Nel secondo caso, quel che può accadere (molto raramente) è che un vaccino generalmente efficace e senza effetti collaterali al momento della vaccinazione, in un piccolo numero di soggetti induca una risposta immunitaria che possa far sviluppare una malattia più aggressiva in caso di infezione » (fonte: Corriere della Sera, 11/VIII/2020).
A) SARS-CoVid-19: i quattro scenari per l’inverno Contrastare una pandemia, sostenuta da un nuovo virus, significa tarare continuamente, sulla base delle evidenze crescenti che la ricerca mette a disposizione e delle esperienze maturate, gli strumenti da utilizzare ipotizzando, contemporaneamente, il loro utilizzo nei possibili nuovi scenari. Il Ministero della Salute e l’I.S.S. hanno redatto il documento “Prevenzione e risposta a CoVid-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-inverno” per affrontare quattro possibili scenari di evoluzione dell'epidemia, nei prossimi mesi, analizzati in base all'indice di trasmissione Rt. L'unitarietà di questo documento è un punto di forza in una strategia che, soprattutto in questa fase, necessita della collaborazione di tutti, soprattutto per proteggere le fasce sociali più deboli. Il I scenario considera una situazione di trasmissione localizzata (focolai) sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto 2020, con Rt regionali sopra soglia per periodi limitati (inferiore a 1 mese) e bassa incidenza, nel caso in cui la trasmissibilità non aumenti sistematicamente all'inizio dell'autunno, le scuole abbiano un impatto modesto sulla trasmissibilità e i sistemi sanitari regionali riescano a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai, inclusi quelli scolastici. Il II scenario comprende una situazione di trasmissibilità diffusa ma gestibile dal S.S.N. nel breve e medio periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1 e Rt=1,25. L'incremento potrebbe però essere relativamente lento, senza comportare un rilevante sovraccarico dei servizi assistenziali per almeno 2 - 4 mesi. Nel III scenario si ipotizza una situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del S.S.N. nel medio periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente compresi tra Rt=1,25 e Rt=1,5. Queste caratteristiche potrebbero comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi ma con un margine maggiore di intervento se l'epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le classi di età più giovani, come a luglio-agosto, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili. Il IV scenario, il più grave, comprende una situazione di trasmissibilità non controllata e criticità nella tenuta del S.S.N. nel breve periodo, con valori di Rt regionali sistematicamente e significativamente maggiori di 1,5. Anche se una tale situazione porterebbe a misure di contenimento più aggressive, potrebbe portare anche rapidamente all’impossibilità di tracciare l'origine dei nuovi casi e a una numerosità di casi elevata con chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, entro 1-1,5 mesi, a meno che l'epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come a luglio-agosto, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (fonte: I.S.S., 2020). B) Vaccini: cresce la fiducia degli italiani nella loro sicurezza. La composizione degli anti-influenzali per la stagione 2020-2021 Un aggiornamento dei dati del Vaccine Confidence Project coordinato dalla London School of Hygiene, in uno studio condotto in 149 Paesi tra il 2015 e il 2019, su circa 300.000 persone contattate con domande sulla sicurezza dei vaccini, ha mostrato che in U.E. il Paese più scettico è la Francia, la Polonia mostra un peggioramento dei dati mentre la Finlandia è quello con più fiducia (66% della popolazione). Nel 2015 gli italiani erano nella fascia più bassa, sotto il 30%, mentre a fine 2018 il 40 - 50% riteneva che le vaccinazioni fossero sicure. Per quanto riguarda le risposte all'affermazione che “i vaccini sono importanti”, nel 2015 era completamente d'accordo il 50 - 59,9% degli interpellati, mentre tre anni dopo era tra il 60 e il 69,9% (fonte: Lancet, 2020). È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n° 220 del 04/IX/2020, la Determina dell’AIFA che autorizza l’aggiornamento, per la stagione 2020-2021, della composizione dei vaccini influenzali autorizzati (Determinazione AAM/PPA N° 478/2020). Sono inoltre autorizzati i vaccini influenzali approvati secondo la procedura registrativa centralizzata coordinata dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). La composizione per la stagione 2020-2021 segue le raccomandazioni dell’O.M.S. e del Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) dell’E.M.A. L’AIFA, in accordo alla Circolare del Ministero della Salute del 5/VI/2020 (“Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021”), ricorda che, per la nostra situazione climatica e per l’andamento temporale mostrato dalle epidemie influenzali in Italia, il periodo destinato alle campagne di vaccinazione antinfluenzale è quello autunnale, generalmente a partire dalla metà di ottobre fino a fine dicembre. Vista l’attuale situazione epidemiologica, relativa alla circolazione di SARS-CoV-2, si raccomanda di anticipare all’inizio di ottobre e offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione. La protezione indotta dal vaccino comincia circa due settimane dopo e perdura per sei/otto mesi, pertanto poiché i ceppi virali in circolazione possono mutare, è necessario sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale all’inizio di ogni nuova stagione influenzale. L’AIFA ricorda che, oltre alle vaccinazioni e all’eventuale uso di farmaci antivirali, una misura importante nel limitare la diffusione dell’influenza è rappresentata da una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie (ad es. lavarle regolarmente e frequentemente con acqua e sapone; coprire la bocca e il naso con un fazzoletto quando si tossisce e starnutisce e poi gettarlo nella spazzatura; aerare regolarmente le stanze in cui si soggiorna). I vaccini influenzali quadrivalenti sono costituiti, per la stagione 2020 - 2021, da antigeni virali preparati in base ai seguenti ceppi: Vaccini ottenuti in uova embrionate di pollo: A/Guangdong-Maonan/SWL1536/2019 (H1N1)pdm09-like virus; A/Hong Kong/2671/2019 (H3N2)-like virus; B/Washington/02/2019-like virus (lineaggio B/Victoria); B/Phuket/3073/2013-like virus (lineaggio B/Yamagata). Nel caso dei vaccini trivalenti, l'O.M.S. raccomanda l'inserimento del ceppo B/Washington/02/2019-like virus (lineaggio B/Victoria), in aggiunta ai due ceppi di tipo A sopramenzionati. Vaccini ottenuti su colture cellulari: A/Hawaii/70/2019 (H1N1)pdm09-like virus; A/Hong Kong/45/2019 (H3N2)-like virus; B/Washington/02/2019-like virus (lineaggio B/Victoria); e B/Phuket/3073/2013-like virus (lineaggio B/Yamagata) (fonte: Agenzia Italiana del Farmaco, AIFA, Determina 31/VIII/2020). C) Infarto miocardico acuto (IMA): utilità dello smartwatch per la diagnosi e novità nelle terapie Ogni anno nel mondo si registrano 15 milioni di IMA e l’Italia è tra i Paesi che vantano i migliori risultati terapeutici, con un numero di eventi avversi pari a 2 su 100 trattati contro 7 che si registrano in media a livello globale. A conferma del ruolo preponderante della nostra cardiologia, l’ordinario dell’Università Cattolica di Roma e Direttore della Cardiologia del Policlinico Gemelli Irccs è stato recentemwnte nominato, primo connazionale, direttore del prestigioso European Heart Journal. Lo studio Dubius, condotto in 30 centri d’eccellenza italiani su 1.500 pazienti, volto a individuare il trattamento più efficace e sicuro nel caso di IMA e uno studio della calabrese Università Magna Graecia, hanno dimostrato che lo smartwatch può essere utile per una diagnosi tempestiva, migliorando, pertanto, le possibilità di sopravvivenza: posizionandolo in 9 posizioni sul torace può riconoscere l’attacco cardiaco con una sensibilità del 94%, pari a quella dell’ECG tradizionale, che, però, non sempre è prontamente disponibile (fonte: Jama Cardiology, 2020). Cambiano le linee guida terapeutiche in caso di IMA, basate più sulla reale situazione del paziente; visto l’aumento del rischio di emorragie, collegato all’utilizzo dell’antiaggregante, uno studio ne ha confrontato l’utilità di una somministrazione solo dopo la certezza della diagnosi tramite coronarografia eseguita dal polso entro le 24? dall’evento con una riduzione di potenziali effetti collaterali del farmaco (fonte: Journal of the American College of Cardiology, 2020). D) Gli anziani discriminati vivono in media 7,5 anni in meno DSi stima che nel 2050 le persone di età pari o superiore a 60 anni saranno due miliardi. A 20 anni dalla promulgazione dell'art. 25 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'U.E., che riconosce “il diritto degli anziani a condurre una vita dignitosa e indipendente e a partecipare alla vita socio- culturale”, la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (SIGG) e quella di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT) aderiscono alla campagna globale contro la discriminazione nei confronti degli anziani promossa dalla Società Scientifica francese di Geriatria e Gerontologia (SFGG), in collaborazione con le Società di Geriatria europee, americane e asiatiche, con l'hashtag #OldLivesMatter “Le vite degli anziani contano”, partita dal 14/IX/2020, una campagna di sensibilizzazione internazionale per raccontare con tre video multilingue cosa significhi la discriminazione per gli over-65 (“ageismo”) fenomeno sempre più diffuso che, a differenza di sessismo e razzismo, non è punito dalla Legge. Secondo uno studio europeo, il 28% degli anziani ha riferito episodi di intolleranza addirittura più di coloro che subiscono atti di sessismo (22%) e razzismo (12%) e, nel settore della sanità, il 30% degli over-60 ha dichiarato di essere trattato in modo ingiusto a causa dell'età. È stato valutato che gli anziani discriminati per l'età vivono in media 7,5 anni in meno. E) SARS-CoVid-19: in pochi mesi ritirati 33 articoli scientifici I motivi sono i più diversi, es. dati errati o copiati o ripetuti su diverse riviste (fonte: sito Retraction Watch, 2020). Il primo articolo ritirato, a febbraio, suggeriva delle strane similitudini tra il virus e l'IV. Nella lista ci sono diverse ricerche, poi ampiamente riportate dai media, come uno studio francese sull'efficacia dell'idrossiclorochina. L'ultimo è una lettera al direttore pubblicata sul Korean Journal of Anesthesiology (“Noninvasive versus invasive ventilation: one modality cannot fit all during COVID-19 outbreak”) di A. Singh dell'All India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi che affermava che per alcune categorie di pazienti gravi una ventilazione non invasiva porta più benefici dell'intubazione. Gli AA. hanno plagiato l’articolo “Non-invasive versus invasive ventilation in COVID-19: one size does not fit all!” pubblicato in Anesthesia and Analgesia, con la disposizione di titolo e sottotitoli identica, con poche modifiche nel testo. F) Rapporto della Ragioneria Generale dello Stato: nel 2019 è aumentata la spesa sanitaria (+ 1,3 miliardi) Nel periodo 2002-2019 la spesa sanitaria corrente di contabilità economica è passata da 78,9 miliardi a € 117,3 milioni (+38,3 miliardi) ma nel quinquennio successivo al 2007, l'aumento è stato più contenuto ( 2,2%), ridotto allo 0,8% dal 2011 in poi, grazie ai piani di rientro regionali. La maggior parte della spesa sanitaria è dovuta agli stipendi dei dipendenti; pur se aumentata dai 27,6 miliardi del 2002 ai 35,2 nel 2019 (incremento medio annuo 1,4%), è cresciuta meno della spesa sanitaria complessiva del periodo, contemporaneamente, infatti, è diminuito il personale, tra il 2009 e il 2018, di oltre 45.000 unità. Ancora c’è la spesa per i farmaci erogati durante i ricoveri o in distribuzione diretta e per conto, aumentata dal 2002 al 2019 di oltre 8,9 miliardi e il peso percentuale sulla spesa sanitaria complessiva, passato dal 3,3% del 2002 al 9,8% del 2019, per l'introduzione di farmaci innovativi a prezzi elevati, soprattutto per l'epatite C e delle patologie oncologiche. In controtendenza, la spesa per la farmaceutica convenzionata, dal 2002 al 2019, è diminuita di 4,2 miliardi (tasso di riduzione media annua del 2,6%). Cresce invece, a causa delle lunghe liste d'attesa, la spesa per le prestazioni specialistiche, riabilitative e protesiche presso strutture private accreditate: nel 2019 pari a 24,7 miliardi, aumentata dal 2002 al 2019 di 10,5 miliardi (tasso di crescita annuo del 3,4%). G) Depressione negli anziani costretti a casa: l’efficacia della telemedicina In uno studio condotto dalla Steve Hicks School of Social Work dell’Università del Texas di Austin sono stati arruolati 277 pazienti con un’età media di 67,5 anni; 193 (69,7%) di sesso femminile. Dei 277 partecipanti, 90 sono stati assegnati a caso a una terapia di attivazione comportamentale in video conferenza (tele-BA), 93 sono stati randomizzati al “problem solving” in video conferenza (tele-PST) e 94 assegnati a un gruppo di controllo dell’attenzione (AC) che ha ricevuto telefonate di supporto. I partecipanti nei bracci attivi dello studio hanno ricevuto un’ora di seduta in telemedicina/settimana per cinque settimane mentre il gruppo di controllo una telefonata di 30-45’/settimana per cinque settimane. Tutti i partecipanti erano depressi da almeno due anni e alcuni da 20 anni. Al follow-up di 12 anni, i partecipanti al problem solving in BA presentavano il tasso di risposta più elevato, 51,8%, seguiti da quelli AC (32,1%) e dal 12% del gruppo di controllo che aveva ricevuto le telefonate. Nel mezzo della pandemia SARS-CoVid-19 la maggior parte delle terapie di salute mentale non ospedaliere vengono fornite attraverso la telemedicina (fonte: JAMA Network Open, 2020).
