di Sonia Larseni
Oggi prepareremo alcuni piatti a base di verdure ma, con una particolarità,le verdure sono nascoste!
Questi sono piatti adatti a bimbi che non amano le verdure,ma con queste preparazioni potrete giocare con loro facendo loro scoprire gli ingredienti e stimolarli all'uso delle verdure così utili nell'alimentazione umana e in special modo dei piccoli.
Preparazioni:
Dama di zucchine.
Dose per un bimbo:
Una zucchina abbastanza grande,un uovo,una manciata di pane grattuggiato e della mozzarella.Io uso il panetto Santa Lucia che è senza acqua, e si presta a farne dei dadini.
Olio, e sale a piacere.
Preparazione:
Sbucciate e lessate le zucchine, in acqua salata,quindi fatele raffreddare e tagliatele a dadini.
Tagliate a dadini anche la mozzarella,e quindi passate zucchine e mozzarella prima nell'uovo, e poi nel pane grattuggiato.
Ora in una teglia da forno quadrata o rettangolare e iniziate a formare una dama.
alternando un dadino di zucchina, e uno di mozarella,infine aggiungete un po di sale e di olio e infornate per 15 minuti a 180 gradi.
Lo scrigno misterioso:
Dosi per un bimbo:
Un pugno di lenticchie,una zucchina,pasta sfoglia,sale, e olio e un po di dado vegetale e un paio di formaggini MIO.
Preparazione:
Mettete a bagno le lenticchie e fatele cuocere.
Quando sono quasi cotte,sbucciate e tagliate le zucchine a dadini, e fatele lessare assieme alle lenticchie.
Se fosse troppa acqua di cottura eliminatene un po e aggiungete dado da brodo preferibilmente vegetale.
A cottura ultimata. spegnete il fuoco, e fate raffreddare una mezzoretta.Ora frullate con un frullatore ad immersione finchè nella vellutata non ci saranno pezzettini di verdure.
Rimettete la pentola sul fuoco,aggiungete il formaggino e mescolate bene facendo amalgamare e addensare e quindi togliere dal fuoco e far raffreddare.
Preparate la pasta sfoglia stendendola in una teglia rettangolare e infornate a 180 gradi per 20 minuti.
A cottura ultimata dividete la pasta sfoglia a metà,prendete una ciotola colorata che servirà da piatto di portata foderatela con una parte di sfoglia,quindi riempite con la zuppa di lenticchie, e ricoprite con la rimanentesfoglia.
Palline birichine:
Scolate del tonno e del salmone, e mettetelo in un piatto Tagliate dei pomodorini cigliegini,sfuotateli e mescolate la polma nel tonno e nel salmone. sminuzzate il tutto con un coltello, e riempite i pomodorini con tutto il ripieno.
, sigillate con il pane grattuggiato, e infornate per 10 minuti a 200 gradi.
Bignè casalingo:
Prendiamo una confezione di bignè vuoti,della panna per dolci da montare un pochino di zucchero a velo e un vasetto di nutella.
Preparazione:
Montiamo la panna, aggiungendo un po di zucchero. La panna deve essere bella ferma. non deve scendere dal cucchiaio.
Prendete ogni bignè, e riempitelo con un cucchiaino dinutella.Ora completate il ripieno aggiungendo la panna, che quasi li deve coprire. Mettete in frigorifero 3 ore, prima di gustarlo!
Di Renzo coletti
In questo periodo, molti nodi vengono al pettine e ci inducono a riflettere. "La Chiesa siamo noi", frase estesa sia politicamente che sindacalmente e quindi ci dovrebbe finalmente apparire nella sua giusta visione. Quanto è reale qquesto dire? Partendo da una angolazione particolarmente ostica, noi consideriamo la vita qualcosa di sacro e quindi tendiamo a vedere nella sua antagonista, la morte, una realtà non altrettanto degna di rispetto e Amore. Se la vita è morte annunciata, cosa è di fatto uccidere? Anticipare è l'unica risposta possibile. Ma anticipare cosa? In un mondo olistico , il nulla non è che un altro modo di essere tutto e il vuoto in cui il fenomeno si manifesta in un collassare d'onda del campo unificato che è la rappresentazione del disvelarsi della coscienza che ci appare e coinvolge i nostri sensi. I sensi dunque sono la nostra unica possibilità di negare o trovare il bandolo della vita più o meno reale che è il nostro corpo, la nostra mente, la nostra psiche la nostra nicchia biologica condivisa. Ogni habitat umano è cultura che si confronta e cerca spazio sia fisico che spirituale, quindi più culture sono ricchezza in entrambe le direzioni. L'Uomo tecnologicus, ha infranto la regola fondamentale di questo equilibrio per volontà di potenza e presunzione infinita, ma sta rendendosi sempre più conto di quanto il giocattolo tecnologico contenga la sua trappola mortale. questa non è però una morte umana, è una morte chiusa nel guscio di un credo infinito di potenza e progetto oltre il territorio che si può definire limite umano e sacralità da estendere sia sul piano orizzontale che verticale. Il pacifismo esalta un valore che chiama vita, quindi evita a priori il confronto con la non vita o la sua transizione verso la morte. La paura della morte è la prima contraddizione a cui l'essere umano trova un bivio. Programmati per vivere, quindi per riprodurci, leros e la morte sono elementi per raggiungere un distacco controllato da entrambe le posizioni. Per vedere oltre l'istinto, l'istinto deve tacere. Ora iimmaginiamo il caso del Monaco buddista e vediamolo nel suo affrontare la morte in nome della pace. vediamolo nel suo scegliere la non violenza, vediamolo nella sua rinuncia al possesso, vediamolo nella sua rinuncia al sesso. Se noi uniamo queste che ho definito forse impropriamente rinunce, la vita di un Maestro Buddista quanto ha della vita da noi concepita? quale confine è il suo esistere o non esistere? Può una società essere composta di persone di tale fatta se estesa al mondo nella sua interezza e nei suoi individui che formano una società, che a sua volta forma una cultura e in seguito una complessità da soddisfare? Ora la sferzata finale che attende da molto. Il monaco Buddista, quando rinuncia alla lotta e viene ucciso, può essere considerato un martire? Potrebbe invece essere considerato un suicida? Se vita e morte sono due lati di una medaglia, il fenomeno vita cosa è rispetto al fenomeno morte? Quale ignoranza ci impedisce di oltrepassare un confine che è forse un semplice modo di essere altro a cui non siamo programmati a esistere attraverso i nostri sensi e la nostra mente? L'Uomo è dunque spazio tempo e fenomeno infinito di manifestazione, ma l'uomo è anche attesa di vivenire volontà espressa e per questo non meno reale della mmanifestazione del suo stato a noi ignoto per non travolgerci in un sovracarico sensoriale che è parte acerba del nostro intelletto e ragione. Ora posso regalarvi solo il mio dubbio che è la fonte stessa del mio pensiero.
di Debora Anticoli.
Ecco il fenomeno,si chiama BUDDY!
Di chi sto parlando?
Ma del nostro cane!
In effetti Buddy e di mio fratello,ma ora e diventato anche mio. Lui si e molto affezzionato anche a me.
Qui di seguito voglio parlarvi proprio di lui,e delle emozioni che quotidianamente ci regala dandoci tanto affetto e dolcezza.
Lui appartiene alla razza Beagle le cui origini risalgono all'Inghilterra del sedicesimo secolo dove apparve per la prima volta come razza distinta.
Quasi tutti gli odierni Beagle britannici discendono da una celebre muta allevata da un ecclesiastico intorno alla metà del XIX secolo.
Il Beagle classico ha
zampe
corte, e misura in altezza al garrese fino a 40 cm.
