Giovani del 2000

Informazione per i giovani del III millennio

ANNO XVIII - numero I (60)
marzo 2016

Direttore
Prof. Antonio Quatraro
Vice Direttore
Maurizio Martini
Redattori
Massimiliano Matteoni
Luigi Palmieri
Giuseppe Lurgio
Sito web
Mario Lorenzini
sede
via Leonardo Fibonacci 5, 50131 - Firenze (FI)
Tel. 055 580319, 055 580324
E-Mail redazione@gio2000.it
Sito internet www.gio2000.it
Tipologia: periodico trimestrale
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4197 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.

Rubriche

In questo numero:

Editoriale
Rinnovamentodi Mario Lorenzini
Comunicati
Errata corrigea cura della Redazione
Cucina
La cucina di Soniadi Sonia Larzeni
Cultura
L'articolo 32 della Costutuzione è ancora in vigore?di Stefano Pellicanò
Ipaziadi Renzo Coletti
A segno di stelladi Alessio Begliomini
Percorrere strade impensate per riaffermare il primato dell’amoredi Elena Ferroni
Filosofia religione e dintorni
Nuova procedura per il riconoscimento delle guarigioni a Lourdesdi Stefano Pellicanò
Aspetti grafo-meccanici nella scrittura degli addotti italianidi Corrado Malanga
Gli Elohim e il Serpente Piumato (parte 1 di 4)di Costantino Paglialunga
Tempo libero
A caccia dell'aurora borealedi Gianfranco Pepe
Informatica
L'informatica ieri, oggi e...domani?di Mario Lorenzini
Lettere dal cuore
Lettere dal cuoredi Clemente Palladino
Medicina
La psicologia: scienza, filosofia o semplicemente insieme dei pensieri umani?di Elisa Brancaleoni
La salute si conquista con i coloridi Rossana Madaschi
Infezione da virus Zika (ZIKV), nuova emergenza sanitaria o bufala internazionale ?di Stefano Pellicanò
Musica
Elton John: grande grande grandedi Mario Lorenzini
Normalità e handicap
C'è chi come medi Patrizia Carlotti
Le cene al buiodi Flavia Tozzi
Racconti e poesia
A casa dell'animadi Patrizia Carlotti
Il fiume della vitadi Chiara Cavallaro
All’amica più caradi Antonella Iacoponi
Spigolature qua e làdi Maurizio Martini
Riflessioni e critiche
Canone RAI: un'altra sconfitta tutta italiana di Mario Lorenzini
Un ex giocatore d'azzardo si racconta. di Giuseppe Lurgio
Beppe Grillo è libero o controllato?di Renzo Coletti
Satira
Per sorridere un po di Giuseppe Lurgio

Giovani del 2000

Editoriale

Rinnovamento

di Mario Lorenzini

Con questo numero, il 60, vogliamo inaugurare alcune piccole innovazioni apportate alla rivista. Abbiamo scelto questa uscita visto il numero multiplo di 10, pari, che segna il tempo già da un pezzo, oltre ad essere il primo di quest’anno. Proprio per questo, per chi non lo sapesse, oltre alla numerazione progressiva, d'ora innanzi, a rimarcare la longevità dell'opera, è indicato anche l'anno corrente della pubblicazione; e, come avrete notato, "Giovani del 2000" ora è diventato maggiorenne! Anche l'impostazione del sommario cerca di visualizzare tutto il contenuto in una pagina o poco più. Spostandoci col mouse sull'elenco infatti, lo stesso si espande consentendo di estendere le righe che contengono i titoli e i nomi degli autori. In questo modo avrete poco bisogno o quasi di scorrere la lista. Ma non è finita qui. Come d'usanza su alcuni siti, cercando e inseguendo i criteri di accessibilità, sono stati inseriti dei pulsanti che consentono di modificare il colore dei caratteri e dello sfondo oltre alla dimensione dei font della porzione centrale che ospita gli articoli. Ciò a tutto vantaggio degli ipovedenti. Chi invece usa uno screen reader, può seguire l’andamento sequenziale della descrizione, del sommario e degli scritti. La reale disposizione degli oggetti sullo schermo non influenzerà tale ausilio software. Anche l'archivio è stato nuovamente aggiornato, ma questo lo potete sapere leggendo le news e, ovviamente, consultando la nostra sezione download. Tra i prossimi obiettivi una scrematura delle rubriche ormai poco affollate, cercando per contro di consolidare e fortificare la base dei nostri articolisti migliori e più assidui. Ormai l'elenco degli iscritti conta circa 1500 abbonati, senza badare a chi non è registrato ma va a scaricarsi il file dal sito. Ecco perché si rendono necessarie alcune variazioni al solo scopo di garantire continuità e contenuti al caro "giornalino". Saranno comunque gradite critiche e suggerimenti per quanto fatto e ciò che vorreste fosse migliorato. Come sempre, rispettando lo spirito aperto della rivista, chiunque lo desiderasse, potrà inviarci il proprio parere, magari indicandoci qualcosa che ci è sfuggito o che volesse fosse realizzato in futuro. Lasciandovi al seguito, ripeto la solita vecchia formula: buona lettura.

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Comunicati

Errata corrige

a cura della Redazione

Rettifica all'articolo “Ballare al buio è possibile, e non solo” nella sezione Normalità e handicap presente nel numero precedente di Giovani del 2000.
L’Editrice di questo articolo è Flavia e non Floriana Tozzi, mentre il luogo in cui è stata effetuata l’inagurazione e dove si stanno svolgendo i corsi di danza descritti nell’articolo è Crema, provincia di Cremona

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Cucina

La cucina di Sonia

di Sonia Larzeni

Lettori e lettrici ben ritrovati! Stiamo pian piano proseguendo verso primavera inoltrata!Eccomi a proporvi un menù particolare da usare per una domenica magari tra amici essendo ne troppo leggero e ne troppo pesante credo proprio che sia adatto a questo periodo!. E allora a tavola e, buon appetito!

ANTIPASTO.

Fave al guanciale con salame paesano e bruschette di formaggio.
Ingredienti e Preparazione:
1,3 kg di fave fresche sgusciate
80 g di guanciale
un cipollotto
mezzo bicchiere di vino bianco,salame paesano tagliato a fette sottili, pane casareccio tagliato a fette e fettine di formaggio tenero, olio extravergine d'oliva, sale, pepe.

1. Pulite il cipollotto e affettatelo fine, tagliate a dadini il guanciale e sgranate le fave. Fate appassire il cipollotto in una casseruola con un cucchiaio di olio e rosolate il guanciale per 5 minuti.
2. Aggiungete le fave, salate, bagnate con il vino e fatelo evaporare a fuoco vivo; versate qualche cucchiaio di acqua calda e proseguite la cottura per 15 minuti.
3. Mescolate ogni tanto, unendo altra acqua calda se necessario. Al termine, regolate di sale e pepe.
Mettete le fette di pane casareccio in una pirofila imburrata e adagiatevi sopra ciascuna di esse una fettina di formaggio e fate fondere in forno per pochi minuti. Ora ponete al centro del piatto le fave e tutto intorno al bordo alternate una bruschetta di formaggio e una fetta di salame e servite.

PRIMO PIATTO.
Fusilli al pesto di pomodori secchi.
Ingredienti:
Basilico q.b.
Pinoli 40 gr
fusilli (eventualmente si può usare anchealtro formato di pasta), 400 gr.
Pomodori (secchi sott'olio, un vaseetto di circa 400 gr)
un piccolissimo pizzico di noce moscata
Mandorle pelate 30 gr.

Preparazione:
Innanzitutto prepariamo il pesto. Dopo aver versato i pomodori secchi pochi alla volta per evitare che si blocchi nel mixer senza scolarli dall'olio in cui sono conservati fate andare l'elettrodomestico finchè i pomodori siano diventati come una salsetta. Aquesto punto aggiungete i pinoli e le mandorle pelate unendo anche le foglie di basilico e lasciate ancora amalgamare la salsetta. Ora trasferite la salsetta in una ciotolina e mettete da parte. Fate bollire l'acqua in una pentola, salatela e una volta raggiunto il bollore, versate la pasta e fate cuocere al dente. Prima di scolare la pasta prelevate circa 150 ml di acqua di cottura e tenetela da parte. Nel frattempo versate il pesto nella pentola dove è stata cotta la pasta,,aggiungete la pasta e mescolate bene unendo anche l'acqua di cottura che avevate messo da parte.
Fate amalgamare a fuoco moderato per due minuti e servite.

Secondo piatto.

Trote al vino rosso..

Ingredienti: 4 trote da g 200 l'una
2 dl di vino rosso di buona qualità non dolcetto e nemmeno frizzantino
Una cipolla
uno spicchio d'aglio
50 g di farina bianca
80 g di burro
una foglia di alloro
un cucchiaino di paprica dolce
un pizzico di cannella in polvere
un ciuffo di prezzemolo
sale e pepe q.b.

PREPARAZIONE.
Pulite le trote, lavatele e asciugatele tamponandole con carta assorbente da cucina. Pulite la cipolla e tritatela con l'aglio. Aggiungete un pizzico di sale e una macinata di pepe all¿interno delle trote, quindi infarinatele leggermente.
Fate soffriggere il trito di cipolla e aglio in una casseruola con il burro e la foglia di alloro, unite le trote, fatele dorare velocemente su fiamma vivace rigirandole delicatamente con una paletta, aggiustate di sale e di pepe, versate il vino e insaporite con la paprica, la cannella e il prezzemolo pulito, lavato, asciugato e sminuzzato. Portate a ebollizione, voltate di nuovo le trote e lasciatele cuocere per 20 minuti a fuoco medio fino a quando il liquido sarà ristretto e servite irorrando con il fondo di cottura e guarnendo a piacere con altro prezzemolo.

CONTORNO.

Insalata di carote e noci INGREDIENTI per quattro persone
300 gr. di carote tagliate a fiammifero
80 gr. di gherigli di noce tritati
due o tre cucchiai di aceto di mele
3 cucchiai d'olio d'oliva
succo di mezzo limone
sale e pepe.
PREPARAZIONE. Emulsionate l'olio con l'aceto, il succo di limone, sale e pepe. In una insalatiera mettete le carote tagliate a fiammifero, i gherigli di noce tritati molto finemente, quindi condite con la salsina preparata e fate macerare almeno per un ora prima di servire.

PIATTO DI MEZZO.
NOTA, questo piatto e facoltativo ma e bello perchè fa passare rapidamente dal salato al gusto dolce dell'ultima portata.
Crostata del salumiere
INGREDIENTI
Per quattro persone
400 gr. di pasta sfoglia surgelata in rotolo
250 gr. di salame misto magari anche con qualche fettina di speck o altro a piacere
200 gr. di salsiccia
300 gr. di mozzarella magari di bufala
4 uova
un pizzico di noce moscata.
Preparate il ripieno con la salsiccia sbriciolata, il salame, la mozzarella tagliata a dadini e 3 uova e la noce moscata. mescolate bene il tutto e pepate leggermente se vi và. Dalla pasta sfoglia ricavate due cerchi dello spessore di 4-5 mm. Disponete il primo in una teglia imburrata ed infarinata facendolo debordare. Versate dentro il ripieno, coprite con il secondo cerchio di pasta sfoglia, saldate accuratamente i bordi. In una tazza sbattete l'altro uovo e poi pennellatelo sulla superficie della crostata. Bucherellate qua e là con la forchetta. Mettete in forno già caldo a 180 gradi per 40-45 minuti.

DOLCE.

Ciambella campagnola.

INGREDIENTI.
Per quattro persone
140 gr. di zucchero
130 di farina;
90 gr. di burro
5 uova
un pizzico di sale
100 grammi di zucchero a velo per decorare
un pizzico di vanillina e un barattolino di marmellata a piacere meglio se a pezzettoni.

Sbattete i tuorli con lo zucchero, la vanillina e il sale. Quando il composto sarà diventato spumoso incorporatevi la farina, il burro fuso tiepido e da ultimo gli albumi montati a neve. Mescolate bene gli ingredienti e versate in una tortiera imburrata dai bordi piuttosto alti. Fate cuocere a 170" per 40 minuti circa. A fine cottura, quando la ciambella sarà tiepida, sformate sul piatto di portata.
Quando e fredda si potrà tagliare in due dischetti e eriempirla con un leggero strato di marmellata e dopospolverizzarla abbondantemente con zucchero a velo.

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Cultura

L'articolo 32 della Costituzione è ancora in vigore?

di Stefano Pellicanò

L’ articolo 32 della Costituzione recita, tra l’altro: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo […]”. Quindi senza necessità dell’interpositio legislatoris, ciascun individuo ha diritto alla salute, intesa sia come assenza di malattie e/o infermità fisiche/psichiche ma anche come stato di completo benessere psico-fisico- sociale come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) e in quanto diritto sociale c’è l’obbligo da parte dello Stato a predisporre, tramite un’idonea organizzazione sanitaria, le prestazioni per realizzarne il godimento globale e in effetti le stesse riforme sanitarie realizzate hanno come principi ispiratori tra l’altro l’universalità dei destinatari, l’uguaglianza di trattamento, il rispetto della libertà e della dignità della persona. In realtà stiamo assistendo a delle situazioni che fanno riflettere amaramente che forse l’art. 32 della Costituzione è stato abrogato a nostra insaputa. Con l’alibi che le Regioni hanno autonomia in tema di Sanità, pur non essendo l’Italia uno Stato federale, in pratica quello che vale in una può non valere in un’altra con gravi ripercussioni per la salute e le tasche del cittadino. Volendo evitare oziose polemiche basta guardarsi intorno: familiari di pazienti ricoverati in ospedale costretti a comprare le medicine o a portare da casa cuscini, lenzuola e/o coperte; con la scusa del risparmio sono stati eliminati numerosi posti-letto ma le malattie non per questo si sono ridotte col risultato di pazienti ricoverati in barella e in posti inadeguati fonte quotidiana di liti dei familiari dei degenti con gli operatori mentre il Direttore Generale che ha risparmiato (sulla pelle dei pazienti) ottiene un premio. Dopo che i nostri soldi sono stati e continuano a essere rubati da affaristi di ogni tipo e i tanti sprechi ci si viene a dire che non ce ne sono per le esigenze della Sanità e le Regioni (qualcuna ha dei politici non inquisiti ?) possono intervenire solo in base alle disponibilità economiche quindi a secondo della Regione di appartenenza i nuovi farmaci ci possono essere preclusi. Si potrebbe essere costretti, con tutti i disagi conseguenti, a spostarsi in altra Regione (se possibile) a proprie spese, che poi presenterà un conto (salato) a quella di provenienza. Bisognerebbe ricordarsene al momento delle elezioni o meglio sarebbe opportuno andare a trovare chi si è già votato ! Solo come esempi concreti consideriamo i pazienti con problematiche renali, oculari e epatiche. In alcune Regioni pazienti affetti da problematiche renali hanno diritto a un bonus mensile di 100 € per alimenti dietologici specifici. In alcune dal 2015 le prestazioni per soggetti con severe patologie oculari che avvenivano in regime di D-H (Day-Hospital) sono state convertite in A.P.A. (Assemblamento di Prestazioni Ambulatoriali) il che comporta che non si può avere copia della cartella clinica, le terapie tipo punture intravitreali (I.V.T.) e le obbligatori successive O.C.T. di controllo sono soggette a ticket con l’assurdo che anche chi è affetto da maculopatia diabetica, cioè da una complicanza del diabete è soggetto a ticket anche se è esente per i farmaci anti-diabete il tutto associato al fatto che gli obbligatori colliri pre- e post- terapia I.V.T. sono a totale pagamento del paziente. Dal 27 luglio 2010 (data della prima autorizzazione) è disponibile il Desametasone 700 microgrammi per via intravitreale (Ozurdex) per la riduzione della capacità visiva dovuta a edema maculare diabetico in pazienti pseudofachici o con insufficiente risposta a Ranibizumab (Lucentis), Bevacizumab (Avastin) e Aflibercept (Eylea) ripetuti dopo un mese per via I.V.T., o non adatti a una terapia non-corticosteroidea; edema maculare secondario a occlusione venosa retinica di branca o retinica centrale; infiammazione del segmento posteriore dell’occhio da uveite non infettiva: E’un potente corticosteroide che sopprime l’infiammazione riducendo l’edema, il deposito di fibrina, l’iper-permeabilità capillare e la migrazione fagocitaria della risposta infiammatoria e inibisce il V.E.G.F. (fattore di crescita endoteliale vascolare), una citochina in concentrazioni crescenti in caso di edema maculare e potente promotore della permeabilità vascolare e infine previene il rilascio di prostaglandine, alcune mediatori dell’edema maculare cistoide. L’effetto massimo del trattamento è stato osservato al giorno 60 e sarebbe ripetibile dopo sei mesi. Nella degenerazione maculare senile la terapia con le iniezioni intravitreali è garantita dal S.S.N. (Sistema Sanitario Nazionale) con inaccettabili limitazioni poiché non viene erogata a chi ha meno di 2/10 di visus impedendo di fatto proprio a chi ha più bisogno di mantenere quella visione residua in grado di garantire l'autosufficienza e una vita dignitosa. Il Desametazone per uso I.V.T. in atto non è disponibile per motivi economici in tutte le Regioni anche se dove è disponibile ed è stato usato ha talvolta dato risultati spettacolari. L'Epatite virale cronica da virus C (H.C.V.) colpisce circa 180 milioni di persone al mondo, di cui un milione in Italia, ed è causa del 60 % dei casi di neoplasie al fegato. Dopo oltre un decennio in cui l’unica terapia disponibile era la duplice associazione Interferone (IFN) + Ribavirina dal 2015 la sua terapia diventa solo orale, si riduce a 3-6 mesi contro i 6-12 mesi precedenti con efficacia nella eliminazione del virus fino al 100 % dei casi e senza gli effetti collaterali dell’IFN. Dalla prima metà del 2015 sono disponibili le prime molecole e combinazioni, Sofosbuvir (Sovaldi 400 mg cpr), Simeprevir (Olysio 150 mg cps), Daclatasvir (Daklinza 30 mg cpr), la combinazione Sof/ledipasvir e la terapia 3D; nel 2016/2017 avremo a disposizione Grazoprevir, Elbasvir la combinazione Sofosbuvir/Velpatasvir e tra pochi anni molecole attualmente in fase III di sperimentazione clinica come ABT-493 e -530 con l’obiettivo primario di intervenire su tutti i genotipi di H.C.V. e in maniera più efficace anche sui pazienti più difficili da trattare (genotipo 1 e 3; cirrosi, con problemi renali/in dialisi, ecc..), riducendo la durata delle terapie a otto settimane massimo. L’introduzione di questi nuovi farmaci pone un drammatico quesito dal punto di vista etico cioè se è possibile un compromesso tra salute e mercato. Teniamo presente che la diffusione dell’epatite da H.C.V. è estremamente variabile nel mondo e può esserla anche all’interno di ogni singolo Paese; in Italia il genotipo 1 è quello prevalente. Per quanto i dati di prevalenza siano incerti, anche considerando che un’ampia maggioranza di soggetti ignora la sua positività data la lentissima evoluzione clinica prima della manifestazione dei sintomi è probabile che il numero di pazienti potenzialmente eleggibili sono centinaia di migliaia che aumenterebbero sicuramente in caso di eventuali screening di massa. In atto il suo costo è un potenziale fattore limitante per l’accesso al trattamento per motivi economici limitato secondo prove di efficacia, genotipo virale, gravità della malattia e risposta a precedenti terapie. L’ immissione in commercio di sofosbuvir limita la prescrizione a carico del S.S.N. ai Centri prescrittori Regionali tramite un piano terapeutico web-based che definisce i criteri di eleggibilità. La scheda di raccolta dati zzata dell’A.I.F.A. (Agenzia italiana del farmaco) indica i criteri di accesso riferendosi a un ordine progressivo di priorità in base all’urgenza clinica senza però strumenti per verificarne il rispetto. Ai tempi molto lunghi della disponibilità del farmaco dati i prezzi e la lunga durata della negoziazione sul prezzo per trattare alcune centinaia di migliaia di pazienti potenzialmente eleggibili occorrerebbero molti miliardi anche se l’entità esatta della spesa non è ben quantificabile a causa dell’incertezza delle stime di prevalenza e soprattutto della mancata conoscenza delle “condizioni negoziali” attuali che definiscono gli sconti per il suo acquisto. A tale scopo è stato approvato un emendamento del Governo alla Legge di Stabilità 2015 che istituisce un fondo speciale di un miliardo per i prossimi due anni per l’acquisto di farmaci innovativi costituito per il 90 % da risorse del Fondo Sanitario Nazionale (F.S.N.) e quindi sottratte ad altri usi ed è facilmente prevedibile che le sue risorse non basteranno a coprire completamente le spese col rischio di determinare uno sforamento dei tetti regionali che inoltre dovranno anticipare le spese che saranno rimborsate solo in un secondo momento. In atto, in tempi di spanding review, non è possibile per le Regioni pianificare i trattamenti e la spesa per cui il diverso accesso alle terapie espone al rischio di disparità sociale infatti al 2015 solo uno terzo dei malati di Epatite da H.C.V. ha avuto accesso ai nuovi farmaci cioè 14.000 su circa 50.000 considerati più gravi con drammatiche disparità regionali in quanto hanno riguardato soprattutto malati dell’Italia settentrionale, dove l'incidenza dei contagiati è inferiore in quanto quelle Regioni hanno più facile accesso alle terapie e, di conseguenza, ai rimborsi dovuti alla negoziazione attuata per la prima volta secondo il meccanismo di risparmio prezzo-volume cioè più malati curi più risparmi in proporzione ottenendo scaglioni di prezzo di entità via via minore. L'Emilia Romagna, a esempio ha già avuto sei milioni di rimborsi, la Lombardia dieci mentre Sardegna e Sicilia invece solo poco più di 500.000 €. Si stanno dunque delineando due livelli diversi di drammatiche problematiche legate da un lato all’accesso immediato al/i farmaco/i per i pazienti più gravi e dall’altro all’accesso in tempi più lunghi per quelli meno gravi. Ni primi sei mesi del 2015 sono stati risparmiati 130 milioni ma la contestuale introduzione di diversi nuovi farmaci antivirali avrebbe portato a una competizione sui loro prezzi e quindi la loro riduzione, limitando i problemi di accesso. L’assenza di un tavolo di confronto nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni e la mancanza assoluta di trasparenza nella negoziazione hanno alimentato un clima di incertezza e confusione col paradosso di avere a disposizione farmaci sempre più efficaci ma sempre meno accessibili per i pazienti per meri motivi economici. La negoziazione secretata sul prezzo con cui il S.S.N. acquista dalle aziende i nuovi farmaci anti-Epatite C è un vulnus grave che non ha consentito un reale e immeditato confronto fra i clinici prescrittori e una discussione pubblica su come garantire il loro accesso nonostante la trasparenza, spesso invocata ma raramente soddisfatta, è ben richiamata dal nostro ordinamento che ne definisce chiaramente gli obblighi nell’ambito dell’attività amministrativa come recita testualmente l’art. 1 della L. 241/90 (modificata e integrata dalla L. 15/2005): “L’attività amministrativa […] è retta da criteri di […] trasparenza, secondo le modalità previste dalla Legge […]”. La disponibilità di informazioni, che i teorici della concorrenza perfetta considerano un elemento fondamentale per una (ideale) efficienza dei mercati col massimo beneficio sociale ha valore etico ma anche pratico perché faciliterebbe l’accesso ai farmaci e di conseguenza la gestione clinica della malattia. Torniamo a chiederci: l’art. 32 della Costituzione è ancora in vigore ?

