Giovani del 2000

Giovani del 2000

Informazione per i giovani del III millennio

ANNO XXV numero III (90) settembre 2023

Direttore
Alessandra Delle Fave
Vice Direttore
Maurizio Martini
Capo Redattore
Massimiliano Matteoni
Redattori
Annalisa Conte
Luigi Palmieri
Giuseppe Lurgio
Sito web
Mario Lorenzini
sede
via Leonardo Fibonacci 5, 50131
Firenze (FI)
Telefono e fax 055 580523
E-Mail redazione@gio2000.it
Sito internet www.gio2000.it
Tipologia: periodico trimestrale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4197 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.

Rubriche


In questo numero:

Editoriale
Fin che la barca va di Massimiliano Matteoni
Cucina
I lampascioni di Giuseppe Lurgio
Cultura
Perché parlare di Pasqua a Ferragosto? di Rene Magritte
Considerazioni sulle persone con abilità uniche di Clemente Palladino
Filosofia
LE SUORE NON VEDENTI...ma che vedono la vera Luce di Angela Trevisan
L'HAMMAM, un rito da salvare di Anadela Serra Visconti
Informatica
Recensione del notebook Surface Laptop Go 2 di Rocco Clementelli
come creare una Routine con Amazon alexa di Rocco Clementelli
Guida all’utilizzo del servizio WeTransfer di Rocco Clementelli
I sommersi dal progresso tecnologico di Angelo De Gianni
Medicina
Consigli terapeutici per le persone che hanno difficolta' a dormire di lista mentem gg. Gruppo Sublimen
Tic nervosi: cosa sono e come eliminarli? di lista mentem gg. Gruppo Sublimen
Lo Yoga della Risata di Stefania Bozzalla Gros
Racconti e poesia
Il palloncino di Antonella Iacoponi
Amore e follia di Annalisa Conte
La strega cattiva di Annalisa Conte
In ricordo di Giulia di Antonella Iacoponi
Ma quanto sono bella di Angela Trevisan
La porta di Giuseppe Furci
Riflessioni e critiche
Ho l'ansia di Francesca Loddo
Il sogno spezzato di Francesca Modena
Signora noia di Francesca Loddo
Parliamo di educazione. Presentazione di Andrea Giachi
L’EDUCAZIONE? NON È DEMOCRATICA! di Andrea Giachi
Corsi e ricorsi storici: la pestilenza del 1348... di Vito Coviello
Tempo libero
Per sorridere un pò di Giuseppe Lurgio
Libri
VI PRESENTO I MIEI AMORI... di Cristina Della Bianca
Presentazione di Annamaria Antonelli, scrittrice ed artista della fotografia, di Matera, al Libro Anna, la luce oltre il Buio diario di una cieca di Vito Coviello. di Annamaria Antonelli
Amici a quattro zampe
La storia di Emiliadi Antonella Bretschneider, sotto dettatura di Emilia
Comunicati
Progetto "Salpiamo con Omero" di Luigi Palmieri
Le voci dell'etere di Ettore Bianchetto

Editoriale

Fin che la barca va

di Massimiliano Matteoni

Ed eccoci qua, dopo venticinque lunghi anni di navigazione in mare aperto tra tempeste e lunghi tratti di bonaccia, il nostro vascello ora si trova di fronte ad un bivio molto importante, lasciare onorevolmente il mare o continuare a navigare. Due nostri ottimi marinai ci abbandonano in cerca di nuove avventure e imprese lasciandoci un po’ più soli ad affrontare le onde del mare aperto. Non sarà facile sostituirli sia dal punto di vista umano che lavorativo ma la vita va avanti e il mare e sempre li fuori che ci attende. Ma una decisione va presa…e allora che fare? Da un mesetto circa abbiamo imbarcato un nuovo mozzo che proviene dalla capitale e che promette molto bene ma non so se basterà per superare le onde che ci aspettano quando lasceremo nuovamente il nostro porto per affrontare il mare aperto. Mentre continuo a pormi questi angosciosi dubbi la domanda riecheggia nel mio cervello e aspetta una risposta… E se la risposta invece ce la fornisse proprio il mare? E se provassimo a partire e vedere giorno dopo giorno come va? E allora via, leviamo nuovamente l'ancora e puntiamo la prua verso il tempestoso mare pronti a affrontare le alte onde sperando di riiuscire nuovamente a navigare come un tempo, con nuovi marinai ma con sempre il vecchio entusiasmo che ci ha portati nei quattro angoli del mondo per ben venticinque anni di navigazione. Può darsi che stavolta si riesca solo a fare qualche metro ma almeno ci avremo provato ed è sempre meglio affondare in mare aperto che arrugginirsi in qualche oscuro cantiere navale. intanto il capitano di vascello Max con i suoi fidi vecchi lupi di mare Luigi e Giuseppe e la giovane nuova arruolata Annalisa, vi danno il benvenuto a bordo e vi invitano a mettervi comodi per questo nuovo e, spero, lungo viaggio che vi attende e che affronteremo assieme.


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Cucina

I lampascioni

di Giuseppe Lurgio

Salve a tutti! Procede il nostro percorso "curioso gastronomico" alla riscoperta di alimenti poco comuni o magari lasciati un po in disparte per svariate ragioni quali ad esempio la difficoltà di reperirli o la difficoltà di cucinarli. E risaputo che oggi con la vita caotica fatta di sempre meno tempo libero da dedicare a se stessi anche l'arte culinaria si deve adattare e quindi si tende a scegliere alimenti di facile e veloce preparazione evitando quelli che richiedono tempi di preparazione piu lunghi e complessi. Così facendo spesso dimentichiamo,o addirittura non conosciamo,sapori e pietanze particolari che varrebbe sicuramente la pena provare. Quindi il mio consiglio e proprio quello di trovare il tempo da dedicare al gusto! Come detto nel titolo vi parlerò del Lampascione, detto anche bulbo idelampocomoro, cipolla canina, cipolletta calabrese, cipollaccia turchina, cervellino,cipollaccio col fiocco o giacinto dal pennacchio I Lampascioni appartengono alla famiglia delle Liliaceae, la stessa delle cipolle o dell’aglio. Il loro nome scientifico è Leopoldia comosa o Muscari comosum. Hanno le sembianze di un piccolo cipollotto. La loro forma è piuttosto ovale e dal colore rosaceo. Ma, a differenza delle cipolle, i lampascioni hanno una consistenza abbastanza carnosa. Mentre il loro sapore è piuttosto amarognolo. Questa pianta, inizialmente solo selvatica, era già nota agli Egizi e ai Greci. Soprattutto per le sue proprietà diuretiche e depurative. Crescono spontanei in tutto il bacino del Mediterraneo. Soltanto in Puglia però, esiste anche una particolare varietà locale chiamata Monstruosa che viene coltivata. Si tratta di un prodotto stagionale molto delicato. Si trova fresco solo nei mesi che vanno da gennaio a marzo. Crescono a circa 10 – 30 centimetri di profondità nel terreno. Hanno una forma simile a delle piccole cipolle selvatiche. Ma sono profumate ed hanno un sapore tipicamente amaro con note di fondo tendente al dolciastro. La pianta è originaria del Nord America. Presenta fiori violacei all’apice che sbocciano in primavera. La raccolta avviene rigorosamente a mano. Si esegue con cura e attenzione per evitare che durante l’estrazione dal terreno i lampascioni si possano danneggiare. Rischiando di renderli non più commestibili. Per chi non è esperto in materia è meglio evitare di avventurarsi nella loro raccolta. Possono essere scambiati con i bulbi di una pianta che appartiene alla stessa famiglia ma non commestibile e velenosa: il Colchico. Dal punto di vista nutrizionale questi cipollotti sono una piccola miniera di benefici per tutto l’organismo. Infatti posseggono un elevato valore alimentare e una notevole concentrazione di vitamine e sali minerali. Sono ricchi di fosforo, ferro, potassio, calcio, rame, manganese e magnesio. Sono un ortaggio con azione lassativa, emolliente e diuretica. Possono anche favorire la pressione sanguigna riducendo il rischio di trombosi. Agiscono anche contro il colesterolo. Sono inoltre ricchi di fibre e flavonoidi, sostanze naturali con potenzialità antitumorali. Il loro consumo stimola l’appetito, attiva le funzioni digestive svolgendo un effetto anti infiammatorio per l’intestino. Oltre a fare bene sono anche dietetici. Il loro apporto calorico è di sole 37 calorie per 100 gr. Il sapore caratteristico di questi cipollotti è piuttosto amarognolo, la polpa è soda e croccante. Si mangiano in vari modi: bolliti e conditi con olio e sale, soffritti, fritti, alla brace o sotto la cenere. Sono utilizzati come ingrediente per frittate, polpette, zuppe, arrosti di carne o anche piatti a base di pesce. Puliti e conservati sott’olio sono adatti ad accompagnare formaggi e salumi. Trasformati sotto forma di patè i lampascioni sono perfetti per insaporire bruschette o crostini. Spesso sono preparati in agrodolce, con aggiunta di aceto o mentuccia. Si puliscono facilmente sbucciandoli come cipolline. Con un coltello si asporta la base con le radici e gli strati esterni più secchi. Dopodiché si lavano accuratamente con l’acqua per eliminare la terra. Per attenuare il loro caratteristico sapore amarognolo, dopo averli sbucciati e incisi a croce alla base, è preferibile lasciarli a bagno in acqua fredda per una notte. Quindi si sciacquano e si lasciano scolare. Poi si fanno lassare leggermente e a questo punto sono pronti per l’utilizzo in cucina per qualsiasi preparazione.In cucina sono utilizzati per preparare numerose ricette: frittelle o polpette, se fritti diventano sfiziose chips, arrostiti nella cenere, come contorno per accompagnare e insaporire carni selvatiche o di altro tipo. Ora invece vi proporrò una serie di ricette che vi faranno letteralmente leccare i baffi! Le dosi riportate nelle ricette che seguono si intendonono per quattro o cinque persone. ---------- ^1) Lampascioni fritti in pastella È una delle ricette con i lampascioni più tradizionali della Puglia che maggiormente mette in esalto il loro tipico sapore e li rende super gustosi. Ingredienti 400 grammi di lampascioni, 2 uova, 2 cucchiai di farina, 4 cucchiai di pecorino, 1 spicchio di aglio, 10 grammi di prezzemolo, olio per friggere, sale Preparazione Dopo aver pulito i lampascioni, averli messi a mollo per sei ore per spurgare un po' del loro amaro e averli fatti asciugare bene, posizioniamo i lampascioni in un recipiente insieme al composto a base di uova, farina, prezzemolo, pecorino grattugiato, aglio tritato e un pizzico di sale. Versiamo e prepariamo l'olio per friggere in una padella capiente ed antiaderente. Mentre i lampascioni sono in padella abbiamo cura di girarli spesso per non farli abbrustolire troppo e togliamoli dal fuoco quando saranno dorati al punto giusto. Condiamo poi i lampascioni fritti con sale e vincotto, oppure con aggiunta di aceto balsamico. 2) Ricetta lampascioni fritti senza pastella Questa è tra le ricette con i lampascioni più veloci da realizzare. I lampascioni fritti diventano di una croccantezza da cui è impossibile resistere. Ingredienti 600 grammi di lampascioni Olio per frittura Sale q.b. Pepe q.b. Preparazione Dopo aver pulito e messo in ammollo i lampascioni per attenuare parte dell'amarognolo del loro sapore, asciughiamoli per bene. Pratichiamo con un coltello un incisione a croce arrivando fino a metà bulbo. In una capiente padella, versiamo l'olio per friggere e facciamolo riscaldare per bene. Immergiamo i nostri lampascioni nell'olio bollente. Noteremo che pian piano i nostri lampascioni durante la frittura si schiuderanno quasi a formare delle roselline. Una volta ben dorati, scoliamo bene i lampascioni dall'olio in eccesso poggiandoli su della carta assorbente. Serviamo i lampascioni ancora caldi conditi con un pizzico di sale e pepe. 3) Lampascioni lessi I lampascioni lessi sono un piatto semplice e antico facente parte della lunga tradizione culinaria pugliese. Ingredienti 500 grammi di lampascioni olio extravergine di oliva sale e pepe q.b. aceto o limone Preparazione Dopo aver pulito e lavato accuratamente i lampascioni li lessiamo per circa 20 minuti in abbondante acqua leggermente salata. Una volta lessati li scoliamo per bene e li serviamo ancora caldi conditi con olio, pepe, e una spruzzatina di aceto o limone. I lampascioni lessati si sposano perfettamente se accompagnati con una fetta di pane casereccio croccante. Sono ottimi anche come contorno a carni lesse. 4) Lampascioni in purgatorio. Ingredienti 600 grammi di lampascioni 200 grammi carne di maiale (o salsiccia o pancetta) 60 grammi formaggio grattugiato (pecorino o parmigiano) 60 grammi formaggio tagliato a piccoli tocchetti 1 spicchio d'aglio olio extravergine di oliva q.b. sale q.b. peperoncino q.b. prezzemolo q.b. Procedimento Per realizzare questa ricetta puliamo i lampascioni come fossero cipolle, eliminando i residui di terra, spellandoli con un coltello ed eliminando la base e la sommità. Pratichiamo un taglio a croce sul fondo di ogni lampascione, mettendoli poi in acqua fredda per tutta la notte in modo da attenuare il tipico sapore amarognolo. Cambiamo l'acqua almeno una volta. Il giorno seguente, laviamo i lampascioni e mettiamoli in una pentola con la carne di maiale, il formaggio sia grattugiato che a tocchetti, lo spicchio d'aglio, il sale, il peperoncino, il prezzemolo fresco e abbondante olio di oliva. Copriamo e mettiamo a cuocere a fuoco lento per circa un'ora, un'ora e mezza senza mai sollevare il coperchio durante la cottura. Trascorso questo tempo, controlliamo con una forchetta la cottura della carne e dei i lampascioni che dovranno essere morbidi ma non sfatti. Una volta pronti serviamoli caldi accompagnati con pane casereccio e un buon bicchiere di vino primitivo. 5) Lampascioni al forno con patate In questa versione i lampascioni sono cotti al forno e accompagnati dalle patate con una generosa spolverata di pan grattato che donerà al piatto maggiore croccantezza. Ingredienti 1 kilogrammo di lampascioni 600 grammi di patate olio evo q.b. sale q.b. erbe aromatiche q.b. rosmarino q.b. pane grattugiato q.b. Preparazione Cuociamo i lampascioni, puliti e lavati, in una pentola con altra acqua pulita e un pizzico di sale per15-20 minuti di cottura circa. A parte sbucciamo e tagliamo a cubetti le patate. Laviamo le patate tagliate in acqua fredda per rimuovere un po' di amido. Dopo le asciughiamo e le versiamo in una teglia insieme ai lampascioni, olio, erbe aromatiche, sale e rosmarino. Spolveriamo il pane grattato sopra, mescoliamo bene e copriamo la teglia con un foglio di stagnola, questo aiuterà le patate a cuocere meglio. Inforniamo a 180° per circa 30 minuti, dopodiché togliamo l'alluminio sopra, e facciamo rosolare per altri 10-15 minuti. Serviamo i lampascioni con patate ben calde. 6) Lampascioni olio e limone I lampascioni possono essere conditi e serviti con olio e limone, diventando così un antipasto semplice e molto saporito. Ingredienti 500 grammi Lampascioni Olio extravergine d'oliva q.b. 1 Limone Sale q.b. Pepe q.b. Prezzemolo tritato q.b. Preparazione Laviamo e puliamo accuratamente i lampascioni. Dopodiché mettiamo i lampascioni in una pentola piena di acqua fredda e cuociamoli per 30-45 minuti salandoli poco prima di scolarli. Scoliamo i lampascioni e lasciamoli riposare in una ciotola di acqua fredda. Una volta raffreddati mettiamo i lampascioni in un piatto da portata e schiacciamoli leggermente con i rebbi della forchetta. Condiamoli poi con una presa di sale, il succo di limone, l'olio extra vergine di oliva, il pepe macinato fresco e il prezzemolo tritato. Lasciamo insaporire e serviamo i lampascioni olio e limoni accompagnati con del buon pane casereccio. 7) Lampascioni soffritti I lampascioni soffritti è una delle ricette più semplici per servire in tavola un antipasto rustico e originale. Ingredienti 500 grammi di lampascioni Olio extravergine d'oliva 1 spicchio d'aglio 1 cipolla 10 pomodorini gialli 1/2 bicchiere di vino Pepe 2 foglie di alloro Preparazione Per preparare questa ricetta con i lampascioni bisogna pulirli e lavarli accuratamente e lessarli in abbondante acqua salata. Una volta cotti li scoliamo e li lasciamo raffreddare. In una pentola a parte, prepariamo il soffritto con olio extravergine di oliva, lo spicchio d'aglio, la cipolla tritata, un pizzico di pepe e le foglie di alloro. Non appena la cipolla si sarà leggermente dorata, aggiungiamo al soffritto i lampascioni e un pizzico di sale. Lasciamo amalgamare gli altri ingredienti per 5 minuti. Aggiungiamo poi mezzo bicchiere di vino e facciamo cuocere per altri 5 minuti. Versiamo i pomodori tagliati a pezzettini, mescoliamo tutti gli ingredienti e lasciamo terminare la cottura per latri 5 minuti. Se dovesse risultare troppo secco, aggiungiamo un po' di acqua agli ingredienti, senza esagerare. Finiamo di aggiustare di sale e pepe, terminiamo la cottura. Una volta pronti serviamo i nostri lampascioni soffritti ancora caldi. P.S. Se non si hanno i pomodori gialli si possono sostituire con quelli rossi o con pezzettini pelati. 8) Lampascioni con coniglio al forno. I lampascioni con il coniglio al forno è una ricetta tipica per realizzare un secondo piatto gustoso e invitante da servire come secondo accompagnato ad un buon bicchiere di vino pugliese dal carattere deciso, intenso e profumato come il Primitivo, il Negramaro o il Nero di Troia. Naturalmente comeper la maggior parte delle ricette si può sostituire il tipo di carne se non piace il coniglio. Ingredienti 400 grammi di lampascioni 60 grammi di pecorino stagionato Prezzemolo q.b. Peperoncino q.b. 1 spicchio di aglio 4 cucchiai di olio extravergine di oliva Sale q.b. 100 grammi di pane raffermo Preparazione Dopo aver pulito i lampascioni li tuffiamo in una pentola con acqua salata e li facciamo lessare per circa mezz'ora. Nel frattempo, prepariamo il coniglio disponendolo in un tegame adatto sia alla cottura in forno che su fuoco. Facciamo rosolare il coniglio per qualche minuto a fiamma bassa con un filo d'olio e uno spicchio d'aglio e regoliamo di sale. Dopo di che trasferiamo il tegame in forno e cuociamo per 40 minuti a 180°. Durante la cottura, controlliamo che la carne non si asciughi troppo e nel caso aggiungiamo un po' d'acqua calda. Grattugiamo il pane raffermo amalgamandolo in una terrina con il pecorino, il prezzemolo tritato e un pizzico di peperoncino. Quando i lampascioni saranno pronti li aggiungiamo nella teglia con il coniglio e cospargiamo il tutto con il composto di pangrattato e spezie. Alziamo la temperatura del forno a 220° e facciamo cucinare per altri 20 minuti. Trascorso questo tempo sforniamo il coniglio e con un cucchiaio, preleviamo un po' del fondo di cottura e lo usiamo per irrorare la superficie del piatto, in modo che lo strato di pangrattato s'insaporisca. Accendiamo il grill e inforniamo nuovamente per 5 minuti, finché la panatura in superficie risulterà bella croccante e dorata. Serviamo il coniglio con i lampascioni ben caldo. 9) Teglia di funghi e "lampascioni". Ingredienti. grammi 400 di patate grammi 600 di funghi cardoncelli o altro tipo grammi 500 di lampascioni grammi 400 di pomodorini pelati aglio; prezzemolo; sale e pepe; olio extravergine di oliva; formaggio pecorino grattugiato. Preparazione. Sbucciate i lampascioni, lavateli accuratamente ed incidetene la base a croce. Lessateli quindi in una pentola con abbondante acqua in ebollizione e salata quanto basta, per circa mezz'ora. Sbucciate le patate, tagliatele a fettine piuttosto sottili e tenetele da parte. Pulite i funghi, togliendo loro la terra con un pennellino e fregandoli con molta delicatezza con un panno umido. In una teglia da forno, disponetevi uno strato di pomodorini tagliati a fettine, uno di lampascioni, uno di patate, uno di funghi ed ancora uno di pomodorini, inframmezzati da un trito di aglio, prezzemolo, sale, pepe macinato al momento, il tutto condito con olio. Sull'ultimo strato, spolverizzate con pangrattato e pecorino. Irrorate con olio ed aggiungete mezzo bicchiere di acqua. Passate la teglia in forno, già preriscaldato a temperatura di circa 200 gradi e fate cuocere per mezz'ora. Servite tiepido. 10) Lampascioni agrodolci. Ingredienti. un chilogrammo di lampascioni due cucchiai di zucchero due cucchiai di capperi tre cucchiai di aceto di mele sei cucchiai di olio extra vergine di oliva aglio; sale. Preparazione. Pulite con cura e lavate i lampascioni. Sbucciateli e praticate un taglio a croce alla base, dopo averne asportato la radice. Fateli lessare per circa tre quarti d'ora, in una pentola con abbondante acqua salata quanto basta. Scolateli quindi molto bene. Fate poi rosolare i lampascioni in un tegame con l'olio ben caldo e con uno spicchio di aglio schiacciato. Aggiungete poi l'aceto, lo zucchero, i capperi e mescolate con cura. Quando l'aceto sarà completamente evaporato, togliete i lampascioni dal fuoco e passateli in forno già preriscaldato a temperatura media, per qualche minuto. - Serviteli come contorno ad arrosti. 11) Lampascioni sott'Olio. Ingredienti. un chilogrammo di lampascioni aceto di vino olio extra vergine di oliva due peperoncini piccanti due foglie di alloro menta piperita essiccata; qualche spicchio di aglio; sale e pepe bianco in grani. Preparazione. Pulite con cura i lampascioni dal terriccio, sbucciateli, lavateli e praticate un taglio a croce alla base, dopo averne asportato la radice. Fateli lessare per 45 minuti, in una pentola con acqua salata quanto basta ed acidulata. Scolate poi i lampascioni, asciugateli molto accuratamente e lasciateli intiepidire. Mettete infine i lampascioni nei vasi nel seguente modo: in due vasetti, disponete innanzitutto le foglie di alloro ed i peperoncini piccanti, quindi, disponete ordinatamente i lampascioni con menta, pepe bianco e spicchi di aglio. Coprite bene con l'olio, senza che si creino bolle d'aria. Chiudete ermeticamente i vasi e metteteli in luogo fresco e buio. 12) Lampascioni al pomodoro. Questa preparazione si adatta benissimo ad essere usata per condire paste rustiche fatte in casa,oppure facendo restringere un po di piu il sugo si puo utilizzare come condimento per pizze fatte in casa o semplicemente come contorno su fette di pane casareccio raffermo. Ingredienti. 400 grammi di lampascioni 600 grammi di pomodori pelati vino rosso due spicchi di aglio olio extra vergine di oliva sale e pepe q. b. Preparazione. Pulire e lavare bene i lampascioni tagliandoli in quattro o cinque spicchi secondo la grandezza. Quindi metterli in acqua tiepida per circa due ore cambiando l'acqua almeno un paio di volte. Ora dopo averli sciaquati sotto un getto di acqua corrente scolateli e poneteli in un recipiente con del buon vino rosso e fateli macerare per un oretta girandoli frequentemente. Passato tale periodo fate scolare per bene in un colapasta i lampascioni. Quindi prendete una pentola antiaderente e mettetevi una giusta quantità di olio e mettetela su fiamma moderata finchè sia ben caldo. Aggiungete l'aglio facendolo imbiondire ma non bruciare. Ora togliete l'aglio e sempre ad olio ben caldo buttateci i lampascioni girandoli delicatamente finchè non saranno ben rosolati. Aggiungete allora i pomodori e fate cuocere con il coperchio per circa venti minuti. Prima di spegnere il fuoco aggiustate di sale e pepe.