Ha pelo liscio, di
solito nero, bianco e focato. La testa è allungata, leggermente
arrotondata, e gli
occhi sono marroni o nocciola, dall'espressione mitee tenera.
Ha orecchie pendenti, muso diritto e squadrato, spalle inclinate, fianchi e cosce muscolosi,la coda è corta, leggermente ricurva.
Viene spesso utilizzato per seguire le tracce della selvaggina di piccola taglia come lepri e conigli.
Ma essendo come detto un cane dal carattere tenero e pacifico e anche uno dei cani da compagnia più apprezzati.
Ma torniamo al nostro Buddy,quando mio fratello lo portò in casa era un cucciolotto di 3 mesi emmezzo, Era molto vivace,faceva i bisognini dove capitava,,creando non poche situazioni poco piacevoli.
Ma con il tempo necessario e con pazienza e un pizzico di severità,ma senza violenza,e con tanta dolcezza. ediventato un cagnolino molto educato!
Prima che Buddy fosse dei nostri ho sempre avuto molta paura dei cani,specie quelli grandi,ora invece posso dire tranquillamente di aver vinto quella paura e quel timore che avevo verso questi amici a quattro zampe.
Proprio la sua sensibilità,bellezza e intelligenza ha contribuito tantissimo a far si che mi affezzionassi a lui.
Ho passato un brutto periodo a causa della perdita della mia mamma,epoi in seguito di mio padre,ma lui mi e stato tanto vicino dandomi sostegno psicologico.
Quando mamma era in ospedale, ed aveva poche speranze,Buddy era triste e quasi non mangiava dimostrando che soffriva anche lui come noi.
Lo stesso successe con mio padre, che di giorno in giorno, peggiorava sempre di piu.
Buddy si accucciava accanto al suo letto per ore e ore e non era facile farlo allontanare,sembrava quasi che volesse goderselo ancora un po prima che se ne andasse per sempre.
Quando poi e successo l'irreparabile,io sono scoppiata in un pianto dirotto,lui si è accucciato accanto a me con le orecchie basse,non mi ha lasciato un'attimo.
Il suo affetto,la sua dolcezza e sopratutto la sua intelligenza nel capire le situazioni e sopratutto lo stato d'animo delle persone sono virtù e comportamenti che sono stati davvero terapeutici,non a caso molte volte Buddy mi ha quasi costretto a ridere!
A lui piacciono moltissimo le palline da tennis,ci passavamo ore a giocare insieme addolcendo dentro di me il dolore che mi attanagliava e rendendolo piu sopportabile.
Oggi a distanza di quasi un anno da tanto atroce dolore posso dire con certezza che buffy e stato la mia ancora di salvezza evitandomi una depressione sicura.
Egli oramai e parte integrante della nostra famiglia,anzi posso dire senza timore che e per noi come un figlio.
Chiudo questa breve testimonianza sul nostro cagnolino facendo alcune premesse e considerazioni inerenti.
Vorrei dire a tutti i genitori, o a chi regala o porta in casa un cane di pensare bene cio che stanno per fare.
I cani non sono oggetti:
non sono peluche da porre come soprammobile ma hanno un'anima.
Il cane è un impegno e necessita di molte attenzioni che sottraggono tempo e anche denaro se si vuole tenerlo in condizioni ottimali.
Quindi non fatevi prendere dall'entusiasmo del cucciolo da coccolare e pensate che poi crescerà e che diventerà grande per il vostro magari mini appartamento.
Molti incorrono in questo errore e poi quando ci si rende conto che la situazione e diventata ingestibile li abbandonano per strada o in canili lager.
Con cio intendo sensibilizzare i lettori e far capire quanto e bello avere un amico a quattro zampe in casa,mma essere anche consapevoli che va trattato come un membro della famiglia a tutti gli effetti!
di Rossana Badaschi
E’ possibile conoscere il proprio peso ideale?
Per calcolare il nostro peso corporeo teorico (più comunemente conosciuto come peso ideale o desiderabile) che secondo i fisiologici si raggiunge all’età di 18-20 anni, esistono differenti formule matematiche di diversi autori.
Le formule che troverete illustrate sono alcune tra le più utilizzate e di facile applicazione, differenziate per donne e uomini:
Vi consiglio di provare ad applicare le varie formule con i vostri dati personali, in modo da verificare la diversità del risultato tra una formula e l’altra.
Per guidarvi nei vari calcoli troverete sotto ogni formula un esempio di un soggetto di sesso femminile, con un’altezza di 160 cm e con un peso attuale di 50 Kg.
Questa formula per il calcolo del peso ideale è una tra le più semplici anche se imprecisa. Infatti considera solo la nostra altezza ma, probabilmente, soddisferà alcune nostre aspettative….
- Esempio (donna):
Formula di Broca: h (altezza) espressa in cm. – 104 (valore fisso) =
Calcolo: 160 cm. – 104 = 56 Kg
É una delle formule più utilizzate, tuttavia non tiene conto né dell’età né della nostra costituzione.
- Esempio (donna):
Formula di Lorenz: h (altezza) espressa in cm. – 100 (valore fisso) –
(h altezza in cm. – 150 valore fisso / 2 valore fisso ) =
Calcolo: 160 cm. – 100 – (160 – 150 / 2) =
60 – 5 = 55 Kg
L’Indice di Grant (IG) è un parametro che consente di stabilire la costituzione in base all’altezza e la circonferenza del polso. Questa formula tiene conto quindi anche della pesantezza delle nostre ossa e rispetto alle altre consente anche di stabilire un “range” (campo di variazione) di peso e non un valore fisso e rigido come nelle precedenti formule.
Per essere applicata richiede un calcolo più specifico.
Munitevi innanzitutto di un metro da sarta e misurate il vostro polso distalmente dalla protuberanza ossea (parte più stretta del polso), poi applicate la formula indicata nella tabella n. 1 per stabilire quale sia il vostro tipo di costituzione.
Otterrete infatti un numero che troverà collocazione nel prospetto giallo, sempre all’interno della tabella n. 1.
Va precisato che esistono 3 differenti tipologie di costituzione:
Peso teorico secondo la struttura corporea (Indice di Grant)
Tabella n.1
Appreso quindi a quale tipologia di costituzione appartenete, ricercate ora la vostra altezza nella tabella n.2 (differenziata in maschi e femmine) e leggete i valori corrispondenti alla vostra morfologia precedentemente calcolata come longitipo, normotipo o brachitipo.
Il range indicato, espresso in Kg, corrisponderà al peso minimo e massimo che dovreste avere.
- Esempio (donna):
Indice di Grant: h (altezza) espressa in cm. / circonferenza del polso =
Immaginiamo che la donna presa in esame abbia una circonferenza polso di 14 cm.,
quindi applichiamo la formula morfologica indicata nella tabella n. 1.
Calcolo: 160 cm. / 14 = 11,4
Nella tabella n.1 il valore ottenuto (11,4) classificherà longitipo la morfologia della donna presa in considerazione (quindi con ossatura piccola o leggera).
A questo punto sarà sufficiente consultare la tabella n.2 cercando l’altezza corrispondente a quella della donna (160 cm), osservare la colonna longitipo e verificare il peso consigliato che, in questo caso, è compreso tra 47,1 Kg. e 50,7 Kg., range di peso corporeo ideale.
Peso teorico secondo la struttura corporea (Indice di Grant)
Tabella n.2
Prendiamo ora in considerazione quest’ultima formula che però non ci consente di conoscere quale dovrebbe essere il nostro peso ideale, tuttavia è molto utile per scoprire se siamo sottopeso, normopeso, sovrappeso, obesi di medio o alto grado.
