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La piaga dei falsi invalidi, oramai, è ben nota. A prescindere dalla classificazione della loro invalidità, dalla concentrazione geografica e, non certo per importanza finale, dalle provvigioni economiche spettanti, questo agglomerato sociale è malvisto, spesso additato, come ulteriore causa del tracollo finanziario del nostro paese. Si scatena allora la caccia a questi truffatori, sia che rispondano appieno ai requisiti definiti nei parametri di “persona disabile”, sia che risultino in perfetta forma psicofisica. E in quest’ultimo caso si parla di accanimento persecutorio da parte delle istituzioni, INPS e guardia di finanza, i soliti noti. Ma ahimè, a dispetto dello sforzo profuso da questi enti, restano esclusi dai controlli e dalle indagini almeno, diciamo, un migliaio di persone, forse più. La rilevanza di questi soggetti è ovvia: alti emolumenti illecitamente garantiti da una condizione non rispondente ai canoni di una certa patologia. A voler essere pignoli, il diritto a lauti compensi mensili deriva da un lavoro oneroso in termini fisici o di grande responsabilità, o come detto sopra, da una malattia cronica di una certa gravità che ha conseguenze irrimediabili, comunque inguaribile. Abbiamo Palazzo Madama e Montecitorio, sedi del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. Da chi sono occupati? Da illustri personaggi a cui è corrisposto un ampio esborso, viene da chiedersi, a quale titolo? meriti lavorativi o grave disabilità accertata? Siamo tutti a conoscenza dei fatti assoggettati al tal parlamentare, che non si reca così tanto al proprio lavoro oppure dorme in aula e si fa i fatti propri. Anche gli eventi che continuano a susseguirsi in forma di altre ruberie, come denaro esportato in Svizzera su conti sui quali non sarà applicata la nostra tassazione d’imposta, ovvero reato di evasione fiscale, o alti rimborsi e indennità a titolo di una qualche mansione inconsistente e opinabile. Ma mi sto riferendo adesso a stipendi illeciti per lavori incompiuti. Passiamo invece alla classe dei meno fortunati in salute, quelli citati nel titolo. Forse i gravi errori e ammanchi, presenti nelle leggi sbagliate partorite da questa congrega, sono così perché, poveretti, sofferenti di senilità precoce o altro male mentale fortemente invalidante. E che dire poi di quelli che sembrano essere affetti da disabilità multiple? Un esempio per tutti? In un momento di grave crisi del nostro paese, chi mai potrebbe asserire che questo è, o sarà, l’anno della ripresa, con negozi storici famosi costretti a chiudere e altri che ci provano ma non durano più di sei mesi? Qualcuno che non vede bene come stanno le cose o non ragiona, ossia un non vedente o un pazzo. Certo mi spiacerebbe venire a conoscenza del fatto che il fratello Matteo potesse essere cieco o psichicamente labile. Eppure parrebbe questo lo scenario: come può un singolo affermare a pieni polmoni l’opposto di quello che vedono bene tutti gli italiani? Un livello esistenziale sempre più invivibile dal quale non credo ci riprenderemo tanto presto e facilmente. Ma forse in tutto questo c’è un doppio senso, la solita ambiguità della nostra lingua, così ben adoperata dai sedicenti organizzatori dello Stato: è possibile che questo non sia l’anno della ripresa; sicuramente sarà uno dei soliti anni della “ri - presa” dei soldi nelle nostre tasche sempre più vuote. E non stupitevi: la politica ha mantenuto, ancora una volta, la sua parola, continuando ad arraffare, fare man bassa dei nostri quattrini. Esultiamo tutti felici: Alleluia, la ripresa sì, continua, sui nostri conti correnti!
L'Associazione Danese dei Ciechi (DAB) ha realizzato un'applicazione chiamata "Be My Eyes" che mette in contatto le persone non vedenti con una rete di assistenti volontari tramite un collegamento audiovideo dal vivo su iPhone e iPad. Be My Eyes rende la vita più facile ai non vedenti, collegandoli con assistenti vedenti attraverso un'app per smartphone; questo permette ai non vedenti di eseguire grandi e piccoli compiti e ai vedenti di avere la gioia di aiutare qualcun altro in modo semplice e informale. Ci vuole solo un minuto per scegliere la lattina giusta dallo scaffale, guardare la data di scadenza sul latte o trovare la cosa giusta da mangiare nel frigo - se si ha una buona vista - ma per gli individui con problemi visivi anche i compiti più semplici a casa propria possono spesso diventare una grande sfida. Attraverso una videochiamata l'applicazione Be My Eyes offre alle persone non vedenti la possibilità di chiedere aiuto a un volontario vedente per le attività che richiedono una buona vista. La persona cieca "prende a prestito" gli occhi del volontario attraverso il suo smartphone. L'assistente vedente è in grado di vedere e descrivere ciò che il non vedente gli mostra filmandolo con la videocamera dello smartphone. In questo modo, sono in grado di risolvere insieme il problema con cui il non vedente si confronta. Per ulteriori informazioni è opportuno visitare il sito: http://bemyeyes.org/. L'applicazione è stata lanciata giovedì 15 gennaio alle 12.00 e da quel momento è disponibile negli AppStore di tutto il mondo. Be My Eyes è stato realizzato senza fini di lucro e i costi dello sviluppo sono stati sostenuti dalla DAB. Il servizio può essere fornito in diverse lingue, tra cui l'italiano, ma questo dipende ovviamente dalla disponibilità di volontari vedenti che parlino la nostra lingua; è importante dunque diffondere il più possibile la notizia dell'esistenza di quest'applicazione per sensibilizzare i potenziali volontari a partecipare all'iniziativa. Per aderire all'iniziativa come non vedente o volontario vedente si può scaricare l'app dal sito http://bemyeyes.org/ (requisito minimo di età: 17 anni). Per diffondere la notizia sull'esistenza dell'app si possono ri-twittare i seguenti tweet: https://twitter.com/UICIesteri/status/555721947271942144 (in italiano) https://twitter.com/euroblind/status/555722239422001156 (in inglese) o condividere il seguente post su facebook: https://www.facebook.com/uici.ufficioesteri presidenteuicsi@gmail.com Massimo Vita presidenteuicsi@gmail.com Massimo Vita presidenteuicsi@gmail.com
Ben ritrovati cari lettori e lettrici. In questo numero vi propongo una serie di ricette primaverili tenendo conto anche che siamo nel periodo giusto per farlo Queste ricette contengono tutte la parola primavera nel titolo ma la primavera si nota anche nei loro ingredienti.Bene allora buon appetito e naturalmente buona Primavera! ANTIPASTO Antipasto di primizie di primavera saltate.. INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 100 g di spinaci novelli, 100 g di cuori di lattuga, 80 g di fagiolini, un cucchiaio di olio extravergine d'oliva, 2 cucchiai di salsa di soia, la parte verde di 2 cipollotti, una costola di sedano, sale. 1) Lavate tutte le verdure. Spuntate i fagiolini, tagliateli in 3 parti e cuoceteli per 4 minuti in acqua bollente salata. Tritate i cipollotti, tagliate il sedano a julienne, riducete la lattuga a listarelle. 2) Scaldate l'olio in una padella antiaderente), unite i cipollotti e fateli insaporire per un minuto, poi aggiungete il sedano e i fagiolini e fate saltare le verdure per un paio di minuti, sempre mescolando. 3) Versate qualche cucchiaio d'acqua, poi unite la lattuga e gli spinaci novelli. Lasciate cuocere per 2 minuti mescolando un paio di volte. Regolate di sale, insaporite con la soia e servite. PRIMO. Risotto primavera Ingredienti: 400 grammi di riso, 800 grammi di asparagi,200 grammi di pancetta affumicata tagliata a piccoli pezzettini, brodo, una cipolla, vino bianco, grana, olio, burro, sale e pepe. Pulite gli asparagi, metteteli in verticale in una pentola piena di acqua senza coprire le punte, salateleggermente, cuocete per 10 minuti. Tritate la cipolla e fatela appassire in un tegame con l'olio, unite 10 asparagi tagliati a pezzetti poi il riso, lasciatelo tostare, bagnatelo con del vino che lascerete evaporare. Versate via via del brodo bollente che avrete preparato usando l'acqua di cottura degli asparagi e portate a cottura il riso. Mettete in una padella antiaderente la pancetta a dadini e fatela rosolare senza bruciare. Lasciate insaporire gli asparagi rimasti in un po' di burro. Mantecate il risotto con del burro e grana, suddividetelo in 4 piatti e su ciascuno dividete la pancetta e gli asparagi saltati nel burro in parti uguali. Variante,se non volete che si senta troppo il sapore di asparago potete usare acqua semplice per preparare il brodo invece di usare l'acqua di cottura degli asparagi come e consigliato nella ricetta. SECONDO. Polpette primavera Ingredienti 1 scatola di piselli 3 etti di carne di manzo (avanzi di arrosto o altro vanno benissimo) 3 etti di carne di maiale (avanzi di arrosto o altro vanno benissimo) 1 uovo 2 cucchiai di parmigiano grattugiato 2 cucchiai di pane grattato Sale Pepe Farina Preparazione Passate al mixer i piselli, scolati dall'acqua di conservazione, e metteteli in una ciotola. Tritate con l'apposito tritacarne oppure utilizzate sempre il mixer per entrambi i due tipi di carne e metteteli nella ciotola con i piselli. Aggiungete l'uovo intero, il parmigiano e il pane grattato, sale e pepe. Mescolate il tutto insieme, va bene farlo con le mani oppure con un cucchiaio. Se l'impasto risulta troppo bagnato potete aggiungere ancora del pane grattugiato; assaggiate e aggiustate di sale se è troppo insipido. Ora basta cuocerle, date la forma che volete: a palline, oppure più piatte dalla forma classica, il consiglio è quello di infarinarle leggermente prima di friggerle in olio bollente. Dopo cotte mettetele in un piatto con carta assorbente o carta da cucina, per rimuovere l'eccesso di unto, e poi servite. CONTORNO. Fagioli primavera INGREDIENTI PER 4 PERSONE: 400 g di fagioli in scatola tipo borlotti oppure cannellini o altro tipo a piacere, 150 g di radicchio verde, una costa di sedano,80 g di pancetta affumicata a fette spesse, un vasetto piccolo di tonno all'acqua, 2 cucchiai di aceto balsamico, 4 cucchiai d'olio d'oliva, un cipollotto, sale e pepe. PREPARAZIONE. Pulite e lavate con cura il radicchio, spezzettate le foglie, se fossero troppo grandi, pulite e tagliate a dadini la costa di sedano,e mettetele in un'insalatiera. Tagliate la pancetta a striscioline sottili, rosolatela in una padella antiaderente senza condimento, fatela asciugare su carta assorbente, quindi unitela al radicchio,quindi aggiungete il tonno ben scolato e sbriciolato,. Sgocciolate i fagioli e scaldateli leggermente in una padella in modo che si intiepidiscano. Condite il radicchio e la pancetta con l'olio, un poco di sale, una macinata abbondante di pepe e l'aceto balsamico, quindi mescolate il tutto delicatamente. Tagliate il cipollotto a rondelle sottili, passatelo sotto l'acqua corrente, perchè diventi piÙ delicato e digeribile, e sgocciolatelo. Unite i fagioli tiepidi all'insalata condita, cospargete il tutto con le fettine di cipollotto e servite immediatamente. DOLCE. Crostata primaverile. INGREDIENTI PER 6 PERSONE: 400 g di pasta frolla pronta, 400 g di macedonia di frutta sciroppata, 20 grammi di burro, 80 grammi di zucchero, 30 grrammi di farina, 30 grammi di confettini colorati 2,5 dl di latte, 2 tuorli. Lavorate i tuorli con 40 grammi di zucchero finchè diventano morbidi e spumosi. Incorporate la farina setacciata e mescolate per evitare la formazione di grumi. Scaldate il latte con lo zucchero rimasto, unite il composto di tuorli e fate cuocere qualche minuto mescolando, finchè la crema si sarà addensata. Quindi lasciate raffreddare. Stendete la pasta frolla con il matterello e foderate una tortiera imburrata. Riempite con legumi secchi e fate cuocere per 20 minuti in forno caldo a 180 gradi. Poi eliminate i legumi e quindi riempite con la crema oramai tiepida. Completate con la frutta sciroppata ben scolata e infornate per altri 10 minuti. Decorate con i confettini colorati e servite Naturalmente si può usare anche frutta fresca a piacere invece di quella sciroppata tenendo conto di trattenere la crostata qualche minuto in più in forno essendo più dura.