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Cultura

Perché parlare di Pasqua a Ferragosto?

di Rene Magritte

Primavera, Pasqua, uovo, da Duemila anni col Cristianesimo, anzi dal principio dell’umanità, la fine dell’inverno, il risveglio della natura e l’uovo hanno valore reale e simbolico di vita. L’uovo è legato ai miti cosmogonici, alla dea Madre, alla vita nel grembo che si arrotonda come un grande uovo tramite un ovulo fecondato. Le uova di gallina, quelle colorate o decorate, quelle preziose di Fabergé e poi quelle di cioccolato con una sorpresa, termine che ha significato di meraviglia, sono di buon auspicio da tempo antico. Se usiamo la maieutica di Socrate, che guarda caso è anche detta arte dell’ostetrica, interrogandoci e meditando su ciò, lasciando la sofistica che abbaglia, indora, incensa e confonde, troveremo pillole di saggezza: avjam, etimologia di uovo significa in albanese io sono un uovo. I nostri avi ornavano le uova di struzzo, usandole poi come calici per i riti religiosi; dagli antichi Fenici e dagli Egizi resteranno fonte d’ispirazione sino all’arte odierna. Per esempio, Magritte in alcune sue opere utilizza l’arte ovesca e pare interrogarsi sull’essenza delle donne e sul mistero della nascita. René Magritte, Le affinità elettive, 1933 René Magritte (1898-1967) è stato un pittore belga, tra i maggiori del Surrealismo. Inizialmente influenzato dal Cubismo e dal Futurismo, si vota a una pittura filosofica-reale-metafisica, dove l’evidenza inganna, soleva dire che “il mistero è ciò che è indispensabile perché una realtà esista”. Nel dipinto intitolato “Chiaroveggenza” un pittore osserva un uovo, profeticamente vede il futuro e decide cosa nascerà, in questo caso un’aquila. Magritte, poco prima aveva realizzato un dipinto intitolato “Affinità elettive”, vi è dipinta una gabbia, in cui al posto del canarino, vi è un enorme uovo, fu creato nel 1933 (data trionfale per Hitler e l’eugenetica). Il titolo dell’opera è ispirato all’omonimo romanzo di Goethe, perciò Magritte stava pensando a quelle affinità spirituali e psicologiche che fanno sì che due persone si riconoscano a prima vista, al mistero dell’amore fra uomo-donna. Perché per esprimere questo mette in gabbia l’uovo, simbolo femminile per eccellenza? Chi ce l’ha messo? Quanto hanno spinto per farlo entrare? Ce la farà ad uscire? Altro dipinto di Magritte questa volta del 1945, “La Variante della Tristezza”, raffigura una gallina che osserva un uovo, sembra chiedersi me lo mangio o no? E l’uovo è sodo o alla coque? In entrambi i casi il pulcino è morto e l’altro uovo la gallina non ha voglia di covarlo. Cosa voglio dire? Siamo sicure noi donne sulla libertà che ci hanno inculcato? È vera libertà? René Magritte- Variante de la tristesse- 1957- Centre Pompidou Perché parlare di Pasqua a Ferragosto? Perché il 15 agosto, proprio come la Pasqua ci ricorda la Resurrezione del Figlio, ci rammenta la Pasqua della Vergine Maria, che seppur speciale perché senza peccato originale, era una donna come le altre, che soffrì così tanto ai piedi della Croce, così come tutte le mamme piangono la morte di un figlio. Per Ferragosto si festeggia l’Assunzione al Cielo di Maria, Lei intercede per noi, prega il Figlio di avere compassione per la nostra povera umanità e il Figlio l’ascolta perché ama la sua Mamma che l’ha accudito con amore sin da Bimbo e non si è tirata indietro nell’ora del dolore… vi immaginate quanto avrà sofferto e quanto Gesù avrà patito nel vedere la Madre soffrire? Fu Papa Pio XII, nel 1950, a proclamare questo dogma e fu Papa Woytila che disse che la Madonna, proprio come il Figlio passò attraverso la morte terrena, ma poi salì al Cielo accanto al Figlio, come ogni madre desidera stare, la donna al primo posto mette sempre il figlio e non può essere che così perché lo vede sempre come il suo bambino, bisognoso di cure e di affetto. Il simbolo dell'Europa, blu con il cerchio di dodici stelle, è ispirato alla figura della Vergine Maria come Assunta. I tre padri fondatori dell’Unione europea, il francese Robert Schuman, il tedesco Konrad Adenauer e l’italiano Alcide De Gasperi, pur nel rispetto dell’altrui Credo, erano ferventi cattolici; l’iconografia dell’Assunta si ispira a al noto brano dell’Apocalisse di San Giovanni, di una donna “vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”, ma anche alla medaglia miracolosa donata dalla Vergine il 27 novembre 1830 a Caterina Labouré, una religiosa francese, in cui ci sono 12 stelle in circolo e a cui è volutamente ispirato il vessillo europeo. Arsène Heitz, pittore-design di Strasburgo, che ideò la bandiera europea, portava sempre con sé la medaglia miracolosa, disse queste parole poco prima di morire: “Mi sentii ispirato da Dio nel concepire un vessillo tutto azzurro su cui si stagliava un cerchio di stelle, come quello della medaglia miracolosa. Cosicché la bandiera europea è quella di Nostra Signora”.


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Considerazioni sulle persone con abilità uniche

di Clemente Palladino

Le persone con abilità uniche, che spesso sono chiamate "diversamente abili", sono autentici eroi che si confrontano quotidianamente con le sfide che la vita pone loro di fronte. Nonostante le difficoltà e le limitazioni che potrebbero scoraggiare molti di loro, queste persone manifestano una straordinaria forza interiore, una tenacia incommensurabile e un coraggio senza limiti che ci ispira profondamente. La loro capacità di adattarsi e superare gli ostacoli con coraggio, determinazione e perseveranza è davvero sorprendente. Ogni giorno affrontano sfide che potrebbero sembrare insormontabili, ma trovano la volontà e l'energia per superarle una alla volta. Indipendentemente dalle circostanze avverse che si presentano loro, non si arrendono mai e trovano il modo di superare le difficoltà con un coraggio inarrestabile che li spinge verso il successo. Le persone con abilità uniche non solo affrontano le sfide con tenacia, ma sono anche una fonte straordinaria di ispirazione per gli altri. Attraverso la loro forza interiore e il loro impegno, ci dimostrano che non esistono limiti insormontabili quando si è decisi a lottare per i propri obiettivi. Le loro storie di resilienza e di trionfo ci fanno comprendere che siamo capaci di superare qualsiasi ostacolo, se abbiamo la volontà e la determinazione di farlo. Inoltre, queste persone possiedono un cuore straordinario, pieno di empatia e sensibilità verso gli altri. La capacità di comprendere le difficoltà altrui, la gentilezza che dimostrano e la volontà di offrire un aiuto sincero e compassionevole sono spesso molto sviluppate in loro. Grazie alle loro esperienze di vita, sanno cosa significa affrontare le difficoltà e, proprio per questo, sono in grado di offrire un sostegno prezioso a chi ne ha bisogno. La loro empatia autentica e la loro capacità di vedere al di là delle apparenze sono un prezioso esempio per tutti noi. Nonostante le sfide e le difficoltà specifiche che possono affrontare, le persone con abilità uniche ci insegnano il valore della resilienza, dell'amore, della gentilezza e dell'accettazione. Attraverso il loro coraggio e la loro determinazione, ci mostrano che non siamo definiti dalle nostre limitazioni, ma dalla nostra volontà di superarle. Sono un costante promemoria del fatto che ogni individuo è unico e prezioso, indipendentemente dalle differenze o dalle difficoltà che possa incontrare. Dobbiamo abbracciare queste persone con tutto il cuore e lavorare insieme per costruire un mondo più inclusivo, in cui tutti possano vivere con dignità, realizzare il proprio potenziale e contribuire al progresso della società. Le persone con abilità uniche ci mostrano che la forza, la tenacia e l'empatia possono trasformare gli ostacoli in opportunità e rendere il mondo un luogo migliore per tutti. La loro presenza ci arricchisce e ci spinge a superare i nostri pregiudizi, ad abbracciare la diversità e a valorizzare le capacità uniche di ogni individuo.


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Filosofia

LE SUORE NON VEDENTI, ma che vedono la vera Luce

di Angela Trevisan

L’ordine delle suore di San Gaetano, è nato a Pancalieri, il 21 novembre 1884. Il suo fondatore è un sacerdote, Giovanni Maria Boccardo, molto attento ai bisogni dei più poveri e degli anziani. Con questa finalità, ha fondato questo ordine. Nel 1932, su richiesta di una ragazza non vedente, che voleva consacrarsi al Signore, è nato un nuovo ramo del suddetto ordine, che accolse le suore non vedenti. Occorre dire infatti, che fino a quel momento, non era concesso a donne non vedenti che ne sentissero il desiderio, di rispondere alla chiamata del Signore. Il fondatore di questo nuovo ramo, era Don Luigi Boccardo. Fin dal principio, la loro funzione è stata contemplativa. Hanno in comune con le altre suore i momenti di preghiera e le messe, però poi si dedicano maggiormente all’adorazione, alla contemplazione e alla preghiera. Ormai di suore non vedenti ne sono rimaste veramente poche. Una di esse, è suor Maria. Con pacatezza, nel parlatorio del convento, racconta con una voce calma, ma intrisa di forti passioni, la sua singolare esperienza umana e religiosa. Ha 44 anni ed è di origine napoletana, cosa di cui è orgogliosa. La sua giovinezza è stata segnata dalla lotta contro un tumore: ha salvato la vita, ma ha perso la vista. È stata sorretta dalla sua famiglia e dalla partecipazione al movimento cattolico: “Rinnovamento dello Spirito”. Qui è maturata la sua vocazione monastica, in particolare dopo un congresso nazionale a Rimini. La sua scelta non è stata facile: il primo monastero cui si era rivolta l’ha respinta senza motivazioni. Non si è persa d’animo, ha bussato ancora al convento delle Povere Figlie di San Gaetano, a Torino, in riva alla Dora, ai confini con il popolare quartiere di Barriera di Milano. Era il 2008: le discepole del beato Luigi Boccardo, l’accolsero a braccia aperte. In questi quindici anni ha vissuto una scelta contemplativa all’interno di una comunità di suore di vita attiva, che in particolare si dedicano agli anziani. Altre due monache non vedenti sono attualmente impegnate nel convento di Pancalieri e in Africa, in una condizione di piena integrazione con la comunità. Suor Maria lavora al computer, segue il telegiornale delle venti, si cura della sua persona, ma soprattutto dedica molte ore alla contemplazione ed alla preghiera, insieme alla preparazione della vita liturgica nella chiesa conventuale di Cristo Re. In un’ora di colloquio aperto e senza vincoli, la religiosa è apparsa molto lieta della sua scelta, anzi: con il rammarico per la flessione delle vocazioni. La sua fiducia nella Provvidenza è intatta: ha assicurato la sua preghiera per la società, con un abbraccio pieno di umanità. In un quartiere dominato dai problemi, con tanti spacciatori, una presenza che dà sollievo e che ha vinto l’emarginazione.


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L'HAMMAM, un rito da salvare

di Anadela Serra Visconti

Dall'arabo "scaldare", l'hammam è un bagno di vapore in apposite stanze con nebulizzazione di vapore caldo, a volte con aggiunta di aromi ed oli essenziali, secondo le tradizioni turche e orientali in genere.. In queste stanze, l'umidità relativa è del 100% con una nebbia dalla temperatura stratificata, da 20/25∞C al livello del pavimento fino a 40/50∞C all'altezza della testa. La sudorazione è meno intensa che in sauna, ma dato che la permanenza è più tollerabile, il risultato finale spesso è che la quantità di sudore traspirato è superiore. Il suo punto di forza è quindi un'ottima depurazione del corpo superficiale e profonda. Il primo effetto del calore è la dilatazione dei vasi sanguigni superficiali. Gli effetti benefici del bagno turco sono visibili sulla pelle: una vera e propria detersione profonda. La pelle sarà più morbida, liscia e idratata. Dopo, per evitare la disidratazione successiva, applicate sul corpo ancora umido un olio naturale (mandorle dolci, jojoba, avocado) o una crema idratante. Per chi è consigliato l'hammam: in caso di pelle grassa e impura, dopo l'attività sportiva, in caso di cellulite , di soprappeso,di ritenzione idrica. Ovviamente il peso che si perde non è grasso, ma solo acqua‡ ! Precauzioni: come per la sauna è consigliabile una visita medica preliminare soprattutto se si hanno problemi di pressione bassa o troppo alta, problemi cardiovascolari e malattie renali. La sauna, con il suo calore avvolgente, ha un effetto particolarmente rilassante, migliora l'umore, riduce le tensioni mentali e muscolari e ci aiuta a dormire meglio. L'hammam è un vero e proprio trattamento di igiene cutanea , particolarmente utile in caso di pelle grassa , grazie all'eliminazione delle impurità. Deterge anche la mucosa bronchiale, grazie alla fluidificazione del muco, procurata dal vapore. Concludendo con getti d'acqua,fredda tonifica i tessuti e stimola la circolazione .


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Informatica

Recensione del notebook Surface Laptop Go 2

di Rocco Clementelli

Dopo tanto parlare in casa smart di elettrodomestici e quant'altro si utilizza attualmente in casa, torno al mio primo amore: i computer. Ormai è da qualche anno che la casa di Redmond, Washington USA, la Microsoft , è entrata con forza e a pieno titolo nel mondo dei costruttori di computer, producendo diversi dispositivi, tra cui gli ormai famosi Surface". Di questi dispositivi ne esistono varie versioni e tipi, tra cui tablet, notebook e postazioni fisse, con un’ampia scelta di allestimenti personalizzabili, vedi processori, ram, schermo e tante altre variabili da perderci ore a selezionare quello giusto che serve ad ogni utente. Qui di seguito vi parlerò del notebook più compatto e leggero della famiglia Surface, il Surface Laptop Go,2 il modello di ingresso nella gamma dei portatili di questa tipologia di notebook della Microsoft. Questo bellissimo ultrabook è davvero un prodotto di dimensioni ridotte, creato per un utilizzo in mobilità e per chi vuole un prodotto leggerissimo e compatto, ma comunque potente e versatile. Si presenta con una scocca in alluminio, solida e sottilissima, che fornisce eleganza e garanzia di sicurezza al nostro piccolo portatile anche durante i viaggi. Per la descrizione, partiamo dalla scheda tecnica che è molto interessante: Dimensioni: 278,18 × 205,67 × 15,69 mm che corrispondono a 10,95 × 8,10 × 0,62 pollici. Contenuto della confezione: Surface Laptop Go, Alimentatore da 39 Watt, Guida introduttiva, Documenti su sicurezza e garanzia. Peso: 1,110 Kg . Ovviamente, come tutti i dispositivi attuali, possiede tutta la gamma di sensori, luminosità, impronte digitali, e Windows Hello che permette di sbloccare il laptop con il riconoscimento facciale. La tastiera è compatta, davvero comoda ed ergonomica, permette di scrivere in maniera facile ed intuitiva. Lo schermo è Touch screen e con NVDA si gestisce facilmente. Il processore del modello che sto usando è un Intel I 5 di decima generazione, potente e versatile, con 8 gb di ram. Il disco è un SSD da 256 gb, più che sufficiente per un utilizzo in mobilità. Le porte USB disponibili sono tre . Una USB 3.0 standard, una USB tipo c 3.1, attraverso la quale si ha la possibilità di ricaricare il portatile. Queste due porte USB sono poste sul lato sinistro, dove troviamo anche l'ingresso cuffie/auricolari. Sul lato destro, troviamo la porta Surface, che permette di caricare il portatile tramite l'alimentatore dedicato. La particolarità di questa presa? È magnetica, quindi, basterà avvicinare lo spinotto alla presa e in automatico si aggancia. Poi, questa porta funziona anche da interazione con altri dispositivi della Microsoft, vedi x-box, e tantissimi altri componenti che si possono collegare tra loro. Le dimensioni dell'alimentatore sono compatte ma la tipologia è quella di un classico caricabatterie. Lo avrei preferito con la presa della corrente fissa, ma questo non è un problema, anche perché, avendo il cavetto molto lungo, si gestisce la carica della batteria del notebook senza problemi. La batteria è da 40 Watt che, in modalità Office permette di avere una autonomia fino a sera senza collegarlo alla presa di corrente. Le dimensioni compatte di questo mini consentono di utilizzarlo in mobilità molto agevolmente. Per farvi rendere conto delle dimensioni di questo device, potete fare il paragone con una tavoletta braille di grandezza A4 e poco più. Il Wi-Fi 6 di ultima generazione, quindi, veloce e potente, garantisce l'apertura delle pagine web in maniera rapida. Stessa cosa per i download di file anche di grandi dimensioni, vedi libri, musica o lo streaming di contenuti multimediali. Senza poi dimenticare, con la webcam integrata provvista di microfono, le conferenze video fatte con software come Skype, Zoom Meeting, Google Meet e lo stesso Microsoft Teams, tutti programmi molto pesanti per gestire i collegamenti audio e video. Ovviamente, è presente il Bluetooth di ultima generazione che fa connettere facilmente tastiere esterne, display braille, cuffie e ogni dispositivo di ultima generazione compatibile. Le porte USB sono a lettura rapida, quindi, trasferire file di notevoli dimensioni ad un disco esterno diventa un gioco da ragazzi. Comodo anche il tasto FN che si comporta come il tasto blocca maiuscole, quindi, in pratica, con una pressione del tasto lo attiviamo, e premendo ancora lo disattiviamo. Tanto per fare chiarezza, le impostazioni del pc di default per i tasti funzione, da F1 a F12, si attivano premendo il tasto FN e si disattivano ripremendo lo stesso tasto. Il pc riattiva i normali comandi di gestione di Windows quando non sono attivi i tasti funzione. In questo modo si possono facilmente usare i comandi per abbassare il volume, regolare luminosità, eccetera, e magari un secondo dopo si può rinominare una cartella premendo lo stesso tasto senza macchinose manovre. Sui tasti funzione ci sono tutti i comandi che hanno tutti i portatili, ma essendo semplice l'utilizzo, non siamo costretti a chiedere aiuto ad un tecnico per capire come usare certi comandi. Comoda la presenza di un puntino braille sui tasti f4 e f8, perché li rende facilmente individuabili per molti dei comandi che usiamo abitualmente. Ma come si usa? La tastiera è davvero comoda nonostante le dimensioni ridotte del pc, i tasti sono ben distanziati e la pressione è fluida e con la giusta corsa e consistenza. Le frecce direzionali sono facilmente individuabili e premendo il tasto FN, cambiano funzione, diventando rispettivamente Pagina Su, Pagina Giù, Home ed End. Lo spessore irrisorio della parte inferiore che contiene la tastiera, consente di tenere le braccia comodamente appoggiate sul piano di appoggio ed avere la tastiera all'altezza delle dita, in modo da digitare senza nessuno sforzo o movimento improprio dei polsi. Lo schermo e touch e, per chi ha un residuo visivo, ha un ottimo contrasto. Ovviamente, se si acquista un computer così piccolo, lo schermo potrà essere usato solo da vedenti e non certamente da chi ha un residuo visivo, quindi, gli ipovedenti troveranno la soluzione connettendo il pc ad uno schermo grande esterno, vedi smart tv o monitor di adeguata grandezza. Il tutto si può fare semplicemente via Wi-Fi. Infatti, Windows 11 consente tale operazione con i comandi rapidi del sistema. Stessa operazione è possibile farla utilizzando la porta tipo c, che consente appunto la trasmissione di segnali audio e video. Anche il connettore Surface consente di collegare un monitor. Ovviamente, in ambo i casi serve un cavo per il monitor con l'attacco adatto. Questo è un computer davvero interessante facilmente reperibile sullo store di Microsoft o dal nostro negozio di fiducia. Qualcuno si può chiedere se lo consiglio. Ebbene si. Lo consiglio per chi vuole un prodotto davvero portatile, ma comunque con qualità premium. Diciamo pure che, da quando ho acquistato questo PC, ho ripreso a portare con me il pc e non più il tablet. Per chi si chiede se ha dei difetti, la risposta è questa: per i portatili c'è sempre da adattarsi, soprattutto per i disabili visivi che usano per qualsiasi cosa la tastiera, ma i difetti non ne sono molti. Vediamo di cosa si tratta. La mancanza del tasto Control sul lato destro. - A differenza della maggior parte dei nuovi portatili, questo possiede il tasto applicazioni. Un’altra mancanza è la retroilluminazione dei tasti, molto utile agli ipovedenti, soprattutto se non si conosce bene la tastiera. Si può dire che non sono poi difetti che ne inficiano l'utilizzo, quindi, diciamo pure che il pc è più che sufficiente per ogni uso, sia come utilizzo di Office, sia come utilizzo domestico, sia per lo svago. Il consiglio che mi viene spontaneo darvi è questo: anche se gli smartphone hanno raggiunto una completezza che ci consente di fare quasi tutto, non affidatevi solamente a quelli, perché se si vuole gestire tutto in piena autonomia e senza perdere troppo tempo, un pc vi permette di gestire in maniera sicuramente più facile tantissime operazioni che altrimenti diventerebbero complicate o impossibili con uno smartphone per ovvi motivi.


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come creare una Routine con Amazon alexa

di Rocco Clementelli

sembrerà di parlare di programmazione o di linguaggi indecifrabili, ma siamo parlando semplicemente di Amazon Alexa, e una delle sue prerogative per cui e stata programmata! esse sono le routine, o meglio una combinazione di comportamenti o azioni che si possono attivare semplicemente dicendo una frase preimpostata alla nostra assistente domestica preferita. insomma ci possiamo divertire e ottimizzare al meglio la sua capacità di gestire la nostra casa; si può programmare facendoli accendere una luce o aprire il cancello e accendere la tv, e molto altro semplicemente dicendo ad esempio Alexa, sono tornato, e magari si accende la luce, la tv, e apre le serrande... ovviamente il tutto deve essere smart e compatibile con il protocollo wifi di alexa! intanto per cominciare e senza dispendio di denaro, e tempo vi faccio un piccolo esempio di routine, per giocare e imparare la dinamica di questa programmazione davvero semplice. ecco pochi passagi semplicissimi basterà ovviamente avere un Amazon Eco, qualsiasi in questo caso e aver installato l'App di Alexa.:ma andiamo a cominciare: 1) aprire l'app alexa; 2) portarsi sul menu altro dando doppio touch in basso a destra ; 3) scendere fino a trovare routine e aprirlo con doppio tab; 4) ora ci troviamo nel pannello ove e possibile creare una nuova routine; (ve ne sono alcune consigliate, ma scorriamo con il dito da destra a sinistra in orizzontale e cerchiamo il pulsante "aggiungi una azione " e diamo doppio tab. 5) Nella nuova schermata possiamo selezionare le varie funzioni, ma cominciamo con il dare un nome alla nostra routine diamo doppio tab sul campo nome routine, e si aprirà la tastiera per inserire il nome; fatto questo, clicchiamo su fine in basso a destra e poi su avanti. 6) Nella nuova finestra appena aperta dobbiamo selezionare la voce "quando questo accade ", ci diamo un doppio tab e si aprirà il mondo alexa; con una quantità di funzioni da poter aggiungere, 7) la nuova schermata ci permetterà di creare quello che vogliamo; il primo pulsante da selezionare e quello in alto a sinistra e si chiama "voce". Questo aprirà un altra tastiera che ci permetterà di inserire la frase da pronunciare per attivare la routine. 8) Fatto questo, proseguiamo con il pulsante "avanti" situato in alto a destra. 9) Ora alexa, nella schermata ci propone di inserire una azione e ci fa l'esempio delle previsioni del tempo: diamo doppio tab su aggiungi azione e si srotolerà un menù posto sulla sinistra dello schermo con tutte le varie azioni che possiamo inserire e le scorriamo con i flik da sinistra a destra. 10) Nell'elencho appena aperto, selezioniamo un'azione, ad esempio la prima "Alexa dice" e diamo un doppio tab. 11) Ora abbiamo una scelta di frasi,barzellette, "Canta una canzone,!" e via fino a "Personalizato"; se scegliamo "Personalizato" e diamo l'ok con il solito doppio tocco, si aprirà la tastiera ove e possibile fargli dire quello che vogliamo. Fatto questo, cerchiamo il pulsante "Avanti" in alto a destra e proseguiamo. 12) Il pannello dove ci troviamo adesso, ci permette di aggiungere un 'altra azione, se non ci interessa, scorriamo ancora con il dito, fino alla scelta del dispositivo e qui io consiglio di attivare il pulsante che dice "dal dispositivo da cui stai parlando" che si riferisce a quello che viene interrogato al momento dell'azione. Fatta la scelta, scorriamo al contrario; per salire in alto tabbiamo su "Salva" posto in alto a destra. L'app, ci dirà di attendere qualche minuto prima di provare perchè deve attivare la routine nel server. Il procedimento può considerarsi concluso quindi possiamo cliccare su "Indietro", per uscire dalla schermata delle routine. NB: in tutti i campi non sono permessi caratteri speciali, nè punteggiature, maiuscole, o accentate, nè parolaccie o altre frasi offensive, pertanto il sistema cenzura tali espressioninon facendo funzionare la routine. ciao a tutti e buona programmazione


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Guida all’utilizzo del servizio WeTransfer

di Rocco Clementelli

WeTransfer servizio di invio Dati e file fino a 2 gigabyte, usando il web e senza rischi! Cominciamo con digitare questo indirizzo: https://wetransfer.com/ Una volta aperta la pagina web, diventa semplice: numererò i vari passaggi. Rendere compresso il file o la cartella che dobbiamo inviare; posizionarsi sul elemento e con il tasto applicazione o con i nuovi portatili schift f10, aprire il menù contestuale e selezionare la voce invia a cartella compressa, e dare invio. Ora siamo in presenza di un elemento compresso, che con ctrl e x, tagliamo e spostiamo sul desktop,con CTRL e V incolliamo così da renderlo subito disponibile. é giunto il tempo di aprire il nostro browser web preferito, ( io consiglio firefox o crome) e nella barra degli indirizzi digitare: https://wetransfer.com/. è e necessario esplorare la pagina web con le frecce per renderci conto della sua semplice interfaccia snella e diretta; tralasciate ogni invito ad un qualsiasi abbonamento o registrazione gratuita e senza alcun account. Accettate i cookies, in caso contrario non vi sarà possibile entrare. Una volta sul sito, scendendo con la freccia giù, si trova subito il campo invia una mail a, praticamente inserite la mail del destinatario del file. Subito dopo va inserita la vostra mail, sarete avvisati quando il file e stato scaricato e il ricevente saprà chi ha inviato il file. Con un tab, ci troviamo su un campo denominato messaggio, dove possiamo scrivere quello che vogliamo per il destinatario del pacchetto. per chi può usare il mouse sarebbe facile trascinare il file nella schermata e premere il pulsante trasferisci ma comunque si può ottenere lo stesso risultato spostandosi in alto con le frecce e selezionare il pulsante SFOGLIA, la sintesi dirà nessun file selezionato. Premendo il pulsante sfoglia si Aprirà la solita finestra windows che permette di selezionare un file nell’interno del nostro pc, (vi avevo fatto posizionare la cartella compressa sul desktop per facilitare la sua selezione e per trovarla subito). Fatto questo premete apri, e il file sarà selezionato. A questo punto con il tab cercate il pulsante trasferisci e il file o la cartella sarà caricato sul web. Da tener conto che il tempo di Upload varia dalla connessione e dalle dimensioni. Dovrete aspettare pazientemente il caricamento che vi verrà segnalato sul sito dicendovi “il file e stato inviato ATTENZIONE ! Il ricevente avrà una settimana per scaricare il file e voi sarete avvisati da una mail quando è stato prelevato. NB. Il servizio è totalmente gratuito e privo di registrazione fino a 2 gigabyte. Inoltre da qualche tempo e disponibile anche un applicazione, per Iphone ed Android, sono accessibili con i nostri screen reader, ma in questo caso va effettuata una registrazione che rimane comunque gratuita, ovviamente per uso personale.