Provate quindi ad eseguire il calcolo seguente dell’ I. M. C. (o B. M. I. acronimo inglese):
Il valore che avrete ottenuto vi consentirà di interpretare con facilità la classificazione dell’Indice di Massa Corporea riportata nella tabella gialla (suddivisa in femmine e maschi), catalogandovi in una delle 5 classificazioni: sottopeso, normopeso, sovrappeso, obesità di medio grado oppure obesità di alto grado.
- Esempio (donna):
I.M.C.: Kg (peso attuale) / h (altezza) espressa in metri al quadrato =
Calcolo: Kg 50 / (1,60 * 1,60) = Kg 50 / 2,56 = 19,5
Questo valore ottenuto classificherà la donna come normopeso, infatti 19,5 è compreso tra 18,7 e 23,8 (vedi tabella gialla).
Tuttavia, se desiderate, potete ottenere lo stesso risultato utilizzando il grafico seguente; dovete semplicemente congiungere con una retta la vostra statura (colonna a sinistra) al vostro peso (colonna a destra).
La retta andrà ad intersecarsi con un colore dei vari riquadri (differenziato per donne ed uomini) e vi indicherà la vostra classificazione in modo immediato.
- Esempio (donna):
I.M.C. : h (altezza) espressa in metri = 1,60 m. Peso attuale = Kg 50
Come descritto precedentemente congiungiamo quindi con una retta la statura della donna (1,60 m. colonna a sinistra) al suo peso attuale (Kg 50 colonna a destra).
Nel nostro esempio la retta si interseca nel riquadro verde quindi, secondo l’I.M.C., il peso attuale della donna è classificato normopeso (normale).
Una riflessione….
Come avrete potuto verificare negli esempi illustrati per calcolare il peso ideale della donna presa in esame (ad esclusione dell’I.M.C. che non consente il calcolo del peso teorico espresso in Kg.), applicando le varie formule proposte abbiamo ottenuto differenti risultati:
Formula di Broca: 56 Kg
Formula di Lorenz: 55 Kg
Indice di Grant: tra 47,1 Kg. e 50,7 Kg
Credo sia spontaneo chiedersi: “Quale delle 3 formule è la più corretta?”
Ovviamente il calcolo del peso teorico secondo la struttura corporea (Indice di Grant), perché oltre a considerare l’altezza valuta anche la nostra costituzione.
Tuttavia la definizione del peso ideale è alquanto complessa perché dipende da altri molteplici fattori, taluni presi in considerazione anche dagli autori delle formule proposte.
Vi elenco infatti elementi basilari che dovrebbero essere attentamente valutati per il calcolo del peso ideale:
ed altro ancora…
Da tutto ciò si deduce che non essendo contemplati tutti questi fattori nelle varie formule che abbiamo esaminato (ed attualmente formule così complete non esistono), i dati ricavati presentano dei limiti pertanto vanno considerati solo come valori indicativi.
di Maria Grazia Sales
Anche un organo straordinariamente robusto qual è il cuore ha bisogno di certi riguardi, perché numerose sono le cause atte ha determinarne le disfunzioni. Una delle principali è probabilmente la febbre reumatica, che colpisce spesso i giovani. Molto facile che questa abbia danneggiato il cuore, sebbene l’ammalato possa apparire del tutto guarito e perfino praticare per qualche anno dello sport faticoso ,ma i disturbi, di solito insorgono tra i 30 e i 40 anni, intorno ai 50, o anche prima, chi ha un cuore di queste condizioni può ammalarsi gravemente. Inoltre, c’è il ritmo accelerato della vita moderna a cui molti attribuiscono. In gran parte l’aumento della mortalità per malattie cardiache verificatosi in questi ultimi anni. Oggi il cuore non è meno robusto di ieri, la differenza stà nelle condizioni diverse in cui deve funzionare. Lunghi anni di forti tensioni possono determinare un’alta pressione sanguigna che accresce materialmente il lavoro del cuore. Con il tempo ne deriva una menomazione permanente che, se non altro, limita in modo considerevole l’attività fisica di chi ha il cuore in questo stato. Certi modi di fare dello sport consumano le riserve del cuore con rapidità eccessiva. Uno dei più dannosi è l’abitudine, comune a molti che passano la maggior parte del tempo a tavolino, di voler concentrare in un solo giorno, senza un attimo di respiro, il moto all’aria aperta di tutto un mese. Particolarmente pericoloso per costoro è il voler gareggiare, a caccia o in montagna, con le guide o con gli amici avvezzi invece a svolgere attività fisica quasi costante. L’orgoglio li spinge a emularli, e ci riescono, ma spesso a costo di uno sforzo eccessivo per il cuore. I giovani sopportano questi sforzi molto meglio degli uomini di mezza età o di età avanzata, perché nei giovani l’elasticità del sistema cardiocircolatorio è molto maggiore. Uno sforzo analogo si riscontra in uomini relativamente giovani che, pur essendo stati magnifici atleti nella prima gioventù, hanno smesso del tutto la pratica dello sport. In una decina di anni arrivano a una buona posizione finanziaria, mettono su famiglia e ingrassano di 15 20 chili. Allora decidono di snellirsi, di riacquistare l’elasticità perduta. Se questo fine è perseguito con moderazione e lo sforzo intensificato man mano che il corpo vi si abitua, i risultati di solito sono ottimi. Spesso però, si incomincia con lo stesso vigore con cui si era abituati in gioventù e allora si finisce quasi certamente con l’avere dei guai.
Perché serbi la massima efficienza, il cuore, come tutti gli altri muscoli, deve essere usato non soltanto con giudizio, ma anche con regolarità, altrimenti la riserva accumulata nel periodo della massima attività finisce con l’andare perduta e il cuore diventa… molle… incapace di sostenere sforzi improvvisi o prolungati. Se invece ci si sottopone ogni giorno a una certa dose d’esercizio fisico, non si perde l’allenamento e il cuore sopporterà sforzi sorprendenti anche nell’età avanzata.chi è abituato a praticare, qualsiasi tipo di sport, spesso o per brevi periodi, potrà continuare a farlo anche oltre i 70 anni senza risentirne.
Non c’è un’epoca stabilita in cui l’uomo diventa vecchio, ma secondo lunghe osservazioni, 50 anni è l’età in cui bisogna cominciare a rallentare il ritmo, soprattutto per quanto riguarda l’eccessivo sforzo fisico. Un uomo può vantarsi di essere ancora in forma come a 25 anni, ma, per quanto possa sentirsi così, non lo è più. La miglior difesa contro gli attacchi cardiaci, a detto un insigne cardiologo, è conquistare la serenità d’animo. Alcuni vi riescono su un piano intellettuale domandandosi, qual è la norma alla quale desidero conformare la mia vita? E ne trovano una che arricchisce la vita, anziché distruggerla. Altri arrivano alla serenità d’animo su un piano emotivo, attraverso la fede nella bellezza, negli ideali, nell’altruismo. E così lasciano che i fastidi della vita entrino da una porta ed escano dall’altra. Ciò non significa, tuttavia, che si debbano reprimere costantemente le proprie emozioni. Molti medici ritengono che quando si perde la pazienza e tutti la perdiamo talvolta- sia più pericoloso non sfogarsi che lasciarsi andare. Uno specialista di malattie cardiovascolari dice in proposito, è per questo che nella nostra vita quotidiana abbiamo bisogno qualche volta di uno sfogo emotivo. Sfogarsi senza eccedere non soltanto diminuisce il pericolo di una costante tensione interna, ma rende meno necessario gli sfoghi violenti.
