Giovani del 2000

Giovani del 2000

Informazione per i giovani del III millennio

ANNO XXIII numero IV (83) dicembre 2021

Direttore
Alessandra Delle Fave
Vice Direttore
Maurizio Martini
Capo Redattore
Mario Lorenzini
Redattori
Massimiliano Matteoni
Luigi Palmieri
Giuseppe Lurgio
Sito web
Mario Lorenzini
sede
via Leonardo Fibonacci 5, 50131
Firenze (FI)
Telefono e fax 055 580523
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Sito internet www.gio2000.it
Tipologia: periodico trimestrale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4197 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.

Rubriche


In questo numero:

Editoriale
C'è ancora la pandemia? di Mario Lorenzini
Cucina
Le ghiande di Giuseppe Lurgio
Cultura
L’ eccidio di Malga Bala (25 marzo 1944) di Stefano Pellicanò
Il decadentismo di Stefano Pellicanò
La strage di Mileto (VV) del 16 luglio 1943 di Stefano Pellicanò
I ritmi circadiani: cosa sono e come funzionano?di Lista mente gruppo Sublimen
Parliamo di amicizia di Francesca Ceccherini
Filosofia
Buon pescatore di Alessio Begliomini
Forme di violenza psicologica di Lista Mente,gruppo Sublimen
Informatica
John Wick e il vintage microcomputer, Come ingannare la moderna tecnologia di Mario Lorenzini
App bancarie persistentemente inaccessibili! di Mario Lorenzini
Intelligenza artificiale e Poste Italiane di Mario Lorenzini
Medicina
Prevenzione delle malattie trasmesse per via sessuale (MST) di Stefano Pellicanò
Quanto ci piace vederci più magri? di Anadela Serra Visconti
Il 1700 - 1800: epoche di grandi novità per Asepsi, Chirurgia e Ortopedia e la nascita dell’Anestesiologia di Stefano Pellicanò
Novità in Medicina: XXII parte di Stefano Pellicanò
Novità in Farmacopea: XXII parte di Stefano Pellicanò
Novità in Sanità Pubblica: XIII parte di Stefano Pellicanò
RIARMONIZZARE IL NASO SENZA CHIRURGIA di Anadela Serra Visconti
Racconti e poesia
Quel che rimane di Antonella Iacoponi
Sogno o son desta? di Patrizia Carlotti
Leonzia di Giuseppe Furci
Riflessioni e critiche
Io “esisto…” Oltre ogni barriera… di Maria Teresa Montanaro
Le parole fanno male di Annalisa Conte
Tempo libero
Borgogna, tra vigneti e castelli di Gianfranco Pepe
Per sorridere un po di Giuseppe Lurgio
Libri
La democrazia dei followers: Neoliberismo e cultura di massa di Mario Lorenzini
Storia dell'arma dei carabinieri di Stefano Pellicanò
Storia della Medicina e della Chirurgia di Stefano Pellicanò
Manuale di tecniche e procedure infermieristiche e degli operatori Socio-Sanitari di Stefano Pellicanò
Profilassi delle malattie del viaggiatore di Stefano Pellicanò
Comunicati
Avevamo proprio visto giusto! di Giuseppe Lurgio

Editoriale

C'è ancora la pandemia?

di Mario Lorenzini

I film, spesso, sono ispirati da romanzi. Libri partoriti dalla mente geniale e creativa di abili scrittori. Sogniamo, con quello che leggiamo, e vediamo in TV al cinema. Ci immedesimiamo nel personaggio, nella storia. Ci piace staccare dalla realtà di tutti i giorni, vivere un’esperienza diversa dalla quotidianità. A volte, per un fattore di interesse o conoscenza personale, ci imbattiamo anche in contenuti spiacevoli ma, il bello è che… possiamo sempre chiudere il libro, spegnere la TV. E tornare alla normalità. Questo, ahimè, non capita da un pezzo. Non abbiamo tra le mani un classico dell’orrore di Allan Poe, questo non è il remake di Virus letale o Contagion. Questo è il sequel di “La pandemia ondata xx”. La saga pare non avere mai fine. Ma le nostre libertà di vita sono state limitate dalla nuova malattia o… dal metodo con cui si è fronteggiata l’emergenza? Politica e scienza hanno mostrato il fianco. Dubbi, inefficienza, interventi rimandati o mal ponderati. Decisioni dall’esito incerto con, però, pesanti ripercussioni sulla popolazione. Si è creato, certamente, impoverimento e divisione sociale. Virologi, medici, esperti , si sono avvicendati per cercare una soluzione. Ma, a distanza di oltre un anno e mezzo, il punto della situazione è il seguente: nuove restrizioni, nuove chiusure. Si è fatto allarmismo, non rassicurazione. La maggior parte dei media si sono Uniti con l’effetto (o lo scopo?) di terrorizzare. È stato deludente, devastante. Abbiamo riposto la nostra fiducia nelle istituzioni. Abbiamo fatto bene? Effettivamente cominciamo a dubitare. Ci dicono che dobbiamo fare sacrifici per salvare il Natale. Mi pare di avere già sentito questa frase lo scorso anno, o no? La verità è che non abbiamo salvato né capra né cavoli. Siamo arretrati, di fronte al virus prima, ai diktat del governo poi. Ci siamo, apparentemente, abituati. Un po’, a dire il vero, siamo morti dentro. Vogliamo tutti, fortemente, che questo finisca. Le vere feste, invernali o estive, erano quelle dal 2019 in giù, non prendiamoci in giro. Proprio per questo, fare lo gnorri non serve a nulla. Dobbiamo riprenderci la vita di prima. Forse con i vaccini, forse con le cure e, aggiungo, con la voglia di vivere e la libertà finora compresse che ci sono state negate, con molteplici dubbi sulla loro liceità o necessità. Dal marzo 2020, possiamo dire che la pandemia non è più tale? È reato avere un’opinione del genere? Tra l’altro, molti paesi hanno già declassato a questo livello l’infezione; chi ha scelto no green pass, no restrizioni, con dati su morti e contagi analoghi ai nostri. Pare che l’andamento virale sia influenzato in misura preponderante dalla stagione. Non è quindi una sorpresa il rialzo della curva epidemiologica nei mesi invernali e la sua decrescita con l’arrivo dell’estate. Tutto il resto è teoria non provata. Solo la gente lo è (provata!. Un caro augurio a tutti, non tanto e non di Buon Natale, piuttosto di buon auspicio per tutti i prossimi mesi dell’anno nuovo che, si spera, ci faranno intravedere la luce in fondo al tunnel.


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Cucina

Le ghiande

di Giuseppe Lurgio

Se pensiamo alle ghiande, con ogni probabilità ci vengono in mente immagini di scoiattoli intenti a fare scorte per l'inverno di questi frutti. come abbiamo visto in tantissimi film e cartoni animati che ci hanno accompagnato durante la nostra infanzia. In realtà, pochi di noi oserebbero immaginare che le ghiande sono commestibili e sono un alimento usato in alcune culture gastronomiche molto antiche, sfruttando in particolare la farina che se ne ricava. Le ghiande sono i frutti delle querce, alberi appartenenti al genere Quercus. Le ghiande rappresentano un'importante parte della dieta di molti animali: uccelli (come ad es. le ghiandaie, i piccioni, alcuni anseriformi e molte specie di picchi), piccoli mammiferi (es. topi, scoiattoli). Altri mammiferi di grossa e media taglia come cinghiali, orsi e cervi si nutrono di ghiande che possono rappresentare fino al 25% della loro dieta autunnale. Un tempo venivano anche utilizzate quale alimentazione per i maiali dato l'elevato potere nutritivo del frutto. Oggi, la ghianda come alimento principale per i suini è ancora utilizzata in Spagna e in Italia e in particolare in Calabria per la produzione di qualità pregiate di prosciutto come quello di Suino Nero. La ghianda è la noce prodotta da varie specie di quercia presenti in tutto il mondo. Generalmente contiene un solo seme protetto da un guscio rigido racchiuso ad un'estremità da una capsula più tenera. Il seme della ghianda è stato utilizzato per millenni come importante fonte di carboidrati prima dell'avvento della domesticazione dei cereali. Una singola quercia adulta può produrre qualche centinaio di chilogrammi di ghiande in una sola stagione, un enorme numero di pasti per i nostri antenati cacciatori-raccoglitori e un'ottima fonte di energia. La ghianda è un deposito di grandi quantità di carboidrati (50-90%), proteine (5-8%) e grassi monoinsaturi (5-30%) ed è una delle più nutrienti noci commestibili; contiene inoltre calcio, fosforo e potassio. Ricordo che 100 grammi di farina di ghiande forniscono tra le 250 e le 500 calorie, oltre che amminoacidi e vitamina A e C. Il problema del consumo di ghiande da parte dell'essere umano è che questi semi contengono anche tannini, sostanze astringenti, amare e potenzialmente irritanti per il sistema gastrointestinale umano. La maggior parte degli animali invece, digeriscono molto meglio i tannini tollerando la loro tossicità senza alcun effetto negativo evidente. Tutte le specie di ghiande sono commestibili, anche se alcune hanno gusti più gradevoli al palato rispetto ad altre tipologie. Ad esempio, la quercia bianca tipica dell'America settentrionale produce ghiande insipide, ma quelle della Quercus macrocarpa sono di buona qualità e generalmente dolci, così come quelli della quercia Quercus emoryi. Sono invece molto amare, e quindi necessitano di trattamenti prima del consumo, le varietà prodotte da quercia rossa e varietà Quercus kelloggii e Quercus velutina. Naturalmente ci sono alcuni sistemi per rendere commestibile la ghianda, un trattamento preventivo che trasforma questo seme in un ottimo alimento che può essere consumato direttamente dopo una cottura oppure reso sotto forma di farina per produrre pane, pasta e biscotti. È importante iniziare selezionando solo i frutti migliori: bisogna cioè usare solo gusci ancora sigillati di color marrone, già maturi, e lasciar da parte quelli verdi, acerbi e inadatti al consumo; inoltre, bisogna evitare frutti con evidenti segni sulla scorza, come muffa, zone annerite o molto impolverati, oltre che ovviamente quelli bacati e infestati. Per eliminare i tannini dalle ghiande si procede con la tecnica della lisciviazione: si porta a bollore una pentola d'acqua in cui mettiamo i semi e, appena l'acqua si colora di marrone, la svuotiamo e ripetiamo l'operazione fino a ottenere un'acqua limpida. I nativi americani usano un procedimento "a freddo", senza cuocere i frutti, ma la pulizia deve essere eseguita per alcuni giorni. In alternativa, possiamo aggiungere un cucchiaio di bicarbonato di sodio per ogni litro d'acqua e lasciare le ghiande a bagno circa 15 ore. Concluse queste operazioni per sanificare il prodotto, si può passare alla preparazione della farina: storicamente, le ghiande erano tostate e macinate con apposite mole in pietra, e la polvere ricavata era poi associata a farina di frumento e di mais. Prepararla è possibile anche in casa: basta tostare i semi sgusciati in forno e macinarli con un pestello in modo grossolano, che poi è possibile ridurre ulteriormente fino ad arrivare alla grana desiderata magari usando un elettrodomestico adatto all'uso. Volendo invece del pestello si può usare un normalissimo tritacarne a manovella. La farina di ghiande ha un sapore vagamente simile a quella di castagne e si presta benissimo alla creazione di biscotti di bacche cotti su una pietra rovente, o per la realizzazione di pane molto denso e nutriente. In Corea, la farina di ghiande viene impiegata per realizzare il dotori-muk, una gelatina ottenuta dall'amido contenuto nei semi. La farina, inumidita con acqua, viene setacciata e lasciata riposare per separare l'amido dalle fibre; una volta raccolto l'amido in sospensione, lo si lascia essiccare fino ad ottenere una polvere che, una volta reidratata e bollita, formerà una sorta di gelatina che viene generalmente servita con verdure. La farina è utile anche per preparare un "caffè" di ghiande. La farina andrebbe tostata in un forno o su fiamma viva fino ad ottenere il grado di tostatura desiderato, mescolandola di frequente per evitare che si bruci. La farina tostata può quindi essere mescolata al normale caffè o consumata da sola. Una curiosità, durante la Seconda Guerra Mondiale, i tedeschi producevano il caffè "Ersatzkaffee" dall'estratto di ghiande, dopo che gli Alleati tagliarono parte delle riserve alimentari della Germania nazista. Un’altra ricetta, segnalata ad esempio nella tradizione della Sardegna, o della regione portoghese dell'Alentejo, è quella del pane di ghiande, fatto con un 25% di farina di ghiande a cui vanno miscelati farina di frumento, lievito e un pizzico di sale. Il risultato è un impasto di consistenza simile a quella della polenta, che deve lievitare almeno per due ore prima della cottura in forno (per circa un'ora e mezza. Ne esiste anche una versione ancora oggi preparata nelle Marche da qualche nostalgico o forse da chi è ancora alla ricerca di antichi sapori e genuine preparazioni culinarie. Pane di ghiande Marchigiano. È un pane poverissimo, ottenuto da ghiande prima sgusciate. Poi lungamente bollite, poi scolate, asciugate e macinate al mulino, per ottenerne la farina. La farina di ghiande viene impastata poi con lievito, acqua e sale. Dall'impasto, fatto lievitare lungamente, si ricavano filoncini che vengono cotti in forno a legna. Ne esiste una versione arricchita con uva passa e mistrà. Se volete stupire i vostri amici o magari volete voi stessi stupirvi preparando e gustando qualche pietanza a base di ghiande ecco di seguito alcune semplici ricette. Ottimo sarebbe cercare le ghiande in qualche campo abbandonato sotto una maestosa quercia e poi portarle a casa e usando il metodo sopra descritto preparare la farina, ma se ciò non fosse possibile va benissimo anche quella che si vende nei negozi di alimentari bio e su alcuni siti specializzati. Zuppa di ghiande Ingredienti per 4 persone 7 cucchiai di farina di cereali (consiglio la farina di farro) 5 grammi di burro, di grasso di cocco o di olio d'oliva 1,5 litri d'acqua 7 cucchiai di farina di ghiande Sale, pepe e spezie a piacimento, per esempio origano, timo o rosmarino Ingredienti per il brodo. Foglie di erba girardina, ortica, Alliaria petiolata e/o aglio orsino. Carote tagliate a rondelle o alla julienne. Preparazione Mescolare bene 6 cucchiai di farina di cereali in un po' d'acqua fredda e lasciare riposare per circa un'ora. Riscaldare il grasso in una padella grande, incorporare poi il cucchiaio restante di farina per ottenere un composto cremoso. Aggiungere l'acqua e portare a ebollizione; mescolare la farina sciolta in acqua, aggiungere a filo la farina di ghiande e mescolare bene. Riportare a ebollizione e lasciare bollire per circa 10 minuti. Aggiustare la zuppa con sale, pepe e spezie. Lavare le foglie, sminuzzarle, versarle nella zuppa insieme alle carote e lasciare cuocere per altri 1-2 minuti. Biscotti alle ghiande Ingredienti 100 grammi di farina di mandorle 80 grammi di farina di ghiande anice stellato in polvere q.b Mezzo cucchiaino di semi di chiodi di garofano in polvere 1 uovo 1 cucchiaino di vaniglia bourbon 30 grammi di burro semifuso Preparazione In una ciotola unire tutti gli ingredienti e mischiarli con un cucchiaio. Impastare con le mani sino ad amalgamare il tutto e formare un panetto di pasta frolla.Se l'impasto dovesse essere eccessivamente duro tanto da non tenersi insieme aggiustare con qualche cucchiaio di latte intero. Dividere l'impasto in due parti e riporre in frigo per circa un ora. Ciò vi permetterà di poter lavorare bene la frolla, senza che si sciolga e si appiccichi al mattarello. Trascorso il tempo di refrigerazione, stendere l'impasto di altezza 1cm e conferirgli la forma desiderata con gli appositi stampini. Riporli in forno e cuocere per 15 minuti a 180 gradi. Ottimi per accompagnare una calda tisana oppure a colazione, inzuppati in una bevanda vegetale. Pancakes di ghiande ingredienti 100 grammi di 'farina di ghiande 50 grammi di farina 00 Un uovo 100 ml di latte Un cucchiaino di miele 3 cucchiaini di burro Il procedimento è facilissimo Preparazione Mischiamo in una ciotola la farina di ghiande e la farina 00. In un'altra ciotola mischiamo l'uovo sbattuto, il latte, e il miele. Uniamo gli ingredienti mischiando accuratamente. Poi aggiungiamo 3 cucchiaini di burro fuso. Ora non ci rimane che colare il composto su una piastra o una padella ben imburrata esattamente come faremmo con i pancakes. Quando i pancakes saranno ben cotti da entrambi i lati, serviamoli con sciroppo d'acero, marmellata o cioccolato. Torta di ghiande. Ingredienti 300 grammi di ghiande verdi (si raccolgono verso l'inizio di novembre, quando è il tempo delle castagne) Buccia di mezzo limone non trattato Una stecca di cannella 13 cucchiai di farina bianca 300 grammi di zucchero 5 uova intere 100 grammi di burro sciolto Una bustina di lievito per dolci Un cucchiaino scarso di bicarbonato Preparazione Sbucciare le ghiande e premurarsi di togliere tutte le pellicine quindi metterle a bagno in acqua calda affinché perdano un po' del tannino (diventano rossastre). Ripetere l'operazione fino a che l'aqua risulti abbastanza chiara. Metterle in un tegame, coperte d'acqua, assieme alla scorza di limone, la stecca di cannella e il cucchiaino di bicarbonato e lasciare cuocere a fuoco lento fintanto che l'acqua non sia quasi completamente assorbita e le ghiande siano diventate brune e tenere. Passare le ghiande al passaverdure, unirle ai rossi d'uovo (precedentemente sbattuti con lo zucchero), aggiungere poco alla volta la farina, sempre mescolando, aggiungere anche il burro sciolto, le chiare d'uovo montate a neve ed il lievito. Porre l'impasto in una tortiera unta (e spolverata di farina o pane grattugiato) e cuocere in forno caldo (180 gradi) per circa 50 minuti. Chiffon cake alle ghiande Ingredienti per otto persone. 140 grammi di farina 00 80 grammi di farina di ghiande 150 grammi di zucchero semolato 3 uova intere 3 albumi 80 grammi di olio di mais 115 grammi di acqua 2 cucchiaini di vcremor tartaro 15 grammi di lievito per dolci 2 cucchiai di granella di ghiande Preparazione Preriscaldate il forno a 150 gradi. Separate i tuorli dagli albumi e montate tutti e 6 gli albumi a neve ben ferma insieme al cremor tartaro. Setacciate la farina con il lievito in una ciotola, unite la farina di ghiande, lo zucchero e mescolate. Versate l'olio e l'acqua a filo e mescolate con una forchetta. 5. Unite ora i tuorli, uno alla volta, mescolando sempre con una forchetta. Con una spatola, incorporate delicatamente anche gli albumi montati a neve, facendo attenzione a non smontare gli albumi. Versate l'impasto in uno stampo da chiffon cake da 20 cm diametro con i piedini, NON IMBURRATO, cospargete con la granella di ghiande e infornate per circa 50 minuti. Fate la prova stecchino, se esce asciutto, sfornate, capovolgete lo stampo e lasciate a testa in giù, per circa 2 ore. Eliminate delicatamente lo stampo e servite. Un'altra preparazione di sicuro effetto e sicuramente il liquore di ghiande. Si tratta di un liquore tipico spagnolo e si chiama "LICOR DE BELLOTA". Liquore di ghiande Ingredienti Un litro di alcool 60 ghiande, sgusciate e pulite una mezza noce moscata grattugiata Una stecca di cannella Due chiodi di garofano Una stecca di vaniglia o sostituita da qualche goccia di essenza di vaniglia 250 grammi di zucchero 800 grammi di acqua Preparazione spezzettate le ghiande per liberare al meglio il loro olio e l'aroma. Versare l'alcool in un vaso a bocca larga. Aggiungere le ghiande, noce moscata, chiodi di garofano e vaniglia e coprire. Dopo 40 giorni, mettere lo zucchero in una casseruola, aggiungere acqua. Far bollire per 5 minuti. Lasciare raffreddare bene e aggiungere al vaso dove avete messo a marinare le ghiande spezzetate. Lasciare 8 giorni. Filtrare e mettere in bottiglia


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Cultura

L’ eccidio di Malga Bala (25 marzo 1944)

di Stefano Pellicanò

Il 12 settembre 1943 paracadutisti tedeschi della II Fallschirmjäger-Division e da alcune SS del Sicherheitsdienst guidati dal maggiore dei paracadutisti Harald-Otto Mors e dal capitano delle SS Otto Skorzeny, con l’operazione Fall Eiche (Quercia) liberarono Mussolini, imprigionato a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, dopo l'armistizio di Cassibile, che instaura la Repubblica Sociale Italiana, con capitale Salò (BS). Primo atto fu la riorganizzazione dell’Esercito e l’Arma dei Carabinieri venne ridotta di numero e l’8 dicembre 1943 inglobata nella Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.). Nelle Stazioni rimasero i Carabinieri con le loro divise e i loro Comandanti. Per la tessera di riconoscimento dei Sottufficiali e dei Carabinieri sono state riutilizzate quelle dei Carabinieri Reali per truppa alle quali, nella pagina interna, venne cancellata la parola “Reali” e firmata, nell’apposito spazio per l'anno 1944 dal Sottotenente, Comandante di Tenenza, Antonio Casalino e timbrata con il timbro della Tenenza di Arona. La tessera in figura è un documento di eccezionale valore storico-collezionistico perchè pochi mesi dopo, il 13 giugno 1944, il Comando Presidio di Arona (denominazione assunta dalla Tenenza su disposizione della G.N.R. nella quale era confluita) venne circondato dalla polizia tedesca che procedette all’arresto e al disarmo dei Carabinieri presenti. Ricordiamo che i Carabinieri erano invisi ai tedeschi, in quanto erano animati da un senso del servizio rafforzato dal pericolo che anche la popolazione civile potesse subire rappresaglie. In realtà l'incorporazione dei Carabinieri nella G.N.R. del dicembre 1943, si ridusse alla sostit\\\uzione delle stellette monarchiche col gladio e l'alloro repubblicani e all'abolizione formale di comandi, già di fatto disattivati (Generale di Brigata e di Legione), passando i comandi di gruppo alle dipendenze delle legioni M.V.S.N. trasformate in comandi provinciali della G.N.R. e fu un assurdo, come dichiarato dopo la guerra dallo stesso maresciallo R. Graziani: « la fusione G.N.R. - Carabinieri non fu che un ibrido e naturalmente non riuscito connubio ». Un drappello di Carabinieri presidiava la centrale idroelettrica di Bretto in Friuli Venezia Giulia dove il 23 marzo 1944, i partigiani titini prendono in ostaggio il Vicebrigadiere Dino Perpignano, Comandante del presidio e il Carabiniere Franzan, che tornavano dal paese e, sotto la minaccia delle armi, li costringono a pronunciare la parola d’ordine che permise loro di entrare nel presidio, dove catturano tutti i Carabinieri. Il gruppo partigiano e gli ostaggi, costretti a portare a spalla tutto il materiale trafugato dalla caserma, si incamminarono lungo un percorso in salita nel bosco per raggiungere a tappe forzate Malga Bala, passando per il Monte Izgora (1.000 mt circa s.l.m.), la Val Bausiza (di nuovo a valle) e risalendo verso l’altipiano di Bala. Il lungo tragitto venne intervallato da poche soste, di cui l’ultima, la sera del 24 marzo, in una stalla sita sull’altipiano di Logje (853 mt s.l.m.) dove venne loro somministrato minestrone a cui erano stati aggiunti soda caustica e sale nero. Il mattino seguente (25 marzo) venne fatto percorrere ai prigionieri l’ultimo tratto di strada che li separava dal luogo dell'eccidio, un casolare sito su un pianoro, Malga Bala dove vennero seviziati fino alla morte e trucidati: il Brigadiere Dino Perpignano e i Carabinieri Primo Amenici, Lindo Bertogli, Rodolfo Colsi, Domenico Dal Vecchio, Fernando Ferretti, Antonio Ferro, Attilio Franzan, Pasquale Ruggero, Adelmino Zilio e i Carabinieri ausiliari Castellano Michele e Pietro Tognazzo. I loro cadaveri vennero rinvenuti casualmente da una pattuglia di militari tedeschi e ricomposti presso la chiesa di Tarvisio tra il 31 marzo e il 2 aprile 1944. Dal settembre 1957, grazie al “Comitato Onoranze ai Caduti nel Comune di Tarvisio”, che ha ultimato la costruzione del tempio ossario all'interno della torre medievale attigua alla chiesa, vi riposano unitamente a 14 combattenti del XVII Settore delle Guardie alla Frontiera e a cinque militari tarvisiani caduti in guerra, nove dei dodici Carabinieri trucidati. Il 27 marzo 2009 il presidente della Repubblica G. Napolitano ha conferito ai dodici militi la medaglia d'oro al merito civile con la seguente motivazione: « Nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, in servizio presso il posto fisso di Bretto Inferiore, unitamente ad altri commilitoni, veniva catturato da truppe irregolari di partigiani slavi, che, a tappe forzate, lo conducevano sull'altopiano di Malga Bala. Imprigionato all'interno di un casolare, subiva disumane torture che sopportava con stoica dignità di soldato, fino a quando, dopo aver patito atroci sofferenze, veniva barbaramente trucidato. Preclaro esempio di amor patrio, di senso dell'onore e del dovere, spinto fino all'estremo sacrifici. Malga Bala (SLO), 23-25 marzo 1944 ».


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Il decadentismo

di Stefano Pellicanò

Il Decadentismo è stato un movimento artistico-letterario sviluppatosi in Francia tra fine ‘800 (XVIII sec.) - primo decennio del ‘900 (XIX sec.) e poi diffusosi nel resto d'Europa, che si contrapponeva alla razionalità del Positivismo scientifico e del Naturalismo. Il Positivismo fu un movimento filosofico-culturale nato in Francia nella prima metà dell'Ottocento ispirato a alcune idee guida riferite all'esaltazione del progresso scientifico. Questa corrente di pensiero, trainata dalle rivoluzioni industriali e dalla letteratura a esso collegata, si diffuse nella seconda metà del secolo a livello mondiale influenzando anche la nascita di movimenti letterari come il Verismo in Italia e il Naturalismo in Francia. Il Positivismo non si configurava come un pensiero filosofico organizzato in un sistema definito come quello che aveva caratterizzato la filosofia dell’Idealismo ma come un movimento per certi aspetti simile all'Illuminismo, di cui condivideva la fiducia nella scienza e nel progresso scientifico-tecnologico e, per altri, affine alla « concezione romantica della Storia » che vedeva nella progressiva affermazione della Ragione la base del progresso o evoluzione sociale. Il Naturalismo, sorto in Francia nella seconda metà dell'Ottocento, fu una dottrina filosofica, corrente o movimento artistico o culturale che interpretava i contenuti, le esigenze e le manifestazioni della vita in chiave biologico-scientifica e assumeva la natura come unica realtà o modello da rispettare, riprodurre o imitare, l'artista doveva riprodurre la realtà con la massima fedeltà. In Francia in quel periodo, dal punto di vista storico, si avvertiva un senso di disfacimento e termine di una civiltà, un prossimo crollo e un cambiamento epocale pertanto i poeti esprimevano lo smarrimento della coscienza e la crisi dei valori di fine Ottocento sconvolti dall'avvento del Positivismo, dalla rivoluzione industriale e dalla progressiva diffusione degli imperialismi. L'uomo si sente in contrasto con la società, insensibile e distaccata di fronte alle sue esigenze. Il termine Decadentismo ha un duplice significato, positi inteso come nuovo modo di pensare e come diversità rispetto alla società borghese e uno negativo, dispregiativo, verso la nuova generazione dei poeti maledetti, che davano scandalo, incitando al rifiuto della morale borghese. Il Positivismo, movimento del progresso e della ricerca scientifica, si era rivelato incapace di dare risposte soddisfacenti alle esigenze estetiche dell’uomo, essendo le scoperte scientifiche “sentite” come un segno di limitazione, l'uomo infatti tende a interrogarsi su di sé, sui suoi bisogni e desideri più di quanto si occupi della realtà fisica o naturale, la scienza dovette ammettere i suoi limiti, come per i fenomeni naturali, che non era in grado di spiegare ma solamente di classificare e categorizzare. La crisi del Positivismo determinò un ritorno allo Spiritualismo, tendenza filosofica che affermava il primato e l'autonomia dello Spirito, nelle sue varie sfumature che riaffermò il valore della volontà, della libertà e della spiritualità umana contro l'arido Razionalismo (ogni sistema o indirizzo filosofico che riconosceva la ragione e l'attività razionale come fondamento e strumento essenziale o addirittura esclusivo della conoscenza e dell'acquisizione della verità), gli impulsi più nascosti dell'animo, l'intuizione, il mistero. Il Razionalismo era ormai finito, travolto dalla crisi della borghesia ottocentesca e la letteratura sente il bisogno di scandagliare quegli angoli più remoti dell'anima dove spesso stanno anche il male, il vizio, l'apatìa, intesa come incapacità di partecipazione o di interesse, sul piano affettivo o intellettivo, la lussuria, la voluttà e la noia. La psicoanalisi di Sigismund Schlomo Freud (1856-1939), fu interpretata come base scientifica del Decadentismo, in quanto riusciva a spiegare i vari impulsi e riflessi inconsci che erano alla base della creazione poetico-letteraria di ogni artista decadente che si chiude sempre più in sè stesso, cercando di ascoltare quelle voci interiori e quelle folgorazioni che lo portavano a trovare le corrispondenze che collegano in modo misterioso tutte le cose. Languore e decadenza sono due aspetti importanti della nuova tendenza letteraria con la consapevolezza della fine, dell'inutilità di ogni sforzo di attribuire senso alla vita, poiché ogni via è stata tentata. Lo scrittore entra in crisi vedendo fallire i propri obiettivi di fotografare la vita quotidiana, si sente emarginato e si chiude in sé divenendo protagonista di una serie di esperienze che lo portano a sentirsi “vittima” per la sua incapacità di impegnarsi nella società. Gli artisti perdono così la loro fiducia nella ragione e si lanciano verso un mondo misterioso che suppongono si nascondi dietro la realtà, tra loro si diffonde un senso di sconfitta. Il poeta non è più il vate che guidava il popolo del Romanticismo, né il promotore della scienza come nell'Illuminismo o cantore della bellezza nel Rinascimento ma diventa veggente, cioè colui che vede e sente mondi arcani e invisibili in cui si chiude. La poesia cambia, non si usa più per descrivere emozioni ma, soprattutto, per decifrare sensazioni e per illuminare l'oscuro che è in noi, utilizzando un linguaggio comprensibile solo da spiriti che riescono a percepire le stesse sensazioni, da qui la grande importanza della poesia come mezzo per esprimere il proprio intimo, caratteristica generale è quindi un forte senso d'individualismo e soggettivismo. Per la sua oscurità l'argomento della poesia sfugge alla comprensione del lettore che può interpretarla in modi differenti, la poesia è così accostata alla sfera del sacro. La nuova forma metrica del Decadentismo Il Decadentismo trova nelle strofe e nei versi liberi i mezzi per esprimere le rivelazioni del proprio interiore con tutte le sue sfumature poiché, a differenza delle forme metriche tradizionali, più chiuse e rigide, permettono un'esposizione priva dell'interferenza della ragione, assumendo ritmi liberi, creati di volta in volta. In Italia si è soliti individuare un primo periodo con Gabriele D’Annunzio (1863-1938), Giovanni Pascoli (1855-1912) e Antonio Fogazzaro (1842-1911), ancora caratterizzato dalla necessità di costruire miti decadenti e un secondo periodo con Luigi Pirandello (1867-1936), Italo Svevo (1861-1928) e Giuseppe Antonio Borgese (1882-1952), dove la coscienza della crisi è ormai acquisita e la realtà viene sottoposta a una critica molto lucida e distruttiva. Le diverse correnti letterarie del Decadentismo Grazie alla sua natura intrinseca, connessa alle tematiche della vita interiore e del mistero, questo movimento diede origine a diverse correnti, tra le tante, in ordine alfabetico, il Crepuscolarismo, Dadaismo, Estetismo, Impressionismo, Maledettismo, Simbolismo, Superonismo, Surrealismo e in Italia il Panismo, l'Ermetismo e il Futurismo. Crepuscolarismo A inizi ‘900 il termine Crepuscolare indica il tramonto della grande stagione della poesia italiana ottocentesca di Giacomo Leopardi (1798-1837) e Giosuè Alessandro Giuseppe Carducci (1835-1907) e in seguito indica i toni dimessi della poesia a cui si contrapporrà l'esperienza dannunziana e quella futurista. Si descrive il mondo piccolo-borghese, nei suoi aspetti banali e quotidiani: i pomeriggi deserti della domenica, le giornate grigie di pioggia, le corsie bianche degli ospedali, gli interni domestici delle case di provincia. Il linguaggio è poeticamente dimesso con un andamento piano e discorsivo, vicino alla prosa, perfettamente adatto a rappresentare una realtà anti-eroica. La poesia crepuscolare si sviluppò soltanto nel primo decennio del secolo scorso, con autori come Corrado Govoni (1884-1965), Marino Moretti (1885-1979), Sergio Corazzini (1886-1907) e Guido Gustavo Gozzano (1883- 1916) Dadaismo (1916-1922) È stato un movimento artistico-letterario d’avanguardia sorto a Zurigo nel 1916 e che ebbe sedi importanti a New York, Berlino e a Parigi, dove si sciolse nel 1922. Il nome deriva dalla voce onomatopeica “dada” del linguaggio infantile (« giocttolo », « cavallo »). Questo movimento, come il Futurismo, fu legato all'avanguardia sia artistica che letteraria, quindi disprezzo verso tutta quella cultura ottocentesca idilliaca e melanconica, falsa e commediante, creata e messa insieme da politici e servili intellettuali. Ma a differenza dei futuristi, pur estremizzando la volontà dissacratoria, pur accentuando l'esaltazione quasi anarchica del singolo individuo contro i valori morali e sociali codificati, i Dadaisti sono rigorosamente pacifisti. Ebbe vita breve ma fecondò tutte le avanguardie successive del secolo, partendo subito dal movimento Surrealista, che era già nato al suo interno. Quando finì, tutto ciò che rimase dell'800 fu solo il Simbolismo di Étienne detto Stéphane Mallarmè (1842-1898), che confluito prima nel Dadaismo poi nel Surrealismo, con quest'ultimo farà moltissima strada e si allargherà nell'arte, nel teatro, nella letteratura, nella fotografia e nel cinema, nuova espressione culturale, una nuova splendida epoca della letteratura, anticipata da Mallarmè, da Guillaume Wilhelm : Albert Wlodzimierz Apollinaris de Waz-Kostrowicki (1880-1918), proseguita da René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rainer Rilke (1875-1926), Paul Thomas Mann (1875-1955), James Augustine Aloysius Joyce (1882-1941), Valentin Louis Georges Eugène Marcel Proust (1871-1922), Robert Edler von Musil (1880-1942), Franz Kafka (1883-1934), per ricordare solo alcuni Autori. In Italia rispetto agli altri stati europei già operava l’avanguardia futurista che cercava di mettere in pratica lo scardinamento del « fare arte » in modo tradizionale col filosofo Julius Evola Giulio Cesare Andrea Evola (1898-1974) e artisti come Enrico Prampolini (1894-1956) e Filippo Marinetti, l'ideologo del Futurismo italiano e internazionale. Ermetismo Si sviluppa durante il ventennio fascista con un rinnovamento del linguaggio, che appare diverso e svincolato dagli schemi tradizionali della poesia con una poesia pura e fuori dagli schemi. Il compito della poesia ermetica era di portare alla luce l'essenza segreta del reale, scoprendo i lati più nascosti dell'animo umano e delle cose e di ridurre l’immenso dolore del poeta per la vita ed esprimere il disagio sui problemi della società. I temi più trattati sono il senso di solitudine in un mondo ostile, l'angoscia che deriva dal non comprendere il significato della vita, l'impossibilità di stabilire un rapporto armonioso con l'universo e con le persone. La metrica tradizionale è superata, con il trionfo del verso libero, la punteggiatura talvolta viene abolita o ridotta al minimo, l’uso della metafora [sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito a una trasposizione simbolica di immagini, es. le spighe ondeggiano (come se fossero un mare); il mare mugola (come se fosse un essere vivente); il re della foresta (come se il leone fosse un uomo)], della sinestesia [associazione espressiva tra due parole pertinenti a due diverse sfere sensoriali (es. parole calde, silenzio verde], dell'analogia per rendere carichi di significati i loro messaggi. Malgrado si tenda a considerare tra i poeti ermetici Giuseppe Ungaretti (1888-1970) e Salvatore Quasimodo (1901-1968), la definizione di Ermetismo fa in realtà riferimento alla sola terza generazione poetica del Novecento italiano, per la quale i due poeti (e in particolare il primo) costituivano fondamentali modelli. Estetismo Si fonda sull'imperativo dell’« l'arte per l'arte » vedendo in questa l'unico scopo della letteratura, è anche una reazione al Romanticismo e al suo mimetismo naturale e sentimentale, secondo cui la vita determina l'arte. Con l'Estetismo il classico dualismo vita-arte si risolve nella coincidenza dei due termini, tendendo così a fare della propria vita la prima delle opere d'arte, fornendo un'immagine di sé totalmente a-realistica, estetizzata, quindi deformata in favore del bello, unico valore morale del movimento. Nasce la figura del Dandy, l'eccentrico che si diverte a stupire il pubblico con atteggiamenti trasgressivi. Tra gli esponenti G. D'Annunzio con “Il piacere”. Futurismo Il Futurismo fu un movimento artistico-culturale che sorse in Italia nel primo Novecento fondato da Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) che comprendeva un appassionato disgusto per le idee del passato, specialmente per le tradizioni politiche e artistiche sposando l'amore per la velocità e la tecnologia. L'automobile, l'aereo, le città industriali avevano tutte un carattere mitico per i futuristi, perché rappresentavano il trionfo tecnologico dell'uomo sulla natura. La sua poetica è caratterizzata dalla celebrazione dei prodotti della scienza e della tecnica e da una proiezione totale dell'uomo verso il futuro. Auspica la nascita di una letteratura rivoluzionaria, liberata da tutte le regole, anche quelle della grammatica, dell'ortografia e della punteggiatura. I futuristi sperimentano nuove forme di scrittura per dar vita a una poesia tutta di movimento e libertà, negano la sintassi tradizionale, modificano le parole, le dispongono sulla pagina in modo da suggerire l'immagine che descrivono. Molti futuristi continuarono a operare nella seconda metà del secolo, nel dicembre 2004 la morte dell'artista Osvaldo Peruzzi è stata salutata come la morte dell'ultimo futurista. Impressionismo L'Impressionismo è una corrente artistica sviluppatasi in Francia, soprattutto a Parigi, tra il 1860 e il 1870 e durata fino al primo Novecento. Non si può precisamente parlare di Impressionismo in ambito letterario ma di incontro tra due modi di sentire e di vedere la realtà e di critica alla tradizione, da una parte in pittura, dall'altra in letteratura, tuttavia il romanziere e critico d’arte Octave Mirbeau (1848-1917), può essere qualificato come Impressionista. Comunque, sono molti i punti in comune con la corrente letteraria del Naturalismo, in particolare con uno dei suoi esponenti, Émile Édouard Charles Antoine Zola (1840-1902) che affermava che il vero compito dell'artista fosse quello di riprodurre la vita e sostenne gli Impressionisti nei suoi numerosi scritti. Il Maledettismo L'espressione poeta maledetto (poète maudit) qualificava in generale un poeta (o artista in genere) di talento che, incompreso, rigetta i valori della società, conduce uno stile di vita provocatorio, pericoloso, asociale o autodistruttivo (in particolare consumando alcol e droghe), redige testi di una difficile lettura e, in genere, muore prima che al suo genio venisse riconosciuto il giusto valore. La nozione romantica di maledizione del poeta appare già nel 1832 nell'opera Stello di Alfred Victor de Vigny (1797-1863). Fu Paul Marie Verlaine (1844-1896) a attribuire a se stesso l'appellativo di maledetto, e sebbene, in origine, designasse i suoi amici, esso avvolge in un alone indefinibile autori di epoche diverse come Francesco Angiolieri, detto Cecco (1260 ca-1311/1313), François Villon, pseudonimo di François de Montcorbier o François de Loges o François Corbeuil (1431 o 1432- 1463), Thomas Chatterton (1752-1770), Aloysius Louis Jacques Napoléon Bertrand, conosciuto come Aloysius Bertrand (1807-1841) Gérard Labrunie de Nerval (1808-1855), Charles Pierre Baudelaire (1821-1867), Lautréamont, pseudonimo di Isidore Lucien Ducasse (1846-1870), Petrus Borel, pseudonimo di Pierre Borel d'Hauterive, il licantropo (1809-1859), Charles Emile Hortensius Cros (1842-1888), Germain Marie Bernard Nouveau (1851-1920), Henri-René-Albert-Guy de Maupassant (1850-1893), Antonin Artaud (1896-1948), Émile Nelligan ( 1879-1941), Armand Robin (1912-1961), Olivier Larronde (1927-1965), John Keats (1795-1821), Edgar Allan Poe (1809-1849) e il cantante James Douglas Morrison, detto Jim (1943-1971). Figura tragica spinta agli estremi, sprofondata non di rado nella demenza, l'immagine del poète maudit costituisce il vertice insuperabile del pensiero romantico e domina una concezione della poesia caratteristica della seconda metà del XIX secolo. In Italia, sull'onda del mito romantico del reprobo, definito anche Maledettismo, viene a svilupparsi la Scapigliatura. Questi poeti hanno solitamente un'acconciatura alquanto strana per l'epoca con capelli lunghi e arruffati e la loro ideologia si basa su un pensiero ribelle e rivoluzionario nei confronti della società. La morte, l'indifferenza e la ribellione costituiscono gli elementi fondamentali del Maledettismo che può ritenersi derivato dalla ritenuta impossibilità dell'artista di esprimere il suo essere nella sua società contemporanea; la società borghese è la prigione dell'artista, che finirà per cercare espressioni che sfoceranno oltreché nella Scapigliatura, nel Dadaismo e nell'Ermetismo. Alla Scapigliatura appartengono, tra gli altri (inclusi pittori e musicisti), i poeti Emilio Praga (1839-1875), Vittorio Imbriani (1840-1886) Giovanni Camerana (1845-1905), Iginio (Igino) Pietro Teodoro Ugo Tarchetti (1839-1869), Carlo Dossi, Il conte Alberto Carlo Felice Pisani Dossi (1849-1910), Antonio Ghislanzoni (1824-1843) e Arrigo Boito (1842-1918). Panismo Il termine Panismo deriva dal greco tutto e si riferisce alla tendenza del confondersi e mescolarsi con il Tutto e con l'assoluto, due concetti chiave del Decadentismo. In D'Annunzio il tutto prende la forma della natura, (riferimento al dio greco Pan, divinità dei boschi e tutto ciò che ha a che far con la natura). È evidente l'uso di questa tecnica nella poesia “La pioggia nel pineto” in cui il poeta si fonde con la natura, la quale ripercorre allo stesso tempo il suo corpo e i suoi sentimenti. Il Panismo viene espresso da D'Annunzio soprattutto in “Alcyone”. Le parole e le immagini si fanno evanescenti mentre il linguaggio è analogico, cioè offre una rappresentazione continua del contenuto che si intende comunicare e caratterizza le comunicazioni non verbali e para-verbali. I messaggi analogici servono per sottolineare la pregnanza (pieno, densa di contenuto semantico, o che assume un significato particolare e specifico in un determinato contesto) di una parola o di un concetto, per completare o aggiungere sfumature al significato verbale ed evocativo. É una concezione decadente della realtà che consente di attribuire alla natura caratteristiche umane e all'uomo di immergersi in essa, attenuando fino quasi ad annullare la distinzione tra il soggetto-poeta e l'oggetto-natura. Simbolismo Tende a una descrizione soggettiva piuttosto che a una oggettiva, al contrario del Realismo. Gli esponenti più importanti furono Charles Baudelaire (1821-1867), Paul Marie Verlaine (1844-1896) e in Italia, Giovanni Pascoli, il simbolista per eccellenza che utilizza un simbolismo istintivo cioè una non ricerca del simbolismo stesso. In contrasto con la simbologia tipicamente medievale il Simbolismo decadente viene definito istintivo e predilige le sensazioni e le corrispondenze segrete tra tutte le cose, così come figure retoriche come l'analogia [rapporto di somiglianza tra alcuni elementi costitutivi di due fatti od oggetti, tale da far dedurre mentalmente un certo grado di somiglianza tra i fatti o gli oggetti stessi], la metafora [sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito a una trasposizione simbolica di immagini: le spighe ondeggiano (come se fossero un mare); il mare mugola (come se fosse un essere vivente); il re della foresta (come se il leone fosse un uomo)] o la sinestesia [associazione espressiva tra due parole pertinenti a due diverse sfere sensoriali (per es. parole calde, silenzio verde], scovate tramite folgorazioni e intuizioni dal poeta veggente. Superomismo Teorizzato in chiave filosofica da Nietzsche Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) nelle sue opere, soprattutto in “Così parlò Zarathustra” con l'ideazione del “superuomo” o “oltreuomo” e molto utilizzata da D'Annunzio, il potenziale che porta l'uomo vicino a Dio, al massimo di sè stesso, abbattendo tutti i vincoli, i limiti e i condizionamenti esterni. Per D'Annunzio il superuomo è colui che, grazie alla cultura, diventa un modello per gli altri e si pone alla loro guida.