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I sommersi dal progresso tecnologico

di Angelo De Gianni

Fino alla metà del secolo scorso, gran parte della popolazione era analfabeta. Chi per scelta, chi per ragioni economiche, chi per quelle che oggi definiremmo discriminazioni di genere, molti smettevano di andare a scuola molto presto o, peggio, non ci andavano affatto; imparavano, nel migliore dei casi, a tracciare la propria firma, per non ricorrere ai testimoni di fronte ad un notaio o ad un pubblico ufficiale, ma vivevano senza la possibilità di leggere un libro o un giornale, il librone che conteneva l'elenco telefonico era solo un oggetto ingombrante e, quando dovevano scrivere una lettera ad un familiare emigrato, si rivolgevano ad un paesano colto, che chissà se trascriveva esattamente sul foglio di carta quanto gli dettavano! Oggi la storia si ripete con la tecnologia: chi, per età, per carenze intellettive o per tante altre ragioni, non sa orientarsi tra i meandri di un computer, di uno smartphone o di un dispositivo elettronico, è letteralmente tagliato fuori dalle attività quotidiane, e, in qualche caso, rischia addirittura l'isolamento sociale. Fondamentalmente, ciò non avviene per un intento discriminatorio, considerato che le multinazionali, le imprese e, più in generale, gli operatori economici, per produrre utili hanno bisogno dei soldi di tutti, anche di coloro che vivono ai margini della società, ma, di fatto, le persone più in difficoltà vengono sostanzialmente lasciate indietro, ignorate come se il mondo non avesse bisogno più di loro. Così, nell'era della PEC, al posto della vecchia raccomandata, della banca digitale senza più sportelli, delle istanze telematiche alla Pubblica Amministrazione, senza i moduli cartacei colmi di caselle da riempire con crocette ed infiniti dati, i non tecnologici si sentono smarriti e si rivolgono ai nuovi scrivani, i quali, però, spesso non sanno fare proprio bene il loro mestiere. Siamo alle solite! Probabilmente esagero se affermo che siamo tornati indietro di sessantanni, con i nuovi analfabeti digitali! Forse, però, questa volta, si sta tentando di fare qualcosa, per "trasportare sul carro" del progresso tecnologico, coloro che non riescono a "camminare velocemente". La mia curiosità mi ha spinto a provare alcuni servizi destinati a coloro che non sono in grado di usare le apparecchiature tecnologiche: è emerso un quadro che, prendendo a prestito una frase molto usata, presenta luci ed ombre. L'INPS, da alcuni anni, ha attivato, per alcuni mesi all'anno, un servizio di invio automatico della certificazione unica al domicilio dei pensionati, con il metodo tradizionale della posta ordinaria: in questo modo, il vecchietto che non ha mai acceso un computer nella sua lunga esistenza, telefona al numero verde gratuito 800 43 43 20, quando interrogato dalla voce guida, digita, sulla tastiera del telefono, la sua data di nascita, pronuncia, con voce chiara, il suo nome e cognome e, nell'arco di qualche giorno, la magia si compie, con le sembianze di una busta chiusa nella sua cassetta della posta. Un importante banca, proprio in queste ultime settimane, sta informando i propri clienti che utilizzano saltuariamente i servizi in sede, che trasferirà, nei prossimi mesi, il rapporto di conto corrente ad una banca affiliata esclusivamente digitale: sono esclusi dalle modifiche gli ultrasettantacinquenni. E' un atto di civiltà e di rispetto per i correntisti più fragili, ma... perché solo loro? Non ci sono anche altri gruppi sociali con le stesse difficoltà? Ecco che si addensano le prime ombre! Sempre a proposito degli istituti di credito, tutti ormai consentono, in alternativa alla banca telematica, di effettuare bonifici o altri investimenti chiamando un servizio telefonico e parlando con un operatore. Il contatto fisico con un altro essere umano, sia pure a distanza, è sicuramente un vantaggio per chiunque, ma risulta risolutivo per chi con il computer non può proprio avere a che fare! Ma, quando il cortese impiegato, alla fine delle operazioni, chiede di confermare la volontà di effettuare la transazione, digitando un codice sul cellulare, rispondendo ad una domanda segreta, inserita chissà quanto tempo fa e dimenticata o pronunciando qualche cifra del PIN, per l'anziano con la memoria corta o per il disabile intellettivo lieve cominciano i problemi. Del resto, la riservatezza e la sicurezza delle operazioni bancarie, specie di importi rilevanti, sono fondamentali e, soprattutto, inderogabili, sicché non possono essere messe da parte neppure quando il cliente è una persona con difficoltà. So di scrivere cose ovvie, ma, come sempre, la soluzione universale non esiste: è necessario che le associazioni che rappresentano le categorie con difficoltà tecnologiche studino, insieme con gli operatori pubblici e privati dei vari settori economici, le soluzioni di volta in volta più semplici ed inclusive. Dalla storia abbiamo imparato che lasciare indietro le persone in difficoltà, per malattia, per età o per ceto sociale non ha importanza, rallenta il progresso, lascia nell'ombra talenti e produce malcontento e frustrazione negli esclusi. Non dimentichiamo, infine, anche che siamo italiani! Usiamo perciò l'arte di arrangiarci che abbiamo imparato tanto bene nei secoli: una volta tanto possiamo utilizzare questa risorsa per un fine nobile: la reale uguaglianza tecnologica!


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Medicina

Consigli terapeutici per le persone che hanno difficolta' a dormire

di da lista mentem gg. Gruppo Sublimen.

Se hai problemi a dormire, è possibile che la tua salute e il tuo funzionamento quotidiano ne risentano. Scopri cosa fare per migliorare il tuo riposo. Il sonno è una funzione fisiologica necessaria per la nostra salute. Nonostante ciò, molte persone hanno difficoltà a riposare, perché non riescono ad addormentarsi, il loro sonno è interrotto o si svegliano prima del dovuto. La verità è che godersi un sonno riposante a volte è una sfida. Detto questo, condividiamo alcuni consigli terapeutici per le persone che hanno difficoltà a dormire. Secondo una meta-analisi pubblicata su Frontiers in Psychiatry, si stima che l'insonnia colpisca almeno il 20% della popolazione. Questo lo rende un problema molto rilevante, poiché la mancanza di sonno influisce in modo significativo sul benessere e sulla routine. Le difficoltà del sonno derivano da cattive abitudini, stati emotivi non regolati, uso di sostanze o persino condizioni mediche. Tuttavia, ci sono alcune linee guida che migliorano la situazione. Ma prima di conoscerli, diamo un'occhiata ad alcuni concetti di base. Cos'è l'insonnia? Avere l'insonnia non significa solo che non riesco a dormire presto; questo non è l'unico segno di questo disturbo. In realtà, ci sono diversi tipi di insonnia che dovrebbero essere conosciuti (López et al., 2012): Conciliazione: si riferisce alla difficoltà ad addormentarsi quando andiamo a letto. Così, possiamo passare ore a letto senza riuscire ad addormentarci, con la frustrazione e la disperazione che ciò comporta. Risveglio precoce: si verifica quando la persona si sveglia prima del previsto e senza rispettare le ore di sonno raccomandate o desiderate. È un problema quando la mancanza di sonno compromette il funzionamento quotidiano. Mantenimento: nonostante ci siamo addormentati facilmente e velocemente, abbiamo sperimentato diversi risvegli durante la notte. Ciò si traduce in un sonno frammentato e di bassa qualità che impedisce un riposo adeguato. È possibile che due di questi tipi di insonnia confluiscano nella stessa persona, nel qual caso si parla di insonnia mista. Se si verificano tutti e tre i tipi, si tratta di insonnia globale. Consigli terapeutici per le persone che hanno difficoltà a dormire Di seguito, presentiamo alcune delle principali raccomandazioni che dovresti prendere in considerazione se hai difficoltà a dormire. 1. Migliorate le abitudini e applicate l'igiene del sonno Le abitudini quotidiane, soprattutto quelle legate alle ore prima di andare a dormire, facilitano o ostacolano il riposo. Per questo motivo, come raccomandato da un articolo pubblicato su Sleep Medicine Reviews , può essere positivo applicare misure di igiene del sonno; tra i più importanti ci sono i seguenti: Allenatevi regolarmente; ma non nelle ultime ore della giornata, poiché questo potrebbe attivarvi eccessivamente. Cercate di non fare sonnellini; se lo fate, è necessario che questi non superino i 45 minuti e non avvengano oltre la prima metà del pomeriggio. Spegnete gli schermi un'ora o due prima di andare a dormire; non usateli più, perché la luce blu che emettono potrebbe impedirvi di addormentarvi. Fate attenzione a cosa mangiate nelle ultime 4-6 ore prima di andare a letto; evitate alcol, caffeina, teina e altre sostanze stimolanti, così come cene pesanti. Create un'atmosfera accogliente e piacevole nella vostra camera da letto; mantenete una buona temperatura, eliminando luci e rumori e scegliendo tessuti comodi per voi e per il letto, oltre che in base alle condizioni climatiche. 2. Ridurre lo stress Molte persone che hanno difficoltà a dormire sperimentano pensieri invadenti o ripetitivi ogni notte. Quando vai a letto, le preoccupazioni affollano la tua mente, ricorda tutti i tuoi compiti in sospeso o i tuoi impegni per il giorno successivo; questo impedisce loro di riposare. Ridurre i livelli di stress può essere la chiave per aiutarti a dormire. Con questo obiettivo, è possibile adottare misure come quelle che elencheremo: Adottate alcune pratiche quotidiane che aiutano a rilassarsi, come le tecniche di rilassamento profondo. Sviluppate strategie di coping più efficienti. Ci saranno sempre sfide, ma sapere come gestirle ti terrà lontano dallo stress. Relativizza, cerca supporto sociale o sviluppa nuove prospettive di pensiero. Imparate a stabilire le priorità e delegare. Sovraccaricarsi di compiti non è salutare poiché non possiamo arrivare a tutto; Per questo chiedi aiuto, riconosci i tuoi limiti e riorganizza il tuo programma in modo che le attività e gli obblighi non ti sommergano. 3. Trattate i vostri problemi di salute L'insonnia a volte è causata o influenzata da altre condizioni di salute. Il dolore cronico derivato da alcune patologie fisiche è un impedimento al riposo. L'apnea ostruttiva genera un sonno frammentato e anche la menopausa altera i modelli del sonno (Lampio et al., 2014). Cercare aiuto medico per trattare queste condizioni può essere cruciale per favorire il riposo. 4. In camera da letto solo per dormire Quando avete difficoltà a dormire, è positivo limitare l'accesso alla camera da letto. Cioè, molte volte tendiamo a mangiare a letto, guardare la televisione in camera o lavorare in questo spazio, quando in realtà dovremmo riservarlo solo al riposo notturno. Questo contribuisce a creare l'associazione mentale tra la stanza e il riposo, facilitandoci ad addormentarci più velocemente. 5. Stabilite una routine del sonno Infine, si consiglia vivamente di stabilire una routine appropriata. Ciò include andare a letto e alzarsi alla stessa ora ogni giorno e svolgere una sequenza di attività o un rituale che si ripete sempre prima di andare a letto. Spruzza una fragranza rilassante, leggi un libro o pratica qualche minuto di meditazione o visualizzazione creativa. Quando le persone che hanno difficoltà a dormire dovrebbero cercare aiuto? Tutti possiamo avere difficoltà a riposare in tempo per la notte; questo non è un grosso problema. Tuttavia, quando questa situazione si ripeterà, inizieremo a vedere le ripercussioni nelle nostre vite. L'insonnia provoca affaticamento e sonnolenza diurna, irritabilità, sbalzi d'umore e scarso funzionamento cognitivo che influisce sulla concentrazione, sulla memoria e sulla lucidità mentale (Roth & Roehrs, 2003). Inoltre, è associato a varie condizioni mentali come depressione o bassa tolleranza allo stress, nonché a diverse patologie fisiche, tra cui ipertensione, obesità o diabete (Delgado-Quiñones & Hernández-Vega, 2015). Per tutto quanto sopra, è consigliabile cercare aiuto o agire non appena la qualità della nostra vita inizia a risentirne. È vero che, fino a dopo tre mesi, non è considerata insonnia cronica; tuttavia, l'insonnia acuta merita di essere presa in considerazione.. Le persone che hanno difficoltà a dormire sono diverse l'una dall'altra I suggerimenti sollevati in questo articolo possono aiutarti ad addormentarti, evitare risvegli e ottenere un riposo di qualità migliore. Ma è conveniente sapere che ogni caso è individuale e ciò che è utile per alcuni potrebbe non esserlo per altri. Ad esempio, se hai problemi a dormire presto (ma riposi facilmente più tardi), potresti avere la sindrome della fase del sonno ritardata. E, in questo caso, potresti aver bisogno di altri tipi di interventi. Se la mancanza di sonno provoca disagio significativo o interferisce con la routine, oltre ad applicare le linee guida raccomandate, è consigliabile consultare un medico. È possibile che ci sia qualche patologia o situazione di fondo su cui è opportuno intervenire..


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Tic nervosi: cosa sono e come eliminarli?

di lista mentem gg. Gruppo Sublimen.

Capita normalmente di vedere persone con piccoli tic nervosi che fanno senza rendersene conto. Anche a noi può succedere senza che ce ne accorgiamo. Si chiamano tic, compaiono e scompaiono, ma possiamo eliminarli per tutti? Ne parliamo oggi. Il lavoro, lo studio, le notizie, la salute, la quotidianità ci sottopone a situazioni stressanti che, in molti casi, provocano movimenti involontari dei nostri occhi o ci porta a far sì che ci mangiamo le unghie. Potreste anche sentire prurito al naso o formicolio in qualche parte del corpo. Vi è mai successo? Questi gesti sono noti come tic nervosi e sono l'argomento che approfondiremo di seguito. Cosa sono i tic nervosi? I tic nervosi sono quella serie di movimenti muscolari veloci, generalmente localizzati e a scatti, che si manifestano in modo involontario, isolato e inaspettato. Tendono ad essere reiterativi, abituali, senza scopo e a presentarsi a intervalli regolari. La definizione che si trova nel manuale di psicologia, DSM-5, è: "vocalizzazione o movimento improvviso, rapido, ricorrente e non ritmico". Oltre a quanto sopra, si distinguono per il tic presente (motorio, vocale o una combinazione di entrambi) e per la loro durata (cronica o transitoria). Tipi di tic nervosi Quando si parla di tic motori ci si riferisce a quelli che sono caratterizzati da un movimento; ad esempio, mordersi la lingua o le labbra, arricciare il naso, sporgere la lingua, leccarsi le labbra. È quasi sempre evidenziato negli occhi con ammiccamenti eccessivi. I tic motori si dividono in semplici o complessi. Quelli semplici sono quelli che si limitano ai movimenti a cui partecipa uno specifico gruppo muscolare (sbattere le palpebre, alzare le sopracciglia, spalle, girare la testa, ecc.). Possono verificarsi in qualsiasi parte del corpo, anche se predominano su viso, collo e spalle. I complessi sono quelli caratterizzati dalla contrazione successiva e continua di diversi gruppi muscolari, danno origine a movimenti più complessi, come scatti e torsioni del collo o delle spalle. Da parte loro, i tic vocali sono suoni che la persona emette con la voce; per esempio, canticchiare, schiarirsi la voce, dire una parola o una frase. Sia i tic motori che quelli vocali sono spesso preceduti da ciò che alcuni teorici chiamano "tic sensoriali" (sensazioni spiacevoli come prurito, solletico o pressione). Va detto che a differenza di altri disturbi del movimento, i tic possono essere inibiti per un breve periodo. I tic si distinguono anche, come detto sopra, per la durata. Transitori: persistono per alcune settimane o mesi e di solito scompaiono. Cronici: durano più di un anno e, a differenza di quelli transitori, non scompaiono mai del tutto. Tuttavia, a volte si intensificano o svaniscono. I tic semplici o complessi corrispondono alla classificazione nota come motoria. Cause dei tic nervosi Questi movimenti sono spesso scatenati da fattori ambientali (lavoro, famiglia e università, per esempio), che causano uno stress estremo. Tuttavia, al momento non è stata trovata la causa esatta di un tic nervoso. Alcuni specialisti in materia affermano che non solo i fattori ambientali influiscono, ma segnalano anche altri motivi come i seguenti: Disturbi dell'alimentazione: anoressia nervosa o bulimia. Fattori infettivi o autoimmuni: nei pazienti con tic sono stati riscontrati livelli elevati di anticorpi antineurali. Farmaci: l'assunzione di alcune pillole o trattamenti ha dimostrato di causare tic nervosi; ad esempio, trattamenti per le allergie. Cibo: è stato dimostrato che la mancanza di alcuni nutrienti, come il magnesio, favorisce la comparsa di movimenti compulsivi ripetitivi. Fattori esterni: lo stress o l'ansia, che sono situazioni di estrema tensione o nervosismo, potrebbero portare all'esistenza di tic. Altre possibili cause: Bevande stimolanti: abusare di caffè, bevande energetiche o altre sostanze come le droghe, producono una sovraeccitazione del sistema nervoso che può evolvere in tic. Ereditarietà familiare: quelle persone la cui prima linea di discendenza (madre, padre, nonni, zii o zie), ha sviluppato qualche tipo di tic nervoso, hanno maggiori probabilità di presentarli per tutta la vita. Comorbidità: in alcuni casi, i tic sono indicatori di problemi di salute mentale più ampi, come disturbi associati, ADD (Disturbo da deficit di attenzione) e OCD (Disturbo ossessivo compulsivo). Come eliminare i tic nervosi? Quando i tic ostacolano la vita normale del soggetto affetto, l'ideale è cercare un aiuto professionale, ricevere una diagnosi e un intervento appropriato che contribuisca a migliorare la qualità della vita. Successivamente, spieghiamo alcuni dei trattamenti più utilizzati: Terapia cognitivo-comportamentale: generalmente ciò che si cerca è eliminare il comportamento che provoca disagio. Tecniche di rilassamento: controllo dell'ansia e maggiore consapevolezza del proprio corpo nella gestione di situazioni scatenanti. Trattamento farmacologico: sono generalmente trattati con neurolettici e depletori di catecolamine. Bioneurofeedback: si basa sul fatto che, attraverso le onde elettroencefalografiche, si ottiene il controllo dell'attività propria del cervello. L'inversione dell'abitudine: consiste nel prendere coscienza del tic nervoso e, subito dopo, mettere in atto un comportamento fisicamente incompatibile con esso. Chi soffre di tic nervosi ha bisogno dell'assistenza di un professionista per trattare la questione con la terapia adeguata. Consigli di auto-aiuto In tutti i trattamenti di cui sopra, è importante che sia disponibile uno specialista. Inoltre, ti suggeriamo subito alcune linee guida che puoi fare a casa: Meditazione: in diversi studi, gli esercizi di respirazione aiutano a ridurre i tic nervosi. Alimentazione: sapere quali bevande stimolanti si consumano durante la giornata e ridurle, favorisce il sistema nervoso fino a quando non si stabilizza. Inoltre, consulta un nutrizionista o un nutrizionista su una possibile mancanza di magnesio. Autoconsapevolezza: identificare quelle situazioni che ti causano maggior disagio ed evitarle potrebbe ridurre il sintomo. Inoltre, l'esercizio di guardarsi allo specchio per riconoscere e identificare quel movimento aiuta a generare una maggiore consapevolezza di sé e a non essere così automatici. Conclusioni sui tic nervosi Infine, è importante chiarire che i tic nervosi possono essere un indicatore che qualcosa non funziona bene nella vostra vita. Pertanto, è sempre consigliabile che, quando compaiono, un professionista esperto esegua questa valutazione.


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Lo Yoga della Risata

di Stefania Bozzalla Gros

Unsaluto a tutti voi lettori e lettrici! Mi chiamo Stefania Bozzalla Gros, sono laureata in Scienze della Formazione, sono musicoterapeuta e dal 2018 Teacher di Yoga della Risata. Con questo mio scritto vorrei proprio parlarbi sommariamente dello yoga della risata. Questa è una tecnica che unisce e combina la risata incondizionata alla respirazione yoga, il principio molto semplice si basa sul fatto che tutti possono ridere senza una ragione, per scelta senza comicità, barzellette o battute di spirito. E’ stata un’intuizione, un’idea unica di un medico indiano, Madan Kataria che dal 1995 insegna come armonizzare le antiche pratiche Yoga con la scienza del ridere, al fine di contrastare gli effetti negativi dello stress per raggiungere una pace mentale, migliorando rapporti interpersonali e contribuendo a promuovere la Pace Mondiale attraverso la risata. Questa idea si basa un fatto scientifico: il nostro corpo non distingue tra una vera risata e una risata indotta, si ottengono gli sessi benefici fisiologici e psicologici. Lo yoga della risata favorisce un maggior apporto di ossigeno al corpo e al cervello perché ingloba la respirazione yogica profonda e diaframmatica. Lo yoga della risata ci insegna a ridere indipendentemente dagli eventi. Ci prendiamo l'impegno di ridere perchè lo scegliamo. Grazie a risate prolungate, intenzionali, si è in grado di rilasciare più anidride carbonica e ossigenare meglio ogni cellula del nostro corpo e cervello: questa migliore ossigenazione aumenta energia, vitalità, efficienza e concentrazione. Si hanno quindi più endorfine (che sono i nostri antidolorifici naturali), più serotonina (ormone della felicità), più ossitocina (ormone del contatto) e più dopamina (ormone del piacere e della ricompensa). Nella respirazione normale si inspirano ed si espirano solo 500 ml di aria, mentre ci sono 1500 ml di aria residua e stantia che ha in più anche l’anidride carbonica. Questa può essere forzatamente esalata con esercizi di risata che portano più ossigeno al nostro corpo e al cervello. Risate ed esercizi di respirazione profonda aprono tutte le cellule dei polmoni e anche le vie respiratorie. Questo porta ad un aumento della capacità, chiamato anche capacità vitale di respirazione. Attraverso la pratica della risata di pancia e della respirazione profonda, possiamo imparare a cambiare il nostro modo di respirare dal superficiale al profondo e modificare facilmente i pensieri nella mente. Anche se uno ha pensieri negativi, con la respirazione profonda, il corpo non vivrà uno stato stressante. La risata incondizionata collega le persone provenienti da diverse culture e paesi, non importa quale lingua parlino o come vivano. L’obiettivo dello Yoga della Risata è quello di connettere le persone tra loro a livello del cuore senza giudizio. . E’ stato dimostrato che le persone che ridono sono predisposte a essere più generose e avere più empatia rispetto a quelli che non ridono. Questo spirito interiore della risata diventa evidente quando le persone sviluppano uno stato di pace interiore. Le preoccupazioni che hanno spinto le loro vite diventano meno importanti, le persone diventano consapevoli del fatto che la vera felicità deriva dal dare amore incondizionato, dalla cura per gli altri, e dal condividere con gli altri. Mi piace pensare che la risata è qualcosa che appartiene a tutti gli esseri umani, indipendentemente da credo, razza, pensiero, età. Tutti nascono con questo dono, qualche volta è u po' nascosto ed è necessario rispolverarlo attraverso i quattro principi della gioia che sono Ridere, Ballare, Cantare e Giocare. Io immagino la risata come una borsetta di pronto soccorso da portare sempre con me, è gratis, non si consuma e posso scegliere di utilizzarla in un qualsiasi momento della mia giornata se scelgo di farlo.


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Racconti e poesia

Il palloncino

di Antonella Iacoponi

Antonella Iacoponi Il palloncino Cutro, 26 febbraio 2023

Soltanto io rimango qua,
immersa nel grigio della realtà,
sono riusciti a salvare solo me,
Ahmed e il babbo sono scomparsi tra i flutti,
la mamma li attendeva già in cielo,
da molto tempo, ormai,
- Ahmed è, era, il mio fratellino,... -
ricordo la piccola bara bianca,
vorrei raggiungerlo anch'io,
cosa rimango a fare qua, da sola?
Persino il palloncino, dono di una signora gentile,
vola via, mentre tento di afferrarlo!
Fugge lontano, come tutti i miei sogni...
Mi piace, però: è rosso, - il colore
della fortuna -, e ha la forma di un cuore,
mi fa pensare agli affetti, alle persone
che mi hanno voluto bene, e vorrebbero
per me un futuro radioso,
vorrebbero che continuassi a lottare,
anche per loro, affinché non sia stato vano
il loro sacrificio... E allora eccomi qua,
pronta a combattere nuove battaglie,
a strappare nuove conquiste, a vivere.


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Ispirato alla favola di amore e follia

di Annalisa Conte

“ ciao so amore”,
"E io follia”
“Dai giocamo amica Mia“
“ “ Amò a che gioco voi giocà?”
“Nu llo so famme pensà...”
“...decidi te cara follia
Che c'hai tanta fantasia”
“Vojo fa a nasconderella, ,
Cerca n'angolo d'a terra”
“Cori amore ch'io sto qua,
Ma fino a cento devo contà”,
“...amore...amore... Ma n'do stai ?,
Tutta a notte te cercai”
, Ma ecco dietro a quer cespujo ,
Vedo l'occhi tua ner buio
“Esci amore t'ho trovato,
Stai qui dietro a Sto roseto”
Ma ner mentre che o trovó,
Co ‘na spina lo ciecó
“Follia...aiuto m’hai accecato ,
Io così so condannato
Solo notte attorno a me
Mai più stelle, niente sole
E ‘no strappo drento ar core”
“No nun piagne amore mio
“Che co’ te ce resto io
Ma te devi perdonamme
Te prego amore nun odiamme”
“Io nun t'odio so l'amore
Ma fa tanto male ar core”
“Sto dolore amore mio
Me lo prendo pure io
A braccetto io e te
Tutta a Vita stai Co’ me”.