Di Patrizia Carlotti
Alberi ammalati
Alber imprigionati nei vasi
Alberi tagliati…
Sterili
I fiori sbocciati non prendono colore,
i frutti cadono ancor prima di maturare…
Le foglie si nutrono di veleni sempre nuovi
E sono insudiciate dallo smog
Fanno il bagno con pioggia acida
E si asciugano ad un sole stanco…
Alberi sempre più soli
Il disboscamento è fatale e completo
Alberi nati in provetta
Per nuovi innesti
Si sperimenta la perfezione
Chi avrà la pianta più bella nel giardino?
Divenire sempre e comunque protagonisti
Nuove chiome primeggiano
Ma il vento le spazza via in breve tempo.
Consapevoli che una piantina ha bisogno di cure continue
Di protezione e sostegno,
continuiamo a far danni fregandocene
Il nostro terreno è arido non può darn frutti
Urge una bonifica e concimare…
Non serve far nascere nuove piantine su una terra cosi’ sporca.
di Lorella Nardi
Tra i quieti rami or scende la sera
si ferma il vento, è silenzio cupo;
un’ultima foglia cade, leggera,
e plana raminga verso il dirupo.
Dentro a quel buio un richiamo di lupo
come uno strappo o come un errore,
solo una volta per non ne far sciupo,
ma lì vi troviamo tutto il dolore
di chi si accorge, con tanto stupore,
d’esser ormai solo in mezzo al folto
mentre nel cielo vibra chiaro bagliore…
è piccola stella, ma brilla molto.
Di tutto il monte illumina il volto.
Entra la stella nel vecchio maniero
curiosa fruga in quel luogo sepolto
nascosto dal tempo, suo prigioniero
in mezzo al bosco, ma senza sentiero,
certo perduto. E dello scalpitio
di zoccoli resta solo, leggero,
nei rovi abbracciati, lo scricchiolio
di pietre spezzate, verso il pendio
verso la nuda, profonda scogliera.
Pure si avverte nel suo mormorio
quant’essa attenda di nuovo primavera.
Di Antonella Iacoponi
Si staglia in alto il monte Erice,
avvolto in fitti boschi, – splendide cornici -,,
l’ aroma dei pini si diffonde, complice,
il mare abbraccia le sue pendici,
rami di quercie ondeggiano a una dolce brezza,
- danzano felici, felici! -
Simboli di forza e fierezza…
Siede Citerea sulla torre del castello,
scruta il paesaggio da un’immensa altezza,
rimpiange commossa il tempio più bello,
eretto in suo onore dai romani,
pare di scorger la figura di Entello,
indomito eroe, tra gli antichi sicani,
spicca una stele sulla spiaggia vicina,
Anchise ricorda i tempi lontani;
tra le rovine, piange Afrodite Ericina,
una colomba le siede accanto,
con le ali accarezza la bionda regina,
i cigni le offrono un soave canto,
si asciuga il volto con un velo in lino,
di mirto e rose ha cinto il manto,
sale sul carro, nel cielo turchino.
di Mirella Fanunza
Vincenzo sentiva ancora nelle orecchie l’urlo di Luca. “Ma vai al Bastione, và!”. Era proprio lì che si stava dirigendo.
Il Bastione era nella parte vecchia della città ed era famoso per i molteplici suicidi che si erano avvicendati nel corso degli anni. Quello stava suggerendo l’amico a Vincenzo, di andare lì a suicidarsi. Ultimamente la convivenza con lui non era facile, però Luca sapeva che stava passando un pessimo periodo. Avrebbe anche potuto passare sopra a qualche lato del suo carattere un po’ spigoloso. Che poi non era da lui comportarsi così e Luca lo sapeva. Era solo un periodo del cavolo, la tensione era alle stelle e l’insoddisfazione il fulcro della sua vita. A trentaquattro anni si sentiva un vero fallimento.
Tutto gli andava male da un po’ di tempo, e il suo periodo negativo era cominciato proprio quando Anna lo aveva lasciato. Che batosta quella! Dopo tre anni di convivenza a parer suo felice, e proprio quando lui si stava scervellando per trovare un modo insolito e simpatico per chiederle di sposarlo… ecco che lei gli aveva detto che tra loro era finita. Vincenzo era caduto dalle nuvole, non si era accorto di niente, tantomeno del fatto che lei avesse conosciuto un altro, negli ultimi tempi. Proprio quello da cui si era precipitata con le valigie piene di ricordi della loro vita insieme. O forse l’aveva lasciata tutta lì la loro storia? In quella casa e nella mente di lui!?
E così, con l’espressione più inebetita di questo mondo era tornato dall’amico di sempre, Luca. Avevano vissuto insieme fin da quando avevano deciso di rendersi indipendenti dai loro genitori, ed erano sempre andati d’accordo. Però, ultimamente, Luca lo giudicava “pesante”. In effetti non aveva di che stare allegro. Anche il lavoro andava male. Faceva il rappresentante di commercio e il settore era in crisi. Poteva scordarsi i compensi dell’anno prima, il suo stipendio era tirato e c’era ben poco da sbizzarrirsi con guadagni così scarsi. Bisogna avere pazienza, gli dicevano in ditta, e che sarebbero tornati i bei tempi. Mah, a lui non sembrava che ci fosse tanto da stare allegri, sembrava che andasse sempre peggio, altrochè! Per non parlare delle donne. Dopo l’abbandono di Anna aveva sofferto parecchio e si era sentito talmente svuotato da non riuscire ad abbordare più nessuna. Poi, un collega, gli presentò un’amica. Quello era stato un vero e proprio “pacco”. Nel senso che l’esperienza con lei era stata disastrosa e aveva finito col dargli il colpo di grazia.
Dopodichè qualche avventura l’aveva anche avuta, ma niente di serio. Da un po’ di tempo a quella parte sentiva l’esigenza di innamorarsi e di avere qualcuna che gli volesse bene davvero, si prendesse cura di lui e facesse rialzare le quotazioni della sua misera vita. Era insoddisfatto e non faceva altro che lamentarsi, al punto che neppure Luca lo reggeva più. Quasi non si sopportava neppure lui!
“Centocinquantuno”, si disse Vincenzo quando arrivò in cima. Che fatica, gli dolevano le gambe, non era abituato neppure a camminare, sempre seduto in macchina, figuriamoci a fare tutte quelle scale. Guardò di sotto: mica male come altezza! C’era di che spezzarsi tutte le ossa. All’improvviso si voltò. Ma cosa stava facendo quella pazza, poco più avanti di lui? Non è che avesse in mente di buttarsi di giù, gli sembrava che si stesse sporgendo troppo…
Intanto Lisa guardò di sottecchi il nuovo arrivato. Non le piaceva il suo sguardo e neppure il modo sicuro con sui si era diretto verso uno dei ballatoi. Senza che si rendessero conto andarono uno verso l’altro. “Scusa”, fece Lisa. “Sai che ore sono?”
Vincenzo tirò un respiro di sollievo. Una che pensava a suicidarsi non badava certo all’orologio. Sollevato le sorrise e rispose: “Centocinquantuno”.
“Come, scusa?”, fece lei, meravigliata, forse era un po’ fuori di testa? Però uno con un sorriso così non pensava certo a suicidarsi. Vincenzo scoppiò a ridere. “Scusa, è che avevo ancora in testa il numero dei gradini che portano quassù”.
“Sai che mi stavo chiedendo quanti fossero?”, sorrise lei a sua volta.
“E se li rifacessimo per scendere? C’è giusto un bar giù all’angolo che fa dei gelati da favola”, disse Vincenzo. All’improvviso gli era venuta una gran voglia di allontanarsi da lì.
“Ci sto”, disse lei. E si allontanarono così, insieme, senza neppure conoscere i loro nomi, uniti dallo stesso pensiero. Quella scarpinata sul Bastione non aveva avuto nessun senso, proprio come le stupide considerazioni che avevano preso d’assalto la loro mente negli ultimi minuti.