A) ANESTESIA E RIANIMAZIONE a) SARS-CoVid-19: se l'aumento dei casi sarà esponenziale i Reparti di Anestesia e Rianimazione italiani non reggeranno più di due mesi. La situazione nelle terapie intensive di Lombardia, Lazio, Campania, Puglia e Calabria Il trend dei nuovi casi di Sars-CoVid-19 in Italia continua a crescere negli ultimi mesi, il virus è tornato a correre, sia pure in modo minore rispetto ad altri paesi U.E. e i numeri ci stanno riportando più vicini alla situazione della prima fase pandemica di marzo-aprile. I letti in terapia intensiva tornano a riempirsi e anestesisti e rianimatori temono di non riuscire a sostenere il colpo, anche da un punto di vista emotivo, di un’altra ondata con la portata della prima. Solo ora si stava uscendo faticosamente dal burnout [insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo] e dallo stress post-traumatico di quel periodo. Gli anestesisti-rianimatori di alcune regioni del Nord hanno subito il vero assalto del virus nella prima fase, con una situazione psicologica di durissimo stress, anche per le convulse decisioni assunte per l’afflusso ininterrotto di pazienti. Con i numeri attuali gli Ospedali italiani potranno ancora reggere almeno per 5 mesi ma, in caso di aumento esponenziale dei casi come sta accadendo in altri Paesi U.E., il sistema ospedaliero avrebbe una tenuta non superiore ai 2 mesi. Si iniziano a registrare delle criticità, a partire dal personale sanitario carente e dalle strutture che non sempre garantiscono percorsi differenziati; anche i reparti CoVid ordinari cominciano a riempirsi, soprattutto al Sud perchè qui giungono i sempre più numerosi pazienti positivi che non possono effettuare il periodo di isolamento al proprio domicilio; mancano gli alberghi sanitari per questi pazienti e ciò sta portando ad un intasamento dei Reparti. In atto sono disponibili 6.000 posti di terapia intensiva, cui se ne dovrebbero aggiungere altri 3.500 circa, le cui gare sono già partite (qualche settimana fa!). Inoltre, considerando che il 50% circa dei posti letto in terapia sub-intensiva, pari a circa 2.000 posti, saranno utilizzati e adeguati per i pazienti CoVid, in totale potremo disporre di circa 11.000 posti letto tra terapie intensive e sub-intensive. A questo punto facciamo una breve analisi della situazione nelle terapie intensive di Lombardia, Lazio, Campania, Puglia e Calabria, ai primi di ottobre 2020 (fonte: Sanità Informazione, 2020). La Lombardia ha un numero più alto di posti letto in intensiva, rispetto ad alcune regioni del Sud ed eventualmente si potrebbe riaprire l’Ospedale in Fiera, costruito con fondi privati, definito dallo scemo di turno “una cattedrale nel deserto”. Anche il Lazio ha mostrato un improvviso e costante aumento dei casi, specie nella Capitale. La situazione in atto è gestibile, lontani dalla possibile occupazione di tutti i posti- letto. In terapia intensiva arrivano nuovi malati ma la carica virale è diminuita, le persone in Ospedale sono meno rispetto all’inizio della pandemia. Il virus però è sempre lo stesso, non si conoscono ancora molte cose, si sta indagando la mutazione e la durata, ci sono casi accertati di reinfezione a livello mondiale. Ma i primi mesi della pandemia in atto sono lontani, non si sapeva dove mettere i malati, che venivano alloggiati nei corridoi, c’erano anche mille accessi al giorno. Ogni paziente portava un’enorme carica virale che, sommata per tutte quelle persone, innescava una bomba esplosiva; oggi non c’è sovraccarico pertanto i malati siano meglio curati. Al momento la situazione in Campania è relativamente accettabile, con circa 110-120 posti letto CoVid-19-dedicati. Negli Ospedali stanno osservando, da qualche settimana, nuovi arrivi e ricoveri che riportano a prima dell’estate ma la seconda ondata è più per una media e bassa intensità di cura, per media va intesa una sub-intensiva dove c’è un’assistenza respiratoria non invasiva. A marzo, invece, arrivavano pazienti già in fase acuta e critica e le terapie intensive erano completamente occupate. Adesso l’intervento è precoce, come terapia si interviene sulle conseguenze dell’infezione e sulla micro-embolia causata dall’infiammazione. Nei prossimi mesi ci sarà anche l’arrivo dell’influenza, ulteriore ostacolo che nella prima fase non c’era; la sintomatologia sarà identica, per cui se non c’è uno screening di massa la distinzione sarà difficile; arriveranno delle richieste di soccorso che a volte si confonderanno con la sintomatologia influenzale. Una valida prevenzione vaccinale potrebbe in parte escludere la sintomatologia influenzale, anche perché non è detto che chi prende l’influenza non si prenda il CoVid. Servirebbe anche un importante filtro territoriale, in quanto, vista la carenza di anestesisti, l’aiuto di medicina generale e guardia medica sarebbe importante. Bisognerebbe gestire il paziente a domicilio nella media-bassa gravità, per non incidere pericolosamente sull’Ospedale. In Puglia sono disponibili 304 posti-letto in Rianimazione, al massimo il 50% può essere dedicata a CoVid e per ora sembra una situazione ancora gestibile. Non si può pensare di calcolare ogni posto letto per i casi gravi di Sars-CoV-2 né di poter mescolare nelle terapie intensive casi contagiati e non. Un problema comune a molte strutture del Sud-Italia (e non solo) è che i percorsi CoVid e le opportune separazioni tra le zone ospedaliere dedicate ai contagiati e non, non sono sempre facilmente attuabili, aumenta così il rischio di involontario contagio interno, che potenzialmente è il problema maggiore. La Puglia non ha subito una prima ondata molto marcata, adesso, però, la maggiore preoccupazione è legata alla crescita della curva don la sua incidenza sulle rianimazioni. Al Sud c’è una situazione peggiore rispetto alle altre regioni d’Italia per l’organizzazione sanitaria, oltre ad avere una minore percentuale di posti letto in sub-intensiva e intensiva. Un’impennata pari a un quinto di quella subita a marzo in Lombardia quì sarebbe attualmente un disastro. La situazione in Calabria è sovrapponibile a quella pre-pandemia con 107 posti in terapia intensiva. Ne è stato adibito qualcuno in più, altri potrebbero essere ricavati dalla rapida conversione di altri reparti. In Calabria si prevede che una seconda ondata arrivi più lentamente, rispettando il ritmo più lento che già si era prefigurato nei primi mesi. Fortunatamente non è stata colpita dalla prima ondata e le terapie intensive non sono andate mai in crisi come l’offerta sanitaria per i pazienti non CoVid, che necessitavano di interventi durante il periodo più concitato. La Regione non sarebbe in grado di fronteggiare una situazione neanche con numeri inferiori della Lombardia, avendo profondi punti deboli e carenze derivate da tagli antecedenti, mai recuperati pertanto mancano i posti di terapia intensiva ma, anche ammesso che venissero raddoppiati, ci sarebbe un deficit di personale: di medici, di un centinaio di medici anestesisti-rianimatori per garantire la normalità extra-Covid e di infermieri. Questa la situazione a inizi ottobre 2020, ci auguriamo che a dicembre, quando uscirà il giornale, la situazione sarà notevolmente migliorata. Altrimenti qualcuno, di fronte al Tribunale della Storia, dovrà spiegare cosa ha fatto per i trasporti, pe l’economia e per la Sanità dal mese di marzo, quando veniva preventivata una seconda ondata per l’autunno, tranne comparsate televisive per dire che eravamo stati i più bravi del mondo; che saremmo stati “pronti per la seconda ondata” e il vero problema erano i banchi nelle scuole con le rotelle (a che prezzo e neanche arrivati ovunque !), in realtà NON E’ STATO FATTO ASSOLUTAMENTE NULLA !. B) DERMATOLOGIA a) Scoperto il fattore Lef1: il segreto genetico della rigenerazione della pelle Studiosi della Washington State University lo hanno identificato, nei topi, dove, agendo come un interruttore molecolare nella pelle, spento nel tessuto adulto, controlla la formazione dei follicoli piliferi durante la prima settimana di vita e permette alla pelle adulta di ripararsi come quella di un neonato. Quando gli studiosi lo hanno attivato in cellule specializzate nei topi adulti, la loro pelle è guarita senza lasciare cicatrici, includeva perfino la pelliccia e poteva causare la pelle d'oca, un'abilità che viene persa nelle cicatrici umane adulte (fonte: eLife, 2020). C) GINECOLOGIA a) Primo trapianto di utero in Italia. L'utero materno influenza i geni del nascituro Finora sono circa 70 i trapianti di utero descritti nella letteratura scientifica internazionale, l'80% da donazioni da vivente. Il primo trapianto in Italia e IV al mondo, dopo uno in Brasile e due negli USA, da donatrice deceduta, una donna toscana di 37 anni, per arresto cardiaco improvviso, è stato eseguito nel C.T. del Policlinico di Catania, dopo una ricerca di 14 mesi che ha coinvolto tutta la Rete trapiantologica nazionale. La paziente, una siciliana di 29 anni era nata priva di utero a causa della rara sindrome di Rokitansky. Esiste davvero una relazione tra madre e feto che consente all'utero materno di influenzare l'espressione dei geni del nascituro, anche nel caso della fecondazione eterologa [fecondazione in vitro con ovuli ottenuti da una donatrice che si fecondano con lo sperma del coniuge o di un donatore e l’embrione generato si trasferisce nell’utero della paziente]. È stato osservato che alcune pazienti e i loro figli ottenuti con l’eterologa abbiano il loro stesso sorriso. L'embrione generato dall'ovulo di un'altra donna impiantato nella cavità uterina interagisce con l'endometrio, che secerne numerosissime sostanze, tra cui piccole sequenze di RNA che (processo di epigenetica) influenzano lo sviluppo embrio-fetale (fonte: Confronto sulla donazione dei gameti e la fecondazione eterologa, Firenze, 2/X/2020). D) INFETTIVOLOGIA a) Mortalità da SARS-CoVid-19: scoperta la proteina Adamts13 legata a rischio e identificati anticorpi che la riducono agendo sulla proteina Rbd Questi pazienti hanno manifestazioni più o meno gravi associate a conseguenze cliniche estremamente diverse. In tutte le forme c’è un'infiammazione del rivestimento interno dei vasi sanguigni (endotelio) pertanto un suo danno, più o meno grave, può comportare, nelle forme più severe, una compromissione permanente dello stesso organo, con la formazione di piccoli coaguli all'interno dei vasi del microcircolo dei vari organi (“microangiopatia trombotica”). Uno studio dell'Unità di Ricerca Emostasi e Trombosi dell'IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di S. Giovanni Rotondo (FG) ha evidenziato che la riduzione dei livelli della proteina Adamts13, misurata nei primi giorni di ricovero, è legata ad un rischio maggiore di mortalità durante l'ospedalizzazione. La sua riduzione comporta, tra l’altro, la formazione di microtrombi e una riduzione variabile delle piastrine. È stato ipotizzato da diversi studiosi che una microangiopatia polmonare svolgi un ruolo centrale nell’alterata funzionalità respiratoria (fonte: Thrombosis and Hemostasis, 2020). Studiosi dell'Ospedale San Raffaele di Milano, mappando la risposta degli anticorpi di 509 pazienti ricoverati nei mesi scorsi e, confrontando i guariti e deceduti, hanno individuato degli anticorpi che agiscono su un punto specifico della proteina Rbd del virus e che sembrano proteggere dalla morte per Covid. Non tutti i pazienti li sviluppano, in chi sopravvive si formano in media in 3 settimane e la mortalità risulta ridotta del 60% rispetto alla media (fonte: Journal of Clinical Investigation, 2020). b) SARS-CoVid-2 e sovrappeso/obesità: rischio più elevato La fisiologia dell'obesità include la ridotta immunità, infiammazione cronica e tendenza alla coagulazione, situazioni che possono peggiorare il CoVid-19, inoltre gli obesi hanno maggiori probabilità, rispetto ai normopeso, di avere altre malattie gravi, es. diabete, ipertensione, malattie cardiache e polmonari e inclini alla sindrome metabolica, caratterizzata da livelli di glicemia, lipidi o entrambi elevati. Le