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Ipazia

Di Renzo Coletti

Un po' di storia e chiarezza. Ricordate la figura storica e di martire della filosofa e scienziata alessandrina Ipazia? Fu scorticata viva, con le conchiglie, e sapete per ordine di chi? Si! Proprio lui! Il Vescovo Cirillo. Colpevole di cosa? Di aver promosso una convivenza pacifica tra Cristiani Ebrei e Pagani. Questo nella famosa Alessandria, che non ha bisogno di ulteriori informazioni per essere ricordata. Forse chi afferma che se ci conoscessimo meglio ci odieremmo di più, non ha tutti i torti. L'Alighieri, proprio lui, il Divino poeta, aveva capito già allora che tra l'uccidere e il mentire, la colpa più grave era la seconda. Chi uccide può essere infatti schiavo della sua impulsività e passionalità incontrollata, mentre il mentitore è conscio del gesto che fa e della ipocrisia che lo sostiene. La menzogna prolungata e elevata a metodo di sistema e informazione, produce più morte dell'assassinio per impulso o ira, ma non solo, produce sofferenza tortura fisica e psicologica o addirittura genocidio voluto e programmato. L'America ha forse imparato dalla chiesa il sistema giuridico legato alle cauzioni, ovvero una specie di rivisitazione del pagamento delle indulgenze. Qualcosa di interessante è il sapere che l'omicidio, inteso come peccato, era economicamente parlando, meno caro della masturbazione. Non vorrei tracciare un parallelo con Dante, ma mettere due logiche a confronto. Cosa sia accaduto in seguito che abbia dato alla vita una importanza così incisiva da condizionare la libertà della donna nel partorirla e la libertà individuale di porne la fine se divenuta strumento di tecnologia sadico cultural Cattolico, non saprei, anche perchè San Tommaso, pilastro della Chiesa, era di opinione diversa. (Le prove sono scritte da lui stesso). Mentre celebriamo la Memoria, mi sembra giusto ricordare anche il nostro Papa Giovanni Paolo II, in un suo momento d’uforia, che ha santificato un criminale nazzista croato, (voi forse ricordate il nome che in questo momento mi sfugge Pblevic?). Ancora la memoria, non quella celebrata, ricorda un mancato riconoscimento dello stato di Israele e le parole dell'odierno Papa nella sua visita ai campi di sterminio nazzisti. "Misterium inconoscibili" , o qualcosa di simile e quindi volontà superiore inafferrabile e vorrei capire quindi come altrettanto sottoponibile a processo umano. Pensare che il Presidente della repubblica, ex comunista, oggi colleghi nel suo intervento il Sionismo all'ebraismo come eguale condanna per chi non è d'accordo, è veramente incredibile. Un po’’ come pensare che la Chiesa ha commesso reato per quasi mezzo secolo, e che gli antisionisti, compresi quelli ebrei, sono ora oggetto di possibile persecuzione giuridica, è poi allucinante. Dante dove sei! Dove è finito il tuo pensiero e la tua lucidità? Devo ancora afferrare il senso da attribuire alla... in Afganistan. Missione di Pace? Guerra giustà? Guerra preventiva? Guerra al terrorismo, Missione umanitaria? Insomma posso giocare anch'io? Cominciate a darmi qualche pistola o bomba, mi scappa di far la Pace! Qualcuno è in grado di spiegarmi perchè strutture che non sono espressione di voto di popolo, detta legge sul parlamento che abbiamo votato? Il Vicenza dove è finito? Forse è stato retrocesso? Perchè andiamo a votare se il nostro lavoro e la nostra pensione, oppure la nostra sanità e quindi la nostra salute viene decisa altrove? Avete qualche pallida idea di cosa sta accadendo in Somalia, oppure che cosa fanno i nostri militari in Libano? ancora pace? Ancora missione umanitaria? ancora Balle? Danteee!!! Cosa hanno trattato i sindacati? Quale nuova restrizione ci hanno concesso? Quale privatizzazione ancora ci manca? Chi ancora la deve decidere? "Vedrai vedrai, ...vedrai che finirà, ...non so dirti come e quando, ma un bel giorno finirà..."

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A segno di stella

di Alessio Begliomini

da "UNA VOLONTA' SOLARE" "L'alto movente, ch'eccita ogni stasi del passato a riprendere contatto col volere che intima nuove fasi in avanti alla terra, urta di scatto le resistenze nere illuse di volere Volontà d'uomo è solo movimento verso il proprio rinascere immortale; e il desisterne è morte, è il fuoco spento d'antichi dèi nel corpo minerale ove l'uomo è feticcio irreale, e terriccio (...) Ora il nostro risveglio umano è l'atto che induce, fatto spada eccelsa, stasi del passato a riprendere contatto col volere nostro, ch'eccita altre fasi in avanti alla terra. E santa è questa guerra" ( Arturo Onofri)
E' questo l'ultimo poema pubblicato, in vita, da Arturo Onofri. Chiaro che l'indomani del termine del terzo tempo novecentesco, il '29, sovvenne scelta difforme nel tono e nei valori per la poesia nostra, che dai primordi di "Lirica" (1913) per sciente intesa s'apriva, di poi, in rilievo allor d'armonie a Spirito del Tempo: Onofri, con Vigolo; Moscardelli e Prati; poi Comi: che li raccoglie, a tutti, nella silloge, romana, al tempo della fortuna.
" Il tempo non passa: traspare in inni d'eterna semenza nei corpi e nell'iride densa d'ogni stagione solare; (...) Fulgori chiusi in te non mai svelatise non come barlume ed apparenza d'imponderabili abiti d'essenza gelosi del mistero in cui son nati, Cantano nello sciame dei silenzil'evento dello spirito, disperso in vegetali vampe d'uniiverso e nel nativo gèmito dei sensi. Ma una indistruttibile aura di salute nella tenacia del respiro scande gl'intervalli celesti e le volute del mistero nudrito del tuo stesso sangue. (...) La luce dilatata in veemenze calme di porose marce d'elementi e di carne, si cristallizza in grovigli di frutti ed in riposi estatici di succhi. La tua memoria che ne aspira i calici ed i radiosi palpiti aromaticiRisale verso i solchi e le fratture degli astri insonni e delle aurore eterne dove fermenta e riecheggia il germe dei tuoi risvegli e delle tue nature" (Girolamo Comi).
Con Gatto e Betocchi -gli stessi Comi e Moscardelli di ritorno da un naufragio interno al proprio esilio, Onofri scomparso allora- ne sovvenne di poi sentimento (che più?) del "proprio" tempo; e calarsi a ritroso nel magma che stagna al di qua della parola: nell'incarnato sangue che non respira aurora.
Poesia: "In ogni gioia breve e netta scorgo il mio pericolo. Circolo chiuso ad ogni essere è l'amore che lo regge. Tendo a questo dubbio intero, a un divieto in cuicogliere il sospetto e la lusinga del mio movimento. Universo che mi spazia e m'isola, poesia" (Alfonso Gatto)
Isola: "Or nella solitaria cadenza d'un approdo, svanita la memoria al suo tepore effusa esala bianca l'isola la brezza del mio cielo" ( Alfonso Gatto)
DELL'OMBRA: Un giorno di primavera vidi l'ombra d'un albatrella addormentata sulla brughiera come una timida agnella (...) Tra tante ombre che vanno continuamente all'ombra eterna e copron la terra d'inganno adoravo quest'ombra ferma. Così talvolta tra noi scende questa mite apparenza che giace e sembra che si annoi nell'erba e nella pazienza" (Carlo BETOCCHI)
E' il preambolo di destini, il '32 segnato da Carlo e Alfonso,verso nutrimenti di sogno e fidente soggiorno di claustrale muraglia; comunione d'intenti per ampia adesione su "Letteratura" (dal '35) e Campo di Marte (37-38): ma selve di serra; e immagini solte e non solute per rivolta d'ermetici candori, qualcuno avventurandosi a corrente e ferrea d'altra terra...: la Donna di Salvatore Quasimodo > "Vento a Tindari: A te ignota è la terra ove ogni giorno affondo e segrete sillabe nutro: altra luce ti sfoglia sopra i vetri nella veste notturna, e gioia non mi riposa nel tuo grembo. Aspro è l'esilio, e la ricerca che chiudevo in te d'armonia oggi si muta in ansia precoce di morire; e ogni amore è schermo alla tristezza, tacito passo nel buio dove mi hai posto amaro pane a rompere."
Alla cerca di raffinato estetismo d'ogni connubio di parole, gli ermetici provocarono alfine la cancellazione stessa E DI SENSO DELLA PAROLA ( : "La notte lava la mente", Mario Luzi), generano al cuore d'alta cultura nazionale stanchezza; e dissoluzione di ulteriori valori formativi. Rovesciando l'ascesi, gli "ermetici" sollecitavano o invocavano la matesi del nulla.
LA NOTTE LAVA LA MENTE
"La notte lava la mente, poco dopo si è qui come sai bene, fila d'n anime lungo la cornice,chi pronto al balzo, chi quasi in catene. Qualcuno sulla pagina del mare traccia un segno di vita, figge un punto. Raramente qualche gabbiano appare."
Quasimodo, Luzi, Penna al crepuscolo d'equivoche brame, svellono nel giro di tre lustri ('30-'45), la forma crescente, nel lungo tempo che appropria Storia: sette secoli d'arte-vita da Dante a Onofri; cosi'inaridito, il terreno resta deserto -percorso da eco d'epigoni clamanti e acclamati- che oggi riconosciamo.

"Lascia l'orinatoio il giovanotto col membro ancora fuori. Negligenzaadorabile in lui che giunto è appena a un paese di mare a mezza estate" (Sandro Penna)

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Percorrere strade impensate per riaffermare il primato dell’amore

di Elena Ferroni

Se penso a quale è il mio scrittore straniero preferito, non ho dubbi nel dire che si tratta dell’autore brasiliano Paulo Coelho. Pescando nella memoria e nelle emozioni, posso dire che ho sperimentato un vivo piacere nella lettura di due suoi romanzi, “L’alchimista” scritto nel 1988 e dieci anni più tardi “Veronicka decide di morire”. Due autentici capolavori al termine dei quali non si è più gli stessi, perchè lasciano tracce di vita nuova nel cuore di chi sfoglia queste pagine.
Adesso ho appena terminato la lettura della sua ultima fatica del 2015 che si intitola “Adulterio”. In questa parola è concentrata l’energia di tutta la storia e di tutte le storie di amore e di dubbi, di vita vera che mostra il nostro lato scuro, insieme alla luce di cui ognuno di noi è fatto. Protagonista del romanzo e voce narrante è Linda, una bella donna di 31 anni che sembra avere tutto nella vita: un marito amorevole, due figli, una posizione economica invidiabile, un lavoro da giornalista che la soddisfa e la porta ad incontrare tanta gente. In questo suo picco della vita, dove chi guarda da fuori vede solo cose buone, Linda sperimenta invece un disagio, le manca qualcosa, che la rende irrequieta, disturba il suo sonno e la pace delle sue giornate. Questo senso di incompletezza si accende in maniera travolgente ed inaspettata quando la scrittura di un articolo la conduce ad incontrare un suo vecchio compagno di liceo, con cui aveva avuto una storia durante gli anni di scuola. Confronti con i ricordi e con il presente, con i desideri e con percorsi fino a quel momento inesplorati, ci porteranno con Linda a specchiarci con lati di noi e di lei che non sempre ci piacciono, ma che sono parte del nostro essere sfumature di gioia e tristezza, sincerità e bugia, conformismo e trasgressione. Dalla primavera fino all’ultimo dell’anno, nelle strade della città Svizzera di Ginevra, si snoda la vicenda di Linda raccontata da Coelho, con un finale inaspettato per i lettori ma tipico di questo autore, che sempre conduce i suoi personaggi su un cammino di crescita, a capire che al di là delle scelte che si possono fare, resta sovrana ed eterna la capacità di amare. Amore che si può accogliere anche quando può sembrare congelato dai fiocchi di neve che cadono nel passaggio tra l’anno vecchio e il nuovo che deve venire, perchè quella neve si può guardare ancora con gli occhi sorpresi e gioiosi dei bambini e da lì ripartire.

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Filosofia religione e dintorni

Nuova procedura per il riconoscimento delle guarigioni a Lourdes

di Stefano Pellicanò

I miracoli a Lourdes ormai “sono pochi” ma in realta non sono finite certamente le guarigioni, regolarmente dichiarate annualmente e tenendo presente che alcuni beneficiati non si fanno conoscere perche il riconoscimento di un miracolo comporta un vero processo giudiziario in genere senza esito. Teniamo presente che dalla prima guarigione di Catherine Latapie del 1858 la Chiesa e sempre stata restrittiva nei riconoscimenti, infatti delle 6500 guarigioni ne ha riconosciuto soltanto sessantasei. Il miracolo in senso ecclesiastico deve rispondere a criteri fissati nel 1700 (XVIII sec.) alcuni validi ancora oggi (guarigione istantanea, definitiva, senza postumi) ma altri ormai incompatibili col XXI secolo (malattia incurabile, insanabile, paziente che non ha praticato alcun trattamento). D’altra parte il soggetto essendo guarito non può più essere sottoposto a nuovi esami quindi i progressi in ambito diagnostico-terapeutico rendono sempre più difficile il giudizio sulle osservazioni, pertanto talvolta il non dare una risposta positiva formale, cioè non riconoscere il miracolo non significa necessariamente che la guarigione non sia effettiva, non legata a Lourdes e che non abbia avuto conseguente spirituali nella vita dell’interessato. Ricordiamo l’esortazione di Giovanni Paolo II a Roma il 18 novembre 1988 ai membri del Comitato Medico Internazionale di Lourdes (C.M.I.L.): “[…] col progredire della scienza certi fatti si comprendono meglio. Ma resta il fatto che numerose guarigioni costituiscono una realtà che non ha la sua spiegazione che nell’ordine della fede, che l’esame scientifico non può negare a priori e che deve, dunque, rispettare, esattamente nel suo ordine […]”. Il quesito sorto negli ultimi anni era se le guarigioni di Lourdes dovessero continuare a costituire un evento raro dove il concetto di miracolo dovesse essere definito secondo le regole canoniche o dovessero essere considerate manifestazione della compassione divina e quindi fonti di testimonianza per i credenti. La risposta e nelle nuove linee-guida per il riconoscimento dei miracoli di Lourdes, con le tre tappe di “guarigione dichiarata”, “confermata” e “riconoscimento del miracolo” che seguono un percorso accettabile spiritualmente per la Chiesa, scientificamente per la scienza medica e umanamente per la comunità dei fedeli. La prima tappa è una dichiarazione spontanea e volontaria della persona che ha avuto un cambiamento radicale del suo stato di salute considerato per intercessione della Madonna di Lourdes che viene ricevuta e registrata dal medico dell’apposito Ufficio Medico (Bureau Medical) che stabilisce se aprire l’inchiesta per valutare se la guarigione e da attribuire ad un miracolo possibilmente con la partecipazione effettiva del/i suo/i Medico/i e con un’adeguata presentazione di esami clinici e strumentali prima e dopo la guarigione verificando l’assenza di simulazioni o illusioni; la persistenza dei sintomi dolorosi invalidanti e l’esistenza di farmaco-resistenza; la subitaneità del benessere ritrovato; la permanenza della guarigione senza reliquati e l’improbabilità manifesta di una simile evoluzione. Per stabilire che una guarigione e “ inspiegabile” si ricorre al parere dei Medici dell’Associazione Medica Internazionale di Lourdes (A.M.I.L.) ed eventualmente anche di altri Medici che lo desiderano a prescindere dalla loro religione. E’ anche importante valutare il contesto in cui e avvenuta la guarigione, se a Lourdes o altrove, e tutte le componenti della vita della persona guarita sul piano fisico-psichico-spirituale. A questo punto le guarigioni vengono classificate “senza seguito” o “in attesa” se mancano elementi o “constatate” da convalidare. La seconda fase o “della guarigione confermata” e basata sull’interdisciplinarietà medico ecclesiale. Annualmente le dichiarazioni in esame vengono sottoposti al C.M.I.L. che comprende Medici con quasi tutte le specializzazioni e viene designato un componente per interrogare e visitare il guarito con lo scopo di valutare la sua personalità per escludere patologie isteriche o deliranti, ricostruire la storia della malattia con una valutazione approfondita delle circostanze della guarigione (per definizione “istantanea”, “straordinaria” ed “imprevedibile”) e per valutare se la guarigione e contraria alla prognosi prevista. Anche a questo punto la guarigione può essere classificata come “senza seguito” o “valida e pertanto confermata”. In quest’ultimo caso viene informato il Vescovo della diocesi del guarito che potrà disporre un discernimento ecclesiale per valutare come il soggetto vive questa sua nuova condizione dal punto di vista psico-fisico-spirituale considerandone i segni positivi (come i frutti spirituali) ed eventualmente i negativi (come a esempio un’eccessiva ostentazione e protagonismo) quindi il guarito può informare gli altri credenti di quando avvenutogli. Questo nuovo iter permette al miracolato di essere accompagnato nel portare la sua esperienza di fronte ai conoscenti e mass-media; di offrire alla comunità una testimonianza valida e la possibilità di una prima azione di grazie. L’ultima fase del procedimento e quello della “guarigione miracolosa”. Il C.M.I.L. deve offrire una garanzia completa che la guarigione allo stato attuale delle conoscenze mediche presenta un carattere eccezionale distinguendole in guarigioni “spontanee dichiarate”, “sostenute dal punto di vista medico” e “inspiegabili dal punto di vista medico allo stato attuale della Medicina”. Successivamente il Vescovo della diocesi del guarito, dopo aver convocato una Commissione diocesana, è il solo abilitato a effettuare un riconoscimento canonico del miracolo. Liberamente tratto dal volume di Stefano Pellicanò “Storia dei Santi Medici”; ISBN: 978-88-97215-05-9. Per gentile concessione di Calzone Editore (www.wix.com/calzone_editore/home calzone.editore@libero.it.
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Aspetti grafo-meccanici nella scrittura degli addotti italiani