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La strega cattiva

di Annalisa Conte

Difficile dimenticare ottobre, difficile dimenticare questo giorno, il 31 ottobre, perché ironia della sorte, hai bussato alla mia porta proprio Nel giorno delle streghe, tanti anni fa, chiedendomi, dolcetto o scherzetto, ma non mi hai lasciata decidere, E hai scelto tu per me, e sei entrato nella mia Vita ,nella Mia casa, sei diventato quel mostro, nascosto sotto il mio letto, che nessuno sapeva mandare via. Ero solo una bambina, ma lo sapevo che C'eri , eri il mostro sotto al mio letto di notte, la mia ombra di giorno, ed io prima spaventata, E poi così arrabbiata. Arrabbiata con te, arrabbiata con me, perché se eri arrivato, era di sicuro colpa mia, di sicuro ti avevo meritato, perché forse ero cattiva ,! Sì , cattiva,, E dovevo dirlo a tutti, dovevano saperlo tutti,. E allora le urla in casa, I miei capelli di tutti i colori,il piercing, il tatuaggio, i vestiti rigorosamente neri. Mi guardavo allo specchio, quando i miei occhi c'erano ancora, E mi chiedevo:"sembro abbastanza cattiva ?" Quando ero piccola, a mio papà sarebbe piaciuto che avessi suonato il violino, io, per tutta risposta mi sono fatta comprare il sax , ma dopo l'esordio a quasi 12 anni ero arrivata a pesare 32 kg, ero così piccola E esile che non avevo neanche il fiato sufficiente per farlo suonare. Sono stati anni difficili. Non riuscivo a perdonarmi, non potevo. Ero sempre così tanto arrabbiata, ma era una maschera, Una maschera da Strega, quella strega che volevo essere , per nascondere la mia fragilità…, altrimenti si sarebbero accorti tutti di come mi sentivo veramente, piccola e sola. avevo deciso convintamente di non piangere, non dovevo piangere mai, perché avrebbero capito tutti che fingevo, che non ero veramente cattiva, e quando non ne potevo più mi chiudevo in bagno e mi riempivo la bocca di acqua, per soffocare i singhiozzi, perché nessuno doveva sentirmi piangere nessuno doveva sapere che avevo solo tanta paura , e che volevo solo essere abbracciata. Per me farmi vedere fragile, sarebbe stata una sconfitta. Poi però, tutta questa rabbia forse mi ha anche un po’ aiutata, ad andare avanti, a continuare a fare tutto quello che mi piaceva fare. Lo sport, quando ero ragazzina, mi ha aiutata tanto. Ho iniziato con la ginnastica artistica ad otto anni, ma dopo l’esordio la mia mamma pensava che sarebbe stato meglio smettere. Ora capisco che forse era solo spaventata come me, ma io ho fatto il diavolo a quattro, non ho voluto sentire ragioni, volevo ballare. così ho lasciato la ginnastica artistica e a 13 anni, dopo un anno dall’esordio, ho cominciato con la danza, e tra le ipo e le iper ho sostenuto tutto, allenamenti, gare, spettacoli, con prove ininterrotte per giorni interi, ma non mi sono mai tirata indietro, perché era quello che volevo fare. Il rigore della danza mi ha aiutata, mi ha calmata, mi ha insegnato ad esprimere le emozioni in modo diverso, senza gridare, e ho iniziato a sentirmi meno colpevole. E piano piano quella ragazzina arrabbiata ha lasciato il posto ad una donna serena e più consapevole anche se forse ancora impaurita. Quando avevo 25 anni mi barcamenavo tra università danza e lavoro, ma tu signor D. hai ritenuto opportuno intervenire di nuovo e hai iniziato a portarti via i miei occhi, piano piano... L’ultima volta che ho ballato avevo 28 anni, sapevo che sarebbe stata l’ultima perché avevo smesso di vedere quasi completamente, ma quel giorno, il giorno dello spettacolo di danza del ventre, è stato tra i momenti più belli , divertenti e commoventi della mia Vita ! Ovviamente sono tutt’oggi grata alle mie compagne, che, coscienti del fatto che io stessi ballando quasi completamente al buio, hanno fatto sì che non precipitassi dal palco e non mi sfracellassi sul pavimento, e nessuno, giuro nessuno si è accorto che non vedevo. A trent’anni stavo completamente al buio, e ammetto che ho avuto paura di perdermi di nuovo, ma poi, forse con la forza della disperazione, ho iniziato la scuola di shiatsu che mi ha dato un sacco di soddisfazioni, e poi ho cominciato a cantare . Lo facevo già, ma ho deciso di farlo sul serio, quindi la scuola di canto, le giornate in sala registrazione, e anche qui le gare,le vittorie e le sconfitte, era un modo per mettermi sempre alla prova, ma io sono così, ho bisogno di adrenalina, altrimenti muoio. E cantare mi ha aiutato E mi aiuta ancora a gridare quando sono tanto arrabbiata ma senza farlo contro qualcuno,E poi ho iniziato a scrivere, E forse questo mi ha salvata. Quando scrivo la confusione che ho nella testa sembra quasi prendere una forma , quando scrivo sembra che tutte quelle emozioni che rischiano di farmi implodere, trovino una strada per uscire fuori. certo, alcune cose non sono cambiate, i capelli strani E di tutti i colori, al momento ad esempio sono viola, il piercing, il tatuaggio, i vestiti sempre neri, ma sto migliorando. Destate mi concedo anche vestiti colorati, E a capodanno di qualche anno fa, ho persino indossato un maglione bianco!!! Circa un paio di anni fa ci hai provato di nuovo signor D. e stavolta ho proprio accusato il colpo. Il colpo è stato così duro che un giorno è tornata lei. Credevo che fosse andata via per sempre,ma è tornata quella bambina arrabbiata e spaventata, ma non l’ho punita, le ho detto invece che poteva piangere, le ho detto che poteva lasciarsi andare e farsi vedere fragile, le ho detto che per una volta poteva chiedere quell’aiuto, di cui sente un bisogno disperato, E l’ho abbracciata. So che di colpe ne ho, ma ho deciso di concedermi delle attenuanti, perché sono stata vittima forse delle circostanze. Ma oggi è comunque la mia festa, la festa delle streghe, la festa di quel passato che non c’è più,ma che a volte prova a tornare a galla, e quindi indosso la mia maschera da strega,E... signor D. cominci ad essere prevedibile, esci fuori da sotto il letto, E a proposito........ dimmi un po’ ‘:”dolcetto o scherzetto?”


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In ricordo di Giulia

di Antonella Iacoponi

Per Giulia Tramontano

27 maggio 2023

Adesso, soltanto ore liete e serenità,
per te e per il tuo bambino,
la sua culla sarà un raggio di luna,
lo nutrirai di solo amore, e, quando avrà sete,
accosterai alle piccole labbra
un nettare squisito: luce di stelle,
in coppe di cristallo;,
gli insegnerai i canti degli angeli,
la danza delle nuvole,
bene in alto, sarà posta la sua scuola!
La lama del sospetto non si insinuerà più,
a viva forza nel tuo cuore…
Quaggiù, soltanto orrore,
la cattiveria era un mostro livido di rabbia,
che si gonfiava sempre più,
e si alimentava incessantemente,
con l’odio, con amare menzogne,
falsi timori, e mille dubbi…
Non pensarci! Nulla può nuocerti, ormai,
Lasci indietro scie di sorrisi,
mazzi di sogni, scrigni di amore,
il ricordo indelebile della bella persona,
così dolce, così prezioso,
ai cuori di coloro che ti amano.


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Ma quanto sono bella

di Angela Trevisan

Il mio nome è Clara. Il mio aspetto è piuttosto mutevole, a seconda di chi mi guida, che cerca di trasmettermi dei tratti della sua personalità. Normalmente il mio colore è scuro, piuttosto triste e trasandato. In questi ultimi anni, per fortuna, questa tendenza sta cambiando. Spesso sono rossa, ma di un rosso veramente sgargiante. Posso anche essere di due colori.  Nel mio schienale, sono ricca di immagini, adesivi , poster, di ogni tipo: il cantante del cuore, l’attore preferito, lo sportivo che non ci fa dormire per il gran tifo che gli facciamo … Tutto ciò, per rendermi sempre più bella ed aggraziata . Attraverso di me, in ogni caso, il mio pilota, tende a far emergere alcuni tratti tipici della sua personalità. Posso comunque affermare, senza riserve, di essere una gran bonazza . Al mio passaggio, grandi e piccini, si girano per guardarmi. Sono un’attrazione, al pari delle grandi Star. Mi azzardo a dire , senza modestia, che sono la donna più figa . Se mi candidassi a miss universo , certamente vincerei il primo premio. Il mio pilota, che vuole sempre primeggiare, crede di essere ammirato solo lui. Il bello è che spesso non ne è neanche contento, dato che pensa di essere disprezzato per la sua condizione fisica. Io lo lascio illudere, tanto ciascuno di noi ha le proprie convinzioni, poi insieme formiamo un tutt’uno. Tendo a descriverti maggiormente come sono fatta. Il mio aspetto è quello di una sedia, solo che ho quattro ruote, uno schienale, dei braccioli e de i poggia piedi. Nello specifico sono rossa, di un rosso vivo, come quello delle F errari. Per la maggior parte sono costituita da ferro. Su di me si siede un pilota, che può guidarmi o manualmente o grazie a un joy stick , se il mio motore è elettrico. Le persone pensano, erroneamente, che io rimanga chiusa in casa, piangendomi addosso, insieme al mio amico del cuore, senza fare praticamente nulla. Suscito la pietà della gente, che non è in grado di comprendere , che io spesso faccio dei chilometri e le mie ruote si usurano nel giro di poco tempo . Posso andare in pensione ogni cinque anni, ma il più delle volte sono veramente stanca e le mie giunture sono logore , per il gran lavoro svolto. Io e il mio compagno, pratichiamo sport: tennis, basket, maratona , danza. Non sempre lo facciamo solo per passatempo, talvolta prendiamo proprio parte a delle competizioni sportive. Il divertimento è assicurato, però è necessario tanto allenamento per raggiungere importanti traguardi. Ad essere sincera, non comprendo poi bene cosa facciamo e perché il mio pilota ne sia così entusiasta, però siamo una cosa sola, quindi se lui è contento, ne gioisco anche io. Non nascondo che, di tanto in tanto, mi chiedo se è sano di mente, dato che insieme prendiamo dei colpi incredibili, talvolta al termine di una gara, siamo veramente demoliti. Poi mi spetta, una bella revisionata dal meccanico, che spesso decide di porre termine alla mia esistenza, talmente sono rotta . Vengo sostituita da un’altra mia sorella. Quando pratico uno sport, le mie forme sono aerodinamiche, decisamente diverse da quelle standard . Spesso , con il mio “braccio destro” alla guida, riesco a fare dei capitomboli con i fiocchi. Lui cade a terra, rischiando di farsi male. Ciò accade magari perché il terreno è particolarmente impervio : o c’è un gradino, o un marciapiede dissestato, o qualche altro impedimento. Noi belle signore con le ruote, non abbiamo certo una vita semplice. Viviamo in una società avanzata sotto tanti punti di vista, ma non si curano molto dei nostri amici bisognosi di aiuto . Loro contano su delle gran dame come noi, per potersi sedere e condurre una vita dignitosa. Grazie a noi, riescono a muoversi e a fare tutto ciò che fanno gli altri. Purtroppo, veniamo considerati di serie b, senza che ce ne sia un reale motivo. Quando urtiamo contro qualcosa, io rischio di rompere tutta la mia ossatura , o addirittura di sfasciarmi completamente, ma anche chi è al timone, non è messo molto meglio. Non sempre, ma il più delle volte, la persona a cui accade, anziché preoccuparsi per lui o per me, si fa una fragorosa risata, aspettando che qualcuno venga ad aiutarlo. Sembra essere ammortizzato, non sentire dolore, tanto meno la paura di eventuali pericoli, lui si cura solo di divertirsi. Tra me e il mio pilota , c’è un rapporto di amore e odio. Nel senso che lui sa di essere legato a doppio filo con me. Allo stesso tempo però, per lui essere seduto su di me, è tutt’altro che piacevole, non certo perché io sia scomoda, ma in quanto ciò significa non essere in grado di camminare con le proprie gambe, quindi essere diversi dalla maggior parte delle persone. Come avrai compreso, il mio vero nome è sedia a rotelle. Io preferisco farmi chiamare Clara, non posso fare a meno di ricordarmi del cartone animato di H eidi e della sua amica mia omonima , che ad un certo punto è riuscita a camminare e non ha avuto più bisogno di me. Pur essendo particolarmente fiera del mio ruolo di aiuto, verso le persone con disabilità motorie, che grazie a me possono muoversi, però il mio auspicio è che per tutti loro, arrivi presto il giorno in cui riusciranno a farlo autonomamente. Grazie a me, il mio amico disabile può anche , ad esempio , andare in mare e farsi un bel bagno . In tale occasione, le ruote davanti, saranno più grandi e piene d’aria , così faccio da salvagente, utile sia per arrivare in acqua che per non affogare. Si pensa che le mie origini, risalgano a tempi recenti. La realtà è ben diversa. Vi sono già delle testimonianze di miei antenati nell’antica Grecia , dove è stato ritrovato un vaso , che porta l’immagine di un letto per bambini, dotato di ruote. La mia bisnonna deve i suoi natali al re Filippo V di Spagna, da l 1595. Aveva delle piccole ruote attaccate all’estremità delle gambe. Includeva una piattaforma per i piedi del sovrano e uno schienale regolabile. Il re avrebbe potuto muoversi da solo, ma molto probabilmente, aveva scelto di farsi trasportare dai suoi servitori, per andare dove gli pareva e piaceva. Tanto che caspita gliene fregava, se gli altri si spaccavano la schiena per lui? So che questo mio ragionamento, forse a voi umani potrà sembrare ingiusto. Devo confessare tuttavia di sentirmi tante volte trattata come una serva, che deve girare di qua e di là, per accontentare il mio amico umano, che non si cura affatto di rispettarmi, nonostante io rappresenti le sue gambe. Mi fa sbattere dappertutto, tanto sono solo un oggetto. Come si dice, morto un Papa, se ne fa un altro. Mi viene da sorridere , tutte le volte in cui quegli imbecilli di esseri umani , sbattendo contro di me, si scusano con il mio pilota. Naturalmente non hanno nulla da scusarsi, perché a farsi male, non sono io e neanche il mio amico, ma bensì loro, poiché io ho una bella corazza di ferro, pronta a proteggerci . Quando mi chiedono scusa, vorrei rispondere loro: “ Tanto ti sei fatto male tu”. Tornando alla mia storia, ci tengo a dire ancora che, nel 1887 numerose mie antenate, furono introdotte in massa, in Atlantic City , in modo che i turisti , disabili e non, potessero girare tranquillamente per la città. Nel 1933 nacquero le sedie leggere e trasportabili . Insomma, le mie sorelle , dal grande cuore verso le persone in difficoltà, divennero sempre più conosciute e diffuse tra la gente. Le sedie a rotelle elettriche, cioè dotate di un motore, furono partorite per aiutare i sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale. Di recente una madre pazza, ha fatto uscire dal suo ventre, una sedia i Bot , in grado di sollevarsi su due ruote, camminare su e giù per le scale, attraversare la sabbia, la ghiaia e l’acqua, difficilmente ribaltabile. Alcuni ipotizzano che le sedie a rotelle, potranno essere controllate dagli impulsi neurologici, provenienti dal cervello. Non oso immaginare quali imbecillità compiremo seguendo i comandi che quel grandissimo coglione di uomo ci darà, grazie alla sua testa bacata. Io sono disposta a tutto per aiutare il mio amico in difficoltà, mi diverto anche, benché il mio ruolo non sia facile. Non posso nascondere , tuttavia, che vorrei un po’ più di rispetto dal mio pilota, per il quale, giorno per giorno, sacrifico la vita insieme a lui.


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La porta

di Giuseppe Furci

C'era una volta un giovane molto povero ,tanto povero da far la fame come peggio non si poteva. Non era la voglia di lavorare che gli mancava. avrebbe fatto qualunque cosa pur di portare a casa qualche soldino. ma per quanto si desse da fare col massimo dell'impegno solo raramente riusciva a trovare uno straccio di lavoro. Un giorno gli fu proposto di sposare una ragazza che pur essendo un po troppo,per così dire stupidotta aveva il merito di portare in dote una bellissima mucca. Essendo l'animale una buona e anche l'unica fonte di sostentamento per una famiglia il ragazzo non ci pensò su due volte e sposò la ragazza. Dopo la celebrazione del matrimonio dovendo fare i conti con la mancanza di intelligenza della moglie fu costretto a occuparsi personalmente della mucca. specialmente quando si trattava di portarla al pascolo. Infatti proprio quando la mucca pascolava era piu facile che qualche furfante la portasse via se non era ben sorvegliata. Una sera al termine del solito incontro inpiazza con gli amici il ragazzo torna a casa con una grande agitazione mista a una grande allegria! Un signore benestante gli aveva proposto un paio di giorni di lavoro ben pagato. una vera manna dal cielo! Era felice, portare un po di soldi a casa avrebbe risolto molti problemi. ma ciò che lo metteva in agitazione era il fatto che il giorno dopo sarebbe stato costretto a delegare alla moglie l'incombenza dell'accompagnamento al pascolo della mucca. e la cosa non lo lasciava affatto tranquillo. Sapeva benissimo per esperienza fatta in precedenza che ogni volta che era stata chiamata a fare qualcosa la sua dolce metà aveva quasi sempre combinato dei guai a dispetto della semplicità dei compiti che le venivano affidati e della faciloneria con cui si predisponeva ad affrontarli. Ai dubbi del marito la donna ribadiva con decisione. Di cosa ti preoccupi marito mio? Ti dimostrerò che potrai essere fiero della tua cara mogliettina! Che il Signore ce la mandi buona! pensò l'uomo tra se e se in tono rassegnato. La mattina successiva nell'accingersi a recarsi al lavoro il marito le raccomandò ancora una volta di stare molto attenta e di non fidarsi di nessuno soprattutto degli sconosciuti ricevendo le più ampie rassicurazioni. Subito dopo l'uscita di casa del marito la donna scortò la mucca verso la campagna con l'atteggiamento del bambino che si sente infinitamente più grande della propria età. La giornata trascorse senza alcun intoppo. Sul far della sera quando la mucca e la sua padrona erano in procinto di rientrare a casa passa uno sconosciuto. L'uomo saluta la donna affabilmente e le chiede cosa stesse facendo. Non lo vedete? le risponde prontamente la signora con orgoglio.. Sto pascolando la mia mucca! Lo sconosciuto scoppia in una fragorosa risata con l'intenzione di prenderla un po' in giro essendosi reso conto di avere a che fare con una persona dall'ingenuità disarmante. Perché ridete? gli domanda la donna di rimando un po perplessa e un po indispettita per quella risata sarcastica. Perché l'avete sparata troppo grossa signora carissima! Se quella è una mucca io sono il Papa! Perché non è una mucca?, rincalzò la donna. L'uomo riprendendo a ridere assai più sguaiatamente di prima incalzò a sua volta, dicendoNon capisco signora come fate a scambiare un coniglio per una mucca! Siete proprio sicuro che è un coniglio?esclamò la donna sempre meno certa delle sue convinzioni. Certo che sono sicuro cara signora! Anche un neonato si accorgerebbe che state pascolando un coniglio! Se posso permettermi di darvi un consiglio. da fratello maggiore. dunque. vi raccomando di non ripetere a nessuno ciò che avete appena detto a me. Credetemi tutti vi prenderebbero in giro! Se le cose stanno così prendetevelo pure il coniglio ve lo regalo! sentenziò la donna con la bava alla bocca.- Mio marito mi sentirà come se mi sentirà appena lui ed io ci ritroveremo di fronte! senteziò ancora la donna furente di rabbia per essere stata presa in giro dal marito. L'uomo come detto non aveva avuto problemi ad intuire che la donna era parecchio ingenua. ma mai e poi mai si sarebbe aspettato che arrivasse a tanto! Considerato che la mucca era un animale di razza e ben tenuto non si fece pregaree così si impadronì della corda e si allontanò di gran cariera. La donna da parte sua correndo a piu non posso si diresse verso casa con un gran desiderio di cantargliene quattro al suo maritino che tanto aveva osato! Il marito vedendo rientrare la moglie da sola senza la mucca si è messo le mani nei capelli. C'è mancato un pelo che svenisse. Serra la porta e seguimi! le ordina. anzi.le urlaallora il marito una volta messo al corrente di come erano andate le cose. Il povero uomo si lanciò come una furia all'inseguimento dello sconosciuto sebbene disperasse non poco di riuscire a raggiungerlo. Ovviamente intendeva dire di chiudere la porta. La moglie invece aveva capito che doveva segarla la porta e per non perdere tempo alla ricerca del falegname non aveva esitato ad abbatterla con un colpo poderoso del fondoschiena. e dopo aversela caricata sulla testa cercava di raggiungere il maritoche correva avanti. Marito mio aspettami ti supplico! lo implorava disperatamente ansimando peggio del mantice più potente! Disgraziata. che hai combinato? le urlava il marito in preda alla disperazione più cupa girandosi alle spalle e vedendola arrivare con la porta in testa. Mi avevi detto di serrare la porta e di seguirti in fretta e furia ricordi? Solo che se fossi andata dal falegname avrei perso molto tempo e non sarei riuscita a raggiungerti! Ed allora da quella mogliettina efficiente e premurosa che sono ho deciso di buttarla giù con un colpo di schiena! Chi me l'ha mandata questa condanna si ripeteva tra se e se sconsolatamente l'uomo per nulla allettato dalla prospettiva del gramo tenore di vita precedente al matrimonio. Come fai o avventata d'una moglie senza cervello a non renderti conto che corriamo il rischio di vederci rubare pure quel poco di roba che abbiamo in casa? Che colpa ne ho io se non ti spieghi bene! ribadì lei con irritazione. La frittata comunque era oramai fatta. il che convinse l'uomo a non discutere oltre. L'unica cosa che tentò di fare fu esortare la moglie ad abbandonare la porta sul ciglio della strada così daessere liberi di correre più in fretta. ma non ci fu niente da fare! Non vorrei che ci rubassero anche questa! commmentò con decisione riprendendo a correre col pesante fardello sulla testa. I soldi per farcene fare una nuova chi ce li darebbe? A notte inoltrata non erano ancora riusciti a trovare la più pallida traccia dello sconosciuto malgrado avessero corso come forsennati. A quel punto venne fuori un problema più che serio. ovvero il pericolo di imbattersi in qualche banda di feroci briganti. Infatti ne circolavano parecchie in quel periodo e ritornare a casa in tempo per evitare il rischio sarebbe stato impossibile. Avevano percorso parecchia strada e non sarebbero giunti a destinazione prima dell'alba. Si trovarono subito d'accordo sul fatto che l'unico modo per sperare di riuscire a porsi in salvo era quello di rifugiarsi su un albero in attesa del giorno. I guai invecearrivarono al momento di passare all'azione!. Dobbiamo portare su anche la porta sentenziò la donna. Metti che i banditi arrivino e la scoprano e poi ce la rubino? Poi te la prendi con me! Il marito dopo aver tentato disperatamente ed inutilmente di farle capire che non era il caso di sottoporsi ad una simile sfacchinata..non ha potuto fare altro che arrampicarsi per primo lungo il tronco dell'albero trascinando la porta dall'alto mentre la moglie spingeva dal basso con la testa. Alla fine dopo tanto penare sono riusciti nell'impresa. e hanno sistemato la porta tra i rami come fosse un letto e si sono coricati beatamente. Te l'avevo detto io che la porta avrebbe potuto tornarci utile, mormorava la donna all'indirizzo del marito più soddisfatta che mai. Lo vedi che ogni tanto ne combino una giusta anch'io! E tu che non volevi credermi! Ora restava un altra impresa. ovvero quella di far stare zitta la moglie altrimenti tanti sforzi erano stati inutili. i banditi sarebbero potuti arrivare da un momento all'altro. i banditi non si fecero attendere. Di lì a poco uno squadrone di feroci briganti arrivò fermandosi proprio sotto lo stesso albero dove alloggiavano loro due. Per l'amor del cielo stai zitta e ferma bisbigliò l'uomo all'orecchio della moglie. Se ci scoprono ci ammazzano senza pietà! Non ti preoccupare marito mio! Starò come un pezzo di legno vedrai! Intanto i banditi avevano deposto per terra numerosi sacchi stracolmi di roba tante tantissime armi da fuoco e l'occorrente per la preparazione della cena. Quindi qualcuno di lorosistemò una grossa caldaia su un tripode.altri versavano dentro l'acqua.tantissima carne tagliata a pezzi e l'olio,altri ancora procuravano la legna secca. La caldaia bolliva già quando la donna bisbigliò all'orecchio del marito: Marito mio mi scappa la pipì! Resisti per pietà se non vuoi che ci ammazzino! Ce la metterò tutta marito mio! Per un po' la donna ha resistito tenendo fede alla promessa e continuando a rimanere immobile. Poi ha cominciato a girarsi e rigirarsi sempre più freneticamente. Infine ha sussurrato: Non resisto più marito mio! La devo fare! Che Dio ce la mandi buona! si è limitato a bisbigliare il marito rimanendo in trepidante attesa mentre la pestifera metà si spostava verso il bordo della porta e apriva il rubinetto. Il fiume di pipì manco a farlo a posta ha centrato in pieno l'apertura della caldaia. Mano ai mestoli! gridava entusiasticamente il capo banda ai cuochi. Il Signore ci vuole bene e ci manda giù il condimento! Per questa volta l'abbiamo scampata bella! ha mormorato l'uomo con sollievo mentre i cuochi si affannavano con i mestoli attorno alla caldaia.. Era passato qualche minuto quando la donna sussurrò Mi scappa la cacca marito mio! Che faccio? Tieni duro per pietà! Farò il possibile marito mio! Peccato che le sue buone intenzioni non durarono a lungo! Non ne posso più marito mio la devo fare! sentenziò la donna dopo essersi girata e rigirata sempre più freneticamente per un paio di minuti. Che il Signore ce la mandi buona! si è limitato a commentare l'uomo rassegnato mentre la moglie si spostava nuovamente verso il bordo della porta ed apriva il sacco espellendo un'enorme quantità di materiale e centrando ancora una volta la caldaia. Mescolate miei prodi! gridò nuovamente il capo ai cuochi col massimo dell'entusiasmo. Stanotte il Signore ci vuole veramente un gran bene e ci manda pure la manna dal cielo! Che il Signore sia lodato! ripeteva sommessamente il povero marito tutto tremante dalla paura. Signori il pranzo è servito! annunciò pomposamente in fine il brigante capo cuoco. I banditi che attendevano quell'annuncio con l'acquolina in bocca non se lo fecero ripetere e inmen che non si dica furono tutti intorno al pentolone affondando i forchettoni e divorando avidamente i pezzi di carne che il condimento e la manna del Signore avevano reso più che prelibati! Sai che ho pensato marito mio? bisbigliò allora la donna resa euforica dai successi ottenuti con i prodotti dei propri bisogni fisiologici. Non lo voglio sapere! risponde prontamente l'uomo con decisione intuendo che la moglie intendesse combinarne un'altra delle sue. Ho pensato di buttare giù la porta continuò imperterrita la donna senza tenere minimamente in conto il parere del marito.- Così i banditi si spaventeranno e scapperanno e noi potremo ritornare a casa sani e salvi! Un altro dei difetti della donna era quello di essere infinitamente più testarda di un mulo. Quando si metteva in testa di fare qualcosa non c'era verso di farle cambiare idea. La porta è volata giù ed il capo banda si è affrettato ad urlare rivolto ai propri uomini: Si salvi chi può! Il signore non ci vuole più bene e ci ha buttato il cielo addosso! Asentir cio i banditi scapparono precipitosamente chi con la testa spaccata, chi con un braccio lussato, chi con qualche costola rotta. Erano talmente spaventati che a nessuno era venuta voglia di ritornare indietro per verificare se era stato realmente il Signore a far crollare il cielo addosso a loro. Marito e moglie dopo aver atteso parecchio prima di decidersi a scendere dall'albero così da raggiungere la certezza che nessuno tra i banditi sarebbe ritornato indietro. Si può immaginare qual è stata la loro gioia nello scoprire che i sacchi erano stracolmi di monete d'oro. Allora hanno trasportato tutto a casa comprese le armi che successivamente hanno venduto e fino a quando il Signore non li ha chiamati a sé sono vissuti nell'agiatezza totale. e sopratutto, felici e contenti!.