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La strage di Mileto (VV) del 16 luglio 1943

di Stefano Pellicanò

È noto che la Storia la scrivono i vincitori e talvolta solo a distanza di anni, se non di secoli, la vera Storia riemerge prepotentemente. Scrisse Lev Nikolàevic Tolstòj (1828-1910):” La Storia non deve dire niente di falso e non deve tacere niente di vero. Essa è scritta con l’inchiostro dei vincitori; ai vinti tocca una doppia fatica: leggerla sui libri e combatterla con la Memoria”. Anni ’80. Nella piazza antistante la chiesa di San Michele (Mileto), dov’è situato il monumento marmoreo che ricorda le 39 vittime del bombardamento nelle località Carasace (soprattutto), Creta, Jarè, Zifò, Pellegrino, Cuntura e Calabrò, elencate in ordine alfabetico, dalla lapide scompare il riferimento alla strage attribuita, all’inizio, ai nazisti e dal 16 luglio 1988 si legge un asettico “per onorare la memoria dei 39 martiri che furono stroncati dal bombardamento aereo”, senza specificare da chi effettuato: gli aerei alleati che venivano a “liberare” l’Italia. Ma torniamo a 68 anni fa. a) Il criminale protocollo dei piloti anglo-americani I piloti alleati avevano 20-25 anni. Una loro caratteristica fu di “considerarsi veri e propri carnefici, cinici esecutori di ordini superiori e spesso vittime del Bomber Command. Chi si rifiutava di partecipare a oltre 30 missioni veniva etichettato come mancante di tempra morale (J. Keller, Comma 22, Bompiani, 1980)”. Molti furono obbligati a compiere 60 missioni, il tasso di mortalità raggiunse l’11%, le probabilità di sopravvivere a 30 missioni erano poche. Al ritorno dalle missioni gli ordini prescrivevano “free-shoot” (caccia libera), cioè di attaccare qualsiasi cosa si muovesse su strade e ferrovie, quindi killer in divisa di piloti assassinavano consapevolmente civili indifesi. D’altronde con le “Rhubarb Operation” i piloti alleati ricevettero ordini di effettuare attacchi terroristici contro popolazioni civili inermi, obiettivi occasionali, non programmati (fonte: Air Historical Branch Archives). Con questi presupposti ricordiamo come esempi la distruzione della storica Abbazia di Montecassino (15 febbraio 1944), di stile barocco napoletano (529-530) secondo gli Alleati (erroneamente) rifugio di truppe tedesche e il bombardamento di Dresda (13 -15 febbraio 1945) condotto congiuntamente dall’aviazione anglo-americana. Il 13 febbraio oltre 800 aerei inglesi scaricarono circa 1 500 tonnellate di bombe esplosive e 1 200 di bombe incendiarie. Il giorno dopo la città fu attaccata dai B-17 americani che in quattro raid sganciarono altre 1 250 tonnellate di bombe. Nella mattinata del 15 febbraio ci fu l'ultima incursione di 200 bombardieri statunitensi sulla città ancora in fiamme. I bombardieri alleati rasero al suolo una gran parte del centro storico di Dresda con un bombardamento a tappeto, causando in pratica soltanto (deliberatamente) una strage di civili. Il bombardamento notturno della RAF creò una “tempesta di fuoco”, con temperature che raggiunsero i 1500 °C. Lo spostamento di aria calda verso l'alto e il conseguente movimento di aria fredda a livello del suolo, crearono un fortissimo vento che spingeva le persone dentro le fiamme, fenomeno già osservato in altri bombardamenti (es. quello a Amburgo del 1943). Col passare delle ore, il vento caldo sempre più forte e l'altissima temperatura non permisero più alcuno spostamento: l'aria calda degli incendi dei vecchi quartieri attirava aria fredda dalla periferia, provocando una potentissima corrente d'aria che a tre ore dal bombardamento si trasformò in un ciclone. b) La strage del 16 luglio 1943 16 luglio 1943. Nell’aria si avvertiva un caldo opprimente e sinistro, quasi il presagio di una giornata infausta. Poco prima di mezzogiorno, un gruppo di persone, per lo più di Mileto ma anche proveniente da altri centri del circondario, composto soprattutto da contadini erano in cerca di salvezza nelle campagne circostanti per sfuggire alla violenza distruttrice della guerra ma 39 vennero colpiti dalle bombe e dai mitragliatori di alcuni aerei militari. La strage venne attribuita a aerei tedeschi, alleati del Regno d’Italia, ospitati nell’aeroporto di Vibo Valentia, assieme a piloti italiani che proprio dalla mattinata era inutilizzabile. A Mileto a quell’ora non transitava alcun convoglio, nessun uomo in divisa, nessun mezzo militare, non c’era niente che potesse essere scambiato per un obiettivo sensibile, infatti la Statale 18 non fu colpita, d’altronde i tedeschi si erano già ritirati dalla zona. Testimoni oculari riferirono che gli aerei giunsero a volo radente sulla strada di campagna e sulle colline vicine esattamente alle 11,30 (orario documentato anche nel Registro comunale dei morti di Mileto del 1943). Ricordiamo che i piloti riferiscono che quando si vola radenti si è in grado di distinguere l’obiettivo e eventuali persone. Le vittime vennero poste in fila così com’erano, senza cassa mortuaria e senza lenzuolo e quando la sala dell’ex- Ospedale Civile fu piena vennero messe all’aperto, per terra, nel piccolo giardino dell’asilo, sotto l’albero di magnolia, ancora esistente. Tabella I: Vittime, in ordine alfabetico, del criminale mitragliamento su strade di campagna nel circondario di Mileto: 17 donne, 7 anziani, 14 bambini/ragazzi e un aviere. Artusa Caterina (a.33), Bertuccio Maria Cristina (a. 52), Bulzomì Raffaela (a. 29), Chillemi Giuseppe (a. 54), Cichello Antonio (mesi 5), Colloca Caterina (a. 11), Currà Pasquale (a. 89), D’Onofrio Antonia (a. 4), D’Onofrio Maria (a. 9), D’Onofrio Maria Rosa (a. 6), Galati Domenico (a. 13), Ganzio Giuditta (a. 30), La Torre Antonio (a. 59), Lascala Antonio (a. 20), Lascala Fortunata (a. 74), Leopardi Luigi (a. 26), Manduca Maria Caterina (a. 36), Mastruzzo Maria Teresa (a. 68), Occhiato Carolina (a. 69), Pagnotta Fortunato (a. 13), Pagnotta Maria Santa (a. 8), Palmieri Maria (a. 43), Piraino Antonio (a. 2), Pititto Maria Angela (a. 12), Pititto Maria Angela Fortunata (a. 23), Pititto Pasquale (a. 75), Pititto Giuseppe Pasquale (a. 15), Pititto Rosa (a. 56), Pititto Rosina (a. 37), Pititto Stella (a. 12), Annunziato Raffaele (a. 55), Romano Maria Carmela (a. 43), Solano Maria Angela (a. 12), Tavella Rosetta (a. 12), Valente Fortunata (a. 26, incinta), Vardaro Fortunata Maria (a. 48), Verduci Carmela (a. 37), Vitrò Anna Maria (a. 67) e un aviere sconosciuto. Tra le vittime la dodicenne Rosetta Tavella che quell’anno aveva superato col massimo dei voti, l’esame di ammissione alla scuola media e che durante quell’ estate di guerra sognava un futuro da maestra. Alcune famiglie, inoltre, subirono più di un lutto come i fratelli Antonino, Domenico e Salvatore Pititto che persero le rispettive mogli e quasi tutti i figli. Sotto le bombe morì la giovane madre Caterina Artusa che si sacrificò per fare da scudo al figlio Pasquale, il quale a causa delle bombe rimase privo di un braccio. La sig.ra Cichello, madre di Antonio, rimase ferita e rischiò di perdere l’uso degli arti. Tra i feriti Ascoli Domenico (a. 12) e Pititto Pasquale (a. 8) riportò l’amputazione del braccio destro. c) I veri responsabili Le responsabilità della strage ricadono su tre aerei della squadriglia 37 (le altre erano la 48 e 49, periodo 1941-1945) del 14th Fighter Group (caccia P-38 Lightning) dell’Air Force USA, guidato dal Lt. col. Troy Keith dal 28/VI/1943. Gli aerei provenivano dall’aeroporto di Vibo Valentia, importante obiettivo strategico, che proprio quella stessa mattina aveva subito l’ennesimo attacco che lo aveva reso impraticabile con 100 soldati italiani e tedeschi morti. I caccia di scorta ai 27 bombardieri B-26 del 319° Gruppo erano decollati alle 9 dalla base aerea di El-Bathan (Tunisia) e alle 11,30 erano sul campo d’aviazione di Vibo Valentia dove sganciarono 2.760 bombe da 20 libbre (9 Kg), da oltre 3.000 metri. I bombardieri piegarono verso il mare per rientrare alla base di Djedeia (Tunisia). Padroni dello spazio aereo rimasero i piloti del 14° Gruppo, in zona non c’erano altri aerei. Gli artiglieri del capitano-pilota McCord sventagliarono proiettili da 7,7 mm con le loro mitragliatrici doppie su pochi carri agricoli e una colonna di uomini, donne e bambini. Una volta compiuta la loro missione di morte tornarono indietro per ricongiungersi alla formazione che aveva appena bombardato l’aeroporto. Tra i dieci “eroi”, comandanti di squadriglia P38 Light, massacratori di civili inermi, ci sono i cinici esecutori materiali della strage (fig. 5). Al rientro dalla “eroica” impresa il capitano-pilota McCord non fece cenno, nel rapporto sulla missione, della strage compiuta, evidentemente la strage di 39 civili era solo un “piccolo dettaglio” di quella intensa giornata cui parteciparono 207 aerei che avevano sganciato 60 tonnellate di bombe mentre altri 30 bombardamenti furono effettuati con 652 aerei in Sicilia e Calabria, con missioni che comprendevano obiettivi multipli. All’epoca per giustificare quella stage di innocenti si parlò della volontà degli anglo-americani di terrorizzare la gente per accelerare la caduta del regime fascista. Terminata la guerra per quella strage non venne mai aperta un’inchiesta per fare luce su quanto accaduto. Alcuni anni fa alle sorelline D’Onofrio Antonia (4 anni), Maria Rosa (6 anni) e Maria (9 anni) è stata intitolata la scuola dell’infanzia di Mileto-Centro e alla città di Mileto per quella strage di innocenti è stata conferita la medaglia di bronzo al valore civile.


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I ritmi circadiani: cosa sono e come funzionano?

di Lista mente gruppo Sublimen

Nel XVIII secolo si cominciarono a studiare i ritmi dei processi biologici. Tuttavia, fu solo nel 1959 che i ritmi circadiani vennero descritti. Così, nel 1960, nacque una nuova branca della biologia chiamata cronobiologia. Tutti gli esseri viventi mostrano funzioni oscillatorie nell'arco delle 24 ore. Queste funzioni cambiano a seconda della luce e delle stagioni. Di tutto questo si incaricano i ritmi circadiani, mantenendo un equilibrio nel corpo basato sull'alternanza luce e buio. Il ritmo biologico è la variazione regolare di una funzione organica correlata al passare del tempo. A seconda delle variazioni nel tempo, si parla di ritmo biologico circadiano, infradiano e ultradiano (1). I ritmi circadiani si riferiscono alle variazioni che si verificano nel corso delle 24 ore. I ritmi infradiani sono invece quelli le cui variazioni regolari si registrano in un tempo superiore alle 24 ore. Infine, il ritmo ultradiano si riferisce alle variazioni registrate in un periodo inferiore alle 24 ore. Il primo scienziato a usare il termine ritmo circadiano fu il Franz Halberg.. Etimologicamente, il suo significato è "ciclo vicino alle 24 ore". Tuttavia, alcuni autori ritengono che questo ciclo oscilli tra le 24 e le 25 ore (2, 3). L'organizzazione del sistema circadiano è composta da: Componente visiva costituita da fotorecettori. Strutture "pacemaker" che generano il segnale circadiano. Vie efferenti dai pacemaker ai sistemi effettori. La struttura che si incarica di accogliere tutte le informazioni ambientali è il nucleo soprachiasmatico. Le informazioni giungono dalla luminosità ambientale mediante i nervi. Un'altra struttura di grande importanza nei ritmi circadiani è la ghiandola pineale o ipofisi. Questa secerne melatonina, che regola i ritmi circadiani e diversi processi fisiologici. Come funzionano i ritmi circadiani? Ogni struttura che abbiamo citato ha una specifica funzione. Vediamole in dettaglio. Il nucleo soprachiasmatico (NSQ) Il nucleo soprachiasmatico interagisce nelle fasi del sonno o in alcuni processi durante la veglia. Attraverso i nervi retino ipotalamici, il nucleo riceve informazioni sulla luminosità esterna. I nervi retino ipotalamici agiscono come orologio circadiano responsabile del ciclo sonno-veglia. Per generare questa reazione, la luce deve essere catturata dalle cellule gangliari fotosensibili nella retina. Quindi, si trasforma in impulsi nervosi che raggiungono il NSQ (1). La ghiandola pineale La ghiandola pineale si trova nell'epitalamo tra i due tubercoli quadrigemini superiori. Questa ghiandola riceve informazioni sulla luce ambientale attraverso: La via della retina (NSQ). Proiezioni autonome discendenti al rachide cervicale intermedio (gangli simpatici cervicali superiori). Intervento simpatico pineale postgangliare. La ghiandola pineale sintetizza la melatonina, che agisce sulla regolazione del sistema neuro endocrino, regola i ritmi circadiani e vari processi fisiologici. La variazione luce-buio nella sintesi della melatonina è l'elemento essenziale che spiega la partecipazione della ghiandola. Pertanto, si comprende che nella fisiologia dei ritmi biologici, la melatonina apre le porte del sonno con l'obiettivo di inibire l'attività di promozione della veglia del nucleo soprachiasmatico. Aspetti storici dei ritmi circadiani Sin dai tempi antichi, l'essere umano ha cercato di armonizzarsi con gli orari segnati dalla rotazione terrestre, concentrando le attività durante il giorno e riservando il riposo alle ore di oscurità. L'invenzione della lampadina a incandescenza ha cambiato tutto rendendo possibile la vita notturna. Nel XVIII secolo si iniziarono a studiare i ritmi dei processi biologici. Tuttavia, bisogna attendere il 1959 prima che i ritmi circadiani cominciassero a essere descritti. Nel 1960 fu creata una nuova disciplina in biologia chiamata cronobiologia e 11 anni dopo apparve la cronobiologia medica (4). Nel 2007 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) hanno stabilito che l'interruzione del ritmo circadiano potrebbe essere una causa di cancro nell'uomo (5). A quanto pare, quindi, i cambiamenti nel ritmo circadiano determinano uno schema che ha bisogno di essere corretto per evitare certe alterazioni nel corpo. Queste possono coinvolgere: Il sistema digestivo. Cardiovascolare. Pattern del sonno. Sintesi dell'adrenalina. Comportamento. Alterazioni nell'attività ormonale. L'effetto della melatonina e dei ritmi biologici sull'omeostasi richiede ulteriori indagini. Cronobiologia, cronofarmacologia o cronotossicologia sono alcune delle aree della scienza che si occupano di investigare i ritmi circadiani e la loro influenza sul corpo umano. Ciò potrebbe aiutare a far luce su malattie come il cancro. Da qui l'importanza di continuare a considerare il rapporto tra ritmi circadiani e ciclo di vita.


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Parliamo di amicizia

di Francesca Ceccherini

Definizione dell'amicizia L’amicizia è un sentimento di affetto, di simpatia, di solidarietà e stima che unisce due o più persone. L’amicizia consente di vivere serenamente la propria vita, con la sicurezza di avere persone alle quali rivolgersi per ricevere aiuto nei momenti difficili e condividere le gioie. Di solito si tende a tenere le due cose separate e per amore si intende quello in una relazione di coppia. Spesso ci si chiede anche che cosa conti di più: l’amore o l’amicizia come se l’amore e l’amicizia fossero in competizione tra loro! Niente di più sbagliato: l’amicizia è una forma di amore. Amare, in verità, significa rispettare, comprendere, ascoltare, perdonare, sostenere, accettare, incoraggiare, aiutare, pazientare e così via. Se smettiamo di vedere nell’amore solo una relazione di coppia, ci accorgiamo che l’amicizia è fatta di amore incondizionato ed ha tutte le caratteristiche accennate sopra Come distinguere amicizia e amore 1) Condividere le esperienze più importanti della mia e della sua vita. 2) Perdonare questa persona se si comporta male o sbaglia. 3) Accettare i suoi punti di vista anche se sono diversi dai miei e voler capire perché la vede in un certo modo. 4) Esserci se ha bisogno di una mano, di un incoraggiamento, del mio supporto. 5) Sapere che posso contare su questa persona, perché mi ama e vuole la mia felicità. Come distinguere amicizia e amore 6) Passare spesso del tempo insieme, anche solo per il piacere di condividerlo, pur non facendo niente di particolare. 7) Sentirci spesso, se non possiamo vederci, per parlare. 8) Voler conoscere le sue idee, i suoi gusti, le sue preferenze. 9) Accettare le sue scelte e volere il meglio per questa persona, anche se a volte non farà quello che ritengo giusto. 10) Volere la sua felicità ed esserne felice. Ebbene, non sono le stesse cose, o quasi tutte, almeno? A dire il vero manca solo il sesso. Se togliamo il sesso, infatti, molti, attraversando una crisi di coppia, dicono spesso che si sentono come grandi amici o fratelli o sorelle. Poniamoci una domanda. Se il mio partner per problemi di salute non potesse avere più rapporti sessuali per tutta la vita, continuerei la relazione? Riuscirei a vivere insieme a lui/lei senza fare più all’amore? In base a questa risposta la distinzione tra amore e amicizia si baserà sull'opzione del sesso. Che cosa si evince? Che le relazioni di coppia che dovrebbero essere frutto dell’amore, nascono soprattutto per la ricerca del piacere personale e il sesso è la strada principale che scegliamo per ottenere questo benessere, questo piacere. L'amicizia e la fiducia Un vecchio detto recita: “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. Vero o falso? La fiducia è un sentimento che proviamo verso qualcuno quando pensiamo di poter contare su questa persona. Perché ci fidiamo di alcune persone e non di altre, allora? Ecco alcuni motivi: 1) Le persone hanno le nostre stesse regole e si comportano come ci comporteremmo noi. 2) Condividiamo valori o ideali di vita e crediamo nelle stesse cose. 3) Vediamo comportamenti che ci piacciono e notiamo coerenza nel tempo. 4) Abbiamo visto risultati che ci portano a credere che quella persona ha le capacità che cerchiamo. 5) Ci aspettiamo che le persone possano darci le cose di cui abbiamo bisogno. Diciamo di avere fiducia nelle persone, ma in realtà stiamo delegando loro la nostra vita. Ecco come: Deleghiamo la nostra felicità: sono alcune persone a doverci rendere felici. Deleghiamo il senso del nostro valore personale: sono alcune persone a doverci convincere di quanto valiamo credendo in noi per prime. Deleghiamo il senso della nostra vita: viviamo per loro e senza, penseremmo che tutto sia inutile. Deleghiamo la nostra sicurezza: alcune persone speciali devono esserci, darci certezze, farci sentirci sicuri. Deleghiamo l’amore: è compito di alcune persone farci sentire amati, apprezzati e importanti. Deleghiamo i nostri successi: ad alcune persone spetta il compito di aiutarci a vincere, a loro chiediamo di farci raggiungere i grandi traguardi che desideriamo ottenere. Le regole dell’amicizia: cosa fare per essere amici? Il segreto per un’amicizia che dura per sempre è comprendere le rispettive regole e non imporre le proprie, non usarle per giudicare. Quando desideri avere degli amici disposti a soddisfare ogni tua esigenza: ti stiano vicini, ti capiscano, che devono condividere gran parte della loro vita con te) questo rappresenta solo una forma di compensazione ad un tuo stato di bisogno, di necessità. In tal caso sarai prevalentemente concentrato su quello che gli altri dovrebbero fare per te, metterai te stesso al centro dell’attenzione e tenderai ad usare coloro che consideri amici. Quando, invece, vuoi essere amico o amica di qualcuno Il tuo desiderio sarà di dare amore, aiutare, sostenere, supportare, comprendere, incoraggiare i tuoi amici. La vera amicizia consiste nell’essere tu amico degli altri poiché il vero amore non è un dovere, ma dono gratuito. La vera amicizia non è solo una relazione, ma un modo di vivere, di essere, di amare. Per Aristotele, l’amicizia è una virtù fondata non su sensazioni ed emozioni bensì su abitudine e libera scelta, fondamentale per la vita perché nessuno, anche chi possiede tutti i beni che desidera, vivrebbe senza amici. Cicerone) dichiara che “è la virtù che produce l'amicizia […]. E' un'alleanza che offre agli uomini il mezzo migliore e più felice per camminare insieme verso il bene supremo”. Xavier Lacroix distingue tre diverse forme di amicizia: per simpatia, per angoscia e amicizia fraterna. 1) La prima si fonda su un dono autentico dato da una “disposizione spirituale di uno verso l’altro”. 2) La seconda, L’amicizia per angoscia coinvolge coloro che hanno condiviso una forma di solidarietà forte, come, ad esempio, i compagni di prigionia, ma anche di scuola o quando i lavori sono duri e faticosi. 3) La terza, L’amicizia fraterna si caratterizza per essere cresciuti insieme all’amico o quando un fratello sia anche un amico. "L’amicizia con l’altro è un’epifania dell’amicizia con Dio", ha scritto Thomas Merton. "Un amico che prega Cristo per conto dell’amico, e desidera essere esaudito da Cristo per amore dell’amico, finisce per dirigere su Cristo il suo amore e il suo desiderio". Roger Schulz, ritiene che “bisogna conoscere la solitudine con se stessi per cogliere i valori di certi incontri”. Tutte queste parole per ribadire che l’amicizia, intesa come valore morale, è quel cammino che vuol condurre a dire all’amico la nota frase di Thomas Merton: “In me tu non morirai!”. “L'amore è il nostro vero destino. Non troviamo il significato della vita da soli. Lo troviamo insieme a qualcun altro”. L’Antico Testamento invita a stare in guardia per discernere se davvero il vero amico è colui che «ama in ogni circostanza; [ed] è un fratello nell’avversità» (Prv 17,17). Il libro del Siracide cap. 6 dice: "Prima di farti un amico, mettilo alla prova, non confidarti subito con lui. C’è chi è amico quando gli è comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura". La parte sull’amicizia si conclude però con parole di alto valore sapienziale: “Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore” (Sir 6,14-15). Nel Vangelo di Giovanni troviamo le parole con cui Gesù definisce, in termini di amicizia, il suo rapporto con i discepoli: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto quello ciò che ho udito adal Padre l’ho fatto conoscere anche a voi» (Gv15,15). Così Cristo è stato amico di Marta e Maria e del loro fratello Lazzaro a tal punto che davanti alla sua morte, dirà sant’Ireneo, "Gesù pianse come uomo e amico e lo resuscitò come Dio". I 15 insegnamenti dei santi sull'amicizia 1) “Non sempre chi è indulgente con noi è nostro amico, né colui che ci castiga nostro nemico. Meglio sono le ferite dell'amico, che non i fraudolenti baci del nemico. È meglio amare con severità che ingannare con dolcezza” – Sant'Agostino 2) “Amando il prossimo e prendendotene cura, percorri la tua strada. Aiuta, quindi, chi è al tuo fianco mentre cammini in questo mondo, e arriverai accanto a colui con il quale desideri rimanere per sempre” – Sant'Agostino 3) “Ha detto molto bene chi ha definito l'amico come metà della propria anima. Avevo di fatto la sensazione che le nostre due anime fossero una sola in due corpi” – Sant'Agostino 4) “L'amicizia è così vera e così vitale che al mondo non si può desiderare niente di più santo e vantaggioso” – Sant'Agostino 5) “L'amicizia è la più vera realizzazione della persona” – Santa Teresa d'Avila 6) “L'amicizia con Dio e l'amicizia con gli altri sono la stessa cosa. Non possiamo separare l'una dall'altra” – Santa Teresa d'Avila 7) “L'amicizia che ha la sua fonte in Dio non si estingue mai” – Santa Caterina da Siena 8) “Qualsiasi amico vero vuole per il suo amico: a) che esista e viva; b) tutti i beni; c) fargli del bene; d) dilettarsi della sua presenza; e) condividere con lui le proprie gioie e le proprie tristezze, vivendo con lui con un solo cuore” – San Tommaso d'Aquino 9) “L'amicizia diminuisce il dolore e la tristezza” – San Tommaso d'Aquino 10) “Colui che con parole, discorsi, azioni, desse scandalo, non è un amico, è un assassino dell'anima” – San Giovanni Bosco 11- “Dobbiamo andare alla ricerca delle persone, perché possono avere fame di pane o di amicizia” – Beata Madre Teresa di Calcutta 12- “Le parole di amicizia e conforto possono essere corte e succinte, ma il loro eco è senza fine” – Madre Teresa di Calcutta 13- “Ama tutti gli uomini con un grande amore di carità cristiana, ma non stringere amicizia se non con quelle persone la convivenza con le quali possa darti beneficio, e quanto più perfette sono queste relazioni, tanto più perfetta sarà la tua amicizia” – San Francesco di Sales 14- “Al mondo è necessario che coloro che si dedicano alla pratica della virtù si uniscano con una santa amicizia, per esortarsi a vicenda e mantenersi in questi santi esercizi” – San Francesco di Sales 15- “Ci fa tanto bene, quando soffriamo, avere cuori amici, il cui eco risponde al nostro dolore” – Santa Teresa de Lisieux Dio ha provato il Suo amore sulla croce. Quando Cristo fu appeso, dissanguato e ucciso Dio stava dicendo al mondo “Ti amo”. (Billy Graham) Il cuore di Gesù si rattrista molto di più per le mille piccole imperfezioni dei suoi amici che non per gli errori, anche gravi, dei suoi nemici.” (Santa Teresa di Lisieux) L’amore è un modo di essere, un modo di vivere e pensare, l’amore è la scelta di dare tutto se stessi agli altri senza chiedere niente in cambio. Nemmeno, e forse soprattutto, di essere ricambiati. (Erich Fromm)