di Corrado Malanga

29 gennaio 2004 Una delle armi in possesso dello studioso dei fenomeni legati alle interferenze aliene è la grafoanalisi. “Grafoanalisi” è un termine che ha sostituito il più popolare “grafologia” (che indica lo studio della scrittura come mezzo diagnostico), perché il termine grafologia appariva ad alcuni ricercatori troppo poco aulico. Di grafologia si parla, infatti, su riviste di basso livello culturale, quindi il termine aveva bisogno di un restyling che desse una migliore parvenza di serietà ad una materia che oggi è studiata anche all’università: infatti esistono corsi di specializzazione presso l’università di Roma la Sapienza e presso l’università di Pesaro- Urbino ( http://www.grafologia.it/ ). Il primo ad introdurre questo potente metodo di indagine nello studio delle Interferenze aliene, non solo in Italia ma, mi risulta, anche in tutto il resto del mondo, è stato proprio il sottoscritto. L’analisi grafologica di una persona permette di verificarne, con alto grado di attendibilità, la quasi totalità degli aspetti del carattere e del rapporto con l’interno e l’esterno del proprio essere. In parole più semplici la scrittura è legata, oltre che ad un fattore culturale, anche ad un fattore neurovegetativo che ha, come esecutore, il movimento della mano scrivente. Dunque per la PNL (Programmazione Neuro linguistica) l’analisi grafologica sarebbe una specializzazione appartenente al proprio dominio ( http://www.pugliabox.it/Lamacchia/Congresso/relazione.htm ). Infatti, come ho già detto anche in altri lavori dedicati a questo argomento, il movimento del corpo ha il suo motore primo nell’inconscio. Durante l’esecuzione del movimento possono sicuramente intervenire anche dei processi mascherativi e correttivi dettati dal subconscio, ma sembra che questi abbiano una minor valenza sull’atto finale. La causa di ciò è la maggior velocità dell’inconscio nell’eseguire le azioni (perché esso utilizza il linguaggio archetipico, cioè il linguaggio-macchina del computer-cervello - nda) rispetto al subconscio, il quale, di conseguenza, arriva con un attimo di ritardo a correggere, eventualmente, il movimento che il corpo ha già ricevuto l’ordine di compiere. Per di più, durante lo svolgimento della prova grafica, il soggetto si lascia sempre più cadere nell’istintualità ed inconsciamente abbandona gli atteggiamenti di mascheramento dettati dal subconscio, così, se prima tendeva ad eseguire grafismi evidentemente tenuti sotto controllo, verso la fine della riga o della prova grafica allenta il controllo e si “lascia andare”, eseguendo soltanto i movimenti dettati dall’inconscio. Se, all’inizio dei miei studi ero interessato all’analisi della grafia degli addotti solamente per identificarne eventuali turbe psichiche, che potevano aiutare a stabilire l’indice di credibilità della loro testimonianza, in seguito mi sono reso conto del fatto che, nella loro grafia, esistevano alcune piccole somiglianze le quali, nella maggior parte dei casi, sfuggivano ad una prima analisi, ma, ad un esame più attento, apparivano essere comuni a molti di essi. La spiegazione potrebbe essere banale: gli addotti soffrirebbero tutti di una stessa turba psichica, che si manifesta stimolando la mano scrivente ad eseguire sempre le stesse forme simbolico-grafiche. Purtroppo, però, erano assenti tutti gli altri aspetti collegabili ad una eventuale turba psichica ed i soggetti apparivano, ad un attento esame comportamentale, del tutto normali. Si poteva dunque, in linea di principio, cominciare a supporre che quei grafismi fossero propri della “Situazione di Addotto” e non imputabili a malattie o malfunzionamenti cerebrali più o meno congeniti. Se fossi riuscito a qualificare quei simbolismi grafici, gli studiosi di abduction avrebbero avuto a disposizione un rapido strumento diagnostico in più per stabilire se il soggetto in esame fosse realmente o no un addotto; per meglio dire, se avesse interagito fortemente con una realtà aliena al nostro mondo. La croce degli spazi di Pulver Nel 1921 Pulver, studiando la grafia di alcuni bambini, notò che, se il segno grafico, nel suo insieme, mostrava certe caratteristiche, era importante stabilire se queste ultime fossero a destra, a sinistra, in alto od in basso rispetto ad un punto centrale preso come riferimento. Pulver non si accorse, allora, che il suo suggerimento era qualcosa di più che una semplice intuizione, infatti egli diceva, in pratica, che il segno grafico è rappresentabile come immagine, la quale è creata da un simbolismo che esiste a monte, a sua volta costruito con le regole degli archetipi. che stanno ancora più a monte. Pulver, dunque, pur senza rendersene conto, introduceva il punto di vista secondo il quale il simbolismo grafico va osservato come conseguenza di un archetipo, e non come semplice disegno. ( http://www.psicologi-psicoterapeuti.it/rubriche/nicoletti/nicoletti2.htm ), ( http://spazioinwind.libero.it/analisidellascrittura/_evolutiva/graf1.htm ). Da un punto di vista archetipico, infatti, l’alto ed il basso sarebbero associati alle sensazioni che lo scrivente ha dell’alto e del basso, del cielo e della terra (o meglio, del sottoterra - nda). Pertanto chi ama trattenersi nella parte alta della scrittura viene identificato come tendente a pensare, mentre chi indugia nella parte bassa come tendente a fare. Le relazioni esistenti tra le aree alta e bassa dello scritto diranno se il soggetto agisce senza pensare, oppure pensa senza agire, ovvero pensa ed inoltre mette in atto i suoi progetti. La programmazione neurolinguistica, che utilizza da sempre, senza saperlo, la croce degli spazi di Pulver, identifica nello spostamento dei bulbi oculari verso l’alto la sensazione del buono, del celestiale, del positivo, mentre lo spostamento dei bulbi oculari verso il basso è associato alla sensazione di tristezza, al sotterraneo, al negativo, al disagio, e così via. Basta fare un semplice esempio e pensare: “Ah, che meraviglia quel giorno in montagna!” oppure: “Anche questa volta ho sbagliato ad agire così.” e si noterà subito che i bulbi oculari tendono a muoversi come ho appena detto. Esaminiamo, adesso, la linea archetipale del tempo. Pulver identifica il passato nella sinistra di chi scrive, ed il futuro nella destra, così come fa la PNL ( http://www.grafservice.it/public/GRAF_PNL_RAPP.html ); se si chiede ad una persona di identificare, su di una linea orizzontale, tre punti che indichino, rispettivamente, passato, presente e futuro, la si vedrà, se è normale (cioè se non ha le funzioni del lobo sinistro del cervello scambiate con quelle del destro), posizionare inesorabilmente a sinistra il punto che rappresenta il passato ed a destra quello che rappresenta il futuro. Questo comportamento è automatico, semplicemente perché il linguaggio archetipale del nostro cervello rappresenta il passato sulla sinistra ed il futuro sulla destra, senza che noi ne siamo in alcun modo coscienti. Quella appena esposta è l’unica chiave di lettura seria ed incontestabile della grafologia moderna: il resto sono orpelli! Di conseguenza la scrittura può servire come osservatorio dell’inconscio, laddove si manifestano gli archetipi ( http://www.alfapi.com/imbasciati/quale_inconscio.htm ). Premesso che esistono diverse scuole di grafologia, che si identificano in altrettante “scuole di pensiero” differenti, nelle quali il segno grafico viene analizzato o all’interno di un contesto di formazione culturale e di esperienza di vita dello scrivente, oppure, al contrario, prescindendo da qualsiasi interferenza esterna (cultura, storia personale, ambiente), si deve pure dire che, per gli scopi che mi prefiggevo, tutto ciò riguardava solamente alcuni aspetti secondari delle mie ricerche. Giuseppe Cosco, ad esempio, mette in relazione alcuni segni grafici con la possibilità di essere ipnotizzati ( http://guide.supereva.it/cgibin/ sendurl.cgi?id_mg=626&banner=G.SB.CM.GRAFOLOGIA&ug=/grafologia_e_test&pg= supereva&ud==http://www.geocities.com/Athens/Atlantis/3592/grafologia/grafologia.htm ); dal suo lavoro scaturisce un quadro estremamente inesatto e decisamente fuorviante, poiché in esso si suggerisce che chi subisce una ipnosi ha i segni classici della persona con un IO molto poco presente e, se si vuole, incapace di dimostrare forte personalità, mentre mostrerebbe il simbolismo grafico che attesta un’elevata suggestionabilità. In altra sede ho già messo in evidenza che la curva della suggestionabilità e quella della ipnotizzabilità non hanno, in realtà, nulla in comune e possiedono, invece, un andamento opposto relativamente all’età dei soggetti posti sotto ipnosi. Diventava possibile, a questo punto, verificare con un certo grado di sicurezza l’esistenza di alcuni grafismi comuni nelle scritture degli addotti italiani e controllare se quei grafismi fossero da correlare con particolari situazioni vissute archetipalmente dal loro inconscio. All’interno di una costellazione grafica le singole stelle brillano. La prima cosa che osservai, insieme ad alcuni grafologi professionisti che qualche anno fa lavoravano con me, fu che se qualcuno dei soggetti sotto esame mostrava un tipo di patologia, questa sembrava amplificarsi sotto l’esperienza dell’abduction. Questa ipotesi di lavoro, mai completamente dimostrata, rimane tuttora tale e si basa sulle considerazioni che fu possibile fare mettendo in comparazione alcuni scritti di addotti in età pre-puberale con loro scritti più tardi. Sembrava che quelle persone, dopo i dodici- quindici anni, avessero subito una seria modificazione di alcuni stress, definibili come latenti, che comparivano anche nelle scritture più giovanili, ma si amplificavano enormemente dopo particolari esperienze di abduction, collocabili nella sfera sessuale. I maschi, per esempio, ricordavano, sotto ipnosi, il prelievo di sperma od il primo rapporto sessuale esogamico, con una creatura che certo terrestre non poteva dirsi. Ci si trovava di fronte a qualcosa che era avvenuto, qualcosa che procurava trauma, che riguardava gli organi sessuali ed era stato fatto contro la volontà del soggetto, il quale era stato reso incapace di ribellarsi. Costui, dentro di sé, aveva inconsciamente interpretato questa situazione come una specie di violenza sessuale che tale, ovviamente, non era. La scrittura, da quel momento, veniva modificata ed il soggetto amplificava tutte le sue fobie, aumentando le proprie incertezze. Il disagio diventava sempre più palese e non tendeva a scomparire con l’età. Mi sono dovuto basare su pochi dati, perché poi ho abbandonato quel tipo di ricerca, a causa del mio distacco dal CUN (Centro Ufologico Nazionale), per il quale l’avevo elaborata, e ciò ha creato un vuoto spazio-temporale che è stato in parte colmato solo dopo molto tempo. Quelle osservazioni, però, furono il punto di partenza per ulteriori attente verifiche e, dopo aver preso in esame parecchi campioni diversi, ho ritenuto di poter individuare, negli scritti degli addotti da me studiati, alcuni punti estremamente interessanti da sottoporre all’attenzione del lettore. Gli addotti scrivevano sicuramente in modo del tutto diverso l’uno dall’altro, manifestando con grande forza, a livello inconscio, il loro vero IO. Nessuno di loro appariva essere di carattere debole, ma tutti possedevano una forte personalità, spesso caratterizzata da scarsa spiritualità e con segni di materialità piuttosto evidenti. Quindi tutto il contrario di quanto ci si sarebbe potuto attendere da una interpretazione del fenomeno basata su di una filosofia stile new-age. Mi trovavo frequentemente ad avere a che fare con soggetti che amavano i soldi e la carnalità della vita, senza affatto ritenere di essere degli eletti da un dio tecnologico né, tanto meno, di poter essere definiti degli esseri superiori o, comunque, in qualche modo dei prescelti dagli alieni. Tutti evidenziavano forte pressione sul foglio, dimostrando una propensione piuttosto elevata, talvolta esagerata, verso l’incapacità di mentire; nessuno di loro era caratterizzato da capacità mediatrici e nessuno di loro avrebbe mai potuto fare il politico. Si trattava di persone indipendenti, fondamentalmente convinte del fatto che esista qualcos’altro oltre i valori che di solito vengono insegnati quando si è piccoli. Questo qualcos’altro poteva essersi manifestato sotto varie forme, ma era una nota costante l’idea che le religioni, così come sono presentate, non fossero proprio la panacea per l’anima. Così ecco comparire il primo segno grafico interessante (alcuni degli esempi sono stati prelevati dal sito http://www.erbasacra.com/aree_tematiche/grafologia/approfondimenti.htm ): Gli occhielli delle “o” aperti a sinistra Secondo alcuni grafologi questa costellazione sarebbe tipica di coloro i quali possiedono senso della religiosità e del misticismo, ma anche tendenza all’esoterismo, senso dell’apertura verso cose dimenticate, verso un’identità umana che deve essere rivista e che deve rifarsi non al futuro, bensì al passato, da cui si debbono recuperare dimenticate esperienze umane. Dai colloqui con tali soggetti emergeva, nella quasi totalità dei casi, un atteggiamento contrario alla chiesa cattolica ed al cattolicesimo in genere, anche se con aperture verso la cristianità. In tutti i casi la persona era più disponibile ad accettare una filosofa di vita, come il Buddismo, piuttosto che la serie di dogmi e regole meccaniche dettata da un cattolicesimo da inquisizione che oggi va di moda in certi ambienti del nostro paese. Ma ecco presentarsi una seconda satellite: La scrittura staccata o finta staccata di lettera. In generale le lettere che compongono le singole parole sono attaccate l’una all’altra, a meno che ciò sia reso impossibile dal modello grafico: ad esempio è impossibile, a rigore, attaccare una “t” alla lettera seguente, poiché il trattino orizzontale della “t”, se presente, obbliga lo scrivente a staccare la penna dal foglio. La scrittura nella quale, all’interno di una singola parola, molte lettere siano staccate tra di loro, indica una particolare situazione psicologica dello scrivente. Procedere da sinistra verso destra mentre si traccia una parola significa, infatti, procedere secondo la freccia del tempo (almeno per le civiltà non arabico-orientali). La parte centrale della grafia rappresenta il proprio IO, “come ci si sente con noi stessi”, e lo staccato di lettera indica semplicemente che lo scrivente, mentre disegna una lettera, non sa chi egli sarà nell’attimo successivo. In altre parole chi scrive “staccato di lettera”, presenta delle difficoltà riguardo alla propria identità, nel senso che tenta continuamente di comprendere chi egli sia in realtà. Uno schizofrenico tende a scrivere staccato di lettera, ma nella sua grafia si può facilmente notare una serie di altre satelliti che sono, invece, completamente assenti nella grafia degli addotti: un classico esempio è la scrittura stentata (nella quale lo scrivente cambia in continuazione la direzione della penna e la pressione sul foglio, anche quando queste azioni escono dal modello grafico standard), accompagnata da satelliti come la scrittura confusa e poco leggibile, la confusione negli spazi, le aste delle “t” che si manifestano con grande variabilità nella lunghezza e spesso sono arrotolate su se stesse od allungate a dismisura verso l’alto. La scrittura staccata di lettera si accorda bene con la presenza, nella mente dell’addotto,di memorie aliene, di memorie di carrier e di coscienze di entità quali anima, spirito e mente che manifestano continuamente la loro velata presenza, così come ho già avuto modo di scrivere. Gli addotti, infatti, alla domanda del test: Avete mai pensato di non essere figli dei vostri genitori? oppure alla domanda: Avete mai pensato di provenire da un altro pianeta? oppure ancora: Avete ricordi di vite passate? Rispondono sempre affermativamente. In molti casi essi scrivono con una grafia definita “finto staccato di lettera”, che deve essere esaminata con l’ausilio di una lente di ingrandimento, per mettere in evidenza piccoli e quasi impercettibili stacchi della penna tra una lettera e l’altra, all’interno della stessa parola. I soggetti si rendono inconsciamente conto di scrivere in questo modo e così tendono, adlerianamente, a reagire producendo, con una certa frequenza, invenzioni grafiche consistenti nell’introduzione di attacchi tra lettere laddove sarebbe impossibile avere un attacco di lettera. Alcuni scrivono in stampatello, poiché in tal modo è impossibile attaccare le lettere le une alle altre. Da un punto di vista prettamente grafologico, la scrittura in stampatello viene interpretata come volontà di non scoprire sé stessi mediante l’utilizzazione di un modello grafico comune, ma anonimo, in modo da evitare di poter essere riconosciuti per quello che in realtà si è. Per chi è avvezzo alla PNL, una grafia anonima è come una persona che non si muove mai e pertanto suscita immediatamente l’idea di essere un mistificatore di se stesso: qualcuno che sembra nessuno, cioè una persona che non produce fiducia nell’interlocutore. Se questo fosse il caso di un addotto, egli non sentirebbe poi il bisogno, persino quando scrive in stampatello, di attaccare a forza le singole lettere all’interno della parola, inventandosi modi assurdi e nuovi. Se lo scrivente sente il bisogno di legare le singole lettere, questo può testimoniare un disagio nello staccarle: in realtà chi scrive staccato non sa chi è ed, a volte, manifesta incapacità di conoscere la sua vera natura. Molti addotti, prima delle sedute di ipnosi, credono addirittura di essere alieni, mentre poi, alla fine delle ipnosi stesse, si rendono perfettamente conto di essere umani, riconquistando saldamente la loro vera identità. Ed ecco una terza satellite: Gli allunghi inferiori sovrapposti agli allunghi superiori del rigo sottostante. Anche se più rara, questa satellite prevede che si scriva in modo tale da sovrapporre l’una all’altra le righe, rendendo la lettura più difficile. Da un punto di vista grafico ciò indica sempre la presenza di un grave disagio, la cui causa sembra essere attribuibile a confusione tra il fare ed il pensare, o meglio, in questo caso, “tra l’aver pensato e l’aver fatto”. Il soggetto non appare capace, a livello cosciente, di decidere se ciò che egli ritiene un sogno lo sia stato veramente e non sa se ha veramente fatte, oppure solamente pensate (cioè sognate), le azioni che crede di aver compiuto durante un’esperienza di abduction. Tale indecisione è assolutamente in accordo con l’esperienza stessa di abduction, nella quale l’inconscio sa cosa è davvero successo, mentre il subconscio sospetta soltanto che sia successo qualcosa, ma non può mediare i segnali emessi dall’inconscio, perché questi, in condizioni normali, sono non fruibili da parte del cosciente. La satellite aliena: La scrittura speculare (http://xoomer.virgilio.it/pwvbo/speculare.htm). La stragrande maggioranza degli addotti è in grado di scrivere in modo speculare, come faceva Leonardo da Vinci, ovvero di scrivere da destra verso sinistra con le lettere disegnate al contrario, in modo che la scrittura debba essere vista allo specchio per poter essere letta in modo tradizionale. Questa interessante caratteristica non è legata a disfunzioni dei soggetti presi in esame e nemmeno a malfunzionamento dei collegamenti tra i lobi destro e sinistro del cervello. Infatti il test di Stroop, che serve per mettere in evidenza proprio questi malfunzionamenti bioorganici, viene superato con facilità da tutti gli addotti, compresi i mancini puri. Tra i casi analizzati ho, invece, notato una certa percentuale di mancinismo frenato. Il mancino frenato diventava, col tempo, ambidestro, poiché il mancino veniva comunque forzato, in età scolare, all’uso della destra da insegnanti di un certo tipo e di una certa generazione. Oggi che il mancino non viene più forzatamente corretto, si nota un notevole aumento di questa caratteristica rispetto al passato, come se essa, presente anche molto tempo addietro nella stessa percentuale, fosse stata messa in evidenza una volta eliminato il mascheramento imposto da una società antiquata ed ignorante, nella quale l’uso della mano sinistra veniva addirittura attribuita alla parentela con il diavolo. Cosa pensa la grafologia della scrittura speculare? Leonardo da Vinci, secondo certi studi, presenta una delle caratteristiche della dislessia, quella, cioè, di considerare la parola scritta come "un insieme", una "figura", che lui riproduceva in maniera "speculare", con una inversione dello spazio grafico, ma con un gesto fisiologicamente naturale per un mancino. Lo studio e l'impegno - come Leonardo dimostra - (e la necessaria riabilitazione fonologica) confortano la sdrammatizzazione del disagio dislessico, ricordando che non soltanto Leonardo da Vinci, ma anche Thomas Edison, Albert Einstein, Winston Churchill, Walt Disney erano dislessici. Io ritengo, invece, che le cose debbano essere interpretate in modo assai differente. Il test di Stroop ( http://faculty.washington.edu/chudler/words.html ) mette, infatti, in evidenza come le parole siano riconosciute dal lobo destro, mentre i colori dal sinistro. Se gli addotti vedessero la scrittura come un disegno, non sarebbero in grado di affrontare con successo il test nel quale si richiede di pronunciare il nome del colore con il quale sono stampati i caratteri di una parola che indica un colore del tutto diverso da quello delle proprie lettere componenti. Si chiede al soggetto sotto test di osservare la parola “verde” scritta, ad esempio, in colore “blu”, pronunciando ad alta voce “blu”: un dislessico direbbe “verde”, oppure non saprebbe cosa dire. La presenza, nella mente degli addotti, di una zona di memoria ad accesso negato, alla quale si riesce ad accedere mediante l’applicazione di metodologiche ipnotiche, fa emergere contenuti esperienziali di vite aliene. Da essi si deduce che una particolare popolazione aliena (principalmente i biondi a sei dita - nda) avrebbe collocato la mente di un proprio membro, i suoi ricordi, le sue esperienze nel cervello dell’addotto, appunto nella zona ad accesso negato. In quella parte di cervello esiste la capacità di scrivere in una lingua che si traccia da destra verso sinistra e quando, per caso, si apre qualche accesso casuale a quella zona del cervello, il soggetto diventa capace di scrivere da destra verso sinistra, mentre la sua coscienza mantiene salda l’idea della scrittura tracciata da sinistra a destra. Ne deriva un tentativo di mediazione che capovolge l’andamento della scrittura stessa e, nel caso in cui non si tratti di scrittura aliena, bensì di quella propria abituale, il cervello dell’addotto la reinterpreta in forma speculare. La satellite del tempo in cui viviamo: Le intozzature di secondo tipo. Con questo nome vengono indicate delle piccole zone nelle quali l’inchiostro diventa più spesso, collocate nella parte alta di tutti gli occhielli presenti. Si tratta di un punto in cui lo scrivete, nel tracciare l’occhiello, si è soffermato un attimo in più. Il soffermarsi della penna produce una maggior affluenza d’inchiostro in quel punto, che appare ingrossato come un “leggero puntino”. I principali grafologi italiani sono d’accordo nel definire questa intozzatura come “di secondo tipo” e la attribuiscono a propensione per lo stress emotivo (che produce nevrosi - nda). Chi è sotto stress, o comunque è particolarmente portato alla nevrosi, mostra, nella propria grafia, questo tipo di segno. Si tratta di un segnale non particolarmente identificativo, perché negli ultimi anni le grafie che ho analizzato mostravano questo tipo di satellite in percentuale elevata; evidentemente esso è dovuto anche, eufemisticamente parlando, al cosiddetto “logorio della vita moderna”, ma probabilmente manifesta un più ampio senso di un disagio interiore, sia sociale che di fondo. Da un punto di vista gestuale, colui che sta tracciando un occhiello, oppure sta tracciando il tratto superiore di ritorno della lettera “elle”, tornando indietro nello spazio e quindi, archetipicamente, pure nel tempo, si blocca, come se non volesse guardarsi indietro, come se qualcuno gli dicesse che indietro non si torna, come se pensasse: Ormai il passato è andato e non ho tempo di riflettere. Per questo soggetto non si deve tornare indietro a sindacare come si è vissuto il passato, perché ciò produce nevrosi. Non si può escludere che, nel caso delle grafie degli addotti, questa caratteristica scaturisca da due pulsioni contrastanti. La prima è che dentro di loro qualcosa li spinga ad indagare cosa sia in realtà successo durante le abduction non risolte a livello conscio; la seconda è il desiderio di sfuggire all’idea stessa che le abduction facciano realmente parte del proprio passato.

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Gli Elohim e il Serpente Piumato (parte 1 di 4)

di Costantino Paglialunga

Lo Spirito Santo è il principio
Dio è il Cosmo
Cristo è l’Universo
Lo strumento dello Spirito Santo è Dio. Lo strumento di Dio è Cristo. Lo strumento di Cristo è l’uomo. Dio è l’idea manifestata: Ego Sum, io sono, per volere dello Spirito Creativo o Spirito Santo. Il Suo corpo macrocosmico è composto da 150 bilioni di universi. Di esseri cosmici ve ne sono tanti: vi è l’essere cosmico esistente, ma non creato. Vi è l’essere cosmico creato, ma non manifestato. Vi è l’essere cosmico manifestato. Cristo è espressione purissima di Dio, ma non è Dio. Dio illumina Cristo. Cristo illumina Gesù. Gesù illumina l’uomo che non è cosciente della verità. L’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio.