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Riflessioni e critiche

Ho l'ansia

di Francesca Loddo

Ho l'ansia. Vi chiederete cosa sia successo, o magari no, ma intanto ne parlo che così faccio un po' di terapia spiccia e gratuita. Ho l'ansia del futuro, ma non del mio, di quello dei miei figli. Lo so, è banale, ma è così. Non ho paura per loro perché penso alle catastrofi ambientali o a che strane malattie ci potrebbero essere, non solo almeno. Ho l'ansia perché io so già che non ci potrò essere economicamente per loro. Ora, non che io sia figlia di persone ricche che ora mi pagano il mutuo di casa e per questo mi posso permettere di stare sul divano a guardarmi Temptation Island e le sue repliche. Proprio no. Lavoro e non solo, sono pure una delle tante precarie della scuola, una di quelle del "e ma cosa volete voi insegnanti? Fate tre mesi di vacanza" (Spoiler: non è vero che sono tre mesi ma molto meno e spoiler 2: io lavorerei pure in estate se ciò mi permettesse di avere il lavoro sicuro, ma di questo parleremo un'altra volta), ergo: non ho uno stipendio fisso ma navigo in un mare di 9 mesi quasi sereni e circa tre di angoscia perenne, zero stipendio e disoccupazione che arriva in modalità temporanee misteriose al genere umano, forse pure all'alieno. Però i miei genitori sono riusciti a non farmi mai mancare niente, ad avere una casa enorme di proprietà ed una vita serena, seppur con pochi vizi e sfizi. Io già tremo all'idea dell'acquisto dei libri di testo per la scuola primaria del primogenito, cosa che avverrà nel 2024 e per cui io ho già predisposto un salvadanaio apposito. Perché la vita sta diventando così cara? Ma come pago le università, i corsi di danza e calcio, le paghette settimanali, i pantaloni orribili di marca larghi e con la catena laterale (ok, quelli erano il mio sogno di adolescente, spero non il loro e chiedo umilmente scusa per aver desiderato tale oggetto di antimoda), ecc, ecc? Io non lo so ed è per questo che ho l'ansia. Ma è possibile che io non mi senta una buona madre solo perché non riesco a raggiungere le spese economiche esagerare di questa società malata? Perché poi effettivamente, per ora, i miei figli giocano più con le scatole dei giochi che con i giocattoli stessi e sarà solo poi, con il confronto con i pari, che loro chiederanno una marca piuttosto che un altra. Ma ha senso rinunciare alle esperienze insieme oggi per cercare di sopravvivere in futuro? Purtroppo non ho una risposta a questa domanda, ma ho l'ansia e forse ora l 'ho fatta venire anche a voi ma così non sono sola e allora tutti insieme possiamo andare a bere un bicchiere di birra, di quella buona però, crepi l'avarizia!!


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Il sogno spezzato

di Francesca Modena

“Cosa vuoi fare da grande?” è la tipica domanda che da adolescente ti senti ripetere da familiari ed amici. In realtà tra le tante esenzioni di una persona non vedente come me c’è appunto quella delle domande del cavolo! Ora, a pensarci bene, non è tanto la domanda in sé che mi infastidisce, ma il modo in cui ti viene posta: secondo la mentalità della società, una persona non vedente, concluso il periodo scolastico, e perché no, magari anche quello universitario, non può fare altro che svolgere la professione di centralinista o quella di masso-fisioterapista. Ma io volevo insegnare! Desideravo ardentemente insegnare! Volevo essere per ragazzi adolescenti ciò che i miei professori sono stati per me! In realtà non mi accontentavo di imprimere nelle menti di ragazzini assonnati concetti quali il verbo essere in lingua inglese, ma volevo essere una sorta di guida o di punto di riferimento per loro: così dopo la laurea il sogno si concretizzò. Tuttavia compilare le domande di inserimento nelle graduatorie che ti permettono di intrapprendere il cammino dell’insegnamento, si rivelarono talmente ostiche da portarmi a desistere quasi subito. Un anno dopo, decisi di mettere in un cassetto la mia laurea e di iscrivermi nuovamente all’università: avevo scelto giurisprudenza! Volevo cambiare il mondo! Volevo renderlo migliore! Tuttavia, se sino ad allora, ero concentrata su un unico obbiettivo, man mano che intrapprendevo il cammino universitario, la mia mente partoriva idee nuove e differenti: un giorno desideravo divenire avvocato, quello successivo volevo fare il magistrato, l’altro ancora il mediatore civile. Nonostante l’interesse che nutrivo e nutro tuttora per queste idee, nessuna rappresenta ciò che allora rappresentava per me l’insegnamento: sapevo di voler continuare il mio percorso giuridico, ma avevo idee che pur piacendomi, non ero sicura di amare come a mio avviso si dovrebbe amare il proprio lavoro. In realtà ciò che cercavo non rappresentava che un piano B, un piano di riserva: se non potevo trovare qualcosa che amavo, potevo accontentarmi di un lavoro che mi piaceva. Sentendo però i racconti di laureati in giurisprudenza che hanno intrappreso tali percorsi, non ne usciva certo un ritratto lusinghiero. Così mi capitava spesso di domandarmi se vale la pena studiare un’infinità di volumi per qualcosa che non si ama. Voi non ci crederete, ma il mio nuovo sogno o meglio i miei nuovi sogni si materializzarono proprio con l’arrivo del virus. Stanca di vivere una vita ritirata, avevo deciso di seguire due corsi rispettivamente di criminologia e di scrittura. Con la riapertura delle gabbie, ho iniziato a trasformare tali sogni in realtà: siccome desidero fortemente occuparmi di violenza domestica, trascorro il mio tempo libero cercando centri antiviolenza per svolgere attività di volontariato. Altra difficoltà! Mi hanno spiegato infatti che in tali centri non costituiscono che volontariato senza offrire un tipo di impiego remunerativo e al fine di inserirsi in quel campo, occorre frequentare corsi di formazione, ma soprattutto occorre conseguire l’abilitazione da avvocato o da psicologo ecc. Insomma: anche una volta concluso il mio percorso universitario, questi non avrebbe certo costituito un punto d’arrivo, ma un punto di partenza. Nonostante questo non mi spaventi, mi rendo conto che non si può vivere di volontariato: così ho cercato e trovato aiuto nella scrittura. Da un anno, scrivo racconti partecipando a concorsi letterari! Scrivo per me! Scrivo con il cuore! Scrivo per farmi conoscere! Ogni piccola vittoria rappresenta un passo verso la realizzazione di qualcosa di meraviglioso: pubblicare un libro tutto mio! Questi due sogni vivono parallelamente: non si incontrano e non si conoscono, ma abitano dentro di me come due gocce di pioggia pronte a bagnarmi l’anima. So di aver bisogno di entrambi: mi servono per vivere! Mi rendo conto di aver scelto due strade irte e ripide, ma credo di aver affrontato la più grande delle difficoltà: non riuscire a sognare. Ora, la strada da percorrere mi sembra meno scoscesa: continuo a camminare guardando dritto davanti a me sperando di poter smentire un giorno l’ottusa mentalità di una società così abile a chiudere le porte ai meno fortunati e così incapace di aprirle.


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Signora noia

di Francesca Loddo

C’era una volta la noia. Forse le storie non iniziano proprio così ma ormai la noia, anzi diamole importanza, la Signora Noia, è sparita. Ho provato a cercarla a lungo ma nulla. Ho contattato noti programmi televisivi, usato le mie conoscenze per attivare le ricerche con i cani molecolari o almeno con gli elicotteri delle forze dell’ordine. Nulla. Al che mi sono arresa, forse. Sono una mamma, una di quelle moderne ma non troppo, che non cede al lasciare il telefono in mano ai propri figli ma che tentenna un secondo davanti a qualche strano giocattolino, per poi comprarlo. Se no si annoiano! Quindi facciamo un paio di conti: ho due figli, 70 metri quadri di casa, ciò che sembra un giardino, un terrazzino che si credeva spazioso prima di essere ricoperto di giocattoli, un qualcosa tipo 300 giochi tra oggettini in miniatura, robot, dinosauri a grandezza umana (e non dinosaura, anche se non si dice così ma mi faceva ridere), bambole con i capelli sopra e calve sotto, cucine, camion dei pompieri che “Chicago Fire” spostati. Il giardino dicevo…ciò che si intravede sotto forse, perché sopra ci sono: un tappeto elastico, uno scivolo, un trattore, ed è finito lo spazio. Ovviamente c’è la televisione e io ormai mi confondo come faceva mia nonna e chiamo mia figlia Masha e mio figlio Bing. Ecco, dopo questo preambolo voi capirete perché cerco la Noia. Quanto era bella la noia nei pomeriggi d’estate? Quando ero piccola io, anni ’90, praticamente una manciata di anni fa (si, non mi correggete), i pomeriggi d’estate erano roventi, con le strade che non avevano l’asfalto ma una poltiglia di catrame, ghiaia non frantumata che si infilava nelle ginocchia sanguinanti, polvere e chissà che altro. Le aiuole non erano ordinate o inesistenti come oggi ma piene di alberi da frutto, nel mio caso prugne e amarene, da mangiare bollenti. Si sentiva il frinire dei grilli, un po' deboluccio perché avevano caldo anche loro, e la via di casa mia era avvolta da uno strano alone, tipo quello che si vede nelle immagini del deserto. Eppure noi, alle due del pomeriggio, eravamo li a giocare a pallone o a nascondino. Che poi, dico io, un rubamazzetto all’ombra no? La nostra pelle era sempre marrone scura, un po' cotta dal sole, un po' sporca di terra e polvere. Stavamo lì ore, fino a che una delle mamme urlava dalla finestra e allora iniziava il coro delle mamme urlanti. Dopo cena si ricominciava a giocare e così ogni giorno, tutti i giorni. Certo, c’erano tantissimi momenti di noia e che bella era! Ricordo la me lagnante chiedere a mia madre: “Mamma, mi annoio, ti prego dimmi cosa fare”. Le alternative non erano poi tante: se non si poteva uscire fuori a giocare allora si disegnava, si usavano le classiche costruzioni, le bambole (poche e brutte), o semplicemente i soliti giochi ormai avevano stufato e così ci si doveva ingegnare. Erano quelli i momenti in cui usciva fuori la creatività più pura, le idee più divertenti. Uno psicologo statunitense, Joy Paul Guilford, definì la creatività come “la capacità di produrre elementi ideativi in elevato numero e in modo variato”. È morto nel 1987 altrimenti avrei fatto carte false per chiedere a lui cos’è la noia. Io non sono una studiosa, ma per me la noia porta alla ricerca di qualcosa, invita ad attivarsi, mette in modo il pensiero creativo. Chissà se i quadri più belli o le canzoni che ancora cantiamo sono nate in un pomeriggio assolato d’estate, con la noia che invitava a fare qualcosa. Allora ai miei figli, a tutti i figli, io auguro con tutto il mio amore non di morire ma di vivere di noia


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Parliamo di educazione. Presentazione.

di Andrea Giachi

Salve lettori e lettrici di Giovani del 2000! Mi chiamo Andrea Giachi e a partire da questo numero invierò alcuni miei scritti riguardanti l'educazione in particolare dei bambini. Ho iniziato a scrivere di educazione circa tre anni fa. Sui social. In particolare, su Instagram. Me lo ricordo ancora lo sguardo attonito di tanti miei amici e colleghi quando ho intrapreso questa strada! “Ma scusa, cosa cavolo ti sei messo a fare?” “Parlo di educazione. Sui social” “Ma su Instagram? Non ci sono solo i ragazzini?” “Ci sono anch’io.” Devo ammettere che l’inizio è stato alquanto imbarazzante, mi sentivo fuori luogo, non riuscivo a capire bene come interagire e muovermi, ma poi ho pensato che in fondo avrei dovuto solo essere me stesso e comportarmi come facevo di solito: aiutare e rispondere ai dubbi dei genitori! “Ma scusa, a che titolo rispondi?” Mi chiedevano. “Non preoccupatevi, lo dico sempre che non sono uno psicologo, un pediatra o un professorone dell’'università. Il mio titolo è l’esperienza! Ho lavorato in passato nella scuola dell’infanzia, poi primaria, e attualmente alle medie. Ho fatto un sacco di volontariato e progetti e, se proprio non so rispondere, chiedo a qualche esperto”. Ed è così che mi sono ritrovato ad essere seguito da circa sessantamila persone. Certo, niente in confronto a Chiara Ferragni! Ma pur non essere un “figaccione” da paura e pur parlando tutto il tempo di educazione, direi che ho raggiunto un discreto risultato! Ma andiamo al sodo, di che cosa parleremo su queste pagine? Di un po di miei post. Ne ho scritti quasi mille molti dei quali raccolti in un libro in precedenza presentato anche su queste pagine e intitolato "Dimmi come sopravvivere a mio figlio" Li ho rivisti, corretti e divisi per categoria. Ho lasciato che alcuni concetti basilari fossero ripetuti diverse volte, sia per non stravolgere totalmente la natura dei post originali, sia per facilitarne l’acquisizione, proprio grazie alla ripetizione. Una sorta di lavaggio del cervello! In breve vorrei cercare di aiutare chi educa a venirne fuori e, più che altro, a vedere nel proprio essere “genitore” non solo un “sacrificio” ma un’opportunità incredibile per migliorarsi e continuare a crescere! Prima di mandare i miei scritti vorrei esprimere dei concetti pratici su come crescere il vostro bambino, vorrei partire da tre suggerimenvi generici, che forse possono farvi capire quanto, per educare vostro figlio, sia fondamentale avere il coraggio di diventare una guida, di sostenere e facilitare le sue scelte e di sforzarsi di parlare attraverso la sua lingua, i cui aspetti fondamentali sono empatia e gioco.


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L’EDUCAZIONE? NON È DEMOCRATICA!

di Andrea Giachi

L’educazione non è democratica, sennò non sarebbe educazione. Da qui dobbiamo partire per gettare le basi dell’avventura educativa. In che senso? Semplicemente perché se educhi, per forza di cose, quello che dici o decidi, non può valere (sempre) tanto quanto quello che dice o decide il tuo bambino. Attenzione: con questo voglio dire che non potrà mai dire la sua? Che non sia giusto renderlo protagonista? Ascoltarlo? No. Semplicemente che alla fin fine, nei momenti clou, sarai tu che dovrai “sporcarti le mani”, decidere i limiti e le regole, in quanto sei tu “educatore”. Ovviamente, non sempre. Ma (specialmente) se c’è qualcosa di rischioso e diseducativo sì! In quel caso non devi solo avere il diritto/dovere di dire la tua, ma dovrai avere l'ultima parola! E tutto questo non perché tu sia cattivo ma semplicemente perché solo tu, come “adulto” ed “educatore” potrai avere una visione più ampia dei fatti. Ma voglio farti qualche esempio per capire meglio questo concetto. Sei in macchina con i tuoi due figli e nessuno dei due vuole mettersi la cintura, che fai?  Non gliele metti? Sicuramente insisti e imponi il rispetto della regola.  Oppure... i tuoi figli vogliono giocare con il pallone in mezzo alla strada, non glielo vieti? Certo che sì.  Eppure, se la matematica non è un’opinione, sarebbero 2 contro 1! Sì, se fosse democrazia... ma non lo è affatto! E per questo sei cattivo? No, educhi. È ovvio che chi educa, se è bravo e intelligente, deve essere anche un monarca responsabile. Un monarca che però, anche se ha lo scettro del potere, non vorrà (se cerca il bene di suo figlio) tenerselo sempre con sé.  Anzi, non vedrà l'ora di cederlo (anche se, ahimè, a volte con un po' di timore e di malinconia) Ma lo farà solo quando il suo bambino diventerà un uomo e a sua volta in grado di essere un sovrano "responsabile" (o quasi) di se stesso e degli altri.


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Corsi e ricorsi storici: la pestilenza del 1348

di Vito Coviello

Era arrivata dal nord e probabilmente dai territori germanici e virulenta e mortale si era diffusa rapidamente a macchia d'olio, morivano in tanti, da non poter avere degna sepoltura o messa di commiato.si veniva raccolti da carri ed ammassati gli uni sugli altri, si veniva scaricati in grandi fosse comuni, insieme a calce viva che veniva versata su ogni strato di cadaveri.le case che avevano avuto un morto in famiglia venivano sigillate in quarantena, con assi di legno inchiodate alla porta e alle finestre, imprigionandovi cosi tutti gli abitanti della casa. Si immaginava vi fossero degli untori, si immaginava che arrivasse dall'aria o che alcuni cibi come il pesce  ne portassero la trasmissione , ma i piu credettero ad una punizione divina conseguente alla immoralita del tempo.la gente per espiare e chiedere a dio la propria salvezza, si ammassava nei luoghi di culto aumentando così il contagio e la mortalità all'infinito. Gli inglesi, avevano creduto di essere protetti dal mare che circondava la loro isola, ma il morbo attraversó l'inutile baluardo della Manica e fece grandissima strage degli abitanti dell'isola. Per tutta l'Europa si aggirava la morte nera con la sua falce assetata del sangue degli indifesi uomini al di la del censo e mai sazia.ad Avignone credevano erroneamente di essere, in quanto rappresentanti di Dio in terra, protetti dalla croce di Cristo, ma la signora dalla falce munita falcidiò in gran numero la vita di preti, suore, monaci che lo stesso Papa ne ebbe gran timore. Ma nonostante la morte braccasse la di lui vita,  il Papa di Avignone si salvò grazie alla prescrizione del suo medico, che gli aveva imposto di indossare sul volto una maschera a forma di becco di uccello, al cui interno vi erano mandragora e altre spezie e erbe officinali, atte a purificare e disinfettare l'aria da lui respirata. Il Papa di Avignone si salvò grazie al suo medico, ma il medico che era riuscito a salvarlo non riuscì a salvare se stesso e ne morì tra mille sofferenze dimenticato e mai piu ricordato, come a tuttoggi molti hanno dimenticato tutti i medici e tutti quelli che sono morti per covid per aiutare e cercare di guarire e salvare tutti dalla ultima pandemia. L'uomo dal paleolitico ad oggi non è mai cambiato nei suoi comportamenti di base, irrazionali, e dovuti alla paura di quello che non conosce o di cui non ha memoria storica ed è per questo portato a ripetere gli stessi comportamenti, in tutti i tempi, passati, presenti e futuri. Purtroppo... ....


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Tempo libero

Per sorridere un pò

di Giuseppe Lurgio

* Un uomo ubriaco che puzzava di birra si sedette su una panchina della metropolitana accanto a un prete. L'uomo aveva la cravatta macchiata, il suo viso era sporco di rossetto e una mezza bottiglia di gin sporgeva da una tasca strappata della giacca. Aprì il giornale e cominciò a leggere. Dopo qualche minuto l'uomo si rivolse al sacerdote e gli chiese: "padre, lei sa cosa provoca l'artrite?" Il sacerdote rispose: Figlio mio, è causata da una vita dissoluta, spendere senza riguardo, frequentare donne malvage, bere troppo alcool, disprezzare il prossimo, dormire in giro con prostitute e infine non lavarsi e puzzare. L'ubriaco rispose fra se e se, "Bene, sarà dannato" e tornò al suo giornale. Il sacerdote, pensando a quello che aveva detto, diede una gomitata all'uomo e si scusò. "Mi dispiace molto. Non volevo ferirti così tanto. Da quanto tempo hai l'artrite?" L'ubriaco rispose: "Io non ce l'ho padre. Stavo leggendo qui che il Papa ce l'ha." * Un miliardario sessantenne entra al bar con la sua nuova mogliettina, una venticinquenne procace e minigonnata, un amico lo chiama in disparte e gli chiede: "Mi spieghi come cavolo hai fatto a sposare una ragazza così giovane?" "Le ho mentito sull'età" "Cioè? Invece di dirle che hai 60 anni le hai detto che ne hai 45?". "No, invece di dirle che ho 60 anni le ho detto che ne ho 90!" * Davanti ad una tomba un tale singhiozza: - Non dovevi morire, non dovevi morire, perchè sei morto... Un passante, commosso, lo vede e domanda: - Era vostro padre... vostra madre... E il tale: - No, era il primo marito di mia moglie! * Un vecchietto di oltre novant'anni viene presentato al congresso della Lega Alcolisti Anonimi, e gli viene chiesto: - Lei ha mai bevuto? - Mai toccato un goccio d'alcool in vita mia! - Risponde il vechietto. - Ecco spiegata la sua longevità! - Esclama il segretario della Lega Alcolisti Anonimi. - E ci dica - gli domanda ancora il segretario - come va la salute? - Va benissimo! - E la vita? Le sue giornate sono tranquille e felici? - Tranquille proprio non direi - fa il vecchietto - perchè ogni notte ritorna a casa mio padre ciucco come una spugna, e mi sveglia sempre con il baccano che combina!!! * Amore...mi vorrei fare montare una palestra in questa casa Amore...tu non devi far montare una palestra..ma devi solo far smontare la cucina * Un uomo sposato passa l'intero pomeriggio a far l'amore con la giovane e bella segretaria. Arrivato a casa, l'uomo si rende conto d'essere molto in ritardo. Così si ferma in giardino e si aggira per un poco tra le aiuole fiorite, poi entra in casa e affronta tranquillamente la moglie. Moglie: " E' questa l'ora di tornare a casa? Si può sapere dove sei stato?" Marito: "Cara, ti dirò la pura veritâ ho passato il pomeriggio in ufficio a far l'amore con la mia segretaria." .... Moglie: "Vorresti farmi credere che quella bella e giovane ragazza, è venuta a letto con un ometto attempato e insipido come te? Marito: "Questa è la pura verità." Moglie: "Sei un bugiardo, appena sei entrato ho notato che avevi le scarpe sporche d'erba e terra, confessa che invece di andare al lavoro sei stato a giocare a golf. Marito: "Amore hai ragione, come al solito mi hai scoperto." Moglie: " Ormai ti conosco bene, tu le bugie non le sai proprio raccontare." * A proposito di Doping: la moglie di un ciclista torna dall'orto con un pomodoro di due chili nel cestino: "Tesoro, sarebbe ora che smettessi di fare i tuoi bisognini nel nostro orto! * Un vicino si reca a casa di un amico taccagno e lo trova intento a togliere la carta da parati dai muri: "Accidenti! Finalmente diamo una rinfrescatina alla stanza". "No, trasloco!". * Cartello su un negozio: "La macelleria resta chiusa per i Santi, ma sarà aperta per i morti". * Un paziente è ricoverato dopo un incidente ed è visitato da due chirurghi amici da tanti e tanti anni. Il primo dice: "Bisogna amputare la gamba destra". Il secondo invece dice: "No, bisogna amputare tutte e due le gambe!". E il primo: "No! Bisogna amputare solo la gamba destra". E il secondo: "No, tutte e due". Il primo: "Ma ti dico che bisogna amputare solo la gamba destra". E il secondo: "E io ti dico: tutte e due". Allora il primo: "Beh, va bene! Amputiamo pure tutte e due le gambe! Non vorremmo rovinare un'amicizia che dura una vita per cosÏ poco?". * Paolo si rivolge a un bambino più piccolo: "Hai buoni denti?". "Purtroppo no...". "Perfetto. Allora tienimi il croccante mentre faccio questa partita a pallone!". * Un ragazzo dice al suo migliore amico: "Con ieri sera fanno due volte che al ritorno dal lavoro trovo mia moglie tra le braccia di un altro. Non so più cosa fare... hai qualche idea?". E l'amico: "Hai provato a fare delle ore di straordinario?". * Sole cocente. Vento caldo che secca la gola. Un cowboy cavalca tutto solo nel deserto, ha sete, molta sete. Finalmente un paese all'orizzonte e, naturalmente, un saloon. Arriva di fronte al saloon lega il cavallo ed entra. Va al bancone ordina da bere, beve. Dopo un altro paio di belle bevute decide di rimettersi in viaggio esce ma il cavallo non c'è più gli è stato rubato. Rientra nel saloon, si mette davanti alla porta a gambe divaricate e la mano sul calcio della pistola e, lentamente, con voce profonda e tagliente dice: "Se non mi ridate il cavallo faccio quello che ha fatto mio nonno!". Poi si avvicina al barista, sbatte la pistola sul banco e guardandolo fisso negli occhi gli ordina da bere. Brusio di sottofondo, sudori freddi, scambi di occhiate impaurite tra i presenti. Alla fine decidono di ridargli il cavallo. Il cowboy finisce di bere, esce e sale sul cavallo ritrovato. Un vecchietto si avvicina: "SCUSA, MA COSA HA FATTO TUO NONNO?". E il cow boy: "MIO NONNO? è ANDATO VIA A PIEDI!".