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Filosofia

Buon pescatore

di Alessio Begliomini

"Il carattere veneto è portato verso l'ambiguità: poco invece verso le distinzioni chiuse dei sentimenti. I sentimenti più diversi nel veneto tendono a mescolarsi e a prender l'uno la specie dell'altro". Intelligenza che avrà da patire cambiamenti, Guido Piovene di sangue veneto antico nobiliare e fibra non pavida -come ne avvertì di fretta invece Montanelli-, uomo assorto soltosi poi da volgar fede, qual laica misura politica; d'ambiguità cultuali (questa malafede). Riapriamo i suoi libri, vi traccia via via i codici di suo ìnfiero ascènso: tempera corrusca di ferite, più innanzi la vita; ma disvélo (non confessione) d'intimo divenire in algido tormento, in lume di stella fredda...Ecco, riceviamo, nei giorni, sempre quasi per ritmi a identico refrain, ch'è nostra precipua tradizione, mutevoli illusioni. Elementi d'un mosaico interrotto, ognuno, di vita in vita; su quest'altro diuturno terreno dove vanità di altre reciproche avversioni, in quasi tutti or mena tanto più in basso mente e natura - esteso riflesso, nella comunità umana, di torbido Potere antisociale. "Non riesco a far comprendere - ancor dichiara Guido, nel 1962- che per me scrivere è tentativo di risolvere la mia esistenza, ed una risposta esitante ad un esame che non si elude". Sia, nell'estethos di Piovene era risorta la genuina persuasione: avvento di cose che puoi chiamare amore; coinvolta in tenebra d'ulteriori occasioni, la nostra natura superata; il giovane Piovene, con vigore e semplicità ha dato nome certo, a queste cose, che riapportano savie risposte e avvenire. Giovinezza che apre a sorgenti, di sagacia, ma è inesperienza tavia, di proprio e altrui dolore che può metter radici cui maturi turbamento annientatore: nemesi di Guido, a volger ultimo tempo mortale, l'Artista vicentino, su pagine di "Verità e Menzogna" , suo incompiuto testamento. Di fronte ai modi dignitosi, ci sentiamo tutti a servizio; solo un atto di dignità ci conquista. Se una persona è nobile, la cerchiamo; la imploriamo di darci ascolto: perché tutti, credilo, andiamo verso il più rispettabile. Si può ricever consigli, solo quando si ha modo di distinguere se siano buoni; è inutile invitarti a vivere con più dignità, se tu non lo fai che per trarne un vantaggio ogni giorno; v'è una sola dignità che può essere utile, quella che non si preoccupa dell'utilità. Il dolore che dispensa dalla bontà è un dolore di lusso, che non accomuna a nessuno. Non abbiamo mai, nella vita, tanta fiducia come quando la riconosciamo precaria: perché allora sappiamo d'essere sostenuti. Una colonna polverosa si regge ma non una colonna di polvere: Non siamo mai così certi che abbiamo avuto un sostegno, e che l'avremo nell'avvenire, come quando ci accorgiamo d'esso perché s'interrompe. La vita, dubbiosa com'è, ci rassicura in questi attimi, che sono le sue feste. (Guido Piovene)


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Forme di violenza psicologica

di Lista Mente,gruppo Sublimen

Il maltrattamento psicologico è tanto più pericoloso quanto più infima e sottile è la sua natura. Molto spesso passa addirittura inosservato, venendo a galla solo quando la ferita è ormai profonda. Per questo, la miglior prevenzione è l'informazione. Le forme violenza psicologica sono pericolose perché difficili da identificare. Si tratta di atteggiamenti all'apparenza inoffensivi che minano la vittima poco per volta, creando importanti conseguenze sul piano psicologico. Di quali forme di maltrattamento parliamo e in cosa consistono? In quest'articolo descriviamo quattro forme di violenza psicologica comuni in ambito familiare o di coppia. Parleremo anche dei segnali che possono aiutarci a identificarle, concentrandoci in particolar modo sulle conseguenze sulle vittime. Quando si parla di maltrattamento, si fa spesso riferimento alle sue forme più caratteristiche ed evidenti. Ma le aggressioni possono manifestarsi anche in modo più indiscreto e ambiguo, dando all'aggressore molto più libertà di gioco. Da fuori, potrebbero essere scambiate persino per tentativi di aiuto o di supporto. Le inchieste dimostrano come le forme nascoste di maltrattamento sono molto più comuni rispetto a quelle che lasciano segnali evidenti, come è il caso del maltrattamento fisico. Ma quando è celata, alla lunga la violenza può lasciare cicatrici molto più profonde. La difficoltà nell'identificare l'aggressione, i sentimenti repressi e il silenzio rallentano gli interventi volti a frenarla, rendendo la situazione più complicata. Le forme sottili di maltrattamento possono passare per semplici commenti o frasi inoffensive. A volte si manifestano sotto forma di diffamazioni, umiliazione, ricatti o controllo. Questo tipo di aggressione può verificarsi all'interno della coppia, tra genitori e figli o persino in un rapporto di amicizia. Ciò che generano nella vittima è la sensazione di non essere amati, di essere colpevoli per una determinata situazione o di non meritarsi la fiducia o il rispetto né proprio né degli altri. 1. La legge del silenzio Quella conosciuta come "legge del silenzio" è una delle tipologie di maltrattamento più sottili e inosservate. È caratterizzata da una serie di azioni mirate a ignorare la vittima gradualmente, negandole la parola, fingendo di non vederla o non sentirla. Si tratta di un ricatto nascosto: l'indifferenza non cesserà finché la vittima non si piegherà ai desideri dell'aggressore. La legge del silenzio mette in luce una grande immaturità emotiva e l'incapacità di comunicare da parte dell'aggressore. Le conseguenze per la vittima possono essere incredibilmente dannose. Essere ignorati innesca sentimenti di paura, tristezza, ira e, soprattutto, molta angoscia. La vittima incolpa se stessa per la situazione, non capendo il motivo per cui viene trattata così. 2. Gaslighting La manipolazione psicologica maligna, o gaslighting per usare il termine americano, è una delle forme di violenza psicologica meno evidenti che esistano. Consiste nel tentativo da parte dell'aggressore di spingere la vittima a dubitare del proprio criterio, giudizio o, in generale, delle proprie percezioni e memoria. L'aggressore allude che la vittima abbia inventato o esagerato alcune situazioni vissute, in modo più o meno consapevole. Durante una discussione, la vittima inizierà a dubitare della propria posizione, incerta se l'esperienza vissuta si sia davvero svolta nel modo in cui la ricorda. Questa situazione, ripetuta nel tempo, porta l'individuo a perdere totalmente fiducia in se stesso, diventando estremamente vulnerabile. Le conseguenze di questo tipo di maltrattamento possono sfociare in forti sentimenti di dipendenza, sensazione di depersonalizzazione e perdita del controllo. Le vittime del gaslighting affermano spesso di avere la sensazione di esser diventate pazze o di star perdendo il controllo della loro vita. 3. Iperprotezione L'iperprotezione non ha niente a che vedere con una genuina voglia di proteggere. Al contrario, le eccessive cure nei confronti della vittima hanno lo scopo di limitarla, di privarla di autonomia. Trattasi di una vera e propria forma di negligenza genitoriale. L'iperprotezione può manifestarsi con l'incapacità del genitore di porre limiti chiari, con il divieto verso tutte le iniziative del bambino o impedendogli di andare incontro a qualsiasi forma di frustrazione. Le conseguenze di queste azioni generano nella vittima sentimenti di paura, dipendenza e bassa tolleranza alla frustrazione, andando a limitarla nella sua vita di tutti i giorni. 4. Il conflitto di lealtà Il conflitto di lealtà è una sottile forma di maltrattamento psicologico che si manifesta principalmente nel caso di genitori separati. In questo scenario, i genitori separati lottano per far schierare il figlio dalla propria parte. Senza dimenticare che la lealtà nei confronti di un genitore implica la slealtà verso l'altro. È comune che il genitore svaluti la figura dell'altro davanti al bambino, posizionando quest'ultimo nel ruolo di giudice e portandolo a sentirsi in colpa se si sente felice con l'altro progenitore. Le conseguenze di questa forma di aggressione sui bambini si associano alla somatizzazione dell'ansia, che può compromettere seriamente la stabilità emotiva dei piccoli. Forme di violenza psicologica che feriscono nel tempo Queste forme di violenza sono spesso ambigue, e passano inosservate rispetto alle aggressioni più evidenti. I danni sulle vittime sono, tuttavia, prolungati nel tempo, aggravandone la prognosi. La nota legge del silenzio si basa su comportamenti volti a ignorare la vittima innescando in lei un cambio di comportamento. Anche il gaslighting attacca direttamente la fiducia della persona in sé stessa. Sono forme di violenza tipiche nei contesti di coppia, e causano paura, ira e angoscia nelle vittime. L'iperprotezione e il conflitto di lealtà sono più comuni in ambito familiare tra genitori e figli. Gli adulti creano atteggiamenti di protezione che limitano l'autonomia dei figli rendendoli invalidi. Nel conflitto di lealtà entrambi i genitori premono sul figlio per spingerlo dalla propria parte. Le forme di maltrattamento psicologico sottili colpiscono nel tempo, come gocce d'acqua sulla pietra. La singola azione non produce grandi effetti, ma se prolungate possono causare ferite profonde. Sono aggressioni pericolose perché difficili da individuare, per questo è fondamentale essere informati. Conoscendo, si può prevenire. https://it.wikipedia.org/wiki/Gaslighting https://www.medicitalia.it/dizionario-medico/conflitto-di-lealta/


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Informatica

John Wick e il vintage microcomputer. Come ingannare la moderna tecnologia

di Mario Lorenzini

Nel film John Wick 3 parabellum, assistiamo a delle stranezze. Il lungometraggio è del 2019, quindi recente; eppure, i mezzi usati dall’organizzazione che decreta la scomunica (morte) del protagonista, sembrano essere davvero retrò. Non si usano grandi display LCD o touch, niente scambi di messaggistica protetta tra terminali; piuttosto, scritte a mano su una lavagna (sì proprio quella con il gesso), e comunicazioni cartacee passate manualmente sulla scrivania. E poi, il telefono, quello classico da tavolo, col filo. Gli annunci ad alta voce, diffusi senza tanta segretezza, da una signora, all’apparenza una centralinista del dopoguerra, rigidamente in gonna lunga e camicia in tinta unita. Persino macchine da scrivere meccaniche e archivi in lega metallica con quei cassettoni. Lì per lì ho pensato a quei piccoli grandi errori scenografici, quelle incongruenze che si riscontrano talvolta, proprio a livello storico, nei film. Ma non si trattava di una sequenza di un secondo o di una sua frazione, gli oggetti fuori collocazione temporale erano davvero tanti. Tutta l’ambientazione era traslata in un altro periodo. Anche il tempo era scandito da un grande orologio a… lancette appeso alla parete. Forse nemmeno nel quartier generale del primo James Bond. Queste sequenze si alternano alle scene d’azione e violenza tipiche della saga di John Wick che, tenendo ben alta la tensione, spostano l’attenzione dai dettagli che ho appena descritto. Ho pensato, in un secondo momento, al voler incentrare al massimo la solennità dell’evento “scandito da una taglia di 14 milioni di dollari. Poi, sul finale, mi sono reso conto che un computer c’era per davvero. Sono rimasto sbalordito e ho rivisto il film dal principio. È allora che mi sono reso conto: quel computer, forse l’unico o uno dei pochi in quella stanza rappresentava un salto negli anni Ottanta: il Commodore 64, microcomputer che ha segnato il passaggio ad una delle prime architetture hardware accessibili a livello domestico. Ma all’epoca, nessuno avrebbe mai pensato a un suo impiego al di fuori del settore dei videogames o di semplici applicazioni ad uso personale. E invece, magicamente, il messaggio dell’inizio della caccia all’uomo viene inviato, su cellulari a tastiera con flip disattivo, proprio da “biscottone”, come fu soprannominato al tempo. E rigidamente collegato con un monitor monocromatico CRT dedicato. Per un attimo mi è parso di tornare ragazzo quando ho riconosciuto la scocca del C64, inconfondibile con i suoi 4 tastoni funzione grigi laterali. Insomma, qui si respira un’atmosfera sobria, tecnicamente parlando. Ma la domanda fondamentale è: perché? Dopo aver riflettuto, ma neanche tanto, sono giunto alla conclusione sequente: eficienza sì, ma prima sicurezza. Niente è più inattaccabile dagli hacker di un pc spento. Ma uno che non si connette a nessuna rete, eccezion fatta per un protocollo proprietario sviluppato con il solo scopo di inviare un SMS non fa differenza. Anche perché oggi, si controlla il traffico dati, i Giga per intendersi, chi va più a monitorare le vecchie celle con gli SMS inviati? Sicuramente prontamente cancellati, non soltanto nel dispositivo di arrivo e non conservati nella cella delle reti gsm. E allora vediamo le scritte “messaggio inviato”, su una riga dello schermo a bassa risoluzione, con i caratteri visualizzati uno per uno in sequenza lenta. Poi il dito sul tasto RETURN, che diventerà il comune tasto INVIO sulle moderne tastiere. Conclusione. È stata fatta una scelta: no a strumentazioni fantascientifiche da bat caverna; si possono interfacciare con il mondo esterno globalizzato e influire su tutti i dispositivi connessi, rischiando però di essere intercettati. Ed ecco che compare la figura dell’hacker smanettone che scrive codici improbabili in tempo reale per scongiurare l’intromissione nel sistema. Qui invece si è optato per la semplicità. Apparecchiature obsolete, con interfacce fuori standard, configurate al minimo essenziale richiesto per quella funzione. Tutta questa impalcatura è certamente costruita da decisioni prese dal regista. A questo punto la domanda che mi balza alla mente è: non sarà che Chad Stahelski, mio coetaneo, abbia avuto un pizzico di nostalgia del glorioso C64?


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App bancarie persistentemente inaccessibili!

di Mario Lorenzini

Da un paio d’anni circa, “lotto” con il mio istituto bancario a causa della APP che consente di eseguire le normali operazioni online. Naturalmente, o per fortuna, si riesce a connettersi anche senza questo software, direttamente dal sito ufficiale, con le credenziali a me assegnatemi. Ho fatto presente più volte la questione, a distanza di vari mesi, via PEC, senza essere pressante, una richiesta peraltro lecita che, indipendentemente dal rispetto delle normative europee che riguardano i disabili e la loro possibilità di fruizione dei siti web, consentirebbe a tali istituti di acquisire una maggior clientela. Ma, a parte la lunga attesa nelle risposte (un mese circa) ho sempre ricevuto come replica promesse, non ancora mantenute. Di tanto in tanto, ho provato a scaricare nuovamente l’app dal playstore, nel caso un update avesse consentito la modifica funzionale dell’app. Negli ultimi giorni, ed ecco perché scrivo, non solo non sono state apportate migliorie in tal senso, ma il sistema è divenuto totalmente ingestibile. Ho parlato in precedenza con gli operatori. Tempo perso. Questi boomerang non fanno altro che, a parte non capire, dire che loro sono del ramo amministrativo, non i tecnici software. Qualcuno prende nota, ma non cambia niente. Maggiori rassicurazioni mi sono giunte tramite la posta certificata. Si parte dall’assunto che le leggi che raccomandano l’adeguamento dei siti per i visitatori non vedenti, hanno un lasso di tempo di attuazione, diverso tra enti pubblici e privati. In tal senso i soggetti privati godono di una flessibilità temporale più ampia. Inoltre, le app, pur essendo parti complementari del servizio offerto, per alcuni non sembrano rientrare negli obblighi di adeguamento tecnologico di cui stiamo parlando. Si preferisce far sviluppare queste componenti a software developer che utilizzano dei web builder automatici; tali da non tener conto della creazione di tag intercettabili dalle sintesi vocali, ma presentano solo un’interfaccia puramente grafica. Ho scritto più e più volte ribadendo il concetto che lo sviluppo accessibile non comporta né un investimento, né un impegno più oneroso, in termini di tempo o difficoltà, da parte dei programmatori. A questo punto, considerando che perdere clienti non fa piacere a nessuno, e molti non vedenti usano proficuamente il loro smartphone, grazie alle varie implementazioni di screen reader, mi sembra evidente che molti si rivolgeranno altrove. Considerando quanto sopra, ora ci metto un pizzico di ottusità da parte della banca. Con le premesse fatte sopra, di una gestione, economica e di tempo, comparabile a quella di altre app che non presentano il problema dell’accessibilità, vorrei capire come mai un istituto bancario così imponente, non abbia ancora tappato quella falla che, in un mondo contemporaneo, zeppo di normative a difesa delle categorie più deboli, non faccia il massimo per migliorare la propria immagine.


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Intelligenza artificiale e Poste Italiane

di Mario Lorenzini

Dal 2019 Poste Italiane ha lentamente, ma progressivamente, inserito frammenti di tecnologia AI nel suo sistema. Per Intelligenza Artificiale utilizzate qui, intendiamo l’interfacciamento con i propri clienti. L’individuazione delle necessità delle persone che si apprestano a contattare PI viene filtrata non più e non soltanto da un operatore umano, ma nda un software sempre più evoluto e aggiornato. L’infrastruttura si basa su un riconoscitore del linguaggio parlato. Sia via telefono, whatsapp e web. I servizi sono in continuo aggiornamento, dai dati del proprio conto postale o postepay, al recupero delle credenziali, alla tracciatura pacchi. L’assistente digitale può anche essere in grado di simulare una chat con una persona umana. Questo fa sì che l’assistenza sia disponibile praticamente 24 ore al giorno. Solo nei rari casi in cui l’interprete non sia in grado di comprendere le necessità del cliente, allora si viene indirizzati a un operatore umano; ovviamente, in questo caso, compatibilmente con gli orari lavorativi degli impiegati. L’intelligenza artificiale, intesa come la comprensione del parlato umano, è un must dei nostri tempi. E si impiegano notevoli risorse in tal senso. Il progressivo abbandono dell’operatore umano è tanto più facilitato dalla ristrettezza dei servizi che sono offerti dall’azienda. In pratica, il software deve tenere conto di un minor range di possibilità da proporre all’utente. All’atto pratico, infatti, se qualcuno chiama e dice: «voglio chiedere un prestito», il parser individuerà, nel suo tentativo di ricerca, la stringa “prestito”, che sarà sufficiente a indirizzare il cliente verso l’ufficio che se ne occupa. Per tamponare eventuali errori di riconoscimento (a volte dovuti anche a difetti di pronuncia) si adottano diverse tipologie di intervento. Dal classico: «Non ho capito, può ripetere», al proporre un menu vocale con le scelte numerate. I numeri restringeranno ulteriormente il campo delle opzioni, facilitando il lavoro dell’operatore automatico. Come ultima spiaggia potremo anche digitare questi numeri dalla tastiera del nostro telefono. Una volta effettuata questa scrematura, si potrà parlare direttamente con un impiegato o, magari, avviare la nostra pratica, ricevendo la documentazione da compilare. Documenti che, nella peggiore delle ipotesi, dovranno essere stampati, compilati, firmati, scannerizzati e inviati telematicamente. Oppure si riceverà un link via mail, con la possibilità di compilare, direttamente online, i form necessari, firmandoli digitalmente.


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Medicina

Prevenzione delle malattie trasmesse per via sessuale (MST)