PREMESSA
L’uomo è collocato al vertice di una serie di strumenti posti al servizio della natura per raggiungere il fine per cui essaesiste,ossiala creazione e la manifestazione della vita.
Egli è la risultante di tre valori dimensionali, diversi l’uno dall’altro, seppur insieme operanti:
1- LO SPIRITO (Intelligenza)
L’ uomo reale, eterno, immutabile.
2- PNEUMA O ANIMA ASTRALE
Dinamismo vitale mutevole.
3- CORPO MATERIALE
Strumento mutevole coordinato dal dinamismo vitale o psiche, vincolato alla dimensione spazio-tempo.
- LO SPIRITO (Intelligenza Individuale)
Scaturisce dall’ intelligenza o Spirito Creativo del Cosmo. Esso è immortale e immutabile. Coordina, istruisce, determina e produce il processo operativo dell’ Astrale (Pneuma o Anima) con cui è sempre in contatto inseparabile durante il ciclo sperimentativo ed operativo nelle dimensioni spazio-tempo.
- PNEUMA O ANIMA (Dinamismo Astrale Vitale) Scaturisce dallo Spirito Creativo del Cosmo (Macroessere). Esso è mutevole ed immortale. Coordina ed istruisce le strutturazioni degli edifici fisici-materiali e determina la vitalità (Animismo) e i servizi necessari all’ intelligenza (Spirito), per lo svolgimento delle attività indispensabili al divenire continuo del Cosmo e alla sua cosmo-economia del Macroessere.
- CORPO MATERIALE (Strumento Mutevole) Scaturisce dalla Luce Astrale a cui è strettamente legato e da cui dipendono il suo dinamismo e la sua vitalità. Esso muta solo quando la Luce Astrale si distacca definitivamente per raggiunta sperimentazione dello Spirito. L’ immagine dell’ Uomo, in questi tre aspetti, è somigliante all’ essere Macrocosmico, composto dai valori operanti delle sette dimensioni e strutturato da 150 bilioni di universi.
L’ uomo svolge una funzione operativa nel suo pianeta, la quale viene definita vita. La vita è un dono prezioso perché attraverso di essa si espletano le opere che istruiscono una collaborazione nell’ economia creativa e nell’ armonico sviluppo del grande Essere Cosmico che ci contiene e di cui ogni cosa visibile ed invisibile ne è parte integrante e inscindibile. La vita è espressione e volontà di essere dello Spirito Creativo, esigenza insopprimibile del Grande Amore di manifestarsi, di produrre di riprodurre, di mutare , di legarsi al desiderio di conoscere il transitorio, il mutabile all’ eternità. E non solo per questo, ma anche di ricercare e gustare le prodigiose bellezze che traspaiono nella Luce del Creato e del’ increato, nella forma e nella sostanza. La vita è un meraviglioso sentiero di conoscenza, un mezzo eccellente per sperimentare, un passo di un lungo cammino che conduce verso la sublimazione assoluta della materia, verso la suprema meta, verso DIO. L’ uomo potrebbe ascendere evitando il dolore e, in breve tempo, divenire cosciente della sua reale identità. Gesù-Cristo insegnò, principalmente, il metodo per arrivare facilmente alla conoscenza di se stessi in DIO. Cerchiamo di fare perciò una analogia, per poterne approfondire il significato, tra questi alti concetti con le conoscenze attuali. Oggi, grazie alla geniale intuizione di Albert Einstein, si sa che esiste l’ equivalenza tra la massa e l’ energia, espressa dalla formula matematica E = m c2 in cui E rappresenta l’ energia, m la massa e c2 la velocità della luce (300.000 Km/sec) al quadrato. Questa formula afferma che la spartizione di una piccola quantità di materia, libera una quantità enorme di energia. Per materia non bisogna intendere solo quella di natura biofisica ( le creature dei pianeti ) ma anche quella di natura astrofisica ( Sistemi Solari, Galassie, etc.).
LA MATERIA E’ ESSENZIALMENTE ENERGIA.
Quindi l’ energia, come espressione di materia, può assumere diverse caratteristiche più o meno dense. E una qualsiasi energia, per essere tale, deve necessariamente avere una fonte, un Generatore. Se prendiamo in considerazione una lampada, vediamo che è possibile paragonarla all’ Uomo. La lampada, infatti, è costituita da un involucro esterno dentro il quale vi è un filamento destinato ad esprimere, con valori variabili, l’ Energia-Luce. La lampada, però, presa a se non potrebbe manifestare alcuna luce se, dall’ esterno, non intervenisse quel valore energetico destinato ad attivarla. Questo valore energetico non è nella lampada, ma fuori di essa e costituisce la Causa. Causa che scaturisce da un Generatore che ha la funzione di generare quell’ energia che la lampada trasformerà in luce cioè in Effetto.
E’ CONSEGUENTE CHE NEL GENERATORE DOVRA' ESISTERE: UN POLO POSITIVO E UN POLO NEGATIVO.
Se manca uno di questi due poli, la lampada non potrà accendersi anche se la Causa esiste già. Pur esistendo la Causa, l’ Effetto non può manifestarsi.
L’UOMO E’ COME UNA LAMPADA.
Esso è formato da un involucro di materia ( corpo fisico ) entro il quale è inserito un circuito destinato a manifestare una certa energia che chiamiamo Vita. Ma l’ Uomo preso a se, non potrebbe manifestare alcuna animazione se, dall’ esterno, non intervenisse quel valore energetico destinato ad attivarlo. Come per la lampada, dunque, questa energia non è nell’ Uomo, ma fuori di esso. La differenza sostanziale esistente tra l’ Uomo e la lampada è che, ad attivare il primo è l’ energia psichica irraggiata dal Sole e ad attivare la seconda è l’ energia elettrica proveniente da un generatore. L’ energia psichica è l’ artefice dell’ animazione della materia. Tale prodigiosa energia, emessa dal Sole, organizza le strutture della materia organica ed inorganica, proponendo altresì una legge immutabile di causa ed effetto nonché il condizionamento dei molteplici sviluppi sui vari piani dimensionali. L’energia psichica è anche una forma intellettiva istintiva , capace di assumere un ordine genetico. Nella materia organica tale intelligenza istintiva carica l’ energia psichica di un ordine di difesa in relazione alle caratteristiche assunte in un determinato ambiente. L’ abitacolo umano è la risultante evoluta dell’ energia psichica. Ritornando all’Uomo, egli è l’ effetto di una Causa pre-esistente.Egli dipende da un generatore. Come per la lampada, nell’ economia della Vita dell’ infinito Creato, il Polo Positivo è costituito dallo SPIRITO (Causa Sostanziale ) e il polo Negativo dalla materia (Effetto Formale) cioè dal corpo fisico. Da precisare che per negativo non si intende alcunché di diabolico o demoniaco, ma semplicemente l’ effetto della causa. In ogni uomo è inserito un circuito destinato a manifestare i valori dell’ Energia Sostanziale che lo compenetrano. L’ Uomo infatti, oltre a manifestare il valore vita, manifesta pure specifici valori umani che variano da individuo a individuo.
QUESTO CIRCUITO INSERITO NELL’ UOMO VERRA' CHIAMATA ANIMA.
L’Anima la si può immaginare come un serbatoio destinato a contenere i valori dell’ Uomo che acquisisce nel corso della sua vita attraverso le varie esperienze. Questi valori vengono conquistati attraverso la legge del dare e dell’ avere: Se ama, sarà amato; se odia, sarà odiato; se loda, sarà lodato; etc... Immaginiamo inoltre che questo serbatoio-anima sia dotato di uno strumento di misurazione che abbraccia una gamma di valori vibrazionali che si affinano sempre di più man mano che affluiscono le esperienze. queso strumento di misurazione verra’ chiamato coscienza. La coscienza è il ponte di corrispondenza fra i valori relativi dell’ Uomo (In quanto negativo ) e i valori assoluti dello Spirito (In quanto positivo ). La coscienza è lo strumento che rileva la differenza esistente tra la materia e lo Spirito ed è il mezzo capace di far rimanere intatta e pienamente cosciente l’ Intelligenza che conduce alla grande Verità. Il serbatoio-anima possiede in pratica un corpo immateriale perfettamente parallelo al corpo materiale e le sue basi poggiano sulla percezione, sul sentimento e sul pensiero. La materia organica del corpo è insensibile ma capace di trasmettere all’ Anima tutto ciò che proviene dal mondo materiale. Poiché lo Spirito è Energia Sostanziale con valori assoluti, l’ Uomo non può essere altro che energia materiale con valori relativi. Poiché lo Spirito è espressione di Intelligenza Cosmica, l’ Uomo non può che esprimere atti relativi alla sua limitata Intelligenza umana. La differenza delle manifestazioni di valori umani tra gli stessi uomini dipende dal fatto che il serbatoio-anima può essere riempito di esperienze attinte lungo le vie della vita per cui lo strumento coscienza è sintonizzato su valori più o meno materiali o spirituali. Se l’ indice di questo strumento si è gradatamente spostato sui progressivi valori del Polo Positivo, quest’ Uomo manifesterà alti valori vibrazionali rappresentando l’UOMO-DIO. L’ Uomo è un veicolo, ovvero il veicolo dello Spirito e come tale egli è un trasformatore evolutivo della Coscienza; Coscienza che si evolve sempre più in virtù di una delle Leggi che governano la Creazione: La legge della Rinascita o Reincarnazione. L’ Energia che vitalizza l’ Uomo si trasforma gradatamente da materiale a spirituale man mano che egli si allontana dalle influenze del Polo negativo per cadere progressivamente nel campo delle influenze esercitate dal Polo Positivo. L’ Uomo in quanto Coscienza, attraverso la reincarnazione, viene strumentalizzato quale veicolo materiale dello Spirito ed è costretto a percorrere una scala di valori spirituali che comprende sette coscienze suddivise in due gruppi. Nel gruppo definito Quaternario Inferiore sono compresi in sintesi i seguenti valori che soggiacciono al cumulo delle influenze esercitate dal Polo negativo (materiale):
VALORE MINERALE -che ha una propria coscienza che si evolve in:
VALORE VEGETALE -che ha una propria coscienza che si evolve in:
VALORE ANIMALE -che ha una propria coscienza che si evolve in:
VALORE UMANO corredato di una propria coscienza.
L’ Uomo, in quanto coscienza, è la sintesi evolutiva delle tre coscienze inferiori e, in quanto veicolo materiale, è un assimilatore e trasformatore dei valori energetici dei tre regni succitati. Negli animali, unici esseri animati, esiste solamente l’ istinto, l’ ubbidienza incosciente della Legge Divina. Il regno animale possiede un Anima Collettiva ed ogni razza animale possiede la sua anima di gruppo . Gli animali infatti obbediscono ad una legge collettiva legata alla loro specie e solamente quando entra in loro l’ individualità, cioè l’ intelligenza, l’ animale diviene Uomo. L’ individualità rende perciò ,l’ uomo Intelligente e consapevole della sua esistenza e la volontà è il mezzo per realizzare il suo libero arbitrio per una vita ascensionale. Nel gruppo della Triade Superiore sono compresi i valori che soggiacciono al cumulo delle influenze esercitate dal Polo Positivo (Spirito):
VALORE PLANETARIO - che ha una propria coscienza procedente dal
VALORE UNIVERSALE - che ha una propria coscienza procedente dal
VALORE COSMICO - che ha la Coscienza Assoluta, la Coscienza Primigenia, dalla quale procedono tutte le altre coscienze.
Man mano che l’ Uomo, nascendo e morendo alternativamente, si arricchirà delle esperienze attinte nel regno della materia, egli percorrerà la scala dell’ evoluzione e così, in quanto intelligenza, si proietterà verso l’ infinito piano della Scienza Universale e in quanto coscienza progredirà sempre più in quella volumetrica Sapienza e Saggezza grazie alle quali sarà possibile penetrare i segreti dell’ intima natura vivente di DIO, di comprenderne sempre più la funzione creativa e di assimilare meglio gli scopi e le finalità intrinseche del suo Divenire eterno. Più egli si allontanerà dall’ influsso esercitato dal Polo Negativo materiale, più si immergerà nella Sapienza dei Valori Assoluti. E’ così che la sua coscienza sarà pervasa dai valori positivi dell’ Amore, della Giustizia, della Fratellanza, per cui egli da un punto su una retta, qual’ era prima, diverrà un punto su un volume. Persino il valore atomico del suo corpo si sintonizzerà sui valori atomici meno densi e più eterei, fino a che, lo Spirito, un giorno non avrà più bisogno della materia che gli servì per attingere le necessarie esperienze del Polo Negativo. Tempo verrà allora che l’ Uomo non sarà più un Uomo parte del Tutto, ma uno Spirito ritornato nel Tutto. Uno Spirito, cioè, ritornato alla Purezza Primigenia, corredato di un valore che all’ origine non aveva: la coscienza. Coscienza di essere una nota vitale del possente complesso armonico creativo.Il seguente ipotetico esempio vuol riassumere questo ultimo concetto. Se consideriamo l’ Uomo quale fiammella incosciente che parte, per imposizione divina, da un punto A per arrivare al punto B, sempre per imposizione divina, il libero arbitrio gli consente di scegliere un infinità di percorsi. Resta sempre il fatto che al punto B dovrà giungere per Legge di Evoluzione. Può ritardare la sua ascensione se non rispetta le Leggi del Cosmo, come pure può avvicinarsi in maniera rapida se le accetta e le utilizza. Gesù-Cristo, quale maestro di vita, ci insegnò proprio questo! Ogni uomo in pratica si muove come arbitro della propria vita, in una libertà che cessa con la morte fisica che è l’ anticamera di una vita successiva che riproporrà ancora e sempre l’ alternativa di un libero arbitrio entro precisi schemi che non servono affatto l’ Uomo, ma l’ Idea Creativa Cosmica. L’Uomo nel confronto con una lampada e nel suo aspetto trino, può essere schematizzato così: E’ conseguente pensare che una qualsiasi lampada manifesti un valore energetico espresso in Watt (Potenza). Una lampada da 5 watt diffonde un tenue chiarore che è ben lontano, però, dall’ esprimere un potenziale appartenente al suo generatore. Ma ci possono essere lampade che possono esprimere la potenza di 1 watt come pure di 100o watt o addirittura una potenza ancora maggiore. E’ logico supporre che nel circuito elettrico dovranno comparire dei trasformatori atti a non far saltare, per carico eccessivo, una lampada qualora riceva un valore superiore per il quale era predisposta. Nel parallelo con l’ Uomo, si può attuare lo stesso ragionamento sostituendo il concetto di trasformatore con il Sole. Se attribuiamo un valore di potenza ideale per una lampada, corrispondente all’ Uomo terrestre, di alcuni watt, le lampade di potenza superiore o inferiore apparterranno ad uomini di diversi pianeti capaci di sopportare e quindi di esprimere potenze più elevate o più basse.In effetti è assurdo pensare e credere che il Generatore Cosmico alimenti di Energia Sostanziale un solo pianeta. Nell’ infinito arco della Creazione, di pianeti ne esistono miliardi di miliardi di miliardi e quindi le relative civiltà manifesteranno diverse evoluzioni e cioè diversi gradi di Coscienza e di Intelligenza. Al di sopra dell’ Uomo terrestre vi sono i Messaggeri (Angeli ieri Extraterrestri oggi), interpreti dei voleri e delle Leggi del Divino Spirito Creativo incarnato nei grandi Maestri del Cosmo o meglio negli UOMINI DEI. Gli Astri o Soli infatti sono abitati da Esseri con una coscienza di gran lunga superiore alla nostra ed hanno la possibilità di creare forme e sostanze e quindi di generare la vita. Sono gli Elohim, gli Archetipi o meglio le Potenze Celesti. Per ritornare all’ inizio del discorso, coteste gerarchie spirituali che abitano il Creato altro non sono che i molteplici ed infiniti aspetti di quella Volontà Onnicreante che premia la vita in tutti i suoi indispensabili moventi edificativi ed evolutivi. GLI ELOHIM Sono Esseri con caratteristiche multidimensionali. Il loro reale elemento è la Luce che manipolano così come noi manipoliamo la materia. E’ nelle loro facoltà creare forme e sostanze ed innestare una capacità memorizzativa trasmissibile. e’ nei loro poteri istruire un essere bio-fisico-psichico e renderlo a Loro Immagine e Somiglianza. La vita intelligente o spirito vivente, pullula nel Cosmo e ciò grazie a questi Elohim, possessori incontrastati della Intelligenza Onnicreante o Spirito Santo. Sono Loro i fautori della Deità e dell’ evoluzione cosmica a cui il nostro sistema solare è indissolubilmente legato. Sono Esseri portanti capacità scientifiche e tecniche impensabili. Sono pure gli esecutori della Intelligenza Onnicreante ed istruiscono il continuo divenire del Macroessere e dei suoi equilibri cosmofisici e cosmodinamici. Questi Signori della Luce Espletano pure la funzione di coordinare ed istruire il costrutto esecutivo nelle Macrocellule attive (pianeti), determinando anche il complesso e vario gruppo enzimatico destinato ad elaborare l’ energia vitale della Macromolecola (sistema solare), assecondando la specifica genetica innestata dallo Zoide Cosmico (cometa). E’ naturale che tra questo gruppo enzimatico c’è l’ Uomo, un componente con particolari prerogative, dotato di un corredo psico-fisico e spirituale speciale rispetto a tutto il numerosissimo gruppo enzimatico contenuto nella Macrocellula. In ultima analisi DIO è l’ Archetipo dei Geni Creatori di forma e sostanza, manipolatori di genetiche e di prodigiose strutture bio-fisiche-psichiche e bio-dinamiche. A loro volta gli Elohim possono essere degli Archetipi. " L’ archetipo è il padre di una moltitudine. L’ Essere Luce che vi ha generati. Egli è il padre del vostro eterno essere. L’ Essere Luce ha una grande moltitudine di figli maschi e femmine. Sono tutti suoi, perché da essi sono nati e per lui vivono, per la sua gioia di essere e di a servire ed amare la suprema Luce di tutto il creato. L’ Essere Luce è il primo, il seme, l’ albero e voi siete i frutti semi del suo seme. Egli è la vostra meta. Egli vi ha generati, a lui ritornerete, perché figli e figlie dell’ amore del suo splendore creativo. L’ Essere Luce è la matrice di tutti i vostri spiriti." Questi Dei ad Eugenio Siragusa hanno detto: Nei nostri archivi c’è la storia che riguarda la formazione del vostro sistema solare. Esso si formò circa 20 miliardi di anni del vostro tempo, da una stella (come voi la chiamate) supernova che fecondava in uno spazio che non è più perché già dilatatosi. Possediamo anche la storia degli stadi evolutivi successivi, sino ai vostri giorni: il vostro tempo e il vostro spazio non hanno senso per noi che viviamo fuori dal tempo e dallo spazio. La nostra evoluzione astrale ci consente di penetrare temporaneamente tutte le dimensioni, essendo noi composti di Luce, elemento primario che tutto manifesta, sia sui piani sensoriali che psichici e fisici. Noi non siamo mortali. Noi coordiniamo, elaboriamo le strutture dell’ universo visibile e di quanto è ad esso utile per il suo divenire. Siamo noi che creiamo le genetiche cosmiche e le aggregazione degli elementi che alimentano l’ esistenza di ogni cosa visibile ed invisibile. Siamo noi gli archetipi, gli Elohim, gli dei della storia. Voi siete perché noi l’ abbiamo voluto, facendovi a nostra immagine e somiglianza. Potreste anche non essere più, se solo lo volessimo. I vostri primi padri, coloro che fecondarono la vita intelligente sul vostro pianeta, vennero da lontano e non erano terrestri. Le prime tribù di umanoidi, figli del mondo, erano privi di intelligenza prima che avvenisse l’ accoppiamento tra i figli di Dio e le figlie degli uomini. Allora divenne Homo Sapiens, ovvero erede di una genetica innestata da un valore superiore, dal Dio vivente. Gli Dei si erano compiaciuti, rendendo un uomo animale a loro immagine e somiglianza, e concedendogli il beneficio dell’ immortalità a condizione ben precise e con l’ obbligo di rispettare ed ubbidire le leggi dei creatori e venerare la forza onnipresente, onnipotente e onnisciente del Santo Spirito, Creatore di Tutto, Dei compresi. Ogni cielo ha un padre, un governatore della Intelligenza Creante, un Dio (come voi lo chiamate) coadiuvato da una schiera indefinibile di coordinatori, di istruttori, di sorveglianti, di modificatori, di manipolatori, figli della Luce e padroni del suo potere e degli elementi primari, realizzatori della vita nelle sue varie dimensioni.Il vostro Sole è il Logos dell’ Idea Divina Creante, dove ogni idea viene ad essere forma prima di essere, di esistere, di servire, di essere servito. La Verità è la conoscenza, e la coscienza dell’ accumulo, deposito indistruttibile delle opere sperimentate nell’ edificio creativo dove si forgia il divenire continuo, mutevole, eterno del Cosmo. L' ieri e il domani si identificano nell’ eterno presente, mentre lo spazio e il tempo altro non sono che apparenze scaturenti dalle dimensioni relative delle masse gravitanti negli emisferi materiali. L’ assoluto esiste solo nell’ astralità dove tutto è causa sublimata dell’ incorruttibile armonia del potere divino e dell’ androgenità delle forme nate dall’ idea della Luce Creante. Noi non possiamo partire dalla realtà che crediamo tale per andare verso il metafisico. Per ricostruire bisogna prima demolire la vecchia " casa " , ossia demolire le vecchie cognizioni per poter edificare le nuove. Una di queste potrebbe essere quella della formazione del nostro sistema solare ed inoltre quella di conoscere meglio la relazione che esiste tra il nostro Sole e l’ Essere Macrocosmico.
IL SISTEMA SOLARE
E’ un insieme di corpi celesti composto dal Sole (l’ attuale stella) e da una moltitudine di corpi opachi: i pianeti, i satelliti dei pianeti, gli asteroidi, le comete, le meteore, polveri e gas. Tutti questi corpi opachi ruotano attorno al Sole che è l’ oggetto più grande in quanto contiene oltre il 99% della massa esistente nel sistema solare. Il Sole è una stella di dimensioni medio-piccole. Lo studio del Sole sinora è avvenuto in maniera univoca e cioè solo dal punto di vista astrofisico, senza che si potesse capire molto sulla sua origine, sulla sua evoluzione e sulla sua attività nell’ economia creativa dell’ Universo. si vuole perciò precisare che i Sistemi Solari, le Galassie e quant’ altro esiste nell’ infinito spazio cosmico, sono scaturiti dalla perfettissima ingegneria genetica dell’ intelligenza che presiede il continuo divenire del Tutto, uomo compreso. Bisogna rendersi conto che gli innesti, le mutazioni frequenziali che propongono i complessi mutamenti nei vari piani dimensionali, sono sempre esistiti sin dal principio. Come pure è bene precisare che senza il Sole, la ghiandola macrocosmica, senza tale nucleo dispensatore dell’ Idea Creativa, i pianeti non avrebbero potuto sopravvivere, non avrebbero potuto esistere. La dissoluzione sarebbe inevitabile se venissero meno la forza coesile e la forza vitale che legano armonicamente la Macromolecola. Gli antichi padri dell’ umana specie ebbero esatta conoscenza sulla reale funzione esercitata dal Sole, seppero molto di più di quanto la moderna scienza conosce. Il Sole è la causa della vita e di ogni cosa creata. E questa energia che possiede il Sole per creare la vita, si chiama energia psichica. Dal Sole scaturisce l’ Idea Creativa della Suprema Intelligenza del Cosmo. Nel Sole risiede il Verbo di Dio. Nella sua luce Cristica giace, soavissimamente, la Verità, la via, la vita. Ogni cosa esiste, vive e muta perché il Sole è fonte dell’ essere, Il Dio vivente. Nel suo splendore vi è la sapienza di colui che è. Il Sole può essere paragonato ad una ghiandola secernitrice del Corpo Macrocosmico con compiti ben precisi e con leggi immutabili. Uno dei compiti primari è quello di assorbire l'energia primordiale pura e di psichizzarla. L’ energia psichizzante è l’ artefice dell’ animazione della materia. Codesta energia organizza le strutture della materia organica ed inorganica, proponendo altresì una legge immutabile di causa ed effetto nonché il condizionamento dei molteplici sviluppi sui vari piani dimensionali. La materia psichizzata è la risultante della collaborazione fra l’ energia vitale e gli elementi psichizzati. L’Uomo fisico è materia psichizzata: è una risultante dell’ Idea Divina, ma anche contenitore dell’ Intelligenza Divina. Questa è la meraviglia della creazione dell’ Uomo. L’ energia psichizzante che i Soli secernono è ancora sconosciuta dalla scienza terrestre. Alcuni studiosi hanno individuato i corpuscoli veicolo, ma ne ignorano la particolare struttura e la natura contenuta e trasportata. E’ questa l’ Energia psichizzante che possiede la particolare capacità di informare la cosmica materia dei valori strutturali genetici. La laboriosa attività di questa energia solare produce i quanta-sens che sono i valori materiali psichizzati sui vari piani dimensionali noti ed ignoti alla nostra scienza. Questi quanta-sens, oltre a produrre i valori psichizzati sui vari piani dimensionali, istruiscono e determinano i quanta-memor che sono i corpi pensiero o meglio le immagini dei valori sperimentati ed atti ad essere riassorbiti dall’ Accumulatore-Memoria (Sole). Gli antichi abitatori della Terra ebbero una perfetta cognizione dell’ arte sapiente ed eterna del Sole. Ebbero piena conoscenza della sua natura vivente e sapevano, altresì, che in Esso risiedevano tutti i corpi pensiero di DIO.