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Libri

VI PRESENTO I MIEI AMORI... IN VERSI.

di Cristina Della Bianca

Il 7 febbraio 2023, è uscita la mia prima silloge poetica, dal titolo "I miei amori di-versi in... versi", edita da Virginio Cremona, nella collana Poetica Nova. La raccolta, disponibile al prezzo consigliato di 12 €, comprende 88 componimenti il cui "fil rouge", come facilmente si evince, è l'amore, declinato nelle sue molteplici forme. Per chi ama la poesia, o fosse semplicemente incuriosito, il formato cartaceo si può prenotare presso tutte le librerie italiane. Inoltre, è possibile reperirlo su Amazon nonché sulle principali piattaforme digitali (quali Mondadori, Ibs, Libreria Universitaria); o ancora scrivendo una mail a ordini@edizionicremona.com, sia per il cartaceo che per i formati elettronici accessibili (pdf o txt). Sempre su Amazon, dal 1 marzo è scaricabile anche il formato Kindle, al costo di 5.90 €, presente anche all'interno del catalogo Kindle Unlimited. Il 4 aprile, poi, è uscita anche la versione audio, con la lettura della bravissima speaker Mariadele Cinquegrani e le splendide musiche del pianista e compositore Carlo Corazza, scaricabile dal catalogo del Centro Nazionale del Libro Parlato. Infine, a breve il libro si potrà trovare anche in Braille, presso la Biblioteca Italiana per Ciechi "Regina Margherita" di Monza. Di seguito, alcuni link utili per l'acquisto: Amazon - https://www.amazon.it/I-miei-amori-versi-versi/dp/B0BV1Y1153/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=8I8ZIV1CAM4U&keywords=i+miei+amori+di.versi+in...+versi&qid=1676453436&sprefix=i+miei+amori+di.versi+in...+versi%2Caps%2C116&sr=8-1 Mondadori - https://www.mondadoristore.it/miei-amori-di-versi-versi-Cristina-Della-Bianca/eai979128001062/ Ibs - https://www.ibs.it/miei-amori-di-versi-in-libro-cristina-della-bianca/e/9791280010629 Libreria Universitaria - https://www.libreriauniversitaria.it/miei-amori-versi-versi-bianca/libro/9791280010629 *** SINOSSI L'Autrice, con grande sensibilità si sofferma di volta in volta sull'essenza, l'ontologia e l'entità dell'amore declinandolo nelle sue molteplici e diversificate forme. Ed ecco dunque l'amore sensuale, quello nostalgico, quello sperato e agognato, quello ricordato, quello sognato, quello immaginato, infine quello vissuto, ma sempre inesorabilmente e maledettamente sfuggente. La sua poesia è a tratti crepuscolare, a volte pervasa da sottile, delicato e disperato romanticismo, in cui il sentimento è ora amore assoluto, condiviso, pieno, appagato, ora assenza, mancanza, desiderio straziante di ricongiungersi all'altro da sé per fondersi in un'unica entità. Cristina Della Bianca nasce nel 1971 in provincia di Pordenone. Fin da bambina, coltiva la passione per la poesia, che si rivela fin da subito il porto sicuro in cui rifugiarsi nei momenti difficili. Dopo la maturità classica, si iscrive alla facoltà di psicologia, ma alterne vicende la conducono a intraprendere strade diverse. Da sempre molto legata alle tradizioni della sua terra, ama i thriller, la musica strumentale, la cucina esotica, i sabati al cinema e l'Inter, di cui è tifosissima. Attualmente vive in una piccola località nei pressi di Portogruaro insieme alla famiglia e a quattro dolcissimi canarini. *** PREFAZIONE I miei amori diversi... in versi, questo è il titolo della prima silloge, la pregevole, imperdibile raccolta di poesie di Cristina Della Bianca, che, dopo tanto lavoro da parte dell'autrice, e insistenza da parte di molti, finalmente vede la luce. Conosco Cristina da circa trent'anni, nel corso dei quali abbiamo condiviso gioie, soddisfazioni, delusioni, dolori, sensazioni ed emozioni. Ci siamo incontrate poiché entrambe, amando scrivere, abbiamo frequentato il medesimo corso di giornalismo. Ciò che immediatamente mi colpì di Cristina fu proprio la sua non comune capacità di fissare su carta accadimenti, emozioni, sensazioni. La sua da sempre è stata una scrittura fluida, colma dei sentimenti più diversi, quasi indescrivibili, una scrittura ed uno stile che, indubbiamente, vanno dritti al cuore. Di Cristina, negli anni, ho avuto l'opportunità di visionare articoli, racconti, gli scritti più intimi, ma ciò che mi ha favorevolmente impressionata sono state proprio le sue poesie, che mi ha consentito di leggere solo più tardi, quasi volesse serbare solo per sé, in una sorta di scrigno non saprei dire se più magico o segreto, questi veri e propri tesori: versi intensi, pregni della Bellezza interiore, della personalità e del vissuto della loro autrice, scritti con ricercatezza di linguaggio e pieni della sua passione per la cultura umanistica e classica in particolare. Ed ecco che, dopo tanti dubbi, incertezze, vinta ogni esitazione, Cristina propone a noi tutti ben ottantotto componimenti in versi, ottantotto perle che non potranno che arricchire, illuminare e trasformare la nostra giornata in qualcosa di assolutamente magico, oltre che addolcire e rendere serena la notte. Il bello di un libro di poesie è che lo si può leggere come si preferisce: seguendo l'ordine che l'autore ha dato ai propri componimenti, ma è possibile anche lasciarsi guidare dall'ispirazione, oppure dal titolo di ciascuna singola poesia. I miei amori diversi... in versi è un volume che tutti dovremmo avere sul comodino, accanto a noi, per leggerlo e rileggerlo, giorno dopo giorno, godendo di versi che non possono che coinvolgerci, farci sognare, viaggiare con la fantasia e condurci in luoghi quasi fatati. È un libro che fa star bene, che dà speranza, che fa riflettere, che dona felicità, ma che induce anche a versare qualche lacrima, o a chiudersi in momenti di nostalgia e malinconia, per rinascere subito dopo a nuova vita. La peculiarità della poetica di Cristina è data dal carattere evocativo e sensoriale dei suoi versi: l'autrice ci trasporta in mondi incantati, in cui la natura è regina e completa attimi, ore, momenti, carichi di tensione erotica; Cristina ci inebria con odori, essenze, profumi, spezie, sapori, percezioni legate al tatto, che impreziosiscono paesaggi onirici, di favola: "E affiderò al vento pensieri di crinoline e macramè, immaginando di librarmi sulle ali di un colibrì, solo per poterti raggiungere. Passeggiandoti dentro sui miei tacchi a spillo, porterò poesia nelle tue stanze buie, pochi versi scritti per te, silenziosi miracoli di lucciole." {da Al mio amore che non c'è) La sua poesia è a tratti crepuscolare, a volte pervasa da sottile, delicato e disperato romanticismo, in cui il sentimento è ora amore assoluto, condiviso, pieno, appagato, ora assenza, mancanza, desiderio straziante di ricongiungersi all'altro da sé per fondersi in un unicum. E l'autrice, con grande sensibilità, grazia ed uno stile finanche aulico, si sofferma di volta in volta sull'essenza, l'ontologia e l'entità dell'amore declinandolo nelle sue molteplici e diversificate forme. Ed ecco dunque l'amore sensuale, quello nostalgico, quello sperato e agognato, quello ricordato, quello sognato, quello immaginato, infine quello vissuto, ma sempre inesorabilmente e maledettamente sfuggente: "Ma com'è difficile a volte scriverti, quando l'anima vaga sola nel buio, e anela a perdersi, come vorrei allora che fossi tu a scrivere, che per una volta fossi tu a dire ti amo...". {da Quando ti dirò che ti amo) Ed ecco alternarsi la felicità, attimi di pienezza, dovuti alla gioia del dividere e condividere, in cui regna la natura in tutto il suo splendore, insieme alle differenti forme d'arte, ad atmosfere ovattate e oniriche, spesso nostalgiche e soffuse di malinconia, nelle quali il mare, ora culla ora meraviglioso sfondo o cornice amatissima, gioca sempre un ruolo fondamentale, così come le stagioni, la notte, i paesaggi lunari, le stelle, l'alba, il cielo, le nubi e la neve: "sei nelle tracce che hai lasciato nella neve per tornare da me... Sei nell'immensa culla del mare dove vorrei addormentarmi, nei suoi lievi tremolii d'estasi. Nelle storie immortalate da una pellicola ormai datata, nelle loro stravaganti coincidenze. Nella centrifuga impazzita dei sentimenti, nella dolce persuasione di averti vicino. Nelle fantastiche finzioni di un'estate che scalpita, nel fascino amico di una foto." {da "Solfeggi d'amore") Grazie a questo libro, conoscerete il sentire di una donna appassionata, intelligente, generosa, che con eleganza ha saputo e sa esternare sentimenti, pulsioni, emozioni, senza veli, senza infingimenti, finendo per catturare e coinvolgere il lettore in un vortice infinito, dando vita talora a prose poetiche, a piccoli e preziosi racconti in versi, a volte persino a bozzetti, o a veri e propri dipinti fatti di stupefacenti parole. Prima di lasciarvi ai morbidi e avvolgenti versi di Cristina, un consiglio: leggete questi scritti con il cuore aperto all'amore e con un sottofondo musicale appropriato. L'autrice consiglia le composizioni del Maestro Carlo Corazza che, per genialità ed originalità, ben si abbinano alle ottantotto perle delle quali Cristina ha voluto fare omaggio a quanti leggeranno questa raccolta. Buon viaggio, benvenuti in un mondo fatto di palpiti, sensazioni e forti emozioni che non potrete dimenticare. Luisa Bartolucci Roma, 23 gennaio 2023 *** UN ESTRATTO QUESTO STRANO AGOSTO Ma com'è dolce la sera, stasera, mentre il tuo ricordo mi agita le lenzuola, com'è dolce, così sospesa, nell'eco di versi che non ti ho mai dedicato, tra gli umori setosi della brezza e gli assalti dell'afa estiva... Sì, in questo strano agosto, ho necessità di pensarti, di ospitarti ancora nei miei sogni, di farti riposare su di me, di ricoprirti di aromi d'altri tempi, tra il vocabolario della carne e l'incipit di un racconto. In questo strano agosto, c'è una terrazza sul mare per fare l'amore, c'è l'odore della menta e dei fiori di campo, e certi silenzi appesi alle parole. In questo strano agosto, ti accolgo dentro un bacio, dentro un notturno soltanto mio, e raccolgo piccole perle di luce, per farne bracciali di stelle. Perché so che ti riconoscerei anche solo da una nota. Perché sai che mi riconosceresti anche solo da un verso. Perché, nel bel mezzo di questo strano agosto, il nostro amore mi ha svelato qualcosa di te, ti ha svelato qualcosa di me. Un amore che da sempre veleggia, paziente, sul filo impalpabile della poesia, di quelli che sanno entrarti nella pelle, e colorarti gli addii, che sanno regalare magiche intuizioni, sulla soglia delle labbra, e diventare ascensore per il cielo, nel lievitare quieto dell'aurora ormai imminente... *** LA PAROLA ALL'AUTRICE 1. - Cristina, come e quando nasce la passione per la scrittura, per la poesia in particolare, che più volte hai definito un porto sicuro? Fin da bambina ho sempre avvertito il bisogno, a volte persino l'urgenza, di mettere su carta fatti, pensieri, emozioni, insomma gli aspetti più disparati del mio vissuto. Per molto tempo, in particolare durante gli anni della scuola, ho tenuto un diario al quale ho affidato senza filtri tutti i sogni, le speranze, i desideri... e i primi versi. All'inizio, semplicemente amavo ricopiare quelle poesie che magari, per qualche ragione, mi avevano colpita. Poi pian piano, quasi per gioco, hanno cominciato a nascere dalla mia penna versi sparsi, che per anni sono rimasti rigorosamente chiusi in un cassetto. Fino a quando, in un momento particolarmente delicato della mia vita, ho sentito che era giunto il tempo di riprendere confidenza con quelle parole, di riconciliarmi con quella parte di me che, in fondo, non avevo mai accantonato completamente... ed eccomi qua. 2. - Nei tuoi scritti prevalgono paesaggi lunari, notturni, in cui la natura è spesso preponderante... Che rapporto hai tu con la natura? Devo dire che il mondo della natura per me rappresenta da sempre una fonte imprescindibile di ispirazione, e non solo. Quando sono davanti al mare, come per magia i cattivi pensieri svaniscono, la malinconia si dissolve, la musica rassicurante delle onde mi culla e mi avvolge completamente. Quando mi immergo nel verde di un bosco, come per incanto mi sento ritemprata, rigenerata, mi pongo in ascolto del mio io. Le atmosfere ovattate della notte, poi, esercitano su di me un fascino particolare, tanto che è proprio nel silenzio amico delle ore notturne che nasce la maggior parte dei miei versi. 3. - Che ruoloágiocano nei tuoi versi i sensi? Ritengo il ruolo dei sensi fondamentale, non a caso coloro che hanno avuto modo di visionare i miei scritti parlano spesso di poesia sensoriale, evocativa. Mi piace pensare che chi legge o ascolta una mia poesia si senta trasportato in una realtà altra, dentro paesaggi incantati, in mondi sconosciuti e segreti. E che, soltanto lasciandosi sedurre dalla magia delle parole, riesca letteralmente a percepire il profumo di una sera d'estate, il sapore di una torta appena sfornata, la carezza di un fiocco di neve sul viso, così come li ho percepiti io stessa scrivendone. 4. - E' possibile definire la tua poetica fortemente onirica? Sì, penso si possa dire senz'altro così, la componente onirica è molto importante nelle mie poesie. Ritengo infatti che, tanto nella scrittura quanto nella vita, rifugiarsi nella fantasia non sia sempre sinonimo di evasione, non significhi necessariamente fuga dalla realtà. Poiché è proprio grazie ai sogni che si possono abbattere le barriere, i preconcetti, le imposizioni dettate dalla ragione. Poiché la poesia si nutre di libertà, di fantasia, di spazi aperti, di salti temporali, di mondi immaginari, di accostamenti azzardati, è sogno che si fa via via vita vera. E che cos'è in fondo quel sentimento ineffabile del quale amo cospargere i miei versi, se non il più reale dei sogni possibili? 5. - Nei tuoi componimenti poetici l'amore è declinato in molteplici forme. Quale tra esse ti è più congeniale? Quella che sento più consona al mio vissuto è senza dubbio la componente nostalgica, quella legata ai ricordi. I ricordi da cui, quasi sempre, non si può o non si vuole fuggire. I ricordi che, molto spesso, costituiscono la sola via di fuga quando la realtà si fa insostenibile. 6. - C'è un aspetto delle 88 poesie, contenute in questa raccolta, sul quale ti piacerebbe che il lettore si soffermasse e/o riflettesse? Penso in particolare alla magia insita nelle parole, soprattutto in certe parole. Delle parole ci si può innamorare, con le parole è bello giocare, sceglierle con cura, per poi ascoltarne l'eco, gustarle, percepirne l'aroma, sentirle sulla pelle, saggiarne la consistenza, immaginarne i colori e le sfumature. Perché le parole hanno un'anima, che solo la poesia sa restituire. E mi auguro che anche i miei versi, almeno in piccola parte, riescano a farlo. *** IL SIMPOSIO DEI LETTORI: RECENSIONE: CRISTINA DELLA BIANCA - I MIEI AMORI DI-VERSI, IN VERSI ConoscoáCristina della Biancaáda tempo, anche se solo virtualmente. Tramite i social ho avuto modo di apprezzare varie volte la sua sensibilità umana, artistica, poetica quindi ero lieta e curiosa per l'uscita di questo suo primo libro. Le aspettative. però, sono state ampiamente superate. Ringrazio Cristina per averci donato i suoi splendidi versi,áAngela Bruniáe la sua casa editrice per averli pubblicati eáLuisa BartolucciáPer aver curato la pregevole prefazione, aver insistito tanto con l'autrice perché pubblicasse e, non da ultimo, per avermela fatta conoscere! A voi dico: leggete questo libro.regalate lo e regalatevelo. Sia che amiate o non amiate la poesia, vi emozionerà. "I miei amori di-versi, in versi" pubblicato daáEdizioniCremona, è la prima silloge poetica di Cristina Della Bianca. In questi versi così evocativi e ricchi di immagini e sollecitazioni sensoriali, l'autrice canta l'amore in tutte le sue sfumature. Un libro prezioso che va oltre le mie pur alte aspettative, voto 10 pieno! Conosco Cristina Della Bianca da tempo, sebbene solo virtualmente. Ho avvertito sin da subito, distintamente, la corrente di affinità che mi lega a lei e, grazie ai social, ho avuto modo di apprezzare spesso la sua sensibilità umana, artistica e in special modo poetica. Perciò la notizia della pubblicazione di questa sua prima silloge mi ha resa immensamente lieta, sia perché conoscevo il valore e la bellezza del suo poetare, sia per la realizzazione personale che comporta pubblicare un proprio libro, specie con versi così a lungo custoditi e meditati. Ma quando ho cominciato a leggerlo non mi aspettavo tanto da questo libroà una raccolta di componimenti di una bellezza, una profondità, un ardore che va ben oltre le mie pur alte aspettative. Volevo cominciare con una poesia soltanto, centellinando la lettura per gustarla meglio, ma mi sono ritrovata qui, ad immaginare notti d'estate, fruscii di pelle e calici di poesia, a fine serata e a libro concluso, senza la voglia di chiuderlo definitivamente, questo volume, sazia com'ero di spezie e di sabbia, di onde e di note proibite, ebbra di baci di vento e brividi di luna. La poesia di Cristina profuma di fragole e focaccia, è dolce ed esigente, è musica dei sensi, immaginifica e potente. Cristina sa cantare l'amore in tutte le sue mille sfumature: lieve come un raffinato ricamo dell'anima, giocoso come danza di bimbi, sontuoso e carnale come un'orchidea. Ogni componimento è un fiore diverso, da cogliere con delicatezza e curiosità, di cui saggiare la consistenza soffice e sofisticata, di cui annusare l'aroma inebriante, di cui ammirare i colori cangianti senza, tuttavia, conoscerlo mai del tutto. Già, perché ognuno di questi scritti ci sommerge con un profluvio di immagini ed un turbinio di sollecitazioni sensoriali, per poi lasciarci lì, storditi, a contemplare il mistero sottile della sua malia. Perché in fondo, ognuna di queste poesie incarna l'amoreà ci sorprende, ci meraviglia, ci inchioda e ci travolgeà ma chi può dire di conoscerlo davvero, l'amore? Al ritmo avvolgente di un tango appassionato, veniamo trasportati in un mondo di sogno, dove le convenzioni sociali non esistono e anche noi diveniamo parte dei giochi di mare tra le pieghe di un'alba, mentre irrompe travolgente la melodia dei corpi che si trovano nell'accordo perfetto tra lenzuola candide e profumate. E qui dove il sentimento si fa vivida presenza, si sentono tutti, i richiami a Prévert, Saffo, Emily Dickinson, ma sono solo suggestioni che rimangono sullo sfondo, soverchiati da una poesia originale, seduttrice, intima, personale, intensa, passionale, dolce, lieve ed estremamente sensuale. Credo che il modo più bello per gustare questo libro sia leggerlo due volte: una prima volta di filato, dall'inizio alla fine, per immergersi totalmente in questo campo fiorito; una seconda a piccoli sorsi, come se ogni poesia fosse quel quadretto di cioccolato che ci concediamo la sera, per prendere fiato dalla quotidianità inaridente, per portare un soffio caldo di sogno, una promessa di segreto piacere nella nostra giornata. Ma, in qualunque modo vogliate, il mio consiglio di cuore èà leggetelo. Regalatelo e regalateveloà In un deserto di parole spacciate per poesia, Cristina, tessendo con dita di seta un'impalpabile, ipnotica átela d'amore, ci regala un'oasi di bellezza a cui dissetarci. Rossella Lazzari *** IL LIBRO Titolo: I miei amori di-versi in... versi Autore: Cristina Della Bianca Editore: Virginio Cremona - Milano Collana: Poetica Nova Copertina: flessibile Pagine: 99 Prezzo: 12,00 € ISBN: 979-12-80010-62-9 Peso articolo: 280 g Dimensioni: 21.59 x 0.64 x 29.69 cm.


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Presentazione di Annamaria Antonelli, scrittrice ed artista della fotografia, di Matera, al Libro Anna, la luce oltre il Buio diario di una cieca di Vito Coviello

di Annamaria Antonelli

Anna la luce oltre il buio... è intitolato il ''Diario'' di una donna di nome Anna... In realtà è il nuovo libro dello scrittore materano Vito Coviello... e chissà perchè dimentico il titolo esatto e lo ricordo come ''Anna in riva al mare''... Comincio a leggere il libro e già rifletto... In poche righe c'è tanto della mia vita... Similitudini... a partire dal nome... Anna... Poi, la famiglia... sempre tanto importante... La paura delle suore vestite di nero... e l'attrazione per la bellezza della Natura nella quale la protagonista del libro trova la sua libertà, la sua gioia, la sua serenità e della quale cattura ogni bellezza che, più in là nel tempo, rappresenterà la sua nuova luce che illuminerà i suoi ricordi quando i suoi occhi non ne saranno più i padroni. Il mare rappresenta per Anna il luogo dei suoi momenti più belli... La immagino, lì in riva, a catturare il suo colore, il suo profumo, la sua voce, tutto quello che di più bello c'è a questo mondo... la Natura... Madre Natura, una madre naturale che, Anna ritrovava al mare e che in quei momenti era tutta per lei... Nella sua casa l'Amore della mamma le sembrava poco e doveva dividerlo con i suoi fratelli... Anna aveva una passione il canto e da ragazzina per inseguire il suo Sogno preparò la sua valigia di cartone per andare a Roma... Voleva fare la cantante... Doveva abbandonare la sua famiglia... Ma, non ne ebbe il coraggio e rinunciò... Ma, quella valigia restò in attesa di un viaggio futuro... Ecco, oggi io mi ritrovo a fare questa scelta... se preparare quella valigia... per quel viaggio ancora poco organizzato nella mia mente... che si chiama VITA... e continuo a catturare immagini ed emozioni nelle mie foto... per portarle con me... Anna un giorno conobbe un ragazzo di nome Gianni... Il suo principe azzurro... Si sposarono e ebbero un figlio... Attilio... la luce dei suoi occhi... Anna perse la vista... e quella valigia la usò un giorno per andare da sola in un ospizio dove c'erano quelle suore che da bambina aveva paura di incontrare in un collegio e che non erano così amorevoli ma, attente al denaro... E così andò in un'altra ''Casa di cura''... dove si sentì ancora più sola... e dove le tolsero persino i cellulari... Lei che amava la compagnia e che amava comunicare... Nel suo viaggio però Anna incontra Vitaliano, non vedente... che diventa la sua luce... un suo Amico... al quale chiede di scrivere il suo diario... E' curioso come la Vita faccia incontrare persone diverse ma, con tante similitudini... Anche Vitaliano da bambino era vivace e curioso... forse è proprio da lì che la luce dei ricordi e dei momenti più belli riaffiora quando gli occhi si rabbuiano... Anna una bambina piena di gioia, con dei sogni rimasti sogni... il coraggio invece non le è mancato... Una Mamma lo trova sempre... Lo ha trovato nella preghiera quando ha dato i suoi occhi per il figlio, chiedendo alla Madonna di Lourdes di togliere la vista a lei (sapeva che avrebbe perso la vista per la retinite pigmentosa ) ma di far vedere il figlio.... Ecco nella vita reale molti non vedono... perchè non si vede solo con gli occhi, ma con il cuore... Sulla terra siamo esseri umani che non sempre siamo umani... C'è ancora tanta solitudine... e non servono gli occhi per vederla... nè guardare molto lontano... spesso è proprio vicino a noi... forse dentro di noi... E non è vero che le Case di cura sono luoghi dove si può trovare la serenità, l'Amore... Anna... La luce oltre il buio ci rappresenta tra le righe quello che può capitare a una persona e alla sua stessa famiglia... la disgrazia di perdere la luce degli occhi ma, che poi in quella dimensione del buio trova la luce di Dio. E' la Luce c'è quando si nasce... si dice: ''Venire alla luce... le Mamme danno alla Luce i figli... che non vedono prima dei nove mesi''... La mia riflessione è che ogni volta che c'è il buio, ci si sente e, spesso si è soli... ma, si spera di ritrovare la luce attraverso il coraggio, la Fede e l'Amore... Quello di Anna e del suo Gianni, solo in lui trovò l'Amore quello vero che lega due persone per tutta la Vita e anche oltre... quando i due si riuniranno nella Luce di Dio... E' questo il senso del romanzo di Vito Coviello... Anna la luce oltre il buio... è un ''Romanzo d'Amore...'' Il resto della storia ognuno lo leggerà e farà le sue riflessioni e forse qualcuno le scriverà... forse... in un Diario... (Annamaria Antonelli)


