Prima comunicazione
Il giorno 4 ottobre dalle sedici alle diciannove, si svogerà a Siena un incontro con le due università, la provincia, il comune, la biblioteca degli intronati, Luisa Bartolucci, e Salvatore Romano dal titolo Libro che passione!
Seconda comunicazione
nella stessa occasione sarà presentato il numero zero della nostra rivista sezionale che si chiamerà: "Visto!"
Si tratterà di un trimestrale.
L'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Onlus sezione provinciale di Pistoia, con il contributo della Fondazione Giorgio Tesi Onlus, organizza il laboratorio teatrale "BUIO COME LUCE". Il laboratorio ha come scopo primario quello di avvicinare più persone possibili all'arte del teatro, passando però da un percorso non canonico. L'obiettivo è far sì che soggetti con invalidità della vista possano farsi epigoni del linguaggio teatrale, parte di un gruppo eterogeneo, non selezionato per età, sesso e cultura, infatti il laboratorio vuole aprirsi all'intera cittadinanza. Il metodo proposto affronterà varie tecniche, dalla "memoria emotiva", alla mimica, all'improvvisazione, permettendo ai fruitori di acquisire una consapevolezza del proprio corpo, un utilizzo della voce nella sua autentica estensione, un'attitudine a "rappresentarsi" secondo le regole dello spazio scenico. Si parte dal concetto di "BUIO", riscoprendo i sensi nascosti dentro di noi per arrivare alla "LUCE", epilogo scenico di un viaggio attraverso le emozioni, le sensazioni, gli odori, il tatto, la voce, la messa in scena di un personaggio.
Il laboratorio tenuto da Henry Bartolini, attore professionista e Ilaria Bonacchi, esperta in danza creativa, partirà martedì 15 ottobre e proseguirà per un totale di 15 incontri con cadenza settimanale, dalle ore 16.00 alle ore 18.00 presso La Fabbrica delle Emozioni, via Antonelli n. 305 - Pistoia.
Il costo totale del laboratorio è di 20,00 euro procapite. Le iscrizioni sono aperte fino al 30 settembre 2013.
Per informazioni e iscrizioni contattare l'UICI sezione di Pistoia al numero telefonico 057322016, Henry Bartolini cell. 3471692189.
di Augusta Tomassini
Cari lettori,
Prima di andare avanti e capire lo scopo di questo mio articolo vi parlo un po' di me.
Sono Augusta Tomassini, originaria di Montefelcino, un piccolo comune della Provincia di Pesaro-Urbino, situato a pochi chilometri da Fano. Alcuni di voi forse mi conoscono già, altri invece avranno sicuramente modo di conoscermi attraverso queste righe.
Dopo la progressiva perdita della vista causata dalla retinite pigmentosa, una malattia retinica progressiva, nel 1997 sono entrata a far parte del mondo dell'UICI ("Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti"). Dapprima come consigliera provinciale di Pesaro-Urbino, e successivamente come responsabile delle pari opportunità. Infatti è ormai da più di due anni, precisamente dal Maggio 2011, che all'interno della Associazione UICI ricopro l'incarico di coordinatrice regionale del dipartimento delle Pari Opportunità tra Uomo e Donna.
Ma prima ancora di essere occupata nelle attività sociali, ho una famiglia alla quale sono molto legata. Le mie umili origini contadine, che non mi hanno permesso di intraprendere un percorso di studi mirato, fanno di me una persona semplice ma dotata di una spiccata voglia di scoprire la realtà che mi circonda. Quando non sono impegnata a ricoprire il ruolo di casalinga, mamma e nonna mi piace dedicarmi alla poesia, una passione per troppo tempo rimasta sopita nell'ombra.
Mi definisco una persona umile, sensibile e sognatrice, alla continua ricerca di nuove emozioni e di nuovi stimoli. L'immensa voglia di vivere e di reagire, che da sempre mi caratterizza, mi spinge ad intraprendere sfide sempre più ardue e progetti sempre più ambiziosi, l'ultimo dei quali porta il titolo "Volo dell'anima".
Questo mio primo libro viene alla luce, in un momento per me particolarmente difficile. Un periodo segnato da un grave lutto: la perdita di colui che da sempre è stato il mio compagno di vita... mio marito Luciano.
Demotivata e sola, nelle mie solitudini e nei miei silenzi ho trovato spazio per trasferire le mie emozioni nel modo per me più naturale: scrivendo poesie. Poesie che evidenziano la parte più vera e nascosta di me. Nell'ombra delle infinite stanze buie nelle quali mi ero persa, ho dovuto saper ritrovare quella luce che pian piano sta illuminando la mia nuova strada.
Durante questo lungo percorso di introspezione, ho avuto la fortuna di conoscere una persona speciale che ha saputo capirmi, ascoltarmi, e motivarmi ad intraprendere questa esperienza. Passo dopo passo ha condiviso con me molti momenti bui trasformandoli in gioiosi, e dandomi le conferme e la sicurezza di cui avevo bisogno.
Insieme abbiamo poi avuto la gioia di vedere finalmente conclusa questa opera.
Saluto voi tutti, con la speranza di poter regalare a chiunque di voi voglia intraprendere la lettura di questo mio libro le stesse sensazioni che io ho provato nello scriverlo.
La prima presentazione ufficiale avverrà venerdì 27 Settembre 2013 alle ore 17.30 Presso sala Concordia del comune di Fano, sarà presentato dall'attrice di teatro MARIA FLORA GIANMAIROLI con la collaborazione dell'assessore MARINA CUCCUZZA presidente Pari Opportunità di Fano
Questo libro si può visionare su Face book, il link pagina ufficiale
Per riceverlo comodamente a casa
basta inviare una e- mail a augusta.uic@alice.it
oppure a e-mail info@cartolibreriasapere.it
tel & fax 0721.714329
Presto questo libro sarà reso leggibile anche per non vedenti su formati accessibili.
Il prezzo davvero modesto di questo libro e di solo 9,50 euro, parte del ricavato inoltre sarà devoluto all'Unione Italiana Ciechi.
Con affetto e cordialità saluto tutti!
di Sonia Larzeni.
Salve a tutti!
Siamo giunti a settembre, l'estate sta finendo,ora possiamo cominciare ad usare cibi che durante la calura estiva abbiamo tralasciato.
In questo numero vi voglio parlare dell'orzo perlato e del farro perlato.
Questi semi si possono usare in mille modi,
eccone alcuni:
Orzo:
Minestrone di orzo:
In una pentola anti aderente, con abbondante acqua aggiungiamo il dado granulato, meglio se vegetale.
Aggiungiamo un po di zenzero,. noce moscata, peperoncino se piace.
Portiamo l'acqua ad ebollizione e versiamo l'orzo.
Facciamo quocere per mezz'oretta, assaggiamo e se riteniamo sia ancora un po cruto, continuiamo la cottura finchè sia ben cotto.
Ora scoliamo l'orzo e rimettiamolo nella pentola di cottura.
Aggiungiamo olio, grana a scaglie quindi mescoliamo bene e serviamo ben caldo.
Questa ricetta è un ottimo primo piatto, che sostituisce tranquillamente la pasta.
Si può usare la stessa ricetta usando il farro, oppure entrambi mischiandoli tra loro, così da avere un gusto piu vario, e meno monotono.
Sia con l'orzo che con il farro inoltre si possono preparare delle insalate che possono diventare anche degli ottimi piatti unici.
Ecco per voi alcuni esempi.
Insalata di farro e tacchino:
Lessate il farro in abbondante acqua.
Scolatelo e fatelo raffreddare.
Bollite il tacchino con gli odori o del dado vegetale,quindi fate raffreddare e riducetelo a striscioline.
Mettete il farro in una capiente terrina e aggiungete, il tacchino. il gruviera. il sedano tutti e trè tagliati a striscioline.
Quindi fate un emulsione di olio e soya, e mescolate bene aggiustando di sale se occorre.
Fate riposare in frigo e dopo qualche ora servite pure!
Orzo tonno e cipolle:
Questa è una variante della famosa ricetta fagioli tonno e cipolle.
Lessare l'orzo in abbondante acqua, quindi scolatelo, e fatelo raffreddare.
Mettetelo in una capiente terrina, aggiungete del basilico e del prezzemolo fresco tritato grossolanamente, aggiungete del tonno sott'olio ben sbriciolato.
Quindi fate un abbondande trito di cipolla.
A questo punto mischiare il tutto e aggiustare di sale se necessario e far riposare qualche ora prima di servire!
Il dolce.
In commercio si trova la farina di farro con la quale vi potrete sbizzarrire preparando torte che gia fate abitualmente come ad esempio la torta di mele.
Ecco come la preparo io!
Ingredienti:
Un barattolo di yogurt greco total da 250 grammi
250 grammi di farina di farro
250 grammi di zucchero di canna
3 uova
olio tanto quanto ne può contenere il vasetto da 250 grammi.
300 grammi di mele sbucciate.
Lievito per dolci,
Preparazione:
Versate in una capiente ciotola lo yogurt.
Conservate il contenitore perchè vi servirà come misurino per gli altri ingredienti.
Versate lo zucchero e le uova, mescolando molto bene.
Aggiungete la farina, continuando a mescolare bene..
se ritenete che l'impasto risulti troppo duro aggiungetevi ancora un uovo.
A questo punto versatevi il misurino d'olio continuando a mescolare, infine incorporatevi le mele tagliate a striscioline e il lievito per dolci.
Dopo un'ultima mescolata versate l'impasto in una tortiera dai bordi alti ben imburrati e infornate a 180 gradi per 40 minuti.
di Giuseppe Lurgio.
Cari lettori,
in questo numero ho avuto il piacere di intervistare per voi la dottoressa Valeria Bottalico (laureata in beni culturali, indirizzo storico-artistico, e lettere-filologia moderna, specializzata in servizi educativi museali.)
Lei si sta prodigando per rendere i nostri musei accessibili alle persone con disabilità visiva e allo scopo ha creato un questionario che riporteremo sul nostro sito e di cui vi prego vivamente di rispondere. Ma lasciamo che ci spieghi tutto la promotrice di questo progetto nell'intervista sottostante!
INTERVISTA
D.-Salve Valeria, prima di tutto permettimi di ringraziarti anche a nome della nostra Redazione per averci concesso un po’ del tuo prezioso tempo che so’ essere sempre poco, e ti ringrazio per il tono di questa intervista che tu hai voluto senza formalismi! Oserei dire, come vecchi amici!
R.- Salve a tutti voi!
Sono io a ringraziarvi sia per la premura e per l’accoglienza, per me è solo opportunità di incontro e conoscenza! Dunque grazie!
D. Prima di entrare nel tema riguardante la nostra intervista spieghiamo ai nostri lettori chi è la Dottoressa Valeria Bottalico.
Puoi parlarci un po’ di te?