Però una cosa buona c’era stata: si erano incontrati. E insieme andavano a mangiarsi un ottimo gelato da uno strano gusto chiamato “vita”.
di Massimo Vita
Credo, con franchezza, che la questione statutaria non sia al primo posto tra gli interessi della nostra base associativa e, pur essendo un appassionato di questioni regolamentari, credo che nella nostra associazione sia necessaria una rivoluzione culturale e generazionale.
Qui mi soffermerò su alcune proposte di modifica allo statuto e su cosa credo si debba fare per dare un volto nuovo alla nostra casa comune.
Penso che prima di tutto si debba modificare la struttura congressuale parametrandola alla struttura regionalistica dello stato italiano.
Per questo penso che le assemblee sezionali, ogni cinque anni dovrebbero avere funzioni congressuali con i seguenti compiti:
eleggere il presidente, il vice presidente e il consigliere delegato della sezione;(il consigliere delegato viene sempre eletto dai consigli sezionali nelle sezioni con più di 250 soci.
eleggere i consigli sezionali per le sezioni con più di 250 soci;
eleggere i revisori dei conti;
eleggere i delegati al congresso regionale.
A livello regionale il congresso dovrebbe essere costituito come segue:
dai delegati eletti dai congressi sezionali;
dai presidenti sezionali e dai consigli sezionali;
elegge il presidente regionale e il vice presidente;
elegge il consiglio regionale;
elegge i revisori dei conti;
elegge i delegati al congresso nazionale in forma proporzionale e sulla base di liste.
Il congresso nazionale, è composto dai delegati eletti dai congressi regionali e:
elegge il presidente e il vice presidente dell’unione (candidature presentate in coppia);
il consiglio nazionale (sulla base di liste e con suddivisione proporzionale dei seggi);
elegge la direzione nazionale non nell’ambito degli eletti in consiglio nazionale ma tra tutti i soci effettivi;
elegge i revisori dei conti;
elegge il collegio dei probiviri.
Io preferirei che le cariche elettive potessero essere scelte fra tutti i soci effettivi e non tra coloro che sono eletti nei vari organi.
Prevederei l’incompatibilità tra le varie presidenze a tutti i livelli, e aggiungerei l’incompatibilità fra presidente sezionale e consigliere nazionale. Eliminerei i consigli sezionali per le sezioni con meno di 250 soci lasciando solo l’ufficio di presidenza.
Oltre i 250 soci direi cinque componenti, sette, nove e undici.
Limiterei i mandati a due e e porterei la percentuale dei vedenti al quaranta per cento nei consigli sezionali compresi i tutori.
Penso che si dovrebbe avviare una riflessione anche sulla possibilità di eleggere i consigli sezionali senza liste perché questo spesso porta al calo vertiginoso della presenza femminile e dei giovani.
Io confermerei la necessità di sottoscrivere le liste presentate da parte dei soci ma con regole più stringenti visto che a livello sezionale i presidenti padroni non sempre sono apertissimi. Per quanto riguarda l’annosa questione delle incompatibilità con incarichi politici, direi che si potrebbe lasciare la valutazione caso per caso dicendo che:
la incompatibilità la valutano i rispetivi organi in cui si verifica. Se ci sono atti palesemente lesivi dell’associazione si procede con le regole del caso.
Le proposte sopra riportate possono sembrare generiche ma a mio avviso si deve andare verso una maggiore omogeneizzazione delle strutture organizzative ma, anche se dovessimo avere regole perfette, nulla cambierà se non cambia l’approccio ai problemi.
Fino a che noi presidenti provinciali non facciamo in modo che i soci e i sostenitori si appassionano al nostro essere casa comune. Dobbiamo essere protettivi come un porto e lavorare come una squadra strutturandoci in modo orizzontale e non verticale.
Per essere più chiaro la sezione deve essere vista come un punto di riferimento, un elemento inprescindibile del proprio quotidiano.
Si deve cambiare anche il linguaggio passando dall’io oggi imperante al noi più congeniale a un corpo sociale attivo e propositivo.
I problemi dell’associazione non vengono solo dalle sezioni ma anche dalle dirigenze regionali e da quella nazionale.
Sempre più spesso sono entrambi lontani dalla base associativa e mentre i soci conoscono il presidente nazionale non sempre conoscono quello regionale e soprattutto non si sente il legame tra socio e livello regionale.
Per questa ragione ho proposto la possibilità di eleggere i vertici tra tutti i soci e non tra pochi intimi.
Un altro problema è dato dall’eccessiva lentezza delle nostre procedure che ci fa arrivare in ritardo rispetto ai tempi della società odierna. Questa lentezza è particolarmente rintracciabile a livello regionale e nell’irifor regionale.
Tutte le agenzie formative sono amministrate con agilità e velocità mentre noi dobbiamo riunire un sacco di persone che spesso, me compreso, ovviamente, non conoscono le norme e le prassi del mondo della formazione.
Mi piace chiudere facendo osservare che l’associazione ha delle aree geografiche in cui non solo cresce, ma ha un volto giovane e spesso femminile.
A livello nazionale ci siamo sentiti dire che per poter approdare alla presidenza nazionale non si può avere un lavoro e che si devono avere doti particolari di leaderscip. Dato che non credo si possa pensare che leader si nasca, penso sarebbe più serio e utile avere dirigenti appassionati e dargli spazio vero per fargli mettere in mostra le loro capacità di essere leader.
Non si può premiare la mediocrità perché i mediocri hanno tempo libero.
Per quanto mi riguarda ho deciso di impegnarmi per cercare di poter contribuire alla crescita dell’associazione sia a livello regionale che nazionale.
di Mara Fiamberti.
Dunque: dove eravamo rimasti?
Probbabilmente queste testuali parole qualcuno di voi le avrà già sentite.
È l'inizio di un discorso, ma questo non dice ancora niente.
Se invece provassimo a collegare questa domanda a una data,e cioè,il 20 Febbraio 1987, chissà se vi dice qualcosa?
Ma no,e ancora troppo poco come indizio!
Ma se accostiamo tutto ciò alla figura di un grande uomo tutto diventa piu chiaro!
Molta gente ha vissuto con lui, e ha sofferto con lui quei terribili anni in cui si è trovato sommerso in un mare di gente che lo accusava di colpe gravissime. Il personaggio in questione è Enzo Tortora.
Difficile dimenticare,e difficile non parlare di lui specie in questi ultimi tempi che la cronaca ci ha riservato casi simili.
C'è anche chi ha pensato di girare una fiction che parla della sua storia e che recentemente è stata trasmessa su Rai 1.
Quando si parla di Enzo Tortora inevitabilmente corre il pensiero alla vecchia tv.
Forse allora tanti scandali non si perpretravano.
Già nel 1983,e precisamente il 17 giugno,quando egli fù arrestato qualcosa ci diceva che saremmo caduti in basso,ma non è di ciò che ora voglio parlare effettivamente.
non potrei concentrare il mio scritto su quegli anni,infatti se pure io c'ero,ero ancora troppo piccola per capire la politica dei grandi,ed era ancor più difficile capire gli scandali che coinvolgono il paese.
Pero guardavo la televisione,e tra le poche reti esistenti,e tra i pochi programmi che una bambina poteva guardare c'era la trasmissione di Enzo Tortora che si chiamava Portobello!
Oggi vorrei riscoprire questo presentatore a 24 anni dalla sua morte.
A chi non lo ha vissuto realmente, potrebbe sempre leggere e guardare i documenti e i vari contributi video e audio presenti nel web e trovare in lui il mito!