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Amici a quattro zampe

LA STORIA DI EMILIA

scritta da Antonella Bretschneider, sotto dettatura di Emilia

Ciao, mi presento per chi non mi conoscesse ancora: sono Emilia, una Labrador bionda, (in effetti sono di colore quasi bianco, con le orecchie e la punta della coda di un colore nocciola chiaro). Sono nata il 10 agosto 2014 insieme ad altre sorelline e fratellini, da una cucciolata privilegiata. Dico così perché un gran numero di noi era fin da subito stato destinato ad essere addestrato come cane guida per ciechi. Un compito molto importante, che non è riservato a troppi cani. Io, ed anche le mie sorelle ed i miei fratelli, infatti andiamo molto fieri di questo. Siamo stati addestrati presso la Scuola Nazionale dei Cani Guida per Ciechi di Scandicci, in provincia di Firenze. Ma, non andiamo troppo in fretta e ragioniamo con calma. Quando ho raggiunto l'età di circa 2 mesi,e cioè quando ho smesso di ciucciare il latte dalla mia mamma ed ho iniziato a mangiare le pappe da cane adulto, mi hanno portato via dai miei fratelli, con cui fino ad allora avevo condiviso tutto, e sono andata in una casa che non conoscevo, insieme ad una signora che mi hanno detto chiamarsi Anna. Lì per lì, ero spaesata perché non ero più insieme alle mie sorelle e fratelli, ma Anna era così amorevole con me, che mi sono subito fidata di lei ed anche di suo marito Marcello. Loro mi hanno insegnato un sacco di cose: a non sporcare in casa, a non rubare il cibo degli umani, a non distruggere ciabatte, mobili, piante e tappeti che si trovavano in casa, a rispondere ad alcuni comandi, perfino a non avere paura dei tuoni, dei temporali, dei fuochi d'artificio, dei botti di capodanno. E poi, cose ancora più importanti, come: affrontare percorsi sempre più complicati, anche nel traffico caotico e rumoroso della città, l'esperienza di come salire e scendere da autobus e treni, o come salire e scendere una scalinata,o come percorrere le scale mobili ed i tapis roulants, o come camminare tranquillamente su quelle grate antipatiche che spesso si trovano sui marciapiedi in città, o come scomparire educatamente sotto al tavolo del ristorante, o come restare impassibile nei luoghi affollati come uffici pubblici, negozi o centri commerciali, o come non spaventarMi se Mi passava accanto rumorosa una carrozzella trainata dal cavallo, e tantissime altre particolarità che si incontrano in città. Un bravo cane guida, infatti, deve sapere far fronte a qualunque imprevisto possa capitare, perché altrimenti potrebbe mettere a rischio sia l'incolumità del cieco, che la sua incolumità e questo, ci è stato insegnato, non deve proprio accadere. Insomma, ho imparato a comportarmi da brava cagnolina. Per fortuna, però, Anna mi faceva anche divertire. Me lo ricordo bene quando andavamo insieme all'area cani vicina a casa nostra! Io non vedevo l'ora, perché potevo finalmente scatenarmi! Incontravo spesso le mie amiche Bibi con Lucina, Pepita con Barbara, Patty con Roberto e Grace con Claudia e con loro correvamo a perdifiato, inseguendo lle palline che ci tiravano Anna ed i suoi amici! Nell'area cani incontravo molto spesso anche Evita, una delle mie sorelline, che abitava nella stessa zona della città; anche con lei giocavo tanto. Lei però non è diventata un cane guida, ma le è stato assegnato un compito altrettanto importante: aiuta gli umani con la Pet Therapy! Come potete constatare ... buon sangue non mente! Intendo dire che tutti noi della cucciolata siamo stati destinati a dare un aiuto al prossimo. L'ADDESTRAMENTO ALLA SCUOLA Ogni mese, Anna e Marcello mi lasciavano per una settimana alla Scuola, dove ho iniziato a familiarizzare con la mia istruttrice Ilaria ed ho imparato come deve comportarsi un bravo cane guida. Stavo bene con Ilaria e le sono rimasta sempre affezionata, lei era allo stesso tempo severa e dolcissima. Quando mi comportavo bene mi faceva un sacco di complimenti, quando invece mi distraevo e facevo qualcosa di sbagliato, mi richiamava subito all'ordine con fermezza! In quelle settimane ho iniziato a capire cosa volesse veramente dire lavorare sodo. Quando poi ho raggiunto l'ettà di circa un anno, c'è stata un'altra sorpresa: la mia mamma adottiva Anna mi ha riconsegnata alla Scuola, affinché potessi completare con successo il mio percorso di addestramento. Ma Anna per fortuna è venuta qualche volta a trovarmi, così io non ho sentito troppo la sua mancanza. Ero da un lato un po' preoccupata, ma dall'altro ero eccitatissima perché volevo dimostrare a tutti di essere una brava cagnolina guida. Sono stata felice, perché, ritornando alla Scuola ho ritrovato le mie sorelle ed i miei fratelli, ma non solo! C'era anche un'altra cucciolata, che mi hanno detto erano anche loro dei nostri fratelli. Praticamente, il mio babbo si è sposato sia con la mia mamma, che ha dato alla luce me ed altri cuccioli i cui nomi iniziano con la lettera "E", (Emerson, EtaBeta, Esmeralda, Euclide Evita ed altri) MA anche con un'altra mamma, che ha fatto nascere dei cuccioli i cui nomi iniziano tutti con la lettera "F", (Fata, Flora, Fiesta, Fucsia, Fuego ed altri), ed inoltre era con noi anche Baloo. Eravamo una gran bella combriccola e, dopo aver appreso quotidianamente tante nozioni ed averle messe in pratica con le nostre istruttrici ed i nostri istruttori, ci veniva concesso di giocare insieme tra sorelle e fratelli. Risultato: ci scatenavamo in corse sfrenate, abbaii festosi, inseguimenti, ruzzoloni e capriole. Ma il lavoro e lo svago,si sa, fanno venire una fame da Labrador e quindi anche i momenti dedicati ai pasti, erano molto graditi a tutti noi! Poi ci aspettava il meritato riposo, ci auguravamo la buona notte ed ognuno di noi andava a dormire nel suo box. E la mattina successiva si ricominciava! Ogni giorno le difficoltà e gli impegni da superare per noi aumentavano. Avevo circa 18 mesi quando il mio addestramento era finalmente giunto al termine,sono stata promossa a pieni voti e sono ufficialmente stata nominata "cane guida" con tanto di patente! ANTONELLA Ora, il mio racconto prosegue narrando cosa, nel frattempo, succedeva ad Antonella, un'amica umana cieca che anni prima aveva inoltrato alla mia Scuola, la richiesta per l'assegnazione di un cane guida. Il suo primo cane guida. Quella mattina di fine aprile 2016, Antonella era con la sua amica Mary e le è arrivata una telefonata... Era la mia Scuola, la Scuola Nazionale dei Cani Guida di Scandicci, che l'avvertiva che il grande momento era arrivato: la convocavano per frequentare il periodo di affiancamento preventivo alla consegna del cane guida a lei assegnato. Sarebbe dovuta venire a Scandicci dal 16 al 28 maggio 2016, per conoscermi, frequentare insieme a me il corso e, se tutto fosse andato per il verso auspicato, alla fine del corso, avrebbe potuto portarmi con sé a casa. Antonella era così emozionata che, terminata la telefonata è scoppiata a piangere, commovendo anche l'amica Mary che era assieme a lei ed aveva assistito alla conversazione. Tornata a casa, ha immediatamente dato la lieta notizia a tutti, parenti ed amici, e con il marito Nico hanno organizzato il viaggio per Scandicci. Antonella è arrivata alla Scuola lunedì 16 maggio in mattinata. Ha conosciuto la mia istruttrice e gli altri amici umani della Scuola ed anche gli altri ciechi che erano stati pure loro convocati per lo stesso motivo, ha lasciato il bagaglio nella camera a lei assegnata, ha conosciuto le due amiche che avrebbero in quei giorni condiviso la camera con lei e poi, dopo pranzo, hanno tutti partecipato ad una riunione introduttiva Tutti loro avrebbero voluto conoscere da subito noi cani, ma quel pomeriggio sono rimasti a bocca asciutta! L'AFFIANCAMENTO La mattina successiva, dopo la colazione, tutti loro sono stati fatti accomodare sulle panchine disposte a cerchio in un piazzaletto all'interno del giardino della Scuola. Tutti erano trepidanti per l'attesa. Le istruttrici e gli istruttori, a turno, sono venuti a prendere noi cani, uno alla volta, e ci hanno presentato i nostri assegnatari. "Giorgio, ti presento Emerson". Monica, ti presento Fata"". "Daniele, ti presento Baloo". "Vania, ti presento Esmeralda". "Daniela, ti presento Fucsia". "Paola, ti presento Flora". "Sergio, ti presento Fuego". "Antonella, ti presento Emilia". E così via, fino ad aver abbinato ciascuno di loro umani ciechi a ciascuno di noi cani guida! Per quanto mi riguarda, quando Ilaria ha dato ad Antonella per la prima volta il mio guinzaglio e si è allontanata, non ero per niente d'accordo! Ho iniziato a tirare per andare dietro alla mia istruttrice, perché io Antonella non la conoscevo, non l'avevo mai vista prima, non sapevo se potermi o no fidare di lei... cosa stava succedendo? Chi erano tutte queste persone mai viste prima che trattenevano ciascuno di noi a guinzaglio? Ero decisamente in allarme! Tiravo, tiravo, tiravo con tutte le mie forze perché avrei voluto raggiungere Ilaria ... Ma Antonella, con una mano mi accarezzava e con l'altra teneva saldo il mio guinzaglio, cercava di attirare la mia attenzione con parole dolci e divertite... insomma, alla fine ho ceduto, mi sono quasi (e sottolineo "quasi") tranquillizzata, ho smesso di tirare, ho iniziato a prestare qualche sospettosa attenzione ad Antonella che, in fondo in fondo, non era poi antipatica, anzi... mi faceva un monte di coccole! Sì, non era poi così male!, Poi ho finalmente visto tornare Ilaria con la mia guida. Oh! Ora sì che ero contenta! Ilaria ha insegnato ad Antonella come doveva farmi indossare la mia bella pettorina di cuoio, il maniglione e poi, come avrebbe dovuto impugnare il maniglione, il guinzaglio e tenermi alla sua sinistra. Avevo iniziato ad intuire che avrei dovuto guidare Antonella. Ilaria era davanti a noi nel percorso allestito con gli ostacoli nel giardino all'interno della Scuola, Antonella era alla mia destra ed io cominciavo finalmente a sentirmi a mio agio. Poi Ilaria è magicamente sparita, come per incanto! Ho comunque continuato a comportarmi bene con Antonella, perché ho capito che lei non avrebbe saputo dove andare e se io non mi fossi presa cura di lei, chissà quante volte sarebbe andata a sbattere contro le siepi e le transenne, o sarebbe inciampata in qualche altro ostacolo! Meno male che c'ero io! Anche le mie sorelle ed i miei fratelli camminavano con i loro umani al seguito lungo lo stesso percorso. A fine mattinata noi cani guida siamo tornati nei nostri alloggi per bere e riposare, gli umani sono andati a pranzo e dopo un po' di riposo anche per loro, ci siamo ritrovati. Da quel pomeriggio in poi, ogni volta che incontravo nuovamente Antonella, le saltavo letteralmente addosso con le zampe anteriori, riempiendola di baci. Era simpatica, affettuosa, dolce, coccolosa e soprattutto tollerava bene le mie esuberanze senza battere ciglio, anzi! Rideva come non mai ogni volta che ci incontravamo e le saltavo addosso baciandola sul viso e sul collo, addirittura mi abbracciava e mi carezzava la schiena, insomma, mi andava proprio a genio quell'Antonella lì! Pensate che, durante le nostre uscite, c'era con noi anche un fotografo che ha scattato diverse immagini. Addirittura alcune foto di me con Antonella sono andate a finire sul calendario che la Scuola ha realizzato per il successivo anno 2017! Per giorni abbiamo proseguito il nostro affiancamento, uscendo sia la mattina che il pomeriggio. Abbiamo via via ampliato il nostro raggio d'azione, iniziando ad uscire dalla Scuola, poi andando in città a Firenze, poi aggiungendo percorsi sempre più impegnativi, abbiamo preso i mezzi pubblici, abbiamo provato a salire e scendere dai treni, insomma, guidando Antonella e con Ilaria che ci controllava, ho dimostrato che sapevo fare tutto quello che mi era stato insegnato. Data ormai la confidenza che si è instaurata tra noi due, da ora in poi chiamerò Antonella semplicemente Anto. Uno degli ultimi giorni dedicati all'affiancamento, è successo che, di mattina, gli umani ciechi erano tutti a chiacchierare in attesa di salire sul pulmino, noi cani guida eravamo pronti per salire anche noi sulle nostre auto, ma io avevo un tale desiderio di stare subito con Anto, che ho eluso la sorveglianza, sono riuscita ad allontanarmi di corsa dai nostri box, ho superato le recinzioni che mi separavano da Anto, ma mi sono dovuta fermare all'ultima. Tutto chiuso. Non potevo passare. Allora mi sono appoggiata alla rete, dritta sulle zampe posteriori ed ho iniziato a chiamare Anto abbaiando. Lei, lì per lì non ci faceva caso, ma per fortuna poi ha riconosciuto la mia voce e mi è venuta incontro con il suo bastone bianco. Attraverso la rete le ho dato un monte di baci sulle mani e lei mi ha fattto delle piccole coccole, poi mi ha detto di tornare dai miei fratelli e a malincuore sono rientrata nella zona canile. Ma è stata questione di poco: ci siamo ritrovate dopo una mezzoretta in città, per camminare finalmente assieme. Alla fine dei circa 15 giorni previsti, dopo che agli umani erano state fatte tutte le raccomandazioni del caso su come comportarsi con noi, è arrivato il gran giorno! Era il sabato 28 maggio mattina, eravamo tutti riuniti fuori dagli alloggi e mi sono accorta che via via le mie sorelle ed i miei fratelli uscivano scodinzolando alla spicciolata dalla Scuola, guidando i loro umani. E' arrivato un signore, Anto me lo ha presentato: Nico, suo marito. Però! Mi ha fatto subito una buona impressione! Anche io scodinzolavo, non so perché, ma ero felice. Siamo usciti dalla Scuola, ci siamo avvicinati ad un'automobile a me sconosciuta, Nico ha aperto il portellone posteriore, Anto mi ha detto di saltare sù, ma... quell'auto era troppo alta rispetto a quelle che avevo frequentato alla Scuola. Mi sono affacciata solo con le zampe anteriori, ma ero indecisa. Anto ha trovato la soluzione: è bastato che mi facesse annusare un premietto e lo appoggiasse all'interno del vano, che... voilà! Ho spiccato un agile salto ed ero dentro! Mi sono seduta, Anto mi ha fatto una tenera carezza sulla testa, mi ha detto qualche parola rassicurante ed ha chiuso il portellone. Poi sia lei che Nico sono saliti in auto e siamo partiti per la mia, anzi nostra, nuova avventura. CI SI METTONO PURE I CAVALLI ED I CAVALIERI! Anto ed io siamo state fin da subito coinvolte nell'affrontare e condividere situazioni emotivamente critiche Una delle prime volte che, ancora durante il periodo di affiancamento, guidavo Anto da sola, senza la supervisione di Ilaria, eravamo a Firenze, nei pressi della sede di un'ambasciata straniera. Erano state posizionate delle sedie lungo un lato perimetrale dell'isolato, con vicine le ciotole dell'acqua per noi cani che potevamo bere se ne avevamo voglia. Ilaria ci aveva dato il compito di percorrere più volte il perimetro dell'isolato, ovviamente non scendendo dal marciapiede. Avevamo già fatto tre o quattro giri, quando d'un tratto ho percepito un inquietante scalpitio di zoccoli ferrati alle nostre spalle. Non era uno scalpitio di andatura regolare, al contrario, era uno scalpitio scomposto, che denotava dei cavalli molto nervosi. Eravamo nel lato dell'ingresso principale dell'ambasciata. Il marciapiede in quel tratto era abbastanza stretto, tra il muro di cinta a sinistra e le automobili parcheggiate a pettine sulla destra. Ho girato la testa per capire cosa stava succedendo ed ho visto avvicinarsi due cavalli montati da cavalieri in divisa. Un cavaliere tratteneva anche i finimenti dell'altro cavallo. Mi è sembrato che i cavalli fossero molto agitati e che i cavalieri facessero fatica a gestirli. Uno dei cavalieri impartiva istruzioni all'altro. Anto mi ha rassicurata e mi ha detto di riprendere il cammino. Ma quei due ci incalzavano. Ho girato nuovamente la testa e, vedendoli avanzare pericolosamente verso di noi, ho temuto che ci potessero fare del male. Allora mi sono fermata, mi sono proprio girata del tutto, tanto che Anto ha dovuto lasciare il maniglione mantenendo ancora il mio guinzaglio con la mano destra, ed ho abbaiato arrabbiata verso quei due colossi agitati che erano ormai vicinissimi a noi due. Uno dei due cavalieri ha inveito contro di noi, accusando Anto che non era in grado di trattenermi. Lei si è girata verso di loro, li ha fronteggiati ed ha risposto arrabbiata: "Questo è un cane guida, io sono cieca e voi... cosa ci fate con i cavalli su un marciapiede destinato alle persone?". Nessuna replica da parte loro. I cavalli soffiavano con il naso, erano nervosi, i cavalieri pure loro nervosi ed Anto ed io lo eravamo ancora di più. Finalmente i cavalieri hanno fatto fermare i due cavalli e sono ripartiti solo dopo che noi avevamo ripreso il cammino e girato l'angolo dell'isolato. Da quel momento ho compreso che potevamo pienamente fidarci l'una dell'altra. Non vorrei offendere Anto, ma userei il modo di dire "fidarsi ciecamente". NOI DUE A CATTOLICA Torno a raccontare del nostro viaggio da Scandicci a casa. Dopo aver viaggiato tranquillamente ed aver fatto una sosta intermedia per i bisogni sia miei che di Anto e Nico, ci siamo fermati in una calma strada senza uscita. Era già pomeriggio ed eravamo arrivati a Cattolica. Siamo entrati da un cancelletto nel giardino di casa. Ero curiosa e Anto mi ha fatto fare un giretto per farmi conoscere il giardino, poi siamo entrati tutti e tre in casa ed ho esplorato pure quella. Mi piaceva. Era più grande del mio box alla Scuola di Scandicci. Anto mi ha fatto notare un bel giaciglio per me, accanto ad una poltrona. In bagno invece ha posizionato una ciotola colma di acqua fresca, che sono subito andata a bere. A questo punto mancava solo di riempire lo stomaco con qualcosa di solido. Ho tampinato Anto finché non ha capito. Era ora! A pancia piena si ragiona meglio! Poi un riposino sulla mia cuccia e più tardi Anto ed io siamo andate a fare un giretto nel quartiere, tanto per farmi conoscere la zona. Bel posto! L'unica cosa è che dovevo stare molto attenta, perché camminare per quelle strade è molto insidioso: in estate le auto parcheggiate sono ovunque, il traffico di auto, e soprattutto di bici è caotico, spesso non ci sono marciapiedi, spesso quelli che esistono sono stretti, richhi di ostacoli ed estremamente sconnessi dalle radici dei grandi pini che, oltretutto, quando tira vento lasciano cadere talmente tanti aghi secchi che Anto correva pure il rischio di scivolare! Andando verso il centro di Cattolica, o sul lungomare invece, strade e marciapiedi sono ampi e molto piacevoli da percorrere. Uno dei primi giorni che andavamo ad esplorare insieme la cittadina di Cattolica, in una stradina tranquilla, ci viene incontro un signore che non conoscevamo e che si ferma davanti a noi e ci blocca il cammino. Saluta educatamente Anto che risponde al saluto e poi lui dice: "Signora, debbo proprio farle una domanda. Ma possibile signora che il suo cane sia così cattivo e pericoloso che deve portarlo a spasso addirittura con due guinzagli contemporaneamente?". Anto gli ha sorriso e gli ha anche spiegato che non ero affatto pericolosa, ero semplicemente un cane guida e quello era il mio normale abbigliamento da lavoro. Che pazienza ci vuole a volte con le persone che non conoscono le mie abitudini! COME NELLA PUBBLICITA' Seguivo Anto passo passo anche dentro casa, perfino quando andava in bagno. Non me la sentivo proprio di lasciarla sola, o forse ero io che non volevo essere lasciata sola. Una volta, i primi giorni che ero con lei, mi ricordo che l'ho seguita in bagno. Lei tutto sommato era divertita. Io ero estremamente sù di giri, soddisfatta di quanto mi stava succedendo e, nel mio entusiasmo, ho preso delicatamente tra i denti il lembo del rotolo di carta igienica posizionata in bagno. Poi ho fatto un rapido retromarcia, srotolando la carta igienica e scappando via. Anche in quel caso Anto ha dimostrato la sua benevolenza nei miei confronti e non mi ha sgridata. Mi ha solo detto di fermarmi ed io l'ho fatto. Poi lei ha raccontato divertita e sorridente l'episodio a Nico, commentando: "Emilia ha fatto proprio come nella nota pubblicità televisiva di una conosciuta carta igienica!". Io ho intuito subito che non avrei dovuto farlo ancora, e così è stato. QUEL RAGAZZACCIO MALEDUCATO Era la prima volta che trascorrevo il Capodanno con Anto e Nico. La notte di San Silvestro eravamo stati a casa di amici che anche loro avevano dei cani. Dopo il brindisi di mezzanotte, e le lenticchie di rito, siamo andati a dormire a casa nostra. La mattina successiva ci siamo alzati con comodo e, dopo uno spuntino a mezzogiorno, siamo andati a fare una bella passeggiata. In centro a Cattolica c'è una grande piazza vicina al lungomare, con tante aiuole verdi e delle fontane che schizzano acqua. Ad un certo punto, Anto sente le voci di due giovanissimi ragazzi. Uno diceva all'altro: "No, no, non lo fare! Dai! Non lo fare!". Dopo pochi secondi, l'altro ragazzo mi ha lanciato un petardo che è scoppiato proprio tra le mie zampe anteriori. Meno male che la mia mamma adottiva Anna mi aveva insegnato a non avere paura dei botti! Io non mi sono spaventata, anzi sono rimasta proprio impassibile. Chi si è invece spaventata tanto è stata Anto che ha reagito prendendo a male parole quel ragazzaccio maleducato. Non posso riferire quello che gli ha detto, ma ne ho sentite di tutti i colori! Si capiva che aveva temuto soprattutto per me. E pensare che assieme a quei due ragazzi c'era anche un signore adulto, che però non ha detto nulla. Il ragazzaccio maleducato ha cercato di intimorire Anto dicendo che avrebbe chiamato i Carabinieri, perché lei lo stava insultando. E Anto: "Magari! Chiamali pure e fai presto! Anzi, se non lo fai tu li chiamo io!" ed ha preso il telefono in mano. Quei tre si sono dileguati immediatamente. Sono fiera che Anto mi abbia difesa così bene. Dopo mi ha portata a correre in spiaggia e mi sono rilassata. ACCIDERBA QUANTI AMICI! Nei giorni successivi ho avuto l'opportunità di conoscere un numero nutrito di persone e cani. Acciderba quanti amici hanno Anto e Nico! E tutti quanti sono diventati anche amici miei! Tutti gli umani mi hanno fatto sempre tanti complimenti: che ero bella, che ero brava, che ero intelligente e simpatica ... E con i loro cani andavo davvero d'accordo! Zorro, Flipper con Eleanor,, Britney con un'altro Zorro, Max, Kinder, Sasha, Mimma, Dusty, Oliver, Lisa, Sparky, Babà, Marley, Alfa e tanti altri. L'unica con cui ho avuto a che dire in questi anni è stata Ciuffa, una pastore tedesco che mi ha subito aggredita, senza nemmeno conoscermi! E non lo ha fatto solo con me. Cattiva e antipatica che non era altro! Ma io mi sono saputa difendere ed Anto mi ha anche lei difesa e ne sono uscita indenne. Quasi tutti i giorni, quando eravamo a Cattolica, in inverno siamo andati a passeggiare in spiaggia , ma in estate non potevamo e andavamo all'area cani dove, una volta tolta la guida, potevo sfogarmi a correre e giocare con gli altri. Nel parco dov'è l'area cani ci sono degli scoiattoli che fanno le tane negli alberi e c'è anche un laghetto pieno di pesci e tartarughe. Ogni tanto, in primavera, qualche tartaruga usciva dall'acqua, scavava nel terreno, deponeva le uova, ricopriva e compattava la buca e poi tornava in acqua. Che roba strana! Non dimentico certo Zeno che, portando a spasso Daky, distribuiva a tutti noi dei buoni biscotti per cani. Ma solo uno per ciascuno di noi. Quando lo vedevo avvicinarsi, mi bloccavo davanti alla recinzione dell'area cani ed attiravo la sua attenzione abbaiando finché non arrivava con Daky al guinzaglio, per la distribuzione quotidiana. Poi, dopo il mio svago, si tornava al lavoro. Anto devo dire che fa una quantità di cose. Con lei sono andata al mare, al cinema, al teatro, nei musei di tante città italiane: Venezia, Milano, Bergamo, Brescia, Bologna, Firenze, Siena, Perugia, Ancona, Roma e sicuramente ne ho scordata qualcuna. E poi ad Anto piace fare delle sculture. E quindi andavamo spesso nel suo laboratorio, dove a volte ci venivano a trovare amiche ed amici. Con lei ho viaggiato, oltre che a piedi, anche in automobile, in treno, in autobus, in metropolitana ed in taxi. Perfino sulle piccole automobiline elettriche che circolano all'interno della stazione Termini a Roma; mi facevo piccola piccola seduta tra le gambe di Anto, soddisfatta comunque di poter essere con lei. Un suo cugino di Roma aveva un comodo pulmino-camper all'interno del quale stavamo molto comode. Ora però, vi confesso che vorrei chiamare Anto "la mia mamma", perché il nostro rapporto si è così tanto consolidato dopo circa un anno, che la considero proprio come una mamma. Del resto lei dice che io sono la sua meravigliosa bimba pelosa e quindi... Di conseguenza, Nico è diventato il mio babbo. Lui non è proprio così d'accordo, ma alla fin fine mi vuole molto bene ed anche io mi sono affezionata tanto a lui. Siamo proprio una bella famiglia! LA STAGIONE BALNEARE Quando iniziava l'estate, i nostri ritmi di vita cambiavano. Non era più consentito fare le mie galoppate sfrenate sulla spiaggia come in inverno, perché erano stati installati tutti gli ombrelloni per l'estate e gli stabilimenti erano entrati nel pieno dell'attività. La mattina andavamo a passeggio, in tarda mattinata la mia mamma ed il mio babbo pranzavano e poi... che roba bella... si andava al mare! In estate venivano da Bergamo anche Cristina e Giuseppe e qualche giorno anche i loro figli Mirko ed Andrea. Ho sempre voluto a loro un gran bene. I primi tempi c'era con loro anche la Bea, una deliziosa bassottina con cui giocavo tanto volentieri. Quando lei veniva a trovarmi a casa, io mi sdraiavo per terra in giardino, aprivo la bocca e lei ci infilava dentro il suo muso. La zia Cristina diceva che forse, in una vita precedente, la Bea aveva fatto la dentista! Un giorno però la Bea si è sentita male e ci ha lasciati all'improvviso. Peccato! Era una brava cagnolina, una cara amica ed io le volevo molto bene. Mi ha lasciato in eredità una bellissima pallina con cui gioco al mare. E poi la zia Cristina mi ha preparato due magnifici materassini, corredati pure dalle fodere, che sono divenuti i miei giacigli preferiti! Torno a raccontare del mare. Imboccato il vialetto dell'ingresso agli stabilimenti, avevo imparato bene a riconoscere il punto giusto per entrare insieme alla mia mamma ai Bagni 7. Cercavo subito Marco, perché lo dovevo a tutti i costi salutare e fargli sapere che eravamo arrivati. Gli saltavo addosso e gli davo tanti morsetti affettuosi sulle mani. Se per caso in quel momento lui si era allontanato, mi accontentavo di salutare Chiara ed i loro ragazzi Giulia ed Alberto. Poi mi tranquillizzavo e guidavo la mia mamma verso il nostro ombrellone. Strada facendo stavo attenta a fermarmi all'ombrellone di Cristina e Giuseppe, li salutavo e poi proseguivamo. La mia mamma sistemava lo zaino sul lettino ed io, fremente, aspettavo che tirasse fuori la pallina e la prendevo subito tra i denti, Cristina ci raggiungeva e finalmente andavamo verso l'acqua del mare! Io non vedevo l'ora di entrare in acqua e nuotare, andando a recuperare la pallina che mi lanciavano, la riportavo e me la facevo lanciare di nuovo. Quando la mia mamma capiva che potevo essere un po' stanca, posizionava le sue braccia in modo che io potessi rilassarmi e riposare appoggiata a lei, ma dopo poco ripartivo di nuovo a nuotare! Finito il bagno, andavamo alle docce, la mia mamma mi teneva al guinzaglio e la Cristina mi sciacquava il sale del mare con l'acqua dolce, poi tornavamo sotto l'ombrellone, io mi riposavo in compagnia del mio babbo e loro andavano a fare il bagno. Tornate dalla doccia, era l'ora giusta per la mia pappa, una bella bevuta e poi un meritato relax tra sole ed ombra. Una volta c'era una signora che ha iniziato a sbraitare perché non voleva che io stessi con la mia mamma; secondo lei dovevo restare a casa! La mia mamma, dopo avere cercato di farle capire che io ero un cane guida e che dovevo poterla accompagnare ovunque, dato che quella donna (non si può chiamarla signora!) continuava a sbraitare, la mia mamma si è tanto arrabbiata e le ha detto di andare a denunciare il fatto alle autorità. Non ci si può credere! Quella lo ha fatto davvero! Poco più tardi infatti, Marco ci ha raccontato che si erano presentati da lui due signori della Guardia Costiera per avere ragguagli. Quando Marco ha spiegato che io ero un cane guida, i signori della Guardia Costiera si sono scusati e sono tornati al loro lavoro. Meno male! Ho iniziato ad abituarmi a questo tipo di intolleranze da parte di alcuni umani perché ogni tanto succedeva qualche episodio analogo... ma c'era sempre la mia mamma che prendeva le mie difese e faceva valere i nostri diritti. Ero diventata la mascotte della spiaggia. Tutti quelli che frequentavano i Bagni 7, sia gli stagionali che i turisti di passaggio, mi volevano un gran bene e, dopo aver chiesto il permesso alla mia mamma, mi facevano spesso tante coccole. Due file di ombrelloni più avanti poi, c'erano il fratello e la cognata della mia mamma e, spesso venivano anche le loro figlie, generi e nipotine. Quando li vedevo arrivare mi alzavo sempre e, per farmi notare, davo qualche abbaio, così si fermavano a carezzarmi. Annachiara, Teresa e Gilda erano le mie preferite; non lesinavano carezze e poi mi raccontavano dei loro pelosi di casa, cani e gatti. Ricordo che un'estate mi è venuta a trovare per qualche giorno Fata con Monica e Stefano. E' stato bellissimo fare il bagno insieme. Fata giocava con una piccola palla ovale da rugby e pure a lei piaceva farsela tirare e nuotare per andarla a riprendere. Un'altra volta siamo andati a trovare Nadir e Laura che erano a Riccione in vacanza. Riccione è vicino a Cattolica, ci abbiamo impiegato circa mezz'ora in auto per raggiungerle. Anche Nadir mi andava a genio, ed io a lei. Per rimanere in tema balneare, ricordo che una volta stavamo tornando a casa, avevamo appena lasciato l'ingresso dei Bagni 7 e stavamo camminando tranquille nel vialetto di uscita. Abbiamo sentito dietro di noi due bambine che parlavano tra loro. Una chiedeva all'altra come mai io indossavo uno strano vestito, diverso dal normale guinzaglio che indossano quasi tutti i cani. L'altra bambina ha risposto pronta: "Io lo so perché! Quello è un cane speciale! E' un cane infermiere!". Ho visto la mia mamma sorridere e quindi non mi sono data troppa pena; non avevo mai sentito prima che esistevano i cani infermieri! VIAGGI,VISITE AI MUSEI ED ALTRO Quando la stagione estiva finiva, con la mia mamma andavamo spesso in giro per l'Italia, per effettuare visite tattili nei musei, oppure perché lei doveva frequentare dei simposi o dei laboratori di scultura. Mi mettevo in allarme quando vedevo che la mia mamma preparava il trolley con le sue e le mie cose. A seconda della grandezza del trolley e della quantità di cibo per me che lei preparava, capivo se stavamo fuori per molti o pochi giorni. Che bello! Era una gioia andare in stazione ed attendere l'arrivo del treno. Un rapido saluto al mio babbo e poi con un balzo, saltavo nella carrozza, andavo con la mia mamma al posto prenotato e mi accoccolavo tranquilla tra le sue gambe, la testa appoggiata su uno dei suoi piedi, che fungeva benissimo da cuscino, e mi rilassavo fino all'arrivo nella stazione di destinazione. Le visite nei musei non mi entusiasmavano granché, spesso c'era confusione di visitatori, ma io stavo buona buona vicina alla mia mamma a cui invece queste visite piacevano molto. Qualche volta eravamo noi due sole, ma altre volte invece incontravamo delle amiche e degli amici della mia mamma, alcuni dei quali avevano anche loro un cane guida: Lucilla prima con Jaya e poi con Frollo, Felice prima con Tobia e poi con Freedom, Roberto con Atena, Moutié con Obelix. Quando la mia mamma ha frequentato dei simposi di scultura, eravamo in ampi spazi all'aperto ed io ero lasciata libera, ma non amavo allontanarmi dalla mia mamma, le stavo sempre vicina mentre modellava la creta o scolpiva la pietra o il marmo. Una volta ci siamo incontrati con Sergio e Fuego, perché ero in viaggio con la mia mamma per tornare dalla Valle d'Aosta ed era prevista una sosta tra un treno e l'altro a Torino. La mia mamma aveva preso accordi con Sergio e, arrivando alla saletta del Punto Blu nella stazione di Torino Porta Nuova, che sorpresa! Fuego era lì ad attenderci con Sergio! Ci siamo accucciati a terra ed abbiamo giocato per quel poco che ci era consentito. Ma è stato comunque bello potersi incontrare di nuovo! Ricordo una volta che, nell'estate 2021, dato che con la mia mamma dovevamo recarci a Ravenna, sempre per una mostra di scultura, abbiamo contattato Emerson e Giorgio che ci sono venuti incontro in stazione, poi siamo andati insieme alla mostra, a pranzo e quindi, sempre insieme a loro due, siamo tornati nel pomeriggio in stazione e, dopo esserci salutati, la mia mamma ed io abbiamo ripreso il treno per tornare a casa . Al termine di questi periodi, era sempre una gioia tornare a casa nostra. C'era il mio babbo che ci aspettava all'arrivo in stazione ed io balzavo giù dal treno per salutarlo, entusiasta di rivederlo e di potergli fare tante feste, anche se eravamo state lontane a volte solo per poche ore! QUELLA VOLTA A RIMINI FUORI DA UN ALBERGO Ero con la mia mamma solo da qualche mese. Ci telefonano Fuego e Sergio proponendoci di andare insieme ad altri cani guida a Rimini, per protestare fuori da un albergo. Il mese precedente si era verificato un increscioso episodio: è stato negato l'accesso in un albergo ad una ragazza cieca guidata da un cane come me. Lei aveva prenotato regolarmente ma, al suo arrivo, il direttore dell'albergo non le ha consentito l'accesso. Così, si è sparsa la voce e alcuni cani guida, con ciechi al seguito, si sono dati appuntamento e ritrovati alla stazione di Rimini una mattina. Era stata data comunicazione alla stampa locale e c'erano pure fotografi e giornalisti. Che bello! Dalla stazione si è creato un piccolo corteo di cani guida che accompagnavano ciascuno il loro cieco. Siamo arrivati davanti all'albergo e una signora ha provato ad entrare con il suo cane guida, dichiarando di dover effettuare una prenotazione. Ovviamente, siamo stati bloccati tutti lì fuori. Il direttore, molto antipatico, ha detto che non era consentito l'accesso ai cani, perché l'albergo era "dichiarato allergic free". A nulla è servito fargli leggere le leggi che ci tutelano. Non gliene importava nulla. I cani, o anche altri animali pelosi non potevano entrare, perché il loro pelo avrebbe potuto causare delle allergie ai clienti. Ma che antipatico! E poi anche strafottente! Non glie ne importava nemmeno di un'eventuale sanzione pecuniaria. Diceva che se gli fosse arrivata la multa, avrebbe fatto ricorso perché era anticostituzionale! Che ignorante! Per farla breve, dopo poco erano lì i vigili urbani, i Carabinieri e la Polizia. Nemmeno fossimo stati dei rapinatori! Hanno identificato la mia mamma e gli altri ciechi ed hanno voluto pure vedere i documenti di noi cani guida. Malfidati! Poi ci hanno invitato cortesemente ad allontanarci e siamo tutti andati a rifocillarci in un bar lì vicino, sia perché era arrivata l'ora di pranzo, che per fare due chiacchiere. In quell'occasione ho conosciuto Atena con Roberto, Fidel con Germano ed altri cani guida con i loro umani. Però il risultato lo abbiamo ottenuto. Il giorno successivo la stampa ha riportato quanto accaduto, con articoli corredati da foto e ci sono ancora dei video presenti in YouTube. Basta digitare: "protesta cani guida albergo Rimini" che vengono fuori i video e lì ci potrete vedere tutti, anche me con la mia mamma! Ed abbiamo anche saputo che poi la sanzione era stata comminata all'albergatore. LE RELAZIONI SOCIALI E GLI IMPEGNI MONDANI Come ho già detto, la mia mamma ed il mio babbo conoscono tante persone. Non solo tanti amici, ma anche tanti parenti, da ambo le parti. Qualcuno è qui a Cattolica, ma poi gli altri sono distribuiti in tante città: Roma e dintorni, Pavia, Reggio Emilia, Perugia, La Spezia, Milano, Bergamo e perfino all'estero, alle Bahamas! Ma alle Bahamas noi non ci siamo mai andate, però. Uno fra tutti lo zio Errico, che ho adorato fin dal primo momento che l'ho incontrato. Lui vive vicino a Roma, ma ogni volta che ci veniva a trovare, lo accoglievo emozionatissima, saltandogli davanti come se avessi le molle sotto le zampe e mordicchiandogli le mani, come ho sempre fatto con molti degli umani che ho amato; un vizietto non gradito da tutti, ma me lo concedevano perché dicevano: "Ti perdono perché sei troppo bella e simpatica!". Lui mi ha regalato dei bellissimi palloni da basket con cui, dopo averli bucati, giocavo eccitata! Riuscivo a prenderli in bocca perché si sgonfiavano e li trattenevo bene tra i denti, scrollando la testa, con le orecchie che sbattevano rumorose. Lo zio Errico riusciva a dare dei fantastici calci al pallone ed io cercavo di intercettarlo, anche saltando in aria e parandolo con il petto! "Meglio di Zoff!" esclamava lui ridendo. Ed io glielo riportavo, lo lasciavo cadere ai suoi piedi per farmelo tirare nuovamente. La mia mamma invece mi lanciava il pallone con le mani, ma a volte quello andava a finire sopra qualche vaso di fiori, perché la mia mamma, se non lo ricordate, non ci vede. Ma, pazienza! Lo recuperavo lo stesso, pronta a continuare il nostro gioco! Ho avuto modo, con la mia mamma ed il mio babbo, di partecipare a degli eventi come cene con amici a due e quattro zampe, ad inaugurazioni, matrimoni o altre cerimonie, come purtroppo anche a qualche funerale. Ma era anche quello il mio compito: io ero sempre insieme alla mia mamma e non potevo lasciarla sola. A volte, non so per quale motivo, mi sono accorta che la mia mamma stava piangendo. Io mi avvicinavo a lei, mi appoggiavo alle sue gambe e, quando lei si chinava verso di me, le baciavo le guance e cercavo di asciugare quelle gocce di acqua salata che le scendevano dagli occhi. Spesso e volentieri funzionava. La mia mamma smetteva di piangere ed io ero contenta per averla consolata. IL MIO RITRATTO Nel 2018, se non ricordo male, la mia mamma ha deciso di farmi un ritratto, modellando la creta, fino a riprodurre la mia testa. Nulla in contrario, anzi ne ero felice, ma... c'è un ma. Lei, modellando la creta, si sporcava le mani e poi, ogni tanto, mi veniva a toccare con le mani sporche! Capisco che doveva rendersi conto bene di come riprodurre la mia testa, ma io non gradivo per niente le sue mani impiastricciate di creta sul mio pelo pulito! Quando vedevo che si stava avvicinando, magari quando ero accoccolata sul mio materassino, in pieno relax, pensavo: "Eccola, ci risiamo!". Poi magari scansavo un poco il muso. Alla fine l'ha capita! Si lavava ed asciugava sempre le mani prima di toccarmi. Così poteva esplorare tattilmente le mie fattezze senza infastidirmi. Brava mamma! Tutti dicono che il mio ritratto è venuto bene. Ne sono orgogliosa. QUELLA SERA A TEATRO La mia mamma ed il mio babbo a volte andavano di sera al teatro. Io capivo subito quando si usciva dopo cena, perché invece di rilassarsi sulla poltrona, la mia mamma si cambiava d'abito, vestiva non in modo sportivo, come di solito, ma con abiti diversi. Ed io ero sempre pronta a guidarla. Indossavo diligentemente la guida, infilavo il muso nel collare che lei allargava tra le sue mani e si usciva. Ricordo in particolare una delle volte che siamo andati a teatro La mia mamma si è fermata appena entrati per indossare come di solito l'auricolare dell'audiodescrizione e poi siamo arrivati nel palco a noi riservato, mi sono sistemata sul tappetino che la mia mamma portava sempre per me e poi si sono abbassate le luci ed è iniziato lo spettacolo. Quella sera recitavano solo due attori sul palco. Una ragazza ed un ragazzo che stavano allestendo il loro nido d'amore, per andare a convivere. Ma la ragazza avrebbe voluto che il suo lui la sposasse e La mia mamma ascoltava con interesse l'audiodescrizione ed anche i due attori che recitavano. Ad un certo punto, l'attrice che stava recitando un monologo, inizia ad alzare la voce, andando sù e giù agitatissima per il palco. Io stavo cominciando ad innervosirmi. Quindi l'attrice termina una frase dicendo ripetutamente: "E'! E'! E'! E'!" aumentando sempre di più il suo tono di voce. Era intollerabile! La mia mamma continuava l'ascolto dell'audiodescrizione che le narrava: "l'attrice ora sta percorrendo avanti ed indietro il palco... gesticola nervosamente...". Io non ce l'ho fatta più! Quella attrice urlava troppo! Io mi sono anche preoccupata! Ho abbaiato! Non potevo non abbaiare!Solo 4 o 5 abbai, perché subito la mia mamma mi ha accarezzata e tranquillizzata. Mi aveva fatto troppo innervosire quell'attrice esaltata! La mia mamma, dopo avermi fatta acquietare, ha poi iniziato a ridere, perché nell'auricolare, l'addetto all'audiodescrizione le ha narrato: " ... e poi l'attrice, alla fine del suo monologo, era talmente innervosita che ha fatto il verso dell'abbaio di un cane!". Che ridere! I due attori stessi hanno avuto un attimo di smarrimento ed esitazione avendomi sentita abbaiare, ma hanno fatto finta di nulla e ripreso subito la loro recitazione. Io non ho mai potuto sopportare le persone che parlano ad alta voce. Mi hanno sempre fatto innervosire. Alla fine di ogni serata teatrale, quando tutti applaudivano, io salivo inevitabilmente con le zampe anteriori, eccitata, sulle ginocchia della mia mamma e le davo tanti baci. Ormai era diventato un rito: ogni volta che la mia mamma applaudiva io le saltavo sulle ginocchia e la baciavo. Quella sera, al termine dello spettacolo ci siamo ritrovati, come di solito, nell'atrio del teatro con dei nostri amici e loro, sapendo che c'ero anche io avevano subito capito che ero stata io ad abbaiare. Quante risate si sono fatti insieme! E quante coccole hanno fatto a me! I POMERIGGI AL PODERE LUDICO Qualche volta siamo andate in un podere ludico che effettua interventi assistiti con gli animali. Non è troppo lontano da casa. Circa 15 minuti in auto. Valeria e Paolo, con i loro due ragazzi, hanno tanti animali: asinelli, coniglietti, galline, oche, anatre, tacchini, pecorelle, un maialino, cani e gatti. Il posto è molto bello e, oltre agli animali, nel grande terreno ci sono ulivi, uno di loro è secolare, alberi da frutta, erbe aromatiche e pure un orto. Con la mamma siamo state lì qualche pomeriggio, per aiutare alcuni bambini a fare delle sculture in creta. I bambini si sono sempre divertiti tanto, impiastricciandosi le mani con la creta. Sono anche stati contenti di portare a casa i lavoretti da loro realizzati. In quei pomeriggi ero libera di girellare a piacimento, ma preferivo comunque stare vicino alla mia mamma... mi sentivo più a mio agio vicino a lei. PURE IL TERREMOTO! Ultimamente, se non ricordo male era il 9 novembre 2022, la mattina presto mi sono svegliata di soprassalto perché ho percepito prima degli umani l'arrivo di una scossa di terremoto. Sono subito andata dalla mia mamma che dormiva e, siccome non si svegliava, ho appoggiato le mie zampe anteriori sul letto ed ho dato una nasata sul braccio della mia mamma. Finalmente si è svegliata, ma ancora non capiva. Quando poi il letto ha iniziato a dondolare come fosse una culla da neonato, era ora, sia la mamma che il babbo hanno capito. La mamma mi ha cinto le spalle con il braccio ed io mi sono sentita più sicura. Eravamo tutti e tre insieme e, se fosse successa una disgrazia, saremmo restati comunque uniti, nella buona e nella cattiva sorte. Fortunatamente l'oscillazione è finita e siamo tornati tutti e tre a finire di riposare. LA NARRAZIONE TERMINA QUI. PURTROPPO EMILIA, DOPO AVER STRENUAMENTE E DIGNITOSAMENTE LOTTATO COME UNA VERA GUERRIERA QUAL'ERA, CONTRO UN MALE TANTO BRUTTO QUANTO REPENTINO,, NON CE L'HA FATTA. HA ATTRAVERSATO IL PONTE DELL'ARCOBALENO ALL'ETA' DI SOLI 8 ANNI, IL 28 DICEMBRE 2022 ALLE ORE 19,30. SI E' ADDORMENTATA MENTRE LE SUSSURRAVO PAROLE DOLCI. SE PENSO CHE LEI PER TUTTI QUESTI ANNI HA ACCOMPAGNATO ME, NON MI CAPACITO CHE IO ABBIA AVUTO L'ARDUO ED INGRATO COMPITO DI ACCOMPAGNARE LEI PROPRIO IN QUEST'ULTIMO SUO VIAGGIO. LA MIA ADORATA ED INSEPARABILE BIMBA PELOSA NON C'E' PIU'. EMILIA MI HA SUSSURRATO IN UN ORECCHIO DI SALUTARE TUTTI QUELLI CHE LE HANNO VOLUTO BENE. NON FINIRO' MAI DI RINGRAZIARLA PER TUTTO QUELLO CHE MI HA DATO, TANTO, MOLTO DI PIU' DI QUELLO CHE SONO STATA IN GRADO DI DARLE IO. RESTERA' IN ETERNO NEL MIO CUORE E NON SOLO. SONO SICURA CHE CONTINUERA' AD ACCOMPAGNARMI. LA SENTIRO' ACCANTO ALLA MIA SINISTRA, SEMPRE PRONTA, PROTETTIVA E PREMUROSA NEI MIEI CONFRONTI. E SONO CERTA CHE ABBIA LASCIATO UN RICORDO INDELEBILE NEL CUORE DI TUTTI QUELLI , CHE L'HANNO CONOSCIUTA ED INEVITABILMENTE AMATA. Antonella