di Stefano Pellicanò

Le MST accompagnano l’umanità fin dai primordi modificandone i costumi, basti pensare come l’arrivo della sifilide in Europa, durante il secondo viaggio di Colombo e il suo svilupparsi a macchia d’olio, abbia determinato una chiusura nei riguardi della sessualità fino alla scoperta della penicillina e alla sua introduzione nella terapia di sifilide e gonorrea. Mai messe realmente sotto controllo stanno tornando in auge favorite dalla liberalizzazione dei costumi che dalla fine degli anni ’60 ne ha generato, in epoca pre-Covid, quando si viaggiava liberamente, un aumento esponenziale, infatti si viaggiava spensierati, convinti che non ci potesse accadere nulla, tanto “siamo in vacanza” ma in realtà un numero impressionante di persone tornava a casa con una di esse soprattutto perché le località esotiche erano anche occasione per aumentare i livelli di sperimentazione sessuale, per fare sesso non protetto e spesso con più incontri occasionali con partner talvolta a rischio. Contribuiscono alla loro propagazione anche: campagne di informazione concepite spesso in modo terroristico consigliando l’astensione dai rapporti come unico metodo sicuro di prevenzione; l’abbassamento dell’età dei primi rapporti; l’instabilità delle coppie, l’introduzione di pratiche sessuali trasgressive; i grandi spostamenti di popolazioni alla ricerca di fortuna che favorisce l’aumento della prostituzione; la facilità di spostamenti, in epoca pre-Cocid, da un continente all’altro per i più svariati motivi tra cui il turismo sessuale. Secondo l’O.M.S. hanno una incidenza di 333 milioni di casi (di cui 111 milioni in under-25)/anno, escludendo l’AIDS e in Africa centro-orientale nelle prostitute urbane la sieropositività per HIV supera il 50%. In molte aree in particolare di Sud-est asiatico e Africa sono presenti anche ceppi di Neisseria gonorrhoeae terapia-resistenti mentre in USA sono presenti malattie veneree rare come cancroide, linfogranuloma venereo e granuloma inguinale, ognuna trasmessa in modo diverso, anticipiamo attraverso ferite aperte, vicinanza anatomica, rapporti anali o usando lo stesso asciugamano, gli stessi vestiti o altri oggetti personali; i pidocchi pubei (piattole) possono contrarsi anche per contatto con lenzuola e coperte. In molte di queste patologie, soprattutto nel maschio, i primi sintomi sono localizzati negli organi genitali esterni e quindi facilmente visibili dalla stessa persona. Secondo uno studio dell’Università di Brescia relativo a 112.180 viaggiatori, nel periodo 1996 – 2010, suddivisi in 3 categorie cliniche: dopo il viaggio (64.335), durante il viaggio (38.287) e in immigrazione (9.558), 974 pazienti (0,9%) hanno ricevuto diagnosi di MST, di cui sono stati diagnosticati 1.001 diversi tipi. Le morbilità proporzionali per esse sono state rispettivamente 6,6, 10,2 e 16,8 per 1.000 viaggiatori nelle 3 categorie. Le diagnosi più comuni sono risultate, nei pazienti esaminati dopo il viaggio, quelle di uretrite non gonococcica o aspecifica (30,2%) e di infezione acuta da HIV (27,6%); nei soggetti visitati durante il viaggio l’uretrite non gonococcica o aspecifica (21,1%), seguita da epididimite (15,2%) e cervicite (12,3%); la sifilide (67,8%), infine, è apparsa dominante tra i pazienti immigrati. Nei pazienti ammalati visitati dopo un viaggio si è riscontrata una significativa associazione tra diagnosi di MST, da un lato e sesso maschile dall’altro, visita a amici o parenti, durata del viaggio inferiore a 1 mese e mancanza di consulenza sanitaria prima della partenza. Le MST che colpiscono i viaggiatori sono molto variabili a seconda del momento della visita e del tipo di viaggiatore, ma le strategie di prevenzione dovrebbero essere mirate soprattutto agli uomini e a chi visita amici o parenti (fonte: Lancet, 2012 Nov 22). La loro prevenzione generale include evitare contatti sessuali con partner occasionali, soprattutto nei Paesi a basso tenore igienico e comunque ricorrere ai profilattici, tenendo presente che quelli esteri possono non essere sicuri e che la presenza di lesioni genitali può accrescere la capacità di trasmissione dell’HIV essendo problematica l’efficacia di soluzioni o creme antisettiche per uso locale, spesso anche introvabili. I profilattici, come vedremo, sono utili per la prevenzione, tra l’altro, di AIDS, gonorrea, proctite, proctocolite, enterite e sifilide mentre per l’uretrite aspecifica è inoltre necessaria un’adeguata igiene intima prima e dopo i rapporti e in caso di pediculosi i rapporti sessuali vanno evitati fino alla completa guarigione perché, come vedremo, il profilattico non è protettivo perché i pidocchi possono insinuarsi negli indumenti. Esaminiamo sinteticamente alcune di queste patologie A.I.D.S. o infezione da H.I.V. È un’infezione a etiologia virale che altera il sistema immunitario. La prevenzione è legata sulla normale igiene quotidiana, nell’evitare droghe, alcol, fumo; su un’alimentazione ricca di vitamine e povera di grassi e sulla pratica di sesso sicuro con riduzione del numero dei partner sessua Candidosi Il fungo Candida Albicans è normalmente saprofita, cioè vive nel nostro corpo senza creare problemi. Si manifesta nell’uomo con gonfiore e arrossamento del pene, nella donna nei genitali esterni, perdite biancastre, dolore al passaggio dell’urina e prurito genitale o anale. Si moltiplica più facilmente in caso di scarsa igiene, alimentazione scorretta, abuso di alcolici, terapie antibiotiche, uso di biancheria non di cotone e saponi non adatti all’area genitale. Non è necessariamente legata a attività sessuale ma vi può essere trasmessa. Epatiti virali A, B, C, D, E La trasmissione della A e E avviene per via oro-fecale e per via sessuale, tramite il sesso anale in condizioni di scarso igiene. Il periodo di incubazione è rispettivamente 10-50 e circa 15-60 giorni. Il virus dell’epatite B, C e D (fig.) si trasmette attraverso i rapporti sessuali ma anche con il contatto sanguigno, emoderivati infetti, spazzolini da denti, aghi, rasoi e forbicine. L’ incubazione è di circa 30-180 giorni per la B, 15-50 giorni per la C e 30-90 per la D. A livello di profilassi è disponibile la vaccinazione per la A e la B anzi oggi i bambini sono vaccinati alla nascita o a 12 anni contro la B, è possibile anche vaccinarsi contemporaneamente contro la A e la B. Contro la C non ci sono vaccini quindi anche per chi è vaccinato per la A e B il profilattico serve a ridurre il rischio di contagio. Gardnerella È una vaginite con perdite vaginali molto abbondanti, grigie e maleodoranti con tendenza alla cronicizzazione e confondibile con quella da trichomonas, con sintomi spesso assenti o meno fastidiosi. Il contagio avviene per via sessuale e/o attraverso indumenti intimi infetti. Gonorrea da Neisseria gonorrae L’infezione batterica può insediarsi in bocca, tratto urinario, cervice e retto. È attiva a 36-37° C in presenza di forte umidità, condizioni dei nostri genitali che la rendono trasmissibile per via sessuale. Può essere asintomatica o dopo 3-14 giorni manifestarsi con bruciori, dolori e perdita di pus con l’urina con complicazioni dalla prostatite a infezioni dei testicoli. Nella donna si manifesta con un aumento della frequenza urinaria e perdite giallastre dalla vagina; non trattata può causare emorragie intermestruali, dolori addominali, vomito e febbre. Può inoltre provocare sterilità in entrambi i sessi. La prevenzione richiede l’uso del profilattico. Granulomatosi inguinale È un’infezione batterica molto rara trasmessa sessualmente che diffonde per via ematica provocando lesioni ulcerative progressive non dolorose che sanguinano al contatto. Herpes genitale da Herpes virus 2 Simile a quella delle labbra è caratterizzato, dopo 3-6 giorni di incubazione, da vescichette dolorose sugli organi genitali o vicino a essi con dolore, bruciore e prurito o possono essere asintomatiche. Si trasmette per contatto sessuale, durante il parto e la gravidanza. Frequenti le recidive in quanto tende a persistere nell’organismo dopo il primo episodio acuto e messo in circolo, nuovamente, durante periodi di immuno-depressione. Favorisce infezioni batteriche all’uretra e alla vescica, con aumento di rischio di tumore uterino. Per la prevenzione è necessario usare il profilattico. Infezioni da Chlamydia Thrachomatis Comprendono l’uretrite non o post-gonococcica spesso asintomatica o caratterizzata da secrezioni bianco-gialle o trasparenti e disturbi urinari come bruciore o bisogno di urinare spesso. La cervicite del tratto genitale femminile può essere asintomatica o si manifesta con perdite vaginali o dolore durante il rapporto sessuale, dolore addominale, febbre e nel tempo può portare alla sterilità. Il linfogranuloma venereo in genere si contrae nei Paesi tropicali e i sintomi comprendono ulcere indolori e ingrossamento dei linfonodi inguinali. La profilassi si basa sull’uso del profilattico. Mollusco contagioso È un’infezione virale caratterizzata da papule biancastre tonde, di 3-8 mm di diametro, a livello della cute pre-genitale senza sintomi particolari. Pediculosi del pube da Phthirus pubis o piattola Si può localizzare a livello dei peli pubici e trasmettere per contatto sessuale o tramite biancheria come lenzuola, coperte, asciugamani e vestiti. Si manifesta con prurito intenso, soprattutto notturno. È necessario evitare qualsiasi contatto sessuale fino alla completa guarigione, in quanto l’uso del profilattico non è sufficiente perché i pidocchi si insinuano sugli indumenti. Proctite, proctocolite e enterite batteriche/virali Sono infezioni gastrointestinali che causano diarrea, crampi addominali e, spesso, perdita di sangue a livello rettale. La trasmissione è prevalentemente per rapporti ano- genitali e oro-fecali. Importante la prevenzione con l’uso del profilattico. Scabbia da acari Penetrati nella pelle e deposte le uova, provocano un prurito intenso, notevole disagio e spesso lesioni da grattamento. Il contagio avviene attraverso contatto diretto e tramite l’uso di biancheria infetta. La profilassi consiste anche nella sterilizzazione di biancheria intima, letti e bagni. Sifilide da spirocheta treponema pallidum Si trasmette sessualmente ma anche tramite petting, dalla madre al feto durante il parto o attraverso una lesione della pelle che entra in contatto con un sifiloma o una ferita aperta, con sangue fresco, sperma, saliva o secrezioni vaginali. Se non è trattata ci sono tre stadi che progrediscono lentamente: il I, dopo 10-28 giorni, si ha febbre, anemia, calo ponderale e appare il sifiloma nel punto di penetrazione (di solito in cima al pene o sulle labbra vaginali nelle donne) con la parte centrale liscia e bordo rialzato pieno di pus giallastro che sparisce in 2-5 settimane. Da 6 settimane a 6 mesi dopo inizia il II stadio con sfoghi cutanei sul palmo delle mani e pianta dei piedi, perdita dei capelli, verruche vicino alla bocca o all’ano, febbre, sintomi influenzali, mal di testa e dolori ossei che possono durare fino a 30 anni. Nel III stadio la malattia non è più contagiosa, l’infezione si stabilisce in organi del corpo come apparato circolatorio e sistema nervoso con cardiopatie, paralisi, degenerazione cerebrale o spinale, cecità e altre complicazioni. É importante curare l’igiene personale e usare il profilattico. Stomatite aftosa È un’infezione micotica che colpisce la bocca o la vagina di immunodepressi con squilibri acido-alcalini in queste sedi . Le perdite vaginali sono bianche e rapprese mentre la bocca è ricoperta da una patina bianca. Oltre ai rapporti sessuali, l’infezione può essere causata da irrigazioni vaginali, spermicidi, prodotti da bagno profumati o terapia antibiotica. Lo zucchero, compreso quello della frutta, lo sciroppo d’acero, il miele e l’alcool favoriscono il suo sviluppo. Per la prevenzione vanno evitati alimenti che contengono muffe, come funghi e formaggi fermentati e i cibi che contengono glutammato monosodico, gli alimenti affumicati, aceto, pane, caffè, tè e il cioccolato e aumentati quelli che potenziano il sistema immunitario come le verdure crude o cotte a vapore, il riso integrale, il pesce e la carne magra, yogurt, olio d’oliva e aglio. Trichomoniasi È l’infezione batterica della vagina causata da un protozoo descritta da Donnè nel 1836. Le donne dopo quattro giorni-tre settimane manifestano dolore e fastidio durante la penetrazione, bruciore, perdite vaginali maleodoranti schiumose, grigio-verdastre, prurito, irritazione ai genitali esterni e vie urinarie con minzione frequente; poichè modifica il pH vaginale può facilitare l’insorgenza di altre infezioni. Nell’uomo è asintomatica o si presenta con irritazione al pene. Per la prevenzione è importante curare l’igiene personale; usare il profilattico e consumare succo di lampone, yogurt attivo, frutta, verdura, vit. A, C, E e zinco. Uretrite aspecifica Colpisce soprattutto gli uomini ma le donne che la contraggono possono diventare sterili. I sintomi sono infiammazioni, perdite e minzione dolorosa. Il trattamento dovrebbe includere un’adeguata igiene intima prima e dopo i rapporti sessuali (protetti). Verruche vaginali o condilomi o creste di gallo da Papilloma virus Sono trasmesse sessualmente e possono svilupparsi all’interno della vagina o intorno all’apertura vaginale, sulla cervice o intorno all’ano. Negli uomini si sviluppano sul pene o sotto il prepuzio. Nelle donne sono state associate al cancro alla cervice e alla displasia cervicale, una lesione pre-cancerosa. Dopo incubazione 1-3 mesi appaiono escrescenze di dimensioni diverse, isolate o raggruppate rosee o rosso appuntite o meno a superficie crestata. Profilassi delle Malattie Infettive in gravidanza di Stefano Pellicanò La durata della gravidanza viene calcolata in settimane, a partire dalla data dell'ultima mestruazione. Essa può essere a termine, quella il cui parto avviene tra le 37 e le 41 settimane, pretermine (o parto prematuro) quella in cui avviene prima delle 37 settimane, protratta (oltre il termine) quando il parto avviene a 42 settimane o oltre. Lo sviluppo del feto e dell'utero, la formazione della placenta, del liquido amniotico e delle membrane, il fatto che i tessuti trattengano una maggiore quantità di liquidi e il deposito di tessuto adiposo, comportano un costante e graduale aumento di peso che dovrebbe essere contenuto tra 9 - 12 Kg. Gradualmente le mammelle aumentano di volume, le areole e i capezzoli tendono a scurirsi e può iniziare una lieve secrezione liquida con comparsa verso la fine della gravidanza del “colostro”, un liquido che sarà prodotto fino a qualche giorno dopo il parto e che sarà il primo “pasto” del neonato, prima della montata lattea. L'aumento di peso e di volume dell'utero provoca una serie di modificazioni nella distribuzione del peso e dell'equilibrio della madre, che è indotta a arcuare la parte inferiore della schiena con eventuali dolori soprattutto in zona lombo-sacrale (lombo-sciatalgia) pertanto è consigliabile evitare le calzature con il tacco alto, nella parte finale della gravidanza l'aumento del peso corporeo comporterà un maggiore affaticamento e potranno comparire gonfiori alle caviglie. Il riposo è determinante per alleviare questi disturbi. I movimenti del feto, già percepiti dal 4°-5° mese, saranno più evidenti nell'ultimo trimestre. Numerose infe zioni, contratte dalla mamma nel corso dei nove mesi, possono essere trasmesse al feto con conseguenze anche importanti. Passiamo in rassegna sinteticamente le più importanti di tali patologie. Cytomegalovirus (CMV) Queste infezioni sono molto diffuse e quasi sempre asintomatiche. Gli infettati, nonostante la presenza di anticorpi, eliminano a lungo il virus con saliva e urine. Il virus può anche essere presente nelle feci, nel liquido seminale e nelle secrezioni cervico-vaginali. La possibile trasmissione da madre a feto avviene attraverso il sangue che, attraversando la placenta, può portarlo al feto. L' infezione materno-fetale può avvenire soprattutto in caso di prima infezione materna (madre che viene a contatto per la prima volta con il virus) o, meno probabilmente, per reinfezione. Nel feto può causare ritardo di accrescimento intrauterino, sofferenza epatica e microcefalia, nei casi più gravi morte a pochi mesi dalla nascita o danni permanenti di variabile entità. Nella donna gravida è opportuno un controllo periodico degli anticorpi anti-CMV (come per Rosolia e Toxoplasmosi). Un' eventuale prima infezione è segnalata dalla presenza di anticorpi IgM, in tal caso la diagnosi di infezione fetale (l' infezione materna non sempre comporta l' infezione fetale) si effettua con la loro ricerca nel sangue fetale attraverso la funicolo-centesi e ulteriori accertamenti dopo la nascita. Per questa infezione non esiste una prevenzione efficace e una specifica terapia. Epatite virale B (HBV) Il test dell’HBsAg per individuare la presenza del virus dell’Epatite B è raccomandato e gratuito Al II e VIII mese di gravidanza, mentre non è fondamentale a inizio gravidanza perchè il rischio che la futura mamma trasmetta il virus HBV al nascituro durante l’attesa è trascurabile e non ci sono strategie per modificarlo.Viceversa è importante accertare verso il termine della gravidanza se la donna è portatrice del virus perchè il rischio di trasmissione diventa molto alto al parto vaginale o cesareo. In caso di positività della madre, il neonatologo provvederà a somministrare al piccolo entro 12-24? dalla nascita il vaccino anti-Epatite B e immunoglobuline specifiche, così il rischio di contrarre l’infezione si riduce all’1% e si può praticare l’allattamento al seno. Epatite virale C (HCV) Anche il test dell’HCV, che rileva la presenza nel sangue di anticorpi contro il virus dell’Epatite C, è raccomandato e offerto gratuitamente al II e VIII mese. Si ipotizza che il contagio possa avvenire durante la gestazione attraverso la placenta, in travaglio, al parto e con l’allattamento. Si stima che le due modalità principali siano quelle relative al travaglio e al parto e che il rischio di trasmettere il virus sia intorno al 5%, soprattutto nelle donne RNA+ (che indica che il virus è in attiva replicazione). Si propone il parto cesareo anche se non è definitivamente dimostrato che così si riduca il rischio d’infezione neonatale. H.I.V. La trasmissione verticale madre-figlio avviene al parto e in Italia sale dall’1.4% delle donne in terapia con antiretrovirali non teratogeni, che effettuano un taglio cesareo elettivo e non allattano, al 20% delle donne non in terapia. La diagnosi prenatale invasiva delle cromosomopatie può favorire il contagio fetale ma nelle donne che la richiedano meglio l’amniocentesi che la villocentesi. Influenza É una infezione virale determinata da virus della famiglia Mixovirus mentre frequentemente vengono considerati episodi influenzali delle situazioni infettive a carico delle vie respiratorie come raffreddore, mal di gola, tosse, ecc. In gravidanza l’influenza può comportare complicanze broncopolmonari e nel I trimestre un maggior rischio di aborto e malformazioni. Listeriosi Questa rara malattia (1 caso/anno ogni 250.000 soggetti) ma potenzialmente letale è causata dalla Listeria monocytogenes, batterio presente in terreno, acqua e animali portatori sani, compreso l’uomo (il 5% degli adulti). Le categorie a rischio sono anziani, bambini, immunodepressi, neonati e soprattutto gestanti (30% dei casi). L’infezione si contrae assumendo cibo contaminato e si manifesta come un’influenza (cefalea, febbre, mialgie, nausea e vomito) e solo la gravità e persistenza dei sintomi può farla sospettare. In gravidanza può causare aborto, parto prematuro (anche nel II trimestre), nascita di feto morto o infezione neonatale (con meningite o setticemia neonatale). Per la prevenzione evitare alimenti a rischio come latte non pastorizzato, formaggi molli freschi da latte crudo (brie, camembert, erborinati, gorgonzola e messicani), patè, carne e pesce affumicato/crudo, carni cotte lasciate pronte al consumo (es. hot dog, salsicce o gli avanzi dal giorno prima) e verdura cruda non lavata. La terapia è antibiotica. Mononucleosi infettiva É causata dal virus Epstein-Barr e colpisce prevalentemente under-35 con astenia, febbre alta, ingrossamento dei linfonodi del collo, faringo-tonsillite con deglutizione fastidiosa e difficoltosa. È una malattia autolimitantesi che dura 1-2 mesi (ma i sintomi maggiori scompaiono in 2-3 settimane) e non tende a cronicizzare, anche se l’astenia può persistere mesi. La contagiosità rimane per una settimana dopo la scomparsa dei sintomi più evidenti. È conosciuta anche come “malattia del bacio” perché si trasmette attraverso il contatto con la saliva ma oltre al bacio evitare l’uso comune di bicchieri o posate. La terapia prevede acido acetilsalicilico come sintomatico e un mese di riposo, nei casi gravi antivirali. Sembra che non comporti particolari rischi per il nascituro anche se contratta dalla madre in gravidanza. Morbillo É una malattia da Paramixovirus che può presentarsi raramente in adulti non vaccinati o che non l’hanno contratto in età infantile. Quando una gravida si ammala nei primi mesi va incontro a un aumentato rischio di aborto spontaneo mentre è rara la possibilità di una infezione fetale; nelle 2 - 3 settimane prima del parto è invece possibile che il bambino si ammali nei primi giorni di vita. Per la prevenzione in gravidanza non va eseguita la vaccinazione anti-morbillo perché il vaccino è costituito da virus vivi attenuati mentre in caso di esposizione al rischio di contagio si possono somministrare anticorpi (immunoglobuline) specifici. Papilloma virus (HPV) Questa infezione correttamente gestita non comporta rischi diretti né per la futura mamma né per il nascituro, se asintomatica non è necessario intervenire in quanto il rischio di aborto o di malformazioni fetali è nullo. Le possibili alterazioni virus-indotte sono i condilomi e le alterazioni cellulari (displasie) al collo dell’utero. I primi sono formazioni verrucose dall’aspetto di creste di gallo che possono comparire sulla mucosa genitale e perineale che raramente raggiungono dimensioni tali da ostacolare il parto vaginale e imporre il taglio cesareo. In loro presenza esiste il rischio che le secrezioni materne infettino il cavo orale e la laringe del bambino nel corso del parto per via vaginale, provocandogli una seria patologia pertanto vanno rimossi prima del parto mediante diatermocoagulazione o con il laser, in anestesia locale. Se le lesioni non sono state rimosse per tempo o in caso di recidive, si consiglia il parto cesareo. Per ridurre le lesioni o le recidive, talora si utilizzano dei farmaci come l’imiquimod, con cautela data la scarsa esperienza in gravidanza. In presenza di displasie del collo dell’utero dovute a papilloma virus, rilevate dal pap test e confermate dalla colposcopia se la lesione è a basso rischio tumorale si attende il parto prima di intervenire, monitorando le condizioni, se invece il rischio è elevato è necessario intervenire nel corso della gravidanza, asportando una piccola porzione di tessuto della cervice uterina per rimuovere la lesione sospetta che non dovrebbe comportare pericoli per il proseguo della gravidanza. Il vaccino anti-HPV è controindicato in gravidanza e comunque non sarebbe utile in caso di infezione in corso perché la sua azione non è terapeutica. Parotite epidemica (Orecchioni) Causata dal Paramixovirus è rara nell' età adulta. Nel I trimestre di gravidanza c’è un aumentato rischio di aborto. Non è ben valutabile l'entità di rischio di infezione embrio-fetale. La vaccinazione in gravidanza è sconsigliata perché il vaccino è costituito da virus vivi attenuati e la protezione con anticorpi specifici non è molto efficace. Quinta malattia Dovuta al Parvovirus B19, è una malattia esantematica tipica della prima infanzia dove il 70% della popolazione adulta risulta immune. Per chi si ammala in gravidanza il tasso di trasmissione verticale al feto è del 40%, con un tempo di trasmissione di 4-12 settimane. Le conseguenze possono essere anemia, idrope [raccolta di liquido trasudatizio nelle cavità sierose] e morte fetale. Rosolia È una malattia infettiva tipicamente infantile trasmessa per via aerea dovuta a un virus a RNA del genere “Rubivirus”, famiglia “Togaviridae”. Il virus viene eliminato attraverso il naso-faringe fino a 14 giorni dalla comparsa dell'esantema. Quando una donna non immunizzata viene contagiata nelle prime fasi della gravidanza c’è il 90% di probabilità che il virus passi al feto (“trasmissione verticale”) con conseguente aborto nel 20% dei casi e/o invalidità gravi e permanenti nel bambino (circa 110.000 bambini/anno, fonte: OMS). Se contratta per la prima volta nel corso del I trimestre può causare gravi malformazioni fetali a carico degli occhi (cataratta, glaucoma), sordità, malformazioni cardiache, possibile ritardo psico-motorio, aumentato rischio di aborto spontaneo e tende a esaurirsi oltre le 16-17 settimane. Qualora invece la donna l’ha già avuta o è vaccinata l'eventuale reinfezione non comporta rischio per il feto. La conferma laboratoristica è basata sulla ricerca degli anticorpi specifici (IgM e IgG), sul test di avidità IgG virus-specifiche e ricerca del genoma virale in RT-PCR. L'isolamento del virus è d’elezione ma a causa della complessità della sua esecuzione la diagnosi in gravidanza si basa sugli esami sierologici, peraltro potenzialmente associati a falsi positivi e falsi negativi pertanto i campioni di siero vanno conservati per almeno un anno in modo da poter eseguire eventuali ulteriori indagini. Il test di avidità delle IgG specifiche valuta la forza di legame con l'antigene e data l'epoca di infezione. La contemporanea presenza di IgM e IgG a bassa avidità, cioè una bassa percentuale di anticorpi che stabiliscono un legame forte indica infezione recente o in atto, viceversa poichè la maturazione delle IgG rosolia-specifiche avviene rapidamente, una avidità alta in presenza di IgM virus-specifiche non esclude una infezione recente da valutare caso per caso, alla luce dell'anamnesi [la storia del paziente], delle informazioni cliniche e di altre eventuali indagini di laboratorio. Gli anticorpi IgM virus-specifici compaiono entro la prima settimana dall'esantema e sono evidenziabili per sei-otto settimane circa, a seconda del test impiegato. La loro ricerca va effettuata entro sette-dieci giorni il contatto o la comparsa dell'esantema tuttavia possono non essere evidenziabili prima del quinto giorno dall'esantema (falsi negativi) pertanto in presenza di esantema il test va ripetuto dopo qualche giorno. Per la prevenzione è importante la vaccinazione specifica. Ricordiamo che la somministrazione di un vaccino ha lo scopo di stimolare l’organismo a produrre anticorpi (o immunoglobuline o Ig di varie classi) che all’inizio sono di classe IgM e dopo il loro progressivo incremento fino a un picco si assiste alla loro progressiva riduzione e al progressivo innalzamento delle Ig di classe IgG (guarigione o precedente vaccinazione). La persistenza delle IgM per mesi o anni dopo la vaccinazione morbillo, parotite, rosolia (MPR) ceppo Wistar RA 27/3 ha costituito in tutto il mondo talvolta motivo di preoccupazione col consiglio alla donna di monitorare nel tempo le IgM-rosolia e di rinviare un’attesa gravidanza fino alla loro scomparsa mentre in realtà esse possono persistere a valori sostanzialmente invariati per mesi/anni dopo l'infezione naturale o la vaccinazione o anche in seguito a una reinfezione clinicamente inapparente o falsi positivi possono verificarsi in soggetti con altre infezioni virali o autoimmuni (fonte: Circolare Ministero della Salute 5 agosto 2005, n° 2; G.U. n° 211 del 10 settembre 2005). Tutti i casi di gestanti IgM-positive devono quindi essere valutati considerando lo stato immunitario pre-gravidanza, la presunta esposizione e le manifestazioni cliniche e ulteriormente indagati con altri esami di laboratorio, a es. test di avidità delle IgG specifiche vista la diversità del rischio rispetto ai vari periodi della gestazione. La presenza di IgG virus-specifiche in assenza di IgM al momento del primo prelievo indica che la donna è verosimilmente immune, se la loro ricerca è negativa un secondo prelievo va effettuato preferibilmente dopo 14-21 giorni dal primo, se la risposta è nuovamente negativa un terzo prelievo va eseguito a 6 settimane dal primo. L'assenza di anticorpi specifici a sei settimane indica che l'infezione non è avvenuta. La dimostrazione di anticorpi IgG virus-specifici soltanto nel secondo o terzo prelievo o il loro incremento di almeno quattro volte indica infezione e potenziale rischio di embriopatia [patologia dell’embrione] da valutare in rapporto alle settimane di gestazione al momento del contagio. Anche l'incremento di almeno quattro volte del titolo delle IgG specifiche indica avvenuta infezione. La presenza delle IgG fin dal primo controllo dopo la vaccinazione indica l’avvenuta prevista reazione immune. Ipotizziamo la persistenza nel tempo di IgM-rosolia per fattori legati all’adiuvante, sostanza che si unisce al vaccino per amplificare la risposta anticorpale, assieme a livelli protettivi di IgG, pertanto a differenza di quanto si crede comunemente è possibile, in questa situazione, programmare tranquillamente una gravidanza e appare superfluo eseguire, in questo caso, il test di avidità delle IgG virus-specifiche, tentare l’isolamento virale e la ricerca del genoma virale in PCR. Giustamente le donne in età fertile dovrebbero ricevere il vaccino se non gravide e consigliando di non diventarlo nei 3-4 mesi successivi ma poiché nel prodotto abortivo non risultano segnalazioni di antigene vaccinale si può ragionevolmente sostenere che un’eventuale/accidentale vaccinazione in questo caso non costituisce motivo di interruzione della gravidanza (fonte: Center for Diseases Control. Rubella vaccination during pregnancy (USA 1971-1988); M. M. W. R., 1989; 38:289; Center for Diseases Control. Rubella prevention; M. M. W. R ., 1990; 33, RR-15: 1) anche se sussiste l’obbligo etico del Medico di informare sui teorici danni fetali, massimo dell’1,4% (fonte: G.D’Alessandro, Patologia infettiva e gravidanza 2001, I volume: 192). Sarebbe comunque auspicabile che le Case produttrici/distributrici a livello mondiale del vaccino MPR segnalassero al più presto sulla scheda tecnica la nostra osservazione, regolarmente segnalata al Ministero della Salute secondo prassi (Scheda n. 89739) poiché altrimenti persisterebbe l’allarmismo legato all’inspiegabile persistenza delle IgM-rosolia con probabile rinvio della programmazione di una gravidanza per mesi o anni (fonte: “Manuale di Igiene e Profilassi” di Stefano Pellicanò; ISBN: 978-88-97215-03-5; S. Pellicanò,” Persistenza di IgM-anti-rosolia per mesi o anni dopo la vaccinazione: frequente causa di ingiustificato allarmismo e rinvio di programmazione di gravidanza”, Gio2000, n° 59 dicembre 2015). Per la prevenzione della rosolia è bene accertare in epoca pre-concezionale l'eventuale esistenza di immunità della donna nei confronti del virus e in sua assenza è opportuno eseguire la vaccinazione prima di intraprendere la gravidanza mentre è prudentemente controindicata durante essa e è bene lasciar passare alcuni mesi tra la vaccinazione e la gravidanza anzi sarebbe consigliabile effettuare la vaccinazione a fine mestruazione e assumere la pillola contraccettiva per 2-3 mesi. Scarlattina È una malattia esantematica causata dal batterio lo Streptococco beta emolitico di gruppo A. A differenza delle altre malattie esantematiche, che sono virali, non dà immunità e pertanto può essere contratta più volte. Colpisce prevalentemente tra i 3 e 12 anni, con esantema, febbre, mal di gola. L’esantema rosso scarlatto è causato da una reazione alla tossina prodotta dal batterio non sempre presente. Si trasmette prevalentemente con le secrezioni aeree prodotte dalla tosse del malato ma il batterio può sopravvivere anche fuori dall’organismo e quindi ci si può infettare anche bevendo da un bicchiere usato dal malato. Il periodo contagioso va dal giorno dopo dell’insorgenza della sintomatologia fino al suo termine (circa 4-5 giorni) o fino all’inizio della terapia. Risponde bene agli antibiotici (penicilline). Se contratta in gravidanza non dà malformazioni fetali ma se colonizza la vagina può causare parto prematuro o, se presente al parto vaginale, un’infezione neonatale potenzialmente severa, pertanto in caso di sospetto va effettuato un tampone vaginale. Sesta malattia (Esantema critico) É provocata soprattutto dall’Herpes virus 6, meno frequentemente dal tipo 7. Colpisce soprattutto i bambini entro i primi due anni di vita. Dopo un periodo di incubazione di circa due settimane, si manifesta con febbre molto alta per tre o quattro giorni, poi crolla e compaiono macchioline rosse diffuse dapprima sul tronco e quindi su tutto il corpo per circa 24?. Il bambino ammalato è particolarmente contagioso nella fase febbrile e comunque fino alla scomparsa dell’esantema. In età adulta è improbabile contrarla anche perché quasi tutti l’hanno avuta nell’infanzia e ne risultano immuni, peraltro eventuali sue reinfezioni non comportano alcun pericolo in gravidanza. Come tutte le infezioni virali, anche la sesta malattia comporta potenziali rischi di aborto e malformazioni per il feto, nella remota eventualità che venga contratta durante l’attesa, si tratta però di rischi statisticamente irrilevanti rispetto a altre patologie infettive. Non è disponibile un vaccino per la prevenzione. Sifilide (Lue) Provocata dal batterio Treponema pallidum, prevede una trasmissione sessuale o verticale madre-figlio durante tutto il periodo della gestazione. La primaria non trattata comporta un rischio di trasmissione fetale del 70-100%, 2/3 dei feti di madri infette si infetta a sua volta con possibile morte endouterina fetale fino a 1/3 dei casi. Il farmaco d'elezione per il trattamento in tutti gli stadi è la Penicillina G per via parenterale, in caso di allergia occorre desensibilizzare e trattare con antibiotici alternativi come azitromicina, ceftriaxone, doxiciclina e tetracicline, anche se non sono supportati da dati sufficienti e un follow-up particolarmente serrato. Lo screening in gravidanza è obbligatorio e si avvale degli esami ematochimici VDRL e TPHA, in caso di positività si ricorre a esami di II livello, come il FTA. Dopo la guarigione, il VDRL si negativizza mentre il TPHA può rimanere positivo a vita (cicatrice immunologica). Toxoplasmosi È causata dal protozoo Toxoplasma Gondii che compie una parte del suo ciclo vitale nell' intestino del gatto e, eliminato con le feci, puòcontaminare l'ambiente. La madre la può contrarre mangiando carni crude o poco cotte, verdura non accuratamente lavata e avendo contatti con gatti senza le dovute precauzioni igieniche. In caso di Toxoplasmosi materna la probabilità che il feto si infetti aumentano con il progredire dell'epoca di gestazione essendo i danni maggiori nel I trimestre e via via minori successivamente, i bambini la cui mamma l’abbia contratto dopo le 16-24 settimane di gestazione appaiono spesso normali alla nascita, anche se opportune indagini strumentali possono mettere in rilievo alcune anomalie. I feti contagiati nelle prime settimane di gravidanza, invece, sono quelli che subiscono le conseguenze più gravi dell’infezione congenita con interruzione spontanea della gravidanza, idrocefalia, lesioni cerebrali che possono provocare ritardo mentale e epilessia e ridotta capacità visiva che può portare fino alla cecità. Lo screening va effettuato in epoca pre-gestazionale e la donna non immune, cioè senza anticorpi, va seguita periodicamente. Per la prevenzione evitare carni crude o poco cotte, compresi salumi e insaccati; lavare accuratamente frutta e verdura; lavare accuratamente le mani dopo aver avuto contatti con i gatti o dopo aver lavorato il terreno (es. giardinaggio), deposito di possibili Toxoplasmi. In caso di malattia contratta in gravidanza si ricorre a un adeguato trattamento antibiotico mirato per ridurre il rischio di danno fetale. Il trattamento prevede la spiramicina, antibiotico ben tollerato sia dalla madre sia dal feto, inoltre uno studio multi-centrico ha dimostrato che esistono combinazioni antibiotiche più efficaci (pirimetamina e sulfadiazina) almeno nell’impedire la comparsa di postumi all’anno di vita (fonte: Am. J. Obstet. Gynecol., 1999), uso d’obbligo quando la trasmissione dell’infezione al feto sia dimostrata attraverso l’amniocentesi. Nel caso in cui il trattamento sia stato inadeguato o sia iniziato troppo tardi, il bambino potrebbe avere una malattia grave visibile alla nascita. Con le attuali possibilità terapeutiche almeno il 90% dei bambini con la forma congenita nasce senza sintomi evidenti e risulta negativo alle visite pediatriche di routine, soltanto attraverso indagini strumentali più raffinate possono essere rilevabili piccole anomalie a carico dell’occhio e dell’encefalo. Varicella È una malattia tipicamente dell'età infantile raramente riscontrata in gravidanza dove, nel corso del I trimestre, comporta un maggior rischio di aborto o di malformazioni fetali. Nel II e III trimestre il virus dal sangue materno attraverso la placenta arriva al feto che successivamente guarisce perchè riceve anche gli anticorpi materni. Se invece compare pochi giorni prima del parto il bambino può nascere sano ma può manifestarla nei primissimi giorni anche in forma molto grave perchè ha ricevuto dalla madre il virus ma non gli anticorpi. Per quanto riguarda la prevenzione la gestante che non l’ha avuta in passato deve evitare le possibili occasioni di contagio. Qualora il contagio avvenga è necessario ricorrere alla somministrazione di immunoglobuline (anticorpi) specifiche entro 72?.


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Quanto ci piace vederci più magri?

di Anadela Serra Visconti

Vedere la tv, leggere un magazine femminile o maschile, guardare le vetrine, ci ricordano ad un tratto che il nostro corpo sta per mostrarsi in tutta la sua crudezza a mezza umanità. È allora che ci prendono i rimorsi e l'ansia, e del resto, non si è mai "ok" per sé stessi. Che fare in poche mosse per sentirci meglio? Il primo passo è acquistare in farmacia (uomo e donna) una buona crema anticellulite e applicarla mattino e sera sulle zone critiche con un auto-massaggio profondo, che non deve durare meno di 5' minuti per zona. Se sono irregolari e bozzolute le zone addominali ed il sotto delle braccia, procedere anche qui con la stessa crema. Non si perdono centimetri, ma i tessuti si "riprendono" perché si riattiva la circolazione. Dopo ogni bagno o doccia applicate su tutto il corpo olio di mandorle dolci, ricco in vitamina E, fortemente idratante se su pelle umida. Acquistate anche un buon autoabbronzante e applicatelo per 4 sere prima di andare a dormire,su tutto il corpo. Gli autoabbronzanti non sono assolutamente nocivi per la pelle e vederci con un colorito dorato ci fa sentire più in forma. Ogni giorno ballate scatenati in casa una musica disco a tutto volume (la radio!) per almeno 30' . Si consumano calorie e si sciolgono le tensioni. Il cibo. Per una settimana sospendete la frutta, la pasta, il pane, la pizza, i dolci, i gelati, i legumi secchi, le patate, le bevande zuccherate o succhi di frutta, lo zucchero e gli alcolici. Potete mangiare a volontà proteine (carne, pesce pollo, prosciutto cotto o crudo, bresaola, tacchino) e ogni tipo di verdura non condita. Sì anche a yogurt bianco e formaggio fiocchi di latte, tofu o ricotta magra. La regola è alternare i cibi e bere due litri d'acqua al giorno. Questa alimentazione (iperproteica) non puó andare oltre una settimana, ma è il punto di partenza per sentirsi più asciutti, più magri e accettarsi meglio in tempi brevissimi.


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Il 1700 - 1800: epoche di grandi novità per Asepsi, Chirurgia e Ortopedia e la nascita dell’Anestesiologia

di Stefano Pellicanò

La Chirurgia (dal greco “chirurgia”, da “ch?ir, cheirss” cioè “mano” e da “?rgon”, “opera”) tratta le malattie la cui terapia è attuata mediante interventi spesso cruenti. A fine XVIII secolo nonostante la rivoluzione dell’Illuminismo l’arte medica e chirurgica erano ancora ferme al Medioevo, precisamente la Chirurgia era di pertinenza dei barbieri, i soli ai quali era consentito l’uso del bisturi, che utilizzavano mignatte o flebotomi, che incidevano le vene o praticavano clisteri, perché la via rettale e quella orale erano le sole conosciute e si utilizzava anche la china, farmaco utile in ogni occasione. In Occidente nelle grandi città e nelle sedi universitarie gli Ospedali, che fino all’Alto Medioevo indicavano gli edifici che ospitavano pellegrini e viandanti, adesso erano abilitati a curare gli ammalati mentre comparvero nuove specializzazioni mediche come la Chirurgia, la Neuropsichiatria, l’Oculistica, l’Ostetricia e l’Urologia che gradualmente presero il posto di ciarlatani praticoni e guaritori girovaghi. In epoca napoleonica venne creato un « Corpo di polizia sanitaria » con compiti di Igiene pubblica quali il controllo di acque, fogne, discariche, locali pubblici e di vigilanza sulle sepolture che dovevano seguire rigorose norme igieniche; sui cimiteri, che dovevano essere lontani dai centri abitati nonché si arrivò all’istituzione di condotte mediche. Per tutto l’800 ignoranza, miseria, carestie e le scarse condizioni igieniche permisero la comparsa ciclica di malattie mortali come colera, peste e vaiolo fino alla scoperta del vaccino anti-vaioloso del britannico Edward Jenner (1749-1823), considerato il padre dell'immunizzazione, che pose fine a una malattia che aveva mietuto milioni di vittime.Una vera rivoluzione avvenne con Louis Pasteur (1822- 1895) e Karl Joseph Eberth (1835-1926) che scoprendo rispettivamente il bacillo di Carbonchio, della Tubercolosi e l’agente della Gangrena gassosa e il bacillo del Tifo dimostrarono che la maggior parte delle malattie infettive fosse dovuta alla presenza di microrganismi specifici nel sangue o nei tessuti quindi “qualcosa” penetrato nell’organismo per via inalatoria o per contatto o per via ematica lo faceva ammalare pertanto, come logica conclusione, bisognava operare secondo le più rigorose norme igieniche e pertanto in quest’epoca abbiamo i pionieri dell’asepsi. L’ostetrico ungherese Ignazio Philipp Semmelweis (1818-1865) lavorava all’ Ospedale Maggiore di Vienna e in contrasto con Rudolf Ludwig Karl Virchow (1821-1902) teorico della “patologia cellulare”, avendo constatato che le gravide ospedalizzate erano statisticamente più colpite dalla fatale sepsi puerperale sosteneva che il medico doveva curare scrupolosamente l’igiene del suo vestiario, lavarsi accuratamente le mani e disinfettarsi (cloruro di calcio) prima di visitare e di operare con ferri chirurgici fatti bollire a lungo. Enrico Bottini (1835-1903), senatore del Regno d'Italia nella XVII legislatura, primario all’Ospedale di Novara utilizzava l’acido fenico come sterilizzante ma Lord Joseph Lister (1827-1912) lo usò con un nebulizzatore di sua invenzione venendone così considerato lo scopritore. Purtroppo chirurghi celebri come lo scozzese Robert Liston(1794-1847) e il francese Jules-Émile Péan (1830-1898) continuavano a operare in tight, papillon al collo, a mani nude non lavate mentre i chirurghi militari in divisa e senza guanti. La problematica delle perforazioni intestinali Dall’antichità le perforazioni intestinali erano quasi sempre mortali per l’impossibilità di suturare adeguatamente pur avendo provato di tutto, dal lavaggio del viscere con acqua e olio per poi affondarlo e chiudere la parete addominale (Celso, ca.14 a.C.-ca.37 d.C.) alla sutura del colon con fili di budella di animali o alla sutura dell’intestino tenue con mandibole di formiche o alle suture continue o da pellicciaio di Ruggero da Saliceto (1210-1275). Verso il 1770 e nel 1826 A. Bertraldi (1723-1765) e Valpeau proposero senza successo nuove suture rispettivamente “a filzetta” (continua e a tutto spessore dei due lembi della ferita, previamente affrontati in modo da far collabi re la comune tunica mucosa che però mostrava scarsa tendenza alla cicatrizzazione per cui, sfilando il refe, si ritornava alla conditio ante quem e “a punti staccati” che agli svantaggi della precedente aggiungeva che il refe lasciato a permanenza provocava una serie di reazioni conseguenziali: suppurazione del tratto di ansa suturato, macerazione del tessuto circostante ai bordi della ferita, diastasi della ferita, fuoruscita di materiale fecale, peritonite generalizzata e exitus. Il problema venne risolto da Nicola d’Apolito (1815-1862) con la sutura in cui combaciavano le superfici sierose dei labbri delle ferite intestinali definita “continua e a tempo” che consentiva dopo alcune settimane di eliminare il refe. Solo nel XIX-XX sec. si avranno i primi studi di fisiopatologia emorroidaria e le relative tecniche di escissione chirurgica di B. von Langenbeck (1810-1887), nel 1870; Walter Whittehead (1840-1913), nel 1882, sir William Ferguson chirurgo sergente della regina Vittoria; Milligan e Morgan (1937) e Parks (1956). Fino alla metà del XIX secolo, la Chirurgia generale consisteva soprattutto in amputazioni di arti malati o feriti e in incursioni fulminanti su calcoli vescicali. Da notare che sir Fergusson era famoso per la velocità con cui operava (rimosse un calcolo vescicale in 30’’), un grande vantaggio nell’epoca pre-anestetici. Il suo nome è legato alle operazioni sul labbro leporino (almeno 300 operazioni riuscite) e sul palatoschisi. Egli estese il principio della Chirurgia “conservativa“, preservando parti del corpo che altrimenti sarebbero state amputate. Ernest von Bergmann (1836-1907) introdusse la sterilizzazione a vapore delle bende e William Stewart Halsted (1852-1922) stabilì che andavano utilizzati guanti di gomma e introdusse (1894) in modo standardizzato il trattamento chirurgico del carcinoma della mammella con dissezione delle strutture linfatiche del cavo ascellare. Gradualmente la Chirurgia si svilupperà con la scoperta di Anestesiologia e Antisepsi fino ai trapianti di organo, nel XX sec. La nascita dell’Anestesiologia Karl Koller (1857-1944) adoperò per primo la cocaina come anestetico locale e Halsted la usò infiltrando i tronchi nervosi periferici (1885). In realtà dagli inizi del ‘700 erano stati teorizzati interventi di alta chirurgia ma il loro limite era la mancanza di adeguati antidolorifici e inoltre si riteneva erroneamente che bastasse iniettare qualsiasi anestetico controllando soltanto alcuni parametri vitali con frequenti esiti mortali. Negli anni 1844-1846 alcuni dentisti usarono come anestetico il cloruro d’etile o l’etere ma quest’ultimo dopo tre-quattro giorni provocava la fatale atrofia giallo acuta del fegato mentre in campo ostetrico si utilizzava il cloroformio. Con l’inizio dell’anestesia eterica nel 1846 divenne possibile tentare procedure chirurgiche volte a conservare o ricostruire parti malate. Ovviamente ai giorni nostri la Chirurgia ha raggiunto altissimi livelli fino ai trapianti di organo grazie anche ai contemporanei sviluppi dell’Anestesiologia che oggi, a seconda dei farmaci utilizzati, può essere generale totalmente inalatoria, totalmente endovenosa. Le novità in Ortopedia Nel 1800 per le fratture del collo del femore si usava l’apparecchio di Gresely che poiché non assicurava una completa immobilizzazione e provoca macerazioni fù modificato dal sistema a “trazione continua”di N. d’Apolito giunto fino ai nostri giorni.


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Novità in Medicina: XXII parte

di Stefano Pellicanò

A) ORTOPEDIA a) Osteoporosi: entro il 2050 aumenterà di dieci volte il rischio di fratture negli uomini Osteoporosi e osteoartrosi sono aspetti molto rilevanti delle malattie metaboliche dell’osso, tanto che l’O.M.S., dal 1993 ha classificato l’osteoporosi come malattia sociale. Attualmente in Italia circa 5 milioni di persone sono affette da osteoporosi (dato sottostimato), di cui l’80% sono donne in post menopausa. Ne sono colpite il 23% delle donne over-40 e il 14% degli uomini over-60 anni. La malattia si manifesta in forma più grave negli uomini (dati: Ministero della Salute, 2021). La mortalità da frattura del femore è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25% a un anno, nel 20% dei casi si ha la perdita definitiva della capacità di camminare autonomamente e solo il 30-40% dei soggetti torna alle condizioni precedenti la frattura. L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico, caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea legato prevalentemente all’invecchiamento con un aumentato rischio di frattura (in particolare di vertebre, femore, polso, omero, caviglia) per traumi anche modesti. Gli specialisti hanno avanzato l’allarmante previsione che nel 2050 gli uomini over 60 con fratture del femore o dell’anca aumenterà di 10 volte pertanto è molto importante attuare un efficace ed appropriato programma di prevenzione. I fattori di rischio per l’osteoporosi sono un’alimentazione povera di calcio, un basso peso corporeo, un problema ormonale in età giovanile, tutti elementi che possono alterare la massa ossea, cioè la crescita scheletrica e quindi porre un rischio di osteoporosi e di fratture nelle età successive. Per combattere l’osteoporosi uno strumento in più si può rivelare la vitamina D, che permette di migliorare l’assorbimento del calcio a livello intestinale e di coadiuvare tutte le terapie specifiche. La sua assunzione quotidiana può esercitare positivi effetti a livello scheletrico e extra, con funzioni immunologica, antiossidante e cardiovascolare.