Ai giorni nostri il concetto di cultura è cambiato rispetto al passato. Forse non esiste proprio più. La cultura è piacere, potere, diritto. Non è da rigettare come qualcosa di abominevole. E’ in assoluto la cosa più pervasiva della nostra vita; sin da quando impariamo a leggere e scrivere, lo facciamo perché sono gli scritti a permetterci di andare avanti. E’ con i testi di medicina che curiamo le malattie; tramite elaborati tecnici costruiamo abitazioni più vivibili; ma è anche bello lasciar galoppare la nostra immaginazione immersi in un romanzo d’avventura o un classico narrativo. Queste “conoscenze” sono arricchite da immagini, oggi anche supporti multimediali. Ma le regine incontrastate, che contribuiscono all’arricchimento della nostra persona, sono le lettere dell’alfabeto. In questi tempi moderni vogliono convincerci che l’istruzione, il passatempo, le capacità intellettuali o lavorative, tutto ciò che in pratica si viene a conoscere per necessità o puro piacere, non debbano più usare questo, o soltanto questo, mezzo obsoleto. Forse Chaplin potrebbe dire qualcosa su i “tempi moderni” e il loro nonsense. Sin dall’antichità, l’uomo ha tramandato le sue conoscenze, per scopi pratici o ludici. Da incisioni sulle roccie da parte degli uomini primitivi, a grezzi ideogrammi nelle civiltà sempre più evolute che col tempo hanno elaborato un mezzo via via più raffinato per descrivere, raccontare, dettagliare. Alcuni popoli hanno trasmesso le loro usanze in modo orale, di padre in figlio. Gran cosa, ma richiedeva un enorme sforzo mentale, era imprecisa, e in caso di morte dei superstiti venivano perse quelle cognizioni. Si è capito allora che il modo non era adatto per portare avanti nel tempo quanto appreso in precedenza, facendolo conoscere ai successori che potevano così arricchire le informazioni già presenti. Gli egizi usavano il papiro, poi la carta è divenuta sempre meno rudimentale, dall’organizzazione in pergamene ai libri il passo è stato breve. Oggi reperiamo facilmente libri di qualsiasi tipo, di qualsivoglia tematica, di ogni genere. Storia, filosofia, informatica, scienza, religiosi, biografici, letterari, ecc. Autori famosi e accreditati danno il proprio contributo alla società imprimendolo sulle pagine di un quotidiano, di un mensile, o una rivista di settore. Il punto è che oggi, in generale, si legge meno. I quotidiani attirano per una notizia di cronaca locale, le letture che gli insegnanti consigliano ai ragazzi sono per loro estremamente pesanti, anche se di poche pagine. E i grandi autori contemporanei? Forse vengono letti, un po’, solo perché efficacemente pubblicizzati e per tendenza. Chi può dire di conoscere Ken Follett o Wilbur Smith? Ma non c’è più una vera passione, cultura per la lettura in quanto appagamento dell’individuo, suo arricchimento. L’informazione derivante viene considerata troppo poco immediata, da elaborare. Insomma, non regge il confronto con una clip video che ha sotto un motivetto roboante. Siamo, purtroppo, costretti ad ammettere che stiamo soccombendo nella battaglia dell’era multimediale. Chi fornisce informazione prepara una serie di foto che attraggono per il loro realismo, la loro vividità, con effetti che colpiscono; poi vengono aggiunti dei video, spesso più di uno in contemporanea, ripartiti su piu finestre con diverse forme e posizioni; e per ultimo, in tutti i sensi, il testo, visto quasi come un inutile didascalia. Praticamente abbiamo un inversione della priorità dei contenuti: sono più rilevanti, e presenti come quantità, i video e le immagini, il testo è un riempitivo, un accessorio di cui a volte si può fare anche a meno. Mentre una volta si dava più spazio al testo, poi corredato da foto, ed eventualmente, si abbelliva con video. Tutto questo è accaduto anche grazie alla disponibilità di strumenti che rendono molto semplice la creazione di filmati. Dagli smartphone alle videocamere professionali per catturare il mondo intorno a noi, ai programmi che permettono una manipolazione di questi files anche da parte dei non addetti ai lavori. Certo, anche per i testi ci sono i programmi di videoscrittura, ma parliamo di qualche decennio fa. Gli anni ’80 hanno visto la comparsa dei word processor, le case editrici quella dei desktop publishing per l’impaginazione. E’ stato più facile per scrittori e giornalisti lasciare carta e penna e scrivere ed editare direttamente su un notebook. Ma sempre si lavorava con le parole, le lettere. Perché era con quelle che si descriveva la scena, la situazione. Poi, a mo’ di rifinitura, venivano immagini e clip audio video. Il risalto dell’argomento si riteneva potesse esser dato prevalentemente con le parole. Negli ultimi anni, in un mondo sempre più web-like, vediamo siti internet ancor più popolati di immagini e video, ma con meno testo. Perché il video arriva prima, colpisce e non impegna, come diverse righe di testo. Ma, forse, ciò che non si capisce è che il nostro cervello lavora in modo diverso dalle macchine automatizzate che producono questi elaborati. Ci sono momenti in cui carpiamo qualcosa in una frazione di secondo, altri in cui ci dobbiamo soffermare per un attimo, o molto più tempo, non riuscendo subito a comprendere quel dato. A volte ci si rilassa a rileggere più volte una frase solo per la sua bellezza che ci affascina. E così rimane viva nella nostra mente, per sempre. Possiamo farlo con i libri; loro ci aspettano, si, rimangono lì in attesa che noi leggiamo, con i nostri tempi, quella parola, quel lemma che non conosciamo e magari ci serviamo di un dizionario. Possiamo soffermarci a creare con la mente il modello fantastico suscitato dalle parole; poi, quando vogliamo, riprendiamo la lettura. E’ vero, posso fermarmi anche guardando un video, poi continuare dopo la sua visione. Ma c’è un fattore psicologico condizionante. Il video è, apparentemente, più ricco di informazione, più semplice da capire. Quindi lo interrompiamo meno, vogliamo finirlo prima. Diamo cioè al nostro cervello, un tempo minore per l’apprendimento. E, relativamente al succo, a volte il video è gravato di inutili fronzoli e lungaggini ripetitive, magari effetti visivamente attrattivi, ma vuoti come significato, persino poco chiari ma stordenti. Niente o poca beltà in quei frammenti ciclici, stupidi trailer insensati, sull’onda di uno stile stagionale. E di quel video, probabilmente, poco resterà, nell’io di chi lo vedrà. Il mio appello è rivolto alle generazioni future: non lasciamo che i libri, i testi scritti muoiano. Poco importa se non leggete da un volume cartaceo ma da un ebook reader, se vedete il quotidiano in edicola o dal pc, se avete un vostro diario o un blog internet, per la carta stampata o l’editoria elettronica. Quel che conta è che sopravvivano le parole, le espressioni, che si portano dietro i loro concetti e quello che riescono a evocare nel nostro animo. E’ stato sempre così, come detto in apertura, dai tempi antichi. I Romani e i Greci, gli Assiri e i Babilonesi, le loro diverse rappresentazioni della scrittura, chi in forma di simboli o alfabeti intelligenti, intagli cuneiformi o geroglifici. Si è sempre apprezzato questo modo espressivo, talvolta enfatizzato da incisioni su roccia di scene di vita comune, rappresentazioni di caccia o guerra. I poeti e i filosofi sono fioriti dalle epoche passate proprio grazie alla scrittura. La lingua orale era usata per diffondere ai meno acculturati il pensiero e il sapere altrui. Oggi troviamo la massima espressione di media nella rete, basti pensare ai video presenti su youtube e ai social network come facebook. Ma diamo risalto anche a fenomeni come Wikipedia, un po’ bistrattata e a volte non proprio attendibile, ma che consente la fruizione di materiale, per lo più in forma testuale appunto, inseriti da utenti più o meno conoscitori di quell’argomento. A proposito di enciclopedie, che fine hanno fatto le opere? Dalla Treccani alla Motta, alla UTET, alcune hanno tentato la metamorfosi da grandi e numerosi tomi a pacchetto multimediale con cofanetti di CD e DVD ma, realisticamente, non se ne sente più parlare. Vorrei che la conoscenza fosse per tutti, approfondita e ponderata, ma non considerata come un obbligo scolastico o una cosa intollerabile, forse utile sì, ma non sgradevole. E persino dannosa. Non dobbiamo certo ridurci come Leopardi, gobbi e rachitici, per creare qualcosa di meraviglioso, o per cogliere appieno quello che ci fa stare bene. Ma al contrario di un video, che se ne va avendoci dato poco, se non qualche sciocco sorrisetto, la scrittura resta nel nostro sistema nervoso, si ripete, suddivisa come tante piccole sequenze che ci danno l’immagine finale, quella costruita da noi, dalla nostra abilità sensoriale, dal nostro intelletto e nel nostro modo, non una già composta da altri, che dobbiamo usare velocemente, per poi passare ad un’altra, come se nessuna fosse realmente considerevole. In conclusione, le parole sono i mattoncini con cui possiamo costruire molto, per noi e per gli altri, dal comunicare una grande gioia a un amico, a stimolare l’animo umano con saggi di letteratura, a far conoscere a scienziati scoperte di oggi che, miste alle loro, permetteranno di realizzare applicazioni che ci miglioreranno la vita domani.
Lo spunto per scrivere questo articolo mi è venuto circa una settimana fa dopo un’allegra serata trascorsa in pizzeria in compagnia del mio caro amico raffaele. Con Raffaele non ci troviamo spesso causa impegni e amicizie diverse e mi ha sorpreso l’altra settimana ricevere un suo messaggio dove mi diceva di aver voglia di passare una serata in mia compagnia e mi proponeva di trovarsi alle ore 20 davanti ad una pizzeria vicino casa mia. La serata è stata piacevole, e, dopo aver discusso, come al solito, di calcio e, in particolare del suo grande amore, chiamato ovviamente Fiorentina, ha iniziato a raccontarmi un po del suo passato e di come è nata questa sua grande passione per la squadra gigliata. Voglio quindi raccontarvi la storia di Raffaele, come me l’ha raccontata lui, in quella sera piovosa di inizio marzo in un affollata pizzeria: Quando hai trascorso i tuoi primi quarant’anni in un abitazione situata nel viale Fanti a Firenze il tuo destino è segnato, quando aprendo la tua finestra di camera, dall’altra parte della strada, vedi un enorme agglomerato di cemento chiamato stadio che la domenica esplode in mille suoni e colori, ti rendi conto che per te la parola fiorentina non rappresenta solo una succulenta bistecca ma qualcosa di più, qualcosa di più profondo che ti nasce dal cuore e che imprigiona la tua anima dentro quel colore viola che tinge tutti i tuoi ricordi più belli. Non ricordo la prima volta che ho varcato il cancello posto dall’altra parte del viale Fanti, mio babbo mi ha raccontato che avevo si e no tre o al massimo quattro anni, non so con chi giocammo quel pomeriggio e neppure come finì quella partita ma io ero già li, sulle spalle di mio babbo con in mano una bandiera viola ad urlare a squarciagola con l’entusiasmo che solo i bamini hanno. Poi, da quel pomeriggio, tante furono le domeniche pomeriggio che ho passato seduto su quelle anguste poltroncine, a neppure 10 anni d’età ho fatto il mio primo abbonamento in curva Fiesole, il covo dei tifosi veri, quelli che vanno sempre allo stadio, che piova o che ci sia il sole…che la viola vinca o che perda…che la fidanzata ti molli o che hai preso l’ennesimo quattro a scuola…insomma, sei sempre li…e, anno dopo anno, vedi gli altri ragazzi della curva crescere, sposarsi, portare le fidanzate con loro, avere figli e via ancora, generazione dopo generazione, il popolo della curva è sempre quello, la passione la tramandi da padre a figlio, mio padre tiene gelosamente custodito in un cassetto il suo primo abbonamento e così ho fatto anch’io. Ma per noi tifosi non c’è solo lo stadio, la tua fede per la viola te la porti dietro sempre con te, in ogni momento, ogni occasione è buona per parlare di calcio e guai a chi prova a criticare i tuoi beniamini, allora partono le discussioni e diatribe che, però, finiscono sempre con un brindisi o con una pacca sulla spalla o uno sfottò. Ma non c’era solo lo stadio per noi giovani tifosi in quei contrastati anni 80 dello scorso secolo, il bar rappresentava un altro punto fermo dove non potevi non andare. Ogni santa mattina il primo posto dove ti infilavi era sempre il bar sotto casa dove, accanto alla fumante tazzina di caffè, trovavi la copia già sgualcita o della Gazzetta dello Sport o de La Nazione, il quotidiano fiorentino per antonomasia rigorosamente aperto sulla pagina dello sport. E non appena avevi sfogliato le prime pagine e letto i primi articoli, il vecchino seduto al tavolo di fronte, ti fissava e iniziava a dire che la Fiorentina di oggi non è più come quando la seguiva lui e giù le prime discussioni fino a quando ti rendevi conto che avevi fatto tardi perché dovevi andare a scuola o a lavoro e ti precipitavi fuori dal bar di corsa. Quando la Fiorentina giocava in trasferta avevi due possibilità, o ti munivi della radio per ascoltare dalle calde voci dei radiocronisti dell’epoca la radiocronaca della partita visto che non c’erano Tv che la trasmettevano in diretta video o ti organizzavi per seguirla con estenuanti viaggi in treno in ogni parte d’Italia. Gli anni 80 sono poi passati portandosi via quella fetta di calcio che tanto amavo, adesso lo stadio è sempre meno sicuro e ogni domenica sui telegiornali e sui quotidiani non mancano notizie di tafferugli tra tifosi ubriachi e spesso ci scappa l’accoltellamento o il morto. Il bar non è più il solo luogo dove si discute di calcio, adesso i tifosi comunicano tra loro tramite il PC e i social network, e le notizie sulla tua squadra non le trovi più solo sul giornale ma nelle centinaia di trasmissioni che dalla mattina alla sera inondano le radio e TV locali. Adesso le partite sia che la tua squadra le giochi in casa o in trasferta le segui seduto davanti alla TV, comodamente sulla poltrona o sul tuo divano al calduccio nella tua abitazione, e se hai dei dubbi che il fallo da rigore fischiato contro la tua squadra ci sia o no il dubbio verrà sciolto dopo pochi secondi dagli innumerevoli replay da ogni angolazione possibile mentre noi della curva che, ovviamente non avevamo visto quasi niente, stavamo a discuterne tra noi fino a sera quando, finalmente, tornati a casa, si potevano vedere le immagini in TV. E poi gli orari delle partite…prima si giocava la domenica alle 14 e 30, adesso si inizia il venerdì e si finisce il lunedì sera e agli orari più inpensabili. Questo mio sfogo, connclude Raffaele, non vuol essere una condanna al calcio di oggi rispetto a come lo si viveva noi ragazzi degli anni 80 ma solo una considerazione su come il calcio, lo sport più amato da noi italiani, è cambiato nel tempo e negli anni e come si è evoluto. Non so dirvi se il calcio sia meglio così com’è adesso o come lo abbiamo vissuto noi perché di lati negativi, anche se non li ho menzionati, ce n’erano anche ai miei tempi ma sono sicuro che qualcuno, tra vent’anni, quando il calcio sarà cambiato nuovamente seguendo i tempi e la società, rimpiangerà con nostalgia come viene vissuto ai nostri giorni.