R.- Sono un’appassionata di arte e letteratura, mi sono formata infatti in beni culturali prima e lettere poi, ma incontri, esperienze di vita e lavorative mi hanno fatto conoscere, scoprire come l’immagine, il verso poetico e la prosa, con la loro bellezza possano avere una funzione fondamentale nel processo educativo, poiché prima di ogni cosa c’è la persona umana. Riscoprire prima e vivere poi il museo come luogo propulsore di cultura, incontro e non solo di conservazione, di tradizione più antica, dell’opera d’arte, ma protagonista di una funzione sociale quale quella della formazione del cittadino, dell’uomo, di ciascuno di noi.
D.-Bene, dopo aver conosciuto Valeria affrontiamo il tema portante della nostra chiacchierata, ovvero l'accessibilità dei nostri musei da parte delle persone con handicap visivo.
Tu ti stai occupando molto di questo problema e so che ti stai prodigando addirittura con un progetto, ci dai qualche accenno a proposito?
R.- Il progetto al momento è in fase di elaborazione e studio, nonché in primis di conoscenza diretta delle esigenze, dei desideri, delle aspettative del pubblico a cui è rivolto. Opportunamente sostenuto da azioni di validazione prima e promozione poi, ha l’intento di essere replicato in diverse realtà museali e mira a fare del limite occasione di risorsa, oltre che a fare del patrimonio culturale e della sua conoscenza uno strumento, sia di crescita personale, sia di condivisione di ‘visioni’ differenti, e propone l’esperienza di visita al museo quale azione di partecipazione sociale e di integrazione. L’intento è quello di rendere accessibile il patrimonio culturale ad un pubblico di non vedenti e ipovedenti in chiave inclusiva aprendolo anche ad un pubblico di vedenti come esperienza conoscitiva altra, proprio perché non esiste un solo ‘modo di osservare, come un solo ‘linguaggio, ma ne esiste una varietà infinita che merita e necessita di essere conosciuta e condivisa.
D.-Tu che conosci il polso della situazione riguardo l'accessibilità, ritieni che i nostri musei siano migliori o peggiori di quelli degli altri Stati Europei?
R.- Non partirei da un ‘migliore’ o ‘peggiore’. L’attuale situazione museale italiana, insieme a tanti altri ambiti della cultura e non solo, non sta attraversando un periodo positivo ma tanto si sta cercando per far crescere, coltivare, costruire. Abbiamo dei musei d’eccellenza in Italia, per via del nostro numerosissimo patrimonio culturale, pensate circa l’80% di quello mondiale, solo che dobbiamo ancora imparare a gestirlo al meglio e renderlo accessibile a tutti. Se passa il messaggio dell’alto valore educativo, formativo nonche il senso di responsabilità, il sentirsi custodi di qualcosa che è prezioso per il bene di tutti, molto, moltissimo può essere migliorato e fatto.
D.- Potresti spiegare ai nostri lettori specie quelli che non hanno problemi visivi, come si rende un normale museo o un opera d'arte accessibile a un disabile visivo?
R.- Prima di ogni è necessario preparare/allestire il museo all’accoglienza di un percorso accessibile a tutti e nello specifico ad un pubblico di non vedenti: dunque è necessario organizzare gli spazi fisici eliminando quanto più possibile ogni barriera non solo fisica ma anche percettiva che ostacola o non permette un buon livello di ‘leggibilità’ del luogo, dunque sarà necessario come prima cosa preparare/avere dei pannelli in serigrafia a rilievo, mappe tattili di orientamento per gli spazi museali, una buona ergonomia di lettura, cioè testi a grandi caratteri (in font almeno da 16 arial in genere) con un alto contrasto, in Braille; la preparazione di file audio scaricabili on line (per arrivare in museo informati se lo si desidera) e audioguide; nonché la formazione specifica per gli operatori museali che condurranno il percorso e la guida all’esplorazione tattile.
Per quanto riguarda le opere è importante produrre/avere una trasposizione plastica/tattile dell’opera sia essa scultura(se non si può toccare l’originale), architettura che pittura (da individuare la tecnica di trasposizione grafica più adeguata: tecnica a minolta con il disegno a rilievo; in termoform; in bassorilievo tra le più comuni. Di fondamentale importanza è l’educazione alla tattilità, il saper toccare, utile per la ricostruzione mentale dell’opera d’arte o di quello che ci circonda. Ogni trasposizione tattile deve essere accompagnata da una guida, scritta e in file audio, all’esplorazione tattile. Importante è anche preparare un plastico in 3D dello spazio museale per meglio conoscere il luogo che ospita la mostra. Questa è solo una piccolissima presentazione di quanto si possa e debba essere fatto per rendere accessibile un museo.
D.-Prendo in prestito una frase dello scultore non vedente Felice Tagliaferri il quale ha coniato un motto che dice: QUI E’ VIETATO NON TOCCARE. Secondo la tua esperienza le opere d'arte possono essere tutte rese tattili o qualcuna può non esserlo perchè magari si rovinerebbe irreparabilmente o perchè è impossibile renderla tale?
R.- L’ambizione/sfida è quella. Ritengo che ogni opera d’arte abbia una carica estetica e poetica che merita e debba/possa, con strategie, strumenti, tecniche varie, essere trasmessa e condivisa. Non tutte le opere possono essere toccate per svariati motivi o altre per natura, origine, statuto nascono/possiedono caratteristiche afferenti più alla sfera visiva che tattile (quelle che ad esempio che portano con sé le sperimentazioni su effetti luce e colore), però possono essere raccontate, descritte, e la parola in questo caso hanno un grandissimo valore e potenziale colmativo.
D.-Sempre secondo la tua esperienza e le tue conoscenze a proposito si potrebbero istruire dei non vedenti come guide museali finalizzate alla visita di persone invalide?
O meglio, un museo reso accessibile offrirebbe nuovi sbocchi occupazionali a disabili appassionati d'arte?
R.- Il Museo Tattile Anteros di Bologna, che si occupa di ricerche, attività laboratoriali e fruizione dell’opera d’arte pittorica attraverso traduzioni tridimensionali in bassorilievo di dipinti, ospita al suo interno guide ‘museali’ non vedenti. Ho avuto il privilegio di essere accompagnata nella lettura tattile –dunque l’ho toccata!- della famosa Gioconda di Leonardo da Vinci (tradotta tridimensionalmente in bassorilievo) da una guida esperta formata non vedente, un’esperienza di fruizione dell’opera unica, oltre che un’importante momento di condivisione. Esistono realtà in cui questo accade già, è possibile ed è quello che il progetto e/o un percorso di accessibilità e inclusione si prefigge.
D.-Esiste un sito o delle riviste o altro materiale che si occupa e fornisca materiale informativo inerente l'accessibilità museale di cui gli appassionati possano usufruire per capire dove, come e quando poter trovarsi a faccia a faccia con l'arte?
r.- esistono molti siti, oltre che in Italia ci sono due musei nati per altro all’interno di due istituti per ciechi dedicati all’arte da toccare: il Museo Tattile Statale Omero di Ancona (http://www.museoomero.it/); il Museo Tattile Anteros di Bologna, presso l’Istituto Francesco Cavazza (http://www.cavazza.it/?q=node/315). In tutta Italia si stanno sviluppando numerosi percorsi tattili all’interno delle realtà museali ma la strada è ancora lunga ma possibile verso la piena accessibilità oltre che inclusione. Personalmente, insieme ad un cospicuo numero di professionisti in ambito museale, faccio parte di una commissione dedicata all’accessibilità museale oltre che ad un’altra dedicata all’educazione e mediazione del/al patrimonio culturale, l’ICOM Italia (International Council of Museum, http://www.icom-italia.org/), che si occupa proprio di temi/ricerche/percorsi dedicati all’inclusione.
D.-Permettimi una domanda un po’ intrigante!
Essendo tu una persona senza problemi visivi come mai hai preso a cuore questo problema?
Forse c'è un episodio o magari una persona che ti ha indotto a occuparti di ciò?
R.- Durante gli anni della mia formazione universitaria (ho studiato prima beni culturali con indirizzo storico-artistico e poi lettere moderne) mi è capitato di vivere l’esperienza del servizio civile presso un istituto scolastico per sordi. In quell’occasione ho lavorato come insegnante prima e poi occupandomi di progetti educativi artistici con bambini sordi che mi hanno ‘insegnato’ tantissime cose: ho scoperto grazie a loro e con loro un nuovo modo di osservare, anzi che ne esistono una varietà infinita insieme ad una molteplicità di linguaggi, che permettono di incontrare l’altro da se’ come bene prezioso nella propria vita di uomo. Nel tempo poi una serie infinita di corsi di formazione, di esperienze personali, una curiosità sfrenata di incontrare l’altro mi hanno portato ad occuparmi anche di questo progetto come di altri dedicati all’accessibilità museale: la bellezza, nel nostro caso quella dell’arte, una volta scoperta non si può tenere solo per se’ ma può moltiplicarsi solo se condivisa con gli altri.
Sò che stai diffondendo un questionario on-line che fa parte di questo progetto. Ce ne puoi illustrare i dettagli visto che poi lo pubblicheremo anche noi?
R.- Il questionario è stato pensato con l’idea di raccogliere quante più informazioni possibili circa esigenze, aspettative, desideri, curiosità dei destinatari del progetto. Occupandomi di progetti educativi attraverso e con il patrimonio culturale, talvolta scopro che molti dei percorsi proposti sono stati pensati dal punto di vista di chi li progetta piuttosto che da quello del fruitore, il destinatario dell’esperienza educativa e del piacere estetico. Lavorando su un percorso di accessibilità all’opera d’arte e al patrimonio culturale in genere, mi sembra che il punto di partenza primo debba essere quello di conoscere il pubblico a cui è rivolto per far sì che si possano trovare strategie, strumenti, attività quanto più mirati ed efficaci possibili per mediare e favorire al meglio la fruizione del patrimonio culturale. Ho pensato ad una forma semplice, e spero di immediata lettura, che però potesse incontrare le persone, l’idea è quella di ‘progettare insieme’, unendo punti di vista differenti. Dunque invito quanti rispondere a dare suggerimenti, critiche, riflessioni e prima di ogni cosa a ringraziarli, ringraziarvi uno ad uno per la preziosa collaborazione e attenzione.
D.-Bene Valeria, allora ti possiamo strappare la promessa di tenerci informati sugli sviluppi di questa importantissima iniziativa?
R.- Sarà mia premura e gioia aggiornarvi e indicarvi gli sviluppi del progetto e la sua futura attuazione, oltre che a disposizione per altre curiosità, informazioni sul mondo dell’arte e dell’accessibilità museale ed i vari appuntamenti.
D.-Eccoci giunti alla fine di questa piacevolissima chiacchierata!
Prima di salutarci vuoi lasciare ai nostri lettori un tuo pensiero, una frase, o semplicemente un saluto?