patologie fisiche che rendono gli obesi vulnerabili al virus grave comprendono il grasso addominale, che spingendo verso l'alto sul diaframma che, posto otto la cavità toracica, comprima i polmoni e limiti il flusso d'aria e il volume polmonare ridotto comporta il collasso delle vie aeree nei lobi inferiori dei polmoni, dove arriva più sangue per l'ossigenazione rispetto ai lobi superiori. Ancora negli obesi: il sangue ha una maggiore tendenza a coagulare, un rischio particolarmente grave durante un'infezione che, se grave, in modo indipendente colpisce i piccoli vasi polmonari con coaguli; l'immunità si indebolisce, in parte perché le cellule adipose si infiltrano negli organi in cui vengono prodotte e immagazzinate le cellule immunitarie, come la milza, il midollo osseo e il timo; inoltre le cellule immunitarie sono meno efficaci; soffrono anche di infiammazioni croniche di basso grado in quanto le cellule adipose secernono le citochine [messaggeri chimici] che innescano l'infiammazione e altri provengono da cellule immunitarie chiamate macrofagi che penetrano per ripulire le cellule adipose morte e morenti. Questi effetti possono aggravare l'attività incontrollata delle citochine che caratterizza il CoVid-19 grave. Nella prima metanalisi [utile quando esiste incertezza nella valutazione di efficacia di un trattamento o perché i risultati dei singoli studi non sono univoci o effettuati su pochi pazienti e, pertanto, poco affidabili] sull’argomento, ricercatori internazionali hanno raccolto dati da decine di articoli sottoposti a revisione paritaria su 399.000 pazienti, scoprendo che gli obesi, SARS-CoV-2 +, avevano +113% di probabilità di ospedalizzazione, +74% di probabilità di essere ricoverate in terapia intensiva e + 48% di probabilità di morire (fonte: Obesity Reviews, 26/VIII/2020). Uno studio della Tulane University, su 287 ospedalizzati ha mostrato che la stessa sindrome metabolica aumenta sostanzialmente i rischi di ricovero in terapia intensiva, ventilazione e morte. Ricercatori di Genentech hamo effettuato il più grande studio descrittivo in 17.000 ospedalizzati negli USA, rilevando che il 77% erano in sovrappeso (29%) e il 48% obesi (fonte: preprint, 2020). Un altro studio nel Regno Unito ha valutato il tasso di ricoveri COVID-19 in oltre 334.000 pazienti rilevando che, sebbene il tasso abbia raggiunto il picco nelle persone con un BMI >, ha iniziato a salire appena qualcuno è entrato nella categoria del sovrappeso (fonte: Atti della National Academy of Sciences, 2020). c) Donne gravidde e HIV: appello del gruppo di lavoro Pregnancy and HIV/AIDS: Seeking Equitable Study (Phases) e proposte di Linee-guida Le donne in gravidanza sono tra quelle che hanno più bisogno di trattamenti sicuri ed efficaci per l’HIV/AIDS e le co-infezioni ma, poiché sono comunemente escluse dalla ricerca, spesso non ricevono informazioni tempestive sull’uso dei farmaci. “Ending the Evidence Gap for Pregnant Women around HIV and Co-infections: A Call to Action” è il nome dell’appello lanciato dal gruppo di lavoro Phases, un gruppo di lavoro internazionale/interdisciplinare composto da 26 esperti in bioetica, salute pubblica, diritto, ostetricia, medicina materno-fetale, pediatria, ricerca sull’HIV, malattie infettive, farmacologia e sostenitori della comunità per le donne che vivono con l’HIV. Il gruppo di lavoro ha proposto 12 linee guida per una ricerca più etica e attenta alle donne. Le raccomandazioni includono la formazione di una rete globale per sviluppare e condividere le risorse necessarie per far progredire la ricerca sulle donne incinte; loro inclusione, se possibile, negli studi e la raccolta di dati specifici; la promozione dello studio delle loro esigenze sanitarie come pilastro fondamentale; la garanzia di un’adeguata farmacovigilanza e un loro accesso tempestivo ai farmaci (fonte: Conferenza Aids virtuale 2020, http://www.hivpregnancyethics.org/). E) LABORATORIO a) I quattro test Sars-CoVid-2 disponibili (ad ottobre 2020): molecolare, antigenico, molecolare e salivare A) TEST MOLECOLARE (“tampone”) É il test in atto più affidabile, praticato prelevando un campione delle vie respiratorie con un lungo bastoncino, simile ad un cotton-fioc, che verrà analizzato attraverso metodi molecolari che amplificano i geni del virus. L'analisi può essere effettuata solo in laboratori altamente specializzati e formalmente individuati dalle autorità sanitarie, e richiede in media 2-7?. B) TEST ANTIGENICO (“tampone rapido”) La modalità di prelievo è la stessa, ma vengono cercate le proteine del virus (antigeni), non i geni. I tempi di risposta sono molto brevi (circa 15’) ma la sensibilità e specificità sono inferiori al precedente. É stato recentemente introdotto per le situazioni in cui è importante avere una risposta in tempi rapidi (es. nello screening dei passeggeri negli aeroporti). C) TEST SIEROLOGICO (o “immunologico”) Indica se si è entrati in contatto con il virus, ma non diagnostica un'infezione in atto. Rileva la presenza nel sangue degli anticorpi specifici che il sistema immunitario produce in risposta all'infezione, la loro tipologia (IgG, IgM, IgA), ed eventualmente la loro quantità. Questo test richiede un prelievo di sangue venoso in laboratori specializzati. I test sierologici rapidi si basano sullo stesso principio ma sono semplificati e danno risposte solo di tipo qualitativo, dicono cioè soltanto se nell'organismo sono presenti gli anticorpi specifici per il virus. L'affidabilità di questo tipo di test è molto variabile, l'O.M.S. attualmente non ne raccomanda l'uso. D) TEST SALIVARE Come per i tamponi, anche per questi esistono test di tipo molecolare (che rilevano cioè la presenza nel campione dell'RNA del virus) e di tipo antigenico (che rilevano nel campione le proteine virali). Poiché i tempi di analisi dei campioni sono di circa 1? il suo utilizzo è indicato soltanto in casi particolari, come, ad e, la conferma urgente di positività dei test antigenici. Per quanto riguarda i test salivari antigenici, ci sono due alternative. La prima ha mostrato livelli di sensibilità simili a quelli dei tamponi antigenici rapidi ma il test deve essere effettuato in laboratorio quindi, a meno che non si attivino unità di laboratorio presso i punti dove viene effettuato il prelievo, non è utilizzabile se servono screening rapidi (es. aeroporti). La seconda soluzione invece è a lettura visiva (“saponetta”), non richiede strumentazione di laboratorio e dà i risultati in pochi minuti ma applicato alla saliva (contesto diverso da quello per cui è certificato, cioè tampone). Ai primi test effettuati sembrerebbe meno performante rispetto al test molecolare standard (fonte: Irccs “Spallanzani” Roma, 2020). L’uso dei test va ripensato? Secondo alcuni AA. l'uso dei test va ripensato in quanto, ai fini del controllo della pandemia, la domanda principale dovrebbe essere non tanto quanto un test può rilevare le molecole virali in un singolo individuo, ma in che misura esso possa rilevare infezioni in corso nella popolazione, compreso gli asintomatici, agendo come un filtro per il CoVid-19. Per la sua sorveglianza, infatti, è importante considerare quanto spesso dovrebbe essere eseguito e a chi, quanto può essere utile in corso di infezione e se i suoi risultati possono essere forniti in tempo per prevenire la diffusione viralr. Secondo questi criteri i test clinici, come la PCR, per i sintomatici, non debbono necessariamente essere poco costosi e richiedono un'alta sensibilità analitica per la conferma della diagnosi clinica. Viceversa, ai test utilizzati in regime di sorveglianza e volti a controllare la prevalenza di un virus respiratorio nella popolazione, si richiede di fornire rapidamente i risultati per limitare la diffusione ed essere sufficientemente economici e facili da eseguire per consentire valutazioni frequenti. Le strategie possono sfruttare entrambi i tipi di test, utilizzando quelli antigenici, economici e rapidi, per mitigare i focolai, confermando i risultati positivi con l'uso di test PCR. L'uso frequente di test economici e rapidi può identificare più facilmente chi trasmette il virus, anche se la loro sensibilità è inferiore a quella della PCR (fonte: N.E.J.M. October 13, 2020; DOI: https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp2025631). F) LEGISLAZIONE SANITARIA a) Cassazione: non basta l'imperizia del medico per essere riconosciuta la colpa Per la Suprema Corte se la condotta imperita dei medici è solo uno dei possibili fattori scatenanti, i sanitari non rispondono dell'intero danno (Ordinanza n° 17689/2020). Confermando le conclusioni del giudice del merito, la Corte ha escluso che sussista il nesso causale, tra una singola attività professionale e la complessiva finale patologia che residua al paziente, caratterizzata da una etiopatologia multifattoriale (cioè derivata da molteplici fattori predisponenti e perpetuanti). Il caso di specie riguardava la richiesta di risarcimento danni di una paziente di uno studio odontoiatrico, che non aveva individuato la terapia per la sua patologia preesistente. All’esito di diversi interventi la patologia sfociava in un disordine cranio mandibolare con sintomatologia dolorosa cronica e importanti deficit funzionali. La Corte d’Appello territoriale respingeva la domanda, ritenendo insussistente un nesso causale, con ricorso quindi in Cassazione. La Suprema Corte, nel premettere che il ricorso andava rigettato, osservava che non può affermarsi la sussistenza di un collegamento causale tra la condotta dei sanitari e i danni permanenti rispetto ai quali il trattamento imperito del medico si è posto solo come uno dei possibili fattori scatenanti. Il nesso causale non va escluso limitatamente allo stato patologico complessivamente residuato, per essere riconosciuto almeno per l'inabilità temporanea, causata dall'erogazione di terapie inutili o inadeguate. Nel caso, a essere contestata era una protratta e imperita terapia riabilitativa. A non essere riconosciuti dal giudice sono stati i danni permanenti diversi e ulteriori, rispetto alla patologia durante tale terapia. G) OFTALMOLOGIA a) SARS-CoVid-19: gli occhiali potrebbero proteggere Uno studio è stato condotto nell’Ospedale Suizhou Zengdu, nella provincia di Hubei (Cina), su 276 pazienti tra i quali il 6%, affetti da miopia o astigmatismo, portava occhiali da vista per più di otto?/die. Trenta partecipanti (11%) li portavano ma soltanto16 (5,8%) li indossavano per oltre otto?/die, tutti per la miopia; per gli altri si trattava di occhiali da lettura o da riposo. L’ ipotesi è che l’uso degli occhiali impedisca di toccarsi gli occhi, con riduzione delle possibilità di contagio e che potrebbero anche agire da barriera parziale o sostenere meglio i lembi della mascherina, riducendo le potenziali vie d’accesso al virus. Tuttavia consigliare l’uso gli occhiali potrebbe provocare ulteriori problematiche, specie nelle persone non abituate, che potrebbero essere portate a toccarsi gli occhi più frequentemente. Nessuno dei partecipanti indossava lenti a contatto, aspetto da approfondire (fonte: Journal of American Medical Association, JAMA, Ophthalmology, 2020). H) ONCOLOGIA a) Carcinoma prostatico in fase avanzata: trovato il gene bersaglio Rb1 La terapia ormonale viene spesso usata nel suo trattamento ma, quasi nel 50% dei casi, si sviluppa resistenza in appena 2 anni. Studiosi dell'Università giapponese di Kanazawa, hanno identificato una delezione del gene Sucla2 [mutazione che consiste nella perdita di uno o più nucleotidi], una mutazione del gene Rb1, soppressore del tumore che controlla la crescita cellulare, fattore legato alla resistenza al trattamento e predittore di esito negativo. Nel genoma Sucla2 confina con Rb1 e, un'analisi delle cellule neoplastiche, ha evidenziato che le cellule con una delezione Rb1 mancavano anche di Sucla2. Questa mutazione è stata testata, su circa 2.000 composti analizzati, nei topi con timochinone con la soppressione selettiva della crescita del cancro (fonte: Oncogene, 2020).