Implementare nuove funzionalità, velocizzare la risposta ai comandi immessi, rendere l’interfaccia utente più amichevole; questi sono alcuni degli obiettivi principali che possono rappresentare fattore di innovazione in un sistema operativo migliore. Ho già disquisito a sufficienza circa l’amara realtà che invece forza, con una certa cadenza, l’uscita di “nuove” versioni di sistemi operativi sul mercato. Purtroppo, solitamente il restyling è in gran parte o, quasi esclusivamente, di tipo estetico. Nuovi colori, forme, ombreggiature, animazioni, diverso posizionamento degli oggetti che rappresentano i dispositivi del pc. E ci sono ancora molte altre cosette del genere. Ma un conto è porsi dalla parte degli sviluppatori che, di giorno in giorno, creano, come pezzi di un mosaico, porzioni di quello che sarà l’ambiente di lavoro diverso dal precedente, al quale si abitueranno a poco a poco, man mano che il tutto prende forma, un altro è stare dalla parte degli utilizzatori che, dopo anni di uso continuativo del loro software abituale, vedono arrivare sulla propria scrivania un nuovo modello con interfaccia ostica, e che disattende quelle che, invece, sarebbero state le loro richieste in termini di usabilità. Naturalmente non tutti abbiamo le stesse competenze e capacità. Ma qui non parliamo di power user, forse nemmeno di utente medio. Dobbiamo, o meglio vogliamo? Coprire quanto più pubblico possibile venendo incontro alle necessità della stragrande maggioranza, con la massima semplicità d’uso. Eppure ultimamente c’è la tendenza a deludere in questo senso. La politica del profitto soppianta il vecchio gestionale del pc, obbligando le persone ad acquistare quello in corso commerciale, adducendo motivazioni disparate fra cui le incompatibilità con gli apparati più recenti. E così, tutti contenti di avere il supporto per le reti 4g, per le porte USB 3.0 e displayport, i nuovi sistemi di sicurezza, ci ritroviamo tra le mani un giocattolo molto fashion, che non è così immediato nel suo utilizzo. Le cose che sapevamo fare già bene qui ora diventano una contorsione mentale, le cose nuove non sono poi così visibili da esser subito rintracciate. E’ questo tutto il progresso tecnologico tanto annunciato e declamato dalle software house? Gli uffici pubblici e le aziende poi, sono gli ultimi ad aggiornarsi. Qui non si tratta di lavorare con delle app, ma con programmi complessi, fotoritocco, CAD/CAM, gestionali EXCEL, elaborazione video, specifici medicali, ecc. che focalizzano l’attenzione di chi sta seduto alla propria postazione sul suo software di produttività, non sugli elementi e sull’operabilità del sistema operativo. Compiere un backup periodico dei nostri dati sensibili, compito importante, dovrebbe essere un task automatico o quasi, via le complicazioni della ricerca del software idoneo accompagnato da diciture ambigue; accade piuttosto che molte ditte ricorrano saltuariamente a tecnici specializzati per effettuare questa copia dati. Qualcuno mi dirà adesso che ci sono i famosi corsi. Quanto tempo e denaro sprecato! Sottoporre un dipendente a un periodo di formazione che avrebbe potuto essere risparmiato, equivale a sottrarlo per un certo lasso di tempo alle sue mansioni; tanto più che i corsi non sono certo gratuiti per l’azienda. E, anche qui, assistiamo a un’inversione di tendenza che nessun sviluppatore ammetterebbe mai: i sistemi operativi, sotto sotto, sono più complessi del passato, proprio nel loro utilizzo. Ma non avrebbe dovuto essere il contrario? Ricordo ancora, diversi anni fa, quando i software erano chiamati, come oggi, pacchetti. Mai termne fu più appropriato in quel periodo: la confezione, generalmente uno scatolotto di carta di dimensioni maggiori rispetto agli odierni package, racchiudeva al suo interno i files del programma memorizzati su un supporto magnetico o ottico e uno o più manuali, anche abbastanza corposi. Non ci si collegava a internet per cercare informazioni su come padroneggiare l’applicativo, non si cliccava a caso cercando di “indovinare“ o cercare la funzione giusta, non si consultava una guida in formato eletronico. Vero, erano programmi di una certa complessità. Con l’andare del tempo, le guide si sono sempre più assottigliate, in certi casi persino scomparse. Tutto questo seguendo la filosofia dell’immediatezza di utilizzo tale da non richiedere di dover consultare manuali cartacei o perdere del tempo ad apprendere nozioni di base per partire. Il tutto deve risultare semplice, ovvio da capire e mettere in pratica. E allora come mai esistono i corsi? E perché nelle librerie di informatica proliferano i volumi sui sistemi operativi, oltre che per gli applicativi avanzati? Non mi sto riferendo a libroni per utenti esperti, ma a volumetti di 100, 200 o poche più pagine; guide di base per principianti. Insomma, i sistemi operativi odierni sono così facili e intuitivi però comportano l’acquisto di materiale aggiuntivo per non relegare il proprio pc a un gadget carino, capace di mostrare solo una slide show delle nostre foto più belle. Ebbene, tutto ciò ammette il contrario rispetto alla semplicità tanto decantata, nonché al costo del prodotto. Una volta compravamo un vero e proprio malloppo, costituito dal software in questione più la documentazione. Oggi tutto quello che troviamo in un pacchetto software è il programma stesso, senza documentazione, dicono perché gli utenti possono risparmiare sui costi dell’editoria. Ma se poi hanno bisogno di andare a comprarsi uno o più volumi, magari una guida con tutorial in DVD, un manuale pratico e perché no?, una guida di riferimento per mettere insieme il puzzle! A volte non c’è nemmeno l’applicativo stesso, ma un codice per poterlo scaricare da internet dal sito del produttore. E anche qui perdita di tempo e, appunto, l’ovvietà di possedere una connessione alla rete. Oltre che dovremo crearci da soli una copia di salvataggio del software. Pure qui le giustificazioni non mancano: potrete avere l’ultima release del software, l’ultimo aggiornamento! Certo più funzioni, ma meno bug che affliggono il codice, messo sul mercato prematuramente senza essere testato a fondo. Non sarebbe preferibile avere tra le mani un bel dvd autoinstallante che contenesse già una versione perfettamente stabile del sistema? Senza dover ricorrere a dvd vergini o pen drive per effettuare una copia di avvio, che potesse essere un punto di riferimento per, diciamo, almeno un anno? Accompagnato da adeguato supporto di manualistica cartacea e in formato elettronico. Potrebbe persino costare di più. Ma non dovremmo acquistare altro. E, in un periodo del genere, avremmo anche il tempo di digerire completamente le caratteristiche del programma che, ribadisco, dovrebbero restare invariate nell’arco dell’anno. Pensate a queste due diverse facce: una mostra lo sgomento e rassegnazione per non saper usare il programma, o peggio, non riuscire a fare proprio quello per cui l’applicazione viene pubblicizzata e per cui è stata acquistata; che delusione. L’altra è quella di una persona soddisfatta per aver compreso come funziona e si adopera il programma, seconda ipotesi favorita dalla presenza di supporto documentale e ottico contenente il software da installare. Credo che a questo punto qualcuno griderà allo scandalo: “tu non sei un informatico. Il software non può rimanere immutato per così tanto”. E chi l’ha detto? Le problematiche del programma devono essere notificate dagli utenti, le nuove funzionalità devono essere richieste, l’adeguamento alle periferiche più recenti deve essere fatto; ma non c’è bisogno di rilasciare piccoli upgrade quasi giornalieri, a volte resi necessari per tappare falle ed errori di giovinezza del programma, non ben collaudati che, come monconi, potrebbero significare instabilità e incompatibilità. Dovrebbero essere preparati in background e rilasciati in blocco sotto forma di una nuova versione. E’ ancora questa la politica delle software house più serie. Non stiamo parlando di un antivirus che ogni giorno o quasi si trova a combattere con nuove infezioni e quindi, per cause di forza maggiore, necessita dell’aggiornamento del proprio database quotidianamente. Alla fine di questo “luuungo” periodo potremmo ritenerci paghi di quel software, di sfruttarlo appieno in tutte le sue sfaccettature. Ma di nuovo, ci imbattiamo in qualcosa di architettato: forse gli sviluppatori, o meglio i detentori di quel marchio software, non desiderano che noi sfruttiamo in toto quel programma. Forse quelle funzioni che noi ricerchiamo o bramiamo da tempo ci sono già, un po’ nascoste e non pubblicizzate nei manuali (sì, anche quelli elettronici). Allora ecco che il marketing entra in gioco e si reclamizza una nuova numerazione per il software in questione, che uscirà, diciamo, la prossima primavera. Tutto ciò che era già possibile fare ne viene parlato con grande fervore alla stregua di un’innovazione generazionale, la stampa entra in atto e, con un ritocchino alla gestualità del mouse e al riposizionamento delle toolbar, ecco apparire una nuova caratteristica in quel software, che già era presente dalla versione precedente. Strategia questa che fa risparmiare sicuramente energia agli sviluppatori che danno col contagocce il contenuto di una bottiglia piena, in modo da riprendere fiato nella corsa del frenetico adeguamento tecnologico del loro codice. Posso affermare con coscienza, che sono trucchetti anche giustificati, perché si teme di mettere in circolazione una funzionalità relativamente giovane, non sperimentata; allora la si testa, nel corso di uso corrente da parte del pubblico, poi la si attiva secondariamente per dare agli utenti un qualcosa di assodato. Insomma, è quello che avevo già detto, qualche riga sopra, ma spezzato in due fasi. Ciò viene attuato per velocizzare l’uscita della nuova release prima di concorrenti che possano mostrare il loro prodotto. Troppa concorrenza, e competitività, dicono sia bene. Ma permettetemi un dubbio: essere incalzati da un team di sviluppatori che ci fanno affrettare il ciclo di gestazione del nuovo software perché è con quello che ci guadagnamo da vivere, ci obbligherà a rilasciare qualcosa non ben rifinito. Ma è giocoforza per non perdere la leadership di quel software. Ancora, il denaro fa da guida o meglio sprone del motore di sviluppo di quel programma. Forse se tutti i software fossero gratuiti, non ci sarebbe la necessità di battere sul tempo nessuno, evitando di non curare sufficientemente la creazione e la manutenzione del software. Oggi si parla tanto di produttività, ma come si può essere efficienti se il nostro caro applicativo è lento o manda in crash i computer? Se, quasi ogni volta che lo utilizziamo ci fa perdere il filo connettendosi a internet per aggiornarsi? Questo è l’ennesimo figlio dei tempi moderni, zoppo e tentennante o deficitario di qualcosa che forse, sarà aggiunta, malamente, in seguito. Vorrei invitare le grandi multinazionali del software a riflettere: nel passato i programmi zeppi di errori di esecuzione erano imputati a un programmatore della domenica o un gruppetto di ragazzi che avrebbero voluto creare una novità, ma senza avere gli strumenti per la creazione di sorgenti efficienti. Attualmente, anche i colossi storici dell’informatica cominciano a mostrare qualche incertezza ed evidenti manchevolezze nei loro applicativi. Non sarebbe opportuno ritardare un tantino il ciclo di produzione delle loro creazioni? Tanto da mettere in vendita prodotti affidabili.? In questi casi non è un peccato arrivare secondi, lo è giungere in anticipo. Del resto l’esperienza di Microsoft con Vista dovrebbe avergli insegnato qualcosa. Molti non hanno nemmeno calcolato questo ambiente e, per loro fortuna, poco dopo c’è stata l’uscita di Windows 7 a rimettere le cose a posto. Nonostante ciò, Windows 8 ha riproposto il tema dell’aberrazione di un’interfaccia user-friendly. Dai tempi di Windows 95 un menu, con caratteristiche analoghe al pulsante start o avvio che dir si voglia, ha rappresentato un caposaldo della comunicazione utente pc. Diamo un’alternativa o un’opzione, non togliamo completamente i viveri! E anche qui, quando possibile, la gente evita come la peste il nuovo ambiente, attendendo il prossimo Windows 10. A proposito: il ripristino del bottone start, pienamente configurabile, è sicuro. Ecco allora il punto della situazione; Windows Vista uguale buca, Windows 8 idem. Dicono “non c’è due senza tre”. Ma vogliamo sperare nella ragionevolezza dei tecnici Microsoft, altrimenti questa politica azzardosa di alternare un sistema operativo valido a uno no, si rifletterà, inevitabilmente, sugli acquirenti che compreranno le nuove versioni a ritmi alternati. Come molti non hanno gradito e acquistato Windows Vista, tanti lasciano perdere Windows 8 sperando nel futuro Windows 10. Vediamo se le aspettative saranno all’insegna di una rivoluzione senza stravolgimenti.
Ciao CLEMENTE. Mi chiamo Silvana e sono una signora di 45 anni separata e con un figlio di 24 anni anche lui sposato.Mi separai dal mio ex marito circa 18 anni fà perchè credevo di non amarlo più.Dico credevo perchè oggi non ne sono più convinta.Allora non condividevo alcuni suoi modi di fare,non mi piaceva il suo carattere un po chiuso che cozzava con ilmio che erail contrario,e per altri motivi che sono oggi stupidi ma allora erano per me macigni insopportabili da portare.. Dopo questo passo credevo di poter essere finalmente felice ma invece e stato sempre peggio. Ho provato a rifarmi una vita con altre persone ma sono tutte durate poco e mi hanno lasciato l'amaro in bocca. Devo dire che il mio ex marito si è sempre comportato benissimo verso di me e verso il figlio nonfacendoci mancare nulla e addirittura mi ha dato una mano e continua a darmela quando ho bisogno.Oggi mi stò rendendo conto che in tante cose lui aveva ragione e ammetto a pieno la mia responsabilità nel sfasciare il nostro matrimonio.Non voglio certo giustificarmi oggi ma all'epoca ero forse immatura e non ho saputo apprezzare il cosidetto bicchiere mezzo pieno.Premetto che abitiamo nello stesso palazzo e sò di sicuro che il mio ex marito pur frequentando amicizie femminili non ha legami stabili come d'altronde io. Fin quì nulla di strano dirai,ma vengo subito al punto.Ebbene io ultimamente,o meglio da qualche mese mi sono reinnammorata del mio ex marito.Quando me ne sono resa conto ho subito cercato di reprimere questo mio sentimento decisa a non voler assolutamente tornare indietro e a non dare al mio ex la soddisfazione,ma nonostante i miei sforzi mi accorgo sempre di più di non poter fare a meno di lui. Mi mancano i suoi pregi e pure i suoi difetti.Sò perfettamente che con i miei quasi 50 anni non dovrei ragionare come una ventenne magari al primo innamoramento eppure oggi stò male per amore. Così anche se molto timidamente ho cercato in qualche occasione di farglielo capire ma lui ha fatto letteralmente orecchie da mercante. Ora tu dirai, "troppo comodo,credi di lasciare e prendere quando vuoi senza considerrare gli altri?" Ebbene,devo darti ragione perchè e così,ma purtroppo oggi non posso più tornare indietro e come detto prima non voglio giustificarmi perchè non ne ho proprio il diritto in quanto sono solo e soltanto io la causa della fine del nostro matrimonio,ma io oggi lo amo e so di non poter fare a meno di lui. Sò bene che lui è molto orgoglioso e non ammetterebbe mai di volermi ancora bene ma io da donna dentro di me sento che in lui vi e ancora una fiammella accesa per me. Ora Clemente dimmi che devo fare,io non riesco a vivere senza di lui.Lo guardo da dietro la finestra quando parte o rientra e spesso sono tentata di fermarlo quando passa davanti al mio portone e dirgli che io lo amo tantissimo ma ho paura che lui si allontani ancora di più da me.Clemente,sono disperata,dammi un consiglio perchè non sò che fare. Silvana. RISPOSTA. Ciao Silvana. Certo leggendo la tua lettera si resta un attimo perplessi non tanto per il fatto che ti sei reinnamorata di tuo marito ma piuttosto per il fatto che il tuo ex marito viene descritto da te come una persona stupenda e questo ancor prima che tu ti accorgessi di amarlo ancora.Infatti tu scrivi che nonostante eravate separati lui ha espletato i suoi impegni legali verso di voi e addirittura ha fatto di più! Invece di avere risentimenti verso la tua persona che ha sistematicamente distrutto il matrimonio ti da attirittura una mano a livello personale. Bè io credo che il tuo ex marito debba essere premiato per essere una persona così buona! Mi verrebbe anche da dirti che non meriti affatto un uomo così e che se gli vuoi veramente bene dovresti lasciarlo vivere la sua vita e tù ti vivi la tua. Ma io credo anche che bisogna dare una seconda possibilità a chi sbaglia e si pente di ciò che ha fatto,e io spero tanto che tu oggi sia veramente pentita. D'altronde dentro di me qualcosa mi dice che il tuo ex marito effettivamente prova qualcosa di tenero per te tanto da aiutarti anche al di fuori dei suoi doveri ma certo non potrai tu pretendere che ora lui cada ai tuoi piedi senza orgoglio. Cara Silvana,alla luce di queste considerazioni io ti consiglio di parlargli senza timore e di chiederGLI innanzitutto scusa per i tuoi errori e di dirgli che lo ami ancora e sopratutto dovrai dimostrargli che in questi anni sei cambiata e che sei matura e che vuoi recuperare il tempo perso dandogli tanto amore. Organizza una cenetta per voi due e parlagli con il cuore e digli ciò che provi. aspettati anche un suo rifiuto che giustamente potrebbe essere dovuto al suo orgoglio,ma se saprai essere credibile e avrai la pazienza di aspettare e se sopratutto lui prova ancora amore per tè io credo proprio che ti dirà di si. Ricorda che se tra voi c'è amore l'amore vincerà. Auguri e fammi poi sapere. CLEMENTE.