R.- Vi ringrazio di cuore per questa intervista e per aiutarmi a diffondere il questionario e dunque ad incontrare nuovi lettori/visitatori. Vi lascio con due pensieri, uno di un artista astrattista, Vasily Kandisnsky e l’altro di una filosofa spagnola poco nota in Italia, Maria Zambrano.
‘La forma, in senso stretto, è il confine tra unasuperficie e un’altra: questa è la sua definizione esteriore. Siccome però tutto ciò che è esteriore racchiude necessariamente in sé un’interiorità –piùo meno palese-, ogni forma ha un contenuto interiore’ (V. Kandisky, Lo Spirituale nell’arte).
“Raggiungeremo l’ordine democratico solo con la partecipazione di tutti in quanto persone, il che corrisponde alla realtà umana. E l’uguaglianza di tutti gli uomini, “dogma” fondamentale della fede democratica, dovrà essere uguaglianza tra persone umane, non tra qualità o caratteri, perchè uguaglianza non significa uniformità. E’, al contrario, il presupposto che permette di accettare le differenze, la ricca complessità umana e non solo quella del presente, ma anche quella dell’avvenire. E’ la fede nell’imprevedibile”.á (Maria Zambrano, Persona e democrazia).
Grazie!!!
Il questionario si può scaricare andando sul sito https://www.gio2000.it/archivio/questionario.zip e sarà disponibile fino al 1 gennaio 2014.
di Massimo Vita
PERCORSO MULTISENSORIALE PANE E CEREALI ATTRAVERSO I SENSI: LE ORIGINI
Sede: Università degli Studi di Siena. Cortile del palazzo del Rettorato.
Periodo: 9-29 Settembre-2013
Introduzione
La scelta di allestire una mostra sull’addomesticamento dei cereali e la loro trasformazione, che parla dunque del rapporto tra uomo e ambiente, non è certo argomento nuovo. Tuttavia si propone un percorso di visita interattivo, multisensoriale, in cui il visitatore possa essere coinvolto con sensi diversi dalla vista, in scenari antichi, all’origine della sedentarizzazione e di tutte quelle pratiche di trasformazione del cibo che significano controllo dell’ambiente e manipolazione di esso. Se da un lato si possono percepire le grandi conquiste tecnologiche dell’uomo, raggiunte nei millenni, dall’altro è un percorso che porta a riflettere sul potere che esso ha di modificare l’ambiente che lo circonda anche a proprie spese, se mezzi ed obiettivi non sono corretti. La partecipazione di un’importante associazione come Slow Food, testimonia il fatto che questo progetto si muove nell’ottica di un’etica di sostenibilità dell’ambiente con il recupero di cibi e prodotti selezionati, in cui l’archeologia si pone come fonte necessaria di conoscenza. Il percorso si propone di far sperimentare ai visitatori antiche tecniche e materie prime utilizzate dall’uomo fin dalla Preistoria per ottenere prodotti di primaria importanza come i cereali, le farine e derivati come il pane, che implicano dei processi di apprendimento importanti, in questo caso legati alla stabilizzazione delle comunità, avvenuta in Europa circa 6000 anni fa. Il percorso inizia con la riproposta di scenari ambientali diversamente significativi: da un lato l’ambiente boschivo, da sempre fonte primaria di approvvigionamento di cibo per l’uomo cacciatore e raccoglitore, dall’altro quello coltivato, in cui ha manipolato la natura con le sue conoscenze ed esperienze, attraverso il tempo. Potranno essere fatte assaggiare, come frutti di raccolta spontanea, noci (Juglans regia), nocciole (Corylus avellana) (ritrovamenti archeologici: gusci carbonizzati), frutti di corbezzolo (ritrovamenti archeologici: Grotta dell’Uzzo, Sicilia), prugne selvatiche (Prunus spinosa), ciliegie (Pruns avium), fichi (ficus carica). FICO SELVATICO, CORBEZZOLO E PRUGNOLA DAI LIVELLI NEOLITICI DELLA GROTTA DELL’UZZO, SICILIA. I frutti saranno sistemati all’interno di vasi di forma aperta o cestini in fibra vegetale, come prima pratica di conservazione adottata dall’uomo, tra Mesolitico e Neolitico. Si citano ad esempio alcuni ritrovamenti archeologici come la stuoia di Santa Croce di Bisceglie (Bari), in fibre vegetali, di forma ovale, con manici, ottenuta a spirale con base semplice. Essendo materiali di non facile conservazione, poiché organici, in alcuni casi si sono conservate le impronte di cesti e stuoie, corde e intrecci sulla base di vasi in argilla.
A questo punto ci spostiamo dalla parte boschiva a quella addomesticata passando per un campo di grano. Per percepire la parte addomesticata, possiamo far toccare una spiga matura di grano e spiegare che la varietà selvatica si frammenta in pezzi mentre rimane integra nelle varietà domestiche. L’uomo ha probabilmente selezionato esemplari con spiga resistente che si offrivano meglio alla raccolta ed evitavano la dispersione dei semi.
La postazione successiva consiste in una serie di strumenti da far toccare, come i falcetti, o postazioni interattive che prevedono la macinatura del grano con macine e macinelli, e la preparazione di pagnotte di pane/focacce a cui si arriva facendo toccare farina e acqua; entrambi i prodotti saranno posti all’interno di contenitori ceramici scelti. Sarà presente una piastra per la cottura delle spiane, pratica in uso fin dal Neolitico, come i documenti archeologici sogliono indicare. L’olfatto potrebbe essere stimolato dal profumo di cereali tostati e dal pane messo a cuocere in un forno e coinvolgere il visitatore in modo più forte, in questo viaggio attraverso i sensi.
Un forno in terracotta, verrà sistemato in modo da poter essere esplorato a 360°, girandoci intorno. Proponiamo la ricostruzione del forno neolitico di Trasano (Matera). Il visitatore avrà la possibilità di conoscere le antiche tecniche non solo di cottura del cibo ma anche costruttive, di come poteva essere realizzato un forno. In questo l’archeologia sperimentale costituisce parte fondamentale di conoscenza.
POSTAZIONE 3. IL GUSTO E SLOW FOOD 859La partecipazione di un’importante associazione come Slow Food, vuole essere testimone del fatto che questo progetto si muove nell’ottica di un’etica di sostenibilità dell’ambiente con il recupero di cibi e prodotti selezionati, in cui i contributi delle scienze botaniche, gli studi genetici sul DNA, insieme all’archeologia si pongono come fonte necessaria di conoscenza. Proponiamo a Slow Food una postazione relativa al gusto, parte del percorso multisensoriale, che potrebbe consistere in una serie di assaggi di pane e zuppe di cereali. Dalle ricerche effettuate in questo ambito, sappiamo che i cereali coltivati, almeno fin dal Neolitico, erano il farro (Triticum dicoccum), l’orzo (Hordeum vulgare), il farro piccolo (Triticum monococcum), il frumento tenero e duro (Triticum aestivum/durum). Erano coltivati anche legumi come lenticchie (Lens culinaris), piselli (Pisum sativum) e cicerchiella (Lathyrus cicera), che potevano essere mangiati al naturale o per preparare farine, minestre, volendo miste a cereali. Potremmo mettere questi cereali all’interno di contenitori di ceramica, in particolare vasi da derrata (dolia) e spiegare come potevano essere immagazzinati e conservati. Il coinvolgimento di Slow Food è volto dunque a cercare un dialogo tra il passato e l'oggi dove le antiche varietà di piante e animali (in questo caso le piante), frutto di una lunga selezione, continuano a sopravvivere all'interno della nostra società moderna, assieme agli antichi metodi di trasformazione, varietà e conoscenze che negli ultimi decenni si stanno perdendo a causa della moderna agroindustria. La collaborazione con Slow Food è volta a ricercare quei legami che ancora oggi esistono tra metodi antichi e conoscenze tradizionali, che sopravvivono grazie ad agricoltori ed artigiani "eroici", e che sono parte integrante della cultura di un territorio. Per questo sarebbe importante per la giornata di Agosto avere la presenza di aziende agricole coinvolte in progetti di salvaguardia delle antiche varietà di cereali, così come dei panificatori che usano tecniche di lavorazione tradizionali.
POSTAZIONE 4 Cereali carbonizzati, mele e pere selvatiche, tagliate a metà, potevano essere utilizzati come offerte votive, collegate probabilmente a pratiche rituali agricole, infatti sono stati ritrovati all’interno di piccole buche, spesso in contesti di grotta (Grotta Sant’Angelo-Teramo, periodo neolitico). A proposito della connessione tra pratiche rituali, mondo agricolo e “arte mobiliare”, si ricorda la Venere neolitica di Gorzsa in Ungheria, ovvero una statuina fittile cava, con all’interno resti combusti di un bambino e cariossidi.. Potremmo far esplorare altri reperti connessi con la sfera del sacro, come la statuetta di Passo di Corvo (Foggia) e parlare delle forme di ritualità legate alla terra e al mondo agricolo, durante questo periodo. La documentazione Tabella con 18 colonne e 3 righearcheologica in tal senso è molto ricca, sia a livello nazionale che europeo. Potremmo ricostruire inoltre piccole fossette votive con all’interno cereali e frutti. Alle pareti sarà presente una postazione con una riproduzione di aratro, così da capire quali tecniche e mezzi erano utilizzati per coltivare i campi, almeno a partire dall’età dei metalli. Immagini di aratri incisi sono molto diffusi soprattutto sulle superfici rocciose di massi come quelli ritrovati in Vallecamonica (BS), con una particolare tecnica, detta a martellina, che è ben percepibile al tatto. Addirittura sono stati ritrovati parti di aratri o aratri interi, che grazie a particolari ambienti di conservazione (torbiere), pur essendo in materiale deperibile come il legno, si sono mantenuti. La percezione di continuità che lega gli Uomini oltre il tempo, passando per le sue conquiste tecnologiche, costituisce uno degli obiettivi della mostra, in cui il visitatore è in grado di percepire analogie e differenze rispetto al passato.
POSTAZIONE 5 Altra pratica antica, che sembra La birra è ben documentata in fermentazione dei cereali per otteavere Egitto nere borigini almeno e Mesopotamia evande alcoliche fin dall’Eneolitico, dal III Millennio come la birra. è la a.C. anche se il ritrovamento di orzo in un vaso dell’età del Rame spagnolo, utilizzato per contenere bevande fermentate, è documentato già in precedenza, tra l’altro in un contesto cultuale. In questa postazione potremmo mettere un bicchiere campaniforme e un contenitore per la fermentazione della bevanda. Nella stessa postazione, due vasi di grandi dimensioni, potrebbero contenere orzo. Vista l’abbondante documentazione archeologica relativa alla preparazione di cibi e bevande presso gli Egiziani, potremmo proporre una scena di macinatura dei cereali o di preparazione della birra, su supporto cartaceo, a rilievo.