Cari lettori, in questo numero vorrei proporre un quiz alimentare, ovvero “VERO e FALSO? I luoghi comuni e le false credenze dell’alimentazione!”, con l’obiettivo di sfatare alcune delle numerose leggende metropolitane che spopolano su questo argomento. Siete pronti? Partiamo con il primo quesito! 1) Lo zucchero di canna integrale è di gran lunga migliore rispetto allo zucchero bianco. Vero o Falso? La risposta è VERO (e FALSO)! La differenza tra l’energia fornita (kcal) dal primo zucchero è del tutto simile a quella data dal secondo. Ricordiamo, infatti, che i valori nutrizionali sono sempre riferiti a 100 grammi di alimento, tuttavia noi non consumeremo mai 100 grammi di zucchero in una sola volta ma, come molti fanno, probabilmente 5 o 10 grammi, che corrispondono ad uno o due cucchiaini da caffè e quindi, con queste piccole quantità, le differenze nutrizionali sono davvero irrisorie. Tuttavia, non è tanto l’aspetto calorico ad essere importante, quanto la valenza che ha scegliere un alimento piuttosto che un altro. Lo zucchero bianco è l’emblema del prodotto raffinato e cioè che subisce una lavorazione che porta ad un impoverimento del suo valore nutrizionale. Educarci a scegliere alimenti poco raffinati è uno sforzo che occorre fare quotidianamente e che può iniziare da una piccola scelta come quella della tipologia di zucchero da prediligere. Infine, si sottolinea che lo zucchero di canna integrale possiede una particolare aromaticità che può aiutare a ridurre la quantità utilizzata per insaporire le nostre preparazioni. Rimane infatti sempre valido l’invito al consumo moderato di tutti gli zuccheri semplici, contenuti in entrambi questi dolcificanti. 2) Verdure e legumi surgelati mantengono molte delle loro proprietà nutrizionali. Vero o Falso? Fortunatamente la risposta è VERO! Infatti, il trattamento di surgelazione sia delle verdure che dei legumi freschi permette la conservazione di gran parte delle sostanze presenti e, proprio per questo motivo, la loro scelta rappresenta un’ottima alternativa specialmente quando si è di fretta e non si ha la possibilità di mondare la verdura fresca o di ammollare e poi cucinare i legumi. Quindi non abbiamo più scuse per non consumare questa categoria di alimenti preziosi per la nostra salute! 3) Se si beve acqua dal rubinetto possono venire i calcoli ai reni. Vero o Falso? FALSO: utilizzare le acque oligominerali in sostituzione dell’acqua del rubinetto per evitare la formazione di calcoli è un luogo comune molto diffuso e non è supportato da evidenze scientifiche. In realtà la formazione di calcoli dipende, in molti casi, da una predisposizione individuale ed è favorita da un'alimentazione ricca di sodio (comunemente chiamato sale) e di proteine di origine animale come carne, affettati, formaggi. Si ricorda inoltre che, soprattutto per le donne in menopausa, l'acqua del rubinetto rappresenta una valida alternativa in quanto particolarmente ricca in calcio (tra l’altro facilmente assorbibile). Essa contribuisce a coprire il fabbisogno giornaliero di questo importante sale minerale, che erroneamente si pensa essere raggiungibile con il solo consumo di formaggi, perché questi alimenti sono ricchi in sale, calorie, colesterolo e perciò non possono essere assunti quotidianamente. 4) Mangiare cibi senza glutine è più salutare. Vero o Falso? FALSO! In assenza di patologie che giustifichino l'eliminazione dalla dieta di cibi contenenti glutine, come in presenza della celiachia o ipersensibilità al glutine, utilizzare prodotti privi di glutine non solo è una scelta ingiustificata, ma anche controproducente. Infatti, la maggior parte dei prodotti privi di glutine presenti in commercio è più calorica del corrispondente alimento che lo contiene, perché vengono spesso addizionati di grassi e/o zuccheri. Inoltre, hanno un più alto indice glicemico, quindi procurano un maggior aumento dello zucchero nel sangue dopo il loro consumo. Contemporaneamente, hanno anche un minor effetto saziante avendo spesso una quantità inferiore di fibre oltre che di sali minerali e vitamine. 5) I mirtilli proteggono dalla cistite. Vero o Falso? VERO! Almeno per alcune forme di infezione. Infatti, in questi frutti di bosco sono presenti particolari composti chiamati antocianosidi che contengono le antocianine, potentissimi antiossidanti. Queste sostanze sono in grado di combattere alcune famiglie di batteri presenti nell’intestino che a volte risalgono lungo le vie urinarie sviluppandosi all’interno della vescica e provocando appunto questa infezione. 6) Digiunare aiuta a dimagrire più in fretta. Vero o Falso? FALSO! Non mangiare nulla o saltare i pasti, non solo fa malissimo alla salute, ma fa aumentare la fame, perciò, al pasto successivo ingeriremo un quantitativo superiore di cibo senza riuscire a controllarci, provocando quindi l'effetto opposto. 7) Il Kamut® è un cereale antico. Vero o Falso? Ahimè anche questa affermazione è FALSA! Infatti, la parola Kamut non è il nome di un cereale ma il marchio commerciale che la società Kamut International ha posto su una varietà di frumento, che viene coltivata in tutto il mondo e venduta solamente dall'azienda detentrice del marchio. Pur essendo frumento a tutti gli effetti, il Kamut costa molto e si vende anche molto grazie ad una delle più riuscite operazioni di marketing che lo decanta come “cibo miracoloso”, attribuendogli erroneamente svariati benefici per la salute. Una curiosità: l'Italia è il primo Paese consumatore al mondo di questo alimento. 8) I pistacchi fanno bene all'apparato cardiovascolare. Vero o Falso? VERO! Infatti, oltre ad essere ricchi dei cosiddetti grassi buoni come i mono e i polinsaturi (circa il 50% della parte edibile), sono anche fonte di fitosteroli, composti chimici di origine vegetale in grado di ridurre i livelli ematici di colesterolo, contribuendo quindi ad abbassare il rischio di sviluppare aterosclerosi. 9) L'obesità infantile passa con lo sviluppo. Vero o Falso? Assolutamente FALSO! Un bambino obeso ha un’altissima probabilità di diventare un adulto obeso: tale rischio aumenta con l’età ed è direttamente proporzionale all’entità dell’eccesso di peso. Infatti, le cattive abitudini alimentari acquisite già in tenera età rischiano di consolidarsi nel tempo. 10) Il sale rosa dell’Himalaya migliora la salute. Vero o Falso? Anche questa risposta è FALSA perché il sale, qualsiasi esso sia, deve essere consumato in piccole quantità (non più di 3-5 grammi al giorno) e, come per lo zucchero integrale, dosi così limitate non possono apportare elevate quantità di nutrienti. Non possiamo quindi affermare che il sale rosa dell’Himalaya sia benefico per la nostra salute anche se, ovviamente, non è pericoloso e può essere preferito al sale comune bianco.
Fermerei la vita sdraiata a riposare in mezzo a questo campo di girasoli. Al caldo sole, i soli lo mirano e girano con lui in simbiosi, non gli voltano mai la faccia e divengono tristi la notte. Attesa l'alba con bramosia, tornano ad incantarsi di fronte al Dio Elios.. Le giovani piante obbedienti come militari se ne stanno sull'attenti, e si lasciano guidare dai caldi raggi alla maturazione... voglio fermare l'immagine di me in questa cornice di luce... Mi sento bene, positiva come mai, gioiosamente canticchiando canzoncine per bambini mi nascondo dal mondo… Fuori da queste distese meravigliose di spensieratezza e allegria vi è un senso di vuoto e di angoscia... Aprendo la porta il buio è calato da tempo e l'uomo smarrito non trova pace, nemmeno un focolare che lo rinfranchi ... Solo il contatto con la terra fa ritrovare la via maestra. Camminare nel bel mezzo dei campi, ascoltare il bisbiglio delle colture che discorrono piano con il vento che le carezza dolcemente, l'uomo, prima confuso, toglie le scarpe e con i piedi nudi sul terreno fresco e fertile, ritrova la sua dimensione. D'altra parte, proveniamo dalla terra, e torneremo ad essa perché ciò vuole la vita. Noi umani, continuamente in cerca di risposte, che non avremo, inseguiamo l'obiettivo che non raggiungeremo, esattamente come un girasole insegue l'amato sole, ma muore attendendolo... Riportata nella realtà, mi sento come un girasole maturo, che non spera d'incontrare più l'amore, ma rimane ora nell'attesa dell'imminente raccolta.
Nel cielo azzurro e sconfinato, il sole brilla e si riflette in tutto il suo splendore, nel mare il suo specchio, riverberi argentati, danno vita ad un vortice di colori, un arcobaleno dipinge un ponte che congiunge cielo e mare, un bimbo gioca sereno lungo la riva, con la spuma delle onde, gli occhi persi in quell'incanto, danno vita alla sua voce che da due delfini è ascoltata, e cullati dalle onde, giocano a nascondersi a quel bimbo. Un lieve mormorio, una dolce melodia, il mare leva la sua voce, e un canto giunge a quel fanciullo, che lento volge lo sguardo, verso sua madre, la guarda e sorride, accenna un saluto, ad occhi che la luce hanno smarrito, e non vede quel tenero gesto, e complice il vento porta al cuore la sua voce, che fioca e gioiosa esclama: "Guardami mamma!". Scivolano serene due gocce di rugiada, due lacrime che solcano quel viso, bagnano l'anima e scendono nel mare, ed il cuore lacerato suggerisce una tenera menzogna a quel bimbo tanto amato, regala serena il sorriso, è infinita la dolcezza, e con l'anima gli dice: "Ti guardo, ti vedo bimbo mio".
Seduti in riva al mare lasciamo andare i pensieri, basta sdraiarsi sulla sabbia e quei pensieri prendono il volo! Il mare calma la mente, il cielo la libera. Il mare, in qualche modo, ha un inizio: “la spiaggia” e a piccole o grandi distanze troverà un’altra “terra”. Il cielo è immenso senza confini. C’è chi si sente a suo agio nell’acqua ma, per respirare deve sempre tornare in superficie. Se ci pensate tutto è rivolto verso l’alto, verso il cielo, per me rappresenta la LIBERTA’, forse è per questo che si desidera VOLARE. Sulla Terra o vicino a Mare c’è la Realtà, nel Cielo ci sono i Sogni.
Vago senza meta tra le tombe, rapito dal magico spettacolo offerto dalla natura con generosità che non ha eguali. Non è la prima volta che mi capita di raggiungere il cimitero in piena notte, spinto dalla necessità di tenermi alla larga dai rompiscatole, che da queste parti impazzano come peggio non si potrebbe. Più di una volta hanno tentato di spedirmi in qualche ospedale psichiatrico, e tutto perché, non comprendendo la mia tendenza alla contemplazione, con la loro invadenza mi hanno costretto a reagire male in diverse occasioni. Improvvisamente, distogliendo casualmente lo sguardo dal magico cielo stellato per abbassarlo ai miei piedi, mi accorgo di una cosa mai notata in precedenza: una lucciola si stacca dal terreno ad ogni passo, per dissolversi nel nulla qualche istante dopo. Colto di sorpresa, comincio a ballare sempre più vorticosamente, aizzato dallo sciame di lucciole che si fa sempre più folto. A salvarmi dal tracollo fisico e mentale provvede una musica celestiale, sorta improvvisamente dal nulla al di sopra della mia testa senza alcun preavviso. Arresto istintivamente la mia danza indiavolata in men che non si dica ed alzo nuovamente il mio sguardo verso il cielo. Scopro una reggia enorme, sospesa per aria ed illuminata a giorno sia all’interno che all’esterno, nella quale è in atto una festa che, a giudicare dagli effetti ambientali, non ha nulla da invidiare a quelle dei più potenti della terra. Due giovani in abiti principeschi, un ragazzo ed una ragazza, sono affacciati ad un balcone con i bicchieri in mano, pronti a brindare. La ragazza ha il torto di concedersi il piacere di indirizzarmi il più radioso dei sorrisi, il che, manco a dirsi, scatena la furia omicida del giovane, il quale, in preda al peggiore raptus di gelosia, non ci pensa due volte a scaraventarla giù dal balcone. Il desiderio di salvarla mi mette le ali ai piedi, permettendomi di saltare le tombe a due-tre alla volta, e non avrei problemi a raggiungere l’obbiettivo, se l’energumeno non avesse la brillante idea di scaricarle addosso l’intero caricatore di una pistola. Due tremende esplosioni in rapidissima successione, la seconda infinitamente più terrificante della prima, mi lasciano appena il tempo di prendere atto della disintegrazione della malcapitata, giunta ormai a pochissima distanza da me. Quando riprendo i sensi, il dottor Giancarlo è chino su di me con un volto totalmente inespressivo. Prima d’ora non avevo mai avuto l’occasione di incontrarlo di persona. Se lo riconosco è per via della foto di cui ha fatto omaggio a tutti i frequentatori della pubblica piazza virtuale di Opinabil. “Non dirmi che ti hanno fatto venire qui perché mi porti in manicomio dalle tue parti, considerato che qui in Italia i manicomi sono stati chiusi da tempo, vero, dottor Giancarlo?” gli domando apprensivamente, non potendo evitare di sentire la folla che, trattenuta a stento all’esterno del cimitero dalle forze dell’ordine, urla a più non posso “manicomio! Manicomio! Manicomio!” “Effettivamente sono qui in qualità di psichiatra, conferma il medico lasciandosi andare alla più gustosa delle risate, ma non per spedirti in manicomio, e non per fare un piacere a te. Mi hanno offerto una bella sommetta per vegliare sulla tua integrità mentale, ed il colmo sai qual è? Che per guadagnarmela non devo far nulla! Con la tua domanda non potevi fornirmi conferma migliore che stai benissimo. Se ciò non ti basta, ti dirò che sul piano economico a te è andata molto meglio di me.” La bisbetica, in preda al desiderio ardente di giocarmi un tiro mancino, è riuscita a contattare un regista cinematografico attraverso l’intermediazione di qualcuno di conoscenza della mia quasi vicina di casa. Inizialmente il regista era intenzionato a stare al gioco, ripromettendosi di contattarmi, per farmi credere illusoriamente che per me si prospettava un futuro da attore. Successivamente ha pensato bene di sfruttare la mia carta per attuare un’idea balenatagli improvvisamente, e così è accaduto ciò che mi sono dovuto sorbire senza alcun preavviso.