Che cos’è il colesterolo? Nel gergo comune il colesterolo è spesso associato a qualcosa di negativo che può generare complicazioni più o meno gravi, richiedere l’assunzione di farmaci per tenerlo sotto controllo e seguire attentamente i consigli del medico. Eppure non è corretto vedere “tutto nero” quando si parla di colesterolo… Anzi! Infatti questo steroide è un’indispensabile molecola lipidica prodotta principalmente dal n corpo (soprattutto dal fegato) e per questo definito colesterolo endogeno mentre, al contrario di quanto si crede, solo in piccola parte viene assunto attraverso il cibo che ingeriamo (circa il 30%) e in questo caso è chiamato colesterolo esogeno. Il colesterolo svolge varie funzioni nel nostro organismo; ad esempio partecipa alla crescita e divisione cellulare, alla sintesi di alcuni ormoni (come gli ormoni steroidei maschili e femminili - testosterone e progesterone), allo sviluppo embrionale, è il precursore della vitamina D, mantiene in buono stato ossa e denti, viene impiegato in buona parte per la produzione della bile ed è particolarmente abbondante nel cervello. Poiché il colesterolo è un lipide (grasso) e quindi non solubile in acqua, per espletare i diversi compiti e raggiungere i vari organi deve essere “traghettato” nel sangue (sostanza acquosa) da particolari lipoproteine a cui si lega. Da questo congiungimento vengono classificate in particolare 2 importanti tipi di lipoproteine: le L.D.L. (Low Density Lipoprotein - Lipoproteine a Bassa Densità) che permettono il percorso del colesterolo dal fegato verso i tessuti e le H.D.L. (High Density Lipoprotein - Lipoproteine ad Alta Densità) che lo trasportano dai tessuti verso il fegato. Tuttavia quando viene prodotto troppo colesterolo LDL, resta in eccesso nel nostro sangue diventando così pericoloso e trasformandosi in colesterolo “cattivo”, ciò che invece non accade al colesterolo HDL (detto colesterolo “buono”) che è addirittura considerato positivo se con valori più alti a quelli desiderabili. Infatti quando il colesterolo “cattivo” (LDL in eccesso) si deposita sulle arterie, favorisce la loro calcificazione ed il restringimento sino alla definitiva occlusione (conseguenze analoghe sono dovute anche a causa del fumo e dell’ipertensione). Queste condizioni possono assecondare l’aterosclerosi nelle sue varie forme di gravità, sino al rischio di infarto se l’accumulo di placche interessa un’arteria del cuore, oppure l’ictus se si verifica in un vaso sanguigno del cervello. Invece il colesterolo “buono” (HDL) fa di tutto per eliminare il colesterolo “cattivo” dal nostro organismo e lo trasporta fino al fegato dove, in seguito a vari processi biochimici, verrà eliminato. Infatti con i termini ipercolesterolemia, o più semplicemente colesterolo alto, e ipertrigliceridemia, o trigliceridi alti (altra tipologia di grasso il cui eccesso può essere causato anche dall’abuso di alcol), si indicano i livelli ematici costantemente al di sopra dei valori normali (vedi tabella sotto riportata). Le cause possono essere molteplici e tra le principali possiamo citare: una cattiva alimentazione (soprattutto se ricca di grassi saturi di origine animale), scarsa attività fisica (in particolare una vita troppa sedentaria), l’età e il sesso (dopo i 20 anni inizia ad innalzarsi e per le donne aumenta ulteriormente dopo la menopausa), fattori congeniti, la familiarità, l’obesità, l’assunzione di particolari farmaci (ad esempio gli estroprogestinici), lo stress, il fumo di sigaretta, ecc. I rischi quindi non sono di certo da sottovalutare ed è di estrema importanza tenere sottocontrollo i livelli ematici di questo grasso, cioè la presenza dei valori di colesterolo nel sangue, inclusi i trigliceridi. Nella seguente Tabella sono riportati i vari parametri di riferimento. Tabella valori lipidici nel sangue Desiderabili Al limite Eccessivi Colesterolo Totale < 200 200-239 = > 240 Colesterolo LDL (cattivo) < 130 130-159 > 160 Colesterolo HDL (buono) > 60 Uomini = < 40 Donne = < 50 Valori elevati sono considerati positivi Trigliceridi < 200 200 - 400 > 400 Quali consigli pratici possiamo seguire per ridurre il colesterolo a tavola? Per mantenere sotto controllo il colesterolo assunto con il cibo che ingeriamo (colesterolo esogeno), è senza dubbio importante adottare una corretta alimentazione, così come sani stili di vita. Una semplice regola da ricordare è che il colesterolo alimentare non è contenuto negli alimenti di origine vegetale, mentre è presente generalmente in tutti i cibi di origine animale, che dovranno quindi essere assunti con le dovute cautele. Ecco quindi alcuni suggerimenti di facile applicazione per prevenire e ridurre il colesterolo a tavola. Si puntualizza che tali consigli non sono sostitutivi del parere o indicazioni previste dal proprio medico curante. INDICAZIONI GENERALI PER PREVENIRE E RIDURRE IL COLESTEROLO IN ECCESSO ? Dai preferenza ai cereali integrali Utilizza frequentemente cereali e derivati integrali anziché raffinati. In commercio sono disponibili moltissime varietà: riso, orzo, avena, kamut, miglio, segale, grano saraceno (annoverato tra i cereali ma è un legume), quinoa, amaranto, bulghur, cous-cous, ecc., e ovviamente tutti i loro derivati (pane, pasta, farine, ecc.) ed impara anche nuovi modi per cucinarli. Porta quindi in tavola piatti sani ed appetitosi! Se non sei abituato al consumo dei prodotti integrali, introducili gradualmente 2-3 volte alla settimana acquistando magari inizialmente pane, farine, pasta o riso semintegrali. Ricorda che più sono integrali, più sono ricchi di fibre che, oltre a svolgere numerose funzioni importanti, riducono soprattutto il colesterolo LDL (colesterolo cattivo); le più efficaci a tale scopo sono le pectine contenute principalmente proprio nei cereali e loro derivati integrali, ma anche nei legumi freschi, secchi, in scatola (attenzione alla presenza di sale) o surgelati. Per evitare l’assunzione di pesticidi, diserbanti, antiparassitari o altre sostanze chimiche maggiormente concentrate sulla parte esterna dei prodotti integrali, si consiglia di acquistarli provenienti da agricoltura biologica. Tuttavia non esagerare con l’eccesso di carboidrati (pane, pasta, riso, farine, ecc.) perché un introito superiore al 60% delle calorie totali giornaliere, risulta associato ad una riduzione dei valori di colesterolo HDL (colesterolo “buono”) e ad un aumento dei trigliceridi. ? Assumi ogni giorno frutta e verdura! Questi cibi, oltre a fornire al nostro organismo molte vitamine e sali minerali, sono ricchi di fibre che riducono l’assorbimento dei grassi presenti negli alimenti (tra cui anche il colesterolo). Se consumi quotidianamente 5 porzioni al giorno di questi vegetali, garantirai al tuo organismo anche il fabbisogno giornaliero di fibre alimentari che corrisponde a circa 25-30 grammi. ? Incrementa il consumo settimanale dei legumi I legumi come ceci, piselli, lenticchie, fagioli, ecc., non sono verdure (come spesso sono invece classificati), ma alimenti proteici che si possono utilizzare in moltissime ricette come cibi sostitutivi di altri alimenti ricchi di proteine animali come carne, pesce, uova e formaggi. Le proteine di origine vegetale sono infatti raccomandate sia per ridurre i livelli di colesterolo “cattivo”, sia perché sono alimenti ad alto potere saziante e a basso apporto calorico; sono infatti spesso inclusi nelle diete dimagranti e, se abbinati ai primi piatti, aumentano la qualità nutrizionale degli amminoacidi (costituenti delle proteine) che contengono. Introduci quindi i legumi almeno 2-3 volte alla settimana, cucinandoli con ricette semplici e gustose (pasta e fagioli, riso e lenticchie, crocchette di legumi, farinata di ceci, humus, creme spalmabili, minestre o zuppe di legumi, ecc..). ? Un occhio di privilegio alla soia… Anche la soia è un legume ma, a differenza degli altri vegetali proteici appartenenti a questa categoria, contiene numerosi principi nutritivi invidiabili e di tutto rispetto. Sul mercato è reperibile la soia gialla, verde, rossa, nera, ma è in particolare dalla varietà gialla da cui si possono ricavare moltissimi derivati come latte di soia, yogurt di soia, formaggio di soia (tofu), farina di soia, lecitina di soia, salsa di soia, germogli di soia, gelato di soia, panna di soia, temphè (soia fermentata), miso di soia (condimento) ecc., tutti rigorosamente privi di colesterolo e addirittura con la peculiarità di ridurlo efficacemente. Infatti, proprio per questa caratteristica ipocolesterolemizzante, la soia viene spesso consigliata nella terapia dietetica. Si raccomanda di acquistare la soia e/o derivati da agricoltura biologica, o almeno con la dichiarazione del non utilizzo di O.G.M. (Organismi Geneticamente Modificati). ? Modera l’utilizzo del sale a tavola Il sale comune da cucina, insieme ad un’alimentazione troppo ricca di grassi, diviene un fattore aggravante dell’aterosclerosi che dipende anche dall’ipertensione (pressione alta); per questo motivo anche il consumo di sale deve essere moderato. In alternativa esalta il sapore dei tuoi piatti con erbe aromatiche fresche, secche o surgelate e spezie (con moderazione per non irritare le mucose intestinali). ? Elimina o riduci il più possibile il consumo di carne rossa Il consumo della carne rossa deve essere necessariamente contenuto essendo questo cibo molto ricco di grassi saturi. Riduci il più possibile il suo utilizzo dando preferenza ai grassi insaturi e agli omega-3 del pesce, dei semi oleosi o dei legumi, tutti alimenti con proprietà anticolesterolo. Elimina inoltre il grasso visibile di ogni tipo di carne e, anche se magra, non consumarla più di 2-3 volte alla settimana. ? Salumi ed insaccati con moderazione I salumi e gli insaccati sono spesso un'alternativa ai secondi piatti (e non solo) e, anche se oggi sono preparati con carni meno ricche di colesterolo, questi cibi contengono molto sale e sovente anche molti grassi saturi. Sono quindi alimenti da ridurre o evitare da coloro che soffrono di ipercolesterolemia e il loro eventuale consumo dovrebbe essere limitato ad una o al massimo 2 volte alla settimana. ? Latte e yogurt a basso tenore di grassi Se a colazione assumi con regolarità il latte (o lo utilizzi nelle varie preparazioni), evita quello intero e sostituiscilo con il latte parzialmente o totalmente scremato; il contenuto di Calcio resta invariato, ma vengono ridotti o eliminati i grassi presenti. Anche lo yogurt è in vendita con le stesse caratteristiche, oppure puoi sostituire questi alimenti con i rispettivi latte di soia (anche latte di riso, di mandorle, d’avena, ecc.) o yogurt di soia. Il gusto varia molto da marca a marca, quindi si consiglia di variare al fine di trovare il prodotto che soddisfi le aspettative di sapore desiderate. ? Riduci il consumo dei formaggi stagionati Quando un formaggio subisce il processo di stagionatura, la percentuale di acqua viene inevitabilmente ridotta e di conseguenza si concentrano tutti i componenti presenti nel latte, tra cui anche i lipidi ed il colesterolo. Si consiglia quindi di ridurre il loro consumo dando preferenza ai formaggi freschi, da consumare in ogni caso con moderatezza. ? Uovo: albume o tuorlo? Il colesterolo non è contenuto nell’albume (la parte bianca dell’uovo), ma nel tuorlo (la parte rossa); la sua assunzione dovrebbe perciò essere controllata essendo il tuorlo ricchissimo di colesterolo. Tuttavia, se fosse necessario legare i vari impasti culinari, è possibile utilizzare solo l’albume (in sostituzione dell’uovo intero), ottenendo però lo stesso risultato “legante” ed evitando completamente la presenza di colesterolo. ? Sostituisci il burro con l’olio extra-vergine di oliva Il burro è uno degli alimenti più ricchi di colesterolo e, in caso di valori troppo alti, dovrebbe essere ridotto o eliminato dalla dieta. Attenzione anche ad altri condimenti di origine animale come lardo, panna, strutto e pancetta. È auspicabile sostituire tutti questi grassi con l’olio extra-vergine di oliva che, come tutti gli oli, non contiene colesterolo; sono invece da eliminare l’olio di palma e di cocco perché ricchi di grassi saturi. ? La margarina contiene colesterolo? La margarina è priva di colesterolo, tuttavia è un prodotto che consiglio di bandire dalle nostre tavole. Infatti per ottenere la margarina viene eseguito un processo di idrogenazione che, insieme all’aggiunta di una serie di additivi per migliorarne l’aspetto e per facilitarne la conservazione, rendono questo prodotto decisamente scadente e sconsigliabile. Per quanto riguarda l’apporto calorico fornisce 760 calorie per 100 grammi, poco più del burro che ne fornisce 758. ? Introduci ogni giorno la frutta a guscio Diversi studi dimostrano che mangiando ogni giorno piccole quantità di frutta a guscio come noci, mandorle, nocciole, pinoli, ecc., si contribuisce ad abbassare l’eccesso di colesterolo nel sangue. Inoltre gli Omega-3 presenti in questi frutti (soprattutto nelle noci), svolgono un’azione contenitiva dei trigliceridi nel sangue e proteggono il cuore. Attenzione tuttavia all’elevato apporto calorico di questi cibi, che dovrà essere eventualmente conteggiato nel bilancio energetico giornaliero. ? Attenzione ai dolci… e alle bibite zuccherine Non esagerare con il consumo di dolci perché spesso, oltre allo zucchero, contengono anche colesterolo o altri grassi presenti negli ingredienti che li compongono, come ad esempio burro, uova, latte, margarina, olio di cocco e olio di palma. Inoltre essendo i dolci cibi ad alta densità energetica rispetto al proprio potere saziante (e di grande appetibilità!) è facile abusarne e, per lo stesso motivo, si dovrebbe fare attenzione anche alle bibite zuccherine (gassate o non)! Rammentiamo che un’alimentazione basata sul consumo prevalente di “calorie vuote”, cioè povere di sostanze nutritive essenziali per il nostro corpo, rischia di sviluppare carenze di micronutrienti (in particolare vitamine, sali minerali ed antiossidanti), di fibre