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Novità in Farmacopea: XXII parte

di Stefano Pellicanò

A) INFETTIVOLOGIA a) Molnupiravir prima pillola anti-SARS-CoVid-19 in U.E. I risultati dei test clinici con Molnupiravir tra i pazienti a alto rischio che hanno assunto due pillole/die per 5 giorni (il trattamento da 10 pillole costa 700 $ = 602 €), hanno mostrato che il 50%, rispetto al placebo, ha evitato il ricovero e nessuno è deceduto. L’EMA (Agenzia europea dei farmaci) ha avviato la revisione in tempo reale dei dati su esso; al momento, è in atto la fase “rolling review”, lo strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un farmaco o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. I tempi per una valutazione si aggirano mediamente intorno ai 2-3 mesi quindi per i risultati bisognerà aspettare tra fine 2021 e inizio 2022. b) AIDS: Ibalizumab, primo anticorpo monoclonale a lunga azione (G.U. n°250 del 19 ottobre 2021) Ibalizumab, in associazione a uno o ad altri antiretrovirali, è indicato per il trattamento di adulti con infezione da virus dell'immunodeficienza umana (HIV-1) resistente ai farmaci, per i quali non sarebbe altrimenti possibile predisporre un regime antivirale soppressivo. Ibalizumab agisce bloccando l'infezione da parte dell'HIV-1 dei linfociti T CD4+ interferendocon le fasi successive al legame necessarie per l'ingresso delle particelle del virus dell'HIV-1 nelle cellule ospiti, in tal modo impedisce la trasmissione virale che si verifica attraverso la fusione cellula-cellula c) L'igromicina A per la malattia di Lyme La malattia di Lyme è un'infezione trasmessa dalle zecche, causata dalla spirocheta Borrelia spp. I sintomi precoci comprendono rash cutaneo, che può essere seguito dopo settimane o mesi da alterazioni articolari, cardiache e neurologiche. La malattia è sempre più pressante in Europa e Nord America, trattata con antibiotici ma il problema delle farmaco-resistenze è sempre più pressante. Studiosi della NorthWestern Boston University hanno scoperto il composto Igromicina A che potrebbe portare all’eradicazione della malattia che funziona perché assomiglia ai nutrienti essenziali di cui si ciba il patogeno e proprio per questo difficilmente il batterio potrà acquisire una resistenza ad essa, perché qualunque modifica genetica che impedisse all'igromicina di funzionare bloccherebbe anche la capacità del batterio di nutrirsi. Usando la molecola direttamente nell'ambiente o nelle esche dei topi si potrebbe eradicare del tutto la malattia, perché le zecche acquisiscono il batterio pungendo prima i topi. Secondo gli esperti l'igromicina potrebbe agire anche contro la sifilide. La sostanza sarà testata clinicamente la prossima estate (fonte: Cell, 2021). B) REUMATOLOGIA a) Tofacitinib: aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari e neoplasie maligne Tofacitinib è un inibitore della Janus chinasi indicato nei pazienti adulti affetti da artrite reumatoide (AR) moderata - grave o artrite psoriasica attiva in pazienti che hanno risposto in modo inadeguato o sono intolleranti a uno o più farmaci antireumatici specifici; pazienti adulti affetti da colite ulcerosa attiva moderata - grave con risposta inadeguata o l’hanno persa o risultati intolleranti alla terapia convenzionale o a un agente biologico. L’AIFA in accordo con l’EMEA (Agenzia Europea dei Medicinali), in una nota informa sulla possibilità dell’aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori e neoplasie maligne con il suo uso, infatti in uno studio su affetti da AR di età > 50 anni con almeno un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo, è stata riscontrata un’aumentata incidenza di infarto miocardico e di neoplasie maligne, specie polmonari e linfomi rispetto ai trattati con un TNF-alfa inibitore. Tofacitinib pertanto va usato soltanto in pazienti over-65, fumatori o ex fumatori, con altri fattori di rischio cardiovascolare e di malignità soltanto se non sono disponibili adeguate alternative terapeutiche.


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Novità in Sanità Pubblica: XIII parte

di Stefano Pelicanò

A) La composizione dei vaccini antinfluenzali per la stagione 2021-2022 È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Determina dell’AIFA n. 654/2021 che autorizza l’aggiornamento, per la stagione 2021-2022, della composizione dei vaccini influenzali. a)I vaccini influenzali quadrivalenti sono costituiti da antigeni virali preparati in base ai seguenti ceppi: vaccini ottenuti in uova embrionate di pollo - A/Victoria/2570/2019 (H1N1)pdm09-like virus - A/Cambodia/e0826360/2020 (H3N2)-like virus - B/Washington/02/2019-like virus (lineaggio B/Victoria); e - B/Phuket/3073/2013- like virus (lineaggio B/Yamagata); b) nei vaccini trivalenti l’OMS raccomanda l’inserimento del ceppo B/Washington/02/2019-like virus (lineaggio B/Victoria), in aggiunta ai due ceppi di tipo A sopramenzionati; vaccini ottenuti su colture cellulari - A/Wisconsin/588/2019 (H1N1)pdm09-like virus - A/Cambodia/ e0826360/2020 (H3N2)-like virus - B/Washington/02/2019-like virus (lineaggio B/Victoria); e - B/Phuket/3073/2013- like virus (lineaggio B/Yamagata). Il vaccino antinfluenzale sarà somministrato anche in farmacia agli over 18 da farmacisti che hanno superato un corso organizzato dall’I.S.S. che dovranno indossare adeguati dispositivi di protezione, quali la una mascherina Ffp2 (così come il paziente) e camice monouso. L’inoculazione del vaccino è praticabile all’interno della farmacia ma in zona separata dagli spazi destinati all’accoglienza e allo svolgimento delle attività ordinarie ed è possibile, come per i tamponi, la predisposizione di spazi esterni, in presenza di un addetto al primo soccorso. Per ogni inoculo il farmacista percepirà 6,16 €.


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RIARMONIZZARE IL NASO SENZA CHIRURGIA

di Anadela Serra Visconti

Siete scontenti della forma del vostro naso e non volete assolutamente ricorrere alla chirurgia. Gobbetta? Naso all'ingiù? Asimmetrie? Oggi si puó risolvere il tutto con la medicina estetica: in 30' con la Correzione non chirurgica del naso. NOSE-UP: consiste nel rialzare la punta del naso o rimodellarlo per renderlo più armonioso, solo con micro- infiltrazioni di acido jaluronico. (Tra l'altro, alzando la punta del naso si rialza alche il labbro superiore!) Si esegue ambulatorialmente in 1-2 sedute, solo applicando prima una cremina anestetica sul naso e ghiaccio. Subito dopo si puó proseguire normalmente la giornata La correzione dura 8/12 mesi e il trattamento si puó ripetere senza problemi. Ottimo risultato estetico si ha nell'uomo e nella donna, nei giovanissimi e nei meno giovani. E a volte, come diceva il grande Pitanguy, una piccola correzione puó dare una grande felicità! Ma attenzione: scegliete un medico super esperto, che agisca con coscienza e delicatezza, previo il vostro CONSENSO INFORMATO, su tecnica, eventuali complicanze e soprattutto materiale utilizzato.


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Racconti e poesia

Quel che rimane

di Antonella Iacoponi

La poesia che segue è preceduta da questo mio commento. La poetessa Antonella Iacoponi mi ha chiesto di lasciare quelle righe di commento come introduzione. Con onore accetto tale richiesta e ringrazio Antonella, cara amica oltre che apprezzata poetessa a livello nazionale. Stupenda. il finale poi, almeno per me, ti stronca il respiro. Quel “la gara va avanti senza un perché, eppure il mondo va così. anche di fronte a tragedie, la gara va avanti, ma senza un perché. questo è il mondo del soldo, non dell'umanità. Grande Anto. Maurizio Martini
Le Mans, 11 giugno 1955
Il brivido della corsa diviene lama di paura,
l’adrenalina si spezza in scaglie di ansia,
che penetrano a fondo nei cuori,
nessuna euforia, qui a Le Mans,
soltanto pezzi di auto sulla tribuna,
soltanto morte e copiose ferite,
per il pilota e molti spettatori,…
soltanto scrigni di sdegno e dolore!
La letizia è fuggita lontano,
verso luoghi ameni, ospitali;
QUA, soltanto una gara che prosegue,
senza un perché.


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Sogno o son desta?

di Patrizia Carlotti

Da un torpore profondo fui travolta, sfinita, stordita, ubriaca di brutte notizie mi ritrovai a vivere un sonno lieto! Una luce abbagliante trafisse gli occhi, mi prostrai a lei, cadendo in ginocchio. Suoni, voci e rumori, prima appena percettibili, l'attimo seguente forti e fastidiosi, si fecero strada prepotentemente sgomitando nella luce bianca... Ella permalosa scomparve, lasciando posto al gran fracasso. Un capogiro e persi i sensi...Dentro di me un misto di paura e smarrimento, mi riscoprii nel corpo della fanciulla che fui... Coperta da lenzuola disegnate e coloratissime, udii la sveglia suonare a gran volume, aprii il sipario, rimasi meravigliata e smarrita da quello che vedevo... Risvegliatami bambina, nel letto infantile, nella cameretta dipinta rosa confetto, i miei adorati pupazzi disposti sopra mensole variopinte pareva bisbigliassero parole dolci, ogni cosa mi stringeva come a non volermi lasciar mai più andar via, in un abbraccio forte e tenero, emozionandomi, lasciandomi senza parole. Avevo sognato infinite volte l'infanzia felice, i giorni che furono, fatti di coccole e vizi. Protagonista su quel palco immaginario, curiosamente osservavo imitando orgogliosa, studiavo e imparavo da babbo, mio unico vero maestro! Tanto piccola, un'eredità regale portavo già dentro me, dovevo però conoscerla e gestirla... Tornata alle origini, il libro era da scrivere. Perdevo il contatto con la dimensione reale, il presente cieco si allontanava sempre più, facendo spazio ad un limpido sole da tempo oscurato... L'io adulto svuotato e stanco, scompariva nella nebbia, lasciando campo libero all'io bambina che aveva dormito per troppi anni... lasciato il mondo presente senza crearmi problemi, felice e contenta balzai giù dal letto... La memoria resettava, e la strada percorsa si cancellò! La stagione estiva abbracciava ogni cosa, casa mia circondata da distese di grano e girasoli... Noi bambini, felici e spensierati, giocavamo a nasconderci in ogni dove, mentre il venticello caldo ci accarezzava la pelle, gli alberi, i fiori, gli uccelli, pareva che tutto partecipasse ai nostri giochi... Mia nonna invece si innervosiva dal gridare delle nostre voci stridule, ci rimproverava alla sua maniera rozza... I miei giovani genitori, intenti nel raccogliere con un grande cesto i pomodori maturi, parlottavano sorridendo prendendosi in giro... Mio fratello adolescente divertendosi con gli amici, dato un calcio con troppa energia a un pallone, mandò in frantumi un meraviglioso vaso di gerani, attirando su di se l'ira di mamma... C'erano gli usci delle case aperti, per far entrare l'aria fresca e profumata del mattino. Da un'abitazione all'altra s'interloquiva a gran voce con i vicini, scambiandosi il buongiorno, opinioni e idee per trascorrere la giornata... Eravamo famiglie affiatate, unite, ci conoscevamo tutti,e ci aiutavamo nel bisogno... Ma che meravigliosa sinfonia, quel concerto piacevole alle orecchie, diretto dal gallo, già canterino dall'alba, le galline più tardi chiocciavano, contente d'aver avuto l'uovo! C'erano i paperi con le loro voci starnazzanti, che si sentivano in lontananza... Pure i tacchini litigavano a gran voce... La nostra cagnetta Diana attendeva speranzosa scodinsolando che qualcuno le aprisse il recinto, per andare a correre nel prato libera. L'amatissima gatta siamese invece dormiva tranquilla sotto il fresco, nascosta tra la siepe d'alloro, attenta, balzava immediatamente in piedi al passaggio delle lucertole... Vivevo ogni attimo a pieno, senza pensare a nulla, l'unico scopo era essere felice anche domani! La voce di mamma avvertiva che il pranzo era pronto... Di fretta abbandonai le bambole per terra, e mi affrettai correndo veloce verso casa... Avevo il fiato corto, e sempre più stanca non raggiungevo la cucina, mentre le voci sempre più insistenti dei familiari continuavano a chiamare, io non riuscivo a raggiungere casa! Mi fermai, disorientata, tutto attorno a me appariva sbiadito, confuso, d'improvviso il cielo s'incupì, si scurì, divenne buio, incominciai a chiedere aiuto disperata piangendo... Qualcuno mi afferrò per un braccio e mi scosse più vorte che potè... Come se avessi trattenuto il fiato lungamente in apnea sott'acqua, affamata d'ossigeno, presi un gran respiro... mi ritrovai nel letto matrimoniale con mio marito vicino che mi abbracciava preoccupato per me… Le carezze e i baci di lui mi tranquillizzarono, mi sentivo però molto confusa, e un nodo strinse la gola...Mi domandai presa dalla nostalgia: "Sogno o son desta?"


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Leonzia

di Giuseppe Furci

2) LA GIOSTRA COMINCIA cIn casa Naogèo la signora Giovanna vive ore di angoscia e la mia apparizione in compagnia di Ciano aggrava ulteriormente la sua pena. Per lei c’è un solo modo, per salvare la figlia, pagare. Qualunque altra soluzione non potrà che portare Leonzia alla morte, ragion per cui la sua sentenza è scontata: coinvolgendo il sottoscritto nella vicenda, Ciano dimostra inesorabilmente di essere il più spregevole degli esseri umani, un essere talmente senza cuore, che non si fa alcuno scrupolo nell’affossare il sangue del proprio sangue. E’ così che tra marito e moglie scoppia una violenta lite. Lei lo accusa senza mezzi termini di irresponsabilità ed avarizia, arrivando addirittura ad insinuare che Luciano possa avere ragione, e lui va di pari passo su di giri, tacciandola di non capire un tubo. Temo che la situazione precipiti da un momento all’altro. Pur mantenendomi rigorosamente neutrale e silenzioso, per paura che un qualunque mio gesto possa attizzare ulteriormente il fuoco, pronto comunque ad intervenire in qualsiasi momento per far da paciere, mi sento sempre più a disagio. Fortunatamente la lite si mantiene sul piano verbale e si conclude con un deciso, severo ammonimento di lui a lasciarlo fare, essendo in grado, a suo dire, di stabilire qual è la via giusta da seguire. “Dovete capirla! -mi esorta lui con aria contrita, di fronte al mio disagio. -Ha i nervi a fior di pelle, li abbiamo tutti a fior di pelle, ma lei in particolar modo." “E’ più che comprensibile!"commento assai più convinto di quanto riesca a lasciar credere. Mi è bastato sentire la sua voce, per capire quanta fatica le costi il dover reprimere la propria rabbia contro la condotta per lei dissennata del marito. Il suo dramma non può che ricacciarmi nell’angoscia. Se malauguratamente a Leonzia dovesse andar male, il rimorso di aver condannato anche lei alla sofferenza eterna mi torturerebbe per tutta la vita. In un estremo, disperato tentativo di alleviare il dolore della signora Giovanna ed il rimorso della mia coscienza, suggerisco, a Ciano, di pagare il riscatto per consentire il ritorno a casa di Leonzia, così da poter condurre le indagini senza mettere a repentaglio la sua vita. Lui si oppone categoricamente. Non intende trattare sia per una questione di principio, che per la possibilità che domani i bastardi potrebbero ritornare alla carica. Mi indica perentoriamente il telefono e si allontana, seguito dalla moglie che, pur apprezzando enormemente il mio gesto, si stringe nelle spalle sempre più sconsolata, sempre più disperata. Mi avvio lentamente verso l’apparecchio telefonico con un chiodo fisso in testa: se Paolo e Rocco non verranno, non esiterò un solo istante a tirarmi indietro, potendo sostenere con giusta ragione che senza di loro non valgo niente. Il primo che mi viene in mente è Rocco. Mi sorprendo di parlare subito con lui. Di solito difficilmente lo trovo in casa, e, quando c’è, non risponde mai al telefono. Se poi sa che ci sono di mezzo io, se la prende esasperatamente con comodo, ed il guaio è che, essendo stato proprio io ad inaugurare la prassi, non posso rimproverargli nulla. Accetta con entusiasmo la mia proposta di lavoro, per lui, ed anche per me, è di buon auspicio l’esserci ritrovati al primo tentativo. Mi chiede soltanto se posso concedergli un paio di giorni di tempo, sollecitato, in questo senso, dalla necessità impellente di dover sistemare alcune faccende personali. A me interessa che sia qui per martedì pomeriggio, il che mi mette nella condizione ideale di non avere nulla da obbiettare. Con Paolo le cose si rivelano molto più laboriose: la madre mi informa che è in vacanza con la fidanzata e mi fornisce una serie di numeri di telefono, augurandomi di cuore “buona fortuna”. Nessuno, meglio di lei, sa che di fortuna ne ho veramente bisogno, che, quando il figlio è in vacanza con la fidanzata, per gli estranei, amici compresi, è un’impresa quasi disperata riuscire ad abbordarlo. Al primo numero mi dicono che non sanno se sarà possibile rintracciarlo. Provo ad obbiettare qualcosa sulla serietà dell’albergo più per scrupolo di coscienza che per altro, ben sapendo di non avere scampo. L’addetta ai lavori, come volevasi dimostrare, non cambia di una virgola la propria posizione. L’unica possibilità che mi viene concessa è quella di lasciargli un messaggio con un numero di telefono a cui eventualmente rintracciarmi. Gli faccio sapere che mi trovo in ospedale a causa di un incidente stradale piuttosto serio e che ho urgente bisogno di parlargli. Con gli altri numeri la musica è la stessa, e così il dubbio che sia stato lui stesso ad aver organizzato le cose in questa maniera diventa certezza. E’ furbo, l’amico! Solo che, di fronte a quel tipo di messaggio, non può esimersi dal richiamarmi nemmeno se il numero di Ciano non lo trae in inganno. Sul piano pratico è più facile parlare con me, che spiegare in maniera sufficientemente convincente, al latore del messaggio, che si tratta di un trucco per costringerlo a saltar fuori. E’ ormai l’ora del pranzo e la sua chiamata non dovrebbe tardare, e non tarda. “Che vuoi?"borbotta senza prendersi neppure la briga di salutarmi, il che significa che non ha mangiato la foglia. Non è da escludere che, prima di richiamarmi, abbia controllato a chi è intestata la linea telefonica, essendo il tipo che le pensa tutte. “Un piatto di pasta asciutta!"rispondo allegramente. “Un’altra volta mi dirai chi è stato, quel fesso, che ti ha riferito il mio soprannome, -sbotta facendo il duro. -Mi chiamavano Pasta Asciutta quando ancora io e te non ci conoscevamo e non te ne ho mai parlato. Non potevi e non dovevi, dunque, sapere niente. Se il tuo delatore vorrà passarla liscia, mi dovrà pagare almeno un pranzo coi fiocchi in un ristorante a mia scelta. Per il momento dimmi Perché hai inventato la storiella dell’incidente." “Semplicemente per costringerti ad uscire allo scoperto. Sai benissimo che non ignoro che, quando sei in vacanza con la tua fidanzata, non ti degni di prendermi in considerazione neppure se sto crepando. Con la tua fidanzata presente, invece, non avresti potuto permetterti il lusso di rovinare la tua reputazione di fronte alla persona che ti ha consegnato il mio messaggio e che mi ritiene realmente in ospedale." La mia ilarità sfrenata gli rende più amaro il boccone. “Ti è andata bene perché stavo accingendomi a mettermi a tavola. Avrei fatto prima a chiamare te, invece che elaborare una delle mie solite strategie difensive," borbotta di slancio. Troppo tardi si rende conto di essersi messo nel sacco con le proprie mani: fare aspettare la sua bella è un delitto che non commetterebbe per nessuna ragione al mondo. Al suo posto io farei lo stesso e lui al mio farebbe ancora peggio. Minaccia di chiudere, se non vado subito al sodo. Mi affretto ad ubbidire, non ci penserebbe due volte a farlo realmente. Gli illustro brevemente la situazione parlando per allusioni, è bene non esporsi più di tanto, in questo periodo da queste parti le centrali telefoniche fanno acqua e le intercettazioni involontarie sono all’ordine del giorno, e lui finisce per commentare che stavolta sono caduto proprio male. Non è che la cosa non lo interessi, tutt’altro! Non se la sente di rovinare le vacanze alla fidanzata. “E chi ti ha detto che devi rovinarle le vacanze? -obbietto con convinzione. -Non dimenticare che so con certezza matematica che a lei piacciono il mare e la montagna, a te le avventure, ad entrambi il cibo ed il vino buono, e qui potrete trovare tutto in un colpo solo." “Non se ne parla neppure per scherzo!" sentenzia. Pretendo che ne parli alla fidanzata, può darsi che lei gli faccia cambiare idea, ed esiggo che mi dia la risposta entro un paio di minuti al massimo. Promette a malincuore, ben sapendo che la mia minaccia di rovinargli la festa è più che reale. E’ la fidanzata stessa, a ritelefonare assai prima della scadenza dell’ultimatum, entusiasta più che mai. Era da tempo immemorabile che sognava una vacanza in Calabria. Non poteva andarmi meglio. Ora sono più allegro che mai e l’angoscia è soltanto un pallidissimo ricordo. In Compagnia di Ciano raggiungo la stanza di Leonzia , dove un gradevole e delicato profumo aleggia per l’aria. E’ arredata veramente con gusto e dotata di un balcone, che si affaccia nel giardino, e di una finestra che dà sulla strada. Ciano esclude categoricamente che qualcuno possa essere entrato dal balcone o dalla finestra. Come le altre notti anche stanotte entrambe le uscite erano chiuse ermeticamente, esattamente come le abbiamo trovate prima che io le aprissi. Il postino dei rapitori, a suo avviso, ha seguito la via più ovvia. Questa sua convinzione è suffragata da un altro elemento: i delinquenti hanno costretto Leonzia a descrivere minuziosamente la casa o a disegnare direttamente una piantina dettagliatissima, approfittando della circostanza che lei è un genio in questo campo. Ne recupera una da uno dei cassetti del comodino e me la consegna. Era per farsi dare delle spiegazioni in merito, che stamattina era venuto a trovare Leonzia. Invece ha trovato, sul lettino, la lettera dei rapitori. La signora Giovanna ci convoca in cucina per il caffè. Ora è più distesa e accetta di buon grado di rispondere alle mie domande assieme al marito. Apprendo, così, che la sera Leonzia ha il loro consenso di uscire di casa a proprio piacimento e rientrare quando le va. Con la sua serietà e la sua capacità di affrontare ogni situazione nella giusta maniera si è sempre meritata la loro fiducia. Di solito, quando rientra tardi, essi dormono. A Ciano capita di rado di essere sveglio e di accorgersene. Alla moglie, al contrario, succede con maggiore frequenza. Comunque entrambi concordano che non fa il minimo rumore, sembra che abbia le ali ai piedi. “Probabilmente non accende nemmeno le luci, vero?" azzardo. Ciano scuote la testa. Dubita fortemente che la mia ipotesi possa essere esatta, rasentando addirittura la certezza che mi sbagli. La signora non arriva a capire dove intendo parare. Devo spiegarle esplicitamente che sto valutando l’ipotesi che sia stata la stessa Leonzia ad inscenare il rapimento. E’ appunto per trovare qualche riscontro in questo senso, che domando loro se ieri sera, quando sono stati i rappresentanti dei rapitori a presentarsi al suo posto, hanno sentito il rumore della saracinesca del garage. Non è un mistero che, se si è abituati a sentire per tanto tempo gli stessi suoni e gli stessi rumori, il subconscio registra e segnala qualsiasi variazione sul tema, anche la più insignificante, e che è difficilissimo, quasi impossibile, imitare alla perfezione il comportamento di chi si conosce benissimo. Figuriamoci, dunque, di chi si conosce poco o non si conosce affatto. La signora, contrariamente al solito, dormiva sodo e non si è accorta di niente. Ciano, invece, non dormiva, ma si trovava in uno stato soporifero tale che era come se dormisse. Ora che glielo faccio notare, però, ha l’impressione che ad un certo punto gli è sembrato di sentirla alzarsi ed abbassarsi, la saracinesca, anche se non se la sente di giurarlo. Fa di tutto, per mettere a fuoco la situazione. Purtroppo, per quanto si impegni, non riesce ad individuare alcuna anomalia. In cambio gli torna alla memoria qualcos’altro: è stato più tardi, non è in grado di valutare quanto tempo fosse passato, che gli è sembrato di vedere un lampo improvviso, un flash, come se qualcuno avesse acceso per un attimo una torcia elettrica. La propria incapacità di reagire ha fatto sì che il particolare finisse rapidamente nel dimenticatoio, dove sarebbe probabilmente rimasto in eterno, se io non l’avessi riportato alla luce. Se il suo racconto è esatto, e per me lo è, la mia ipotesi si sgonfia miseramente per un motivo semplicissimo: Leonzia conosce perfettamente il proprio ambiente domestico ed il comportamento dei propri cari. Se fosse stata lei, dunque, , ad entrare furtivamente in casa, non avrebbe avuto bisogno di luce, per muoversi, e si sarebbe guardata bene dall’accendere la pila, per non rischiare di mandare all’aria i propri piani con una simile sciocchezza. I coniugi Naogèo hanno due reazioni diverse, opposte: mentre per lui è un sollievo, la liberazione da un incubo, il fatto che anch’io, contrariamente a quanto avevo insinuato poco fa, mi sia convinto che non è la figlia, a colpirlo, lei cade in preda allo sconforto. Pur concordando col marito sulla gravità di un simile gesto, avrebbe preferito ugualmente che fosse stata Leonzia, ad aver organizzato tutto, e non per un capriccio. In un caso simile non correrebbe alcun rischio e tra i due mali è sempre preferibile il male minore. “Non sempre i rapitori ricordano di avere un cuore!" conclude amaramente. Mi faccio dare le indicazioni per rintracciare Luciano e saluto con sollievo i coniugi Naogèo. Il dover assistere ad un dramma come quello che affligge la signora, senza, per altro, poter far nulla per aiutarla, mi mette terribilmente a disagio. Per la strada incontro Bojuae in compagnia di due carabinieri. Appena mi avvista, arriccia il naso. Aspetta che mi avvicini e sogghigna: “Caro il mio investigatore, la trovo bene! Cosa bolle in pentola stavolta?" Che voglia di prenderlo a calci nel sedere! Se non lo faccio è solo per non fornirgli su un piatto d’argento la scusa per mettere in atto il suo ardente desiderio di sbattermi al fresco. Sarebbe il più bel regalo che potessi fargli, seppur tremendamente offuscato dall’impossibilità di buttare la chiave a mare. “Mi dispiace veramente tantissimo, mi creda, di non poterla invitare a pranzo, o illustrissimo e degno rappresentante delle forze dell'ordine! -ribatto sulla stessa falsariga. -Che cosa vuole che bolla nella pentola di un pezzente come il sottoscritto? Sarei perciò felicissimo di accettare un suo invito a pranzo, anche se so che non arriverà mai. Un personaggio altolocato del suo calibro detesta giustamente i miserabili." Si allontana in direzione opposta alla mia senza neppure degnarsi di salutarmi. Ciò fa sorgere in me il dubbio che, pur giudicando la cosa strana, sorprendente, non intenda darmi fastidio. La mia illusione dura poco: fatto qualche passo, mi giro indietro e noto che anche lui mi spia. I nostri squardi si incrociano e mi sorride beffardamente. E’ il segnale inequivocabile con cui mi avverte di stare in guardia. Gli invio il mio, con la speranza che tenga fede ai suoi progetti bellicosi, questa mi sembra la volta buona per trattarlo come merita. In cambio non posso fare a meno di pensare seriamente al pericolo reale che rappresenta per Leonzia, con l'avversione viscerale che prova nei miei confronti è inevitabile che me lo ritrovi tra i piedi anche a sproposito, e mi pento di avere strafatto. La frittata, comunque, è ormai fatta ed è inutile piangere sul latte versato. A questo punto non mi rimane che studiare le contromisure per neutralizzare la sua azione malefica. La prima cosa sensata che devo fare, dunque, è di mettere in guardia le persone interessate al rapimento. Pur non seguendomi personalmente non gli sarà difficile appurare dove vado e chi frequento. La gente di qui, curiosa per natura ed eccitata da ciò che hanno pubblicato i mass media sul mio conto, non si lascerà certo sfuggire la ghiotta occasione per spiarmi e per far circolare dei pettegolezzi in merito, tanto più che non mi si vede spesso a Suivoa. Luciano non è in casa. Mi riceve sua madre, la signora Savina, una donna gentilissima. Devo spiegarle esplicitamente come stanno le cose, perché lei si convinca a dirmi dov’è. “Il rapimento della fidanzata lo ha scioccato ed addolorato a tal punto, che non riesce a tollerare la vicinanza della gente, -m'informa, -e non ha trovato di meglio che rifugiarsi in montagna, per attendere da eremita la conclusione della vicenda." Madre e figlio sono d’accordo con la signora Giovanna che solo pagando si può salvare la vita di Leonzia. Di conseguenza pure loro si sono adoperati con ogni mezzo, per convincere Ciano a pagare. La signora Savina è arrivata addirittura ad offrirgli tutti i propri risparmi, con l'impegno solenne di non pretendere neppure la restituzione di una lira, ma non c’è stato verso di piegarlo. “Il guaio è, -commenta lei amaramente, -che non è che non paghi per mancanza di affetto o perché non abbia i soldi. Purtroppo avversa ferocemente il matrimonio della figlia con Luciano e non intende rassegnarsi all’idea che Leonzia non ha la minima intenzione di cedere al suo volere. State tranquillo che, se Leonzia avesse accettato di non sposare mio figlio, lui non sarebbe venuto da voi e lei non avrebbe corso alcun rischio. Io, da sola, non riesco a racimolare che venti milioni, pochi, rispetto ai cinquanta richiesti dai rapitori, tantissimi, rispetto ai sacrifici che ho dovuto fare per metterli da parte. Non sono ricca, sapete! Malauguratamente Luciano non lavora che saltuariamente, non certo per colpa sua. Quindi ci tocca vivere con la mia modesta pensione e con quel poco che riusciamo a ricavare dalla campagna." Mi parla dei sacrifici che ha dovuto affrontare per consentire al figlio di studiare, specie dopo la morte prematura del marito. Quanto la capisco! Mi fa ripensare ai sacrifici che ssono stati costretti ad affrontare i miei genitori per permettere, a me, a mio fratello ed a mia sorella, di arrivare dove siamo arrivati. Come non si può essere solidali con lei, quando se la prende con lo stato, che dalle nostre parti costringe le famiglie a sottoporsi a degli enormi sacrifici, per tirare sui figli come si deve, e poi non dà loro l’opportunità di lavorare! “Per forza, in questa maniera, c’è gente che ruba, sequestra, uccide e si lascia abbagliare dalle organizzazioni criminali!" conclude mestamente. L’unica cosa che la consola è che fortunatamente il figlio, seppur tremendamente avvilito, non faccia parte di questa categoria di persone. Si scusa sentitamente per le divagazioni, giustificando il tutto col fatto che, ogni qualvolta le capiti di pensare alla situazione del figlio, le monta puntualmente il sangue alla testa. Sui motivi che inducono Ciano ad avversare così ferocemente il matrimonio tra Luciano e Leonzia non è molto loquace. “Si tratta esclusivamente di capricci personali, -afferma senza mezzi termini, -tant’è vero che stima profondamente mio figlio. Le vecchie ruggini familiari non potevano giustificare allora, il suo atteggiamento, tanto meno possono giustificarlo adesso, a distanza di tutto questo tempo, soprattutto perché derivano da cose non vere, e lui lo sa." Non ha problemi a fornirmi le indicazioni per rintracciare Luciano. Quando accenno a metterla in guardia contro Bojuae, mi sorride in maniera rassicurante, conosce abbastanza bene il soggetto e sa perfettamente come neutralizzarlo. Mi faccio accompagnare da Ciano davanti al cimitero del mio paese in macchina, raggiungo a piedi la mia campagna, dove mangio in fretta e furia qualcosa, quindi, mi metto in marcia verso la montagna. Fa molto caldo e la strada in salita, non sempre agevole ed esposta per lunghi tratti ai micidiali raggi del sole di mezzogiorno, è un ulteriore elemento negativo. Sudo più che copiosamente. Ciò mi costringe spesso a sedermi o a coricarmi sull’erba all’ombra di qualche albero. È inevitabile, dunque, che tiri un profondo sospiro di sollievo e che riacquisti il solito vigore, quando, finalmente, raggiungo la pianura. Per riuscire a rintracciare Luciano, mi tocca girovagare tra le numerose masserie sparse in un’ampia zona, quasi tutte disabitate e abbandonate, Avviate mestamente sul viale della malora. Casa Olasca non solo fa eccezione alla regola, rispetto alla migliore tra quelle ben tenute, è di un altro pianeta sia a livello solidità che classe. L'apparente vetustà del suo aspetto ha soltanto il merito non trascurabile di conferirle un'aria di signorilità di vecchio stampo. Sapevo della sua esistenza, finora, però, non avevo mai avuto l’occasione di vederla, eora che ce l’ho di fronte, date le circostanze che mi hanno portato da queste parti, una considerazione mi sorge spontanea: in confronto alla mia, è sicuramente un paradiso. Sulla base della mia esperienza personale, non posso non concludere che in paradiso non si va per penare. Attratto sicuramente dal rumore dei miei passi, evidentemente da queste parti i viandanti sono come le mosche bianche, il giovane appare sull’uscio mentre mi trovo ancora a parecchi metri di distanza. Non si capisce se è addolorato, incavolato o tutt'e due le cose insieme. Dall’espressione del suo volto mi risulta inequivocabilmente chiaro soltanto che non gradisce la mia visita. Un altro elemento mi mette in agitazione: in pochissimi istanti vengo investito da un’ondata intensissima del profumo che usa Leonzia, una quantità esageratamente elevata rispetto a quella delicata, impalpabile che aleggia nella stanza della ragazza. Non può che provenire dall'interno della casa. Prima che la porta venisse aperta, non c’era la più pallida traccia di profumo. Intanto Luciano mi osserva con sospetto sempre crescente, mentre avanzo verso di lui, eppure sono assolutamente certo di riuscire a non lasciar trapelare all’esterno le mie emozioni, e, quando accenno a presentarmi, sbotta rabbiosamente: “Lascia perdere, ti conosco e so anche perché sei qui! Dì’ a chi ti ha mandato che c’è un solo modo per salvare Leonzia…" “Pagare, -lo interrompo con spontaneità e decisione. -L’ho detto anch’io, al signor Naogèo." La mia affermazione lo disorienta non poco. “Ed allora, perché sei qui?" ringhia tra i denti. “Vorrei farti alcune domande, se non ti dispiace." “Pure a questo è arrivato? -esplode in preda a dei violenti attacchi isterici. -Io lo ammazzo! Ti giuro su mio padre che lo ammazzo! Nega che ti ha detto che il rapitore di Leonzia sono io! –aggiunge agitandomi i pugni sotto il naso. -Negalo, se hai il coraggio!" “Che tu mi creda o meno, ti garantisco che le cose non stanno in questi termini," replico calmo, deciso, ma deluso per la scoperta che il profumo di Leonzia si irradia dal suo corpo. Più lui si agita e più il profumo diventa asfissiante. Esita, infine sembra prendere per buone le mie parole. In cambio non ci pensa due volte a sentenziare che, se Leonzia verrà uccisa per colpa del padre sotto qualunque forma, lui ucciderà Ciano senza pietà. “Faglielo sapere," mi esorta con una decisione che sa più di imposizione, di minaccia anche nei miei confronti. Finalmente si decide ad invitarmi ad entrare. Già dall’aspetto dell’ingresso mi rendo conto che l’ambiente è come me lo aspettavo. Il salotto in cui mi introduce è roba da sceicchi e tutto fa pensare che qui si viene a passare le vacanze da turisti abituati al lusso. Altro che la casa dove lui e sua madre vivono quotidianamente! Mi lascia da solo per procurarsi qualcosa da offrirmi, ritornando poco dopo con una bottiglia d’amaro e due bicchieri. “Attualmente non ho altro, da offrirti, -si giustifica. -In questo periodo non dovevo essere qui." “E’ tuo, qui?" gli domando mentre si accinge a versare l’amaro nei bicchieri. Annuisce e mi spiega che ha ricevuto ogni cosa in eredità da un suo zio. Il parente non era sposato e ha costruito ed arredato la casa esattamente com’è adesso. “Lui si che poteva permettersi certi lussi, -commenta tristemente, -era un ricco sfondato, almeno per i suoi tempi." Riempiti i bicchieri, me ne offre uno e, con il suo in mano, si accomoda di fronte a me. L’amaro è freschissimo, appena tolto dal frigo. “Perché ti sei buttato addosso tutto quel profumo? -gli chiedo cominciando a sorseggiare il digestivo. -Non mi pare che abbia la necessità di fare bella figura con qualcuno." D’accordo che la lingua batte dove il dente duole, ma è quanto meno sospetto che, chi è costretto dalla sofferenza a dedicarsi ad una severa vita da eremita, pensi ad improfumarsi così copiosamente. “Non è quello, -ribatte prontamente, non so se finge di non capire la mia battuta oppure non la capisce veramente. -Questo è il profumo che usa abitualmente Leonzia ed io ho bisogno di sentire in continuazione qualcosa di lei, -mi spiega quindi al termine di una lunga serie di sospiri, notando che attendo pazientemente che si decida da sé a continuare il discorso con i chiarimenti del caso. -E’ tutta una questione psicologica, capisci?" puntualizza per dare più forza alle sue affermazioni. Fino a prova contraria non posso obbiettare nulla, la sua spiegazione è plausibile. In certe situazioni ci si appiglia perfino alle cose più assurde, ed io ne so qualcosa. Penso con tenerezza a ciò che combinavo durante la mia crisi scorrazzando per la campagna. Se qualcuno mi avesse visto rifare le cose che facevo da bambino, mi avrebbe sicuramente fatto rinchiudere in un manicomio con addosso una camicia di forza. Luciano ingoia rapidamente l’amaro, sono convinto che abbia bevuto soltanto per usarmi la cortesia di farmi compagnia, ed estrae da una tasca la foto della fidanzata, le dà un bacio e me la mostra. “Guarda quant’è bella!" mormora con le lacrime agli occhi. L’immagine di Leonzia riporta alla mia mente il ricordo della prima volta che l’ho incontrata. Era in compagnia di un ragazzo che avevo erroneamente scambiato per il suo fidanzato. In quell’occasione mi sono chiesto, tra me e me con angoscia, perché anch’io non potessi avere una fidanzata come quella, che cosa avevo di diverso dagli altri perché nessuna ragazza, nemmeno brutta, si innamorasse di me, arrivando addirittura a farmene quasi un complesso. “Se non torna viva e vegeta…" Luciano proferisce la minaccia con un’intensità tale, che mi fa venire inconsciamente i brividi. “E’ il signor Ciano, che deve aver paura, non tu, -sibila, -tu stai facendo soltanto il tuo lavoro, anche se faresti bene a farti gli affaracci tuoi." Si prende il volto tra le mani e, piegandosi su se stesso, si abbandona ad un pianto convulso, accorato. È convinto che, se non mi fossi fatto coinvolgere in questa storia, Ciano avrebbe finito per pagare e Leonzia non correrebbe alcun rischio. Obbietto che, se mi fossi tirato indietro, non sarebbe cambiato niente. Lo informo che Ciano si è rifiutato categoricamente perfino di prendere in considerazione il mio suggerimento di pagare il riscatto, per consentire la liberazione di Leonzia, così da poter condurre le indaggini senza mettere a repentaglio la vita della sua bella. “Allora tutto è chiaro, -esclama riassumendo la posizione eretta del corpo e accennando ai dubbi che possa essere stato lo stesso Ciano ad aver simulato il rapimento, per condurre la danza a proprio piacere. -È capacissimo di arrivare anche all’omicidio, pur di impedire a Leonzia di sposarmi, -osserva sconsolatamente. -Non si manda a morte una figlia per cinquanta milioni! Anzi per trenta, visto che mia madre gliene ha offerti venti!" Pur sapendo di mandarlo nuovamente in bestia, non esito a capovolgere contro di lui l’accusa di simulazione di sequestro di persona che lui rivolge a Ciano. “Allora è vero, è stato lui a metterti dei grilli per la testa! -ringhia saltando su come morso dalla tarantola e puntandomi i pugni contro il viso. -Fagli sapere che lo ammazzo e che gli offro in omaggio pure la bara." “Questo me l’hai già detto, anche se in precedenza hai trascurato il particolare dell’omaggio della bara! -ribatto senza scompormi. -In ogni caso, se tu sospetti di lui, perché lui non può sospettare di te?" Stiamo a fissarci per un bel po’ senza dir nulla, io calmo, lui in preda ad una violenta crisi isterica. Infine ,si calma anche lui e ritorna a sedersi. “Comunque è bene che sappia, -lo informo con fare deciso, -che il signor Ciano mi ha parlato di te con molta stima. Ciò vuol dire che non è lui, che sospetta di te, sono io che ipotizzo." “Se hai deciso di torturarmi anche tu, -osserva con foga, -puoi star certo che avrai pane per i tuoi denti." “Come tu stesso hai sottolineato giustamente poco fa, -sentenzio con altrettanta foga, -io faccio soltanto il mio mestiere, mettitelo bene in testa, com’è bene che ti metta in testa che la tua ostilità non aiuta certo Leonzia. Collabora senza riserve, se veramente le vuoi bene. E’ la sola maniera di dimostrarle concretamente il tuo affetto." Gli faccio rilevare il contrasto tra la sua supposizione sul possibile operato di Ciano ed il comportamento di Ciano, che ha fatto di tutto per convincermi a dare la caccia ai rapitori. “E tu vorresti salvare Leonzia! -commenta mettendosi le mani nei capelli. -Come fai a non capire che non bisogna mai fidarsi delle apparenze? Forse non sai che il signor Ciano è una persona intelligentissima. Se è stato lui, ad inscenare il rapimento, puoi essere certo che non sarai tu a smascherarlo, nemmeno se farai venire i tuoi amici." Impulsivamente mi scappa di informarlo che, sempre per volere di Ciano, presto i rapitori si ritroveranno tra i piedi anche Paolo e Rocco. “Proprio come temevo! -osserva con un risolino di scherno. -Vedi, il signor Ciano è perfettamente consapevole che è legge di natura che gli stupidi si accompagnino agli stupidi, che se sommi tre stupidità singole non puoi ottenere altro che una stupidità unica infinitamente più grande." Lo ringrazio sarcasticamente per il complimento e gli faccio rilevare come anche lui predichi bene e razzoli male. “Questa casa e tutto ciò che la circonda valgono molto più, infinitamente più, di cinquanta milioni, -spiego per chiarire il concetto con un esempio lampante. -Per il bene che dici di volere a Leonzia, dovresti svendere, se non riuscissi a vendere, tanto più che, anche nel peggiore dei casi, con il ricavato non solo pagheresti il riscatto, potresti mettere da parte qualcosa per il vostro futuro." “Come volevasi dimostrare! -commenta stringendosi nelle spalle. -Non potevi fornirmi conferma migliore, che il signor Ciano abbia preso la via più giusta per gettare fumo negli occhi a tutti noi. Come puoi pensare, -aggiunge quindi rabbuiandosi in viso, -che, potendo fare qualcosa per salvare Leonzia, sia così meschino da tirarmi indietro?" La mia risposta gli giunge prontamente ferma, decisa, inequivocabile: “Potrei obbiettare che, se tu ti permetti di fare delle ipotesi, non trovando nulla di strano in ciò che attribuisci al signor Ciano, che pure è il padre della vittima, non vedo perché io dovrei trovare strano il tuo atteggiamento. In fondo, anche se parli di amore, sei sempre un estraneo con tutti gli annessi e connessi, ma non lo faccio. Ti dirò invece qualcosa d’altro: non so se stai facendo di tutto per smontarmi, così da convincermi a togliermi dai piedi, oppure se sei semplicemente disperato. Se stai tentando di convincermi a fare il tuo gioco, sappi che io ed i miei amici potremo pure essere tre nullità singole che insieme fanno una nullità unica, ma non ci facciamo condizionare da nessuno. Viene da sé, dunque, che, volente o nolente, dovrai rassegnarti a sopportarci. Se poi hai delle prove per dimostrarmi che effettivamente non puoi fare proprio nulla, per aiutare la tua bella, tirale fuori e facciamola finita. In ogni caso faresti bene a smetterla di insistere a menar il can per l’aia, sto cominciando a scocciarmi." Abbandona il salotto senza dire una parola. Ritorna poco dopo con una busta, dalla quale tira fuori una copia del testamento, e mi fa leggere la clausola con cui suo zio gli impedisce esplicitamente di vendere. In base a questa disposizione, solo i suoi figli o gli eredi futuri, se non abrà figli, potranno fare quello che vorranno. Sospira profondamente, maledicendo con tutta l’anima Benito, il fratello di Ciano, reo di aver provocato questo guaio. “Mio zio ed il signor Ciano erano molto amici e si frequentavano assiduamente, -mi spiega. -Per poter meglio comprendere che tipo di rapporto c’era tra i due, ti basta sapere che in estate il signor Ciano, la signora Giovanna e Leonzia, ancora piccola, venivano ad abitare qui, esattamente come fosse casa loro. Benito non era ancora sposato, sebbene fosse più grande del fratello, e faceva la corte a mia zia, la sorella di mio padre e mio zio. Lei però non voleva saperne di lui, e lui per vendicarsi non ha trovato di meglio che darsi da fare per distruggere l’amicizia tra il fratello e mio zio. Il signor Ciano non poteva che essere molto affezionato, a questa casa e alla campagna circostante, ed aveva espresso più volte il desiderio di acquistarle, se fossero state in vendita. -Che siano tue, o mie, non fa differenza, -diceva spesso allo zio, -ma, se diventano di un altro, non puoi fare a meno di riconoscere che, a livello affettivo, è una grave perdita, per la mia famiglia. - Lo zio non poteva che concordare con lui e tutto sembrava filare per il verso giusto. Purtroppo, avevano fatto i conti senza l’oste. benito non si è lasciato sfuggire un’occasione tanto ghiotta per mettere in atto la propria vendetta. Così si è diffusa, tra i pettegoli straordinariamente numerosi del paese, la falsa notizia che lo zio aveva intenzione di vendere casa e campagna, ma che non intendeva cederle al signor Ciano, come gli aveva promesso, e tutto perché Benito aveva dato fastidio alla zia. Lo zio ha fatto di tutto, per convincere il signor Ciano che non c’era niente di vero in quello che si diceva in giro, prima di tutto perché non intendeva vendere, poi perché teneva particolarmente alla sua amicizia e non si sarebbe mai sognato di venir meno alla promessa. Benito era molto bravo a soffiare sul fuoco, i pettegoli hanno fatto il resto, e così è nata nel testamento la clausola del divieto. Il signor Ciano, da parte sua, ha giurato che si sarebbe eternamente opposto con tutte le proprie forze agli eventuali legami di qualsiasi genere tra la propria famiglia e quella dello zio, che poi era la nostra. Lo zio, non ricordo se te l'ho già detto, non era sposato e viveva con noi. Ancora oggi il signor Ciano si mantiene fedele a quel giuramento, malgrado lo zio sia morto e soprattutto nonostante che si sia reso conto che la colpa di tutto è sempre stata del fratello. Lui è fatto così, -conclude amaramente avviandosi a rimettere la copia del testamento al proprio posto, -vive anche di falso orgoglio." “Affrontiamo ora la questione del cinema, -affermo quando me lo ritrovo nuovamente di fronte. -Perché ieri sera non ci siete andati insieme?" “Semplicemente perché abbiamo litigato. Per farmi un dispetto, lei mi ha piantato e se n’è andata da sola. Per la rabbia io me ne sono stato chiuso in casa." Mi fornisce un elenco dei cinema che frequentano abitualmente insieme. E’ strano come da questo elenco manchi il cinema più vicino, quello di Atelia, a 4-5 chilometri da Suivoa, quindi il più facile da raggiungere. Si potrebbe obbiettare che quasi mai danno dei film tra i migliori ed i più recenti, il che è vero, ma non è da escludere che Leonzia, agitata com'era, abbia potuto scegliere il primo cinema che le sia capitato senza badare all’età e alla qualità del film. In attesa della verifica, tengo per me le mie riflessioni ed obbietto: “Non ti sembra strano che, proprio la sera in cui Leonzia se ne vada al cinema da sola e che tu rimanga chiuso in casa, qualcuno ne approfitti per rapirla?" La mia insinuazione lo rende furente. Mi indica perentoriamente la porta sibilando: “Se ti preme di vivere in pace, stai alla larga da qui, più alla larga che puoi!" Mi rendo conto troppo tardi, che effettivamente il troppo è troppo, ed ubbidisco senza proferir parola. La mia facile accondiscendenza, comunque, mi stupisce non poco e non capisco perché agisca in questa maniera. So con certezza che non lo faccio per paura, tant’è vero che non ho il minimo dubbio che, a dispetto delle sue minacce, ritornerò. Per fortuna il viaggio di ritorno, con la strada in discesa ed il sole che picchia di meno, si rivela molto più agevole di quello dell’andata. “Che è successo? -mi domanda Ruggero Leolèa, un mio compaesano, appena giungo davanti al cimitero, informandomi che Bojuae mi sta aspettando nella mia campagna assieme a due dei suoi carabinieri con intenzioni non proprio pacifiche. -Mi ha fatto un sacco di domande sul tuo conto. Voleva sapere se ti allontani spesso dalla tua campagna, chi viene a trovarti, che cosa fai ed un sacco di altre cose. L’aiuto che gli ho dato è praticamente nullo, non sapevo niente di niente." Già ero restio a rientrare subito all’ovile, queste notizie mi assestano il colpo di grazia, tanto più che Ruggero accetta con entusiasmo di prestarmi la sua bicicletta. Così ritorno da Ciano, ricevendo la conferma che quanto sostengono Luciano e sua madre sul vero motivo che lo induce a non voler pagare alcun riscatto corrisponde a verità. Ciano è convinto che, in realtà, Leonzia non rischi poi tanto. A suo avviso non si uccide un sequestrato per cinquanta milioni, ben sapendo che, come contropartita, si rischia l’ergastolo. Ho l’impressione che abbia nominato l’ergastolo per mascherare il suo vero pensiero, mi sorge il dubbio, cioè, che abbia dei sospetti ben precisi, e lo incalzo affinché li tiri fuori. Esita. “E’ un mio dubbio, ovviamente, perciò prendetelo come tale,"esclama infine. Non tarda ad avanzare l’ipotesi che Leonzia e Luciano, ben sapendo di non poter contare sulla sua eredità, se si sposano contro la sua volontà, abbiano organizzato un finto rapimento per ottenere ugualmente qualcosa da lui. La moglie salta su inviperita, sbottando: “Sai benissimo che se ne fregano altamente, della tua eredità! Si amano e per loro tanto basta." “C’è un piccolo particolare, mia cara, che non hanno preso in considerazione, e mi dispiace non poco che, con la tua esperienza, non abbia provveduto ad aprire loro gli occhi. L’amore è bello, importante e tutto quello che volete, ma da solo non dà da mangiare, e senza mangiare non si va avanti per molto. Per informazioni in merito, rivolgersi all’asino di quell’intelligentone che ha avuto la brillante idea di voler togliere al povero animale il vizio di mangiare." La sua ironia irrita ulteriormente la moglie. Tra un insulto e l’altro, La signora Giovanna gli ricorda che possono sempre contare sulla propria cospicua eredità, che lui lo voglia o meno. Ciano la mette a tacere con due sonori ceffoni, costringendola ad afflosciarsi con il viso tra le mani. Il dover assistere a simili scene mi fa star male come peggio non potrei. Non mi consola affatto la circostanza che Ciano dimostri seduta stante di star peggio di me. “Se un angelo fosse venuto dal Cielo a dirmi che avrei finito per diventare il più schifoso dei vermi, lo avrei preso furiosamente a botte, -esclama mestamente lui a testa china. -Ed invece…" Quindi si precipita sulla moglie prendendola tra le braccia col massimo del trasporto ed implorandola, quasi piangendo, di perdonarlo. Evidentemente la signora Giovanna lo conosce fin troppo bene, per non rendersi conto che, a dispetto di tutto, anche lui è vittima della tragedia che si è abbattuta su di loro, considerato che non ci pensa due volte a mettere da parte le proprie pene per lenire le sue, riuscendo, non senza qualche difficoltà, a tirarlo un po’ su. “Come mai avete cambiato idea, dopo che oggi eravate convinto che non fosse Leonzia, a tramare contro di voi?" gli domando appena la situazione lo consente. “In tutto questo tempo non ho fatto altro che meditare, e alla fine sono arrivato alla conclusione che non è possibile escludere a priori che ci sia di mezzo _pure_ mia figlia. Non per niente ho detto e sottolineato quel pure: sono assolutamente certo che Leonzia non mi ricatterebbe mai e poi mai di propria iniziativa, mi vuole troppo bene per arrivare a tanto anche nel peggiore dei casi. Ma nella malaugurata ipotesi che ci fosse di mezzo pure lei, potete essere certo che Luciano avrebbe una parte fondamentale nella vicenda. Solo lui riesce a convincerla a fare delle cose che da sola normalmente non farebbe per nessuna ragione al mondo. Non è da escludere che la lite possa essere stata soltanto un pretesto per crearsi un alibi." La signora Giovanna, che era presente al momento della lite, avvalora questa tesi, informandoci che Leonzia e Luciano anno effettivamente litigato per un motivo futile: Luciano pretendeva che Leonzia indossasse un vestito particolare, lei non era d’accordo e non lo ha accontentato. Così è finita come sappiamo. La signora Savina mi riceve sempre con la massima sollecitudine e cortesia. Invitata dal sottoscritto ad esprimere il proprio parere sul fatto che Ciano e Luciano si sospettino a vicenda, dimostra di essere una donna realmente equilibrata e, quel che più conta, senza peli sulla lingua, quando si tratta di mettere i puntini sulle i. Ammette senza mezzi termini che sia Ciano che Luciano hanno dei motivi per pensare ad un rapimento, anche se per lei non sono tali da giustificare il ricorso ad una simile soluzione, e non si meraviglierebbe, se alla fine uno dei due risultasse colpevole. Dichiara con la solita franchezza che è ciò che si è augurata fin dal primo momento, convinta, com’è, che Leonzia, in mano ad uno dei due, non correrebbe alcun rischio. La informo che Luciano, stando almeno a quanto ha detto a me, non la pensa alla stessa maniera. Secondo il giovanotto, Ciano sarebbe capacissimo di arrivare anche all’omicidio, pur di imporre alla figlia la propria volontà. “Non dovete prendere per oro colato tutto quello che dice Luciano, -ribatte con foga, -è ancora giovane e non ha esperienza. Se un giorno avrà dei figli, si renderà conto da sé che un padre, per quanto autoritario, malvagio o altro, non uccide i propri figli, se non è pazzo, e vi posso garantire sul mio onore che il signor Ciano tutto è, meno che pazzo." Nel cinema di Atelia Il primo che incontro è Lucifero, il bigliettaio. “Certo che ci vuole un coraggio più che barbaro, per affibbiare ad uno come te un soprannome simile, visto che non hai nulla in comune col tuo omonimo degli inferi, "affermo gaiamente per attaccar briga. “Che ci vuoi fare! -repplica con altrettanta ilarità. -Pur facendo un lavoro così modesto, sono uno tra i giovani più invidiati della zona." Sostiene senza ombra di dubbio che ieri sera Leonzia è stata qui in compagnia della mia ex fidanzata, l’attrice Eufrasia Miatic. “Come potrei avere dei dubbi, se i miei occhi, come d’altra parte quelli di tutti, erano quasi sempre puntate sulle due ragazze? -commenta con l’aria sognante di chi è ancora ammaliato da una visione straordinaria. -Non capita nemmeno ogni morte di papa che un’attrice del calibro di Eufrasia Miatic si faccia vedere neppure in incognita in un cinema di terzo,Quarto ordine come questo, e ieri sera l’ho vista come adesso vedo te." Lucifero si è meravigliato non poco nel notare che Luciano non fosse accanto alla propria ragazza in un'occasione così straordinaria, ben sapendo che i due piccioncini sono rigorosamente assieme anche in condizioni normali. Perciò il suo stupore non poteva non salire alle stelle quando, seguendo le due ragazze all'uscita, lo ha scoperto nella penombra a spiarle furtivamente da lontano. Me ne ritorno a casa più soddisfatto che mai sul piano professionale. Sul piano umano invece non poteva andarmi peggio. Che c’è venuta a fare, Eufrasia, da queste parti? Sarei un eretico, e pure della peggiore specie, se sostenessi sotto qualunque forma che la cattiveria, il sadismo, il desiderio di vendetta e simili fanno parte del suo bagaglio genetico, ma, come ha opportunamente sottolineato Lucifero, non è normale incontrare una come lei in un cinema di questa caratura. Ed allora? Allora niente, non posso fare a meno di rinviare a tempo debito la soluzione del problema, ammesso che più in là mi ritrovi ancora con la voglia di approfondire il discorso. Una cosa allevia, seppur in minima parte, la mia amarezza: per fortuna non devo andare in paese per consegnare la bicicletta, il suo padrone è sempre seduto sul muretto di fronte al cimitero. La prospettiva di dover rientrare a piedi non mi allettava affatto.