L’immigrazione è la nuova forza lavoro, abbiamo sentito dire in questi giorni. Finalmente sta arrivando, ce n’era bisogno. Sono questi i discorsi trionfalistici della maggioranza, dopo l’inizio della distruzione dei decreti Salvini. Porti aperti = più forza lavoro, secondo il nostro governo. Importante è la stabilizzazione di queste cosiddette risorse. A volte mi chiedo la sopportazione degli italiani, fin quando durerà? Perché siamo già oltre il principio della sottomissione, ora anche una gran bella offesa gratuita ci voleva; a tutte quelle oneste persone che il lavoro lo vorrebbero ma non viene loro concesso. Diciamo le cose come sono: qui si recluta manovalanza a basso prezzo. La mia non è una insinuazione di lavoro nero o peggio caporalato. Mi riferisco alle esose paghe che oggi i contratti di lavoro offrono a molti italiani, anche in possesso di titoli di laurea. Poche tutele, bassa la retribuzione, per vivere dignitosamente. Vivere con dignità non è tutto. Si parla delle spese di tutti i giorni, delle tasse, e delle bollette. Ma dov’è la differenza tra noi e loro? Le “risorse” sono ben supportate da quel punto di vista. Questa gente è in Italia ma non vive come gli italiani. Mi riferisco alle condizioni igieniche della loro abitazione, del loro arredamento e via dicendo. Alle loro mogli, se le hanno; che non vanno a lavorare anche se le entrate sono poche. È più facile recarsi dagli assistenti sociali e avere un sussidio che aiuti a pagare le bollette, ad acquistare i libri di scuola per i propri figli, il tutto perché la famiglia è monoreddito. Ma lo è per scelta, non per altro. La classica famiglia italiana ormai vede entrambi i coniugi impegnare le loro giornate in lavori diversi. Gli aiuti sono richiesti in seconda battuta, quando anche il secondo salario risulta insufficiente o peggio, uno dei due viene licenziato. Eppure, è molto più arduo ricevere una compartecipazione ai balzelli quotidiani per chi è italiano da sempre che per i nuovi arrivati. E questo è spiegabile solo perché si nascondono, neanche tanto bene, degli interessi, dietro questa situazione. Tutto questo panorama ci viene mostrato come un grande puzzle molto differenziato. Le persone non sono tutte nella medesima condizione. Dal numero dei figli, al tempo che sono qui in Italia, da quanto lavorano e da un contesto che ti fa pensare comunque sia, che questi sono dei poverini o poveracci. Ma è ovvio che sia così, perché arrivano qua con niente in tasca. L’unicofardello che si portano dietro è il resto della famiglia, tante volte numerosa. E che c’è di male, dirà qualcuno? Le persone in difficoltà vanno aiutate. Ma certamente, però tutte. Come mai si prediligono gli stranieri,i migranti, gli extracomunitari? Gli strumenti di sostegno sociale sono iniquamente distribuiti, primariamente a queste ultime categorie. Poi, molti indigenti, persone che hanno chiuso la loro attività, non perché investivano male ma per colpa della crisi economica; non perché hanno alle spalle una famiglia pesante numericamente parlando). Beh, allora quelli vengono dopo (sperando che ce la facciano a resistere). Le risorse, quelle economiche, sono mal ripartite. Chi si deve sentire in colpa perché il proprio datore di lavoro ha deciso di metterlo in cassa integrazione e magari ha un figlio a carico, e invece il migrante di turno, con voluta condizione di monoreddito, non pienamente autosufficiente per sfamare quattro bambini, viene accolto a braccia aperte dagli uffici preposti all’assistenza. Penso ancora all’educazione, non soltanto quella civica o civile, ma anche quella sessuale. Quanti dei nostri conoscenti rinunciano al secondo figlio proprio per economizzare sul bilancio. E questi arrivano e sfornano una nutrita prole senza pensarci due volte. Ma col tempo chissà, forse anche loro cambieranno. Peccato che saranno passate alcune generazioni. L’integrazione richiederà alcuni sacrifici, proprio umani, da parte degli ospitanti, da parte della gente che si sta impoverendo, noi.
In questo mese di ottobre assistiamo a una lenta risalita del fenomeno dei contagi. La curva epidemiologica pare sotto controllo, un po’ di preoccupazione ma niente panico. L’importante è il piano di lotta contro questa diffusione virale. Tra le varie risoluzioni prese alla bisogna, si faranno multe a chi non indossa la mascherina all’aperto. Tra gli obblighi attuali quello appunto di indossare una mascherina protettiva anche fuori di casa ma non in ambienti chiusi. È il caso dei luna park che stanno girando di città in città; difficile evitare gli assembramenti. Ma, quando ci sono di mezzo gli adolescenti, non è facile disciplinarli. E allora, come per tante norme, si applica una sanzione pecuniaria. È ciò che è successo nella mia città e che penso stia succedendo altrove. Ragazzi e ragazze che si dimenticano di portare una mascherina o se la tolgono temporaneamente perché stanno bevendo qualcosa. Arrivano i controllori di turno e zac, multa. Non so bene come si stabilisca l’importo di questa punizione variabile non so bene in base a cosa. Sta di fatto che, per l’ennesima volta, si cerca solo di fare cassa, non di far rispettare la legge o evitare, come in questo caso, un contagio. Beh, in fondo i giovani se la sono cavata con il minimo previsto 400€ a testa… (altri 2800 euro in cassa). Ma cosa volete che importi a un 17enne se gli facciamo pagare una qualunque cifra, magari due o trecento euro? Tanto sono i genitori a tirar fuori il portafoglio. Come mai non ci avevamo pensato, potrebbero dire i nostri amministratori? Ma certo che ci hanno pensato, eccome. Pioggia di soldi, altro trucchetto per aumentare le casse degli enti locali, altro che sistema di contenimento del contagio. Sarebbe più utile una sorta, tra l’altro già utilizzata, di polizia civile, personale numericamente sufficiente, disposto sul territorio, in particolare in quei luoghi e nei periodi in cui si organizzano eventi dove è inevitabile l’afflusso massiccio di persone. Questi agenti non dovrebbero fare altro che osservare con attenzione i comportamenti dei ragazzi e intervenire ricordando con fermezza di usare il dispositivo di protezione. «Ragazzi, su la mascherina». Capisco la mole di lavoro di questi operatori ma non mi pare che portare a casa un tagliandino con una somma da pagare serva a qualcos’altro che far incazzare i genitori che, tra l’altro, avranno certamente la loro parte di problemi virus inerenti sul proprio posto di lavoro. A mio parere risulterebbe utile un supporto didattico a cura di uno psicologo, affiancato da un virologo o comunque esperto dell’argomento, all’interno delle scuole. Una sensibilizzazione verso il problema tramite la sua conoscenza. Non credo che questo sia nelle competenze dell’attuale ministro dell’istruzione, in ritardo con tutto quello che ruota intorno al panorama scolastico, inclusi ovviamente gli insegnanti in gran parte ancora indisponibili. Certo è che i ragazzi, bambini o adolescenti, minorenni o giù di lì, devono essere approcciati in modo diverso. Non sentono e non capiscono l’importanza, il peso, di una sanzione monetaria, se non la brontolata che riceveranno dai genitori al loro rientro a casa. Non è giusto scaricare il fatto addosso alle famiglie. Se è vero che la prima educazione risiede nel contesto familiare, qui si tratta di un fenomeno piuttosto raro e inusuale. La diffusione di questo virus è incomprensibile a molti esperti, non ci vedo nulla di strano che la gente comune, specialmente i giovani, non sappiano tenere una condotta ferrea da medico chirurgo. La mascherina è e altri accorgimenti come il lavaggio frequente delle mani con soluzioni idonee sono certo cosa non da tutti i giorni, innaturale. Non colpevolizzerei più di tanto la gente comune e i ragazzi che stanno crescendo e si trovano improvvisamente all’interno di una situazione da gestire, sicuramente più grande di loro. Tra l’altro, il tutto si è svolto nel contesto di una manifestazione fieristica, che rientra tra gli eventi che sono stati vietati in corso di attività. Fino agli ultimi giorni di inizio di questa ennesima fiera di San Luca, ma anche durante il suo svolgimento, tanti sono stati gli interrogativi. La maggioranza di simili eventi sul territorio nazionale sono stati realizzati. Molti sono stati i dubbi, anche qui. Ma poi si è deciso di aprire al pubblico. Le decisioni prese a livello politico, anche locale, sono interpretate dal cittadino come espressione di libertà. Visti poi gli affollamenti che si sono verificati, le persone avevano due pensieri possibili: o il virus era meno pericoloso, o la scelta presa era stata un po’ avventata, poco ponderata. Visti gli aumenti dei contagi poi, si è deciso di chiudere, e alcuni stand sono stati rimossi… Chissà, forse sarebbe stato meglio evitare anche questa festa, come per altre.
L'apparenza sui social media è diventata quasi uno stile di vita. Modifichiamo persino il nostro comportamento per far vedere agli altri cosa stiamo facendo. Ma cosa ci spinge a farlo? In che modo incide la nostra autostima? L'apparenza sui social network è diventata una vera ossessione, tanto da poter persino parlare di uno stile di vita. Quante volte abbiamo scattato delle foto solo per pubblicarle su Facebook, Instagram o un altro social? Il cellulare ormai è parte di noi. Sui social raccontiamo agli altri la nostra "favolosa vita", istante dopo istante, giorno dopo giorno, per farci ammirare, ricevere tanti Mi piace e rispondere ai commenti. Ma cosa si cela dietro questa incessante ricerca di attenzione e ammirazione? È il nuovo modo per cercare la fama? Potrebbe essere sinonimo di bassa autostima? Senza dubbio è un fenomeno che richiede un'ampia riflessione, quantomeno per capire se nasconde o meno una carenza affettiva. I social network sono diventati un argomento di dibattito anche a livello scientifico. Social network e autostima I social network sono strumenti molto utili al lavoro e a livello personale.. Da un lato, ci avvicinano ai nostri cari e ci consentono di condividere le nostre esperienze con loro. Pubblichiamo una foto di un momento speciale, scriviamo una riflessione o condividiamo la canzone che ci piace o che genera dibattito. D'altro canto, possono essere impiegati anche a scopo pubblicitario da piccole e grandi aziende, liberi professionisti e progetti emergenti. Il problema si presenta quando si fa dell'apparenza sui social media il centro della propria vita. Non ci limitiamo a fotografare, bensì ci rechiamo espressamente in un luogo per farci un selfie. Ci vestiamo in un determinato modo solo per mostrarlo al mondo. Eseguiamo precise azioni affinché gli altri vedano quello che facciamo. Alcune persone hanno persino perso la vita nel tentativo di scattare il selfie migliore. Cosa ci porta a considerare i social network uno stile di vita? Per rispondere a questa domanda, risulta necessaria una riflessione sul concetto di autostima. L'autostima, secondo Massó (2013), è correlata alla valutazione che facciamo di noi stessi e può essere suddivisa in due componenti: Il concetto di sé, ovvero le caratteristiche della nostra identità, le qualità e i tratti del nostro modo di essere. L'amor proprio, dunque l'apprezzamento e l'affetto che proviamo verso noi stessi, i nostri interessi, le nostre idee, i nostri valori e modi di pensare. Una scarsa autostima influenza il modo in cui ci relazioniamo con gli altri. Lo studio condotto da López-Villaseñor (2014) assicura che le persone con una bassa autostima vivono le relazioni sociali con ansia e paura del rifiuto. Questo è un punto chiave per comprendere l'uso ossessivo dei social network. La bassa autostima e la paura del rifiuto si traducono, in molti casi, nell'urgente bisogno di cercare l'accettazione altrui. "La peggiore solitudine è non sentirsi a proprio agio con se stessi." -Mark Twain- L'apparenza sui social network per riempire un vuoto interiore Questo affanno di apparire diversi è volto a riempire un vuoto interiore. Quando ci sentiamo incompleti e al tempo stesso frustrati, iniziamo a cercare la felicità al di fuori di noi. Nel caso dei social network, lo cercheremo sotto forma di attenzione e riconoscimento, quindi creeremo una falsa felicità basata sulle opinioni altrui. "Puoi cercare nell'intero universo qualcuno che sia degno del tuo amore e affetto, ma quella persona non si trova altrove. Quella persona sei tu." Una fonte di felicità momentanea, perché il desiderio di piacere a tutti in molti casi finisce per privare la persona della sua identità. Quando veniamo criticati o non apprezzati, la nostra autostima ne risentirà ancor di più e la nostra immagine risulterà danneggiata. Un altro fattore da considerare è la volatilità dell'opinione altrui: quello che ci piace oggi, domani potrebbe suscitare il nostro disinteresse. Secondo questo meccanismo, un giorno possiamo avere molti follower, ma il giorno dopo potrebbero essersi dimezzati. Ciò ci causa sofferenza perché abbiamo preso la nostra felicità e l'abbiamo affidata a degli sconosciuti. Invece di farci carico della nostra gioia, l'abbiamo data via. In realtà, la nostra felicità dipende solo ed esclusivamente da noi. Una riflessione per concludere Non è tutto oro quello che luccica. Non tutto ciò che vediamo in rete è un riflesso della realtà, poiché le persone mostrano solo ciò che vogliono mostrare. L'apparenza sui social network è assolutamente relativa. Nessuno pubblica le foto di quando piange o sta male. Vediamo soprattutto viaggi, feste o eventi che hanno una certa rilevanza per ciascuno di noi. "Guarda cosa ho vinto, dove sono andato o quanto mi sono divertito" à Non cadiamo nell'errore di pensare che gli altri vivano 24 ore al giorno "con stile". Frasi come "guarda come si diverte la mia amica", "guarda quanto viaggia il mio amico" si sentono fin troppo spesso. Eppure, se fossimo testimoni della vita quotidiana di queste persone, scopriremmo sicuramente che non è poi così diversa dalla nostra. Scandita da momenti di tristezza e di gioia. Questo ci dice che non dovremmo credere a tutto quello che vediamo. E se mai le altre persone fossero davvero felici, non dobbiamo far altro che rallegrarci per loro. In conclusione, la nostra felicità è nelle nostre mani, quindi, non dipendiamo dall'opinione e dall'ammirazione altrui. Se invece vogliamo prenderli come modelli di riferimento, sicuramente non dobbiamo andare sui social, un mondo dove le emozioni negative non esistono e, quindi, c'è poco o nulla di reale. "La gioia non è nelle cose; è dentro noi". - Richard Wagner.