alimentari e, per contro, favorire gli eccessi di lipidi, zuccheri con il rischio di predisporci alle varie malattie metaboliche (diabete, obesità, diabesità, ecc..). ? Limita le bevande alcoliche Forse non tutti sanno che le bevande alcoliche forniscono un elevato apporto energetico (ben 7 calorie per grammo!), pertanto si raccomanda di assumerle con moderazione. Inoltre un consumo eccessivo di queste bevande (soprattutto liquori e superalcolici) crea una vasodilatazione periferica sottraendo sangue al cuore, ai muscoli, generando stanchezza e raffreddamento, oltre ad aumentare il colesterolo ematico. ? Scegli i giusti stili di cottura Anche la scelta degli stili di cottura è importante! Da favorire senza alcun dubbio è la cottura a vapore (anche per coloro che desiderano stare attenti alla linea!) oppure la bollitura o la scottatura, altri metodi di cottura tradizionali adatti per una dieta anticolesterolo. Gli alimenti tuttavia non devono cuocere troppo a lungo per non rischiare di perdere la consistenza e i valori nutrizionali presenti. Attenzione invece alle fritture! ? Controlla il tuo peso, fai attività fisica, riduci lo stress e smetti di fumare! L’aumento di peso contribuisce ad innalzare moltissimo la colesterolemia, aumentando il colesterolo “cattivo” LDL e riducendo il colesterolo “buono” HDL. Se quindi sei in sovrappeso o con valori riconducibili all’obesità di basso, medio o alto grado, riduci progressivamente le entrate caloriche o, se necessario, segui una dieta dimagrante. Non dimenticare che “Cibo e alimenti sono da sempre vincenti!”, quindi abbina ad un regime alimentare equilibrato anche l’attività fisica! Inoltre ricerche scientifiche hanno dimostrato che una regolare attività motoria giornaliera oltre a bruciare le calorie, aiutare a recuperare o mantenere il nostro peso forma, riduce notevolmente anche i livelli di colesterolo alto ed i trigliceridi plasmatici (soprattutto se di tipo aerobico). In ogni caso non devi per forza iscriverti ad una struttura sportiva! Cammina ogni giorno a passo svelto, corri, porta a passeggio il cane, se possibile utilizza le scale anziché l’ascensor, la bicicletta anziché l’automobile (o posiziona una cyclette in casa!), ecc. Tutto ciò ti aiuterà anche a ridurre lo stress (altro fattore negativo per l’aumento del colesterolo) e, un ulteriore sforzo richiesto, è anche di smettere di fumare… Il fumo infatti accresce i rischi connessi alla presenza del colesterolo cattivo nel sangue e distrugge il colesterolo buono. Di seguito trovate una tabella con il contenuto di colesterolo di alcuni alimenti (per ogni 100 grammi) in ordine decrescente. Si ricorda che il contenuto di colesterolo che assumiamo giornalmente con i cibi, non dovrebbe essere superiore ai 300 mg. CONTENUTO DI COLESTEROLO NEGLI ALIMENTI Alimento Colesterolo (mg/100g p.e.) 1) Uova di gallina, tuorlo, in polvere 2800 2) Uova di tacchina, tuorlo 2397 3) Uova di anatra, tuorlo 2110 4) Uova di gallina, intero, in polvere 1600 5) Uova di gallina, tuorlo 1337 6) Uova di gallina, tuorlo, cotto in camicia 1337 7) Uova di gallina, tuorlo, congelato 1270 8) Fegato di pollo, cotto 746 9) Fegato di tacchino, cotto 599 10) Olio di fegato di merluzzo 570 11) Fegato di pollo crudo 555 12) Animelle di bovino, cotte 466 13) Cefalo muggine, uova [bottarga] 440 14) Fegato di tacchino crudo 435 15) Uova di gallina, intero, cotto a frittata o strapazzato 411 16) Rene di suino 410 17) Fegato di bovino, cotto 385 18) Rene di bovino 375 19) Uova di gallina, intero 371 20) Uova di gallina, intero, cotto alla coque o sodo 371 21) Uova di gallina, intero, congelato 370 22) Fegato di suino, cotto 290 23) Cuore di bovino, cotto 274 24) Fegato di suino, crudo 260 25) Animelle di bovino crude 250 26) Burro 250 27) Cuore di tacchino, cotto 238 28) Cuore di pollo, cotto 231 29) Lingua di bovino, cotta 211 30) Tacchino intero, con pelle crudo 195 31) Fegato di bovino 191 32) Salsiccia di fegato 184 33) Cuore di pollo crudo 170 34) Patè di fegato 169 35) Cuore di bovino 150 36) Cuore di tacchino crudo 150 37) Ostrica 150 38) Gamberi, freschi 150 39) Gamberi, sgusciati, surgelati 150 40) Sardine, sott'olio, sgocciolate 140 41) Cozza o mitilo 121 42) Sardine, sott'olio 120 43) Pollo intero con pelle, cotto [in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 119 44) Lingua di bovino cruda 119 45) Acciuga o alice, sotto sale 119 46) Agnello, coscio, cotto [tessuto muscolare privato del grasso visibile, cotto in forno senza aggiunta di grassi e di sale] 116 47) Acciuga o alice, sott'olio 114 48) Agnello cotto [tessuto muscolare privato del grasso visibile] 110 49) Tacchino, fuso, con pelle, cotto [in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 110 50) Aringa, sotto sale 110 51) Molluschi 110 52) Pollo intero senza pelle, cotto [in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 109 53) Latte di vacca in polvere, intero 109 54) Grana 109 55) Tacchino, sovra coscio, senza pelle, cotto [in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 108 56) Tacchino, fuso, senza pelle, cotto [in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 107 57) Agnello, costoletta, cotta [tessuto muscolare privato del grasso visibile, cotta in forno senza aggiunta di grassi e di sale] 104 58) Granchio, in scatola 101 59) Vitello, filetto, cotto [saltato in padella senza aggiunta di grassi e di sale] 99 60) Faraona, coscio, senza pelle, cotto [allo spiedo senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 99 61) Salame cacciatore 99 62) Pollo, carne, pelle e rigaglie 98 63) Cotechino, confezionato precotto, [bollito per 20 min. dentro la confezione e scolato dal liquido prodotto con la cottura] 98 64) Brie 98 65) Aringa, marinata 97 66) Coppa Parma 96 67) Salame Felino 95 68) Zampone, confezionato precotto [bollito per 20' dentro la confezione e scolato dal liquido prodotto con la cottura] 95 69) Sgombro o maccarello fresco 95 70) Lardo 95 71) Pasta all'uovo secca cruda 94 72) Pollo, fuso con pelle crudo 94 73) Salame nostrano 94 74) Salame ungherese 94 75) Sgombro o maccarello, in salamoia 94 76) Pollo intero con pelle crudo 93 77) Corned beef, in scatola 93 78) Tacchino, coscio, con pelle crudo 92 79) Anguilla di fiume 92 80) Pollo, fuso con pelle, cotto [in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 91 81) Parmigiano 91 82) Salame Milano 90 83) Speck 90 84) Formaggio cremoso spalmabile 90 85) Pecorino romano 90 86) Maiale, leggero, bistecca, cotta [saltata in padella senza aggiunta di grassi e di sale] 89 87) Maiale, pesante, coscio 89 88) Maiale, pesante, lombo 88 89) Pollo, fuso senza pelle crudo 88 90) Salame Fabriano 88 91) Anguilla di mare 88 92) Anguilla d'allevamento, filetti 87 93) Salame Napoli 86 94) Aringa fresca 85 95) Aragosta, bollita 85 96) Salame Brianza 84 97) Maiale, pesante, spalla 83 98) Pollo, sovra coscio con pelle crudo 82 99) Aringa, affumicata 82 100) Merluzzo o nasello, baccalà secco 82 101) Fontina 82 102) Tacchino intero, senza pelle, cotto [in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 80 103) Pancetta tesa 80 104) Edam 79 105) Triglia 78 106) Camembert 78 107) Croissant 75 108) Agnello, costoletta cruda [tessuto muscolare privato del grasso visibile] 75 109) Pollo intero senza pelle crudo 75 110) Pollo, petto, cotto [saltato in padella senza aggiunta di grassi e di sale] 75 111) Spigola d'allevamento, filetti 75 112) Bovino adulto o vitellone, grasso separato 75 113) Vitello, grasso separato 75 114) Pollo, sovracoscio senza pelle crudo 73 115) Tacchino, fuso, con pelle crudo 73 116) Coniglio intero, cotto 73 117) Provolone 73 118) Struzzo, cotto [tessuto muscolare privato del grasso visibile, cotto in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 72 119) Prosciutto crudo di Parma 72 120) Polpo 72 121) Vitello, filetto crudo 71 122) Agnello, coscio crudo [tessuto muscolare privato del grasso visibile] 71 123) Faraona, coscio, con pelle, crudo 71 124) Tacchino, sovra coscio, senza pelle crudo 71 125) Caciottina vaccina 71 126) Agnello [tessuto muscolare privato del grasso visibile] 70 127) Mortadella 70 128) Tonno, fresco 70 129) Aragosta fresca 70 130) Gorgonzola 70 131) Maiale, grasso separato 70 132) Maionese 70 133) Prosciutto crudo San Daniele 69 134) Orata fresca d'allevamento, filetti 68 135) Feta 68 136) Maiale, leggero, spalla 67 137) Tacchino, fuso, senza pelle crudo 67 138) Bacon 67 139) Bresaola 67 140) Scorfano 67 141) Prosciutto crudo, disossato 66 142) Storione 66 143) Pancetta magretta 65 144) Sarago 65 145) Sardine fresche 65 146) Tonno, sott'olio, sgocciolato 65 147) Suro o sugarello 65 148) Maiale, leggero, coscio 64 149) Orata fresca, filetti 64 150) Calamaro, fresco 64 151) Seppia 64 152) Tacchino intero, senza pelle crudo 63 153) Orata, surgelata 63 154) Sarda fresca 63 155) Tonno, in salamoia, sgocciolato 63 156) Calamaro, surgelato 63 157) Maiale, leggero, bistecca cruda 62 158) Tacchino, fesa, cotta [saltata in padella senza aggiunta di grassi e di sale] 62 159) Prosciutto cotto 62 160) Wurstel crudo 62 161) Merluzzo o nasello, surgelato, cotto [in forno a microonde senza aggiunta di acqua e di sale] 62 162) Salpa 62 163) Trota, surgelata, cotta [in forno a microonde senza aggiunta di acqua e di sale] 62 164) Cavallo 61 165) Maiale, leggero, lombo 61 166) Acciuga o alice, fresca 61 167) Pollo, petto crudo 60 168) Coniglio, coscio 60 169) Merluzzo o nasello, surgelato, cotto [in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 60 170) Trota, surgelata, cotta [in forno senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 60 171) Bovino adulto o vitellone - tagli anteriori 59 172) Quaglia 58 173) Latte di vacca in polvere, parzialmente scremato 58 174) Merendine, tipo pan di spagna 58 175) Struzzo crudo [tessuto muscolare privato del grasso visibile] 57 176) Ricotta di vacca 57 177) Gelato di crema 57 178) Trota, surgelata 56 179) Corvina 55 180) Tonno, sott'olio 55 181) Trota 55 182) Cefalo muggine 53 183) Crescenza 53 184) Bovino adulto o vitellone - tagli posteriori 52 185) Coniglio intero crudo 52 186) Melù o pesce molo fresco 52 187) Faraona, coscio, senza pelle, crudo 51 188) Coniglio intero, surgelato 51 189) Margarina -2/3 di grassi animali, 1/3 di grassi vegetali 50 190) Tacchino, fesa cruda 50 191) Rana 50 192) Halibut 50 193) Merluzzo o nasello crudo 50 194) Merluzzo o nasello, surgelato 50 195) Merluzzo o nasello, baccalà ammollato 50 196) Salmone, affumicato 50 197) Trota iridea d'allevamento, filetti 50 198) Merluzzo o nasello, surgelato, filetti 49 199) Occhiata 48 200) Spigola 48 201) Merendine, tipo brioche 47 202) Mozzarella di vacca 46 203) Carne bovina pressata, in scatola 45 204) Mormora 45 205) Crema di latte -12% di lipidi 43 206) Ricotta di pecora 42 207) Formaggio cremoso spalmabile, light 42 208) Faraona, petto, senza pelle, cotto [allo spiedo senza aggiunta di grassi e di sale e scolato dal grasso prodotto con la cottura] 39 209) Pagello 35 210) Salmone fresco 35 211) Salmone, in salamoia 35 212) Latte di vacca, condensato zuccherato 34 213) Faraona, petto, senza pelle, crudo 32 214) Pasta all'uovo secca, cotta [bollita in acqua distillata senza aggiunta di sale] 31 215) Latte di vacca, evaporato non zuccherato 31 216) Pasta di semola, cotta e condita al ragù 30 217) Pasta di semola, integrale, cotta e condita al ragù 30 218) Merendine, tipo pasta frolla 30 219) Carne bovina in gelatina, in scatola 29 220) Boga 25 221) Sogliola, fresca 25 222) Sogliola, surgelata 25 223) Pagello bocca d'oro 23 224) Latte di vacca in polvere, scremato 22 225) Patate, cotte, con latte e formaggio 15 226) Latte di pecora 11 227) Latte di vacca pastorizzato, intero 11 228) Latte di vacca UHT, intero 11 229) Yogurt da latte, intero 11 230) Cacao, bevanda al latte 11 231) Latte di capra 10 232) Cioccolato al latte 10 233) Barretta al cocco ricoperta di cioccolato 10 234) Cioccolato al latte con nocciole 9 235) Yogurt da latte, parzialmente scremato 8 236) Latte di vacca pastorizzato, parzialmente scremato 7 237) Latte di vacca UHT, parzialmente scremato 7 238) Yogurt da latte, intero, alla frutta 7 239) Latte di vacca pastorizzato, scremato 2 240) Yogurt da latte, scremato 2 241) Crema di nocciole e cacao 2 242) Cervello di bovino >2000 243) Storione, uova [caviale] >300 Fonte: INRAN Tabelle di composizione degli alimenti ultima edizione anno 2000 Questi consigli sono utili per ognuno di noi, ma soprattutto per coloro che devono combattere il colesterolo in eccesso. Non ti scoraggiare se non riuscirai a seguirli tutti! Un passo segue sempre un altro passo e, se davvero sarai convinto, raggiungerai nel tempo ogni obiettivo prefissato. In certi casi però tutto questo non basta e il medico ti consiglierà il trattamento farmacologico più adeguato perciò oltre ad applicare questi sani stili di vita, attieniti scrupolosamente alle sue indicazioni. Ricordiamo inoltre che non è facile identificare l’eccesiva presenza di colesterolo nell’organismo, perché spesso è asintomatico (cioè non provoca sintomi), quindi sarebbe auspicabile un accertamento tramite un controllo ematico una volta all’anno. Quando hai fatto l’ultima analisi del sangue?
Majdanek, Lublino, 27 gennaio 1943 Perché nessuno chiude gli occhi al mio bambino? Non posso farlo, senno non chiederei questa grazia, sono aperti, insensibili al sole del mattino, indosso vesti di miseria e sporcizia, il mio capo è cosparso di cenere, ormai,, non ho più lacrime, lontana è la letizia, stella lucente, che non tornerà mai; persino il nome che porto mi reca dolore: Ester, regina di Persia e degli ebrei, salvò il suo popolo, con l’amore, io non ho protetto neanche mio figlio, giace là, per terra, vicino all’unico fiore, che è nato solo adesso, un bianco giglio, il cuore sanguina, ogni goccia è un rubino, vicino al giglio, spunta un fiore vermiglio… Vi prego, chiudete gli occhi al mio bambino! Sento che qualcuno uscirà da questo inferno, e i nemici periranno, per sua mano; così sarà, perché Israele è eterno.