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Comunicati

Progetto "Salpiamo con Omero

di Luigi Palmieri

Si è svolta nella mattinata di sabato 29 luglio l’iniziativa “Salpiamo con Omero”, organizzata quest’anno dalla neocostituita associazione Amici di Omero Asd Aps, con il patrocinio del Comune di Crotone, del C.O.N.I. e della Lega Navale Italiana di Crotone e con la presenza di A.C.S. - associazione cani di salvataggio, il cui sostegno è stato fondamentale per la buona riuscita dell’evento. Nel pomeriggio, è stato previsto un momento di sensibilizzazione verso le tematiche di cura e prevenzione della cecità, ospitando l’iniziativa “La prevenzione non va in vacanza”, promossa e finanziata da IAPB Italia Onlus – Sezione italiana dell'Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità – e organizzata ed attuata dall’U.I.C.I. con la gradita ed apprezzatissima presenza del dott. Piero Scandale. “Salpiamo con Omero” ha rappresentato un momento di grande solidarietà e partecipazione per tutti a riprova del fatto che non è la disabilità ad escludere, ma i pregiudizi e l’ignoranza e desideriamo, pertanto, porgere il nostro più sincero ringraziamento: agli associati ed ai loro familiari, ai soci volontari ed al loro fondamentale contributo nelle attività associative, nella crescita e nel perseguimento, con forte e sincera motivazione, degli obbiettivi sociali; all’Amministrazione comunale di Crotone, che con la partecipazione del sindaco Enzo Voce e dell’assessore Luca Bossi hanno testimoniato il costante e continuo impegno nell’opera di abbattimento delle distanze tra chi amministra e chi vive quotidianamente le difficoltà derivanti dalle proprie condizioni fisiche, in un’ottica di inclusione e solidarietà concreta; al C.O.N.I. ed alla sua meravigliosa ed instancabile delegata provinciale prof.ssa Francesca Pellegrino, fermamente convinta che lo Sport possa essere volano di inclusione e solidarietà e così contribuire alla crescita ed al miglioramento culturale del nostro territorio; alla Lega navale di Crotone, soggetto storicamente custode e propulsore di quei principi solidaristici che contraddistinguono la gente crotonese; all’Associazione cani da salvataggio, al delegato regionale Giuseppe Berlingieri, a Mio e Brus, due splendidi esemplari di labrador, che in un’opera di sensibilizzazione verso le tematiche della sicurezza a mare, ci ha consentito di apprezzare il valore degli “amici a quattro zampe” e gli effetti positivi nella socializzazione. Ringraziamo gli operatori turistici Lido Casarossa e l’insostituibile Mario Tosto, il Lido Atlantis ed il Lido La Ronde che prontamente hanno accolto la nostra richiesta di pedalò con grande spirito di collaborazione. Un grazie alla Confcommercio Calabria Centrale ed al suo Direttore Avv. Giovanni Ferrarelli, persona di grande sensibilità, che sostiene da sempre progetti ed iniziative finalizzati all’eliminazione delle barriere e delle disuguaglianze sociali. Un sentito ringraziamento agli sponsor che hanno sostenuto e continuano sostenere i nostri progetti ed iniziative: alla BPER Banca che, con grande attenzione e sensibilità verso le tematiche sociali, contribuisce da sempre al perseguimento degli scopi solidaristici e inclusivi che identificano la nostra associazione ed ai suoi dipendenti presenti a questa ed alle precedenti iniziative, che hanno accompagnato i nostri soci nella breve escursione in pedalò nel tratto di mare antistante la Lega navale. Al gruppo Scalise Sport, che nel corso degli anni non ha mai mancato di farci sentire concretamente la propria vicinanza e il proprio sostegno, ed allo studio Masotta-Centri medici odontoiatrici, tutti campioni di solidarietà. A tutti un grazie dal profondo del cuore. Il Presidente Luigi Palmieri Sede legale: via Vittorio Veneto n. 233 – 88900 Crotone (KR) E-mail: amicidiomerokr@gmail.com – Pec: amicidiomerokr@pec.it Codice fiscale: 91066010793


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Le voci dell'etere

di Ettore Bianchetto

Gentilissimi - e, ha preso il via l’iniziativa “Voci nell’etere”, che si propone la raccolta in audio delle voci di tutte quelle persone che hanno studiato, o che hanno avuto esperienze, o a che fare in qualche modo con l’Istituto dei Ciechi di via Vivaio 7 a Milano. L’effettiva collaborazione consiste nella registrazione di una breve testimonianza non superiore ai 3 minuti circa nella quale basta presentarsi con nome e cognome e anno di nascita, all’interno della quale portare la propria esperienza raccontando qualche ricordo inerente l’istituto. Il tutto può essere inoltrato con il cellulare via wuazap chiedendo ulteriori chiarimenti al numero qui di seguito. Ringraziando sin da ora per l’attenzione porgo cordiali saluti. Ettore Bianchetti Cel 347 3668329 e-mail ector.b55@gmail.com


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