In questo numero abbiamo l’onore di conoscere un artista non vedente, oserei dire al top, nel suo campo. Felice Tagliaferri ha un’esperienza di oltre 25 anni nel settore e può vantare un curriculum invidiabile davvero di alto livello. Con il suo estro e la sua originalità è riuscito a portare il sogno in realtà tangibile, le sue opere. Ma avviciniamoci un po’ di più a Felice. Mario Lorenzini: Buongiorno Felice e ben trovato nel nostro giornale. È un grandissimo piacere averti qui e poter ascoltare dalla tua voce la testimonianza quale persona non vedente che ha intrapreso un’attività piuttosto originale per la categoria. Sei già un nome noto a molti, cerchiamo allora di farti conoscere anche a coloro i quali non hanno ancora sentito parlare di te. Puoi dirci da quanto tempo eserciti questa attività e cosa ti ha portato a intraprendere questo percorso artistico? Felice Tagliaferri: Buongiorno Mario. Come hai detto tu, sono circa 25 anni che campo con questo lavoro. È stato grazie all’incontro di uno scultore di Bologna, Nicola Zamboni, con me altre quattro persone dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Lui ha scoperto che eravamo in grado di ricreare oggetti della vita quotidiana. Ho trascorso due anni alla sua bottega. Siamo stati anche accomunati dalla stessa passione per uno sport, il judo. Potrei definirlo un “incontro scontro” che mi ha dato la possibilità di dar forma alle mie creazioni. M. L.: Possiamo tranquillamente dire che la tua, è stata una strada che ti ha portato lontano. La tua attività non solo ha resistito alle crisi del lavoro che ci contornano da tempo, ma sei riuscito ad avere successo su vari fronti. Come è stato possibile tutto ciò? F. T.: Credo che nella vita siano determinanti gli incontri. Io ho avuto la fortuna di avere un bravo maestro e altri di contorno, ma anche l’occasione di conoscere personaggi del mondo giornalistico del calibro di Candido Cannavò, che ha scritto un libro E li chiamano disabili, a esaltazione delle capacità inimmaginabili, impensabili per molti, o il regista Silvio Soldini, promotore di film che, per l’appunto, parlavano di persone non vedenti, col quale abbiamo fatto il film Con altri occhi – Un albero indiano. M. L.: Da che cosa trai l'ispirazione per le tue opere? Nascono in base al tuo umore, all'estro del momento o ti vengono commissionate? F.T.: Non lavoro mai su commissione. Tiro fuori le cose dal mio io, da un giorno all'altro. Realizzo opere in una chiave diversa dall’originale, con attenzione al dettaglio o al contemporaneo tema delle pari opportunità. Per esempio, il 28 ottobre scorso, a Firenze, c’è stata la mostra di una mia opera, la sacra famiglia con San Giuseppe, la madonna e Gesù bambino, bambino da me voluto con sindrome di Down. Anche l’opera “Nuovo sguardo”, ispirata dalla pietà di Michelangelo, vede Gesù che abbraccia la Madonna e non lei che tiene in braccio il figlio. Oggi viviamo in un mondo di violenza sulle donne; il mio pensiero va al problema delle pari opportunità e del rispetto del sesso femminile. M.L.: Molti lettori saranno curiosi. Quali strumenti utilizzi per realizzare le tue opere? Ti servi di qualche ausilio in particolare? Specifico per chi non vede? F.T.: Io utilizzo gli stessi strumenti di tutti gli scultori, né più né meno. Quello che è diverso è il contatto e l’attenzione nella realizzazione. La scultura prende vita nella mia testa e solo dopo, per vari step, nella materia solida. Il risultato è comunque un’opera che “crescendo” di giorno in giorno, acquisisce forma e dettaglio. Alla fine, il senso che mi ero proposto nella mia mente è perfettamente riscontrabile al tatto e visibile. M.L.: Dicci di più sulle tue realizzazioni. Che materiali usi? E se volessimo vederle o, ovviamente, toccarle, dove è possibile trovarle? F.T.: Il classico marmo è sicuramente molto utilizzato, di grande pregio; ma ci sono anche argilla e bronzo, che adopero non solo per creare ma anche per insegnare. Se volete ammirare le mie sculture, esse girano di manifestazione in musei, ecc. Il museo statale tattile Omero di Ancona è indubbiamente un ottimo punto di partenza. Ma anche, il museo Ca’ la Ghironda di Bologna e, fino al 31 dicembre 2021 la Chiesa di San Giovanni evangelista che ospiterà Il Cristo riVelato e il museo APE di Parma con l’opera Nuovo sguardo (La pietà al contrario). L’elenco è molto più ampio, questo è solo una parte. Contattatemi per sapere più informazioni. M.L.: Una persona poliedrica come te sicuramente avrà hobbies e passioni d’ogni genere. È così? Raccontaci cosa fa Felice al di fuori del suo laboratorio. F.T.: Pratico judo e, in passato, per dieci anni, anche baseball. Lo sport è per me un divertimento, anche se poi aiuta la socializzazione e fa bene a corpo e mente. Conosco associazioni come quella di vela di Ravenna, Marinando, creata anch’essa da un disabile, Sante Ghirardi. Non la nomino a caso, poiché è stato in barca, da Marina di Ravenna ad Ancona, che abbiamo trasportato cinque sculture al famoso museo tattile Omero, con lo scopo di sostare nei vari porti per sensibilizzare sull’arte e il mare accessibile. Il mare abbatte tutte le barriere: non ha limiti o confini. M. L.: esiste una tua opera che ti è riuscita meglio, che ti ha coinvolto di più, fisicamente o emotivamente F. T.: Il mio cavallo di battaglia il Cristo rivelato, un’interpretazione del Cristo velato, l'ho fatto oltre dieci anni fa, in occasione di una mia visita al museo di Napoli dove non potei toccare la scultura. Intesi perciò dare la mia “visione” dell’oggetto e diedi così un doppio significato: rivelato perché velato due volte, ma anche perché rivelato ai non vedenti, ossia reso accessibile al loro tatto. Come ha detto Simona Atzori «Un no detto alla persona giusta diventa un sì per tutti». Contrariamente a quanto si vede scritto su diverse opere del genere, sulla mia la raccomandazione “vietato non toccare”. M. L.: Tempi duri, tempi di Corona virus. Che cosa è cambiato per te in questo periodo? F. T.: Prima del Covid-19 il mio lavoro si ripartiva in un 60% di didattica in scuole e musei e un 40% di lavoro in laboratorio con vendita delle mie creazioni. Chiaramente questa realtà è stata alterata, non potendo fare lezioni in presenza. I miei allievi devono poter toccare con mano, quindi non esiste certo lo smart working, nel mio caso. Ho dovuto rinunciare a questa fetta di attività. Ma ho approfittato del tempo maggiore a mia disposizione, in laboratorio, per creare tre nuove sculture micidiali che sto affittando a musei e associazioni. Bisogna sempre cercare di rinnovarsi e questa è stata una occasione, purtroppo forzata, ma che mi ha dato la possibilità d farlo. M. L.: Un consiglio, un suggerimento a chiunque volesse intraprendere un percorso artistico come il tuo. F. T.: Consiglio a tutti un percorso formativo per migliorare la manualità, iniziando dai classici di base come l’intreccio della paglia, cestini. In ogni caso dico a tutti di contattarmi senza problemi. C'è una cosa molto bella: a Verona, da dicembre: in un centro di formazione professionale, partirà un corso manuale di alta preparazione all’arte sensoriale dove, uno degli insegnanti è un pittore sordo, un altro un musicista e scultore non vedente (Luca Casella). La cosa particolare è proprio la presenza di insegnanti non vedenti o sorde in questo corso. M. L.: Allora, Felice; se qualcuno desiderasse contattarti, venire al tuo laboratorio, partecipare ai tuoi corsi, come rintracciarti? F. T.: se digitate il mio nome su Google mi trovate facilmente. Il mio sito di riferimento è il seguente: https://www.felicetagliaferri.it, ma sono presente anche su facebook e instagram. Ci sono corsi di alto livello, molto interessanti, anche con l’integrazione di bambini e loro genitori. M. L.: Bene Felice. Siamo in chiusura e, anche se non ne hai bisogno, ti auguro a nome mio e di tutta la redazione di Giovani del 2000, di proseguire come finora, con la stessa professionalità e creatività. Un saluto e buon lavoro! F. T.: Grazie a voi dello spazio sulla vostra rivista. Ciao a tutti.