"Cos'è l'Arcella?". "E un sobborgo di Padova dove c'era una grande casa, destinata ad accogliere quelle di noi che non avevano mostrato propensione per gli studi. A queste toccava, dopo le scuole elementari, contribuire al proprio mantenimento con varie attività manuali: fabbricare cestini, impagliare sedie... Ci avevano portate in visita qualche volta e vi avevo respirato un'aria così tetra, desolante, chiusa ad ogni spiraglio!". "Ma lei era brava! Basta pensare a quanti libri aveva letto da sola! Perché la volevano mandare lì?" chiesi con sgomento. "Non ero brava alle Elementari" rispose con amarezza. "Sì, certo, leggevo tantissimo per conto mio, forse anche troppo; arrivavo anche a stare male perché mi lasciavo compenetrare dalla vita dei personaggi e le suore spesso mi sgridavano per questo, arrivando qualche volta a nascondermi i libri. Ma a scuola non ero brava: ero terrorizzata dal metodo d'insegnamento rigidissimo che ti puniva per ogni minima trascuratezza. Pensa che la maestra ci pungeva le dita con il punteruolo che si usa per il Braille, se sbagliavamo a scrivere o a fare le operazioni, spesso fino a farci sanguinare. Lontana da casa, vivevo nel mondo delle mie fantasie. Forse sarebbero bastate un po' di fiducia e di comprensione, mentre a scuola mi sentivo sempre bollata come una bambina lenta e incapace. Persino la dote di scrivere bene, unica a manifestarsi, veniva attribuita a colpevoli reminiscenze libresche". "Perché colpevoli?". "Perché mi spingevano a ricordare e non a fare di testa mia. Non era, insomma, farina del mio sacco". E dopo una pausa, riprese: "A scuola rendevo pochissimo e, costantemente in preda alla paura, non lasciavo scorgere alcuna potenzialità da coltivare". "E lei sapeva che ci sarebbe dovuta andare all'Arcella?". "Chi non riusciva bene a scuola finiva quasi sempre lì dentro, eppure non volevo accettarlo. Razionalmente lo sapevo, ma continuavo ad allontanare l'idea. Così, un giorno, verso la fine della quinta elementare, mi trovai casualmente da sola nello studio della Direttrice. Era ormai chiaro che poche di noi avrebbero potuto tentare l'esame d'ammissione, eppure quasi con incoscienza mi spinsi a chiederle cosa avrei fatto dopo le elementari. Lei si mostrò sorpresa, stette un momento a pensare, poi col tono di chi esprime, suo malgrado, un verdetto spiacevole, ma inevitabile, rispose "Beh, Vittoria, andrai all'Arcella"". Eravamo sedute su un muretto nella solita stradina delle passeggiate serali: l'aria era calda, ma leggera e piena dei profumi delle fragranze estive, eppure quel nome, ora che sapevo cosa significava, riuscì a raggelare anche quell'angolo così accogliente, tanto che mi feci più vicina e mi strinsi a lei, quasi a volerla proteggere da un ricordo ancora così doloroso. A conferma dello sgomento disperato che aveva provato in quella circostanza, arrivarono le parole successive: "La frase della Direttrice mi aveva fatto precipitare tutto addosso: mi sentii di colpo trascinata in un posto orribile, mi venne un tremendo nodo alla gola e, senza nemmeno riuscire a pensare, paura, rabbia, orrore trovarono voce in un pianto convulso, selvaggio, in cui veniva fuori ogni parte di me, anche quella che a scuola era sempre stata rinserrata nel guscio. E forse fu proprio questa che, finalmente libera dal letargo forzato, sentì, proprio sull'orlo di perderla, la bellezza della libertà e volle farsi sentire a tutti i costi. La Direttrice mi lasciò fare, ma quando riuscii a calmarmi, avevo già capito che lì si giocava la mia vita, quindi lottare con tutte le mie forze era la mia unica chance. Così mi inginocchiai davanti a lei e la supplicai "Mi lasci tentare gli esami, la prego. Non voglio andare all'Arcella"". La stavo a sentire con il cuore attanagliato, tanto che i pochi secondi prima del resto mi parvero lunghissimi, ma la sua voce sembrò farsi più distesa. "Non so se la Direttrice fosse stata colpita dalla mia reazione inaspettata. Certo non mostrò particolare entusiasmo, anzi parve piuttosto scettica, però decise di concedermi una possibilità. "Comincia a finire la quinta. Se riporterai una buona valutazione finale, se ne potrà riparlare"". "E lei ci riuscì vero?" azzardai con un filo di voce, per il timore che si spezzasse l'incantesimo. "Certo! Studiavo persino di notte, ma mi ero imposta di riuscire e ce l'ho fatta. Lavoravo come una forsennata in preda a un sacro furore perché sapevo che solo così poteva essere. E così fui una delle cinque che poterono affrontare gli esami di ammissione alle medie. Li superammo tutte e andammo alla scuola pubblica." Come non esaltarsi adesso al racconto di quegli anni evocati ancora con calore ed emozione? Difficile interrompere questo cammino che anche nel ricordo aveva già preso il ritmo e l'ardore di una corsa entusiasmante, eppure ero io stessa a sorprendermi di quanto mi stava succedendo, o meglio di come tutto fosse successo così all'improvviso e così in fretta. La signora che mi stava seduta vicina era entrata nella mia vita sì e no da un mese. Eppure, ascoltare i racconti del suo passato mi emozionava come se fossi stata lì a trepidare per lei. A farmi soffrire era il pensiero di lei bambina, sola e indifesa in un mondo ostile, senza l'appoggio di una famiglia. Tornata a casa, i pensieri tornarono ancora a concentrarsi su di lei, anche se un po' appannati dal sonno in agguato. Eppure la certezza lampante arrivò a scuotermi come una staffilata inebriante, a dispetto delle facoltà già quasi assopite: mi aveva tanto turbata quel che avevo saputo da poco di lei perché avevo condiviso, anche se attenuata dal filtro del tempo, la sofferenza di una amica. Una amica, così almeno mi sembrava di poter credere, vagheggiata da sempre nella fantasia, desiderata con tutto il mio slancio ideale, mentre invidiavo malinconicamente gli altri. Con lei ogni giorno aveva ritrovato l'oro brillante dell'estate. Impossibile pensare di perdere un giorno in sua compagnia. Ma chi l'avrebbe detto? Proprio lì e proprio lei! Sarei tornata spesso negli anni a ripensare al giorno in cui l'avevo conosciuta. "Ci sei domani? Vengono la Luisa con la Vittoria che ti vuole conoscere". Questa frase della nonna si era imposta sul rumore delle stoviglie che cozzavano nel lavandino e mi aveva riscossa dal solitario che stavo facendo svogliatamente. E la domanda mi aveva fatto anche ridere: perché? Dove credeva che andassi? Senza uno straccio di amica che meritasse questo nome, cosa avrei potuto inventarmi? Certo lei era convinta di offrirci la villeggiatura più desiderabile, ma nell'estate dei sedici anni io non ne potevo più di venire in vacanza in quel paesino delle colline piacentine. Non che a casa potessi vantare una gran vita sociale, ma almeno c'erano i libri, i dischi e le abitudini del dolce far niente che mi ero scelta io, e qui invece solo noia, insoddisfazione, e un grande desiderio. Di cosa, forse, non lo sapevo bene neanch'io. Comunque, questo passava il convento e dovevo farmelo andar bene per forza. Anche queste visite rientravano nello stile della nonna che ci teneva molto a presentarmi alle sue amiche e io la assecondavo senza entusiasmo, ma anche senza sforzo. Luisa era una sua vecchia amica che conoscevo da sempre, mite, tranquilla, tutta casa e chiesa. Vittoria era la sua giovane cognata. Già da due estati questa donna era stata al centro di discorsi tenuti da persone diverse, ma pressoché riconducibili a un interrogativo comune: come avesse voluto suo marito, un uomo intelligente, ma soprattutto abituato alla libertà, rinunciarvi e andarsi a cercare i guai, scegliendo di sposare una cieca. "Certo che deve volerle molto bene" gli concedevano i più indulgenti "Altrimenti chi gliel'avrebbe fatto fare?". Avevo provato per lei una simpatia istintiva al sentire quei discorsi velenosi, ma, non desideravo conoscerla, anzi, avvertivo un certo disagio: lei sarebbe stata lì a ricordarmi quel che c'era mancato poco che anch'io diventassi. Vivere da ipovedente non era uno scherzo e io avevo deciso di accettarlo col sorriso sulle labbra, ma se qualcuno si azzardava a definirmi "la ragazza che non ci vede", non potevo fare a meno di sentirmi profondamente ferita, come per un insulto. In ogni caso, adesso non potevo sottrarmi a quanto era stato programmato fin nei dettagli. Il giorno dopo, in quel pomeriggio d'Agosto stavo ad aspettare svogliatamente seduta sul divano, quando il piccolo soggiorno prese di colpo a destarsi dalla sua penombra sonnolenta. Vidi entrare Luisa con in braccio la nipotina di dieci mesi e una signora graziosa e curata che teneva al guinzaglio un bel cane lupo. In un baleno si sovrapposero i saluti, i complimenti alla bambina, i colpi di coda del cane; la girandola di suoni mi sembrava inarrestabile finché a poco a poco tornò la calma e prese avvio una conversazione piacevole e vivace. Mi resi subito conto che Vittoria aveva una personalità forte e accattivante: con me si comportava come se mi avesse sempre conosciuta riuscendo a toccare gli argomenti vicini al mio mondo con intelligenza. "Hai finito il Ginnasio? Come ti invidio! Chissà quanto avrai letto!". E giù a rievocare passi di Manzoni e di Verga fino a toglierci le parole di bocca a vicenda per l'entusiasmo, per poi finire con un regolare doppio "Scusa, ti ho interrotto" che sfociava in una risata. S'interessò anche della scuola alternando racconti di episodi vissuti e mostrando un interesse autentico per quel che raccontavo io. In parte questo bastava a fugare le incertezze di prima, ma paradossalmente, proprio la sua confidenza per quanto cordiale, mi lasciava perplessa. Ad un tratto, approfittando di un momento in cui non ero parte in causa nella ponversazione, chiesi di portare la bambina a fare un giretto lì vicino e uscii con la piccola. Che bello tenere fra le braccia quella creaturina tenera dai grandi occhi verdi, vestita quel giorno come una bambolina da collezione! Le parlavo piano, canticchiavo e lei mi metteva il braccìno intorno al collo, avvicinava le guance ai miei capelli, insomma si affidava a me, che non aveva mai visto, con fiducia. E io invece, perché avevo cercato di allontanarmi? Avevo forse intravisto la possibilità di una nuova amicizia e volevo tirarmi indietro subito per la paura inconscia di rimanerne poi delusa? Oppure, abituata ad andare con i piedi di piombo nei rapporti con gli altri per timore di un rifiuto, non ero preparata ad un approccio così immediato e diretto? Può darsi che fossero tutte queste cose insieme e probabilmente allora non me ne rendevo nemmeno conto. Comunque fu uno stato d'animo che durò per poco e, quando Erika diede i primi segni di cercare la mamma, mi diressi a casa con il desiderio più vivo di ritrovare Vittoria. E se nel frattempo la sua spontaneità si fosse raffreddata? Poteva anche essere che, a dispetto delle apparenze, non le fossi andata a genio. "Via, Rena, sta buona con 'sto CODAMETRO!" la sentii dire all'indirizzo del cane mentre aprivo la porta e subito dopo, rivolta a me "CODAMETRO, LINGUAMETRO Questo si può considerare un greco domestico, vero Chiara? Ma il Greco è tanto più difficile del Latino?". Dunque, tutto poteva riprendere come prima, anzi meglio. Quasi all'ora dì cena, nell'atto di infilare il guinzaglio al cane, Vittoria propose con naturalezza "Io ritorno dal lavoro alle tre. Ti va di venire da me intorno alle quattro?". Era fatta! non servivano altri appuntamenti e anch'io imparai a fare il primo passo. Nonostante una cornice pressoché ripetitiva, le giornate sbocciavano ricche di risate, di entusiasmo e soprattutto dense di un'intimità difficile da immaginare. Sembrava proprio che nessuna delle due volesse rinunciare a scoprire le pieghe più nascoste dell'anima dell'altra, anche a costo di ascoltare il racconto del medesimo episodio per dieci volte, nella convinzione di poter trovare un particolare nuovo e intensamente rivelatore. Diventato in breve tempo così profondo e totalizzante, il nostro rapporto non poteva passare inosservato. Una sera eravamo tutti in gelateria. Papà aveva dovut accontentars d aver l mi attenzion sol mentre sceglievamo i gelati perché Vittoria aveva in sospeso il racconto di JANE EIRE, mentre io la dovevo aggiornare su un paio di puntate di uno sceneggiato radiofonico. Così, vedendo vacillare il suo ruolo di confidente incontrastato, mentre mi offriva un po' del suo gelato, mi aveva bisbigliato con aria risentita "Tu e Vittoria esistete solo voi". La mamma invece ci guardava con simpatia indulgente ritagliandosi lo spazio discreto di qualche battuta conciliante nelle nostre chiacchierate fiume Parlav spesso d Vittoria con lei co stupore ammirato: "Mamma, hai presente il fermaglio della collana nera? Quello che ogni tanto manda in crisi anche te. Io ci stavo già rinunciando ad aprirlo, ma lei "si è messa a studiarlo" e non solo ce l'ha fatta, ma mi ha anche spiegat come funziona E po dovrest vederla in casa Quanti accorgimenti s'inventa per riuscire a fare tante cose da sola". "Certo che ha una volontà di ferro, un puntiglio: dove vuole arrivare, ci arriva" confermava la mamma, ma qualche volta aggiungeva: "A volte però è persino esagerata: forse chiede troppo a se stessa. Vuole sempre dimostrare di essere, non come gli altri, ma meglio degli altri. E questo la fa vivere male". Certo che Vittoria la pensava così, convinta che noi dobbiamo sempre dimostrare di meritare quello che abbiamo già conquistato duramente e che vacilla ad ogni passo, insidiato dalla nostra fragilità e dal pregiudizio insinuante e caparbio, a dispetto dei cambiamenti. Niente sconti a noi, e non si perdonano neppure le debolezze guardate negli altri con indulgenza. Allora dobbiamo per forza essere meglio degli altri! Io però avrei colto solo molto più tardi questo nodo tormentato della sua personalità. Ora, invece, controbattevo alla mamma: "Dici così, perché sei un po' gelosa e ti da fastidio che passi tanto tempo con lei", e non capivo che nelle sue parole c'era anche una sincera apprensione per questo modo di prendere la vita. Con un'apprensione concreta e immediata, la mamma doveva misurarsi tutti i giorni quando partivamo per le nostre spedizioni pomeridiane. Che gruppetto originale: nei primi tempi io spingevo il passeggino e davo il braccio a Vittoria che teneva il cane guida. In prossimità del ponte che divide il paese, Vittoria diventava seria e impartiva a Rena, la bella lupa alsaziana, il comando per attraversare. Qui, come in altri punti trafficati, anch'io dovevo affidarmi alle sue capacità. Questi momenti, se si eccettuano pochi altri percorsi vicino a casa, rappresentavano le mie prime esperienze da sola nell'ambiente esterno. Contenta e fiera, mi spinsi a poco a poco a sfidare i miei limiti, finché divenne per me un punto d'onore, nelle strade più tranquille, sorvegliare la strada sola e lasciare a Rena un po' di libertà. Lei ci ricompensava festeggiando con qualche irruenza di troppo quella parentesi inaspettata di relax. Per quelle uscite mi preparavo con grande cura perché ci tenevo molto al giudizio di Vittoria ed ero felicissima per un suo complimento. La mamma mi assecondava volentieri, sempre pronta a dare un ultimo tocco al fermacapelli o alla fusciacca. Ci salutava sorridendo e scherzando con noi, ma non mancava mai di aggiungere con assoluta serietà "Mi raccomando: state attente" e qualche volta aggiungeva in tono fintamente scherzoso: "Mi sa che state diventando un po' troppo spericolate". Se poi con noi venivano anche Lucia e Sara era visibilmente più rilassata. Ma il bello doveva ancora venire. "Domani o dopo, andresti in posta per me? Vorrei mandare un vaglia a mia mamma", mi aveva chiesto Vittoria una sera senza il minimo imbarazzo. "In posta? Ma io con precisione non so nemmeno dov'è. E non so nemmeno se saprei arrivarci", risposi d'acchito e neppure il dispiacere di negarle un favore riusciva a dissipare il timore per un'impresa che sentivo superiore alle mie forze. "Ma si che ce la puoi fare! Dopo lo scalone, prendi a destra, poi c'è l'asilo, poi un bar, poi entri in un cortile e poi..." "Va bene, ma al ponte come faccio ad attraversare senza Rena?" "Beh, se te la senti, ti metti sul marciapiede, aspetti che passi qualcuno e ti accodi. Fai molta attenzione: cerca anche di ascoltare e, quando sei sulle strisce, corri più che puoi". Come facevo a dirle di no? Ci teneva tanto a mandare quei soldi. E poi insomma, se ce la faceva lei che era tanto più in difficoltà di me! Mi presi un giorno per far frullare nella testa tutte quelle indicazioni, un vero decalogo della prova di coraggio e ad ogni fase mi figuravo incidenti in agguato, sentendomi sull'orlo di una grande e pericolosa trasgressione. Sì, perché l'avrei fatto di nascosto, altrimenti avrebbero voluto accompagnarmi. E allora finiva il gioco! Così l'indomani, partita ufficialmente per la vicina cartoleria, affronto il grande momento: devo essere ancora più prudente, e spero tra l'altro di non essere intercettata da conoscenti che sarebbero andati a riferirlo stupiti. Eccoci al ponte. Oddio, ma non deve attraversare proprio nessuno? Quanto devo aspettare? Ma sì, io mi butto: ascolto bene se non arrivano macchine... Ma no ecco! Arriva un signore, meno male! Ho il cuore in gola ma ce l'ho fatta. Ora vediamo di non cadere sullo scalone. Adesso a destra... Poi sì, mi ha detto che avrei costeggiato una cancellata con i decori in ferro battuto, che lei tocca sempre. Ci siamo: avanti, bene. E adesso in quale cortile devo entrare? No, non in questo, perché è lastricato e non c'è la ghiaia. Sarà questo più avanti. Sì, ecco il profumo di pane appena sfornato e dopo il forno eccolo qui l'ufficio postale! Esco emozionata con la ricevuta del vaglia. Era stato difficile e pesante affrontare tutto da sola, ma anche inaspettatamente esaltante. Vittoria accolse il buon esito della missione con approvazione, ma senza enfatizzare, come se fosse stata già convinta che ce l'avrei fatta, e questo fu il migliore degli incoraggiamenti. Pochi giorni dopo tornò all'attacco: "Ho in tintoria il vestito a fiori che vorrei proprio mettere domani pomeriggio. Me lo ritiri tu?" Al mio assenso, parte una serie di indicazioni precise e dettagliate, frutto di una conoscenza strappata con tutti i mezzi. Proprio da lì, assecondando un gioco che mi sembra ancora oggi paradossale, io imparavo ad utilizzare il mio piccolo residuo visivo anche nell'ambiente esterno. Questi i miei primi tentativi di emancipazione, prima timidi e insicuri e poi sempre più arditi e consapevoli. Alla base di tutto c'era il modello di Vittoria a cui ispirarmi, ma, senza le sue ripetute proposte dirompenti, forse i miei progetti avrebbero rischiato di restare appiccicati alla viscosità inconsistente dei buoni propositi. Invece quel sentierino appena tracciato, conteso con tanta fatica alle paure, alle abitudini, alla pigrizia, continuava ad espandersi su un terreno punteggiato ormai da tanti piccoli traguardi. Un processo irreversibile, una volta iniziato! anche in casa ne presero atto con un atteggiamento pieno di sorpresa, paura, ma anche compiacimento e, quando toccarono con mano la mia gioia e la mia determinazione, divennero, anche questa volta, i miei più grandi sostenitori. Accanto a queste conquiste grandi, se ne affiancavano di più frivole. Ricordo ancora l'emozione di quel pomeriggio di luglio, quando con gli auguri per i sedici anni, Vittoria mi mise in mano una scatola con la carta un po' strappata. La curiosità esplorativa di Erika non aveva risparmiato la confezione, così il coperchio si aprì senza fatica e comparve una bottiglia di profumo che mi appariva lussuosa e seducente al pari di un oggetto delle corti orientali. Ben presto spruzzarmi un po' di quel profumo cominciò a farmi provare la sensazione nuova della seduzione e divenne un rito abituale prima di uscire, a metà fra il bisogno di sentirsi desiderabile e la volontà di cacciare la paura di non essere all'altezza del giudizio dei ragazzi. Vittoria trovò molti modi per valorizzare la mia femminilità, ma quella del profumo fu una scelta di complicità e incoraggiamento. Una marca parigina in regalo per la maturità, fragranza onnipresente in quell'estate di ritrovata libertà e di nuove aspettative. Altri profumi scandirono tappe importanti della mia vita. Lei è stata sempre lì nascosta e presente con il potere di un'essenza, a ricordarmi quello che volevo essere.