Le postazioni consistono in oggetti esplorabili con il tatto realizzati con l’archeologia sperimentale e sistemati su tavoli speciali, per ipovedenti, ovvero tavoli in gres con riquadri bianchi e neri, che creano una base di contrasto con gli oggetti sopra sistemati. Le postazioni verranno organizzate in modo circolare, nello spazio disponibile, collegate tra di loro da ricostruzioni ambientali. Per stimolare altri sensi oltre a tatto, olfatto e gusto sono previste delle postazioni sonore, come la riproduzione di rumori legati all’ambiente boschivo e ad alcune postazioni interattive, come il suono relativo alla macinatura dei cereali. E’ prevista inoltre l’illustrazione grafica e pubblicitaria per la comunicazione e promozione dell’evento tramite modalità e soluzioni studiate anche per ipovedenti e ciechi. Si propone infatti la realizzazione di materiale divulgativo relativo al percorso, come cartoline tattili e manifesti aventi come soggetto alcune delle testimonianze più significative relative al tema della mostra e meglio percepibili con il tatto. PANE E CEREALI ATTRAVERSO I SENSI:
Di Maria Grazia Sales
N1 se volete che i vostri foulard di seta mantengano i loro colori come nuovi, quando li lavate, aggiungete all’acqua dell’ultimo risciacquo il succo di mezzo limone.
N2 prima di mettere in lavatrice asciugamani o qualsiasi altro capo che abbia delle frange, infilateli in una federa bianca, se non volete trovarle smozzicate dopo pochi lavaggi.
N3 se la piastra del ferro da stiro è appiccicosa, strofinatela con della cenere di sigaretta o di camino inumidita, lasciate agire qualche minuto poi togliete lo sporco con un panno umido oppure quando il ferro è caldo strofinatelo con una fetta di limone fatelo poi scorrere su di un telo pulito, ripetere l’operazione fino quando la piastra non torna liscia.
N4 per dare un aspetto più fresco al bouquet di fiori finti ingrigito per la polvere, provate a spruzzarlo con un lucidante fogliare per piante verdi, non macchia e toglie la polvere oppure usare la schiuma che serve a lavare la moquette. Basta spruzzarli poi lasciar agire il prodotto per il tempo indicato sulla confezione poi spazzolare delicatamente.
N5 per far tornare puliti e dorati i bruciatori del fornello lasciateli immersi qualche ora in una ciotola piena di aceto poi passateli con mezzo limone e la paglietta di ferro oppure strofinarli con del bicarbonato di soda e una spugnetta rigida.
N6 per eliminare la forfora frizionate il quoio capelluto con acqua di betulla oppure fate delle frizioni con succo di ortiche preparato con la centrifuga o tritandole oppure massaggiare bene la cute con del sale fino lasciandolo poi agire tutta la notte avvolgendo la testa in un foulard.
N7 per avere fazzoletti perfettamente puliti immergeteli in acqua e sale qualche ora prima di metterli in lavatrice.
N8 se non avete delle lenzuola con gli angoli fate un nodo ad ogni angolo del lenzuolo normale e poi rincalzatelo rimarrà teso e apposto. Se invece avete lenzuola usurate tenetele da parte per trasformarle in sacchi per riporre indumenti delicati.
N9 i topi non sopportano l’odore della menta per cui se nella casa delle vacanze avete qualche topolino che gironzola e non volete usare trappole ne veleno, mettete dei rami di menta nei punti di passaggio oppure imbevete una carta assorbente con olio essenziale di menta. Sistemate anche delle piante di menta lungo i muri della casa vicino agli ingressi. Inoltre il tè di menta è un ottimo digestivo utile anche contro il raffreddore.
N 10 spesso per fare la punta alla matita degli occhi o per le labbra risulta difficoltoso perché la mina molto grassa si spezza facilmente. Lasciate le matite nel congelatore per 10 minuti l’operazione sarà più semplice.
di Gianfranco Pepe
Lasciamo la macchina a Pederù, punto terminale dell’omonima ridente vallata che parte da San Vigilio di Marebbe, e poi col pullman torniamo indietro al Lago della Creta. È quasi mezzogiorno quando iniziamo a percorrere la bella Val Ciastlin e quasi subito ci inerpichiamo a ridosso della cascata, quest’anno ricchissima d’acqua e particolarmente scenografica. Giornata bellissima anche se le previsioni parlavano di vento piuttosto forte. In effetti il totale silenzio che ci avvolge e rotto solo ogni tanto dallo stormmire delle fronde ma il bosco ci ripara. Io e Frediana siamo incredibilmente soli e solissimi resteremo sino alla meta. In un’ora e mezza raggiungiamo la piccola baita al limitar del bosco ma anche qui non c’è anima viva. La valle si apre e le rocce cominciano a far capolino intorno a noi. Dopo un’altra mezz’ora di sentiero mai impegnativo giungiamo al bivio per Brajes e qui l’ambiente è molto più roccioso e i panorami si fanno ampi e maestosi. Il sentiero però, sempre bellissimo e mai esposto si fa decisamente più ripido, e in 20 minuti di faticosa salita scolliniamo e ci si aprono i primi spettacolari panorami sull’ampezzano. La parte più impegnativa del percorso deve però ancora arrivare. Sulla nostra destra una serpentina ben segnata si inerpica ripidamente verso la Forcella Munt de Sennes a 2.500 metri di altitudine. Altri 40 minuti ci separano dall’agognata sella di cui gli ultimi 20 di ghiaino sono veramente tosti. Per di più, il vento che sin’ora non ci ha per niente infastidito, comincia a soffiare gagliardo. Frediana incredibilmente non ha il ben che minimo fiatone e continua a darmi istruzioni con voce riposata come se camminasse a Milano in Corso Buenos Aires. Io invece arrivo completamente sfiatato e sbuffante come una vecchia locomotiva. Abbiamo sin qui camminato poco più di 3 ore superando quasi 1.200 metri di dislivello. Ci diamo rapidamente la mano per suggellare con soddisfazione il raggiungimento della vetta, ma immediatamente cominciamo a scendere per toglierci dal vento. Pochi metri più in basso neanche un alito e la pace ed il silenzio tornano padroni della scena. Siamo sempre in beatissima solitudine e l’ampio paesaggio bucolico ai nostri piedi nonché il maestoso panorama sulle tante montagne della conca di Cortina d’innanzi a noi, anche se conosciuto non manca di emozionarci. . Sono quasi le 4 del pomeriggio ma il sole di settembre non è più quello di luglio, e la luce è dolcissima e di una nitidezza straordinaria. Le scoscese rocce sulla nostra sinistra sono infuocate e anche i contrafforti della Croda Rossa poco più lontana non smentiscono il suo nome. Cominciamo a scendere sul sentiero tra ripidi prati ma subito ci arrestiamo di nuovo. Le 4 grasse marmotte che si rincorrono entrando e uscendo dalle tane non ci hanno sentito arrivare e non lanciano i loro tipici fischi di allarme. Riusciamo ad osservarle a lungo da molto vicino e ci chiediamo come fanno a non vederci……beh, veramente io riesco a capirlo! In un’ora e un quarto di facile e sempre deserta discesa giungiamo alla nostra meta del rifugio Sennes a 2.130 metri di altitudine. Apriamo la porta e veniamo investiti da un inatteso brusio di moltissime voci. Inaspettatamente sono arrivate una sessantina di persone che percorrono l’alta via delle Dolomiti e il rifugio è strapieno di gente. Ci viene assegnata la nostra confortevole dimora e abbiamo tempo per riposarci un po’. A cena, la sala da pranzo è affollata e così dobbiamo condividere il tavolo con una coppia di inglesi e comunque la quasi totalità dei presenti è composta da stranieri. La fame non manca e fortunatamente il cibo è davvero buono ed in particolare la minestra d’orzo è proprio speciale. La notorietà del rifugio per la buona cucina e la calda ospitalità e confermata in pieno e ci chiediamo come, dopo più di 12ore di lavoro, la signora Cecilia e la sua collaboratrice riescano a servirci ancora con così grande disponibilità ed un così cordiale sorriso. Saliamo in camera a prendere le giacche ed usciamo a goderci l’ultima luce. Chiusa la porta alle nostre spalle riassaporiamo la bellezza del silenzio, interrotto solo dai campanacci delle tante mucche al pascolo che si aggirano intorno al rifugio e tra le piccole baite. Durante il giorno questo spettacolo non ci avrebbe attirato più di tanto, ma con questo impalpabile filo di luce dorata e questa placida atmosfera anche un prato punteggiato di vacche ti riempie di suggestive sensazioni. Camminiamo un po’ respirando l’aria pungente della sera mentre sullo sfondo dell’imbrunire si stagliano netti i contorni della vicina Cima Lavinores e del possente Col Becchei che ci preclude la vista sull’altopiano di Fanes. Nel primo mattino i tanti ospiti ripartono e a colazione siamo nuovamente soli. Come previsto, oggi è una giornata straordinariamente serena e limpida. Le nostre gambe non sembrano aver risentito più di tanto della camminata di ieri e, senza troppo impegno, in un’ora a passo spedito su di una comoda strada militare raggiungiamo il rifugio Biella. Gli escursionisti sembrano spariti e la nostra solitudine è interrotta solo da decine di pecore che ci augurano belando la buona giornata. La luce del primo mattino avvolge i magnifici ambienti che ci circondano di nuove e diverse sfumature cromatiche. In particolare le verticali e possenti pareti della Croda del Becco di fronte a noi, la cui cima sarà la nostra meta, risplendono di un brillante color argento che risalta nettamente contro il profondo blù del cielo. Persino io riesco a godermi lo spettacolo, e la piccola croce lassù sulla cima che Frediana distingue nitidamente sembra davvero lontana e in alto…..molto in alto! In effetti i metri di dislivello che affrontiamo oggi sono solo 800, di cui i primi 200 già percorsi agevolmente. Dal Biella però la salita si fa subito ripida e impegnativa, tra massi, scalini e salti di roccia sui quali prestare la massima attenzione. Un percorso così sconnesso e accidentato non è certo l’ideale per me che inciampo ad ogni passo, e la sofferenza dei primi 45 minuti è davvero tanta. Fortunatamente la parte finale è meno dura e riesco a recuperare un respiro più regolare e meno affannato nonché un po’ di sorriso. Agli oltre 2.900 metri della vetta, ai piedi della Croce, il sorriso si fa più deciso e finalmente, dopo un’ora e venti di fatica, posso abbandonare le mie stanche membra tra i duri massi della cima che mi sembrano confortevolissime poltrone. Lo spettacolo che ci circonda è difficilmente descrivibile. A picco sotto di noi, ai piedi di pareti strapiombanti striate di bianchi ghiaioni che precipitano tra i mughi, lo scuro specchio d’acqua del lago di Brajes punteggiato da microscopiche imbarcazioni. Il parapiglia di montagne - come lo definisce Frediana - che ci circondano a perdita d’occhio ci toglie il fiato e l’aspra bellezza del paesaggio è un grandioso spettacolo che sembra dipinto su di una immensa tela. Recuperiamo rapidamente il fiato che ci servirà anche per la discesa, da un certo punto di vista anche più impegnativa della salita. Sulla strada che ci riporta a Sennes ricominciamo a chiacchierare soddisfatti e rilassati, lasciandoci alle spalle il sudore e l’affanno, ma senza riuscire a non girare continuamente lo sguardo verso quella Croce che galleggia lassù.