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Riflessioni e critiche

Io “esisto…” Oltre ogni barriera…

di Maria Teresa Montanaro

Mi sono chiesta come far comprendere davvero alle persone non disabili cosa significa dover utilizzare una carrozzina ed affrontare le innumerevoli BARRIERE ARCHITETTONICHE URBANE! La quotidianità, a volte, è più complicata di quel che si può pensare. Tanti sono gli ostacoli con cui dobbiamo fare i conti nella vita di tutti i giorni. Esiste “un mondo” fatto di “piccole realtà” che provano a raccontare “la normalità...” Raccontare i successi ma anche le paure, abbattendo la “distanza” senza “pietismo” e lontano dalla volontà di fare spettacolo! Ho imparato che il modo migliore per annientare i “pregiudizi” è raccontare “la verità” ...senza paura, descrivendo la realtà per ciò che è. Penso che la DIVERSITA' vada difesa strenuamente e spiegata, chiamandola con il suo nome, per generare e alimentare cultura, per mostrare talenti diversi da quelli che le convenzioni ci suggeriscono. Quando si racconta la DISABILITA', bisogna sempre tenere presente che, si sta raccontando la storia di una PERSONA che vuole far sentire la sua voce, non ha paura di esporsi e di raccontare anche le emozioni più intime e merita RISPETTO! Ha imparato a trarre del buono anche dalle avversità della vita! “COMUNICARE la DISABILITA'” per generare CULTURA che si crea con la PRESENZA sia mentale che fisica! La cultura per conto terzi non va bene… la persona con disabilità deve essere VISIBILE… deve poter trasmettere, relazionarsi, confrontarsi, non solo in occasione di manifestazioni ma nella QUOTIDIANITA'! La disabilità è “una condizione della persona” quindi bisogna vincere il PREGIUDIZIO secondo cui il disabile vale meno degli altri. Noi disabili, dobbiamo scrollarci di dosso quella condizione di “invisibilità” cui spesso ci abituiamo. Non sentirci tagliati fuori dalla vita normale di un paese civile! La diversità non deve essere considerata com11e un “marchio” ma accettata come un “valore positivo”. “Sostenere” la persona con disabilità vuol dire fare in modo che questa possa esprimere le proprie capacità… Bisogna non aver paura di avvicinarsi e… iniziare a rispettarne i diritti! Magari cominciando dal non parcheggiare più negli spazi ad essi riservati! Le persone con disabilità devono essere messe nella condizione di poter vivere, scegliere, partecipare, rimuovendo gli ostacoli e promuovendo soluzioni che ne consentano la partecipazione al pari degli altri nella società! Quindi, diritto alla vita, allo studio, al lavoro, al divertimento, all'amore, all'avere una abitazione accessibile, potersi muovere liberamente in città. Frequentare scuole, partecipare a riunioni, compiere atti quotidiani come la spesa, andare al cinema, in pizzeria, a vivere insomma. NON SIAMO SOLO IN VITA MA DENTRO LA VITA. Io non cammino più ma queste “ruote” mi permettono comunque di muovermi... E' proprio vero che i veri limiti a volte esistono proprio in chi ci guarda! Vivere con una disabilità NON è facile, ma LA VITA qualche “sforzo” in più lo merita! Comunicare la disabilità vuol dire fare proprio il motto:” CREDERE SEMPRE, NON MOLLARE MAI “ ..apprezzando però quella normalità straordinaria che ci troviamo a vivere!” Il vero segreto sta nell'imparare ad accettarsi, e a capire che si può fare tutto, anche se in modo diverso. Focalizzando l'attenzione sulle abilità delle persone con disabilità. Valorizzare le abilità oltre ogni differenza, un mezzo per abbattere muri e costruire ponti. Mettere al centro “la persona” e i suoi talenti. Trovare il coraggio di ripartire, di sentirsi vivi e liberamente se stessi, coltivando passioni, oltre ogni limite, perché la VITA PUO' RICOMINCIARE.... sempre! Una vita nuova… Basta cambiare prospettiva dell'esistenza! La società di oggi non è pronta ad accogliere le persone disabili: strutture inadeguate, città con BARRIERE ARCHITETTONICHE! Ma cos'è una “barriera architettonica?” “E'” un qualunque elemento costruttivo che impedisce o limita lo spostamento o la fruizione di servizi a persone con limitata capacità motoria o sensoriale: può essere una scala, un gradino, una rampa troppo ripida. Quale modo migliore per rendersi conto di come anche un piccolo gradino possa trasformarsi in un grande ostacolo? Lo scopo di questa passeggiata lungo un breve percorso nel centro della città è duplice: incentivare i disabili a riappropriarsi della città, sensibilizzare i cittadini tutti alla diversità e disabilità, impegnandosi a costruire un futuro migliore! Continuare ad operare perché la cultura dell'ACCESSIBILITA' venga sempre piu' considerata “una pubblica civile risposta” ai bisogni di tutti, e sempre meno, “un forzoso favore” imposto ad uso e consumo di pochi sfortunati cittadini! La Convenzione ONU sui Diritti della persona con disabilità sancisce il diritto di ciascun individuo a raggiungere la propria completa realizzazione anche attraverso la mobilità urbana. Mi auguro che questa possa essere una occasione per far riflettere chi deve progettare e fare programmazione urbana! Poter superare questo problema costituirebbe sicuramente una grande “conquista” che renderebbe la vita facile anche a chi ha semplicemente problemi di difficoltà momentanee o legate alla età, compreso la persona che deve spingere un passeggino! Ci vuole più attenzione! Una città senza scalini, senza ostacoli alla mobilità, né barriere architettoniche, un paese civile dove tutti possono vivere esercitando i diritti: non essere OMBRE MA… PERSONE! Iniziativa organizzata per sensibilizzare politici e autorità sui problemi della disabilità e sulle barriere architettoniche. Il progetto “IO ESISTO...OLTRE OGNI BARRIERA!” si concretizza nella produzione di un video mirato a sensibilizzare, senza suscitare né moralismo, né pietismo, l'opinione pubblica sul “mondo dei disabili”, sulle loro emozioni e sulla speranza di avere una buona qualità di vita! Lottiamo insieme per il principio del “NULLA SU DI NOI, SENZA DI NOI”! L'obiettivo è farci conoscere per non aver paura, noi disabili nel corpo ma abili nel cuore! Chi l'ha detto che un disabile deve per forza essere triste o trasmettere tristezza? Spesso, invece comunica messaggi di positività con la sua forza di volontà… La disabilità non è solo una coraggiosa lotta ma anche un'arte, un modo ingegnoso di vivere, spingere la vita ovunque e comunque… con dignità, sensibilità e amore, determinazione e coraggio, scalando le “BARRIERE DELL'INDIFFERENZA!” CIVILTA'... EDUCAZIONE… RISPETTO! Marciapiedi stretti e pieni di buche...senza rampe di entrata e uscita...rampe troppo ripide, utilizzate dagli automobilisti come… parcheggio. Sui marciapiedi poi… C'è di tutto: biciclette, motorini, tavolini, vasi di fiori, bidoni della spazzatura...Asfalto rifatto non in modo omogeneo e uniforme quindi..a rischio di sicurezza! Rampe sprovviste di servoscale. Pavimentazione stradale in pavà..con cubetti mancanti in varie zone e quindi..a rischio caduta. Attraversamento pedonale sprovvisti di scivoli o con pali che impediscono il passaggio del disabile in carrozzine. Abitazioni privi di ascensore o con ascensori non a norma. Noi chiediamo un passaggio sicuro non in pericolo. Manca una chiara volontà politica di mettere in agenda anche il capitolo… abbattimento delle barriere architettoniche...Nelle costruzioni di vecchia data...eliminazione… mentre quelle nuove devono seguire il decreto ministeriale legge n.13 del 1989...Noi non ci arrendiamo. Diciamo NO alle barriere architettoniche e SI’ alla libertà di movimento! Non chiediamo l’impossibile nemmeno qualcosa di così costoso e complicato, Vorremmo solo… ESSERE.