La sua storia e la sua forza di uomo, è ancora capace di entrare nei cuori di chi l'ha amato e di chi lo ama,e addirittura di chi non lo conosceva.
Lui è scomparso, ma prepotentemente ci richiama a prestare attenzione attraverso le sue vicende.
Certe volte penso che vorrei tornare indietro nel tempo, per recuperare il vissuto perduto.Avrei voluto essere pi vicina e pregare per te caro Enzo, che ora ci guardi da lassù.
Dovete consentirmi di aggiungere che,tu resterai qui, anche per conto di quelli che parlare non possono; e sono molti, e sono troppi, resterai qui anche per loro.
Vi accorgerete sicuramente leggendoche questo discorso non è farina del mio sacco,ma era proprio il discorso che ha fatto lui,io mi sono solo permessa di fare qualche modifica, per adattarlo.
Sono sicura che non gli dispiace se ho usato le sue parole,anzi: lui vorrebbe così..
Ma ora vediamo chi era veramente Enzo Tortora!Lui non era solo un popolare presentatore televisivo che ha fatto la storia della tv italiana insieme a Mike Bongiorno e a tanti altri,ma era sopratutto un uomo perbene,un uomo colto, un giornalista che sapeva ascoltare la gente e che molto spesso dava fastidio per il suo voler essere sempre al di sopra delle parti.Molti l'hanno descritto come una persona incapace di instaurare rapporti umani, ma chi l'ha conosciuto e ci ha lavorato sostiene che lui trasmetteva antipatia per questo suo modo formale che aveva, ma che nello stesso tempo si faceva ammirare per la sua forza e il suo coraggio, quand'anche negli ultimi tempi che la malattia lo aveva oramai devastato egli è riuscito a farsi sentire e ha continuato la sua lotta morale fino alla fine.
Fa veramente un effetto impressionante, pensare a Enzo Tortora che torna in tv dopo 4 anni, il 20 Febbraio 1987 e che il 18 Maggio 1988 non c'è più.
Purtroppo il tempo che gli è restato non è stato abbastanza,il destino crudele ha voluto che morisse così prematuramente,eppure avrebbe potuto dare ancora tanto e solo adesso mi rendo conto di cos'abbiamo perso.
Eppure sono convinta caroEnzo che non sei quello antipatico,tu non sei quello che risulta incapace di rapporti umani, tu sei molto di più altrimenti non avresti potuto aiutare chi aveva bisogno.Solo le persone sensibili come sono sicura che lo eri tu, possono leggere oltre le righe.Vorrei tanto tu fossi ancora tra noi,ma per chi come me crede,tu sei sempre tra noi!
Sei tornato dicendo: dunque, dov'eravamo rimasti?
Inveece io vorrei dire: dunque, dove siamo rimasti?
Probbabilmente, tutti abbiamo dentro di noi un Enzo Tortora che in qualche modo ci parla dall'alto; io ho cercato di raccontare il mio.
Ora credo proprio di dovermi fermare; prima però dirò un'ultima cosa.
Per chi non ha fatto in tempo a vivere realmente la storia del grande presentatore consiglio di andare su youtube e digitare Enzo Tortora,avrà sicuramente tanto da imparare attraverso?il materiale esposto.
di Giuseppe Lurgio.
Ecco ancora una volta la consueta selezione di barzellette che ho trovato quà e là per la rete e che ho raccolto per voi allo scopo di regalarvi un momento di buon umore.
Buon divertiimento!
1)
Medioevo, in una località europea imprecisata.
Un giovane monaco amanuense è appena arrivato nel monastero che gli è stato assegnato.
Il suo primo compito
è quello di aiutare gli anziani monaci a copiare i testi canonici. Mettendosi al lavoro, nota che le copie non vengono fatte dagli originali, ma da altre precedenti copie, ovviamente scritte a mano.
Va allora a parlare con il priore:
"Mi perdoni, padre priore. Non copiando dall'originale, in questo modo se viene fatto un errore di trascrizione questo verrà poi ripetuto in tutte le copie successive." "Bah... Figliolo caro, noi abbiamo sempre fatto così. Comunque la tua osservazione è giusta. Andrò io stesso a verificare gli originali." Così, il priore scende nel profondo delle cantine dove sono conservati gli originali. Alla fine della giornata, non si fa vedere né a cena e né per tutta la serata. A notte inoltrata, i monaci preoccupati decidono di scendere per vedere cosa sia successo. Quando arrivano giù, trovano il priore che piange disperato, sbattendo la testa contro un vecchissimo testo aperto e ripete: "ACCIDENTI!QUI C'È SCRITTO,VOTO DI CARITA'!
Non DI CASTITA'!"
2)
Una ragazza chiede al fidanzato: "Cosa ti piace di più di me?
La mia bellezza, la mia profonda intelligenza o la mia sincerità?". E il ragazzo: "Il tuo senso dell'umorismo, cara!"
3)
Due fratellini sono dai nonni. La sera si inginocchiano di fianco al lettino per dire le preghiere ma uno dei due si mette a urlare: "SIGNORE, TI PREGO VORREI UNA NUOVA BICI, SIGNORE, TI PREGO VORREI LA PLAYSTATION...". L'altro fratello lo guarda male e gli fa: "Perche' urli?? Dio non e' sordo!!!". "Dio no,ma la nonna si'!!!".
4)
Ogni anno, subito prima di Pasqua, il Capo Rabbino di Roma si presenta in Vaticano dal Papa e gli porge una busta molto antica. Il Papa la prende, scuote la testa e la restituisce al Capo Rabbino che se ne ritorna via. Questa usanza avviene da quasi 2000 anni ed e' poco conosciuta da altri all'infuori dei due soggetti citati. Succede che un anno siano di nuova nomina sia il Papa che il Capo Rabbino. Quando il Capo Rabbino presenta al Papa l'antica busta, come il suo predecessore gli aveva insegnato, il Papa, come gli aveva insegnato il Papa precedente la guarda e la restituisce al Rabbino.
Pero' il Papa
aggiunge: "Questo rituale mi sembra strano. Non ne capisco il significato. Che cosa c'e' dentro la busta?". Ma il Rabbino risponde: "Che io sia dannato se lo so. Sono nuovo anch'io. Ma basta aprire la busta e conosceremo il contenuto". Il Papa accetta la proposta del Rabbino e insieme lentamente e con molta cura aprono la vecchissima busta e leggono il foglio in essa contenuto... Era il conto dell'Ultima Cena!
...........5)
Cosa si ottiene incrociando un pit-bull con un Terranova?
Un cane che prima ti strappa una gamba con un morso, e però poi te la riporta!
6)
Carabinieri: "Maresciallo, correte, ci hanno rubato la macchina!". "Accidenti, avete visto chi e' stato?". "No, ma abbiamo preso il numero della targa!".
7)
Un uomo sposato e' a letto in dolce compagnia della sua giovane e bella amante che gli chiede: "Giovanni, mi piacerebbe moltissimo fare all'amore con te, ma senza la barba".
Ma Giovanni non e' d'accordo: "Ma, cara, se mi rado la barba mia moglie mi uccide!!". L'amante, con voce sempre piu' sexy e da gattina innamorata, insiste e insiste finche' il nostro Giovanni e' costretto ad accettare.
Dopo la notte di fuoco Giovanni si accomiata dall'amante e torna a casa. La moglie sta dormendo e lui piano piano si infila sotto le coperte..
Ma un brusco movimento fa svegliare la moglie che si gira verso di lui e accarezzandogli > il viso al buio gli dice: "Ma Giorgio, non dovresti essere qui, mio marito dovrebbe tornare da un momento all'altro!".