Dopo 10ore di cammino, 2.000 metri di dislivello in salita e 1.200 indiscesa percorsi in 2 giorni, ci sembra di aver già fatto la nostra parte e così benediciamo il fuoristrada di Cecilia che comodamente ci riporta a valle .
La titolare ci dice che il rifugio è aperto anche d’inverno, e così sognamo di poter tornare tra quei meravigliosi paesaggi questa volta ammantati di bianco.
di ROSSANA MADASCHI
Sempre più frequentemente, negli ultimi anni, si sente parlare di allergia alimentare; bombardati da un gran numero di informazioni, non sempre corrette, facciamo spesso confusione tra allergie e intolleranze alimentari.
Di seguito verranno fornite una serie di indicazioni utili a fare un po’ di chiarezza sull’argomento.
Allergia e intolleranza alimentare sono la stessa cosa?
Le allergie alimentari fanno parte del più vasto campo delle “reazioni avverse agli alimenti”, all’interno del quale si distinguono reazioni di tipo tossico (che dipendono dalla dose assunta) e reazioni di tipo non tossico (che dipendono dalla suscettibilità individuale), queste ultime comprendono le allergie e le intolleranze alimentari.
Intolleranza alimentare: comprende ogni reazione che segue all’ingestione di un alimento, ma non è una reazione di tipo immunologico, per la maggior parte dei casi è causata da difetti enzimatici (es. intolleranza al lattosio).
Allergia alimentare: comprende ogni reazione che segue all’ingestione di un alimento, basata su una reazione immunologica anormale, mediata da anticorpi di tipo IgE (Immunoglobuline E).
Pseudo allergie: pur determinando segni e sintomi sovrapponibili alle reazioni allergiche, non sono sostenute da meccanismi immunologici.
Che cosa si intende per meccanismi immunologici?
Il sistema immunitario ha la funzione di proteggere l’organismo contro agenti estranei, quindi li identifica e attiva delle risposte per eliminarli.
Le cellule del sistema immunitario sono organizzate in strutture presenti in diversi distretti e agiscono su tutto il corpo, anche a livello intestinale.
L’apparato gastro-intestinale è esposto ad una grande varietà di sostanze in grado di provocare allergie, ma quest’apparato possiede dei meccanismi, delle barriere, con la funzione di limitarne l’ingresso.
Questi meccanismi sono:
Normalmente gli alimenti che assumiamo non provocano reazioni allergiche, perché durante lo sviluppo embrionale si stabilisce un meccanismo di tolleranza, se ciò però non avviene possono subentrare allergie.
L’allergia alimentare può essere considerata, in conclusione, una reazione immunitaria esagerata e inadeguata che si manifesta, nelle persone geneticamente predisposte, nei confronti di sostanze che non creano problemi alla maggior parte delle persone.
Quali sono i sintomi tipici di un’allergia o di un’intolleranza alimentare?
Generalmente i sintomi associati alle reazioni avverse agli alimenti sono:
Come si effettua la diagnosi di allergia?
A seconda che si tratti di forme IgE mediate o di forme non IgE mediate (vedi sopra distinzione allergia e intolleranza) ci sono delle differenze.
Il Prick test si basa sulla puntura con apposite lancette dell’avambraccio e l’apposizione di estratti allergenici, il Prick by Prick si esegue pungendo dapprima l’alimento fresco che si intende testare e subito dopo, con lo stesso ago, la cute del soggetto e il RAST è la determinazione degli anticorpi.
Questi tre test indicano la presenza nel soggetto di IgE allergene-specifiche, cioè anticorpi prodotti come conseguenza dell’assunzione dell’allergene, ma nessun test di laboratorio è in grado di identificare una reazione non IgE mediata.
Secondo l’ESPGHAN (European Society of Paediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition) e la Società Europea di Allergologia e Immunologia Clinica Pediatrica la diagnosi di allergia alimentare si deve basare sulla stretta eliminazione del cibo sospetto (dieta di eliminazione) e su un test di provocazione con lo stesso cibo, cioè il cibo sospetto viene tolto dalla dieta per constatare l’eventuale scomparsa dei sintomi e successivamente reintrodotto per verificarne la possibile ricomparsa.
Dopo l’eliminazione della sostanza incriminata, i sintomi gastrointestinali regrediscono in 2-3 giorni, mentre per i sintomi cutanei sono necessari almeno 10-14 giorni.
Esistono poi una serie di Test diagnostici non riconosciuti dalla medicina ufficiale:
Questi test sono molto diffusi ma, allo stesso tempo, sono opinabili perché si basano su presupposti scientifici non confermati dalle evidenze e possono indurre a comportamenti alimentari restrittivi, incongrui ed inutili.
Quali sono le allergie e intolleranze alimentari più diffuse?
Le allergie alimentari sono particolarmente frequenti nei primi tre anni di vita, mentre dopo i 10 anni la prevalenza raggiunge quella dell’adulto.
Gli allergeni (sostanze responsabili dell’allergia) che più frequentemente possono creare reazioni avverse sono presenti nei seguenti alimenti:
Cosa sono le “allergie crociate”?
Si parla di allergia crociata o cross reattività quando si riscontrano nello stesso soggetto sia allergie contro gli inalanti che allergie contro gli alimenti.
La cross reattività si può verificare tra:
Cross-reattività tra alimenti ed altri allergeni |
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ALIMENTI |
CROSS-REATTIVITA' DOCUMENTATA |
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Mela |
Patata, carota, polline di betulla |
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Carota |
Sedano, anice, mela, patata, segale, frumento, ananas, avocado, polline di betulla |
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Cereali |
Frumento, segale, orzo, avena, granoturco, riso,pollini |
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Merluzzo |
Anguilla, sgombro, salmone, trota, tonno |
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Latte di mucca |
Latte d'asina, capra, di altri animali simili |
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Uova |
Albume, lisozima, tuorlo, ovoalbumina, ovomucoide |
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Aglio |
Cipolla, asparago |
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Miele |
Contaminazione da polline di composite |
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Piselli |
Lenticchie, liquerizia, semi di soia, fagioli bianchi, noccioline americane, finocchio |
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Pesca |
Albicocca, prugna, banana, guava |
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Noce americana |
Noccioline, noce, noce brasiliana |
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Riso |
Cereali, granoturco, polline di segale |
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Gamberetto |
Granchio comune, aragosta, calamaro, gambero, acari |
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Cross-reattività tra allergeni inalatori ed alimentari |
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Betulla con: |
Mela, pesca, pera, albicocca, prugna, ciliegia, banana, noce, nocciola, sedano, finocchio, carota |
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Nocciolo con: |
Mela, pesca, ciliegia, carota, limone |
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Parietaria con: |
Gelso, basilico, ciliegia, melone |
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Graminacee con: |
Pomodoro, melone, anguria, arancia, kiwi, frumento |
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Composite con: |
Sedano, mela, melone, anguria |
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Ambrosie con: |
Melone, banana |
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Acari con: |
Gamberetto, lumaca |
Tavola delle reattività multiple tra allergeni alimentari, allergeni inalanti ed altro |
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Brassicaceae |
All'interno della famiglia: cavolo (verza, capuccio, rapa, cruciferae fiore, broccolo di bruxelles), rapa, colza, ravizzone e loro olii |
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Compositae, asteraceae |
All'interno della famiglia: camomilla, carciofo, cicoria, lattuga, girasole (semi ed olio) dragoncello e con i corrispondenti pollini |
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Cucurbitaceae |
All'interno della famiglia: zucchino, zucca, melone, anguria, cetriolo, e con il polline di Gramineae e con il pomodoro (fam. solanaceae) |
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Gramineae, poaceae (fam. solanaceae) |
All'interno della famiglia: frumento, mais, segale, orzo, riso, avena, con il polline di Gramineae e con il pomodoro |
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Leguminoseae , papilionaceae |
All'interno della famiglia: fagioli, soia, arachidi,piselli, lenticchie, liquirizia,gomme |
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Liliaceae |
All'interno della famiglia: asparago, porro, cipolla, aglio, ecc. |
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Solanaceae |
All'interno della famiglia: patata, peperone, melanzana, pomodoro, graminacee |
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Rutaceae |
All'interno della famiglia: limone, mandarino, pompelmo, arancia, cedro e con il vischio (fam. Loranthaceae) |
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Rosaceae |
All'interno della famiglia: mandorle, mela, albicocca, pesca, susina, ciliegia, prugna, fragola e con il polline di betulla |
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Umbelliferae, apiaceae |
All'interno della famiglia: anice, carota, finocchio, sedano, prezzemolo e con il polline di artemisia |
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Grano, segale |
Papaina, bromelina, e polline di betulla |
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Banana, castagna, kiwi, avocado |
Tra di loro,con il lattice e il ficus beniamina |
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Banana |
Melone e polline di Compositeae |
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Carota |
Lattuga, sedano, anice, mela, patata, segale, frumento, ananas, avocado, e polline di betulla |
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Mela |
Patata, carota, sedano, e con il polline di betulla |
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Semi e noci |
Fra di loro (noce, noce americana, nocciola, mandorla) e con l'arachide (fam. leguminoseae) |
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Nocciole, sedano, carota, arancio, patata, ciliegia, kiwi |
Polline di betulla |
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Sedano |
Carota, cumino, anice, finocchio, coriandolo, pepe, noce moscata, zenzero, cannella |
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Nocciole |
Segale, semi di sesamo, kiwi, semi di papavero |
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Latte |
Fra di loro (latte di mucca, capra, ecc.) |
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Uova |
Singole proteine, ovoalbumina, ovomucoide, e con le piume ed il siero di volatili |
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Carni |
Fra di loro (carne di maiale, di bue, di coniglio, ecc..) e fra carne di bovino e latte |
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Crustacea |
All'interno della famiglia: gambero, aragosta, granchio, calamaro ecc. |
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Gasteropodi |
Acari |
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Molluschi |
Tra di loro ( mitili, vongole, ostriche, ecc.) |
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Pesci |
Tra di loro (merluzzo, sgombro, salmone, trota, tonno, ecc.) |
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Surimi |
Merluzzo |
L’intolleranza al lattosio e l’allergia alle proteine del latte sono la stessa cosa?
Comunemente si tende a considerarli sinonimi e si parla genericamente di “allergia al latte”, in realtà, anche se la dieta per queste allergie e intolleranze è molto simile, la causa è molto diversa.
L’intolleranza al lattosio è l’incapacità dell’organismo a metabolizzare (“smontare”) lo zucchero del latte, il lattosio appunto, nei suoi costituenti cioè glucosio e galattosio (due zuccheri semplici). L’organismo non riesce a compiere questa funzione poiché è carente o gli manca completamente l’enzima (lattasi) che dovrebbe svolgerla.