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Le parole fanno male

di Annalisa Conte

Io devo e voglio, fortemente voglio, condividere alcuni momenti di vita vissuta. Io ho perso la vista circa vent’anni fa, e in questo tempo mi sono accorta che tra le persone, ci sono 1000 preconcetti, pregiudizi, e anche convinzioni, alle volte credetemi assurde, sui non vedenti, su quello che possono e non possono fare, su come si svolga la vita di un non vedente, come se chiunque non veda debba per forza avere una vita standard, ricca solo di limiti e privazioni. Il limite c’è, ci mancherebbe, sarebbe davvero stupido ammettere il contrario, ma c’è anche tanta forza di volontà, e poi non è detto che i limiti siano sempre gli stessi e che le capacità siano sempre le stesse, in tutti quelli che non ci vedono, perché Credetemi, da quando ho perso la vista, mi sono trovata spesso di fronte a domande così improbabili E anche inopportune, che la metà sarebbe bastata, e mi sono spesso trovata a vivere situazioni fastidiose e imbarazzanti. Vorrei introdurre l’argomento con alcuni episodi capitati proprio a me, E pensate che qualche tempo fa, grazie a questo racconto con il quale ho scelto di iniziare, mi sono anche guadagnata un’intervista alla radio. Insomma, un bel giorno mi chiama una tipa del call center della mia banca, perché sembra che ci sia stato un problema di pagamento con la mia prepagata. Siccome voleva che le dessi il numero della carta, le ho spiegato che prima avrei chiamato la banca per verificare e che comunque, essendo stata non vedente, nell’immediato, non le avrei potuto dare nessun numero, Perché ai tempi avevo sì un’applicazione che mi permetteva di leggere ma era un po’ farraginosa, e tra l’altro, in quel momento ero sola e avrei dovuto aspettare il mio compagno che leggesse, eventualmente, per me, tale numero di carta. Così la signorina in questione, mi spiega che potrebbe essere un problema se qualcun altro mi dettasse quel numero ,perché l'intestataria della carta sono io, io un po' stupita le chiedo, come altro potrei fare , secondo lei, a darle quel numero se io non ci vedo, E la probabile discendente di Einstein mi suggerisce che avrei potuto leggere il numero della carta, copiare i numeri su un foglietto e poi dettarli a lei... scusa ma cosa non ti è chiaro della frase sono non vedente? io faccio notare all’argutissima signorina che non vedendo non sono in grado di copiare e tantomeno di leggere l'eventuale numero di carta e di conseguenza neanche il foglietto, E lei, suppongo riattivando l'ultimo neurone rimastole, partorisce la sua estrema Perla di saggezza, E mi chiede:” “ma lei non sa leggere in ebraico ???""E io:""intende... in braille???"" ...ma volendo anche in aramaico, sai con un po' di impegno, ma al momento me trovi impreparata!!! Poi però si è scusata, ma non per l'abominevolezza della sua domanda, ma solo perché pensava di essere stata indiscreta... ma figurate, fammene altre due o tre così, E te lo giuro scrivo un libro Forse un libro no, ma sicuramente lo spunto per un articolo me lo ha dato. Non so perché, ma quando dici di essere non vedente, scatta in alcune persone, qualcosa che gli fa perdere qualunque cognizione. cominciano a farti domande sconnesse. Senza alcun motivo apparente. Io posso giurarvi che non sono io che le vado a cercare, ma credo che le signorine dei call center abbiano un debole per me, quindi, non posso non parlarvi di lei, la signorina del 187, che mi chiama, e la conversazione è andata più o meno così: “Buongiorno sono del 187 parlo con la signora Conte Annalisa?" "Sono la signora Conte Annalisa mi dica" "Però lei mi assicura di essere la signora Conte Annalisa?" vi assicuro che già in questo momento ho pensato: ecco ci risiamo, adesso mi chiede se so leggere in ebraico!!! voglio dire, mi hai contattata tu, sai il mio nome, ce l'avrai qualche altra informazione, non so chiedimi il codice fiscale. Comunque, con calma rispondo: "Sì sono abbastanza sicura di essere la signora Conte Annalisa" "Allora me lo conferma?" Ma è un gioco a premi o devi darmi qualche informazione? O l’accendiamo oppure te prego famme chiede l’aiuto da casa, ma nom me sequestrà così? Non gliel’ho detto ma avrei voluto, ho comunque confermato di essere Annalisa Conte per l’ennesima volta e lei a questo punto mi chiede: "Volevo sapere se le era arrivata la comunicazione scritta del 187 e se l'aveva letta personalmente?" A quel punto io le rispondo che purtroppo personalmente non ho letto nulla perché sono non vedente, e stavo per aggiungere che se comunque fosse arrivata una comunicazione me lo avrebbe detto e l'avrebbe letta il mio compagno, ma lei alla parola non vedente mi blocca e mi fa: "Capisco, allora può passarmi la sua infermiera così parlo direttamente con lei" La mia infermiera??? Vi giuro non ce l'ho davvero fatta, sono scoppiata a ridere e le ho detto: "La mia infermiera??? Scusi ma cosa le fa pensare che abbia bisogno di un'infermiera non ci vedo non mi hanno mica lobotomizzata?" A quel punto mi ha attaccato il telefono in faccia. Cioè io resto davvero basita, se non avesse attaccato le avrei detto:” ma se non ce l'hai tu l'infermiera come è possibile che ce l'abbia io”? ragazzi ve lo dico c'è gente che davvero non sta bene, cioè esiste qualcuno che davvero crede che un non vedente abbia bisogno di un'infermiera, ma di cosa stiamo parlando? Purtroppo, però, è davvero così, perché dilaga la convinzione che essere non vedenti equivalga ad essere incapaci, o stupidi, o comunque qualcuno di cui gli altri si debbano occupare, al pari di come ci si occupa di un ammalato. Io non so perché questo si verifichi, ma confrontandomi con altri amici non vedenti, ho notato che si tende ad omologarci come una categoria di persone che può fare davvero poche cose, e il cui limite non sta solo nel non vedere, ma vada anche oltre. Si pensa spesso a un non vedente come a qualcuno che abbia un deficit cognitivo. Vi posso assicurare che non è così, come nei normo vedenti ci sono persone capaci e persone incapaci, la stessa cosa vale per i non vedenti, Posso giurarvi che ho pensato spesso che sarebbe stato il caso di iniziare ad andare in giro con un cartello con su scritto:"sono non vedente non sono deficiente". Tempo fa mi sono recata in circoscrizione per richiedere un documento. La signora per tutto il tempo gentilissima, poi nella compilazione del documento se ne esce con una domanda assurda: ma tu mi assicuri che sei solo non vedente?" Io resto un attimo perplessa E le chiedo: "In che senso scusi? "E lei:"no sai perché qui bisogna certificare che tu sei abile e capace, mi assicuri di essere abile e capace di intendere?" credo di aver cambiato voce e girato la testa tipo Linda Blair nell' esorcista e con molta meno pacatezza di prima le ho risposto: "Fino a prova contraria sì!!!", E lei non ancora soddisfatta , ribatte:"scusami ma visto che sei non vedente te lo devo chiedere per forza”... cioè, ma per quale stramaledetto motivo? Vorrei capire cosa induca la gente a pensare che siccome non ci vedo dovrei anche essere ritardata? Non è che mi stai chiedendo se riesco a scalare la roccia a mani nude, Che poi se fossi amante degli sport estremi potrei anche trovare un modo per farlo magari, tu siccome io non ci vedo mi stai chiedendo se sono in grado di agire e capire, E vorrei sapere per quale motivo non dovrei esserlo. Credetemi questa cosa sta diventando davvero pesante, ovunque vada c'è qualcuno che si sente in dovere di farmi delle domande O fare affermazioni assolutamente fuori dalla grazia di Dio. Se parlando io dico di essere stanca mi sento rispondere: "stanca di che, di stare seduta?", se dico che c'è una persona che mi aiuta a pulire casa, quella diventa la signora che mi guarda, se esco con un'amica quella diventa la ragazza che mi accompagna, A questo punto sono io a voler capire che problemi ha sta gente!!! Non capisco perché il fatto di non vedere mi dovrebbe impedire di avere una vita normalissima, con cose da fare, con amiche con cui uscire, e soprattutto senza bisogno di essere guardata da nessuno. Al prossimo imbecille che incontro gli chiedo quante diottrie abbia? Per un periodo ho pensato di essere l’unica ad incontrare ‘sta gente che ti fa domande stupide, o che ha convinzioni assolutamente prive di qualunque cognizione di causa. Invece no, ho scoperto che non sono l’unica, ho scoperto che c’è gente Che probabilmente lo fa di professione. Sono i domandatori seriali. Questi esemplari, per metà uomo e per metà imbecille, Vagano inutilmente Per il mondo, con il solo scopo di fare domande assolutamente fuori da ogni grazia di Dio. Deve essere per forza così, altrimenti non si spiega, Quello deve essere proprio il tuo lavoro, tu probabilmente lo fai di mestiere, perché secondo me ci vuole del tempo per partorire tali amenità. Anche perché molto spesso la domanda è anticipata da frasi del tipo: sai ci ho pensato molto prima di farti questa domanda; oppure è tanto tempo che volevo farti questa domanda, E a me viene da pensare: cioè tu c’hai anche pensato prima di chiedermi sta cosa? Io non condanno la curiosità o il fare domande, anzi, ci mancherebbe, perché io sono ben disposta a spiegarti come riesco a fare una cosa anche senza vedere, quello che credetemi mi infastidisce di più non è la domanda in sé, ma è il farti una domanda con l’insinuare già che tu quella cosa non riesca a farla, O peggio ancora, se nel sentirci dire che facciamo una determinata cosa O compiamo una certa azione, insinuate che non sia possibile. Ad esempio, io un giorno parlando ho detto: devo tornare a casa perché devo fare la lavatrice, la risposta è stata una risata seguita da: perché, tu sai fare la lavatrice? Ma perché sono monca che non riesco a fare la lavatrice? Spesso quando parlo con le persone mi sento come se dovessi sempre dimostrare di essere come gli altri, perché per gli altri non è scontato che io sappia fare delle cose, e, intendo io” in quanto non vedente. È ovvio che io non veda e che abbia dei limiti, ma ci sono delle cose che non implicano assolutamente l’uso della vista, o per le quali si può sostituire il tatto o l’udito alla vista, quindi si possono comunque fare. Voglio provare a parlarvi delle molte domande sconvolgenti e a tratti allucinanti, che sono state rivolte a me oppure a altri ciechi di mia conoscenza. Un argomento che mi sembra importante trattare è la scelta del termine non vedente oppure cieco. Voi non avete idea degli equivoci che si creano alla parola cieco, oppure cieca. Se ti presenti dicendo che sei cieca, c’è il rischio che pensino che tu sia cecoslovacca! Dannazione... sono cieca nel senso che non ci vedo, “non so ‘na cieca de Praga”, come diceva Carlo Verdone in un famoso film. Se invece al contrario sono italiano ma vivo in Slovenia, e ti dico che parlo il cieco, tu non puoi chiedermi: “ ma allora parli quella lingua fatta tutta a puntini?”, Soltanto perché come professione creo oggetti per non vedenti. Io sarò anche cieca ma tu non sei in grado di decontestualizzare buon cielo! Io spero di non sconvolgere nessuno, ma pensate, noi ciechi sappiamo mangiare da soli. Sappiamo dove sta la nostra bocca, sappiamo addirittura distinguere il piatto dal bicchiere oppure la forchetta dal cucchiaio e pensate, sappiamo anche cosa c’è nel nostro piatto. Avete mai pensato che in casa nostra, ad esempio, la spesa la facciamo noi, che magari cuciniamo anche noi, perché si., incredibile ma vero, siamo in grado di fare una lista della spesa, andare a fare la spesa e anche cucinare Quando sono andata a vivere con il mio compagno, una persona mi ha detto che credeva che lui la mattina, prima di uscire mi mettesse sul divano e che io lo aspettassi lì tutto il giorno! Ecco adesso, secondo voi, si può partorire un pensiero del genere? Ma Dio mio, se l’unica cosa che fossi stata in grado di fare era restarmene per un giorno intero appollaiata sul divano, ci sarebbero stati i presupposti per una denuncia per abbandono di incapace...ma vorrei far notare che non sono stata abbandonata e che , soprattutto, non sono incapace. Questo perché, dai comunque per scontato che io possa avere delle cose da fare in casa mia. Ti assicuro che noi in casa nostra, ovviamente con le nostre strategie, riusciamo a occuparci della casa, Perché c’è anche la convinzione che le nostre case siano ad esclusiva competenza, di nostro marito, dei nostri genitori, o addirittura di una badante, beh vi assicuro che non è così, vi assicuro che a casa mia, non si muove una foglia che Annalisa non voglia. Basta organizzarsi, E con un po’ di impegno e una buona dose di fantasia, riusciamo a fare molte cose. La gente o non si pone delle domande o nel caso se le ponga se le pone sbagliate. Chi ci vede per la prima volta o chi, comunque, ci conosce ma non ci conosce bene, è probabile che ci veda fuori casa, fuori dal nostro contesto, luogo in cui noi abbiamo ovviamente più difficoltà. È ovvio che in casa altrui o anche in un ristorante io abbia bisogno di aiuto per muovermi, o ad esempio per farmi accompagnare al bagno, molto semplicemente perché non conosco quel bagno.ma tu come puoi pensare che io a casa non faccio la pipì perché devo aspettare che mi ci porti il mio compagno o la mia mamma O chiunque altro si trovi nei paraggi. È così difficile capire che anche se non vediamo siamo persone adulte, non siamo bambini che hanno bisogno di essere portati in bagno e aiutati anche dentro al bagno. Un’altra cosa che si fa è che si tende a pensare che in qualunque situazione chi non vede abbia bisogno di aiuto, ma vi assicuro che chi ha bisogno di aiuto lo chiede. Ad esempio, se incontrate un cieco per strada con il suo bastone bianco, non chiedetegli se sia presente a se stesso e se sa dove si trova, perché è un non vedente, non un malato di Alzheimer. E ancora se un non vedente sta salendo su un autobus, soprattutto se è una donna, se ha bisogno potete aiutarla, ma per favore non prendetela in braccio per farla salire, se un non vedente attraversa la strada, non afferratelo per aiutarlo, perché girandolo potreste disorientarlo, e se sta salendo o scendendo un gradino non sollevatelo per un braccio perché potreste fargli perdere l’equilibrio. In ultimo ma non meno importante, se vi capita di vedere un cieco ad un incrocio, non portatelo dall’altra parte della strada, perché è probabile che se non ve lo chiede non debba attraversare ma magari sta soltanto aspettando qualcuno. A causa di questi buoni samaritani non interpellati, ci sono un numero non identificato di ciechi che si ritrova così, come per magia dall’altra parte della strada. Se volete aiutarci è sufficiente porgerci un braccio o se ci conoscete, anche prenderci per mano, va bene, ma non stringeteci il braccio con la mano come fanno i carabinieri quando arrestano qualcuno, vi assicuro che è fastidioso e imbarazzante. Comunque, se incontrate un non vedente seduto su un autobus, su una panchina, o dovunque esso sia, potete anche sedervi accanto a lui, giuro che non è un appestato. Tra le domande più stupide e fastidiose ci sono quelle che riguardano la cura del corpo: ma come fai a lavarti i capelli? Ma chi ti fa la doccia? Ma come sei carina, la tua mamma ti ha proprio vestito bene! Certo che si capisce che tuo marito ti vuole proprio bene, ti veste davvero bene! Ma la signora che ti guarda (Che ovviamente è la signora che ti fa le pulizie) ti fa anche la doccia? Ecco a questi bisognerebbe rispondere: “Ma te, invece di stare qui a farmi domande, perché non fai qualcosa di utile per te, ad esempio fare una capatina al Centro igiene mentale?” Ma perché io dovrei farmi fare la doccia da qualcun’ altro, e soprattutto perché dovrei avere difficoltà a lavarmi i capelli? ma tu ti lavi i capelli con gli occhi aperti o che ne so io, davanti allo specchio? E soprattutto per quale motivo dovrei avere una persona che mi guarda, ma poi pensa che ansia, tutto il giorno con sti due occhi addosso, Ma poi secondo te Ste Cristiane stanno tutto il tempo a guardare me, ma avranno anche di meglio da fare non trovi? E poi ti pare che io a 30 o quarant’anni mi faccia vestire dalla mia mamma o dal mio compagno. Se capita, ad esempio, di dover fare una visita piuttosto che un’ecografia, O che so io, una radiografia, insomma una situazione in cui bisogna spogliarsi e rivestirsi, c’è sempre qualcuno che ci vuole aiutare... ma non toccarmi, so Spogliarmi e rivestirmi da sola! Ma cosa avete in quelle teste? Ma non vi sfiora l’idea che avendo consapevolezza del nostro limite riusciamo tranquillamente a fare da soli, e inoltre abbiamo un armadio perfettamente organizzato. Forse molti non sanno cogliere le sfumature ma c’è una importante differenza tra chiedere: come fai a riconoscere i vestiti ed eventuali colori e chiedere chi ti veste? Rifletteteci! Tra l’altro forse alcuni non si sono resi conto che siamo nel 2021, e che la tecnologia ha fatto passi da gigante, ci sono persino degli apparecchi che riconoscono i colori, e che ci possono aiutare nell’eventualità di scegliere i vestiti, a meno che non si sia trovato un altro escamotage. A proposito poi di tecnologia, sappiate che oggi grazie alla domotica possiamo utilizzare qualunque tipo di elettrodomestico rendendolo accessibile, e con pc e cellulari si può tranquillamente leggere e scrivere, quindi potete anche evitare di accusarci di essere truffatori se scrivendo diciamo di essere non vedenti, perché ci sono alcuni Che pensano ancora che un non vedente non possa né leggere né scrivere. Il problema di fondo è sempre lo stesso, che le persone si prendono la briga di parlare senza conoscere e senza informarsi prima. C’è ancora chi chiede: ma perché non hai fatto la scuola per quelli come te? Ma io suppongo che neanche tu abbia fatto la scuola per quelli come te, perché se fossi andato a scuola forse una domanda così non me l’avresti fatta. Oppure ma davvero frequenti l’università? Ma l’università per quelli come te? Certamente perché suppongo che a quelli come te neanche li facciano entrare all’università. . L’espressione: “quelli come te“ è molto in voga tra i domandatori seriali. spesso ci sentiamo dire cose del tipo: dovresti frequentare quelli come te! Ma perché io come sono? Forse non lo sapete ma è diffusissima l’idea che un non vedente debba stare obbligatoriamente con un altro non vedente o debba frequentare soltanto amici non vedenti. Io non ho mai sentito dire ad esempio a uno con gli occhi azzurri: “Guarda ho conosciuto un tipo con gli occhi azzurri come te, dovresti conoscerlo”. Invece se c’è un non vedente nel raggio di un km vogliono farcelo per forza conoscere. Ognuno è libero di stare con chi vuole, io ho amici vedenti,e amici non vedenti, ma li ho scelti perché mi piacciono, non in base alle loro diottrie. Non esiste una legge scritta che stabilisce con chi si debba o no accompagnare un non vedente. Le convinzioni su come, ad esempio, un non vedente scelga il proprio partner sono veramente false e tendenziose. Considerando che non vediamo molti sono convinti che a un non vedente sia sufficiente che l’altro respiri per essere inserito tra la lista dei papabili. C’è la convinzione che noi non proviamo attrazione fisica, non potendo vedere, o che possiamo provare attrazione fisica soltanto dopo aver letteralmente toccato L’altra persona. Fidatevi che non è così. L’attrazione fisica è una reazione chimica che esula dal vedere o meno, ve lo assicuro, ma poi questa è una cosa che dovremmo sapere già tutti, vedenti e non perché nella questione. Attrazione fisica entrano in gioco parecchi altri fattori. Io, ad esempio, lo so che Luca Argentero È L’essere più bello in assoluto di tutto il pianeta terra, anche se non lo vedo. Non chiedetemi come, ma lo so. Come so benissimo che il mio compagno, ahimè, non somiglia per niente a Luca Argentero, ma prima o poi me ne farò una ragione. Un’altra curiosità, secondo me anche un po’ morbosa, riguarda l’idea che hanno molti sulla sessualità di un non vedente. Non chiedetemi perché ma c’è una parte di questi domandatori seriali, che è convinta che noi non vedenti siamo esseri asessuati, un’altra parte associa il non vedere a pratiche sessuali estreme. Non avete idea delle domande davvero inqualificabili ed anche estremamente imbarazzanti che ci vengono rivolte. Vorrei tranquillizzare quelli che candidamente ci chiedono: “ma voi non vedenti fate sesso?“. Ma per quale motivo non dovremmo farlo? Davvero, non mi sembra così complicato, figurati, non abbiamo neanche bisogno di spegnere la luce Per creare un po’ di atmosfera... Le domande inopportune non si limitano soltanto al sesso, ma toccano spesso un altro argomento, anche questo molto intimo e personale: i figli! Sì, perché sembra che tutti si sentano in diritto di intervenire quando un non vedente parla di voler avere dei figli oppure se dei figli ce li ha già. Io non credo ci sia bisogno di spiegare che la scelta di avere un figlio sia una scelta delicata e anche molto privata, ma per chiunque non solo per un non vedente, ma è capitato a molte di noi di comunicare alle nostre famiglie di aspettare un bambino, entusiaste, ma di sentire in risposta soltanto un silenzio assordante, O di sentirci dire che siamo delle pazze. È capitato di sentirsi dire: tu vuoi un figlio? Ma tanto neanche lo vedi che ci devi fare con un figlio? Capita anche che a un non vedente che vuole adottare un figlio venga detto da un assistente sociale: “speriamo che il giudice non abbia pregiudizi verso i non vedenti!” Scusatemi, ma che tipo di pregiudizio si può avere nei confronti di un non vedente? Io non riesco a figurarmelo un giudice che è abituato a giudicare criminali, assassini, mafiosi, camorristi, pedofili, poi di fronte a un non vedente pensa: “no per carità a questo essere spregevole un figlio non glielo faccio adottare!” Non so a voi ragazzi, ma a me sembra davvero una follia. E, credetemi, non va meglio a chi un figlio ce lo ha già, mi hanno raccontato di bambini, Che stavano al ristorante con i genitori non vedenti, Ai quali è stato detto: “Ma che bravi, così piccoli fate già il volontariato! “Perché a te non sfiora assolutamente l’idea che quelli sono due genitori non vedenti che portano semplicemente i figli Al ristorante. O peggio ancora maestre che chiedono a una bambina se la mamma non vedente le prepara da mangiare, e se è lei a vestire la sua mamma prima di venire a scuola. C’è anche chi incontrando una mamma non vedente con la propria figlia grande le abbia detto “brava, hai fatto bene che te la sei presa già grande.” Scusa, ma cosa pensi che l’abbia partorita direttamente ventenne, oppure che l’abbia vinta in un gioco a premi? io veramente resto basita! Mi racconta una mia amica non vedente, che ha dei figli, Che qualche anno fa nella compilazione di un questionario le viene chiesto, fra le tante domande se lei avesse figli. La mia amica, che di figli ne aveva risponde di sì. A questo punto l’altra trasale e le dice: “Ma signora non è possibile che lei abbia dei figli!!!” La mia amica ovviamente insiste dicendole che si è possibilissimo, perché lei i figli ce li ha!!! Quella però, convinta di sapere il fatto suo, non demorde e le risponde: “no signora, lei non può avere figli, perché io so per certo che le Donne non vedenti non hanno le mestruazioni. “Io non sto scherzando questa gliel’ha detto davvero. Cioè fammi capire, tu dici ad una donna non vedente che ha dei figli che non è possibile che li abbia. A parte che mi sfugge davvero il nesso tra occhi e apparato riproduttivo, ma tesoro mio, io non avrò le mestruazioni, ma a te hanno reciso Le connessioni prefrontali dell’encefalo, altrimenti non si spiega il perché tu sia ridotta così... Cioè ragazzi, ma che paura, voi capite che questi stanno in mezzo a noi? Io per anni sono andata a prendere mio nipote a scuola, ovviamente per raggiungere la scuola mi facevo accompagnare.un bel giorno la maestra dice a mia sorella che potrebbe essere un problema il fatto che io vada a prendere mio nipote a scuola perché sono non vedente. E sapete quale sarebbe stata la soluzione della scuola? Togliere la delega a me che sono la zia e darla a chiunque mi accompagnasse. Secondo la scuola sarebbe stato più idoneo un qualunque estraneo per prendere mio nipote piuttosto che io che sono la zia ma non vedente. Vi assicuro che io ho continuato tranquillamente ad andare a prendere mio nipote, perché le argomentazioni mie e di mia sorella sono state più che convincenti, a Roma si dice, che l’abbiamo fatta sentire un pizzico. L’ignoranza delle persone arriva a pensare di poterti impedire di fare qualcosa che è nel tuo pieno e completo diritto, e questa cosa è davvero molto grave. Un’attenzione a parte va data agli esseri aberranti. quelli che apparentemente per nessun motivo, dicono cose davvero cattive. Ci sono persone che hanno il coraggio di andare da una bambina non vedente E di chiederle se abbia o no i genitori, o se viva. in un orfanotrofio. C’è chi ha l’ardire di chiedere ad una mamma, di fronte alla sua bambina non vedente, perché la tenga con sé e non decida di mandarla in un istituto. Ci sono professori che dicono a un alunno non vedente che sanno già che lui Potrà raggiungere soltanto obiettivi minimi nella sua carriera scolastica. C’è chi dice ad una donna adulta non vedente che non può decidere lei se un domani vorrà donare gli organi, ma le dice che questa decisione dovrebbe prenderla sua mamma al posto suo. C’è chi dice a un non vedente che non può firmare, e che dovrebbe farsi mettere un tutore, ergo dovrebbe farsi togliere la possibilità di prendere decisioni per sé. c’è chi dice a una donna maggiorenne non vedente, che può andare a votare solo accompagnata dai suoi genitori, io ad esempio che i genitori non ce li ho più, di conseguenza avrei perso il diritto al voto. Ci sono molti, anzi moltissimi che quando siamo accompagnati, ma ovunque, da un medico, alla posta, in banca, in un ufficio pubblico, non parlano con noi, ma parlano con chi ci accompagna, e se glielo facciamo notare continuano imperterriti a parlare con chi ci sta accanto, come se noi non fossimo in grado di rispondere alle loro domande. C’è chi sostiene che non dovrebbero darci la possibilità di prelevare da soli alla posta o in banca perché noi saremo facilmente abbindolabili, quindi, potremmo prendere i nostri soldi e consegnarli a qualcun altro. Ma chissà poi perché? C’è chi vedendoti con l’orologio ti chiede l’ora pensando di farti una domanda a trabocchetto, ed è così ignorante da non sapere che ad oggi esiste qualunque tipo di orologio parlante o anche in braille. C’è chi ti dice che si, sarai pure cieco, ma sei fortunato perché chissà quanto prendi di pensione.,. E c’è anche chi, vedendoti passare, dice ad alta voce,: “ poverina, ma non è meglio che muoiono da piccoli invece di vivere così“. Una sera una persona è andata dal mio compagno, e gli ha detto: “certo che tu con questa farai sicuramente una vitaccia,” ovviamente si riferiva a me. Ho pianto per giorni. Davvero non vi viene il dubbio che se siamo sposati, fidanzati o conviviamo, È perché i nostri compagni o le nostre compagne hanno scelto noi perché vogliono stare con noi, È perché sono felici con noi. Davvero avete bisogno che questo vi venga spiegato? Possibile che non capiate che siamo stufi di sentirci dire: “Certo il tuo compagno Deve essere proprio bravo, ma perché, ti risulta che io sia una Serial-killer, oppure: “hai un figlio? tuo marito deve essere proprio in gamba, “, dannazione... io sono in gamba, non solo mio marito. C’è una citazione che amo, e credo si addica alla situazione, che recita così: “ci sono tante forme di disabilità, la più pericolosa è essere senza cuore.” Ho lasciato in ultimo una particolare categoria di domandatori seriali, quelli che credo, poveretti, non siano presenti a se stessi, ed hanno una voce interiore che li spinge a dire o fare una castroneria qualunque, È più forte di loro, non possono trattenersi... sono quelli che se incontrano un non vedente, senza neanche salutarlo, gli mettono Dei soldi nella mano! Sono quelli che ti chiedono come fai a piangere se non hai mai visto come si piange. oppure ti chiedono se puoi parlare non riuscendo a vedere il labiale degli altri. Accidenti, tu vuoi sapere se io riesco a parlare? vai a chiederlo Al mio compagno, E in realtà dovresti chiedergli quanto posso parlare prima di riprendere fiato. Quelli che se ti incontrano con il bastone bianco ti chiedono se stai tornando dalla montagna, o se con il bastone bianco al mare riesci a trovare l’oro. Quelli che ti raccomandano di non uscire di notte perché se incontri delle scale potresti cadere, certo perché io a mezzogiorno, secondo te, le scale le vedo? Quelli che ti chiedono come fai a sapere se è mezzogiorno o mezzanotte, ma cosa credi che io viva sequestrata in un bunker? Quelli che parlano di te con la persona che ti sta accanto, perché si sono accorti che non ci vedi, e dicono cose del tipo: “ma poverina che cosa le è successo?” “...imbecille ti sento!!! Parli a 10 cm da me come puoi pensare che non ti senta?” Quelli che dopo essersi accorti che non ci vedi ti dicono: “Ma che peccato, sei anche carina!!!” Scusami, ma che cosa vuol dire, se ero, come si dice a Roma: ‘na busta de fave, mi meritavo di essere cieca? Guardate che non vedere non è una punizione è una condizione. E poi ci sono loro... questi esemplari di cui vi andrò a parlare, credo ne distribuiscano un tot per città, perché vi posso giurare che ogni non vedente ne ha incontrato uno, sono quelli che si avvicinano e ti chiedono: “indovina chi sono? ... ma così, di primo acchito, direi che tu faccia parte del nucleo operativo speciale delle T.D.C.” E mi sembra opportuno chiarire che l’acronimo non si riferisce alle teste di cuoio. Io devo dire un pazzesco grazie a tutti i miei amici e le mie amiche non vedenti che hanno contribuito con i loro racconti, siete impagabili. Io non lo so se sono riuscita a farvi sorridere o in alcuni momenti a farvi arrabbiare, spero però di essere riuscita almeno per un istante a farvi pensare... Il mio compagno mi dice spesso: “sembra sempre che tu debba dimostrare qualcosa a qualcuno.” È vero, è proprio così che mi sento, mi sento sempre come se dovessi dimostrare qualcosa a qualcuno, e a volte questo mi sfianca. È come se dovessi provare a dare sempre un po’ di più, perché so già che chi mi sta di fronte pensa che io possa dare solo un po’ di meno. Sembra sempre che quello che provo a dare non basti mai. Le cose che sento dire di me mi fanno sentire così... A me non sembra così difficile, io credo che sarebbe sufficiente pensare solo un momento in più, prima di aprire la bocca e dargli fiato, E bisognerebbe farlo sempre, con chiunque incontriamo sul nostro cammino. Concludo prendendo in prestito Le parole di una meravigliosa canzone di Cesare Cremonini: “ le tue parole fanno male, sono pungenti come spine, sono taglienti come lame affilate e messe in bocca alle bambine, possono far male, possono ferire... le tue parole sono mine, le sento esplodere in cortile, al posto delle margherite, ora ci sono cariche esplosive”.


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Tempo libero

Borgogna, tra vigneti e castelli

di Gianfranco Pepe

Bolzano, giugno 2021, il covid19 sta ancora condizionando pesantemente le nostre vite ed in particolare la nostra passione per i viaggi. Nonostante le regole in realtà lo consentano, io e mia moglie non abbiamo nessuna voglia di prendere un aereo, né tanto meno di programmare itinerari lontani e impegnativi. Così ancora una volta pensiamo alla Francia, un paese ricco di bellezze, un paese che non ci ha mai deluso e nel quale ci siamo sempre trovati benissimo. In particolare, nostra scelta cade su di una regione che non abbiamo mai visitato prima, la Borgogna, famosissima per i suoi vini ma meno conosciuta per le sue tante e stupende ricchezze storiche, artistiche e religiose. Un mix di buon cibo, ottimo vino, storiche città d’arte, suggestivi castelli, antiche abbazie, millenarie chiese romaniche, sorprendenti paesaggi di un’incredibile vastità, il tutto condito dall’estrema gentilezza dei suoi abitanti. La Borgogna confina per lunghi tratti con la Svizzera e così, per spezzare il lungo trasferimento in macchina (in totale percorreremo 2350 chilometri), facciamo una sosta tecnica a Ginevra, che ci accoglie con una limpida giornata di sole, con il suo grande lago, con la vivacità cosmopolita della sua popolazione e con una favolosa pizza che nulla avrebbe da invidiare alle migliori pizzerie napoletane! Il giorno dopo, senza alcun traffico lasciamo Ginevra e in pochissimo tempo entriamo sull’autostrada francese che ci porta nella parte meridionale della Borgogna. All’uscita seguiamo le indicazioni per Bourg en Bresse, dove si trova la nostra prima meta, un gioiello di architettura gotica, il Monastero Reale di Brou. La chiesa monastica è splendida, con stupende vetrate policrome nell’abside e con le tombe monumentali di Margherita d’Austria e di Filiberto di Savoia, che lega la storia di questo monastero anche all’Italia. Ammiriamo i 3 chiostri e il magnifico portale rinascimentale d’ingresso riccamente decorato, restando molto soddisfatti della nostra visita. Lasciamo Brou e con una strada che segue il corso della Saone, il fiume che da anche il nome a questo distretto, in 45 minuti giungiamo nella pittoresca città pluviale di Macon, nevralgico centro rurale di questa parte di Borgogna. Nonostante la presenza di diversi siti culturali, forse perché oggi è domenica, la cittadina ci appare però come un luogo piuttosto desolato. Uno dei punti d’interesse più pubblicizzato è l’Hotel Dieu, il nome che veniva dato a tutti gli antichi ospizi dei poveri, dove si può ammirare una bellissima farmacia originale del diciottesimo secolo. Ci trasferiamo poi nella zona vicino al fiume e qui incontriamo un ambiente più vivace, con diversi locali che si affacciano sul Quai Lamartine, famoso poeta locale che dona il suo nome a molti luoghi della zona. Mangiamo una crepe alla Nutella e poi raggiungiamo la vicina Maison de Bois, la casa più antica di Macon, costruita alla fine del 1400, con una facciata realizzata interamente con pannelli di legno dagli intagli assai particolari, davvero bella, una vera chicca. La strada che prosegue verso Tournus, la nostra odierna meta finale è veloce e dritta come un fuso. Lungo la via possiamo cominciare a godere dei bei paesaggi che ci circondano, per ora senza le vigne che ci aspettavamo di incontrare, ma in compenso con immensi campi di grano dorato che si perdono all’infinito e che ci donano uno spettacolo splendido e di una vastità inimmaginabile in Italia. In una quarantina di minuti arriviamo nel luogo che ci ospiterà nei prossimi 2 giorni, restando molto contenti per la scelta del nostro nuovo albergo. Ci basta attraversare la strada e subito entriamo nel centro storico del paese, con una deliziosa piazza sulla quale, oltre alle case dalle facciate color pastello, si affaccia l’ingresso di un’altra importante abbazia, intitolata a San Filiberto, uno dei tanti capolavori romanici della Borgogna. Possiamo entrare a visitarla e sia il complesso che la sua storia si rivelano alquanto interessanti e suggestivi. Mentre giriamo per le vie che circondano l’antico convento, il cielo sino ad ora velato si scurisce notevolmente preparando in anticipo il temporale previsto in serata. Oggi è la giornata dedicata alla scoperta dei castelli che abbondano nella zona tra Tournus e Cluny. Dopo un’ottima e abbondante colazione, partiamo sotto un cielo grigio per raggiungere il villaggio fortificato più vicino, quello di Brancion, abbarbicato su uno sperone roccioso. Il posto, dove il tempo sembra essersi fermato a mille anni fa, è davvero affascinante, vi sono i resti del castello sui quali possiamo arrampicarci per ammirare i paesaggi circostanti, immersi in un’atmosfera ovattata che contribuisce a donare all’ambiente una grande suggestione. Nel minuscolo borgo vi è anche un’antichissima chiesa romanica, una delle molte chiese millenarie che arricchiscono il patrimonio artistico di questa regione. Attraversiamo poi un tratto della fitta foresta di Chapaize, transitando nell’omonimo paesino con le sue tipiche case in pietra. Ci separano dal prossimo castello, quello di Cormatin, solo una decina di chilometri e così in poco tempo raggiungiamo il sito sicuramente più bello del nostro giro odierno, uno splendido palazzo del 1600 dalla facciata di mattoni giallo ocra. Arredato nello stile del re Luigi XIII, le sale e le camere scintillano come gioielli dorati, ma già la visita dei giardini alla francese è più che sufficiente per riempirci di meraviglia. Le piante sono scolpite magistralmente in forme varie e bizzarre, vi è un labirinto e una voliera sulla quale possiamo salire per godere di un panorama elevato su tutto il complesso. Le cicogne che hanno fatto il loro grande nido tra le tegole del tetto ci mostrano i loro lunghi becchi, mentre l’acqua dei fossati che circondano il castello e i giardini contribuisce a vivacizzare e ad abbellire ulteriormente l’insieme. Molto appagati dalla nostra visita, lasciamo il Castello di Cormatin in direzione della famosissima città di Cluny che impieghiamo solo una decina di minuti a raggiungere. Qui, nonostante il luogo sia assai conosciuto e di assoluta importanza per la storia del monachesimo e, più in generale, di tutta la cristianità nell’Europa occidentale, non riusciamo ad immaginare che cosa troveremo. Entriamo nel grande complesso abbaziale e ci aggiriamo a lungo tra i resti del monastero e nei vasti cortili esterni. Qui nei secoli sono state sviluppate dai monaci benedettini anche nuove idee architettoniche, che riflettevano gli sforzi spirituali dell’ordine dando vita anche a uno stile proprio e caratteristico. Alcune costruzioni sono ancora in piedi, mentre di altre ne restano solo alcune parti. In particolare, lo scheletro della grande chiesa è impressionante, nella penombra si elevano al cielo alcuni muri perimetrali, tra i quali l’altissima abside con i fori delle finestre e del rosone, che rende l’idea della grandiosità della struttura, la più grande chiesa del mondo prima della costruzione di San Pietro a Roma. Man mano che la nostra visita prosegue, ci rendiamo sempre più conto che questo non è tanto un convento inserito nella città, ma che è la città stessa ad essere un grande complesso monastico. Infatti, molte costruzioni del monastero si trovano all’esterno dell’ingresso e sono state negli anni inglobate nella realtà architettonica del paese. Ci rifocilliamo e, con novello vigore, siamo pronti a ripartire in direzione di un altro castello. Percorriamo per alcuni chilometri una stretta strada tra i boschi e giungiamo al Castello medioevale di Berze le Chatel, che sappiamo già essere oggi chiuso al pubblico. Come per molti di questi antichi manieri, anche gli ambienti che li circondano contribuiscono non poco a rendere affascinanti questi luoghi, e questo austero castello immerso nella foresta non fa eccezione. Solo altri 8 chilometri ci separano dalla prossima meta, l’impressionante Castello di Pierreclos, oggi trasformato in hotel di lusso, situato in posizione elevata dalla quale domina uno splendido paesaggio collinare che ci ricorda molto la zona del Chianti toscano. Non lontano da qui si trova l’ingresso dell’autostrada, dalla nostra dimora ci separano ancora una cinquantina di chilometri e così, visto che siamo piuttosto stanchi, decidiamo di approfittarne. In poco tempo torniamo a Tournus, contentissimi di aver scelto di soggiornare in questo paese così carino e nel contempo in posizione così strategica. Sotto un cielo gonfio di pioggia ci trasferiamo nella parte più settentrionale della Borgogna. In pochi minuti entriamo sull’autostrada A6 in direzione di Parigi e percorriamo i 150 chilometri che ci separano dalla località di Fontenay e dalla sua splendida abbazia, oggi patrimonio Unesco, che raggiungiamo dopo esattamente 2 ore di viaggio. San Bernardo da Chiaravalle, che fondò questo monastero cistercense nel 1119, fa un piccolo miracolo e quando arriviamo esce un sole radioso che illuminerà tutta la nostra visita e buona parte della giornata. Il luogo emana un grande fascino, l’antichissima abbazia, molto ben conservata, immersa nei boschi e nel silenzio, ci rivela tutta la sua forza mistica in un insieme di grande sobrietà e di grande bellezza. Godiamo con calma di queste rilassate atmosfere visitando la chiesa abbaziale, il chiostro e i giardini, tutti progettati, nella loro semplicità, per ispirare contemplazione e preghiera. Ancora assistiti dal sole, viaggiamo in direzione ovest puntando verso la nostra prossima tappa, la cittadina di Vezelay. Lungo la strada possiamo bearci degli spettacolari panorami sugli infiniti campi di grano che si estendono a perdita d’occhio seguendo gli ondulati declivi dei colli. Giunti a destinazione, lasciamo la macchina ai piedi del paese e saliamo per la strada che porta nel cuore del centro storico dove si trova una famosa e molto frequentata basilica. Lungo le vie possiamo ammirare le belle case in graticcio con i loro tipici grandi tetti a piramide e le loro rose rampicanti. La maestosa basilica è molto bella soprattutto all’interno, che rivela la sua origine romanica modificata nel tempo da numerosi altri interventi stilistici. Le sue dimensioni, decisamente esagerate rispetto alla grandezza del paese, sono giustificate dalla sua importanza storica, legata in modo particolare alla costante presenza nei secoli dei pellegrini in partenza per il Cammino di Santiago de Compostela. Nonostante ci sovrastino minacciose nuvole nere, la luce del sole ci permette ancora di godere dall’alto dei bei paesaggi sulla circostante campagna e sui non lontani rilievi del Parco nazionale del Morvan, che custodisce al suo interno i segreti di una natura ancora incontaminata e selvaggia. Nel desiderio di assaporare il fascino delle antiche atmosfere che aleggiano su queste terre, In questa zona abbiamo scelto di pernottare in una delle molte dimore storiche della regione, un altro antico castello, lo Chateau Vault de Lugny, in comoda posizione nelle vicinanze della cittadina medioevale di Avallon. Per la cena ci fermiamo in un ristorante molto caratteristico, un vecchio mulino immerso in una fitta vegetazione. Mangiamo bene in una bella sala da pranzo, e per la prima volta assaggiamo uno squisito filetto delle famose vacche di Borgogna, le bianche vacche che incontriamo numerose quando i campi di grano lasciano spazio ai pascoli. All’uscita il tempo sembra migliorato, c’è una dolcissima luce e così decidiamo di spingerci sino al centro storico della vicina cittadina di Avallon, ancora circondata dalle sue antiche mura. Qui percorriamo la Grand Rue, dove si affaccia la bellissima Torre dell’Orologio, una grande tipica casa anseatica e la chiesa romanica di Saint Lazar, tutto ovviamente chiuso visto l’ora tarda. Le prime nuove gocce di pioggia ci consigliano però di tornare al nostro castello, che ci attende nella solitudine della campagna austero e silenzioso. Ci attende una nuova giornata ricca di sorprese, nessuna delle quali deluderà le nostre molte aspettative. Partiamo in direzione della città di Auxerre, percorrendo veloci strade secondarie, sempre circondati da questa meravigliosa campagna con i suoi sterminati e ondulati panorami multicolore. Parcheggiamo la nostra auto, riceviamo utili informazioni dall’ufficio turistico e iniziamo la nostra visita, percorrendo gli eleganti viali della sua estesa zona pedonale. Questo è il capoluogo del distretto settentrionale dello Yonne, che prende il nome dal fiume che scorre ai suoi piedi. Impreziosita da molti caratteristici e storici punti di interesse, la città ci piace moltissimo e riusciamo a godercela nel migliore dei modi nonostante il tempo sia piuttosto uggioso. Visitiamo i 2 principali luoghi di culto, entrambi molto antichi e di grande importanza storica e religiosa: la chiesa abbaziale di Saint Germain, con una cripta di origine carolingia e antichissimi affreschi del nono secolo e poi la grandiosa cattedrale di Saint Etienne, in un trionfo di magnifiche vetrate policrome del tredicesimo secolo. Ci perdiamo tra le vie caratterizzate dalle storiche case di pietra e di legno, abbellite da vivaci inserti colorati e dai soliti grandi tetti piramidali. Scendiamo sino alla riva del fiume e dal vecchio ponte in pietra possiamo avere una bellissima visione d’insieme di tutto il centro storico. Salutiamo Auxerre e in breve entriamo nel cuore del territorio vinicolo di Chablis, con il suo famoso vino bianco, e qui i paesaggi cambiano ancora, con il grano che lascia sempre più spazio ad estesi vigneti. Non ci fermiamo a Chablis ma nel non lontano villaggio di Tonnerre, dove siamo curiosi di ammirare il suo fiore all’occhiello, l’antico lavatoio chiamato Fosse Dionne. Questo luogo nascosto sul quale aleggiano molte leggende è un angolo davvero pittoresco, incastonato tra rocce dalle quali sgorgano misteriose sorgenti mai esplorate del tutto. Dopo l’acquisto di una confezione di vino bianco locale dal quale non potevamo certamente astenerci, percorriamo rapidamente gli 8 chilometri che ci separano da un nuovo castello, quello di Tanlay, un principesco palazzo rinascimentale con ali laterali, torri e camini. Visitiamo solo l’esterno, un enorme parco nel quale si trova persino un campo da golf e un lungo canale cosparso di ninfee, che sarebbe bellissimo ammirare col sole, ma Purtroppo il sole non c’è. La ciliegina sulla torta di questa bella giornata è il villaggio medioevale di Noyers sur Serein, che la ragazza dell’ufficio turistico aveva definito come “un luogo da non perdere”. Seguiamo il suo consiglio e restiamo contentissimi di averlo fatto, in quanto questo paesino, classificato come uno dei borghi più belli di Francia, si rivela una vera delizia. Ci inoltriamo tra i suoi vicoli lastricati, sui quali si affacciano numerose case a graticcio assai caratteristiche, alcune decorate con magnifiche figure intagliate, altre molto colorate e altre ancora di forma così particolare da sembrare costruite con i biscotti! Vi è anche una passeggiata lungo il placido fiume Serein, che percorriamo interamente godendoci la pace e la bellezza di questo angolo di Borgogna. Il ritorno verso il nostro castello è sempre accompagnato dai suggestivi paesaggi che si estendono intorno a noi come una tavolozza di colori, con il giallo e il verde pallido delle diverse coltivazioni, il color biscotto dell’ondulato mare di spighe di grano ormai quasi maturo, il verde intenso di tratti di fitta foresta e il bianco delle vacche borgognone che punteggiano i pascoli. Manca solo l’azzurro del cielo, oggi ancora offuscato dalle nuvole, che però ci accompagnerà luminoso nel prosieguo del nostro viaggio. Infatti, stamattina c’è un bel sole! Ne approfittiamo e prima di lasciare il Castello che ci ha nobilmente ospitato facciamo un giretto nei suoi dintorni, avvolti da una bella luce che dona al posto ulteriore fascino, salutando anche le numerose e starnazzanti oche che difendono impavide questa storica residenza. Puntiamo la prua verso sud in direzione della città di Beaune, l’indiscussa regina dei vini di Borgogna, dalla quale ci separano 110 chilometri. Viaggiamo su di un percorso alternativo all’autostrada, che passa ai margini della foresta del Morvan, regalandoci paesaggi più boschivi del solito. Quando ci avviciniamo alla meta ecco comparire le prime coltivazioni vitivinicole, i primi baluardi di un oceano di vigne, ben 60 chilometri di vigneti caratterizzati dai così detti “climat”, territori più o meno grandi che danno le denominazioni a questi famosi vini. In Borgogna, quando si parla di “climat” non è al clima che ci si riferisce, bensì agli appezzamenti che costituiscono il territorio viticolo da Digione a sud di Beaune. Inutile cercarli altrove, i “climat” esistono solo qui. Inseriti nell’elenco dei patrimoni mondiali dell’Unesco, sono il risultato di un processo che unisce il vino al suo specifico luogo di origine. Questi appezzamenti coltivati a vite, sapientemente delimitati, presentano ognuno caratteristiche geologiche e di esposizione specifiche le quali, dopo l’intervento dell’uomo e delle sue sapienti tecniche, danno origine a vini dal gusto unico. Si contano ben 1247 “climat” in tutta la regione, estesi su di un sottile nastro di terra lungo circa 60 chilometri. I “climat” sono il frutto di una tradizione risalente ad oltre 2000 anni fa, all’epoca Gallo-romanica. Dopo i romani, ci pensarono i monaci delle abbazie cistercensi e benedettine, poi i Duchi di Borgogna, quindi i mercanti e i viticoltori, tutti hanno concorso alla reputazione del vigneto della Borgogna come lo si conosce oggi. Prima dell’arrivo transitiamo ai piedi del castello di Roche Pot, che ci colpisce per la sua bellezza, con le sue tante torri che dominano dall’alto le infinite distese delle sue preziose uve. Giungiamo a Beaune, lasciamo le valige nel nostro nuovo albergo, ma subito ripartiamo per la prossima tappa, la famosa abbazia cistercense di Citeaux. Percorrendo un tratto della via dei Grand Cruz, le grandi etichette dei vini di Borgogna, giungiamo al monastero, ma Purtroppo l’organizzazione delle visite contrasta con i nostri programmi. Così dobbiamo limitarci ad assistere ad un breve filmato realizzato dagli stessi monaci, un video che descrive la loro vita monastica e la storia di questa importantissima e antichissima abbazia, fondata nel 1098 da monaci provenienti da Cluny, desiderosi di tornare alle origini della ferrea regola di San Benedetto. Scopriamo anche che la parola cistercense proviene proprio dal nome di questo luogo, che purtroppo resterà per noi nascosto e inaccessibile. Ci consoliamo dalla mancata visita acquistando una forma del premiato formaggio dei monaci, un formaggio davvero squisito e alquanto puzzolente, che profumerà piacevolmente la nostra auto e successivamente il nostro frigorifero. Torniamo in città e Subito ci rechiamo ad uno dei suoi luoghi più significativi, un capolavoro dell’architettura fiamminga, l’Hotel Dieu, uno dei molti storici ospedali dei poveri di queste zone. Dall’esterno si nota solo un grande tetto di ardesia, ma entrando nel suo vasto cortile interno Frediana resta letteralmente senza fiato, trasmettendomi con le sue dettagliate descrizioni il suo entusiasmo per lo splendore e la particolarità delle facciate e dei tetti, una vera meraviglia. Le tegole sono tutte colorate di varie tonalità, vi sono numerosi abbaini posti su più livelli e l’architettura nel suo insieme ci ricorda moltissimo un esotico stile tibetano. All’interno della grande sala dei malati sono ancora conservati i letti originali, separati tra loro quasi a formare delle singole celle e una vasta cappella chiude il salone costituendone parte integrante. Prima dell’uscita passiamo dall’infermeria e dall’antica farmacia, lasciando questo posto davvero incantati. Un bel cielo sereno accoglie anche il nuovo giorno. Assistiti da una gradevolissima temperatura, consumiamo la colazione piacevolmente seduti nel giardino dell’albergo e poi partiamo per la nostra escursione odierna nel cuore della famosa strada dei grandi vini di Borgogna. Imbocchiamo la D974, decine di chilometri di strada immersi nei vigneti. A metà percorso facciamo una sosta a Clos de Vougeot, lo storico territorio vinicolo gestito nei secoli dai monaci cistercensi dell’Abbazia di Citeaux, dove visitiamo un altro bel castello e compriamo qualche altra bottiglia di vino locale. Verso fine mattinata entriamo a Digione, la storica città dei Duchi. Per un po’ seguiamo le indicazioni della civetta che, disegnata sui pavimenti delle strade, guida il turista in un itinerario tra i luoghi più interessanti della città. Puntiamo subito al palazzo dei Duchi di Borgogna, sicuramente l’edificio più nobile e significativo, che ci colpisce per la grazia e l’eleganza delle sue forme. Ci limitiamo comunque solo ad ammirarlo dalla bellissima piazza sulla quale si affaccia e dove si trovano altri aristocratici palazzi. Poco lontano visitiamo la chiesa di Saint Michele e poi la gotica Collegiata di Notre Dame, anch’essa arricchita da spettacolari vetrate colorate. Giriamo per le vie centrali dove si affacciano case signorili dalle tipiche architetture dallo stile nordico e poi salutiamo questa bella città dall’aspetto così austero ed elegante, caratteristiche che assai contrastano con la realtà rurale di tutto quanto la circonda. Sulla via del ritorno facciamo 2 altre brevi incursioni in altrettanti villaggi perduti tra le colline. Nel primo, apparentemente insignificante, si trova invece una meravigliosa antichissima chiesa romanica che conserva ancora le sue stupende linee architettoniche originali. L’ultima sosta in un altro minuscolo paesino dove si trova l’ennesimo castello, ma dove ci fermiamo solo a fare qualche fotografia al mare di vigneti che si estendono ai nostri piedi. Tra le vigne fervono le attività agricole e, in particolare, siamo impressionati da una sorta di trattore, un mostro alto alto e stretto stretto dalle tante braccia, che passa tra i filari, pulendo, potando e spruzzando veleni senza ritegno! Per la cena, nonostante i locali del centro di Beaune pullulino di vita, miracolosamente troviamo un tavolino libero all’esterno di una brasserie, proprio ai piedi della bella Torre Monge, un’alta torre risalente al tredicesimo secolo. Ci beiamo con una squisita tartare di carne borgognona con pistacchi e una montagna di favolose patate fritte, il tutto accompagnato dall’immancabile calice di ottimo vinello, concludendo con gusto e soddisfazione questa giornata e praticamente anche il nostro bel viaggio. Con la luce del crepuscolo facciamo una passeggiata digestiva nelle vie dell’animato centro storico, dove diversi turisti belgi fuori dai bar si preparano ad assistere sui maxi-schermi alla partita Belgio Italia. Io con una certa sfrontatezza urlo “forza Italia!!”, loro mi guardano con superiorità, ma tra non molto resteranno assai delusi. Infatti, nonostante il grande Lukaku, l’Italia vincerà approdando alla semifinale con la Spagna. La conclusione dell’Europeo la conosciamo e non poteva essere migliore, trionferemo all’ultimo rigore contro l’Inghilterra riportando la coppa in Italia dopo 53 anni!