8)
Un carabiniere vince 8 miliardi al lotto e decide di comprarsi il sogno della sua vita: una Ferrari F50. Qualche giorno dopo un poliziotto in autostrada lo vede mentre spinge la sua super auto. Il poliziotto si ferma e gli chiede se è in panne, e lui gli risponde: "No, no... è nuova di zecca. Solo che quando l'ho ritirata mi hanno detto di non superare i 50 all'ora in città e di spingerla un pò in autostrada!
9)
Un giorno il Maresciallo dei carabinieri comanda ad un brigadiere e ad un appuntato di svolgere una breve commissione fuori sede e della durata massima di circa mezz' ora. I due solerti subalterni salgono in macchina e partono. Passano tre ore ed i due ancora non sono di ritorno. Dopo cinque ore i due si ripresentano in caserma ed il maresciallo, visibilmente irritato inizia a rimproverarli: " MA COME - urla, - ERA UNA COMMISSIONE VELOCE, E VOI VI PRESENTATE DOPO CINQUE ORE???". Il Brigadiere, tutto timoroso, inizia a dare spiegazioni dell' accaduto :" Vede, Marescià, è successo che ho chiuso la macchina ed inavvertitamente ho lasciato le chiavi all' interno, per cui ho impiegato tutto questo tempo per cercare di aprirla". Il maresciallo diventa paonazzo:" SCOMMETTO CHE ORA AVETE ROTTO ANCHE IL VETRO, RAZZA DI INCAPACI". "Stia tranquillo, marescià - dice il Brigadiere, - per fortuna c' era uno spiraglio sul finestrino ed allora io, con un pezzo di fil di ferro l' ho infilato dalla fessura ed ho agganciato la sicura dello sportello e sono riuscito ad aprire senza rompere niente". Al che il maresciallo, sentite le giustificazioni del ritardo, si rabbonisce e dice:" Va beh, brigadié... visto che hai usato intelligenza, voglio premiarti... CINQUE GIORNI DI LICENZA PREMIO". Il brigadiere nel ringraziare dice:" Va beh, marescià...ma un po' di merito va anche all' appuntato. Anche lui andrebbe premiato”. “oh bella -dice il maresciallo - e perché mai?? Non l' hai aperta tu la macchina?? “. “Si, è vero - ribatte il brigadiere - ma l' appuntato, dall' interno dell' autovettura, mi diceva "PIU' A DESTRA".... "PIU' A SINISTRA", aiutandomi ad orientare il fil di ferro!”.
10)
Un piccolo imprenditore chiede al suo collega vicino di laboratorio: Come mai i tuoi dipendenti arrivano sempre puntuali al mattino?
Semplicissimo,io ho 30 dipendenti e 27 posti auto nel cortile!
di Francesca Dalò
Nello scorso numero, ho presentato un articolo sulla mia esperienza sportiva e su ciò che il baseball mi ha regalato in termini di emozioni e di arricchimento personale, volendo con questo, condividere non solo un mio vissuto, ma anche avvicinare i lettori, soprattutto giovani, ma non solo, allo sport in generale e al baseball per ciechi in particolare.Questa volta o deciso di spiegarvi un po’ com’è nato questo sport e come funziona in modo che possiate comprendere meglio di cosa parlavo nello scorso articolo quando mi riferivo a cose come la battuta e la difesa. Mi rendo conto infatti che il baseball non è uno sport molto conosciuto e che molte persone possono non aver compreso a pieno certi riferimenti che ho fatto nel racconto della mia avventura. Spero inoltre di aver stimolato la curiosità dei lettori con quei riferimenti e adesso cercherò di soddisfare quella curiosità spiegando meglio le regole del gioco e magari questo potrebbe portarvi a voler approfondire ulteriormente.
Cominciamo dunque dalla storia.
Il BXC - Baseball giocato da Ciechi - è il risultato di un’idea sviluppata da un gruppo di ex giocatori di baseball (anni 60 e 70) della squadra di serie A di bologna: la Fortitudo – Montenegro. Dopo circa due anni di sperimentazioni su spazi, tempi, modalità e attrezzatura, il 16 ottobre 1994 sul Diamante Rino Veronesi di Casalecchio di Reno(BO) è stata giocata la partita originale di sette riprese conclusasi con il risultato: Red Sox 15 – White Sox 11.
Nei due anni successivi (1995 e 1996) con una serie di partite dimostrative giocate per la maggior parte sul Diamante Pietro Leoni di Bologna, ma anche a Roma, Firenze, Milano e Verona si è concluso il periodo di messa a punto tecnica ed organizzativa del gioco.
Dal 1997 il gruppo di volontari BXC confluito nel 1998 nell’AIBXC Onlus organizza una regolare stagione agonistica annua che comprende: campionato Italiano, Coppa Italia e Torneo di fine stagione. L’attività agonistica dura da Marzo a metà ottobre compresi. Da Marzo a Giugno si svolge il campionato, mentre a settembre, dopo la pausa estiva di luglio e agosto inizia la Coppa Italia che dura fino ai primi di ottobre. Dopo la sua conclusione hanno luogo due giornate particolari: nella prima si svolgono l’Allstargame e l’homerun derby, rispettivamente una partita fra la squadra campione d’italia e una selezione dei migliori giocatori di tutte le altre squadre, e una gara tra i fuoricampisti. Nella seconda e ultima della stagione si svolge il Torneo di fine stagione: una specie di festa a cui partecipano tutte le squadre e ognuna di esse gioca contro tutte le altre per cui si giocano mini partite di due inning ciascuna. Alla fine del torneo hanno luogo le premiazioni e una cena finale per festeggiare la fine di una nuova, produttiva stagione.
Ma chi è che può giocare a baseball e come funziona il gioco?
Possono giocare uomini e donne di qualsiasi età, ciechi o ipovedenti, che amino lo sport e questo in particolare e che abbiano superato la visita sportiva ricevendo un certificato di idoneità allo sport agonistico. Ogni giocatore entra in campo in divisa, pantaloni, maglietta a maniche corte o lunghe a seconda della stagione, casacca e cappellino. Ovviamente le divise hanno colori diversi a seconda della squadra, si utilizzano scarpe da baseball o da calcetto e i calzini devono essere assolutamente bianchi. Si deve anche obbligatoriamente portare una mascherina o benda regolamentare fornita dalla AIBXC e questo, se nei primi anni di gioco valeva solo per gl’ipovedenti in modo che fossero equiparati ai ciechi assoluti, vale ora per tutti in modo da essere tutti uguali e non creare disparità o equivoci in quei casi di residuo visivo dubbio o non quantificabile. Come ho già detto nell’articolo precedente le squadre sono miste: non solo uomini e donne possono giocare insieme, ma si gioca insieme ai vedenti. La squadra è infatti composta da cinque giocatori ciechi e un vedente che ha il ruolo di ricevitore in seconda base. Vi è inoltre in campo un assistente per ogni squadra che si posiziona sul monte di lancio e che ha il compito di dare istruzioni alla difesa.
Lo scopo del gioco è fare più punti possibile e si fa punto quando si fa il giro delle basi, ma cosa sono le basi?
Urge fare una breve descrizione del campo di gioco denominato diamante.
Si gioca in un normale campo da baseball riadattato per permettere agli atleti con minorazione visiva di poter praticare questo sport. Esso consta di una zona interna in cui sono situate quattro basi e di una zona esterna in cui si schiera la difesa. Il campo ha una forma pentagonale e le basi corrispondono più o meno agli angoli di un quadrato. Sono caratterizzate da dei cuscinetti piatti e da dei cerchi di gomma che le delimitano. La base di partenza è denominata Casa Base, poi vi sono la prima base, la seconda e la terza da cui poi si ritorna a casa cioè alla base di partenza avendo percorso tutto il perimetro del quadrato.