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Tempo libero

A caccia dell'aurora boreale

di Gianfranco Pepe

In altre occasioni ho intitolato i miei resoconti di viaggio mettendo in risalto i colori dei luoghi visitati (Tutti i colori dell'Africa, Tutti i colori del Cile, ecc), ma questo breve soggiorno nella Lapponia finlandese è stata invece un'esperienza monocolore, un'esperienza in bianco. Il bianco candido della spessa coltre di neve che ricopriva morbidamente la taiga polare, i suoi boschi di conifere e i suoi specchi d’acqua, il bianco accecante delle immense distese ondulate, il bianco del mare ancora ghiacciato nella baia di Helsinki, e anche il bianco lattiginoso del cielo che, con un costante manto di nubi, ci ha purtroppo negato di aggiungere colore al nostro viaggio con la magica visione dell'aurora boreale, le spettacolari luci del nord. Questo fenomeno celeste, visibile solo a queste latitudini, dipende dall'attività solare e dallo scontro nel campo magnetico dei due poli degli elettroni provenienti dal sole, con i diversi gas contenuti nell'atmosfera. Lo straordinario effetto che ne scaturisce, pervade di profonde emozioni, alcune volte così intense da commuovere sino alle lacrime, coloro che hanno la fortuna di assaporarne la bellezza. Fasce più o meno larghe di colori fluorescenti, generalmente verdi, gialle o rosse e più raramente blu, che fluttuano nella cupola del cielo, anche spostandosi e danzando da un lato all'altro dell'orizzonte. Archi di luce che illuminano la notte, impulsi luminosi che appaiono e scompaiono ad intermittenza, insomma un grandioso spettacolo difficilmente descrivibile. Il manifestarsi di questi straordinari fenomeni è legato all'intensità delle macchie solari, e questi sono anni assai ricchi di attività. Infatti alle latitudini alle quali siamo arrivati, il fenomeno si manifesta più o meno intensamente diverse volte nell'arco di una settimana, ma per poterlo osservare occorre che il cielo sia stellato e quindi sgombro di nuvole. Al contrario noi abbiamo goduto di un clima gradevolissimo, ideale per lo svolgimento di qualsiasi attività, con una temperatura costante intorno ai meno 7 gradi, un clima asciutto e senza vento, con rare brevi nevicate, ma con un cielo costantemente coperto. Tre ore di aereo ci separano dalla capitale Helsinki, ma da qui mancano ancora più di mille chilometri e un'ora e mezza di volo verso nord est per giungere alla nostra meta, la cittadina di Ivalo, 250 chilometri all'interno del circolo polare artico. Il nostro hotel, un villaggio perso nel nulla, si trova ad una decina di chilometri da una piccola località turistica di nome Saariselka, un paradiso per lo sci di fondo. Ci viene assegnato un suggestivo cottage costruito con grandi tronchi , usati sia per gli esterni che per l'arredamento interno. Una dimora davvero confortevole e accogliente, attrezzata anche con una sauna foderata di legno, pronta a scaldare le nostre ossa infreddolite al ritorno dalle attività all’aperto. Siamo immersi in un silenzio assoluto, che cullerà le nostre notti e che ci accompagna alla nostra casetta mentre trainiamo una slitta carica dei nostri bagagli. Abbiamo già riservato alcune escursioni, sia durante il giorno che in serata, e queste ultime hanno tutte lo stesso scopo, andare a caccia dell’aurora polare, alla ricerca di uno squarcio di cielo sereno che possa regalarci quelle magiche visioni. Come prima gita non poteva mancare un incontro ravvicinato con le renne, dolcissimi quadrupedi più o meno cornuti dalla insospettabile resistenza a condizioni talvolta veramente estreme. A guidare il treno composto da 5 renne e altrettante piccole slitte, un lappone dell’etnia Sami, che popola dalla notte dei tempi questi luoghi inospitali. Proseguiamo lentamente seguendo un sentiero nel bosco, riuscendo ad assaporarne tutta la sua incantata atmosfera con grande tranquillità, ma cominciando a dubbitare che siano davvero questi placidi animali a trainare nel cielo la pesante slitta di Babbo Natale! Si apre una radura nel bosco e compare una grande capanna ispirata a quelle dei nomadi Sami e all’interno ci accoglie un grande fuoco scoppiettante e un piatto di zuppa, ovviamente a base di renna dal sapore tutto sommato gradevole. Dopo cena ci attende un’escursione con un gatto delle nevi che traina un caravan su slitta, dalle pareti e dal tetto trasparenti, sempre nella speranza che la notte ci faccia un bel regalo. Sono le 8 di sera ma il cielo non è completamente buio, sia perché il sole che tramonta intorno alle 17,30 lascia dopo di se un lunghissimo crepuscolo che si spegne assai lentamente, sia perché le luci della cittadina a 10 chilometri da noi, nella totale assenza di altro inquinamento luminoso, si riflettono sulle nuvole espandendo una flebile luminosità in tutta la zona. Percorriamo un lungo percorso sia nella foresta che in spazi più aperti, arrampicandoci poi sulla cima di una collina. Usciamo all’aperto e assaporiamo il silenzio e l’incanto ovattato dell’ambiente che ci circonda. Il bosco è stracarico di neve e gli alberi, piegandosi sotto il suo peso, danno vita a forme fantasiose e fiabesche. Ci sembra di intravedere un uomo che corre , un’altro che dorme e persino una giraffa e un cammello assai poco probabili a queste latitudini! Nel folto della foresta, lontani da tutto e da tutti, anche qui compare una grande capanna Sami e anche qui possiamo scaldarci e rifocillarci. L’autista del gatto ha probabilmente poteri da fachiro, perché con le sue mani completamente nere, dopo essersele semplicemente rinfrescate nella neve, sposta e rivolta i ciocchi di legna prendendoli direttamente nel fuoco, e afferra i manici incandecenti delle caraffe senza fare una piega. Il rosso scintillante di quel magnifico fuoco rimane però l’unica fonte di colore ad illuminare questa notte senza stelle. Ai margini del nostro resort si trova un allevamento di cani Husky e mentre ci avviciniamo cominciamo a sentire i loro latrati. Sono eccitatissimi perché sanno che tra poco saranno liberati e cominceranno a fare la cosa che preferiscono e per cui sono nati, correre sulla neve e tirare. Gli incaricati hanno già scelto e composto le 10 mute che traineranno altrettante slitte, 6 cani e 2 passeggeri per ogni slitta. Quelli assegnati a me e mia moglie però sono solo 5 e presto ci renderemo conto del perché. In passeggero si infila in una sorta di bassa culla alla stessa altezza dei cani, mentre il conduttore resta dietro, in piedi appoggiato sui 2 pattini, tra i quali si trova il pedale del freno. I 60 cani sono ancora legati ma sembrano indemoniati e il loro abbaiare, i guaiti e gli ululati riempiono l’aria con un suono assordante. La giusta atmosfera per caricarsi prima della lunga corsa! Comincia a guidare Frediana, che si appoggia con tutto il suo peso sul pedale del freno che morde la neve, ma questo non basta per contrastare la forza incredibile col la quale i nostri bellissimi animali fanno sobbalzare la slitta. I primi 2 equipaggi sono partiti e adesso tocca a noi. Via un piede dal freno appoggiandolo sul pattino, via anche il secondo piede e “go go go”, si parte a razzo! La lunga colonna è preceduta da una motoslitta, mentre un’altra resta nelle retrovie a controllare che nessuno si schianti o si perda. In realtà perdersi è impossibile, visto che la pista è quasi obbligata e i cani seguono l’equipaggio che li precede e dal quale ci hanno raccomandato però di mantenere sempre una distanza di sicurezza. Appena partiti i cani smettono immediatamente di abbaiare e il silenzio torna padrone della scena. Si sente solo il leggero rumore delle zampe che spingono sulla neve, lo scivolare dei pattini e il cigolio della struttura elastica della slitta nei sobbalzi e nelle curve. Curve nelle quali i nostri fortissimi 5 cani tentano continuamente di passare all’interno per superare la muta che li precede, costringendoci a frenare. Per il resto siamo avvolti dalla meraviglia della foresta, con i tronchi degli abeti rossi carichi di neve che ci scorrono accanto sfiorandoci con i loro rami più bassi. . Nelle salite il conduttore scende dai pattini per dare una mano a spingere, stando ben attento di recuperare in fretta la posizione senza rischhiare di perdere la slitta. In discesa bisognerebbe frenare ma è troppo bello lasciar andare i cani e sbandare nelle curve. Ogni tanto la colonna si ferma, per far rifiatare i cani ma anche coloro che hanno la sfortuna di avere una muta pigra che li costringe a farsela quasi tutta spingendo di corsa. Gli Husky ricominciano ad essere irrequieti e qualcuno comincia ad ululare impaziente. Di lontano arriva il rumore della motoslitta che chiude la fila e che si sta spostando in testa. E’ il segnale della imminente ripresa della corsa e i cani impazziscono, squarciando la tranquillità del bosco con un boato di latrati e costringendo i conduttori a puiantarsi sui freni con tutta la forza possibile. Mi bviene autorizzato il cambio e anch’io provo l’ebrezza della guida. Il vento mi sferza il viso ma il movimento mi scalda e ho molto meno freddo che stando bloccato nella slitta. Frediana davanti mi dice quando rallentare e quando bloccarmi, scendo a spingere e ammortizzo gli scossoni nelle discese e nelle curve. Un’esperienza davvero divertente, sempre immersi in una natura incontaminata e selvaggia. L’ultimo lungo tratto attraversa una immensa pianura e i cani si lanciano al massimo della velocità, senza mostrare la benchè minima stanchezza. Dopo più di 20 chilometri e più di 3 ore ininterrotte di pista, salutiamo i nostri straordinari amici e ci scaldiamo in una tenda rifocillandoci con una buona zuppa calda di patate e merluzzo. Stasera la caccia si rinnova, ma osservando il cielo non abbiamo grandi speranze di successo. La ricerca di un tratto di cielo stellato la facciamo questa volta a cavallo di rombanti motoslitte. Ci bardiamo con tute termiche e caschi integrali e, dopo le attente istruzioni dei nostri accompagnatori, si parte nel buio. I fari delle motoslitte illuminano il percorso ma comunque il bianco della neve dona una grande luminosità a ciò che ci circonda. Le piste battute abbondano da queste parti, dove la motoslitta sostituisce spesso la macchina. Lungo le piste ci sono segnali stradali, limiti di velocità, incroci, indicazioni dei luoghi e delle distanze. Io e l’amico che è alla guida Speravamo in una corsa più veloce, ma una coppia di imbranati che si stavano per schiantare contro un albero proprio davanti a noi ci costringe a moderare la velocità. Dopo un lungo percorso, in una grande radura, ci fermiamo e spegnamo i motori. Ritroviamo la pace e, mentre l’istruttore ci descrive le meraviglie dell’aurora, un paio di stelline accendono la speranza. Infatti dopo poco quel tratto di cielo si illumina con una larga striscia di color verde evidenziatore, chiaro e brillante ma di poca durata. Dopo una quindicina di secondi il fenomeno scompare dietro le nuvole e noi torniamo in sella. Meglio che niente! L’ultima notte del nostro soggiorno nel circolo polare artico è davvero suggestiva. Ci trasferiamo dal cottage in legno ad un igloo di vetro, una cupola trasparente nella quale godere della visuale esterna standosene comodamente distesi al calduccio. Un interno moderno, piccolo ma molto funzionale, con un confortevole letto matrimoniale, spazi per sistemare i bagagli e un minuscolo bagno. Ce ne viene assegnato uno sulla sommità di una piccola altura, e siamo sufficentemente isolati da non dover temere sguardi indiscreti. Anche se il cielo continua ad essere coperto, è comuqnue una bellissima sensazione osservare ciò che ci circonda come se dormissimo all’aperto. Ad un tratto si scorgono dei bagliori, prima sulla nostra destra, poi dalla parte opposta e siamo certi che,oltre questo dispettoso strato di nuvole, gli angeli si stiano godendo lo spettacolo! Nel nostro igloo immerso nella neve e nel silenziola sveglia suona presto ma già siamo avvolti da un magico chiarore. . Chiniamo la testa per uscire dalla piccola porta e ritroviamo la slitta su cui caricare le nostre valige, nell’ovattata atmosfera di un’impalpabile nevicata. Oggi si parte per Helsinki dove trascorreremo la giornata, e anche stamattina non ci facciamo mancare il delizioso salmone affumicato che ci viene offerto per colazione. Lungo la strada per l’aeroporto, nella boscaglia scorgiamo una renna e un paio di caprioli in libertà che ci danno l’arrivederci. La nostra caccia all’aurora boreale non ha avuto l'esito sperato, e la numinosa preda si è abilmente nascosta ai nostri occhi. La natura però va comunque rispettata e non si può pensare che sia costantemente al nostro servizio, esaudendo ogni nostro desiderio. Ma, come direbbe ogni buon cacciatore, la ricerca della preda è già di per se carica di bellezza e di emozioni, e noi di queste ne abbiamo certamente goduto con grande soddisfazione.

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Informatica

L'informatica ieri, oggi e...domani?

di Mario Lorenzini

Agli albori dell'era informatica, nei primi anni '80, nascevano i primi computer, intesi come macchine, funzionalmente e fisicamente, vicine al mondo di oggi. Prima di quegli anni, la concezione di elaboratore elettronico era assai diversa. Era differente il metodo di immissione dei dati, la loro interpretazione, non esistevano certo le interfacce grafiche e anche i mezzi di archiviazione erano piuttosto rudimentali. Dai primi esempi rilevanti, come l'ENIAC, anno 1946, che occupava una sala di 9 x 30 metri, pesava varie tonnellate e necessitò per la sua costruzione di quasi 20.000 valvole termoioniche. Ai primi mainframe computazionali, che avevano grandi armadi con bobine a nastro magnetico con un diametro simile ai vecchi LP, usati per la memorizzazione dei dati. Alle prime visioni di personal computer, ossia una tastiera come periferica di input e un monitor quale output, più un’unità di calcolo riposta in un contenitore tipo parallelepipedo di dimensioni contenute.
In questi tre passaggi separati grossolanamente, si possono delineare le reali evoluzioni di ciò che genericamente è definito computer. Nel primo stadio la voglia di far primeggiare l’ingegno a tutti costi, senza badare all’ingombro, al costo e al tempo utile alla realizzazione dello strumento. Sicuramente alla fine della seconda guerra mondiale avevamo ancora un piccolo passo da compiere prima dell’era del microchip, ma questo non frenò Eckert e Mauchly, i progetisti dell’opera colossale. L’entusiasmo era alle stelle, la novità considerevole. Non si concepiva il fatto dell’eventuale portabilità dell’apparecchio, i fini erano più importanti del come e dove poterli raggiungere. L’Electronic Numerical Integrator And Computer era concepito per l’elaborazione di calcoli balistici, ragion per cui, l’ente che commissionò la sua realizzazione, un ex laboratorio dell’esercito americano, non badò a spese. Il dispendio energetico e di mantenimento furono enormi, le valvole si bruciavano spesso. Poco dopo sarebbe arrivato il primo prototipo del transistor che, progressivamente negli anni, avrebbe portato all’eliminazione definitiva del vecchio componente discreto. Poi cominciarono a presenziare sulle scrivanie i primi esempi di computer di formato compatto. Il tutto avallato dall’avvento del microprocessore (CPU), il centro nevralgico che domina ancora in vetta alla lista dei componenti che formano un computer. Funzionalmente, c’erano due approcci: sistemi operativi proprietari e sistemi operativi standard. I sistemi proprietari potevano offrire soluzioni anche innovative e interessanti rispetto alla concorrenza ma non consentivano l’interscambio di dati tra le macchine. Ma al tempo la cosa non era particolarmente sentita. Non esisteva internet, né le pen-drive. La necessità e l’utilità di colloquiare con altre apparecchiature, passargli informazioni che potevano essere ulteriormente manipolate, si fece sentire a livello gestionale. Con le banche dati, archivi che potevano vantare la conoscenza, si fa per dire, ovvero avere al proprio interno grandi moli di dati, incombeva l’esigenza di veicolare queste informazioni verso un ufficio posto a vari chilometri di distanza. Dopo il registratore a nastro magnetico ci fu il floppy disk, dispositivo più maneggevole, leggero e veloce, costituito da un sottile strato di mylar o altro materiale similplastico, che fungeva da intermediario tra più macchine con i dati conservati al suo interno, come i nastri. Nel PC, dove inizialmente il sistema di avvio era anch’esso memorizzato su questi supporti, più tardi ci si rese conto delle limitazioni del mezzo, ed ecco apparire l’hard disk, o fixed disk; il nome sta a indicare appunto, un dispositivo non rimovibile, posto nello chassis in veste non di un disco flessibile ma di più dischi (piattelli) rigidi sovrapposti, racchiusi in un involucro metallico. I vantaggi a favore erano maggior capacità di archiviazione, velocità e sicurezza. Dal primo figlio di IBM del ’56, costituito da alcune decine di dischi posti uno sull’altro, che poteva contenere circa 5 megabytes di dati, anche se pesante una tonnellata e paragonabile a un piccolo guardaroba in quanto a dimensioni, ai primi “scatolotti” che potevano essere alloggiati all’interno di un contenitore di alcune decine di centimetri di lato, con un paio di dischetti interni e per questo comparati a un fucile a doppietta e chiamati “winchester”. I tempi moderni hanno ulteriormente assottigliato le misure dei componenti e, di fatto, i dischi fissi, anche se ancora esistenti come concezione costruttiva di più dischi magnetici, vengono affiancati dalle unità di memorizzazione allo stato solido (SSD, solid state disk), in pratica un gruppo d memorie flash non volatili, capaci di surclassare in velocità le memorie di massa di tipo meccanico. E torniamo nuovamente sulle diversità fra i sistemi operativi. Nei primi anni ’80 comparvero sul mercato consumer alcuni modelli, detti microcomputer, che attrassero l’attenzione delle grandi masse; anche a livello pubblicitario si fece molto per farli conoscere; erano i primi esempi concreti di sistemi operativi chiusi, ma capaci di sviluppare, per il momento storico, una buona potenza elaborativa e versatilità. Esempi noti a chi, come me, era un adolescente affamato di novità tecnologiche, furono il Commodore 64 e lo ZX Spectrum, rispettivamente dell’americana Commodore Business Machines inc. e dell’inglese Sinclair research ltd. Entrambi dotati di processore 8 bit e poche decine di KB (sì, di KiloBites!), collegabili a un normale tv domestico. I dati venivano salvati e prelevati mediante comuni registratori a cassette o dedicati. Il sistema operativo era conservato su una memoria ROM e, all’accensione, caricato praticamente all’istante, vista anche la modesta dimensione del programma di gestione. Tale sistema era talmente ridotto all’osso da non avere comandi per la sua manipolazione, ma questa limitazione era ingegnosamente scavalcata lasciando che si caricasse automaticamente il BASIC, un linguaggio di programmazione semplice che veniva impiegato per eseguire piccoli compiti e apprendere i rudimenti dello sviluppo software. Niente da paragonare ai moderni pc, dove le cose si eseguono in modo facile e intuitivo, con schemi visuali. Il vantaggio della dotazione gratuita di un linguaggio interprete, come il BASIC, era sfortunatamente controbilanciato da questa caratteristica: per padroneggiare il computer, si doveva conoscere almeno un po’ di tecniche di programmazione. Ovviamente non si poteva scegliere, c’era solo quello; ciò favorì una specie di selezione: il computer non era ancora per tutti; da un lato i ragazzini inserivano in quei piccoli marchingegni delle cartridges di videogames, relegando il micro computer a solo uso di consolle da gioco, ma c’era anche chi, come me, cercava di capire come sfruttare quelle istruzioni, quei comandi, che il BASIC sfoggiava. L’intrinseca difficoltà nel perseguire un obiettivo, con questi mezzi retrò, ebbe quindi un ruolo decisivo nella nascita degli “smanettoni” desiderosi di spremere fino in fondo le risorse di quella macchina. Le persone di ieri, che hanno approciato in tal senso quelle novità, sono quelle che comprendono con interesse e approfondimento la tecnologia di oggi, che hanno portato alla realizzazione dei dispositivi attuali come smartphone, tablet, notebook, ecc. Come si faceva ad acquisire un file, un programma? Senza internet o una veloce memoria di massa come i DVD e le flash drive, le opzioni erano due: o si disponeva dei files registrati su cassetta e da lì si caricavano (diversi minuti per una manciata di Kilobites), o si scriveva il file, letteralmente digitandolo, leggendo il listato da riviste specializzate e apportando le modifiche a mano con le conoscenze acquisite. Il tempo occorrente era indubbiamente maggiore, ma il bagaglio delle nozioni aumentava, consentendo di velocizzare il ripetersi di un evento successivo. Il target era un altro in quegli anni; si badava relativamente poco all’interfaccia, peraltro spartana e a personale discrezione del team di analisti e programmatori. Fondamentali erano le corrette logiche di esecuzione, la leggerezza del codice (file di piccole dimensioni per poter essere agevolmente caricato e salvato su supporti di storage), e la velocità di esecuzione. Gli sforzi dei programmatori erano tesi alle performance velocistiche, oltre che a stipare programmi in memorie di massa abbastanza limitate. Oggi per contro, avendo disponibilità a basso prezzo di buone unità elaborative e supporti di archiviazione capienti, non ci si concentra più di tanto sull’ottimizzazione dei codici, ma sulla proposta al pubblico di un’interfaccia attraente, ricca di grafica, con colori, immagini suoni e video. Ed ecco il paradosso; se tutta questa semplificazione degli attuali sistemi operativi grafici, mista alla grande forza elaborativa e di archiviazione, ha portato alla diffusione della base informatica, il contraltare è stato anche un aumento dell’ignoranza nel settore. Come? Ecco il perché. Una volta per modificare un’immagine, requisiti indispensabili da sapere erano la grandezza e il tipo di file, poiché a seconda di queste variabili si doveva adoperare un programma diverso e un supporto con varia capacità. I ragazzi di oggi hanno perso un po’ il contatto, anche se impalpabile, con queste grandezze, anche se, a volte, si rendono necessarie. E’ vero che non dobbiamo badare molto a questi due fattori perché ci sono svariati programmi di elaborazione delle immagini che sono compatibili con i formati più diffusi, e non dobbiamo tenere in particolare conto la pesantezza di un file perché c’è spazio da vendere sulle memorie come le pen drives, ma ci sono casi in cui non si può ignorare il dettaglio. Ho visto ragazzi che inviavano foto dallo smartphone, giungendo alla soglia del loro traffico di banda, o altri che allegavano un file audio alla mail senza capire come mai ci volesse tanto tempo per spedirlo. Alla mia domanda: che formato fossero, mi hanno risposto: “eh, in formato immagine!” oppure, riferito all’audio: “Come che tipo di file è? È un file audio no?”. Come se i file audio o video o immagine fossero tutti dello stesso tipo. Se abbiamo un file audio wav non ci conviene spedirlo via e-mail, non prima di una conversione in formato mp3, che lo renderà circa 10 volte più piccolo. Anche un file grafico jpg è da preferire a un gravoso bmp, a meno che non si adoperino dei ritocchi fotografici speciali, inapplicabili con formati più ridotti. Oltre che all’interffaccia utente, l’attenzione è stata ulteriormente spostata sulla superficialità, sull’esteriorità direi. Mi riferisco al look degli odierni media figli dell’information technology. In passato, come già detto, ci si orientava sulle capacità dell’applicativo e, anche la macchina che lo ospitava, rispettava anch’essa questo dogma. Potenza e funzionalità. Di ergonomia si parlava ancora relativamente poco ma, soprattutto, non si tendeva a dare un aspetto carino a un cabinet per pc, per esempio. Così come i primi cellulari non tenevano in considerazione la forma o il suo colore, piuttosto l’autonomia e la potenza di ricezione del segnale gsm. Date un’occhiata ai taschini degli imprenditori, di molti medici o uomini d’affari, ma pure di tanta gente comune. Con tutta probabilità, troverete un iphone o altro cellulare evoluto reclamizzato ai quattro venti e dalle innegabili linee arrotondate sulle quali i designer hanno speso (perso) del tempo prezioso, che forse poteva portare all’uscita sul mercato di un telefonino meno bello ma più potente o, sicuramente, più abbordabile. Eh, siamo nell’era del visuale, e quindi di ogni cosa, qualunque funziona assolva, si deve perlomeno degnarla di uno sguardo, che l’apparecchio deve sapersi conquistare con il proprio look and feel, prima che con i suoi dati di targa, a garanzia delle sue reali capacità. Sempre per restare nel mondo Apple, avete mai visto una foto del primo Mac? Il Macintosh aveva come scopo basilare quello di inaugurare l’era delle interfacce grafiche, ma non solo; voleva offrire al grande pubblico un prodotto già pronto all’uso, con tutto ciò che occorreva, non complicato da assemblare come i primi pc, con i quali si doveva tribolare per le unità disco, la scelta del monitor e come disporre le sue periferiche sulla scrivania. La creazione di Steve Jobs era, per forma e dimensione, del tutto analoga a quelle borse frigo tanto utili per i pic-nic. In questo box era comodamente alloggiata tutta l’elettronica come le memorie e il processore, l’unità dischi e un monitor monocromatico da 9”. Sopra una maniglia per il trasporto. Solo tre cavi fuoriuscivano da quella scatola: l’alimentazione, il connettore tastiera e per il mouse, che assomigliava più a un pacchetto di sigarette che ai puntatori che tutti conosciamo. Ma l’azienda di Cupertino non è la sola a puntare sull’estetica dei suoi marchi. Anche colossi coreani e cinesi come Samsung e Huawei fanno altrettanto, un po’ tutti, come HP, Dell, Panasonic, Sony e tutti gli altri. Le linee guida sono che il mezzo tecnologico, sia esso un pc, un lettore multimediale da salotto, un cellulare di ultima generazione, deve essere particolarmente curato non soltanto, ma specialmente, nel package che lo racchiude, in maniera mirata verso colori, forme o scanalature che possano attrarre l’occhio umano. Come per gli ambienti operativi a icone, anche l’hardware mostra prevalentemente innovazioni visive. E questo ha portato a una conseguenza: gli acquirenti comprano uno smartphone, un tablet, non per le loro funzioni ma perché è bello da vedere. Certo, lo usano più volentieri. Ma si impiegano in un ritocco fotografico spinto? Fanno montaggi video avanzati? Scrivono la loro tesi con Word? Ben pochi lo fanno. E, in percentuale, credo siano molti meno di quelli che, un tempo, si destreggiavano con i primi esempi di calcolatore privi di elevata risoluzione grafica, che si lambiccavano il cervello con le prime versioni di Wordperfect o di Olitext. L’interesse e la voglia di scoprire sono stati soppiantati da un’insulsa, e a volte irrazionale, propagandata facilità d’uso. Dietro tutto questo si cela come sempre il business, non importa se i nostri ragazzi non sono in grado di fare il backup dei dati sensibili e non conoscono i sistemi di videoscrittura. Però sfrecciano sul web con Whatsapp, e usano malamente un cellulare per scattare foto di media qualità perché non sono capaci di sfruttare una normale fotocamera dedicata. La capillarità della diffusione dei mezzi informatici è notevole e inversamente proporzionale al numero dei soggetti veramente sapienti, che riescono a spuntare il massimo dal dispositivo. Quindi, informatica in pasto per tutti, anche se non si rendono conto che viene dato loro solo l’antipasto. E, col turbinio che la vita ci impone continuamente, nemmeno se ne accorgono. Vi è mai capitato di vedere una serie televisiva di azione, spionaggio o fantascienza, dove ci sono persone che conducono una vita normalissima, ai quali un amico chiede un favore del tipo: “Puoi controllarmi queste informazioni?” oppure “ho bisogno di inserire un virus spia in questo server governativo” e il tale, senza batter ciglio, si esibisce in una frenetica danza sulla tastiera di un elaboratore, scavalcando una serie di firewall, infiltrandosi nei più reconditi angoli del cyberspazio, azzeccando le password giuste con un ragionamento strampalato ma geniale; il tutto con la massima nonchalance, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, come prendersi cappuccino e brioche al mattino; e come lui, molti altri sono hacker, programmatori, improvvisano un circuito integrato con una manciata di silicio trovato qua e là…l’idea che la diffusione di mezzi informatici abbia creato molte persone erudite sull’argomento è quello che vogliono farci pensare films, ma anche mezzi di informazione o catene commerciali che diffondono tutta questa ovvietà d’uso. Posso affermare che niente è più lontano dal vero. Sicuramente la maggior parte della gente che cammina per strada, lavora in ufficio, studia all’università, possiede uno smartphone, un tablet o un notebook. Magari a casa ha un desktop nel proprio studio o cameretta. E quando siamo vicini a questi individui, li vediamo concentrati, assorti, in contemplazione di quel display, appiccicati con le dita su quel touch screen, dando la falsa impressione di compiere le più complesse operazioni. E invece stanno rispondendo a una mail con due righe di testo, inviando un sms, o visitando un sito con un buon browser senza avere l’antivirus sul pc. Sicuramente sono compiti che possono essere svolti anche in un secondo momento, con un apparato decisamente meno potente e costoso. Non c’è bisogno della primizia tecnologica del momento, si poteva farlo anche più tardi, da casa, con un pc più datato o economico. Questo è il quadro della situazione attuale: è come se tutti avessimo sotto il sedere una Ferrari o una Lamborghini, per poi trovarci in autostrada guidando a 50 Km/h. Insomma, disponiamo di potenti e costosi mezzi tecnologici senza accorgerci che li sottoutilizziamo. Ce li hanno concessi solo per il solito giro commerciale. Ed ecco la direzione intrapresa, verso cui continuiamo ad andare: così come esistono ed esisteranno in futuro sempre più poveri e pochi ricchi, allo stesso modo stanno aumentando le persone con media tech alla mano ma, sono in pochi, e saranno sempre meno, quelli in grado di controllarli appieno.