Se questo enzima è presente in ridotte quantità l’intolleranza è parziale, cioè il soggetto riesce a digerire solo determinate quantità di lattosio, oltre questa quantità si presentano i sintomi, se invece l’enzima è completamente assente il soggetto non tollererà neanche minime quantità di lattosio.
Inoltre l’intolleranza può essere congenita (dalla nascita) o acquisita, temporanea o permanente.
L’allergia alle proteine del latte vaccino, invece, si verifica quando l’organismo riconosce come “estranee” e “pericolose” le proteine del latte vaccino. Quindi, nel soggetto allergico, l’introduzione di alimenti contenenti queste proteine causa una reazione immunitaria, cioè la produzione di anticorpi.
Ma dove si trovano il lattosio e le proteine del latte vaccino?
Le proteine del latte vaccino e il lattosio, come indicano i termini stessi, si trovano nel latte vaccino e nei derivati. Qualche individuo potrebbe non tollerare nemmeno la carne di vitello a causa di una possibile reazione crociata con le proteine presenti nell’animale.
Si deve fare particolare attenzione ai seguenti alimenti:
Molti degli alimenti indicati sopra sono naturalmente privi di latte, ma spesso questo vi viene aggiunto durante la preparazione, pertanto è opportuno prestare attenzione alle etichette e/o durante la preparazione delle pietanze.
L’intolleranza al lattosio si manifesta in modo direttamente proporzionale alla quantità di lattosio assunta (maggiore è la quantità introdotta maggiori saranno i sintomi), ecco spiegato il motivo per cui esistono in commercio molti prodotti a basso contenuto di lattosio, mentre l’intolleranza alle proteine del latte si manifesta indipendentemente dalla dose assunta.
Anche per l’allergia alle proteine del latte e al lattosio, come per l’allergia alle uova, il problema principale è rappresentato dal fatto che latte e derivati sono utilizzati per la preparazione di molti alimenti e preparazioni industriali, pertanto fondamentale è la lettura delle etichette (escludere gli alimenti nella cui etichetta compare la dicitura prodotto in uno stabilimento che utilizza anche latte” per l’eventualità di contaminazioni, o “può contenere tracce di latte” o in cui compaiono caseinati e lattosio)
Qual è la parte dell’uovo che può provocare l’allergia?
La parte più allergizzante dell’uovo è rappresentata dall’albume, questo perché gli allergeni sono molecole proteiche e l’albume è più ricco di proteine.
Tuttavia, anche il tuorlo contiene sostanze allergizzanti, perciò anche se in misura minore può scatenare delle reazioni così come l’albume.
Inoltre l’uovo cotto è meno allergizzante dell’uovo crudo perché le proteine, con la cottura, cambiano la loro struttura (si denaturano) provocando reazioni di minore entità.
In pratica, però, si consiglia di porre la massima attenzione, dal punto di vista del potere allergizzante, sia all’uovo cotto che all’uovo crudo.
I sintomi e le reazioni possono interessare solitamente la cute (orticaria, dermatite atopica), l’apparato gastrointestinale (diarrea, vomito) e respiratorio (asma, rinite, tosse).
Questa allergia colpisce soprattutto i bambini, infatti dopo il latte vaccino, l’uovo è l’alimento più a rischio per allergie alimentari.
Come per l’allergia al latte, i sintomi dell’allergia all’uovo tendono col tempo a scomparire, divenendo molto rari oltre il 4° anno di vita.
Il 50% di questi bambini è a rischio di sviluppare un’allergia ad inalanti (sostanze che vengono inspirate), in particolare agli acari e al gatto.
Qual è la terapia?
Ovviamente l’unica terapia è l’esclusione dalla dieta dell’uovo dei suoi derivati.
Il problema però è che l’uovo e i suoi derivati sono ingredienti molto utilizzati dall’industria alimentare, pertanto è largamente diffuso in moltissimi alimenti.
Pertanto, fondamentale in questo caso come per tutte le intolleranze e allergie alimentari, è la lettura delle etichette, che rappresentano la carta d’identità del prodotto, e sono l’unica fonte che ci permette di acquisire informazioni sulla sua composizione.
Bisogna ad esempio escludere gli alimenti contenenti: albume (bianco d’uovo), tuorlo, polvere di uovo, rosso d’uovo, globulina, livetina, lisozima (indicato anche come E1105 e utilizzato spesso a scopo battericida nei formaggi stagionati, come il grana padano), maionese, meringa, ovoalbumina, ovomucina, ovovitellina, ovomucoide, lecitina (E322), ecc.
Inoltre, prestare attenzione (senza necessariamente escludere se privi della sostanza verso cui si è allergici) ad alimenti quali: biscotti, torte dolci e salate, budini, caramelle, cereali per la prima colazione, cialde, creme, gelati, sorbetti, miscele pronte per torte, salse in genere, soufflé, zuppe, polpette, salsicce, hamburger, ripieno per arrosto, attenzione al vino (che può essere stato chiarificato con albume).
In alcuni casi le persone con allergia alle proteine dell’uovo devono escludere dalla propria alimentazione anche la carne di pollo (che contiene proteine simili a quelle dell’uovo), perché potrebbero presentare reazioni crociate.
Particolare attenzione deve essere posta anche agli alimenti che riportano la dicitura: “può contenere tracce di uova” o “prodotto in uno stabilimento che utilizza anche uova”, per l’eventualità di contaminazioni.
Vorrei concludere sottolineando che malgrado intolleranze e allergie alimentari siano sempre più diffuse, oggigiorno sono disponibili sul mercato una vasta gamma di prodotti privi di sostanze allergizzanti, possono essere così garantite salute e varietà a tavola!
Rossana Madaschi
Dietista e Docente di Scienza dell’Alimentazione
Cell. 347.0332740
e-mail: info@nutrirsidisalute.it
www.nutrirsidisalute.it
di Margherita Carbone.
Questa volta ho intervistato per voi lettori un pediatra.
Tra di noi ci sono tanti genitori, zii e nonni che si interessano all'educazione, alla salute e alle problematiche infantili, quindi penso che questa intervista sarà di vostro interesse, perché il dott. Natale Maresca, che gentilmente ha accettato di rispondere alle mie domande, ha un approccio con i bambini che lascia senza parole.
Avete mai visto un bambino che non vuole lasciare lo studio del pediatra? Bene, a me è capitato di vederlo proprio dal dott. Maresca. Ho scelto lui tra i vari medici perché posso affermare che il suo studio è un laboratorio dove le problematiche dei piccoli pazienti si affrontano e si studiano insieme ai genitori.
Dalle sue risposte si intravedono idee propositive su argomenti quali le nuove tecnologie, la dislessia e il progetto Nati per leggere.
Ma in cosa consiste tale progetto?
Ogni bambino ha diritto ad essere protetto non solo dalla malattia e dalla violenza, ma anche dalla mancanza di adeguate occasioni di sviluppo affettivo e cognitivo. Questo è il cuore di Nati per Leggere. Il progetto ha l'obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce ai bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni. Il leggere ad alta voce ha una positiva influenza dal punto di vista relazionale (è una opportunità di relazione tra bambino e genitori) e cognitivo (si sviluppano la comprensione del linguaggio e la capacità di lettura). Inoltre si consolida nel bambino l'abitudine a leggere, che si protrae nelle età successive. Nati per leggere è promosso dall'alleanza tra bibliotecari e pediatri attraverso l'Associazione Culturale Pediatri, l'Associazione Italiana Biblioteche e il Centro per la Salute del Bambino.
Ora, però, diamo la parola al dott. Natale Maresca.
1) Cosa l'ha portata a scegliere la professione di pediatra?
Non saprei dire con precisione. È una scelta maturata tanti anni fa in maniera progressiva nel tempo. Sicuramente la voglia di fare il medico mi è stata inculcata dal desiderio di riscatto sociale dei miei genitori. La scelta della Pediatria invece deriva da un amore particolarissimo che ho nutrito da sempre per i bambini.
2) Entrando nel suo studio si nota un approccio completamente diverso da quello che spesso si riscontra negli ambulatori, qual è la sua scuola di pensiero nell'approccio medico -piccolo paziente?
Non faccio riferimento ad alcuna scuola di pensiero particolare. Cerco solo di mettere a loro agio i miei piccoli pazienti, cercando la loro amicizia e la loro complicità. E, qualche volta, ci riesco.
3) Lei nel suo ambulatorio organizza periodicamente degli incontri con i genitori, vuole informare i nostri lettori su cosa vertono?
Con cadenza mensile organizzo riunioni con le mamme dei piccoli che si apprestano ad affrontare il meraviglioso viaggio dello svezzamento. L'argomento è lo sviluppo del gusto nel bambino e la buona alimentazione. Di recente ho organizzato una bella manifestazione pubblica con tanti genitori (e tanti chiassosissimi bambini) sul progetto "Nati per leggere". Ho in animo per i prossimi mesi di organizzare qualcosa su alcuni temi che mi stanno a cuore: la sicurezza del trasporto in auto dei bambini (troppo spesso sottovalutata), le manovre di primo soccorso e, infine, vorrei trovare il tempo per organizzare un incontro con i miei pazienti più grandi sul tema dei danni del fumo da sigarette. Purtroppo però spesso le buone intenzioni si scontrano con quello che definiamo l'acuto banale, cioè l'affollamento dello studio per problemi banali. Nonostante ciò cerco di trovare spazio per queste iniziative perché ritengo che la comunicazione in Pediatria sia uno strumento di salute.
4) Lei aderisce al progetto "Nati per leggere"; ci vuole spiegare, in sintesi, in cosa consiste?
Brevissimamente, bisogna sapere che i primi 1000 giorni di vita sono i più importanti per lo sviluppo successivo di un essere umano. Se in quel periodo il bambino vive in un ambiente stimolante, si producono maggiori collegamenti fra i neuroni e le sue potenzialità aumentano. "Nati per leggere" si propone appunto di esporre i bambini alla lettura già dai primissimi mesi di vita con l'obiettivo di migliorare la "litteracy", cioè la capacità di utilizzare le conoscenze letterarie nella vita futura del bambino, cosa che si è visto essere correlata con lo stato di salute. Insomma, esporre il bambino precocemente alla lettura ne migliora lo stato di salute da adulto.
5) Ci sono non vedenti tra i suoi piccoli pazienti? Come vengono inseriti nel progetto di cui sopra?
Al momento, tra i miei pazienti, non ci sono bimbi non vedenti.
6) Tra i libri proposti in questo progetto sono stati realizzati anche testi adatti a bambini non vedenti?
Certo, ci sono nel catalogo di Nati per leggere libri tattili per i bambini con difficoltà visive.
7) Nelle scuole si attuano spesso progetti di varia natura; il progetto "Nati per leggere" è adottato anche nelle scuole dell'infanzia?