Se solamente mi toccassi il cuore… Se soffiassi nel mio cuore… Vicino al mare… suonerebbe con un rumore scuro… Come acque vacillanti… Come foglie d’autunno… come sangue… Saffo Avevo sperato ardentemente in un cambiamento, nella mia vita, per meglio dire, in una svolta radicale, ma non avrei mai immaginato ciò che sarebbe accaduto quella notte, né lo avrei più dimenticato; del resto, come avrei potuto? Ancora una volta, avevo litigato con Marco, mio marito, il quale voleva che lasciassi il lavoro, per occuparmi dei bambini. Quando erano nati Carlo e Sara, ero molto giovane, forse troppo, e adesso stavo iniziando a rendermene conto. Mia suocera, vedova da tempo, era improvvisamente venuta a mancare, in un incidente d’auto, e la sua morte aveva recato un grande dolore, perché le ero profondamente affezionata; le confidavo ogni cosa, ed ella mi aiutava con i bambini, durante le tante ore che trascorrevo al lavoro. Per contro, mia madre, una dirigente d’azienda, non si era mai interessata ai nipoti; con mio padre, poi, non avevo rapporti: se ne era andato di casa, quando ero molto piccola. Inoltre, Marco, insieme ad una amica, aveva fondato una società che si occupava di informatica, quindi lavorava spesso dal computer di casa; pertanto, ribattevo sempre alle sue richieste, sostenendo che avrebbe potuto pensare lui ai ragazzi, magari con l’aiuto di una babysitter. Tali litigi si protraevano già da qualche mese, si era creato un circolo vizioso. Come mio marito ben sapeva, il lavoro rappresentava, per me, una inesauribile fonte di soddisfazioni; insegnavo storia contemporanea presso la facoltà di lettere, e, quella sera, mi stavo appunto recando a Copenaghen, ad un convegno, - a dire il vero, uno dei tanti -, che si sarebbe protratto più giorni. Quando raggiungemmo l’hotel, ero talmente agitata che non avvertivo neanche la stanchezza, sebbene fosse già passata la mezzanotte. Così, mentre gli altri andarono a coricarsi, mi recai nella sala da pranzo, attratta dal suono del pianoforte: là, una piccola folla si era riunita ad ascoltare una ragazzina, che suonava divinamente pezzi jazz. Pensai a Sara; a quell’ora, stava sicuramente dormendo. Marco non mi aveva chiamato, e, quando avevo provato a telefonare, non aveva risposto, per cui non ero neanche riuscita ad augurare la buonanotte ai bambini. Mi ripromisi di affrontare la questione al mio ritorno, e di giungere ad una soluzione drastica e definitiva, in un modo o nell’altro. Iniziò a mancarmi l’aria, mi pareva di soffocare, così uscii fuori, sulla terrazza. La vista era stupenda, la luna, bianca, splendeva nel cielo, il mare era calmissimo. Non so, se fu tutta quella bellezza a commuovermi, o, forse, percepii con più forza la gravità dei miei problemi,… in ogni caso, mi ritrovai a piangere silenziosamente, le lacrime scendevano copiose, senza che riuscissi a fermarle. All’improvviso, udii una voce: “Il paesaggio è molto bello, stasera, ma lei lo è di più”. Mi voltai di scatto, e vidi un uomo alto e magro, che mi stava fissando. Ero talmente oppressa dalla tristezza, che non l’avevo sentito arrivare. Mi stava porgendo un fazzoletto in lino; vestiva di nero, ed aveva modi compiti e raffinati. Lo ringraziai, con un cenno del capo. Non pronunciò frasi banali, né fece alcun accenno al fatto che stavo piangendo… soltanto quel complimento iniziale, neppure dei più riusciti, e quello sguardo, che continuava a indugiare su di me; sembrava dire: “Io ti conosco, meglio di quanto tu conosca te stessa, so che cosa desideri…”. In realtà, ciò che volevo in quel momento, era fuggire da tutto, per dimenticare i problemi: avrei voluto poter starmene da sola, con i miei libri, le mie ricerche, magari in una casetta in riva al mare. Come avrebbe potuto saperlo quello sconosciuto? Si accomodò su una panca di legno e, con un cenno che mi parve imperioso, mi invitò a fare altrettanto. Confusa, sedetti un poco lontano, ed egli si avvicinò, sorridendo. Passammo qualche minuto in assoluto silenzio: continuava a scrutarmi, ed io… Non saprei riferire ciò che mi stava accadendo, mi stavo perdendo in quegli occhi azzurri, così limpidi, così profondi,… parevano due zaffiri incastonati in un viso ovale, lungo…, promesse di mondi meravigliosi, di mari calmi ed infiniti… Avrei voluto specchiarmi in quel volto, per sempre, la mia anima stava volando in quegli occhi, ne ero sicura, ed egli, in qualche modo, stava entrando nel mio cuore; non ho mai vissuto un momento altrettanto magico. Non udivo più neanche la ragazzina, che nella sala continuava a suonare. D’un tratto, però, il mio cellulare trillò, soltanto una volta, ma il suono, così nitido, così reale, fu sufficiente a spezzare l’incanto. Lo estrassi dalla borsetta, e lessi il messaggio con cui Marco mi domandava come era andato il viaggio, e mi augurava la buonanotte. Non avevo voglia di rispondere, così misi via il telefonino. Intanto, il mio ammiratore, visibilmente contrariato, si era alzato, facendo mostra di andarsene; la sola idea, scoprii sorpresa, era insopportabile. “Aspetti, la prego”, mi sentii dire, “perché non rimane ancora un poco? Di cosa si occupa?” “Sono in viaggio per affari”, rispose tornando a sedersi, “ma è stato tutto così stancante, ogni volta è sempre peggio. Presto tornerò nel mio paese”. “Da dove viene?” “Da un luogo molto lontano, molto isolato”. “Cos’è che l’ha stancata tanto?” “E cosa importa? Ciò che conta, è che ti ho incontrata; i miei sforzi non si sono rivelati vani”. Così dicendo, mi attirò a sé, mentre, con l’altra mano, gettava via il foulard che indossavo. Probabilmente, a quel punto svenni, perché ho soltanto un vago ricordo di labbra fredde, che mi sfioravano la gola. Quando mi risvegliai, poco prima dell’alba, mi ritrovai nella mia camera d’albergo, più precisamente sul mio letto; avevo la camicetta slacciata e provavo un forte dolore al collo. Stavo rabbrividendo, non avevo mai avvertito un freddo tanto intenso. Inoltre, mi sentivo debole, non avevo la forza di alzarmi. Accanto a me c’erano la mia borsetta, e il foulard, accuratamente ripiegato. Con fatica, riuscii a mettermi in piedi, per chiudere la finestra, da cui entrava un forte vento. Pensai che fosse stata quella la causa del freddo che si era impossessato di me; non potevo sapere che mi avrebbe fatto compagnia nell’arco di molti giorni. Parecchie cose strane dovevano accadere, nelle settimane successive, ed accaddero: la stanchezza ed il pallore, che non mi abbandonavano mai, l’inappetenza che avvertivo se solo si parlava di cibo; cibo che rimettevo, le poche volte in cui riuscivo a mangiare. Quell’uomo mi aveva lasciato ad affrontare tutto da sola; forse era questo il tutto a cui si era riferito, quando aveva detto che il viaggio era stato stancante? Provai a cercarlo il giorno seguente, e la sera successiva, sulla terrazza dove ci eravamo incontrati, ma i miei sforzi risultarono vani. Mi restava solamente il fazzoletto che mi aveva offerto, su cui erano ricamate le iniziali V e D. A nessuno avevo parlato di lui; chissà perché, mi pareva di aver tradito Marco, comunque, in fin dei conti, avevo soltanto scambiato qualche sguardo e qualche parola con uno sconosciuto. Ai colleghi, seriamente preoccupati, spiegai che avevo contratto una forte influenza, quindi, rientrai a casa prima del previsto. In quel periodo, essa divenne veramente la mia casa. Il mio corpo stava cambiando, riuscivo a percepirlo. Contrariamente al solito, mangiavo pochissimo, perciò dimagrii molto, forse troppo, e la luce del sole mi dava fastidio. Preferivo uscire la sera, mentre, durante il giorno, stavo rintanata tra i miei libri… Io, che avevo sempre sfoggiato una stupenda abbronzatura! Però, ciò che più mi impressionava, era il fatto che riuscissi a sentire i fanelli cantare, gli assioli gemere, i topi squittire, anche quando i suoni giungevano da molto lontano. Ad ogni modo, il cambiamento più notevole avvenne nel mio spirito: se, fino ad allora, avevo trascurato la famiglia per dedicarmi al lavoro, da quel momento, mi riavvicinai molto a Marco e ai bambini. Non sono in grado di stabilire se mio marito avesse notato in me qualcosa di diverso; del resto, era quasi impossibile che così non fosse, posto che, come ho già accennato, lavorava praticamente a casa, comunque non lo diede mai a vedere. Forse, era troppo contento di aver finalmente ritrovato sua moglie, la pace familiare, insomma, dopo gli ultimi mesi, trascorsi tra litigi ed incomprensioni. Nelle notti insonni, mi era capitato di pensare che, prima di recarmi a quel maledetto convegno, avevo sperato sovente in un mutamento, nella mia vita, ed ecco, che esso si era verificato. Avrei dovuto fare più attenzione nel formulare un siffatto auspicio, infatti, a volte, i desideri vengono esauditi, ma non nel modo in cui avremmo voluto. Almeno, nel mio caso, non era certamente questo il cambiamento che avevo sognato, anzi, quello che mi era successo, mi faceva apprezzare ciò che avevo perduto, e che prima avevo tenuto in così poco conto. Intuivo, quantomeno a livello inconscio, che, presto o tardi, avrei dovuto allontanarmi da tutto, altrimenti, come avrei potuto, ad esempio, spiegare il fatto che continuasse a darmi fastidio la luce del sole, oppure che il mio corpo sembrasse non invecchiare? Tra mille ansie, e piccole gioie trascorsero cinque anni; cinque magici anni. Andavamo in vacanza in montagna, non più al mare, in modo che io potessi starmene all’ombra; neppure il lavoro, prettamente accademico, risentì della nuova situazione, sebbene non partecipassi più ai convegni fuori sede. Ogni tanto, quando ero da sola, mi sorprendevo a guardare intensamente il fazzoletto di lino, e a mormorare: “Ti prego, lasciami andare”. Poi, una notte, tutto finì. In preda ad un incubo, mi destai di soprassalto, madida di sudore, e corsi trafelata nella camera dei bambini: mi pareva di aver udito un rumore proveniente da lì, e volevo assicurarmi che non fossero entrati ladri o malintenzionati. Nella stanza c’erano solamente i bimbi, profondamente assopiti. Guidata da un impulso irrefrenabile, mi avvicinai al lettino di Carlo, e, pian piano, gli scoprii la gola. Era così candida,… così invitante… Il tempo si fermò; era come, se io non fossi più io, ma qualcosa di orribile, non so spiegarlo. Mi chinai, e, con estrema delicatezza, accarezzai il collo del bambino… Quant’era soffice! Carlo continuava a dormire il sonno del giusto. Quando le mie labbra gli sfiorarono la gola, entrò Marco. “Ma che stai facendo?”, chiese, ancora assonnato. In quel momento, tornai in me. Scioccata, indietreggiai rapidamente, e, cercando di non mostrare quanto fossi spaventata, bisbigliai: “Volevo soltanto dargli un bacio. Ho sentito dei rumori e sono venuta a controllare che fosse tutto a posto”. “Probabilmente hai fatto un brutto sogno”, sussurrò lui, di rimando, “Vieni, torniamo a letto, magari, senza svegliarli!”. Mio marito si riaddormentò immediatamente: per l’ennesima volta, non si era accorto di niente, ma io non riuscii più a chiudere occhio; continuavo a girarmi nel letto, e, soprattutto, a riflettere. Non ero in grado di garantire a me stessa, e alla mia famiglia, che ciò che era accaduto quella notte non si sarebbe verificato di nuovo, e se Marco non fosse arrivato? Non potevo nemmeno pensarci! All’alba, avevo preso una decisione: me ne sarei andata, il più lontano possibile, coprendo le mie tracce, in modo da non farmi trovare. Per niente al mondo, avrei voluto far del male ai miei bambini, - proprio io, la loro mamma! -, anche a costo di non rivederli mai più. E così è stato. Partii di soppiatto, senza offrire alcuna spiegazione, neanche un biglietto di scuse… una vera codarda! Ho letto, da qualche parte, che i vigliacchi muoiono soli; a me, non è concessa neppure la morte. Adesso, con una nuova identità, vivo dall’altra parte del mondo, in una casetta isolata, in campagna. Continuo a lavorare, presso un’università prestigiosa, e i miei colleghi ancora si meravigliano per l’aura di mistero che, secondo loro, pare circondarmi. Tra dieci o quindici anni, dovrò spostarmi di nuovo, prima che i vari conoscenti si accorgano che rimango molto più giovane di quanto dovrei. Tra cinquanta, cento anni, sarò in grado di insegnare ancora meglio la storia contemporanea, perché, nel frattempo, la avrò vissuta. Penso sempre ai miei bambini, che, ormai, sono cresciuti; sicuramente, Marco si sta prendendo buona cura di loro, magari con una nuova moglie. Oggi accade spesso, e per motivi ben più banali. Molto raramente, mi sorprendo a ricordare quegli occhi azzurri, che, soltanto per pochi istanti, mi avevano toccato il cuore, e avverto un brivido gelido, in questa immensa solitudine.
Pioveva sul tuo capo battezzandoti Cucciolo indifeso che già gridava con tutta la sua voglia di vivere “ci sono anch’io!” Dopo la pioggia venne il sole a riscaldare il tuo letto fatto di sogni bellissimi e speranze rimandate a domani… “Crescerai comunque, sarai forte e noi ci saremo sempre!” Disse con voce tremante e interrotta dal pianto la mamma. Correvi, saltavi, giocavi felice e imparavi con grande attenzione Determinato e curioso, furbo e ficcanaso… Dolce ed elegante creatura che si distingue dal branco. La sofferenza della competizione, del più forte si fece sentire presto facendo male come una lama che trafigge . Adesso eri solo, diverso…lontane oramai le corse a perdifiato a prendere farfalle a saltare fossati, a giocare con l’acqua… Fragile e triste in compagnia della tua stessa ombra ti addormenti sognando la libertà ma al mattino ti specchi nell’acqua del lago che diventa sempre più torbida… Hai lasciato con coraggio il passato dietro di te…non voltarti perché ad ogni passo che fai costruirai il presente che vorrai… Dopo il grande freddo torna sempre il tepore del sole …Hai imparato a vivere, il coraggio, vinci la violenza con la calma… Leone fragile e prezioso ora non sei più da solo… C’è chi ti guarderà con occhi compiaciuti e colmi d’ammirazione, ti amerà, seguirà sempre condividendo con te ogni momento Sorriderete assieme innamorati ogni giorno vittime talvolta della vostra fragilità.