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Lettere dal cuore

Lettere dal cuore

di Clemente Palladino

Caro Clemente,sono una signora di quasi sessanta anni e mi chiamo ANGELA. Nonostante appartenga alla categoria dei non vedenti ho ancora un discreto residuo visivo che mi consente ancora di essere autonoma almeno in casa e nei dintorni di essa. Ho sempre vissuto con mia madre e non sono mai stata sposata. L'anno scorso mia madre e venuta a mancare e io sono rimasta completamente da sola. Dopo i primi mesi di disorientamento mi sono adattata perfettamente a stare sola anche perchè vivo da anni nella casa che e molto piccola ed accogliente e quindi adatta a persone come me con difficoltà visive.Fin qui dirai niente di importante ai fini della rubrica stessa,ma il problema e sorto da qualche mese,ovvero da quando ho conosciuto un signore della mia stessa età che per sua fortuna sta benino nel senso che non ha problemi di vista ma evedovo con due figli oramai grandi. Non ci crederai ma nonostante io non ho mai pensato all'amore mi sono innamorata come una ragazzina al suo primo amore e lui altrettanto tanto da chiedermi di sposarlo. Io in verità dopo un primo entusiasmo per questo evento inaspettato e gradito mi stò un pò raffreddando e comincio a farmi mille domande e mille dubbi anche perchè dovrei. lasciare la mia casetta e quindi la mia zona le mie abitudini che come saprai sono fondamentali per un non vedente.
Lui dice che mi abituerò anche nella sua casa ma a me questo cambiamento mi fà tanta paura. Premetto che i miei dubbi non riguardano l'amore che è nato tra noi due ma come detto riguardano il radicale cambiamento di vita e abitudini. Poi ci si mettono pure i miei nipoti e le mie due cugine che criticano a spada tratta questa mia decisione considerandomi vecchia per una storia d'amore e così creano ancora altri dubbi in me. Sò perfettamente che non dovrei sentire altro che il mio cuore ma sarà forse una rigida educazione o forse le tante notizie di matrimoni finiti male che mi stanno massacrando i pensieri e io non so che fare.Di sicuro sò che non vorrei perdere l'amore che ha bussato al mio cuore. Dimmi tu Clemente che devo fare! Angela disperata!

Risposta.

Cara Angela,credo che io ho proprio poco da dirti. Ti sento tanto confusa ma ti sento pure tanto innamorata. Ciò che vorrei dirti lo hai gia detto tù, quindi mi limiterò a fare una mia breve considerazione che senz'altro non potrà esserti risolutiva ma ti potrà supportare nella tua decisione che in fondo hai già presa ma che hai paura di esternare.

Dunque,visto da quanto dici che non hai alcun dubbio sulla genuinità del rapporto tra tè e il tuo compagno io metterei tutto il resto in secondo piano. La nuova casa potrebbe farti paura ma dopo qualche mese diventerà amica come lo è stato per tanti non vedenti che hanno cambiato casa dopo anni che avevano abitato nella casa precedente. Poi mi parli dei parenti impiccioni che sicuramente hanno degli interessi nel non farti sposare visto che si adoperano tanto affinchè tu resti single. Poi dici di temere che il matrimonio finiscam male,bè se ci fosse un motivo valido per avvalorare questa tesi ti potrei pure dare ragione,ma se come tu dici di non avere dubbi sull'amore non sò perchè mai ti crei questi pensieri.Dice proprio un detto delle mie parti:"chi ha paura delle corna non si sposa mai!"

Ti firmi,Angela disperata,io ti propongo di firmarti Angela innamorata e serena e ti consiglio di andare dove ti porta il cuore! Auguroni! E se ti và fammi sapere come va a finire questa bellissima storia d'amore!

Clemente.

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Medicina

La psicologia: scienza, filosofia o semplicemente insieme dei pensieri umani?

di Elisa Brancaleoni

Una delle affermazioni che più frequentemente ho sentito è stata: "lo psicologo è colui il quale cura i matti". Ed ora, dopo aver compiuto quasi 5 anni di studi, posso ben affermare che non è così. In questa sede però non voglio trattare argomenti circa la figura dello psicologo, ma mi piacerebbe parlare della psicologia. Uno dei dilemmi fondamentali sta nel capire se essa sia una scienza, o una filosofia di vita. Ebbene, la psicologia è una vera e propria scienza. Quindi, care menti razionali, questo articolo è anche per voi! Il termine psicologia deriva da due parole greche: psiche, traducibile in italiano come anima, spirito; logos, ossia discorso. Per questo si può affermare che la psicologia è una scienza che studia i discorsi dell'anima. Più scientificamente possiamo dire che questa materia tratta i processi mentali dell'uomo, visti sia come singole parti, sia come interazioni tra noi stessi e l'ambiente che ci circonda. È una materia derivante da due tipi di scienze: quelle naturali, le quali studiano l'evoluzione umana; quelle empiriche, come ad esempio la filosofia. Molto spesso si tende a pensare che la scienza sia un qualcosa di meccanico: un insieme di elementi correlati e progettati per fare un qualcosa. Ma non è così: la scienza studia ciò che è dentro di noi. Per processi mentali o psichici si intendono i comportamenti, le emozioni, le sensazioni, i pensieri, ed anche l'inconscio. Quindi, carissimi lettori, nessuno può definirsi "matto" se frequenta uno psicologo: tutti noi abbiamo dei processi mentali, anche la vostra lettura che state compiendo in questo momento lo è. Non vi suscita per caso qualche sensazione, qualche emozione, qualche pensiero? non vi fa scaturire altri pensieri? ecco, questi sono processi mentali. Ognuno di noi ha dei pensieri, delle emozioni, che potrebbero benissimo essere studiati.

Bene, dopo questa breve introduzione vi dò appuntamento ai prossimi numeri dove tratterò sempre in maniera semplice e comprensibile altri temi inerenti la Psicologia.

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La salute si conquista con i colori

di Rossana Madaschi

È risaputo che frutta e verdura apportano benefici al nostro organismo. Quante porzioni dobbiamo consumarne ogni giorno?

Le linee guida per una sana alimentazione italiana sottolineano la necessità di assumere quotidianamente frutta e verdura, alimenti che ritenuti a ragione fortemente protettivi nei confronti di molte malattie, poiché ricchi di una miriade di composti benefici che nessun integratore chimico è in grado di garantire. Le indicazioni nazionali ed internazionali suggeriscono l'utilizzo di 5 porzioni al giorno di frutta e verdura affinché l'effetto preventivo di questi alimenti possa manifestare.

Ma a quanto corrisponde una porzione? La porzione rappresenta la quantità di alimento che si deve consumare e corrisponde al quantitativo in grammi di ciascun cibo. La porzione varia a seconda del fabbisogno calorico giornaliero di una persona. Pertanto la porzione di frutta e verdura di un bambino della scuola dell'infanzia sarà più piccola di quella di uno studente diciottenne che svolge attività sportiva. la porzione minima di riferimento per tutte le persone è di circa di 150g frutta fresca (o spremuta) e di circa 200g per la verdura cruda e di 50g per le insalate o le verdure a foglia Per semplificare la pesatura della dose adeguata giornaliera, si può fare riferimento ad un consumo di frutta o di verdura grande quanto il proprio pugno (sia per i bambini che per gli adulti).

5 porzioni al giorno di frutta e verdura ( 2 di frutta e 3 di verdura ) come fare? Ecco alcuni semplici consigli * assumere ogni giorno verdura sia a pranzo che a cena (le patate non sono verdure) e almeno due frutti al giorno; * consumare preferibilmente vegetali crudi per garantire l'integrità del prodotto e dei suoi contenuti in vitamine, minerali, antiossidanti e anticancerogeni; * consumare ogni giorno frutta e verdura di 5 colori diversi per garantire l'apporto di tutte le vitamine necessarie: giallo/arancio (zucca, carote, cachi, limoni, pompelmiclementine), verde (spinaci, asparagi, broccoli, insalata, zucchine, kiwi), rosso (pomodori, ravanelli, barbabietole, anguria, ciliegie), blu/viola (melanzane,prugne, radicchio, frutti di bosco), bianco (aglio, cavolfiori, finocchi, mele, pere, funghi, cipolle); * favorire la stagionalità dei prodotti e preferire le produzioni locali, in modo tale da ridurre l'intervallo di tempo che intercorre fra la raccolta del prodotto e il consumo oltre che ridurre il rischio di contaminazione da pesticidi. I prodotti di stagione coltivati in Italia impiegano meno tempo ad arrivare sulle nostre tavole a garanzia di un contenuto più elevato di vitamine. L'Italia inoltre è l'unico tra paesi europei che garantisce prodotti con residui di fitofarmaci di gran lunga sotto i limiti fissati dalla comunità Europea come si legge nella relazione annuale sui pesticidi dell'EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) del 12 marzo 2013.

Perché dobbiamo mangiare frutta e verdura di colori diversi?

Il colore di frutta e verdura è legato alla presenza di particolari sostanze chiamate generalmente "phytochemicals" Sono proprio questi composti che, insieme alle vitamine e alle fibre, rendono la frutta e la verdura importanti per la nostra salute.

Citiamo ora alcune proprietà dei singoli colori:

I composti fitochimici più comuni in frutta e verdura di colore bianco sono: QUERCETINA azione antiossidante, antiallergica. antinfiammatorio naturale ISOTIOCIANATI interagiscono con i sistemi enzimatici detossificanti, prevengono l'invecchiamento cellulare. FLAVONOIDI (flavonoli, catechine, flavoni) funzione di antiossidanti e protettori dell'integrità polmonare. ALLILSOLFURO (aglio e porri) fluidifica il sangue, protegge da eventi tromboembolici. SELENIO importante per il buon funzionamento della tiroide.

La tonalità rossa è ricca di: LICOPENE (carotenoide) contrasta l'azione dei radicali liberi. Protezione nei confronti di vari tipi di tumore (prostata,ovaio, mammella). ANTOCIANINE danno il colore rosso a frutta e verdura, contrastano la fragilità capillare, intervengono nella prevenzione dell'aterosclerosi e migliorano la funzione visiva. VITAMINA C proprietà antiossidanti, cicatrizzanti e immunostimolanti. CAROTENOIDI protezione da cataratta, patologie neurodegenerative e dall'invecchiamento cutaneo e cellulare.

Nel colore giallo-arancio troviamo:

CAROTENOIDI (ß-carotene) precursore della vitamina A, contrasta l'azione dei radicali liberi. Importante nella crescita, nel mantenimento dei tessuti, nella visione e nella funzione immunitaria. FLAVONOIDI azione prevalentemente a livello intestinale, combattono i radicali liberi riducendo l'insorgenza di tumori. ANTOCIANINE VITAMINA C con proprietà antiossidanti, cicatrizzanti e immunostimolanti.


La tonalità blu/viola contiene: ANTOCIANINE responsabili del colore di uva e frutti di bosco, svolgono attività antiossidante, diminuiscono la fragilità capillare e l'aggregazione piastrinica. CAROTENOIDI proteggono dal rischio di sviluppare tumore, rallentano l'invecchiamento cutaneo e proteggono da ictus e infarti (malattie cardiovascolari ß-CAROTENE migliora la visione e stimola il sistema immunitario VITAMINA C protegge vene, capillari e vie urinarie

La tonalità verde è ricca di: CLOROFILLA azione antiossidante, astringente e cicatrizzante. CAROTENOIDI con clorofilla prevengono la per ossidazione lipidica e riducono il rischio di coronaropatie. ACIDO FOLICO migliora l'attività del sistema nervoso, protegge dall'anemia e dai tumori. MAGNESIO (parte della clorofilla) partecipa al metabolismo di carboidrati e proteine, modula il tono vascolare, modula le contrazioni neuromuscolari.

Per sfruttare tutti gli effetti benefici di frutta e verdura ricorda di: * favorire la stagionalità evitando primizie e tardizie * preferire le produzioni locali * conservare frutta e verdura in un ambiente fresco per un periodo breve ( da 2 al 5 giorni al massimo). Se al momento dell'acquisto sono poco maturi disponeteli in una cassetta di legno, conservateli in un luogo fresco ( non in frigorifero) e al buio per non più di 2 settimane * lavare frutta e verdura sotto l'acqua corrente per il tempo strettamente necessario ad un'efficace pulizia ( il contatto prolungato con l'acqua favorisce la dispersione di alcune vitamine) * asciugare accuratamente le verdure per favorire la buona distribuzione dei condimenti * lavare la frutta intera con il picciolo per evitare la perdita di vitamine * sbuccia e taglia i vegetali poco prima del consumo per mantenere intatte fragranza, sapori e...principi nutritivi * rompi l'insalata con le mani perché l'uso di strumenti metallici accelera l'ossidazione * consuma preferibilmente verdura e frutta crude ben lavate perché conservano tutte le loro proprietà nutrizionali * se ti piace la verdura cotta scegli la cottura a vapore o alla griglia. Per ridurre invece la perdita di Sali minerali metti le verdure in pentola con poca acqua e solo quando l'acqua bolle. Puoi riutilizzare l'acqua di cottura per altre preparazioni.

Ogni giorno, ed ad ogni età, impara quindi la sana abitudine di introdurre 5 porzioni tra frutta e verdura (preferibilmente di stagione) e con 5 diversi colori. Non dimenticare... la salute si conquista con il 5!

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Infezione da virus Zika (ZIKV), nuova emergenza sanitaria o bufala internazionale ?

di Stefano Pellicanò

Con la scoperta degli antibiotici negli anni ’50-’60 si pensava che le malattie infettive sarebbero state facilmente debellate ma in seguito si è visto che la lotta contro esse sarà una lotta senza fine infatti le epidemie continuano a verificarsi, spesso con conseguenze devastanti per i Paesi meno sviluppati mettendo a dura prova i loro sistemi sanitari nazionali con l’esaurimento delle limitate risorse disponibili. Le cinque malattie che rappresentano una sempre maggiore minaccia alla salute e che potrebbero potenzialmente trasformarsi in epidemie nel corso del 2016 sono: colera, malaria, morbillo, meningite e un gruppo di malattie emergenti e riemergenti provocate da batteri come Tripanosoma, Rickettsie e Babesie, responsabili rispettivamente di Tripanosomiasi, Rickettiosi e Babesiosi; virus come il virus Ebola e parassiti, i plasmodi della Malaria, la Leishmaniosi viscerale o Kala Azar e le arbo-virosi, trasmesse principalmente da punture di insetto come Dengue, Febbre gialla, l'Encefalite del Nilo occidentale e quella giapponese coi quali il virus Zika (ZIKV) è strettamente correlato. Il problema più importante si pone con l’inizio della stagione di attività biologica delle zanzare in quanto le infezioni trasmesse da artropodi ematofagi [invertebrati che si nutrono del sangue di un vertebrato] sono in aumento e oggi questi piccoli insetti vanno considerati i più pericolosi per la salute dell’uomo a livello mondiale da cui l’importanza di una diagnosi rapida di infezione in fase viremica [quando il virus è presente nel sangue]. A inizio 2016 i mass media hanno cominciato a propinarci quotidianamente notizie allarmistiche sul virus Zika (ZIKV), responsabile della malattia nota come “Zika”o “febbre Zika”. Riteniamo pertanto interessante fare il punto della situazione anticipando che i dati riportati vanno considerati al 16 febbraio 2016. Etiologia e patogenesi Strutturalmente siamo di fronte a un virus a singola elica di RNA a senso positivo, famiglia Flaviviridae, genere Flavivirus, gruppo Spondweni. Principali serbatoi animali dell'infezione sono i primati, alcuni mammiferi (alcefali, capre, elefanti, gru, leoni,impala, ippopotami, pecore, zebre) e i roditori. Nei climi caldi il vettore principale è la zanzara Aedes africanus e A. aegypti e, in misura minore, A. polynesiensis, A. unilineatus, A. vittatus e A. hensilli mentre nei climi temperati la principale specie è l’Aedes albopictus o zanzara tigre, abbondantemente distribuita in tutto il mondo. La Febbre Zika si contrae soprattutto tramite punture di artropodi (zanzare) ma anche attraverso emoderivati o per via sessuale (segnalati due casi, stante la presenza di virioni nel liquido seminale di uomini malati) inoltre per via materno-fetale soprattutto nel I trimestre di gravidanza. E’stato isolato anche in saliva e urina ma ancora non si sa se sono vie di trasmissione. Ricordiamo che il virus dell’A.I.D.S. è presente, tra l’altro, in saliva e sudore ma a carica talmente bassa che non sono considerate infettanti. Se un soggetto col virus nel sangue viene punto da una zanzara, questa diventa portatrice in grado di infettare con la sua puntura e con un conseguente circolo vizioso si può innescare un focolaio autoctono [diffuso in un determinato luogo] che può assumere anche dimensioni rilevanti o portare il Paese a diventare endemico [malattia molto o costantemente presente in un territorio]. Epidemiologia ZIKV è stato isolato per la prima volta in Uganda nel 1947 da scimmie della foresta Zika, riserva naturale vicino a Entebbe e al lago Victoria, da cui prese il nome e per la prima volta da un malato in Nigeria nel 1968. Dal 1951 al 1981 campioni umani sono risultati positivi anche in Egitto, Gabon, Repubblica Centrafricana, Senegal, Sierra Leone, Tanzania e Uganda. In Asia si è riscontrata in Filippine, India, Indonesia, Malaysia, Thailandia e Vietnam (nel 2006). Mentre al 2012 si sono registrati casi di infezioni umane solo in Africa centrale e nel sud-est asiatico da allora invece si è assistito a una sua diffusione nelle isole del Pacifico dove, soprattutto nella Polinesia francese, si sono avuti casi di complicazioni neurologiche di cui alcune decine di casi di sindrome di Guillain-Barré. Nel 2014 ha avuto inizio la diffusione in America latina, in Cile,Venezuela e Brasile dove si è trovata una correlazione tra l’infezione nelle donne gravide e la nascita di neonati affetti da microcefalia [riduzione del volume del cervello e della circonferenza cranica associati a capacità cognitive normali o debolmente ridotte o a grave ritardo mentale con sintomi fortemente invalidanti come epilessia, paralisi spastica degli arti e atassia]. Dall’inizio dell’epidemia, in tutto il Brasile, sono stati registrati 4.000 casi e la prevalenza nel 2015 è stata stimata di 440.000 - 1.300.000 nuovi casi e lo stato più interessato è il Pernambuco dove (fonte quotidiano Folha de S. Paulo), il Ministero della Salute ha confermato, a fine gennaio 2016, 487 casi di microcefalia a fronte dei precedenti 150 casi/anno. Casi autoctoni sono stati registrati in Colombia (tre morti), El Salvador, Guatemala, Messico, Paraguay e Venezuela. Nel 2015 si sono registrati i primi casi in Portorico, U.S.A. (Florida) e in U.E. In base agli ultimi bollettini epidemiologici internazionali di gennaio 2016 si possono distinguere Paesi con epidemie di virus Zika a rapida evoluzione (Brasile, Colombia, El Salvador, Guiana Francese, Honduras, Martinica, Messico, Panama, Suriname, Venezuela) e Paesi con casi sporadici (Barbados, Bolivia, Ecuador, Guadalupe, Guatemala, Guyana, Haiti, Portorico, Paraguay, S. Martin). A inizio febbraio 2016 i casi segnalati in Europa riguardano tre inglesi, due spagnoli e nove italiani tutti rientrati dai Caraibi o dall’America del Sud dove oggi il virus è diffuso in ventidue Paesi. La preoccupazione internazionale analogamente a quanto verificatosi con l’infezione da Chikungunya è che si verifichi un'ampia diffusione del virus grazie ai viaggiatori che partono dagli aeroporti internazionali brasiliani, quasi dieci milioni, diretti in America (65%), Europa (27%) e Asia (5%) e che le Olimpiadi di Rio del prossimo agosto potrebbero agire da catalizzatore per ZIKV, arrivato in Brasile probabilmente in occasione dei mondiali di calcio del 2014 con una rapida diffusione in tutto il globo. Gli organizzatori delle Olimpiadi ricordano che ad agosto nell’emisfero meridionale è inverno e le zanzare dovrebbero essere meno aggressive ma sappiamo che in Brasile sono attive tutto l’anno.

Sintomatologia
La sintomatologia dell’infezione in circa il 20% dei casi [uno su cinque] decorre in modo asintomatico oppure è caratterizzata da rapida comparsa di febbre con rash [eruzione cutanea] maculo-papulare, artro-mialgie [dolori articolari e muscolari], congiuntivite e cefalea per 1-7 giotni. Sono in pratica i sintomi dell’infezione da virus Dengue ma molto più attenuati.

Diagnosi
Durante la prima settimana di infezione, ZIKV può essere isolato nel sangue del paziente. I test diagnostici per il virus sono l’RT-PCR (reazione a catena della DNA polimerasi - trascrizione inversa) su siero; la ricerca di IgM (anticorpi neutralizzanti) che si sviluppano, in genere, verso la fine della prima settimana di malattia, sono virus specifici in cross-reazione con i flavivirus correlati (come Dengue e Febbre gialla) per cui ZIKV può essere difficile da distinguere.