Nel Sud Italia questa cosa accade a macchia di leopardo. Al Nord ed al Centro, dove le pubbliche amministrazioni sono più sensibili ed efficienti, succede molto più frequentemente. Ma, come dicevo prima, personalmente credo che Nati per leggere, che pure si rivolge a bambini fra 6 mesi e 6 anni, esplica la massima potenzialità nei primi 3 anni di vita, cioè i primi 1000 giorni. Quindi la Famiglia, il Pediatra ed i Servizi Sociali dovrebbero avere un ruolo di primo piano. E poi dopo (in senso temporale intendo) dovrebbe intervenire la Scuola.
8) I nostri bambini vivono in un'era fatta di strumenti elettronici, quindi tutto assume una connotazione diversa anche in rapporto alla lettura; secondo Lei il libro resisterà ai nuovi strumenti che la tecnologia sta lanciando?
Spero e Credo che il libro, così come lo abbiamo conosciuto noi, continuerà ad avere un suo ruolo anche con lo sviluppo delle nuove tecnologie. Ovviamente, la sua presenza si affiancherà ad esse e convivrà con esse. Credo che succederà un po' come con il Cinema che è riuscito a sopravvivere alla TV ritagliandosi un suo nuovo spazio.
9) Attualmente troviamo sul mercato strumenti anche per la lettura come i tablet o i kindle; secondo Lei in futuro tutto ciò potrebbe ripercuotersi sulla funzionalità visiva delle persone?
Se intende una ripercussione negativa, credo proprio di no, almeno alla luce delle mie conoscenze attuali.
10) In alcuni casi questi dispositivi di cui stiamo parlando si sono rivelati dei validi supporti per risolvere problemi che si verificano con la lettura, come ad esempio quelli riguardo la dislessia; qual è la sua opinione in riferimento alla relazione "dislessia - tablet"?
Sicuramente le nuove tecnologie potranno essere di supporto alle persone con questi problemi, come già oggi sono di aiuto per i test diagnostici.
11) Fra i suoi piccoli pazienti ce n'è qualcuno con problemi di dislessia; come viene affrontato dai genitori questa difficoltà visto che è solo da qualche anno che è stata riconosciuta, insieme a discalculia, disgrafia e disortografia, come disturbo che può limitare il processo di apprendimento?
Al momento, ci sono alcuni bambini in corso di definizione diagnostica. Vedremo nei prossimi mesi come stanno le cose.
La ringraziamo per la sua disponibilità, le nostre domande per il momento terminano qui. Se Le farà piacere in futuro, i nostri lettori saranno interessati ad approfondire in modo particolare uno degli argomenti qui trattati.
Grazie, sarò a loro disposizione con le mie modeste competenze.
Grazie ancora.
di Patrizia Carlotti
Dal primo vagito la clessidra conta…
Gioirai scoprendo la bellezza della vita
Piangerai subendo egoismi e cattiverie…
Spirito fanciullo ascoltami e osserva…
Alza lo sguardo al cielo, alza le tue braccia e toccalo, con un dito…
Le nuvole giocano con te, corrono insieme ai tuoi giorni fantastici…
Imparerai scoprendo, insegnerai vivendo…
Spemdo bene il tempo…
Echeggia quella frase nelle tue orecchie…
Da una voce angelica senti sussurrare quella frase…
“spendi bene il tempo”…perché altro non ce ne sarà
Liberi di pensare, ma prigionieri di una falsa libertà…
Custodi gelosi di ciò che ci appartiene,
ma cosa ci appartiene realmente?
Spendi bene il tempo… sussurra di nuovo la vocina!
Nonostante tu non sia ancora un frutto maturo
Hai compreso che i colori dell’oggi e del domani sono il bianco e il nero
Alternandosi con il rosa ma anche con il rosso…
Dipingi i tuoi giorni usando bene il tempo.
La terra ci sta regalando ospitalità gratuita
Da troppi secoli approfittiamo di lei..
Violentiamo con estremo piacere il suo cuore, la sua anima..
Piegata dal dolore al nostro volere
Essa continua a darci ospitalità!
Siamo vittime e carnefici di noi stessi..
Siamo schiavi e padroni..
Non sappiam spendere bene il nostro tempo!
Abbi pazienza stupenda farfalla,
imprigionata della rete del ragno furbo e maldestro…
Spera…la speranza è l’ultima a morire.
Alla regola della madre Terra tutto obbedisce…
Eccettoo l’essere umano sfruttatore
Sfruttatore imperterrito di risorse…
non sa spendere affatto bene il suo tempo…
eppure è strano..
Cullato dalle onde del mare il sole tramonta ogni giorno
E ogni giorno, la fanno da padrone vento e pioggia
Nuova vita nasce intorno a noi…
Ma per l’uomo non c’è più tempo…
Come lo hai usato il tuo tempo uomo?
Di Antonella iacoponi
Douma, Damasco, 21 agosto 2013-08-26
Di Antonella Iacoponi
L’aurora bacia i bimbi addormentati,
dal minareto, giunge una melodia mesta,
quaggiù son tanti i bambini abbandonati!
Oggi è così pesante l’anello di ametista,
e l’aria non si può respirare,
non può esser solo il caldo, mi devo sedere,
l’aroma di cinnamomo scompare,
bruciano gli occhi, ardenti perle nere…
O madre cara, dove sei? Dammi la mano!
Il grande cedro ondeggia, innanzi a me,
il mondo diviene un ricordo lontano,
ho sulle labbra una domanda: perché?
Di Renzo Coletti
C’era una volta un nemico. Aveva un nome, un volto, un’idea, forse anche un sogno. Si certo! Anche i nemici sognano e hanno sentimenti e passioni. Un altro nemico iniziava il suo ruolo e la sua lotta. Tra i due nemici un popolo si divideva, si schierava ed esprimeva una sua natura di alleato o ribelle, una formazione cultural religiosa, una concezione di Stato che erano frutto dell’interpretazione della Storia vicina e lontana. Una guerra mondiale di fatto non ha parte, ma solo interessi di parte e volontà di potenza. Un conflitto è sempre caratterizzato da un artificio creato appositamente per motivare e giustificare l’inevitabilità della dichiarazione di guerra. Millenni di Storia fanno apparire come un destino inesorabile la guerra e la rivoluzione civile, ma è davvero così o vi è una soluzione possibile? Nascono così sempre nuove ideologie, nuove religioni, nuove fedi e sistemi economici che cavalcano la Storia dell’umanità. Il secolo appena trascorso viveva l’ultimo atto di una visione contrapposta tra ideologie di massa e individualistiche. L’economia tentava un percorso funambolico tra entrambe le visioni, fallendo ora sul terreno dello statalismo, ora su quello dell’iniziativa privata, mai interamente sull’uno o l’altro aspetto del sistema. Era infatti l’alternanza tra le due concezioni che garantiva un periodo di relativa sicurezza e un parziale benessere. I periodi di crisi del sistema si risolvevano, si fa per dire, in conflitti che creavano le condizioni per un periodo di restrizioni, divenute giustificate, conducevano quindi ad uno sfoltimento della popolazione ed infine imponevano la ricostruzione. L’economia di guerra meriterebbe una analisi approfondita che ora non tratterò. L’aggressione e l’emigrazione verso nuovi territori di conquista e sfruttamento, equilibravano il rapporto tra produzione e distribuzione della ricchezza tra i sopravvissuti e le nuove realtà politiche: si aprivano nuovi mercati sia sul nuovo territorio, sia con i vecchi paesi d’origine. Questo periodo, definito colonialismo, sembra essere trascorso e concluso, ma non è affatto così. La conquista bellica e cultural-religiosa che il colonialismo portava, presto divenne legata alla necessità di ricercare nuove materie prime per incrementare la produzione. L’Italia sognava l’impero e viveva l’unità sull’ideologia acerba del fascismo provincialotto e ambizioso. L’eco del pensiero di grandi uomini ed eventi che avevano anticipato la Storia, come la rivoluzione francese, continuavano a vivere in modo sommerso. Movimenti mondialisti dirigevano un mondo ancora grezzo come la forma nella mente dell’architetto. Simbolici strumenti di lavoro attendevano di tracciare nuovi confini e misteriosi orizzonti. La seconda guerra mondiale terminava così con la vittoria dei poteri che l’avevano scatenata. Uomini e donne abbandonavano le montagne in cui avevano combattuto e celato la loro presenza, ma se era difficile abbandonare le armi, era più difficile rimuovere le idee per cui erano state usate. Il sol dell’avvenir divenne così lavoro di fabbrica e una lotta combattuta e sofferta, che tentava di opporsi ad una situazione di benessere per pochi e miseria e sacrificio per molti. Vincitori e vinti si fronteggiavano ora con la bilancia del più ricco che era quindi anche il più adatto al ruolo di padrone. Ecco che gli strumenti simbolici citati venivano usati per ergere un muro e tracciare confini che dividevano una nazione e il mondo. Un muro può essere molte cose, ma mai come in questo caso divenne simbolo e fortezza. Stati uniti e URSS si erano divisi il mondo e il suo controllo. All’Italietta provinciale e fascista toccò il ruolo di Repubblica Democratica, scontentando chi aveva creduto e ancora credeva nel fascismo, ma svilendo anche le aspirazioni di chi aveva combattuto per il comunismo e il potere al popolo. L’America aveva da subito chiarito chi era il vero padrone e aveva imposto il governo a lei più vicino e pronto a servirla. I comunisti abbassarono il capo e iniziarono a volgere lo sguardo verso l’URSS in attesa di una rivincita. Partigiani, prima ribelli, poi banditi, infine eroi trattennero le aspirazioni per cui avevano combattuto e si mobilitarono per la Liberazione dal nazifascismo creando una Costituzione di grande valore e tutto proseguì sino ai giorni nostri. L’URSS lentamente, ma inesorabilmente percorse la strada che la portò a svanire quasi d’incanto e insieme ad essa il muro che divideva la Germania e il mondo. L’impero americano ora troneggia sulle catastrofi che produce e impone ai propri alleati l’assenso ad ogni posizione politica e militare. Il crollo dell’URSS segnava definitivamente la fine di un sogno e l’inizio di una barbarie iniettata nelle menti con il controllo dell’informazione, il luccichio del superfluo, la ricchezza come mito, il potere come fine, la tecnologia come progresso. Articoli di consumo simbolo giungevano in ogni dove, foreste folte e luoghi impensabili divennero presto discariche per giocattoli, radio, televisioni, sogni di pochi momenti, gettati e abbandonati in cambio di oppressione. Tutto ciò che poteva essere considerato lecito era “bianco”, “occidentale”, “cristiano”, “progressista” e nasceva dal Dio denaro
La nostra Patria oggi termina la sua ultima campagna elettorale con un risultato che ritorna, sia nella logica sia nei contenuti, ad un vecchio mondo e una storia mai compresa. Una scuola ignorante e presuntuosa formava giovani menti al disimpegno e al pressappochismo dei valori umani, mentre l’educazione famigliare si smarriva nei nuovi miti e nella parvenza di benessere e prestigio raggiungibile. Piccoli Uomini, con modeste vedute e ambizioni prive di qualsiasi scrupolo, provavano per la prima volta l’egoismo della ricchezza facile e il bisogno di emergere nell’avere, incuranti dell’essere. Partiti politici e organizzazioni sindacali nate dalle lotte e dalle idee che i bisogni umani reclamavano e reclamano tuttora, dopo aver vissuto un momento di gloria e relativo benessere, si rivelano nella loro fragilità e ipocrisia e un potere giustizialista, come sempre occulto e ipocrita, impegna le forze per stabilire una differenza di classe e privilegi sempre più alla portata di pochi. Un nuovo soggetto politico, inconcepibile anni prima, crea un partito azienda, (la sua), illudendo i cittadini di riuscire ad usare le proprie capacità imprenditoriali per la gestione del Paese Italia e creare così ricchezza per la nazione; in reltà, però sfrutta i cittadini, come il padrone fa con i suoi servi, per soddisfare interessi personali. L’egoismo rozzo e razzista dei nuovi ricchi, nati dal clientelismo e dall’affarismo al limite dell’illegalità e privo di ogni etica, fa leva su antichi miti pagani e regionalistici dividendo il paese ancora immaturo da un punto di vista nazionale. Nasce così la lega Nord e il mito della Padania. La Sinistra storica, ormai incapace di competere ideologicamente e realisticamente al progresso, cala le braghe sino ai piedi e svende il sacrificio di milioni di lavoratori che hanno combattuto e lottato per una dignità sul lavoro e nella vita. Il mondo è cambiato e l’impero anglo-americano mantiene il suo dominio sul mondo con infinite guerre, il controllo della finanza e una superiorità tecnologica e militare. La sempre maggiore esigenza di materie prime e di circolazione della moneta producono un sistema perverso di creazione del denaro attraverso infiniti meandri, grazie ai quali un valore fittizio si trasforma in ricchezza per alcuni e in debito per il cittadino che accetta la truffa, sia per ignoranza, sia per la mancanza di una sinistra che promuova un’alternativa, venendo così meno alla propria funzione. Ci nutriamo quotidianamente con il sangue di veri e propri genocidi che fingiamo di non vedere o giustifichiamo in nome della difesa dal terrorismo, della libertà e della democrazia occidentale.