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Per sorridere un po

di Giuseppe Lurgio

Un dentista al suo cliente: "I soldi con cui mi ha pagato ieri erano falsi". Il cliente: "Perché i denti che mi ha messo erano veri?". Sul Titanic: "Capitano, capitano, quanto è distante la terra più vicina?". "Due miglia, signore". "E in che direzione, capitano?". "Verso il basso...". In una casetta di montagna, dove fa un freddo cane, Paolo dice al padre: "Papà, ti piacciono le mie freddure?". "Certo caro, lo sai che ne vado pazzo. Sei la soddisfazione di papà!". "Sai, ti ho preparato un'altra freddura!". "Ma bravo il mio bambino! Dai, racconta!". "Non si racconta. Stavolta è vera, così ti piace di più. Ti ho rotto lo scaldabagno!". Un comico sta raccontando delle barzellette al pubblico in un bar: "Adesso ve ne racconto una sui carabinieri". Dal fondo della sala: "Guardi che io sono dell'arma". "Bene a lei la spiego dopo!". Vengono selezionati 3 uomini per andare sulla luna: un tedesco, un francese, un siciliano. Il tedesco chiede 2 milioni di dollari. Perché? Uno per me e uno per la patria. Il francese chiede 3 milioni: uno per me, uno per mia moglie e uno per la mia amante. Il siciliano chiede 6 milioni. Perché? Due per me, due per te, e due li diamo al tedesco per andare sulla luna. Due carabinieri passeggiano in riva al mare. Il primo guardando in basso: "Oh guarda! Un gabbiano morto!". Il secondo guardando in alto: "Ah, sì? dove?". Tre uomini sono in fila per entrare in paradiso. Il primo racconta la sua storia. "Per lungo tempo ho sospettato che mia moglie mi tradisse, così oggi sono tornato a casa prima per coglierla sul fatto. Appena sono entrato nel mio appartamento al venticinquesimo piano ho subito percepito qualcosa che non andava ma ho cercato dappertutto e non sono riuscito a trovare il tipo. Finalmente sono uscito sul balcone ed eccolo lì, appeso a 25 piani dal marciapiede. A questo punto, incazzato come una bestia, ho iniziato a dargli calci ma lui niente, non cadeva. Così ho preso un martello e ho cominciato a Martellargli le dita e così finalmente è caduto giù. Dopo una caduta di 25 piani è atterrato su una siepe e non è morto. Non sono riuscito a resistere, sono andato in cucina, ho preso il frigorifero e gliel'ho lanciato addosso, uccidendolo sul colpo. Ma a causa della rabbia mi sono beccato un infarto, morendo lì, sul balcone". "Sembra proprio che tu abbia avuto una morte terribile" dice San Pietro, e ammette l'uomo in paradiso. Arriva il turno del secondo uomo che comincia: "È stato un giorno molto strano. Vede, io abito al ventiseiesimo piano del mio palazzo, e ogni mattina faccio ginnastica sul mio balcone. Stamattina devo essere scivolato su qualcosa, mi sono sbilanciato e sono cascato oltre la ringhiera. Per fortuna sono riuscito ad aggrapparmi alla ringhiera del balcone dell'appartamento sotto al mio. A un tratto è uscito fuori questo tipo sul balcone. Io ho pensato di essere salvo finalmente, ma questo ha iniziato a picchiarmi e a darmi calci. Mi sono tenuto con tutte le mie forze fino a quando il tipo non è rientrato nell'appartamento a prendere un martello con il quale ha cominciato a martellarmi le dita. A questo punto ho mollato ma ho avuto di nuovo fortuna cadendo in una siepe dopo un volo del genere. Ero intontito ma per il resto tutto a posto. Quando ho iniziato a pensare che tutto sarebbe andato per il meglio ecco che arriva questo frigorifero dal cielo e mi schiaccia sul posto". Ancora una volta San Pietro deve ammettere che si tratta di una morte parecchio terribile. Il terzo uomo arriva davanti a San Pietro che gli chiede la sua storia. Il terzo uomo comincia: "Si immagini questo... Ero lì nudo e nascosto dentro un frigorifero...". Tema in classe: "Un argomento a scelta descritto con non più di cento parole". Svolgimento di Paolo: "Ieri mia madre è tornata a casa con un vestito nuovo (le altre 89 parole le ha dette mio padre)". Un prete e un tassista muoiono quasi contemporaneamente e si presentano quindi insieme ai cancelli del Paradiso. San Pietro chiede al tassista: "Chi sei?". Il tassista si presenta e San Pietro guarda nel suo librone e quindi: "Bene, entra pure, ti è stata riservata la camera nel nostro albergo: è nell'attico, con vista su tutti i beati e le bellezze dell'Universo". Il tassista ringrazia ed entra. È il turno del prete che si presenta a San Pietro. Questi controlla il suo registrone e quindi gli dice: "Bene, entra. Ti è stato riservato un letto nella camerata multipla; sarete in dieci, ma non c'è altro posto". Il prete però ha qualcosa da ridire: "Ma come, al tassista camera singola nell'attico e a me una camerata! Ma non c'è più religione! Come è possibile?". E San Pietro: "Guardi che qui guardiamo ai risultati. Mentre tu preghi, la gente dorme; invece, mentre il tassista guida, la gente prega!". * Paolo al compagno alla fine del compito in classe: "Come è andata?". "Male, ho consegnato il foglio in bianco!". "Maledizione anch'io; la maestra penserà che abbiamo copiato!". "Perché sei scappato dalla sala operatoria prima dell'intervento?". "Perché l'infermiera diceva: coraggio, non si preoccupi, è un'operazione facile...". "E questo non ti ha tranquillizzato?". "Il fatto è che parlava con il chirurgo!". Due signori parlando di un loro amico da poco morto: Era un tipo chiuso, si teneva tutto dentro. Era da parecchio che ormai non andava più nemmeno in bagno. Carabinieri: "Maresciallo, corra, ci hanno rubato la macchina!". "Accidenti, ha visto chi è stato?". "No, ma abbiamo preso il numero della targa!". Due amici si incontrano dopo molto tempo. Uno, sapendo che l'altro si è risposato, chiede all'amico: "Scusa, ma mi vuoi spiegare come mai ti sei risposato con la sorella della tua defunta moglie?". "Beh, a te posso anche confessarlo" - spiega l'uomo abbassando la voce - "capisci, non ho avuto il coraggio di ricominciare da zero con un'altra suocera!". Il paziente è moribondo sul letto e accanto a lui si trova il medico, l'avvocato, la moglie e i figli. Sono lì che aspettano che esali l'ultimo respiro, quando improvvisamente il paziente si siede sul letto, si guarda attorno e dice: "Assassini, ladri, ingrati, svergognati e si torna a sdraiare". Il dottore un po' confuso dice: "Mi pare che stia migliorando". "Perché lo dice, dottore?" chiede la moglie. "Perché ci ha riconosciuti tutti".


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Libri

La democrazia dei followers: Neoliberismo e cultura di massa

di Mario Lorenzini

Autore: Alberto Mario Banti Editore: Laterza Pagine: 136 Edizione: 2020 Prima uscita: novembre 2020 ISBN 10: 8858142438 ISBN 13: 9788858142431 EAN: 9788858142431 Prezzo: 14euro Il libro non parla assolutamente di tecnologia, hardware o software. Contrariamente a quello che si può pensare, neppure l’argomento informatica viene sfiorato. Piuttosto si tratta di un excursus storico sulle forme comunicative che hanno determinato la società di oggi. Con l’evoluzione dei media poi, che nei tempi moderni sono riusciti a raccogliere sufficienti dati sui desideri e le aspettative umane e hanno cercato di venire incontro alle persone conformando tutto il settore dell’informazione e dell’intrattenimento. Uno spazio ampio riservato ai film dal fine scontato e sereno, evitando la drammaticità della realtà. La spiegazione di questo conseguente accadimento è rafforzata anche da una descrizione politica, non sempre imparziale. Se non vi è completamente chiaro il motivo che ha portato al genere di informazione e di quanto viene proposto in tv, questo è il libro che fa per voi. Ricchissimo inoltre di riferimenti bibliografici e riferimenti a film e serie tv, a dimostrazione che il tema è quanto di più sentito da molti e non certo esaurito in queste pagine.


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Storia dell'arma dei carabinieri

di Francesco Bartosz Pellicanò

Titolo: “Storia dell’Arma dei Carabinieri” Autore: Francesco Bartosz Pellicanò Anno: 2021 Pagine: 127 Formato: 21 x 30 Prezzo: € 12,90 ISBN: 978-88-97215-15-8 Il volume, riccamente illustrato, ripercorre in 11 capitoli la storia dell’Arma a partire dalla fondazione, nel 1814 a oggi. Le VI Appendici considerano: I Comandanti Generali dell’Arma, L’uniforme, l’armamento individuale, gli interventi nelle calamità naturali, le missioni di pace all’estero e infine il Museo Storico dell’Arma


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“Storia della Medicina e della Chirurgia” (dalla Preistoria agli inizi del XXI secolo)”

di Stefano Pellicanò

Titolo: “Storia della Medicina e della Chirurgia” (dalla Preistoria agli inizi del XXI secolo)” Autore: Stefano Pellicanò Anno: 2011 Pagine: 153 Formato: 21 x 30 Prezzo: € 32,50 ISBN: 978-88-97215-00-4 L’Autore considera, in un volume riccamente illustrato, l’evoluzione della Medicina e della Chirur gia dalla Preistoria fino agli inizi del XXI secolo. INDICE La Medicina e Chirurgia: nella Preistoria; Primitiva; nell’America pre-Colombia na; Mesopotamica; Ebraica; Egiziana; Indiana; Cinese; Greca; La Scuola Medica Crotonese; Le Scuole Mediche dell’antichità; Le Sette Mediche dell’antichità; La Scuola medica e Chirurgia di Alessandria d’Egitto; La Medicina e Chirurgia Etrusca; Romana; Medioevale; nel Rinascimento (XV-XVI sec.); dal XVII secolo agli inizi XXI secolo. Le Appendici comprendono: la Storia dell’Odontoiatria, dell’Anestesiologia, della Farmacopea, del Consenso Informato e la nascita delle Università (o Atenei) e degli Ospedali.


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“Manuale pratico di tecniche e procedure infermieristiche e degli Operatori Socio-Sanitari (dalla tecnica di base all’assistenza specialistica”

di Stefano Pellicanò

Titolo: “Manuale pratico di tecniche e procedure infermieristiche e degli Operatori Socio-Sanitari (dalla tecnica di base all’assistenza specialistica” Autori: Stefano Pellicanò, Maria Parrilla, Lucia Rotelli, Maurizio Nicoletta Anno: 2011 Pagine: 89 Formato: 17 x 24 Prezzo: € 18,50 ISBN: 978-88-97215-09-7 L’adeguatezza dell’assistenza infermieristica è fondamentale per fornire al paziente ricoverato o seguito a domicilio cure adeguate ed una migliore qualità di vita quindi anche l’aspetto relazionale è molto importante considerando la valenza fortemente simbolica della malattia. Il Manuale presenta in maniera organica, fra l’altro, l’assistenza generale e divisionale quindi le tecniche assistenziali utilizzate quotidianamente e la sua metodologia è basata su un percorso sistematico per far raggiungere la consapevolezza che ogni atto ha un valore ben preciso nell’ottica della sicurezza del paziente e dello stesso Operatore e di fare apprendere i significati scientifico-culturali del gesto e della sua dinamicità nello spazio. Abbiamo ritenuto interessante sottolineare le precauzioni da adottare dal personale di assistenza considerando i mezzi di protezioni individuali e nell’appendice la radioprotezione. E’un manuale essenzialmente pratico il cui punto di forza è il trattamento in modo succinto ma esaustivo di argomenti importanti della professione sia per gli studenti che per gli Operatori già strutturati sia per quanto riguarda l’assistenza ai pazienti che la protezione individuale del singolo Operatore. I N D I C E La nascita degli Ospedali.Evoluzione dell’assistenza infermieristica. Ruolo dell’Infermiere (Ricovero, Trasfe rimento, Dimissione; Sicurezza del paziente durante un incendio ed in corso di radioprotezione; Prevenzione delle lesioni meccaniche e da calore). Profilo Professionale dell’Operatore Socio-Sanitario. Valutazione dei parametri vitali del paziente (Misurazione della pressione arteriosa e della temperatura corporea; rilevazione della frequenza cardiaca e della frequenza respiratoria). Igiene dell’Ospedale (Igiene dell’ambiente ospedalie ro; Protocollo d’isolamento ospedaliero; Trasporto, intra-ospedaliero o con autolettiga di pazienti infetti; Pre parazione di un campo sterile; Pulizia dell’ambiente ospedaliero; Trattamento dei materiali usati per l’assi stenza ospedaliera; Decontaminazione dei presidi sanitari riutilizzabili; Disinfezione, sterilizzazione ospeda liera; trattamento delle stoviglie; Sanificazione ospedaliera e dei presidi sanitari riutilizzabili; Raccolta, tratta mento di biancheria ed effetti letterecci; lavanderia ospedaliera)..Igiene dell’Operatore Sanitario (Misure di barriera: Lavaggio delle mani; Guanti; Mascherine; Vesti; Protezioni oculari (occhiali a visiera) e schermi facciali; Camici e indumenti protettivi (calzari, ecc.). Il letto ed il paziente (Come girare il paziente nel letto; come sederlo sul bordo del letto; come spostarlo dal letto alla sedia; come rifare il letto libero ed occupa to)..Assistenza Generale (Allineamento del corpo dell’operatore; Applicazione di cerotto alla nitroglicerina; Assistenza al paziente che vomita; Cateterismo vescicale; Emogasanalisi (EGA); Enteroclisma; Emotrasfu sione; Iniezioni: di insulina, intramuscolari, sottocutanee; Inserzione di ago “Butterfly”; Introduzione di sup poste; Nutrizione artificiale (N.A.); Posizionamento di un sondino per alimentazione, Raccolta di un campio ne di succo gastrico dal sondino, somministrazione di farmaci attraverso un sondino nasogastrico, sua rimo zione, sostituzione della medicazione e del deflussore nella NPT; Ossigeno-terapia ; Sistemi di somministra zione di O2 a basso ed alto flusso; Paracentesi; Prelievo di sangue venoso; Prevenzione delle lesioni da decu bito; somministrazione mediante nebulizzazione; Toracentesi; uso di Padelle e Pappagalli; Igiene del corpo dopo la morte e preparazione della salma). Assistenza infermieristica Divisionale: in Chirurgia (Cura delle ferite; Cambio di una medicazione sterile; Medicazione di ferita con drenaggio; Rimozione punti di sutura; Mantenimento di infusioni attraverso una vena centrale), in Ematologia (Biopsia del midollo osseo), in Mal. Infettive (Coprocoltura, Es. parassitologico feci, Espettorato, Puntura lombare, Scotch Test), in Medicina Generale (Ricerca nelle feci di: di Helicobacter Pylorii e di sangue occulto), in Nefrologia (Dialisi peritonea le; Emodialisi; Urine: esame completo, raccolta 24h, urinocoltura), in Oftalmologia (Instillazione di farmaci oculari), in Ortopedia (Uso delle stampelle), in O.R.L. (Instillazione di gocce nel naso, nell’orecchio; Para centesi dell’orecchio medio, Tampone auricolare e faringeo), in Radiologia (La preparazione degli esami ra diologici; Radioprotezione del paziente e dell’operatore, Sicurezza in Risonanza Magnetica (R.M.); Biopsia epatica eco-guidata), in Urologia (Cistoscopia, Spermiocoltura, Spermiogramma, Tampone uretrale), nei Ser vizi(Gastroscopia-endoscopia,Proveallergiche,Rettoscopia). Appendice I: Radiazioni ionizzanti e radioprotezione


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“Profilassi delle malattie del viaggiatore” (IIª edizione)

di Stefano Pellicanò

Titolo: “Profilassi delle malattie del viaggiatore” (IIª edizione) Autore: Stefano Pellicanò Anno: 2007 Pagine: 128 Formato: 17 x 24 Prezzo: € 15,50 ISBN: 978-88-97215-02-8 È un valido riferimento per tutti coloro che devono affrontare un viaggio e ..... non solo scritto in un linguaggio facilmente comprensibile. Oggi siamo tutti viaggiatori per cui l’argomento del Manuale riguarda da vicino ognuno di noi. Dalla sua lettura si evince come trarre il meglio da ogni nostro viaggio, prevedendo possibili e frequenti incidenti di percorso che talvolta possono trasformano una vacanza spensierata nelle nostre previsioni in una vera e propria odissea sanitaria. Nel 1° capitolo sono trattate considerazioni generali che focalizzano innanzitutto la tipologia del viaggiatore. I tre capitoli successivi considerano rispettivamente le possibili patologie e la rispettiva profilassi dei viaggi in aereo, auto e nave. Nel capitolo V sono considerate le precauzioni da adottare durante la permanenza all’estero (malattie da morsicature di animali, puntura d’insetti, trasmesse per via aerea, ematica, oro-fecale, sessuale, da eccessiva esposizione ai raggi solari, per immersione in acqua, da contatto col terreno, da mancato adattamento climatico) ma siccome si trasmettono con le stesse modalità ovunque conoscere la loro prevenzione dovrebbe interessare anche chi non viaggia. Il capitolo VI considera la “diarrea del viaggiatore”, che colpisce il 30-70 % dei viaggiatori che si recano in un Paese in via di sviluppo e può compromettere seriamente il viaggio. Sono quindi considerate le precauzioni da adottare al rientro da un viaggio all’estero. Il capitolo X tratta degli elementi di primo intervento, cioè come ci si deve comportare di fronte ad alcune emergenze mediche non in sostituzione del Medico ma eventualmente con una sua collaborazione telefonica (Annegamento o asfissia idrica; Avvelenamenti ed intossicazioni acute con l’elenco dei centri antiveleni e come si conduce la telefonata; Coma ipoglicemico; Corpi estranei nell’occhio; Crisi convulsive; Dolore addominale; Dolore in sede precordiale; Ematemesi ed emottisi; Ematoma subungueale da schiacciamento; Epistassi; Folgorazione; Gastro-entero-coliti; Massaggio cardiaco e Defibrillazione ed uso di quello automatico esterno; Morso di vipera; Respirazione bocca a bocca; Soccorso in caso di incidente stradale; Soffocamento; Stato confusionale; Svenimento; Ustioni; Posizioni di sicurezza. Alcuni capitoli e appendici considerano aspetti dietologici; precisamente il capitolo VIII la “dietoterapia delle malattie esotiche”, il paragrafo 10.12 le “gastro-entero-coliti” con descrizione tra l’altro di come preparare la “flebo d’emergenza dell’O.M.S.” utilizzabile in estate nei nostri climi. L’Appendice I considera i principali rischi di malattie infettive o parassitarie per aree continentali quindi stabilito il Paese dove recarsi si conoscono le malattie più diffuse e nell’appendice successiva è descritto in modo sintetico come si contrae la stessa malattia. Quindi c’è l’elenco delle camere iperbariche importante perché un sub previdente prima di immergersi si informa della camera più vicina poiché non sono in servizio tutti i giorni e per 24 ore; le ambasciate straniere in Italia e quelle italiane ed i Consolati italiani all’estero con numero di telefono, fax ed e-mail. Nell’Appendice VI si parla sinteticamente di vaccini e vaccinazioni e nell’appendice successiva quelle consigliate, obbligatorie e facoltative per Aree continentali. Nell’Appendice VIII è descritta la profilassi antimalarica. Nella XI ci sono i Centri di Medicina del Viaggiatore, suddivisi per Regione, dove praticare le vaccinazioni “particolari” con indirizzi e telefoni. Nell’Appendice XII sono descritte le Strutture Sanitarie Italiane nel mondo ovvero dove si parla italiano e dove ci si può presentare col tesserino del S.S.N. Da notare che la Tab. III elenca numeri di telefono e siti web di riferimento poiché è facilmente prevedibile che negli anni alcuni numeri di telefono potrebbero variare e quindi il Manuale potrà essere aggiornato dallo stesso lettore.


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Comunicati

Avevamo proprio visto giusto!

di Giuseppe Lurgio

Lettori e lettrici, concedeteci un pizzico di orgoglio! Ora vi spiego perché. Nel numero 81 di Giovani del 2000 apparve un mio articolo dal titolo Allarme Fertilità - il parere del Dott. Luigi Montano. Avevamo proprio visto giusto quando abbiamo deciso di portare a conoscenza di chi legge il nostro periodico la professionalità e la competenza di un professionista che pur operando in una piccola ma funzionale struttura ospedaliera e su un territorio, per così dire, “difficile” come può essere la terra dei fuochi è riuscito a ottenere un riconoscimento riservato a pochi. Infatti, il dottore Luigi Montano, Uro-andrologo dell'ASL Salerno e Presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana è stato premiato al Campidoglio. È "Paladino Italiano della Salute" A lui. Uro-andrologo, va il premio per il progetto di ricerca EcoFoodFertility Roma, 26 ottobre 2021 - Luigi Montano, UroAndrologo dell'ASL Salerno e Presidente della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), ha ricevuto dal Comitato Scientifico presieduto da Walter Ricciardi, ex Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, attuale Consigliere del Ministro della Salute e Presidente della Federazione Mondiale di Sanità Pubblica, il prestigioso riconoscimento di "Paladino Italiano della Salute". Nell'ambito dell'evento tenutosi presso la prestigiosa Sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma, Luigi Montano è stato premiato per il progetto di ricerca EcoFoodFertility (http://www.ecofoodfertility.it/), da lui ideato e coordinato. Un esempio concreto di cittadinanza attiva e innovazione scientifica nata dal territorio e per il territorio. Il progetto, partito dalla "Terra dei Fuochi" in Campania, grazie alla partecipazione congiunta di scienziati, associazioni e cittadini secondo i principi della "Citizen Science", oggi coinvolge diverse aree a rischio ambientale non solo d'Italia (Terre dei fuochi d'Italia e d'Europa) attraverso una rete indipendente denominata Rete Interdisciplinare per la Salute Ambientale e Riproduttiva (R.I.S.A.R.) (https://www.ecofoodfertility.it/rete-nazionale/ricercatori) costituitasi fra ricercatori di diverse università e centri di ricerca prevalentemente pubblici. EcoFoodFertility mira a proporre nuovi modelli per la valutazione dell'impatto ambientale sulla salute e per la prevenzione primaria e pre-primaria delle patologie cronico-degenerative. Attraverso un innovativo metodo d'indagine scientifica, individua nel seme maschile un indicatore particolarmente sensibile e precoce di danno ambientale e di salute generale (il seme "sentinella" della Salute Ambientale e Generale), valutando come e quanto gli inquinanti ambientali influenzano negativamente la salute delle popolazioni che vivono in tali aree e quali misure concrete di contenimento e prevenzione sarebbe necessario adottare in attesa dei tempi della riqualificazione territoriale e del disinquinamento delle aree di residenza, declinato nell'hashtag #intantomidifendo. "I risultati delle ricerche sui territori più a rischio - ha commentato il dr Luigi Montano - hanno svelato alti rischi riproduttivi nei giovani di determinate aree territoriali, che confermano il declino particolarmente importante della qualità seminale negli ultimi decenni riportato da studi epidemiologici non solo nei paesi occidentali, ma anche ancor di più in questi 15 anni nelle aree ritenute a forte fecondità, come Africa, Asia, India. Sebbene misure di intervento come il modello della dieta mediterranea con alimenti biologici, ad alto potere antiossidante e detossificante si siano dimostrate, nei nostri studi appena pubblicati, potenzialmente capaci di modulare e/o ridurre gli effetti degli inquinanti sulla salute riproduttiva, è evidente che c'è necessità di un'accelerazione della transizione ecologica per evitare l'irreparabile nei prossimi tre-quattro decenni. D'altronde, - conclude Montano- la perdita del potenziale riproduttivo del maschio, è un argomento su cui assolutamente non vi è consapevolezza né a livello politico né sanitario. Dovrebbero, invece, preoccupare non poco i policy maker in relazione al rischio sempre più concreto di sopravvivenza della nostra specie nell'immediato futuro". È stata una straordinaria occasione per rendere merito e visibilità ai ricercatori italiani e ai grandi risultati da loro ottenuti nel campo della ricerca e della medicina applicata. Un'opportunità per creare una rete di rapporti virtuosi tra ricercatori, medici, istituti e imprenditori di valore che sostengono il progresso scientifico e che disegnano il futuro, con cura e attenzione alla Vita.


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