Un marito morendo arrivò in cielo. Quando raggiunse i cancelli del Paradiso, San Pietro lo informò: "Per ogni volta che lei ha tradito sua moglie, riceverà cinque punture". Così il marito ricevette la sua prima punizione (cinque punture) e poi chiese: "Posso aspettare un po' prima di entrare? Sa, mia moglie è morta circa un anno fa, e preferirei che lei non vedesse i miei segni, vorrei farmi vedere da lei solo quando saranno spariti". San Pietro sorride: "Non si preoccupi per sua moglie. È ancora sotto la macchina da cucire!". Un tizio va dallo psichiatra e gli dice: "Mia moglie soffre di manie di persecuzione". "E come si manifesta questa malattia?" domanda il dottore. "Ha sempre paura che le venga rubato qualcosa. Pensi che ieri ho trovato un uomo nell'armadio in camera da letto; l'aveva messo lì lei per fare la guardia ai suoi vestiti!". Tre cacciatori, seduti a tavola, si vantano delle loro prodezze venatorie d'Africa. "Una volta sono stato caricato da un rinoceronte. L'ho lasciato avvicinare fino a tre metri e poi, pam, l'ho fatto secco", dice il primo. "Io, invece, mi sono trovato a tu per tu con un elefante", racconta il secondo. "L'ho fatto avvicinare fino a due metri e poi, pam, l'ho freddato". "Invece, io, mi sono imbattuto in un bufalo imbestialito che mi ha caricato a testa bassa. Sono rimasto calmo e, quand'è arrivato a un metro, pam, l'ho liquidato", narra il terzo. Un ometto seduto a un tavolo vicino, dopo averli ascoltati, si intromette: "Io, invece, senza alcun fucile mi sono avvicinato a cinquanta centimetri da un leone e gli ho sputato in un occhio". "Incredibile! Esclamano i tre cacciatori - E poi com'è finita?". E l'ometto: "Sono arrivati i guardiani dello zoo e mi hanno multato". Marito e moglie, mentre lei legge un giornale, lui osserva un incontro di boxe alla TV. Primo round, un pugile colpito violentemente crolla a terra, in un attimo tutto è finito. Il marito deluso dice alla moglie. "Che peccato mi aspettavo un grande incontro e invece è durato solo pochi minuti!". E la moglie risponde: "Ora sai cosa provo quando facciamo l'amore". "Come è successo?" chiede il dottore al contadino di mezza età che gli si è presentato con una gamba rotta. "Dottore, 25 anni fa...". "Non occorre partire da così lontano, mi dica semplicemente come si è rotto la gamba stamani". "Come stavo dicendo... 25 anni fa, quando avevo appena iniziato a lavorare alla fattoria, la prima notte, appena sono andato a letto, la figlia del fattore (ragazza stupenda, mi creda...) è entrata nella mia stanza e mi ha chiesto se volessi qualcosa. Io le risposi che no, andava tutto bene. "Sei sicuro?" - mi chiese di nuovo. "Sono sicuro" - le dissi. "Non c'è proprio niente che io possa fare per te?" - continuò a chiedermi. "Credo proprio di no..."conclusi. "Mi scusi," - chiede il dottore al contadino - "ma cosa ha a che fare questa storia con la sua gamba?". "Beh, stamattina, quando mi sono finalmente reso conto di che cosa volesse dire quella ragazza, sono caduto dal tetto...". Perché i carabinieri hanno i baffi? Perché sulla lametta c'è scritto "da barba". Un uomo viene portato in tribunale per essere stato sorpreso a rubare in un negozio di abbigliamento. Il giudice gli chiede: "Allora, lei ammette di essere entrato nello stesso negozio di vestiti per quattro notti successive?". "Si, vostro onore" risponde l'uomo. "E perché lo ha fatto?" chiede il giudice. "La ragione è che mia moglie voleva un vestito" piange il pover'uomo. Il giudice esamina i documenti per un pò e poi chiede: "Ma qui si dice che lei è entrato nel negozio per quattro notti di seguito!". "Sì signore. Me lo ha fatto cambiare tre volte". Una ragazza si confessa con voce tremolante: "Padre... ho fatto... ehm... l'amore... ehm... con un prete". Il Confessore: "Ma figliola... peccare con un uomo di Dio è grave, è molto grave... Era di questa parrocchia?". La ragazza dice: "No, padre, no... di un'altra". Il Confessore irritatissimo: "MA FIGLIOLA È QUESTA LA TUA PARROCCHIA". MARITO (tornando a casa dall'ufficio): "Sai cara, penso proprio che non potrai venire con quella vecchia pelliccia alla prima della Scala!". MOGLIE (contentissima): "Oh caro... non dirmi che mi hai fatto una sorpresa!". MARITO: "Sì... ho comprato un biglietto solo!". Il dottore chiama tre pazzi e gli chiede quanto fa 3 moltiplicato 3. Il primo risponde "163"; il secondo risponde: "Martedì"; il terzo risponde invece "9". "Bravo" dice il dottore, "stai davvero migliorando ma come hai fatto?". "Facile" risponde "è bastato fare la sottrazione tra i primi due risultati". Cartello in un hotel: "Poiché le nostre posate non contengono vitamine si prega di non prenderle dopo i pasti". Un signore sta percorrendo una strada residenziale, quando vede in un giardino un bambino che gioca a scacchi con un cane. Poiché è un fatto alquanto insolito, il signore si ferma a guardare i due che giocano. Dopo 5 minuti, il cane fa scacco-matto. Così il signore dice: "Hai davvero un cane intelligente!". Il bambino gli risponde: "Non tanto... questa è la prima volta che vince". Il direttore di un grande magazzino interviene nella discussione tra una commessa e un cliente: "Signorina, il cliente ha sempre ragione! Che cosa stava dicendo il signore?". "Che siamo dei ladri".\\
Questo volume, riccamente illustrato, è una favola di buoni sentimenti scritto da una dodicenne, disponibile anche in versione polacca col titolo Fantastyczne przygody Anastazji. Anastasia è una bambina cui il re fa uccidere il padre, falegname, perchè non gli ha realizzato un trono di suo gradimento. Crescendo con la volontà di vendicarsi diventa una prode guerriera e va incontro a diverse avventure assieme al cane Tix ed aiutata talvolta da Angelia, la sua Fata protettrice, rifiutando sempre qualsiasi ricompensa perchè compie sempre buone azioni disinteressate senza pretendere nulla in cambio. Perdona anche l’assassino materiale di suo padre. E’innamorata del principe Alexander che, nonostante le trame della strega Savery, sposerà alla fine della.storia. Riesce difficile pensare che l’autrice del libro sia una scolara di 12 anni, per cui leggendo il libro si susseguono varie sensazioni: prima di curiosità poi di stupore e piacere. La trama ricorda il romanzo ellenistico, basato sul tema dell’avventura e dell’amore a lieto fine. L’ingenuità della fanciulla è evidente nella struttura narrativa più che descrittiva, nella semplicità del dettato e nella ricchezza della fantasia che da forma ad una serie di storie non facili da organizzare in modo coeso e coerente. Un pregio del libro consiste proprio nella capacità di saper dominare razionalmente le varie avventure. Tutte le figure sono colorate a mano. INDICE L’inizio delle avventure di Anastasia. Anastasia diventa una guerriera. La morte del Re di Osatapur. Anastasia contro il Re Protulund.Anastasia in cerca dell’assassino del padre. Anastasia nel mondo dei draghi. Anastasia ed il gobbo spiritoso. Anastasia nell’isola dei draghi. L’addio ad Alexander. L’incontro con Angelia. Anastasia e il cavallo meccanico. Anastasia e l’orco mangiatore di bambini. Anastasia e la città morta. Anastasia e la strega Savery. Il matrimonio di Anastasia. S. Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II il Grande, il Papa della misericordia che ha cambiato la Storia Autore: Stefano Pellicanò Anno: 2014 Pagine: 76 Formato: 17 x 24 Prezzo: € 12,90 ISBN: 978-88-97215-14-1 Genere: Religione L’Autore considera le varie fasi della vita di papa Wojtyla: dalla nascita (1920) al Pontificato (1978-2005); la successione ed il cammino verso la Canonificazione (2014) ed inoltre, tra l’altro, i rapporti con Padre Pio da Pietrelcina e con le altre Religioni, i suoi viaggi internazionali e le loro motivazioni. In Appendice sono trattati, tra l’altro, le critiche al suo operato; le foto del suo ultimo viaggio internazionale (Lourdes,14-15 agosto 2004) e le preghiere per implorare la sua intercessione. Le Donne nella Medicina e nella Società (dalla Preistoria agli inizi del XXI secolo) Autore: Stefano Pellicanò Anno: 2011 Pagine: 76 Formato: 17 x 24 Prezzo: € 18,50 ISBN: 978-88-97215-08-0 Genere: Medicina javascript:void(0);javascript:void(0);I miti mettono gli inizi dell’agricoltura, delle leggi, della matematica e della Medicina nelle mani di donne ma i testi di storia raccontano poco o nulla della loro Medicina la cui emarginazione risale all’antichità. Tradizionalmente l’arte medica era loro permessa solo a livello infermieristico e di sussistenza, da sempre preferite come levatrici fin quasi ai giorni nostri e quando si svilupparono le strutture pubbliche beffardamente fu concesso loro di iscriversi alle Università senza poter laurearsi mentre istituzioni prestigiose si sono opposte alla loro ammissione fino a pochi anni fa. Le società guerriere furono la causa principale dello stravolgimento del destino delle donne con l’affermazione delle società patriarcali. I medici, definiti dalle levatrici macellai “dettero l’avallo scientifico allo sterminio delle donne da parte dell’Inquisizione” forse anche in ossequio a S. Agostino che le definiva “immondizia” o ad Aristotele (“prodotto imperfetto”). Filosofia, religione e scienza dunque si coalizzarono ad un certo punto della Storia per debellare la dimensione femminile e quale esempio e simbolo della repressione violenta nei confronti delle donne scienziate è considerata Ipazia di Alessandria, la donna più sapiente dell’antichità. Sono state accettate come medico solo da metà 1800 (XIX sec.) quando i modelli sociali quali il Vittorianesimo, la cultura quacchera e le lotte contro la segregazione delle minoranze consentirono di non essere escluse dalla trasformazione ed istituzionalizzazione della Medicina come invece era accaduto dalla fine del Medioevo. INDICE Sono considerati, per secolo, oltre alle donne medico: la condizione femminile, alcune donne celebri; bellezza e cosmesi; il matrimonio in epoca cinese, Greca, Romana, Medioevo dal XV-XVI secolo agli inizi XXI secolo mentre le Appendici considerano: le donne premio Nobel: le donne, Cristianesimo, Islam ed Inquisizione ed infine l’evoluzione dell’assistenza infermieristica.
Da diversi anni, il Messaggero di sant’Antonio, propone alcune iniziative dedicate alle persone non vedenti e ipovedenti. In particolare: è possibile ricevere la rivista mensile del Messaggero di sant'Antonio in formato word via e-mail o su cd-rom formato MP3 via posta. Il costo annuale dell’abbonamento è di euro 10,00. Sia per il rinnovo personale che per la sottoscrizione di un abbonamento per una persona amica, verrà inviata, , quale segno della nostra gratitudine, la croce del buon pastore. è la copia identica, in scala, della croce che il papa porta sul suo petto. Per lui e per noi un quotidiano invito a lasciarci portare sulle spalle da Gesù il Buon Pastore. La croce, color argento, rappresenta, in rilievo, il “Buon pastore che conduce il gregge all’ovile e porta la pecora smarrita sulle spalle. È stata disegnata e realizzata dallo scultore genovese Antonio Vedele. La croce è accompagnata da un cordoncino in cotone e dal certificato di garanzia. 2- E' possibile corrispondere con i frati e richiedere preghiere anche in braille e ricevere la risposta sia in braille sia in nero a caratteri ingranditi. 3-E' disponibile il tradizionale calendario Antoniano 2021 sia in braille che in nero-braille a caratteri ingranditi che viene spedito gratuitamente a chi lo richiede e chi lo desidera, potrà fare un’offerta a favore delle opere antoniane. Il Calendario 2021, dal titolo In cammino con Antonio, si presenta con una bella copertina, che raffigura, in rilievo, il giglio di sant’Antonio che è di colore bianco. Nel giglio, come citato nei Sermoni di sant’Antonio, ci sono tre proprietà: il medicamento, il candore e il profumo, quindi simbolo di bontà e purezza. Questa immagine è stata scelta appositamente per voi. La lettera di Padre Giancarlo Zamengo, direttore del Messaggero di sant’Antonio, ci introdurrà in questo viaggio del cammino del nostro amato Santo. Il calendario ripercorre le tappe fondamentali del cammino di Antonio da Coimbra all'Italia e più precisamente Coimbra, Lisbona Marocco, Sicilia, poi il cammino per risalire l'Italia cioè Calabria, Basilicata, Campania, Umbria, Toscana, Emilia-Romagna. Infine troviamo anche le tappe estere principali Brive e Arles. L’ultima immagine lascerà il nostro Santo a Padova e da lì, al mondo intero per il 2022. Le immagini del calendario riportano una breve descrizione. Come di consueto, sono descritte anche le più importanti iniziative sostenute dalla Caritas sant’Antonio. Con il calendario viene spedito in omaggio, l’elegante braccialetto in corda intrecciata,, con croce Tau di color marrone in legno di ulivo. Il TAU è una lettera che fa parte dell’alfabeto ebraico e viene usato fin dall’Antico Testamento per via del suo forte valore simbolico. Il suo segno indica la salvezza e l’amore di Dio per gli uomini. Il bracciale Tau è stato realizzato da artigiani italiani in esclusiva per Il messaggero di sant’Antonio e abbiamo pensato di farne dono a chi richiede il calendario, affinchè l’amore di Dio e di sant’Antonio, lo accompagni in ogni momento della vita. Vengono organizzate visite guidate gratuite nella Basilica di sant'Antonio, ai Musei e alle Mostre Antoniane, talvolta con percorsi sensoriali. E’ anche disponibile un plastico tattile della Basilica di sant’Antonio collocato all’ingresso del chiostro della Magnolia. Inoltre il percorso multimediale immersivo “Antonius” agevola i non vedenti nelle parti non narrate, con l’ausilio di un’audiodescrizione attraverso un’auricolare. Sono disponibili alcuni audiolibri e alcune opere in braille e braille-nero a caratteri ingranditi delle Edizioni Messaggero Padova. Inoltre, nel sito internet www.santantonio.org al link iniziative per non vedenti sono disponibili tutte le informazioni e le novità dedicate a voi! Chi desidera può richiedere una copia omaggio del Messaggero di sant'Antonio versione per non vedenti su cd-rom MP3 o formato word via e-mail. Per richiedere la copia omaggio o il calendario e ricevere informazioni telefonare al numero 049-8225777 o inviare una e-mail all'indirizzo oltrei5sensi@santantonio.org. Il calendario e la rivista vengono interamente realizzati all’interno dell’azienda con i semplici strumenti a disposizione. Nel nostro piccolo cerchiamo di rendere accessibile la cultura anche a chi non vede. Un semplice ma significativo segno della sensibilità verso il prossimo fortemente voluto dai frati del Messaggero di sant’Antonio.