Profilassi
La prevenzione si basa sulla riduzione dello sviluppo di zanzare genere Aedes e riducendo al minimo il contatto con esse mediante barriere come repellenti e zanzariere; abbigliamento adeguato, ricordando che questo tipo di zanzare è attivo e particolarmente aggressivo durante le ore diurne; riducendo i ristagni d'acqua che sostengono lo sviluppo delle larve di zanzara e riducendo, con disinfestazioni, lo sviluppo di popolazioni di zanzara adulta nelle comunità a rischio. Ai soggetti affetti da malattie del sistema immunitario o con gravi patologie croniche si sconsigliano i viaggi o, quantomeno, una attenta valutazione con il proprio medico curante prima di intraprendere il viaggio verso le aree interessate. Ai donatori di sangue, che abbiano soggiornato nelle aree con casi autoctoni si raccomanda di posticipare di 28 giorni la donazione se hanno avuto i sintomi della malattia e di 14 giorni in chi ha viaggiato nei Paesi a rischio. In Italia molte Regioni si sono attrezzate con un Centro regionale di Riferimento che consente la sua diagnosi ma anche di Dengue e di Chikungunya, virus trasmessi dalle stesse zanzare e che spesso causano una analoga sintomatologia. In caso di campione positivo segue una immediata segnalazione al Dipartimento di Igiene e Sanità Pubblica che attiva una procedura urgente di disinfestazione nelle zone in cui il soggetto ha soggiornato gli ultimi due giorni. A fine gennaio 2016 i C.D.C. di Atlanta (U.S.A.) [Centers for Disease Control and Prevention, Centro per il controllo e prevenzione delle malattie infettive] hanno diramato un avviso temporaneo di allerta di livello 2 per i viaggiatori verso 14 Paesi di Sud e Centro America dove sconsigliano alle donne in qualsiasi trimestre di gravidanza e a quelle che ne stanno pianificando una, di non recarsi, tranne gravi motivi e comunque con la massima protezione contro le punture delle zanzare, in Brasile, Colombia, El Salvador, Guiana francese, Guatemala, Haiti, Honduras, Martinica, Messico, Panama, Paraguay, Suriname, Venezuela e Portorico visto l’eccezionali numero di casi di neonati nati microcefali in Brasile. La preoccupazione è che questa epidemia si diffonda rapidamente fino agli U.S.A., visto che molti dei Paesi interessati sono popolari mete turistiche per americani ed europei. Henrique Alves, ministro del turismo brasiliano ha reagito duramente alla decisione dei C.D.C., sottolineando che le autorità brasiliane stanno adottando misure severe per contenere la diffusione dell’epidemia e in occasione del carnevale sono state sconsigliate troppe affettuosità anche se ricordiamo che in Brasile lo scorso anno si sono verificati oltre 1,6 milioni di casi di Dengue con 863 decessi. Il Brasile, nella guerra alle zanzare A. aegypti, ha fatto scendere in campo anche l’esercito; la Colombia ha reagito con la guerra biologica, combattendole mediante altre zanzare trattate col batterio Wolbachia che infetta il 70 % degli insetti e uccide le A. Aegypti o le rende immuni al virus, prevenendo così la diffusione della malattia strategia che si è dimostrata efficace per la febbre Dengue. In El Salvador, dove sono segnalati già oltre 3.800 casi di infezione da ZIKV la preoccupazione è per gli adulti a causa dei 46 casi di sindrome di Guillain-Barré ricorrendo a scopo preventivo a campagne di fumigazione estensive.
In Messico, infine, le autorità sanitarie stanno preparando una campagna d’informazione radio-televisiva anche se non sono interessate le zone montuose dove notoriamente non ci sono zanzare. A inizio febbraio 2016 L’O.M.S. ha dichiarato l’infezione da virus Zika emergenza internazionale di salute pubblica mentre l’O.N.U. ha consigliato l’uso del preservativo e l’aborto terapeutico proposte subito contestate dai vescovi brasiliani.

Terapia
Per i pazienti con sospetta infezione da ZIKV va effettuata la diagnosi differenziale con l’infezione da virus Dengue o da Chikungunya a causa della simile distribuzione geografica. In atto non esiste terapia specifica ma un trattamento aspecifico basato su riposo, liquidi, analgesici e antipiretici. L'aspirina e altri farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) vanno evitati fin quando la Dengue viene esclusa per ridurre il rischio di emorragia. I soggetti infettati con Zika, Chikungunya o Dengue devono essere assolutamente protetti per evitare ulteriori esposizioni a zanzare durante i primi giorni di malattia ed evitare così che altre zanzare vengano infettate per ridurre il rischio di trasmissione locale. Alcuni laboratori stanno lavorando freneticamente all’allestimento di un vaccino specifico e sarà interessante vedere a chi verrà proposto. Ricordiamo che la bufala dell’influenza aviaria nacque da una Casa farmaceutica prossima al fallimento che foraggiò i mass media internazionali riuscendo a scatenare un allarme planetario e riuscendo a vendere un suo antivirale a molte Nazioni andando in attivo. Le influenze aviarie, come ben sanno i veterinari, c’erano da prima e continuano a esserci ancora. Non risulta che a tutt’oggi ( per motivi facilmente intuibili) qualche Stato ha chiesto il risarcimento dei danni economici.

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Musica

Elton John: grande grande grande

di Mario Lorenzini

Non è il titolo di una canzone di Mina ma un’aggettivo, ripetuto tre volte in maniera enfatizzante, che, a mio parere, dice tutto su questo personaggio della musica. A quasi 70 anni di età, e con un evidente sovrappeso già da un po' di tempo, non è stata minimamente intaccata la validità della sua performance live, quale ospite al 66esimo festival della canzone italiana di Sanremo. Dopo l’intervento alla gola di qualche anno fa, e nonostante le vicissitudini comuni alla vita di molti altri artisti quali la dipendenza da droga e alcol, e gli iniziali ostacoli della sua interminabile carriera, Reg è ancora lì. Non si è trincerato in uno studio, la sua attività annovera ancora moltissimi concerti dal vivo. E proprio a detta sua, questo continua a caricarlo di quell’energia che amalgama i suoi due strumenti: voce e piano. Quel piano che ostentatamente lui proponeva, un po’ come Billy Joel, in un momento storico in cui il connubio ideale di scena era il cantante e la chitarra. Eppure, proprio credendo nelle sue capacità e doti di ragazzo prodigio, Elton è riuscito a guadagnarsi credibilità, messa in discussione nel suo cammino da chi lo criticava per il suo modo di vestire e per gli album chiaramente allusivi alla sfera omosessuale. Se è vero che le difficoltà rinforzano, certamente Reginald ne è un esempio. Da un infanzia travagliata da un difficile rapporto con il padre, che conseguentemente portò al divorzio dei genitori, a un principio di manifestazioni artistiche osteggiate in famiglia. Nella sua lunga e ancor viva storia musicale ha composto oltre 700 canzoni, molti sono i brani di successo. Dai ritmati e giovanili “Rocket man” e “Crocodile rock”, a “Candle in the wind”, ispirata dalla prematura scomparsa di Marylin Monroe, poi dedicata a fine anni ’90 a Lady Diana; ma si ricordano anche i duetti con George Michael in “don’t let the sun go down on me”, e la scatenata “Don’t go breaking my heart” in coppia con Kiki Dee, riproposta in chiave trasgressiva assieme all’attore / modello RuPaul. Oggi, sul palco dell’Ariston, ha eseguito “Your song” e “Sorry seems to be the hardest word”, ancora molto rappresentativa di chi vive un rapporto straziante che prima o poi finirà. Ma non dimentichiamoci di successi come “Blue eyes”, dal colore triste, e anche “Sacrifice” che descrive proprio il termine di un matrimonio. Quando Sir Elton John si esibisce, come accade per talenti del suo calibro, il pathos è alle stelle. Scaturisce dall’io stesso del pianista / cantante, che poco abbisogna di effetti speciali e luci laser o strobo; tant’è che Elton, a parte un leggero sfondo luminoso alle sue spalle, ha suonato e cantato praticamente al buio. E anche le inquadrature delle videocamere, frettolose e dispersive per coprire difetti di alcuni gruppi musicali, erano poche e lente, prevalentemente sulle mani, sul viso e il piano. Strumento che è riuscito come sempre a emozionare con le sue sonorità, misto alla voce matura ma tecnicamente controllata. Impossibile non apprezzare, anche se il genere può non essere quello preferito. Il rispetto non è chiesto ma automaticamente dato perché dovuto. L’attenzione e il silenzio della sala dicono questo. Un grande ospite, un grande cantante, un grande artista, in una parola, un grande.

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Normalità e handicap

C'è chi come me

di Patrizia Carlotti

Chi come me ha vissuto un’odissea per colpa di una malattia congenita riuscendo a trasformare la vita sotto tutti gli aspetti, influenzando la crescita, modo di essere, facendoti sentire molte volte fuori luogo, inferiore agli altri costruendo così una corazza che diventa sempre più impenetrabile man mano che si cresce, solamente queste persone possono capire la sofferenza di una convivenza forzata con un qualcosa più grande e sconosciuto che nato assieme a te vorrà purtroppo farti compagnia tutta la vita. Il glaucoma congenito che ha colpito i miei occhi è a sua volta il protagonista d’ogni giorno, da mattina a sera calca la scena della mia esistenza fin dalla più tenera età. Quando la mente s’immerge nei ricordi infantili l’anima mia sussulta e un nodo alla gola stringe …rivedo adesso quella bambina fragile che non capiva e con forza cercava di farsi accettare per quella che era. I primi a farmi pesare la malattia purtroppo irreversibile vale a dire che se negli anni non fosse uscito qualcosa di veramente innovativo sia per quanto riguardava la chirurgia o le stesse curu che magari andavano perfezionandosi agendo anche sui danni che il glaucoma causava presto o tardi avrei sicuramente perduto la vista…ma questo a parere degli stessi oculisti non sarebbe accaduto perché la medicina fa passi da gigante, la ricerca va avanti …in fondo stiamo parlando degli anni 70 ma trascorso il tempo siamo ancora più o meno agli stessi punti ed io ho perduto la vista! Come stavo dicendo precedentemente le prime persone che mi hanno fatta sentire diversa sono stati involontariamente proprio i miei parenti più stretti! Ricordo ancora i paragoni che facevano con altri bambini che vedevano poco vuoi perché miopi o strabici insomma roba da niente o per lo meno facilmente risolvibile…in casa sentivo fare discorsi, dare giustificazioni al mio problema ecc ecc insomma per i miei quei bimbi stavan peggio di me,io in fondo avevo gli occhi dritti non guardavano storto erano grandi e belli…in apparenza… , ero sempre comunque in condizioni migliori di altri…tutto ciò perché non volevano accettare la realtà…avrei dovuto effettuare continui controlli oculistici, probabili interventi che si andavano a sommare con quelli già precedentemente fatti a pochi mesi dalla nascita…forse sarei dovuta crescere sotto una campana di vetro... Una madre e un padre desiderano un figlio sano cosiddetto normodotato e questo è legittimo se non altro perché la società non ha spazio e non ha cura per chi presenta delle problematiche e per un figlio si desidera il meglio del meglio…quando invece nasce una creatura più indifesa con una qualsiasi minorazione i genitori d’impulso, confusi vorrebbero che quell’esserino non fosse mai venuto alla luce…. così che se pur piccola intuivo e non volevo far soffrire e non volevo soffrire…desideravo semplicemente una vita come tutti gli altri, giocare, andare a scuola comunque in una scuola normale…da vera leoncina il mio carattere già allora era deciso e forte! In prima elementare i miei genitori furono consigliati di farmi frequentare una scuola apposita per non vedenti, dissero loro d’informarsi e che per il mio bene sarebbe stata necessaria una formazione scolastica specifica anche se vedevo da un occhio quei 3-4 decimi … Gli anni delle elementari sono per me indimenticabili…puravendomi impartito un’istruzione comune devo dire che a parte qualche sporadico episodio nessuno mai mi ha fatta sentire diversa, mi ero ben integrata e non facevo fatica nello studio anche grazie a insegnanti molto attenti. Purtroppo dalle medie fino ad arrivare alle superiori è stato tutto diverso…tra noi ragazzi c’era abbastanza complicità ma con i professori ho iniziato ad avere i primi problemi, insomma non è stato semplice. C’è da considerare che è mancato anche il dialogo famiglia-scuola…i miei preferivano accusarmi dicendo che non avevo voglia di studiare anziché capire il mio vero disagio. E quella mania di mettermi sempre al primo banco…Dio quante volte avrei voluto starmene dove volevo…e li sempre a dare la stessa spiegazione che il mio era un glaucoma e al primo banco non vedevo bene lo stesso ma poche volte i professori hanno preso il mio quaderno per scriverci la spiegazione…figuriamoci…qualche compagno benevolo mi prendeva gli appunti a volte anche controvoglia o se ne aveva il tempo tra una spiegazione e l’altra…mi sono dovuta arrangiare ma dentro accumulavo rabbia! Mi è costata cara questa ostinazione di non accettare il mio handicap! Questo scritto è per far riflettere…spero che nessuno più faccia l’errore di banalizzare un problema, una malattia irreversibile specie se colpisce i bambini anche se ciò è un macigno i genitori in primis devono chiedere aiuto ad una associazione, ad uno psicologo, non esiste vergogna…ma se si vuole il meglio per il bimbo lo si deve indirizzare per la strada giusta senza considerarlo diverso e sarà più facile anche per lui crescendo accettarsi e capire che non è meno degli altri!

Fù il professor Venturi di Firenze a mettere i miei per la prima volta in guardia sulla dura realtà che stavo vivendo…A sedici annidecidemmo con loro di fare dei controlli più dettagliati perché l’occhio destro mi dava molto fastidio..ecco che con dei macchinari più moderni il professore mi trovò la pressione oculare molto elevata ad entrambe gli occhi e inoltre non riuscivo a leggere il cartellone se non le prime due righe. Adesso ho 43 anni e posso dire d’aver girato in tondo a questa malattia…Ho avuto molto dalla vita, molto mi è stato tolto…e tra le cose tolte purtroppo la vista! Tante prove e gli anni passavano, tanti, troppi interventi e ancora altri anni veloci correvano ma non si è risolto niente…e la ricerca? Dagli anni 70 siamo ancora più o meno alle solite cose…un paziente come si può sentire? Vi rispondo subito…preso in giro, la rabbia è ancora dentro di me come quando ero bambina… viene da pensare ma cosa c’è sotto? Non centrano niente multinazionali, le case farmaceutiche? La mia malattia come altre dovrebbe essere debellata perché da troppi anni si promettono stelle…Il medico bravo merita l’articolo sul giornale quando riesce a risolvere un caso disperato…invece i casi come il mio danno fastidio e sono gatte da pelare che non vuole nessuno.

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Le Cene al Buio

di flavia tozzi

Sono già arrivate a un numero di quattro, con una media di circa una ogni due mesi, e nessuno ci avrebbe scommesso molto, quando, il 25 Giugno del 2015, si è tenuta la prima cena al buio al ristorante “Dal Capitano” a Cremosano, un paesino nella zona del Cremasco, in Provincia di Cremona. Tutto è nato da un’idea di Davide Cantoni, neoconsigliere della sede Provinciale U.I.C.I. di Cremona: organizzare una cena al buio nella zona di Crema, coinvolgendo sponsor, associazioni e comune. Quando me lo ha proposto, gli ho subito fatto notare le difficoltà che avrebbe incontrato, soprattutto per allestire la sala, che deve essere perfettamente oscurata e non lasciar trapelare il minimo barlume di luce, pena il fallimento dell'iniziativa. Gli ho prospettato i costi di tale operazione e le difficoltà inerenti l'organizzazione e la pubblicizzazione dell'evento. Ma lui non si è per nulla scoraggiato, anzi, si è sentito ancora più stimolato e, devo rendergliene merito, è riuscito a mettere in piedi un evento che ha avuto un tale successo che il ristorante dove si è svolta la cena al buio ha già espresso il desiderio di prepararne altre. Ma cosa è successo davvero quella sera? E' successo che 55 persone, alcune delle quali non avevano mai avuto nulla a che fare con la disabilità visiva, si sono ritrovate in una sala completamente al buio, a consumare cibi e bevande di cui non sapevano nulla, non potendo leggere i menu presenti sui tavoli, che comunque erano anche scritti rigorosamente in Braille. Solo chi, come me, conosce purtroppo questo sistema di scrittura, si trovava in quel momento in posizione di vantaggio, svolgendo, per una volta tanto, il ruolo della persona che accompagna il cieco al ristorante e gli legge l'elenco dei piatti disponibili. Ho cercato di capire come potevano sentirsi gli altri, che normalmente usano gli occhi per compiere le normali azioni della vita quotidiana, trovandosi improvvisamente catapultati in un mondo a loro sconosciuto, un mondo fatto solo di suoni, sensazioni tattili come il caldo e il freddo, il ruvido e il liscio, un mondo di sapori e odori. Forse anche perché la cosa è stata presa un po' come un gioco, a parte un bimbo che era ancora troppo piccolo per non avere paura del buio, tutta la gente in quella sala sembrava non soffrire particolarmente della mancanza della luce, o perlomeno, si sforzava di non manifestare alcun disagio. Forse proprio per questo quasi tutti si sentivano in dovere di parlare ad alta voce, un po’ perché non vedendo la persona che avevano difronte, la credevano più distante nello spazio di quanto in realtà non fosse e forse anche perché non potendo comunicare con lo sguardo, sembrava loro normale incentivare l'impatto uditivo sull'altro. C'era una gran confusione in quella sala e spesso i camerieri non vedenti che servivano i commensali, dovevano richiamare all'ordine per non essere essi stessi disorientati. Ho potuto constatare, girando per i tavoli a fare conoscenza con i presenti, che, pur essendo un po’ sconcertati dalla situazione, si sottoponevano volentieri a quella prova, suppongo abbastanza dura, per chi è abituato ad essere autonomo perché può affidarsi ai propri occhi. Certo l'esperienza per qualcuno non sarà stata del tutto piacevole, ma chi deve giocoforza vivere in una continua condizione di oscurità ha cercato di fare di tutto per trasmettere a quelle persone la consapevolezza che se non si può fare qualcosa utilizzando la vista, lo si può fare con l'aiuto degli altri quattro sensi che comunque sono altrettanto importanti e indispensabili. C'è stato anche qualche piccolo incidente, come la rottura di una bottiglia spinta da una mano poco accorta nell'esplorazione di ciò che era sul tavolo, e di un piatto, ma credo che fossero in ogni caso abbastanza previsti. Per la cronaca, il cibo era ottimo e molto ben preparato, per la maggior parte a base di pesce e i piatti erano molto raffinati e particolari. Alla fine, all'uscita dal tunnel dell'oscurità, mi è sembrato di cogliere in quasi tutti i commensali, oltre ovviamente al sospiro di sollievo che però la maggior parte ha cercato di non far trapelare, un senso di apprezzamento e forse di solidarietà in più nei confronti di chi è affetto da disabilità visiva, probabilmente dovuto un po' alle difficoltà che essi stessi avevano sperimentato nell'utilizzare correttamente le posate e nel versarsi da bere. Durante la cena, nel corso delle pause tra un piatto e l'altro, alcuni di noi hanno cercato di intrattenere i presenti invitandoli a soffermarsi attentamente sulle sensazioni che provavano e ad utilizzare i loro altri sensi nel modo migliore per apprezzare quanto stavano gustando. Come diceva la giornalista di una tivù locale di Crema che aveva effettuato un servizio di presentazione dell'evento, quello che si chiedeva ai commensali era di “vedere il cibo gustandolo”, e non fare come avviene di solito, quando ci si lascia molto influenzare dalla vista di un piatto per giudicarne la qualità. Al termine della cena, alle donne presenti sono state consegnate delle rose e, appena fuori, sul prato davanti al ristorante, c'è stato l'incontro con Diva, la bellissima labrador che accompagna Davide, che si è accaparrata tutti i complimenti e le carezze delle persone presenti. Grazie a Davide, per aver dato a tante persone la possibilità di comprendere meglio la vita di chi non vede, e grazie a tutti coloro che lo hanno aiutato ad organizzare questo simpatico ed interessante evento. Chi non vede vive ogni giorno questa condizione quando si ritrova a cenare con gli amici e questo è ciò che una cena al buio vorrebbe far provare a chi sceglie di parteciparvi Ma c’è un fine ovviamente più serio, che è poi la ragione fondamentale che ci spinge a chiedere a chi vede di sottoporsi a questa prova, forse per qualcuno un po’ terrorizzante: dar modo a chi ogni giorno si affida ai propri occhi per svolgere le normali azioni della vita quotidiana di comprendere quanto per un cieco o un ipovedente possa essere difficile e complicato compiere gli stessi gesti che per gli altri appaiono semplici e scontati. Non è per sadismo quindi che si organizzano le cene al buio, ma per far sì che chi vi partecipa si senta un po’ più vicino a noi e possa aiutarci a renderci parte attiva della società in cui viviamo e stare al nostro fianco per vincere le battaglie che quotidianamente dobbiamo combattere contro le barriere architettoniche e sensoriali, o i pregiudizi che ancora purtroppo condizionano l’opinione della gente nei nostri confronti. Chissà se questo scopo è stato raggiunto. A giudicare dal successo ottenuto, direi che la gente è volentieri disposta a mettersi in gioco e anche nei nostri panni, almeno per una sera e, ovviamente, non va dimenticato il risultato economico che ne è derivato, che consente al progetto “Ballo Anch’io” di realizzarsi favorendo l’integrazione e la socializzazione di persone che, altrimenti, rischierebbero forse di restare isolate e segregate in casa a causa della loro disabilità.

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Racconti e poesie

A casa dell'anima

di Patrizia Carlotti

Sei vecchio e malato in questo letto freddo come il giorno che passa,
il lume soffuso nella stanza mi addormenta con te...
Ma non ci facciamo compagnia, tu intraprendi un viaggio diverso!
Rivedo te, giovane viandante del tempo trascorso...
brillante stella che illuminasti il cammino di noi...
Hai reso il terreno del cuore fertile e vi hai gettato semi che hanno dato ottimo raccolto...
Non hai mai insudiciato questo mondo ospitante di cattiverie!
Di soprasalto il presente mi riporta alla reale veglia.
Mi accorgo che è già mattino, il sole bacia il tuo volto liscio e rilassato...
Dove sei ora?
Quale luce vedono i tuoi occhi? quali prati, quale cielo?
Lei è ora il fuoco sotto la cenere che sta morendo...
Come può scappare? è ancora prigioniera in questa realtà!
Le tue parole quasi impercettibili fuoriescono pronunciando frasi sconosciute...
Puoi vedere Dio e la sua grandezza!


La pioggia adesso lava via l'oggi e il domani ma non cancellerà ieri, il tempo che hai vissuto...
Dimprovviso un vento forte spazza via la pioggia, sta urlando, la sta chiamando...
Certo...Sarà lui a trasportarla via, lontano da noi, dai nostri giorni, la riporterà a casa, nella sua vera casa!
Io le terrò compagnia fino a dove non potrò entrare,
lei poi si volterà a salutare...ma non potrò vederla!

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Il fiume della vita

di Chiara Cavallaro

Scorre... la vita,
cosi veloce
come il fiume al mare,
In piena, come marea d’oceano,
Passando indisturbata,
tra rupi e piane.

Piane, di cui ignorava l’esistenza,
tempestose, dolci,
da affrontar intensamente.

Colme di fiori, pietre nere e magici arcobaleni,
brillano, davanti a se.

poi, con l’ andare adagio,
calmò, ancor lentamente, la sua burrasca
diramandosi, in corsi gemelli, dal suo stesso profumo.

Fu giunta poi
al termine, la sua corsa,
la dove,
re e regine, dormono,
ancor sogni beati,
ornati da sempre,
con fuochi incantati.

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All’amica più cara

Di Antonella Iacoponi

Per Barbara

La voce di un’amica parla al cuore,
è un canto prezioso, come l’onda del mare,
un magico dono d’amore,

perché quella voce fa sognare,
apre il mondo alla meraviglia dei colori,
si può descrivere solo sapendo amare,

l’incanto di un quadro, la bellezza dei fiori,
la regalità dei cavalli, le farfalle in volo,
voce armoniosa, che rende migliori

tutti gli istanti! Due anime, un cuore solo:
ecco un’amicizia perfetta, speciale;
la mano di un’amica è un frammento di cielo,

una lucente stella polare,
che guida e riscalda il mio cammino,
dice – ti voglio bene -, senza parlare,

ogni volta in cui stringe la mia mano;
ricambio con affetto infinito e lealtà immensa,
percorreremo insieme le strade del destino,

unite per sempre… Grazie, per la tua presenza.