Il gioco è diviso in due fasi: l’attacco e la difesa. Quando una squadra è in attacco l’altra si schiera in difesa. Nella fase di attacco i giocatori si recano a casa base uno per volta con la propria mazza per battere. Nel BXC non esiste lanciatore perché sarebbe impossibile che un cieco riesca a battere una pallina che gli viene lanciata in aria, per cui il battitore si propone la pallina da solo. Questa gli viene data dall’arbitro a casa base. Una volta che il battitore ha la mazza nella mano destra e la pallina nella sinistra ed è posizionato a casa base nella giusta posizione rispetto alla zona buona del campo in cui la pallina deve arrivare gli viene fatta sentire la posizione delle basi. Queste sono segnalate da supporti sonori: più esattamente la prima base è azionata da un telecomando schiacciando il pulsante del quale, essa emette dei beep, mentre in seconda e in terza base sono piazzati i due vedenti della squadra che battono delle palette di legno. Appena localizzate le basi, l’arbitro dà il via al battitore con la parola “Gioco” e la pallina viene battuta. Per far questo bisogna colpire la pallina con la mazza nel momento stesso in cui la si lascia cadere il che richiede grande coordinazione, e più forte si colpisce la pallina, più questa arriva lontano.Il battitore ha tre tentativi a disposizione per colpire la pallina. Se non riesce a colpirla oppure la manda in Fault ball, cioè in una zona del campo non buona in cui sarebbe impossibile per la difesa avversaria prenderla, egli viene eliminato, mentre se la colpisce mandandola nella zona buona del campo, può cominciarea correre verso la prima base seguendo il suono che questa emette. La prima base non va conquistata, ma va aggirata e si corre direttamente verso la seconda base seguendo il suono delle palette. La base è conquistata quando il corridore la tocca con il piede o con qualsiasi altra parte del corpo, ma l’assistente può aiutarlo solo con il battito delle palette. Se il battitore arriva a toccare la base prima che i difensori avversari abbiano recuperato la pallina, egli è salvo, altrimenti viene eliminato. A questo punto va in battuta, cioè si reca a casa base il secondo battitore il quale, dopo aver battuto la pallina mandandola in zona buona, inizia a correre verso la prima e poi verso la seconda base. Il corridore in seconda, appena sentito il segnale “Buona” corre dritto verso la terza base seguendo il suono delle palette e s entrambi i corridori arrivano a toccare la base prima che sia avvenuto il recupero della pallina sono salvi. Ovviamente può avvenire che vengano eliminati entrambi oppure che uno si salvi e l’altro venga eliminato. A questo punto si reca in battuta il terzo battitore e appena la pallina è buona, mentre egli corre verso la seconda base, il corridore che si trovava in seconda corre verso la terza base, mentre quello che si trovava in terza corre verso casa base. Egli non ha alcun riferimento che lo aiuti a raggiungere la base di partenza, se non la voce dell’arbitro che ha precedentemente dato il comando “Gioco” e il fatto che fra la terza e la casa base vi è un corridoio di terra rossa. Se il corridore arriva a casa base prima del recupero pallina daparte dei difensori avversari, ha fatto punto e se anche i suoi compagni arrivano salvi in base, si ha la possibilità di fare altri punti. L’eliminazione può avvenire non solo da parte della difesa avversaria o per errore del battitore, ma anche per errore del corridore che può sbagliare la corsa tagliando le basi o facendo male il giro.
Se l’obbiettivo del la squadra in attacco è dunque quello di arrivare in base e fare tutto il giro per poter fare punti, quello della squadra in difesa è quello di eliminare gli avversari in modo da impedire loro di fare punti.
Ladifesa si schiera nel seguente modo: il giocatore vedente si posiziona in seconda base, pronto a ricevere le palline, l’assistente vedente si posiziona sul monte di lancio, mentre i cinque giocatori ciechi o ipovedenti sono posizionati in diverse zone del campo dove si prevede possa arrivare la pallina. Uno si schiera in terza base, un altro all’interbase, cioè fra terza e seconda, e i restanti tre all’esterno, rispettivamente a sinistra, al centro e a destra rispetto alle basi. Non apena il battitore avversario batte, i difensori, muniti di guanto indossato sulla mano sinistra, si muovono verso il suono della pallina o si distendono in modo da coprire con il corpo più campo possibile e poterla così arrestare. Ildifensore che riesca ad arrestarla e a prenderla si alza in piedi e tira con la destra verso la voce del ricevitore in seconda che lo chiama dicendo “Due, due”. Il ricevitore deve prendere la pallina e riposizionarsi sul cuscino della seconda base prima che il corridore sia arivato in base. Se riesce a far questo ha eliminato il corridore, se invece questi arriva in base prima che il ricevitore sia tornato al proprio cuscino con la pallina nel guanto il corridore è salvo e ha la possibilità di avanzare.
Se un battitore manda la pallina oltre i 64 metri senza che i difensori avversari riescano a fermarla, egli ha fatto fuoricampo il che significa aver fatto automaticamente un punto se le basi sono vuote, due punti se c’è un uomo in base, tre punti se le basi sono piene, senza bisogno di correre per fare il giro delle basi. Se invece un battitore batte la pallina troppo alta essa viene giudicata “INfly”” e se non arriva in zona buona il battitore viene automaticamente eliminato così come viene eliminato se la pallina arriva direttamente al ricevitore vedente in seconda.
La partita si divide in riprese o inning che possono essere cinque, sette o nove a seconda
del tipo di partita e a discrezione degli organizzatori. Un inning è composto da una fase di attacco e una di difesa per entrambe le squadre e si conclude quando si arriva a fare tre eliminati, per cui non ha una lunghezza predefinita il che fa sì che le partite possano essere molto lunghe o molto brevi a seconda di quanti punti si fanno e di quanto si riesce ad eliminare gli avversari.Mentre nel baseball normale si gioca un inning alla volta sia in attacco che in difesa,in quello per Ciechi si giocano due inning in attacco e due in difesa, sistema denominato Doppio morso per non rallentare troppo il gioco, mentre i tre ultimi inning di una partita vengono giocati singolarmente come nel baseball normale.
Per concludere questa panoramica vorrei parlare dell’attrezzatura utilizzata e delle squadre.
Si utilizzano un normale guanto da baseball per raccogliere la palla in difesa e una normale mazza di metallo per battere, mentre la pallina è quella regolamentare, ma viene forata e al suo interno si inseriscono due sonagli che permettono ai giocatori di sentire la palla per poterne capire la posizione.
Quando il Baseball per Ciechi è nato le squadre erano tre: Bologna, Empoli e Fiorentina. Poi nacque una squadra a Milano e via via tutte le altre. Le squadre attualmente sono otto: due squadre di Milano,, una di Varese, una di Bologna, una di Ravenna, una di Firenze, una di Roma, una di cagliari. Purtroppo la storica squadra dell’Aquilone di Empoli ha dovuto chiudere per mancanza di giocatori..
Spero di essere riuscita a spiegare abbastanza chiaramente come funziona il Baseball giocato da Ciechi e di non aver annoiato nessuno con questo lungo articolo. Voglio inoltre citare e ringraziare l’Associazione Italiana Baseball giocato da Ciechi, AIBXC nel cui sito sono andata a curiosare per rinfrescarmi alcune regole e avere alcune conferme sulla storia di questo sport. Se volete approfondire potete visitare il sito www.aibxc.it dove troverete oltre a una breve descrizione e storia del gioco, anche altre informazioni e video, molto più eloquenti di tante parole. Potete visitare anche il sito della Federazione Italiana Basebal e Softball, www.fibs.it, di cui l’AIBXC da qualche anno fa parte.