I disabili visivi, con una password personale,possono scegliere dal catalogo oltre 1.000 opere cinematografiche audiodescritte,quando e dove vogliono, utilizzando: • Il sito www.cineaudioteca.it; • Le app Cineaudioteca per iOS o Android; • Il riproduttore audio Cineplay; • L’assistente vocale Alexa Cineaudioteca non vedenti; • I dispositivi Audiologic. Con una di queste modalità d’ascolto, da 18 anni i bambini, ragazzi, adulti e anziani privi della vista si emozionano con le opere cinematografiche, grazie alle audiodescrizioni realizzate dalla Cineteca audio per i Ciechi italiani. è un’attività senza fini di lucro dellaSenza Barriere ONLUS – Cooperativa SocialeLoc. Prai de Ponte, 1 – 38050 Scurelle (TN)Email: info@cineaudioteca.it – Tel.: 0461 78 01 65 Responsabile comunicazione: 338 64 38 110
Nel tempo la Società evolve in modo dinamico e, contemporaneamente, cambiano i rapporti anche dell’Arte e le sue collocazioni. Così nei secoli scorsi, come ci si recava nei cimiteri per concludere gli affari non era concepibile che una mostra d’Arte fosse collocata al di fuori di una canonica galleria o Museo, del tutto assurda e inconcepibile sarebbe apparsa l’idea di collocarla in un austero Ospedale, luogo di dolore e sofferenza o di colorare le pareti dei reparti pediatrici con colori vivaci. In contrasto molti filosofi, tra ‘800 e ‘900, hanno fatto riferimento all’Arte come luogo della conoscenza, espressione delle forze vitali dell’uomo, la cui funzione liberatrice e catartica si muove contestualmente alla sua carica creativa ed estetica dove il culto della bellezza va ad identificarsi con la libera esplicazione della volontà di vivere. Numerosi studi di psicologia e sociologia hanno da tempo identificato una chiara connessione tra Arte, cultura e salute mentale. La comunità scientifica internazionale è oggi concorde nel considerare il ruolo “terapeutico” dell’Arte, tanto da essere utilizzata in molte realtà ospedaliere, soprattutto nel Nord Europa, a supporto, ovviamente, del percorso di cura tradizionale. A ciò si aggiungano le capacità distensive e la potenzialità di fornire nuovi motivazioni sociali all’esercizio dell’esistenza, che le sono proprie. Il G.O.M. di Reggio di Calabria ha recentemente collaudato nuovi reparti presso il Presidio Ospedaliero “Morelli” destinati alla cura dei pazienti affetti da patologie emato-oncologiche, caratterizzati da corridoi e spazi comuni ampi e luminosi. Considerata la naturale predisposizione dei luoghi e l’alta affluenza di pazienti, familiari ed accompagnatori (nel 2019 gli accessi da Pronto Soccorso sono stati 72.634, più di qualsiasi galleria d’arte !), è stato pertanto avviato il progetto culturale espositivo “Arte in Ospedale”, una politica di donazioni di artisti contemporanei che, nel tempo, andranno a vestire le pareti dei corridoi e degli ambienti comuni, inizialmente, del Presidio Ospedaliero “Morelli” e poi del Presidio Ospedaliero “Riuniti” con l’obiettivo di migliorare l’immagine estetica degli spazi, valorizzare la cultura in Ospedale, umanizzare gli ambienti ospedalieri e di migliorare la qualità della vita dei degenti e dei loro visitatori con la trasformazione del G.O.M. da “tempio del dolore” in “tempio del colore”. Con questo background il 20/X/2020 è stata inaugurata la mostra Spazio Arte EPOCAL (Esposizione Permanente Ospedali Calabresi), donazioni di artisti, accettate privilegiando la potenza comunicativa e la qualità del loro messaggio, con l’ambizione di raccogliere lo spirito innovativo del linguaggio artistico nazionale contemporaneo “Arte terapeutica”. Esse rappresenteranno un lavoro in itinere che ha l’ambizione di raccogliere, in una collezione aperta e fruibile, permanente del G.O.M. di Reggio di Calabria, lo spirito del linguaggio pittorico contemporaneo secondo le sue forme più innovative, i temi portanti e rappresentativi delle istanze artistiche e culturali del nostro Paese. ***** Fra le pregevoli 63 opere esposte, di artisti nazionali ed internazionali, grandissimo interesse hanno suscitato le opere degli artisti reggini Rossana Corsaro (“Poesia in movimento. Vivi, Spera, Sogna”, acrilico su tela, 100x70, anno 2020, fig. in alto) e Stefa no Pellicanò. Numerosi riconoscimenti artistico-letterari sono stati riconosciuti all’Artista durante il suo percorso artistico (vedi L’arte di Rossana Corsaro). ***** Il poster di Stefano Pellicanò è intitolato “Genocidio. La conquista del Regno delle Due Sicilie (La vera storia dell’Unificazione) ed è basato sul suo Saggio ”Genocidio. La conquista del Regno delle Due Sicilie: la grande mistificazione, il dolore della memoria, il ricordo dopo l’oblio (Dossier per il Tribunale Internazionale dell’Aja)” , ISBN: 978-88-97215-11-0 (pubblicato per i tipi della Calzone Editore, calzone.editore@libero.it), inviato al Tribunale dell’Aja, I Premio Concorso Letterario Area dello Stretto. É basato su documenti originali, dalla quale si evince una realtà sconvolgente, con un Sud ricco, con primati a livello mondiale, terra di immigrazione. Dall'aggressione senza dichiarazione di guerra del “Bel Paese” alle successive drammatiche conseguenze socio-economiche, la Resistenza meridionale, la deliberata distruzione della sua economia (la Calabria era Regione più ricca della penisola, la Campania la più industrializzata d’U.E.), i tentativi di deportazione dei prigionieri all'estero (Dossier 1862-1873), la creazione dei lager, Fenestrelle (TO) il più famigerato, dove su un muro l'iscrizione “Ognuno vale non in quanto è ma in quanto produce” precorre “Il lavoro rende liberi”, dove giovani di 22-32 anni sono stati fatti morire di freddo e di stenti e sepolti in botole di calce viva, per non lasciare tracce; l'elaborazione della teoria dell'inferiorità razziale dei meridionali di C. Lombroso e la nascita del conseguente razzismo; le infamie di Garibaldi (violentatore e trafficante di schiavi; non stimato da Cavour e smitizzato in un articolo) e di N. Bixio, ad es. a Bronte; i crimini di guerra di alcuni ufficiali piemontesi liberatori , “coperti” dalla L. 1409/63 (Legge Pica), come le fucilazioni immotivate, i fatti di Cotronei e Belvedere Spinello; i numerosi massacri, solo a Casalduni e Pontelandolfo 400 inermi uccisi, le donne violentate anche in chiesa, mani mozzate a chi resisteva, la diciottenne C. Biondi violentata da 12 bersaglieri, sotto gli occhi del padre, prima di essere uccisi entrambi, ricordati dalla storiografia ufficiale come eroi col riconoscimento di 4 medaglie d’oro, 2.375 d’argento e 5.012 menzioni onorevoli e intitolazioni di vie e piazze; finora senza un processo di Norimberga. Ricordiamo che A. Gramsci scrisse: “La verità è sempre rivoluzionaria” e “i liberali di Cavour hanno concepito l’Unificazione come allargamento dello Stato piemontese e del patrimonio della dinastia, non come movimento nazionale dal basso, ma come conquista regia. Lo stato italiano è stata una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infangare col marchio di briganti”: è forse giunto il momento della traslazione del paradigma e di riscrivere i libri di Storia ! Fra le altre sue opere citiamo: “Il sogno di Ossian” (olio su tela, 45 x 55, 1984) Con quest’opera, ricca di simboli che si agganciano al mistero dell’esistenza, l’Artista ha inteso esprimere il sentimento del mondo come unica realtà vivente, fatta di spirito e materia, tempo e spazio, vita e morte. L’uomo, volgendo lo sguardo verso il cielo, si accorse delle stelle, avvertì la presenza di entità impalpabili e cominciò a credere che la vita andasse oltre la morte. Osservò la misteriosa gerarchia delle cose e credette nel meraviglioso viaggio verso fasi più sublimi, attraverso una porta che si chiama Anima ! Gli antichi Greci pensavano che le anime, dopo la morte del corpo, venissero traghettate sull’altra sponda del fiume Stige, verso il Regno degli Inferi; Indù e Buddisti credono nella reincarnazione; i Musulmani credono che essa sopravvive fino al giudizio finale; per la maggior parte dei Protestanti l’anima continua a vivere dopo la morte, tra la beatitudine celeste e le fiamme dell’inferno. Il Cattolicesimo aggiunge il Limbo e il Purgatorio (dal Medioevo). Quasi tutte le religioni del mondo sono però d’accordo su un aspetto fondamentale: la sua immortalità ! (Testo critico all'artista Stefano Pellicanò a cura di Caserta Angela) “Tempo libero” (olio su tela, 55 x 45, anno 1984) In quest’opera, nella quale si apprezzano i quieti ritmi domestici della luce, i colori ocra e i riflessi rossastri, il significato più profondo risiede nell’atto di cercarsi. É un’arte fatta di allusioni, di segreti confidati a mezza voce, di elusioni e di scarti che non si consegna e non si confida ma invece si compiace dei propri misteri, tanto più fitti quanto più semplice ne appare la superficie. In un’epoca nella quale i rumori sono entrati prepotentemente a far parte del lessico pittorico, pensiamo all’Urlo di Munch, a Bacon, Timbrica Jazz di Mondrian o di Matisse, allo strepitio delle macchine, sublimato dal Suprematismo Russo, ma anche ai cluster di Pollock o a certi assoli di oboe e di clarinetto nei giochi di Mirò, in quest’opera si spande un misteriosissimo inquietante silenzio. Anche se la vita è apparentemente più prepotente e più esplicita, sembra che improvvisamente un sortilegio abbia sottratto i rumori, gli echi, il suono della concretezza, il silenzio è immateriale, a-temporale, è quasi una musica amniotica, una protezione offerta a figure che non possono cambiare, non possono conoscere il tempo, perché il tempo è evoluzione, è maturità e morte. Tutto questo è negato preferendo la completezza estetica di un momento irripetibile, fissato per sempre. Questi nudi non sono portatori di messaggi sessuali perché l’indolenza, la pigra e geometrica armonia del loro mondo, l’abbandono pieno dell’istante, che la tela perpetua, allontanando ogni tensione costruttiva, ogni slancio del sentimento, rispetto alle figurette rosee di Boucher o di Fragonard è totalmente diverso, da un lato l’attenzione con la quale ogni “gioia dei sensi” è scartata, dall’altro la consapevolezza che avvolge queste donne di una luce tarda, crepuscolare, antitetica alla freschezza dei corpi, come un’ombra già le chiamasse per sempre. La piega di un ginocchio, la torsione di una gamba, le ciocche di capelli che accarezzano una spalla, compongono un rito meticolosissimo, regolato con una grazia e una spietatezza assoluta. L’essenza cerimoniale e rituale è quanto la contrappone alla vita, svelandone l’aspetto più morboso e funereo. Mai l’immobilità e la cristallizzazione si sono coniugate così compiutamente con “le joli”, con la frivolezza di ciò che è bello: mai è stato detto un “NO” così gentile ma così irremovibile alla pienezza e allo sviluppo dell’esistenza (Testo critico all'artista Stefano Pellicanò a cura di Caserta Angela). ***** Un obiettivo della mostra permanente, pienamente riuscito, era di migliorare l’immagine estetica degli spazi, valorizzare la cultura in Ospedale, umanizzare gli ambienti ospedalieri e di migliorare la qualità della vita dei degenti e dei loro visitatori. Le opere dei due artisti da subito hanno suscitato un notevole interessi tra i pazienti e i visitatori del P.O. “Morelli” che, come previsto, si fermano volentieri ad ammirare le opere esposte, dimenticando per qualche momento, i motivi della loro presenza in Ospedale, diventato da “luogo del dolore” adesso anche “luogo del colore”!
È appena arrivato in libreria “K550 e altri racconti”, opera prima del poliziano Antonio Garosi, giallista, appassionato di scrittura, già premiato in alcuni concorsi nazionali di letteratura. Il libro mette insieme, con una narrazione incalzante ed uno stile personale ed accattivante, le tessere di un complesso mosaico, tra segreti da svelare e tracce da seguire a ogni costo. I sette racconti raccolti nel volume spaziano temporalmente tra l’antica Roma, gli anni trenta del novecento e l’età moderna. Ma la sensibilità dell’autore punta, attraverso l’intreccio, a rivelare le fragilità dell’uomo, le difficoltà dell’anima. Eppure, i personaggi creati dalla fantasia di Garosi sono tutti diversi, da racconto a racconto, e spesso sono capaci di sorprendere il lettore e ribaltarne il punto di vista. Il buon risultato dei gialli ce lo spiega proprio l’autore: “Il successo di questo genere letterario, ma più in generale di qualsiasi libro, sta proprio nella capacità di far immedesimare il lettore nel personaggio di cui sta leggendo le vicissitudini. Cercare le tracce lasciate da un assassino, risolvere un puzzle di indizi per arrivare a trovare un colpevole, avendo la sensazione di poter toccare con mano le cose che un investigatore sfiora, fino, addirittura, a percepirne gli stati d’animo: questo è piacere puro per chi legge ed un obiettivo per chi scrive”. Il primo racconto, K 550, quello che dà il titolo alla raccolta, è ambientato nel mondo della musica classica: la protagonista, ex-insegnante di musica oltre che membro di un’orchestra sinfonica, si trova, suo malgrado, a indagare sulla morte di un direttore d’orchestra suo vicino di casa, collaborando, consigliando, portando per mano la polizia fino alla soluzione del caso. Nelle storie che seguono un medico legale dipana la complicata matassa di un assassinio all’interno di una casa automobilistica, alla metà del secolo scorso; un simpatico brigadiere compie il suo dovere all’interno di quello che l’autore ha definito “un giallo al contrario”; una matrona romana, assieme alla sua dama di compagnia, va in cerca di misteri nell’Urbe; si torna al presente nel racconto in cui un maresciallo, insieme alla figlia, si trova a dover combattere con il dolore e la rabbia degli ospiti di una casa di riposo, alla ricerca di colui che ha tolto di mezzo il nonno; poi una spy story in cui emerge la grande umanità del protagonista, la stessa riconosciuta ai nostri militari nelle loro missioni; per concludere con il mistero fittissimo che lega tre tombe collocate in tre diversi cimiteri. La raccolta di racconti gialli “K550” si può acquistare a Montepulciano presso la Libreria Centofiori, in viale Calamandrei 13 - 15, oppure presso la Proloco di Montepulciano, in piazza Don Minzoni 1. 4 agosto 2020