Cari Lettori. In questo numero ho deciso di pubblicare un articolo scritto da una persona che meriterebbe molta e ancora molta attenzione. Per molti, Renzo Coletti è soltanto un nome, ma la sua monumentale opera composta da centinaia di articoli moltissimi dei quali da me letti, oltre che il piacere di aver avuto per un certo periodo un fitto scambio di mail, mi fanno dire che siamo di fronte ad un articolista checon incredibile lucidità, ci sbatte nel viso verità scomode, forse troppo scomode per essere digerite. Molti mi hanno detto che gli articoli di Renzo sono pesanti. Ebbene, si è mai vista una via iniziatica-cultural-spirituale semplice? Certo, se oggi ci guardiamo attorno, tutti sono guru. Politici da strapazzo, ma se vogliamo dirla alla Coletti, pagliacci nelle mani di occulti burattinai. Un’economia in mano a persone che hanno perso persino la dignità per essere definite esseri umani. Ebbene, Il nostro Renzo, al quale invio i miei auguri di pronta e totale ripresa, ha urlato con tutto il fiato che aveva in corpo verità tanto chiare quanto occultate dai midia, e da ogni altra fonte di diffusione di massa. Ma Giovani del 2000, non solo cerca, ma è orgogliosa di avere tra i suoi articolisti persone come Renzo, che con coraggio, e quasi sempre contro tutti, ci ha donato e ci dona ancora, motivi sui quali riflettere. Ma ho già parlato, anzi scritto troppo. Facebook attende di accogliere le inutili cazzate, e’ si,anche un vicedirettore ogni tanto può lasciarsi andare un pochino, ecco, dicevo i vari social network attendono con impazienza i milioni di iscritti che postano la foto o la puttanata del giorno. Certamente, non posso e non voglio dire che tutti utilizzino tali mezzi per questi fini, ma purtroppo la grandissima maggioranza entra in questa categoria. Grazie Renzo per la tua opera. Grazie a nome della redazione, e mio personale. Buona lettura. Maurizio Martini Cosa ci spinge a credere che “il rozzo cocchiere americano”, come diceva M.F. Sciacca, sia l’unico percorso tracciato che noi europei possiamo o dobbiamo seguire? Quale legame profondo esiste tra America ed Europa? Quanto sangue è stato versato dai nostri alleati americani per essere loro riconoscenti sino all’auto annientamento di ogni identità culturale , economico-sociale e religiosa? I civili uccisi nei bombardamenti e i militari fucilati allo sbarco in Sicilia, non sono sufficiente valore di scambio per il piano Marshall? L’aver garantito la fuga di criminali nazisti attraverso la via dei conventi, non è stato sufficiente a colmare le fila dei servizi segreti e carenze intellettuali criminali? Quale dovrebbe essere il nostro debito nei confronti dell’URSS e dell’est eurasiatico? Se gli americani uccisi nella seconda guerra mondiale sono circa 50000, come controbilanciare con più di 20 milioni di sovietici, di cui circa la metà civili? Se Stalingrado non avesse retto, cosa sarebbe oggi l’Italia e il mondo? Se la megalomania di Hitler non lo avesse spinto verso Mosca, cosa avrebbe fatto l’America oltre a fornire industrie e solidarietà al regime nazista? Le nostre origini culturali, la nostra Storia si è evoluta sino ad un grado di civiltà considerata patrimonio insuperato, nato dal rapporto politico e commerciale tra noi e il mondo asiatico. La scienza sta oggi attingendo da filosofie orientali creando quella che Prigogine definisce “La nuova alleanza” tra un pensiero teologico e scientifico, patrimonio ancora sepolto dalla miopia occidentale e giudaico cristiana. L’Islam oggi nemico per eccellenza e barbaro nel pensiero inespresso di molti, ci appare qualcosa di incivile o violento, come se non avesse apportato un contributo indispensabile all’evoluzione sia scientifico matematica che filosofico giuridica e psicologica. Se Oriana Fallaci, tra i suoi deliri, tuonava: “Cosa abbiamo a che fare noi con quei barbari musulmani che porgono il culo al cielo 5 volte al giorno, anziché contribuire al progresso si perdono in preghiere lunghissime! ”, altri in modo più sofisticato e ipocrita, ribadivano l’inferiorità e prendevano le distanze. La Storia la scrivono i vincitori, tutti lo sanno e nessuno lo capisce. Se le radici del fascismo italiano erano imbevute di Storia e tradizione tratte dall’impero romano e una ricerca di superamento dell’Uomo verso un evoluzionismo di tipo nietzchiano, o visione filosofica leopardiana, quali radici contiene ciò che definiamo cultura occidentale e modernismo o democrazia e pluralismo? Forse la cancellazione della popolazione indiana, la schiavitù e il massacro dei neri deportati dall’Africa, sono peccatucci che non meritano attenzione? Il lancio di bombe atomiche su popolazioni civili non è che un semplice esperimento per attingere nuove conoscenze scientifiche? La trappola della Destra o della Sinistra, con relativo Centro, sono il vero oppio dei popoli: ideologie e filosofie per i propri interessi politici e personali. Nella cultura del nuovo e del progresso tecnologico ad ogni costo, tutto è merce e tutto è giusto se produce denaro e profitto. Se non sei d’accordo, sei un reazionario fascista o un ribelle comunista o una beghina da parrocchia. Così accade anche per genocidi come quello ebraico, che sono il male più male conosciuto e conoscibile, mentre altri genocidi sono operazioni di polizia internazionale, guerre al terrorismo, esportazione di Democrazia e Pace. La pena di morte, da noi abolita da tempo, piace ancora al democratico americano e la tortura è ancora il quotidiano di una emergenza creata ad arte. Se ci interroghiamo sul perché ricordiamo l’Olocausto ebraico e non ricordiamo il genocidio indiano, o quello portato in Iraq, Afghanistan, in Somalia in Vietnam si è tacciati di negazionismo, di nazismo, di crudeltà mentale, di falsità e persino perseguitati giuridicamente. Tutto è lecito, ma solo se voluto e desiderato dal campione della libertà che è il sistema capitalistico e politico cultural anglo-americano. Associazioni segrete come: “teschio e ossa”, a cui sono iscritti i Bush, padre e figlio, possono svelare la vera natura che sta oggi guidando il mondo. Giurare sul teschio di un capo indiano: “Geronimo”, ha in se qualcosa di demoniaco, come chiamare Apache gli elicotteri d’assalto. Sarebbe come se i nazisti avessero scritto sui frontali dei loro stukas: “ebreo”. No! I nazisti non erano arrivati a tanto. Chiamati al voto, come possono i popoli europei, in particolare il popolo italiano, esprimere una vera rappresentanza? Se i veri padroni sono oltre oceano e nei territori europei, legati da una fitta rete di multinazionali, basi militari, associazioni segrete o gruppi terroristici di comodo? Perché ancora oggi esistono tre organizzazioni sindacali di diverso orientamento politico? Dove stanno le differenze nei bisogni e diritti doveri dei lavoratori? Non basterebbe forse un unico sindacato a livello europeo e eletto come un tempo, da strutture di base reali e con delegati di settore? Come affrontare tematiche di salvaguardia e tutela del lavoro, salario, sicurezza, salute, pensione, quando il mercato è mondiale e l’azienda è una multinazionale con sede all’estero? Chi ha interesse a celare temi così importanti e assolutamente logici e funzionali? Ho personalmente interrogato alcuni sindacalisti e la risposta è stata assurda quanto ipocrita. Basti citare una sola risposta ovvero: un sindacato europeo non può ancora essere funzionante perché manca una controparte politica! Basterebbe mezza giornata di sciopero generale a livello europeo e come d’incanto la controparte salterebbe fuori persino dalle finestre senza paracadute. Come contrapporsi ad un periodo così oscuro e autodistruttivo che gli induisti definiscono Kaly Yuga, è domanda non facile a cui dare risposta esaustiva. Un inizio semplice e curioso, potrebbe rivelarci un po’ del nostro essere europei e darebbe un volto ad una cartina geografica dimenticata tra i banchi di scuola. Avete mai preso l’oriente express? La transiberiana è forse il modo più semplice e diretto per sentirci parte. Ancora grattacieli? Montagne rocciose? Gioco d’azzardo e città finte? Provate davvero qualcosa di nuovo ed antico allo stesso tempo! Mi ringrazierete. Il cellulare? La TV? Lasciate tutto a casa, perché una nuova casa vi attende e vi darà il benvenuto. Per gli studenti è consigliabile una borsa di studio o uno stage nei paesi dell’est, come per un moribondo è importante un po’ d’ossigeno. Beh… viaggiate almeno con la fantasia e puntate ad oriente, almeno per una volta nella vostra vita. Come liberarci dalla schiavitù anglo americana e israeliana? Non credo sarà un problema a cui opporci, ma solo da ribaltare con una nuova visione politica che ci è stata sino ad oggi impedita attraverso un lavaggio del cervello costante e pieno di lusinghe brillanti e colorate come le perline che hanno ingannato le popolazioni, semplici e non avvezze alla perfidia dell’uomo bianco. L’impero americano è giunto infine sul binario morto della Storia, piaccia o meno, quindi cercherà di giocare l’ultima carta sulle nostre spalle e di tutti i suoi alleati. Una nuova resistenza e un nuovo orgoglio nazionale ed europeo, sarà ancora una volta la soluzione possibile per rifarci una dignità ed una identità con cui porci al giudizio del mondo e del nuovo vincitore. Chi sta affogando, spesso compie l’ultimo atto, dettato dalla disperazione e l’orgoglio, che lo condurrà ad una conclusione drammatica in cui cercherà di trascinare chi tenterà di aiutarlo. Il seme della discordia lanciato nei Balcani, (Kosovo) forse sarà l’ultimo gesto vile e distruttivo del nostro alleato. Poi il buio scivolerà sul pianeta e saremo noi e solo noi a dover inventarci e tracciare un nuovo cammino I nostri capi naturali non avranno tecnologia in eccesso, non avranno rifiuti inquinanti e incollocabili, non avranno problemi di obesità e colesterolo, ma possiederanno un’antica saggezza, un sapere a noi sconosciuto o dimenticato. Porteranno in sé una ricchezza che una capanna al margine d’un bosco, una tenda tra le sabbie del deserto, una bidonville ai confini di una metropoli, un dialogo con la natura e la coscienza, gli hanno suggerito da sempre e che noi pensavamo di poter cancellare con una spugna e memorizzare in una mente artificiale senza anima e cuore. Mani protesi smetteranno di applaudire alla menzogna, lingue sceglieranno con cautela le parole, menti saranno finalmente parte di un tutto che ci comprende come qualcosa che si chiama vita.
Un saluto a voi lettori e lettrici che oramai da anni seguite questa rubrica creata per dispensare un pò di buonumore. Certo dagli organi di informazione non vengono notiizie allegre,e tanta voglia di ridere non c'è,ma io vorrei almeno strapparvi un sorriso. Spero di riuscirvi con questa piccola raccolta di barzellette pescate in rete! 1) Uno che amava la marijuana più di ogni altra cosa, un giorno muore e va all'inferno, appena entrato vede un campo immenso, tutto di marijuana, alta, buona, e in mezzo al campo un diavoletto. Il nuovo arrivato guarda e non ci può credere: "Ma che razza di inferno è?!?" Prende e si fa un cannone grandissimo, lo mette in bocca, si gira verso il diavoletto e gli fa: "Hey amico, che hai da accendere?" E il diavoletto tristemente: "Bello mio, qui se ci fosse anche il fuoco sarebbe il paradiso!!!" 2) Doppi sensi -Salve, vorrei acquistare un'auto. -Modello? -No, fruttivendolo. Ma grazie per il complimento! 3) Il direttore di un grande magazzino interviene nella discussione tra una commessa e un cliente: "Signorina, il cliente ha sempre ragione! Che cosa stava dicendo il signore?" "Che siamo dei ladri!" 4)Ci sono due vecchi pensionati che stanno andando in vacanza in Emilia-Romagna e si fermano a fare benzina. La donna e' sordissima e chiede sempre al povero marito di ripetere tutto quello che viene detto. Anche il signore che fa loro rifornimento e' un po' avanti con gli anni... Mentre fa il pieno chiede loro come trovano il tempo e il marito fa "Bello!". "Cosa ha detto?" chiede la moglie. "Ci ha chiesto se ci piace il tempo e gli ho detto di si'". risponde il marito. "Dove state andando?" chiede poi il benzinaio. "Verso Bologna" risponde il marito. "Cosa ha detto?" chiede la moglie. "Ci ha chiesto dove siamo diretti e gli ho detto che stiamo andando a Bologna" risponde il marito. "E da dove arrivate??" chiede ancora il benzinaio. "Da Milano" risponde il marito. "Oh, sono stato a Milano per anni, all'epoca ero fidanzato con una ragazza milanese, ma, se posso dirvelo, era la ragazza peggiore del mondo a letto!!!!". "Cosa ha detto?" chiede la moglie. "Che, forse ti conosce" risponde il marito. 5) La diva dal dottore: "Mi devo spogliare?". Il dottore: "Non importa, ho visto tutti i suoi film!" 6) Una coppia si sta per sposare. Il futuro marito va nello studio dell'architetto per farsi costruire la casa. "Mi ascolti con attenzione: voglio una casa tutta tonda!" dice deciso l'uomo. "Come tutta tonda?" chiede l'architetto. "Tonda, ho detto tutta tonda!" insiste l'uomo. "Ma... i mobili, i pavimenti e tutto il resto?" chiede l'architetto. "Tondo, ho detto che voglio tutto tondo!" ribadisce l'uomo. "Ma mi dica almeno il perché" chiede l'architetto. "Perché mia suocera mi ha detto: nella nuova casa ce l'avrete un angolino anche per me, vero?" 7) Un carabiniere e sua moglie decidono di adottare un figlio. Vanno in Cambogia e scelgono un piccolo cambogiano di pochi mesi. Tornati in Italia si recano a Napoli dove ha sede l'Istituto di Lingue Orientali e chiedono al Direttore di poter frequentare i corsi di lingua khmer. "Come mai? " chiede il Direttore. E il carabiniere: "Abbiamo adottato un piccolo cambogiano. Fra poco incomincera' a parlare e vorremmo capire che cosa dice! ". 8) La moglie: "Caro, quell'uomo mi sta guardando da un'ora!" Il marito: "SI, certo, cara, sarà un antiquario!" 9) Alle 18.30 di sabato un signore sulla cinquantina, accompagnato da una procace venticinquenne, entra in una gioielleria. L'uomo chiede che gli vengano mostrati dei gioielli da regalare alla ragazza. Dopo che il gioielliere ha mostrato il meglio del suo negozio la giovane si innamora letteralmente di un anello che costa la modica cifra di 14000€. L'uomo non batte ciglio, e, deciso all'acquisto per soddisfare la voglia della giovane compagna, tira fuori il blocchetto degli assegni. Il gioielliere manifesta il proprio disappunto nel metodo di pagamento, poiché a quell'ora del sabato non è possibile verificare se l'assegno può essere onorato e chiede se il facoltoso cinquantenne non può pagare diversamente. L'uomo dichiara di non possedere carte di credito e di non disporre di tale cifra in contanti, ma propone al gioielliere un affare vantaggioso per entrambi. Farà l'assegno per l'intero ammontare del gioiello, lo darà al gioielliere che si terrà anche l'anello. Il gioielliere al lunedì mattina dopo aver verificato la validità dell'assegno, consegnerà l'anello alla ragazza che passerà a prenderlo. Il gioielliere considerando vantaggioso l'affare accetta. Il lunedì mattina, appena aperta la gioielleria, squilla il telefono, il negoziante risponde: "Pronto"e dall'altro capo:"Buongiorno, sono il signore che sabato pomeriggio è venuto per acquistare l'anello da 14000€. Bene, faccia pure a meno di telefonare in banca, l'assegno è scoperto, e quando arriva la ragazza per ritirare l'anello, le dica che ho passato il più bel week-end della mia vita!". 10) Due scheletri decidono di fare un giro in moto: - Aspettami che prendo il cappotto! - Ma che cosa ci fai con il cappotto? Non puoi sentire freddo sei morto!!! - Hai ragione... allora prendo il casco! - Ma allora sei scemo! Sei già morto, anche se cadi non puoi farti male! Allora il primo scheletro corre nella tomba e poco dopo esce con la lapide sotto braccio. - Ma cosa diavolo ci fai con la lapide? - Il cappotto non me lo hai fatto prendere, il casco nemmeno, almeno fammi portare i documenti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!...