Naufraghi del capitalismo e vittime del razzismo più bieco e crudele mai conosciuto, giungono su territori che li utilizzano e li emarginano allo stesso tempo, mentre l’informazione al servizio dei soliti poteri bancari e finanziari e delle multinazionali, ci racconta i fatti della vita in modo tale da renderci sempre più ostili al diverso e incapaci di senso critico. E’ su questa paura che le ultime elezioni conducono ancora al governo la lega nord, razzista e xenofoba e rieleggono il Padrone per eccellenza (Berlusconi) nuovamente a dirigere il paese. I partiti satelliti che reggono questa miscela già esplosiva sono anche ex Fascisti e Cattolici integralisti e bigotti, nel peggior senso del termine. La Sinistra sparisce letteralmente come realtà dparlamentare, mentre un nuovo partito che ha il torto di non essere né carne né pesce, fa da contrappeso improbabile. Come è potuto succedere? Regioni un tempo definite “bianche”, per la forte presenza cattolica e democristiana, esprimono il loro egoismo razzista e il loro limite intellettuale, alimentando un conflitto permanente per reclamare un federalismo e un’autonomia fiscale da cui trarre vantaggio, dissolvendo così ogni valore nazionale e comunitario in una mitizzazione razzista di appartenenza sanguinea e indicando ancora una volta il denaro come unico valore per cui competere.
Si può essere così ipocriti da festeggiare ciò che abbiamo combattuto e ciò che stiamo vivendo in un crescendo di insicurezza e isolamento nel privato difensivo per le nostre paure più profonde? Il nostro liberatore ci condiziona e ci sta intrappolando in un caos che diventerà ulteriore forma di oppressione e restrizione di ogni libertà individuale e collettiva. La militarizzazione del nostro territorio con basi militari e strumenti bellici di distruzione di massa, corpi militari specializzati e privati, acquisti di nuove tecnologie di controllo rendono il nostro paese il mercenario di fatto di potenze di cui non abbiamo nessun controllo e fingiamo di dibattere attraverso un governo e un parlamento italiano solo di nome e per convinzione. Come opporci ad una situazione così complessa con il limitato grado di libertà che ci è rimasto ? Un motivo di festeggiamento può solo derivare da una presa di coscienza della realtà improvvisamente evidente nella sua tragicità. Come liberarci ancora e definitivamente dal nemico di sempre e dall’ingenuità e tollerabililità generale? Certamente nessuna lotta armata è pensabile e nessun voto , definibile democratico, possono essere strumento di giustizia e libertà. Se un futuro sarà possibile, se una dignità srà al fine vincente non può che sorgere da una realtà oggi visibile nel suo sbocciare, in luoghi lontani come l’America Latina, la riscoperta di valori tra i nuovi creatori di cultura che sfidano l’oppressore lavorando ai fianchi e progettando da un nuovo punto di partenza che sarà anche un nuovo percorso per tutti. Genova ha ospitato iil 25 aprile il Presidente della Repubblica napolitano, ma non è la Genova medaglia d’oro per la resistenza, non è la genova che ha consegnato la città Libera dal fascismo all’alleato, non è la Genova che ha ancora una volta nel Giugno del 1960 ripulito e respinto il virus fascista, non è la mia Genova e di tutti coloro che continueranno a cantare in barba a tutti gli oppressori e servi del padrone “Bella ciao”.
di Giuseppe Lurgio.
Dopo la spensieratezza delle giornate estive siamo tornati gradualmente ai soliti ritmi frenetici che scandiscono la nostra esistenza!
Per fare una sosta e regalarci un sorriso non ci resta allora che leggere qualche divertente barzelletta!
Eccone alcune che ho trovato girando in rete e ho salvato per voi!
Buona lettura e buon divertimento!
1) Il direttore di una banca dice ad un nuovo cassiere
- E mi raccomando... se un ladro dovesse minacciarla per rubare il contenuto della cassa, non faccia l'eroe e gli dia subito i soldi!
- Non si preoccupi, so come comportarmi in tali occasioni: mi succede tutti i mesi a casa con mia moglie quando porto lo stipendio!
2) Due camionisti stanno attraversando la nebbia della val padana. Quello che guida sveglia quello che stava dormendo: "Ehi, esistono i pinguini a Pavia in Dicembre?". "No di certo. Ma perche'?". "Beh allora abbiamo investito una suora!!".
3) Un cliente sta facendo la prima colazione in un agriturismo: "Scusi, signora, ma le uova che mi porta sono di giornata?" "Sicuro", risponde la contadina, "Di notte anche le galline dormono da queste parti!".
4) Un marito di una certa eta', quando si fa la barba alla mattina, si accarezza la pelle contento e soddisfatto. La moglie gli domanda il perche' della sua contentezza ed egli risponde che, dopo essersi fatto la barba, accarezzandosi la pelle liscia, si sente come un ventenne e la moglie gli domanda: "Ma allora, caro, perche' non ti fai la barba alla sera prima di venire a letto?".
5) Cartello in un circolo del tennis: Si pregano i signori soci di non portarsi via le palle, perche' alcuni membri si sono lamentati!
6) Un carabiniere e' in volo di addestramento ai comandi di un jet. Terminata la sua esercitazione la torre di controllo gli ordina il rientro: "Qui torre di controllo.
Appuntato Esposito, rientrare alla base!".
"Qui appuntato Esposito in fase di avvicinamento... mi trovo a 500 metri dalla pista di atterraggio...".
"Bene, atterraggio autorizzato! Esegua pure le manovre di rientro!".
"Negativo, torre di controllo! Non posso atterrare! La pista e' troppo corta!".
"Non dica cavolate, appuntato! Atterri e basta!".
"Non posso, la pista e' troppo corta!".
"Esegua gli ordini senza discutere!".
"Ma la pista e' troppo corta!".
"Niente ma! Atterri e basta!".
Il carabiniere allora atterra, ma spezza le ali e distrugge l'aereo".
Il tenente corre con i soccorsi al recupero del carabiniere.
Si avvicina al rottame dell'aereo e il carabiniere gli dice: "Gliel'avevo detto, signor tenente, che la pista era troppo corta!", poi girando la testa a destra e a sinistra: "Ammazza pero' quant'e' larga...!".
7) Un signore entra in un negozio di dischi: "Vorrei un disco con la canzone Azzurro di Adriano Celentano"
La commessa dopo aver ispezionato sugli scaffali le risponde rammaricata:: "non c'è l' ho, posso darle 24.000 baci?"
Ohh,mi dispiace signorina,vado di fretta! le risponde il cliente sorpreso!
8) Dal barbiere il padrone e un cliente chiacchierano tra di loro mentre un altro cliente sta leggendo il giornale.
Il barbiere dice: "Certo ci sono dei lavori infami... prenda a caso il marittimo: mesi e mesi lontano da casa e poi quando torna a casa magari si ritrova un bambino... chissà di chi è... non è vero?" E rivolgendosi all'altro cliente gli chiede: "Lei cosa ne pensa?" E il cliente: "Si dà il caso che io sia proprio un marittimo, ma le dico che noi non abbiamo problemi: quando tornando a casa troviamo la moglie con un bambino, riempiamo la vasca da bagno e ci buttiamo il bambino dentro... se nuota è certamente figlio di un marittimo, se non nuota è un figlio di buona donna e lo mandiamo a fare il barbiere!"
9)
In una fabbrica viene affisso un cartello con scritto in stampatello:"Le dipendenti che indossano maglie troppo larghe facciano attenzione alle puleggie e agli ingranaggi delle macchine!"
Dopo qualche tempo qualcuno aggiunge con un pennarello: "Le dipendenti che indossano maglie troppo strette facciano attenzione ai macchinisti!".
10) Una donna si reca dall'avvocato per chiedere il divorzio. L'avvocato chiede quale siano le cause che l'hanno spinta a tale gesto. La donna:
- Vede avvocato, mio marito, specialmente quando è sdraiato e dopo aver mangiato pesante, incomincia con delle, ehm, evacuazioni aeree tremendamente puzzolenti!
- Beh, signora, come faccio a portare in tribunale una storia simile?
E poi ci vogliono delle prove!
- Ma io ho le prove: guardi! E tira fuori una foto che mostra all'avvocato.
- E allora? Questa è la foto di una normalissima stanza da letto...
- Ma la guardi bene!
- Cosa c'è che non va? C'è il letto, il comodino, un armadio...
- Le dico di osservare attentamente!
- Senta io non riesco a vedere proprio nulla!
- Ah no? E mi dica... lei un crocifisso che si tappa il naso l'ha mai visto?!?