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Spigolature qua e là

Di Maurizio Martini

Si stava passando le mani tra i capelli. Lentamente le sue dita accarezzavano quella capigliatura così folta e ben tenuta. Voltò lentamente il viso come a cercar qualcosa, ma i suoi occhi erano persi, lontani. Impossibile sarebbe stato comprendere a cosa pensava, o se semplicemente il vuoto riempiva la sua anima contenuta in quel corpo esile, sottile,per certi versi insignificante. Eppure doveva essere stato un bel fisico il suo, che se pur apparentemente fragile, mostrava un'antica robustezza, uno slancio verso l'alto che doveva renderlo visibile anche ai più distratti. Ma questo adesso non lo si sarebbe detto, forse un occhio ben addestrato avrebbe potuto indovinare quel lontano passato di quei ormai lontani momenti di gloria. Lo si poteva intuireanche dai vestiti che indossava. Se pur consunti, conservavano un che di nobile, ma adesso quel fisico abbattuto quasi piegato su se stesso non avrebbe attratto neppur lontanamente un passato così diverso dal presente. Certo non erano trascorsi molti anni, forse venti o trenta, ma adesso tutto attorno era cambiato e lui di fronte a quel cambiamento era apparentemente decaduto. Però poteva essere anche il contrario. Magari era lui che vedeva un decadimento attorno a se e non vi si ritrovava più. Ma pur cambiando le varie prospettive possibili il risultato era il medesimo. Dopo qualche istante voltò ancora il viso verso la finestra che dava sul giardino. La finestra, quante volte aveva guardato da quella finestra ed ogni volta con pensieri diversi. Ogni volta con progetti diversi. Ogni volta con desideeri diversi. Stese un braccio lungo il fianco. Si, doveva essere stato un tipo interessante. L'altro braccio invece lo piegò sul fianco reclinando leggermente tutto se stesso quasi in una posizione yogica. Ma non era nessuna posizione, solo quel modo di fare misterioso, incomprensibile a tutti e persino a lui stesso. Dai suoi sguardi di tanto in tanto lampi come di fiamma dardeggiavano qua e là, ma ancora una volta sarebbe stato inutile provare a cogliere quel che passava dentro di lui. Si mosse pigramente. Fece un passo in avanti, poi sembrò tornare in dietro, ma fu un istante. Il movimento fu brevissimo sia nello spazio che nel tempo. Rimase in quella posizione prima di compiere un mezzo giro su se stesso poggiando tutto il peso del suo esile corpo sul tacco dei suoi stivali. Poi in maniera improvvisa quanto decisa uscì dalla stanza chiudendola con delicatezza quasi inaspettata. Quel tipo di atto di chi non vuol disturbare...

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Riflessioni e critiche

Canone RAI: un'altra sconfitta tutta italiana

di Mario Lorenzini

Noi italiani siamo persone, a detta degli altri, molto estrose, creative, geniali. Nel passato abbiamo avuto i più grandi artisti come Leonardo, Giotto, Galileo, ecc. Le intuizioni che hanno portato a scoperte nei campi medici e scientifici sono note anche in tempi recenti con nomi come Enrico Fermi, antonio Zichichi e Rita Levi Montalcini, tanto per citarne alcuni. Ma al contrario di grandi personalità come quelle sopra, ricche di vitalità, amore per il prossimo e grande passione e capacità in quello che si fa, ci sono ahimé soggetti che, al contrario, usano quel poco di materia grigia per la quale, anche qui mi spiace ammetterlo, siamo negativamente noti: imbrogliare, fregare, incastrare la gente, ricavandone un guadagno illecito, per logica, buon senso e moralità. L'annosa questione che mi accingo non a proporre, ma a ripresentare, visto che non sono l'unico e il primo a farlo, è quella riguardante il canone RAI. La RAI, radio televisione italiana, è l'ente di stato fornitore del servizio pubblico televisivo. Dal 1954, anno di messa in onda delle prime trasmissioni TV, la RAI ci ha offerto rai1 e rai2, i soli canali alternativi disponibili all’epoca. Il servizio, sotto forma di segnale aereo ricevuto tramite antenna, si è sempre pagato ogni anno, con bollettini inviati direttamente a casa degli utenti titolari di abbonamento. Sì perché la RAI ha sempre ritenuto automaticamente iscritto al pagamento del canone RAI chiunque possedesse un apparecchio atto alla ricezione di sorgenti televisive. Benché questo sia un concetto, ve lo dimostrerò fra poco, totalmente sbagliato e fuorviante, negli anni '50 e, possiamo dire, fino ai '70 e '80, la cosa è stata compatibile col mondo reale. I rivenditori di televisori, al momento dell’acquisto di un TV, compilavano e spedivano alla RAI un talloncino con i dati dell'acquirente che, in questo modo, era subito individuato come certo possessore di un televisore. I canali televisivi erano forniti solo dalla RAI, quindi, non pagando, non solo il gestore e fornitore era in grado di capire immediatamente la morosità dell'utente, ma anche l'illecita fruizione a titolo gratuito dei programmi (gli unici). Col tempo, le cose sono evolute, in conseguenza della rivoluzione elettronica e informatica, in questo caso specifico, telematica. L'offerta dei canali da visionare si è arricchita con il proliferare di emittenti private, anche piccole realtà locali, che non potevano certo competere con la qualità (vedi potenza) del segnale diffuso e con il numero e la bontà delle proposte video, quasi sempre preregistrate e messe in onda in differita. Certo, un'altra differenza era subito balzata agli occhi degli italiani: queste emittenti non chiedevano alcuna cifra in abbonamento per la distribuzione del loro segnale aereo. Sostentate in via primaria con la pubblicità, queste piccole o grandi realtà, sono state comunque accettate positivamente dal pubblico oltre schermo. Al trascorrere degli anni, le cose sono così cambiate: Le tv private hanno potenziato il loro segnale, al pari e in certi casi persino in modo superiore a quello RAI. Col digitale terrestre poi, le cose si sono veramente parificate; e questo per la qualità del segnale. In quanto al palinsesto molti programmi sono più che competitivi rispetto alla tv di stato. E dopo aver iniziato con i tg, molte sono le trasmissioni in diretta. La cosa che non è ancora cambiata è la completa gratuità di queste stazioni televisive. C’è da aggiungere che anche molte pay tv hanno fatto la loro comparsa da tempo, esempio SKY, con l’ausilio di parabola satellitare, che offre prime visioni sportive e di film, anche contenuti on demand, ecc. Similmente anche il digitale terrestre ha le sue reti premium, abilitate da apposita card. Ma se qui paghiamo un abbonamento, la ragione è più che valida: prime tv, alta definizione dell’immagine, grande varietà di scelta a comando, no interruzioni pubblicitarie. E su quest’ultimo punto un approfondimento; agli esordi, i programmi delle tv private erano interrotti continuamente da spot pubblicitari. Anche la RAI, oggi ha aumentato il flusso dei “consigli per gli acquisti”. Ora, considerando tutto quello che ho detto fino a qui, e nonostante che, essendo ben avanti negli anni 2000 esistono ancora oggi zone del nostro territorio non raggiunte dal segnale televisivo, come si può ammettere che tutti, compresi coloro che non riescono a ricevere correttamente il segnale, coloro che non desiderano visionare i canali RAI, debbano essere obbligati a pagare, sulla propria bolletta del servizio elettrico, la tassa della tv di stato. Poco tempo addietro Renzi ha esordito con questa trovata, sentenziando che così, avrebbero scovato i furbetti che sino a quel momento non avrebbero pagato la RAI. Con tutta evidenza, il furbetto è lui, perché oltre ai due casi cui sopra, non si deve usare coercizione come questa al fine di incassare più tasse. Al paragone con il mondo informatico, esistono soluzioni a pagamento come Windows o, gratuite, come Linux. Si può decidere se rivolgersi verso sistemi gratuiti o meno. Pensate se fossimo detentori di una licenza free Linux ma dovessimo pagare alla Microsoft l’importo del sistema operativo Windows perché, a detta di questa muultinazionale, abbiamo un computer dove gira un sistema operativo. Assurdo vero? La stravaganza, solita italiana, non sarebbe tale nel solo caso in cui la RAI producesse propri apparecchi televisivi attti a ricevere ogni tipo di segnale TV, compreso quello dell’emittente di stato, mentre tutti gli altri marchi come Samsung, Philips, Panasonic, Sony, ecc. mettessero in commercio dei televisori capaci di percepire ogni tipo di segnale all’infuori del furbesco segnale RAI. Ma la RAI non vende TV, bensì diffonde un segnale televisivo. Come può quindi arrogarsi il diritto di richiedere il dazio per qualcosa che non è di sua produzione o fornitura? E’ come avere una piantagione di tabacco che rivendiamo a chi confeziona sigarette Marlboro, e poi pretendere che tutti i fumatori, che magari preferiscono le camel o le MS, paghino una tassa, al solo titolo giustificativo che tutte le sigarette sono confezionate in una scatoletta di cartone atta a contenerle. Ma…in ogni pacchetto ci possono essere brand diversi… Capite benissimo la forzatura che il nostro governo sta attuando, non essendo più ammissibile questo ragionamento obsoleto, visto che, come non esiste solo la RAI, non esistono solo le Marlboro, anche se i tv possono visualizzare svariate fonti televisive, e nei pacchetti di sigarette avete anche lì le stesse differenze. Ma naturalmente, come buona usanza del nostro sistema tributario, dopo una bastonata arriva il disinfettante lenitivo. Infatti l’ammontare del canone è stato diminuito, portato a 100 euro tonde, che potranno essere comodamente rateizzate nelle fatture del nostro fornitore di elettricità, dal prossimo mese di luglio. L’aver compiuto quest’atto rappresenta una parziale ammissione dell’ingiustizia che dovremo subire. Come dire: “abbiamo bisogno di moneta, però te ne chiediamo un po’ meno di prima, anche se non è giusto che tutti lo facciano, tutti pagherete. Rassegnatevi”. Forse un giorno le cose cambieranno, di certo non accadrà con la nostra rassegnazione.

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Un ex giocatore d'azzardo si racconta

di Giuseppe Lurgio

Lettori e lettrici,come sempre cerco di portare avanti questa mia rubrica dedicata alle interviste ospitando persone da ammirare e da cui magari prendere esempio. Oggi invece ho fatto il contrario.Ho intervistato una persona che non va assolutamente imitata,semmai apprezzata per il suo coraggio di ammettere ciò che ha fatto e per essere stata capace di uscirne fuori. In questo articolo parleremo delle persone malate di gioco. Pochi sanno che nel nostro paese la dipendenza da gioco è ancora un argomento tabù. Di solito viene sottovalutata e per definirla si usano termini impropri, come eccesso o vizio. In realtà il gioco d'azzardo patologico), riconosciuto anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, è una malattia a tutti gli effetti e come tale va trattata. A differenza di quanto avviene in altri Stati, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania agli Usa, in Italia questo disturbo non è inserito nei (Livelli essenziali di assistenza): ciò significa che i giocatori patologici non hanno diritto a cure e trattamenti gratuiti.
Premetto che non sono un esperto del settore,perciò mi affiderò al signor DE MAIO ANTONIO che è eun ex malato di gioco il quale dopo anni di cure e tanta buona volontà e riuscito a venirne fuori. Come poi lui stesso ci spiegherà ora si stà impegnando a far conoscere la sua storia in modo che serva da lezione e sia deterrente per chi volesse avvicinarsi a questa forma di dipendenza così devastante. Il settore del gioco d'azzardo è un settore che non conosce crisi. Anzi, proprio grazie alla crisi riesce a prosperare. I dati sono in ogni caso impressionanti specialmente se si tiene conto della generale contrazione dei consumi familiari. Secondo l'Istat in questi ultimi anni sono alte le percentuali di famiglie italiane che hanno comprato meno cibo e bevande e le stessehanno abbassato la qualità dei prodotti acquistati. Insomma, si tira la cinghia su tutto, compresi i beni di prima necessità, ma per gratta e vinci, scommesse e slot machine non si bada a spese. In questo quadro la crisi economica ha un ruolo rilevante: in tempi duri, la botta di fortuna diventa un sogno ricorrente, a volte un'ossessione. E tanti ci provano e poi ne restano invischiati.Infatti,aumentando a dismisura il numero dei giocatori, aumenta anche il numero di quelli che perdono il controllo. Ci sono persone per cui il gioco smette di essere un divertimento e diventa una malattia con conseguenze devastanti, paragonabili a quelle delle dipendenze da sostanze stupefacenti.Si comincia con l'euforia per qualche vincita, magari piccola, ma ritenuta comunque importante. E nell'immaginazione il gioco diventa la soluzione dei problemi, una scorciatoia per la fortuna. Ben presto però il quadro cambia: i soldi cominciano ad andarsene. Tanti e in fretta. Allora bisogna inseguirli, giocare di più, alzare la posta, nella speranza di riconquistare almeno il denaro perduto. Si crea così quel buco nero che in breve tempo finisce per mangiarsi tutto: i risparmi di una vita, il lavoro, a volte perfino la casa, ma anche le amicizie e gli affetti. Bene, dopo questa breve introduzione all'argomento passiamo subito a sentire dall diretto interessato la sua storia e sopratutto qualche consiglio per non cadere in questo baratro.

Intervista.

D) Bene ANTONIO,innanzitutto voglio ringraziarti anche a nome della nostra Redazione per aver portato la tua testimonianza anche su questo periodico.
R) Un saluto a te, alla redazione e a tutti coloro che leggono questo bellissimo periodico. Sono io che in verità ringrazio voi per avermi dato la possibilità di portare anche tra voi la mia testimonianza.
D) Partiamo dall'inizio, spieghiamo brevemente ai nostri lettori chi è Antonio DeMaio.
R) Sono una persona di 50 anni dipendente di un azienda Sanitaria abitante in un piccolo paesino e come tanti non sono sposato e mi piace anche divertirmi un po! Il resto che dire?
D) Fin quì tutto nella norma se non fosse che un brutto giorno entri nella spirale del gioco d'azzardo. Puoi spiegare ai nostri lettori le prime fasi di questo approccio? Come ti sei trovato davanti a una macchinetta mangiasoldi?
R) Come mi sono trovato nemmeno io so bene spiegarlo perchè e passato tanto tempo e dopo che hai deciso di smettere devi per forza dimenticare altrimenti ti ritorna la voglia di giocare. Comunque di solito si incomincia incuriositi dagli altri che giocano e che magari si vantano di vincere grandi somme. Ma credo che questo non sia un percorso standard,potrebbero esserci pure altri tipi di approcci.
D) Il tuo avvicinarti a questo falso e ingannevole modo di fare soldi e stato dovuto a un effettiva esigenza finanziaria o semplicemente per curiosità?
R) No,nessuna esigenza economica. Lavoravo e tutt'ora lavoro.Come detto prima la curiosità e stata la mia rovina. Dopo la curiosità passare alla dipendenza e stato automatico.
D) Puoi quantificare anche approssimativamente a quanto ammontaavano le perdite e sopratutto come ti sentivi psicologicamente nel frattempo che entravi sempre di più in questa spirale?
R) Bè quantificare con precisione le perdite economiche non mi e possibile,ma comunque superavano gli ottantamila euro. In quel periodo non pensavo certo ai soldi in quanto avevo ancora dove prenderli e poi anche se ti rendessi conto che stai perdendo tutto e così forte la voglia di giocare che tutti gli altri pensieri non riescono ad emergere
D) Naturalmente quando si entra in questo circuito non se ne esce più,anzi si precipita sempre più in basso. suppongo che e stato così anche per tè.Tu ti rendevi conto che non era piu un gioco ma una specie di attrazione fatale da cui non potevi resistere e che non potevi abbandonare ma che nello stesso tempo ti stava distruggendo?
R) Si,purtroppo e stato così anche per mè. Ma sai, il giocatore malato sà che si stà facendo male ma deve farlo perchè per lui il gioco e come un una specie di gioco sadomaso,prova piacere anche nel perdere perchè è poi ricompensato dalla scarica di adrenalina che ottiene quando vince qualcosa che naturalmente succede di rado.
D) Cosa e successo poi che ti ha fatto risalire la china? E venuto qualcuno in tuo aiuto,un amico,la famiglia, o altro che ti ha dato una fune a cui aggrapparti per incominciare a risalire?
R) Bè,prima che decidi di tentare una risalita devi scendere talmente in basso da dover capire che da solo non potrai più uscirne. Ti incominci a indebitare con qualche amico, poi subentrano le finanziarie che ti danno la botta finale. Qui non sei ancora pronto a uscirne, anzi qui ti butti ancor di più a capofitto nel gioco e diventa una vera ossessione giocare per recuperare ciò che si è perduto.Questa è anche la fase in cui parli proprio come se fosse un essere umano con la macchinetta implorandola di darti qualcosa e addirittura imprecando. A questo punto della mia storia per mia fortuna e subentrata la mia famiglia che ha incominciato a farmi aprire gli occhi e farmi rendere conto di ciò che avevo combinato. Dico per mia fortuna perchè ho avuto una famiglia che ha saputo occuparsi del mio problema,ma non e per tutti così,infatti per molti non vi è il finale piacevole.
D) Hai trovato valido aiuto nei servizi sociali? Omeglio quale è stato il percorso per uscirne fuori da questa brutta storia?
R) Allora premetto che lo STATO non considera il gioco d'azzardo come una malattia e quindi non ha predisposto strumenti adatti a prevenire e curare questa patologia. Per mè il percorso e stato come detto prima, iniziato dalla famiglia che a sua volta si e rivolta a medici e altri professionisti più addentrati in queste situazioni che poi alla fine mi hanno indirizzato presso un centro privato di Salerno chiamato LOGOS Frequentando questo centro sono venuto in contatto oltre che con il personale medico anche con altri malati come mè e sopratutto con pazienti guari ne erano già usciti e che mi hanno fatto effettivamente capire che se loro c'è l'avevano fatta potevo farcela pure io,bastava volerlo.
D) Bene,ora che ne sei fuori so che stai facendo una bellissima cosa,ovvero stai facendo interviste anche su emittenti locali e dibattiti proprio per mettere in guardia altre persone che potrebbero cadere o che gia ci sono dentro perchè comme tu stesso hai dimostrato se ne può uscire,anzi dovevo dire,se ne può guarire visto che comunque è una malattia. Vuoi aggiungere qualcosa?
R) Io non stò facendo nulla di particolare se non proprio quello che hanno fatto altri con mè. Se non mi sarei confrontato con tutti quelli che ne erano venuti fuori oggi forse sarei ancora dietro a una macchinetta. Questa non è una malattia che si cura con un farmaco specifico come quando ad esempio curiamo l'influenza. L'allontanamento dal gioco costa sacrifici e rinunce sommato a sensi di colpa ma e possibile solo rendendosi conto di non essere soli. Io per venirne fuori ci ho messo circa quattro anni,ma tenete presente che ci sono persone che impiegano anche il doppio e quando si crede di essere guariti si può precipitare di nuovo.Per evitare che ciò accada bisogna avere il coraggio di abbandonare gli amici giocatori,bisogna girare letteralmente alla larghissima dalle sale gioco che facilmente inducono in tentazione. Ma una cosa fondamentale da fare e quella di crearsi degli hobbies,degli interessi e degli amici che non praticano il gioco e che sappiano sostenervi nei momenti di abbattimento.
D) Siamo giunti al termine di questa intervista. Antonio,chiudiamo quì questa chiacchierata,vuoi aggiungere un ultima frase o considerazione per i nostri lettori?
R) Io voglio solo precisare ancora una volta di non essere un eroe ma semplicemente uno che ha avuto un pò di fortuna e ne sono uscito ma comprendo benissimo chi non riesce perchè è veramente difficile vincere la battaglia contro il gioco. Saluto chi leggerà questo articolo pregando coloro che non sono affetti da questo problema di non avvicinarsi mai a una macchinetta mangiasoldi e se per caso ci fosse tra voi un giocatore lo prego, di fermarsi e farsi aiutare perchè ricordate, la vita e bella,ma senza gioco d'azzardo e straordinaria!.

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Beppe Grillo è libero o controllato?

di Renzo Coletti

Il ragioniere genovese Giuseppe Piero Grillo, conosciuto come Beppe Grillo è stato scoperto da Pippo Baudo al cabaret milanese “Il Bullone” alla fine degli anni ‘70. Dopo aver amato e odiato la televisione, il computer e internet (lo ricordiamo nello spettacolo “Time Out” dove ha iniziato con la distruzione rituale di due computer), nel 2005 apre il suo blog (oltre 500mila accessi giornalieri che lo fa diventare uno dei siti più visitati al mondo) e subito vince il premio WWW messo in palio dal giornale di Confindustria - il quotidiano dei Poteri forti italiani - “Il Sole 24 Ore”! Da allora il blog ha continuato a crescere e oggi, tradotto anche in inglese e giapponese, è diventato fonte biblica di informazioni per milioni di persone. Fin qui nulla di strano. La cosa che invece è interessante riguarda il suo editore! L’editore di Grillo L’editore di Beppe Grillo oggi è la Società Casaleggio Associati di Milano. Nella prefazione del libro del 2004 “Web Ergo Sum” scritto da uno dei fondatori della Società, Gianroberto Casaleggio (che ha dato anche il nome alla ditta), Beppe Grillo spiega come ha incontrato quello che diventerà il suo editore di fiducia! Grillo scrive testualmente: «lo incontrai per la prima volta a Livorno, una sera di aprile, durante il mio spettacolo Black Out. Venne in camerino e cominciò a parlarmi di Rete. Di come potesse cambiare il mondo. (…) Pensai che fosse un genio del male o una sorta di San Francesco (...) Ebbi, lo confesso, un attimo di esitazione. Strinsi gli occhi. Casaleggio ne approfittò. Mi parlò allora, per spiegarsi meglio, di Calimero il pulcino nero, Gurdjieff (il famoso mago nero, uno dei maestri del cantautore Franco Battiato, ndA), Giorgio Gaber, Galileo Galilei, Anna di York, Kipling, Jacques Carelman (…) Tutto fu chiaro, era un pazzo. Pazzo di una pazzia nuova, in cui ogni cosa cambia in meglio grazie alla Rete. (…) Ce n'è abbastanza per rinchiuderlo. E' un individuo oggettivamente pericoloso e socialmente utile»[1] Gianroberto Casaleggio (interessato a Gurdjieff!) è riuscito dove tutti avevano fallito: convertire Grillo a internet! Da quell’incontro infatti è nato non solo il blog di Beppe Grillo, ma anche tutti i libri e dvd, come pure e le organizzazioni dei Meet-up! In soldoni l’immagine mediatica (a 360 gradi) di Grillo viene gestita e controllata dagli esperti della società milanese. Addirittura Gianroberto sarebbe diventato il consigliere numero uno di Grillo, a tal punto che secondo indiscrezioni, è sua l’idea del V-Day![2] Quello che ha sparso nel mondo il verbo o virus del V-Day convincendo, attraverso il suo comico portavoce, centinaia di miglia di persone in Italia. “Uomo (Gianroberto) sulle orme del Parsifal dichiara di voler ricercare la vera natura degli uomini”. E così, ad esempio, per le riunioni da sempre ama immergere il gruppo dirigente nel mondo cavalleresco e spirituale della leggenda di Camelot (alla scoperta di quei luoghi ha persino trascorso una vacanza). Usa una tavola rotonda attorno alla quale fa sedere i suoi manager per «parlare liberamente».[3] Sua è anche la gestione del sito web dell’amicone di Grillo, il Ministro per le Infrastrutture Antonio Di Pietro.[4] E’ arrivato il momento di vedere chi sono questi associati, e soprattutto di cosa si occupano. La Casaleggio Associati La Casaleggio Associati, nasce il 22 gennaio a Milano nei pressi della casa di Alessandro Manzoni, da cinque persone (Enrico Sassoon, Gianroberto Casaleggio, Luca Eleuteri, Davide Casaleggio e Mario Bucchich).[5] La “mission” ufficiale dell’azienda è «di sviluppare consulenza strategica di Rete per le aziende e di realizzare Rapporti sull’economia digitale»

L’Affare Webegg Spa
Per capire il quadro generale, rimanendo però sempre collegati con la Casaleggio Associati , è necessario conoscere la Webegg Spa : un gruppo multidisciplinare per la consulenza delle aziende in Rete, controllata per il 59,8 % da I.T. Telecom Spa (controllata a sua volta al 100% da Telecom Italia. Ci interessa molto perché:

- Gianroberto Casaleggio è stato Amministratore Delegato e Direttore Generale della Webegg.[6]
- Luca Eleuteri (socio Casaleggio) tra il 2000 e il 2003 lavorava nella Direzione Generale di Webegg.[7]
- Mario Cucchich, fino al settembre 2003 è stato Responsabile Comunicazione e Immagine del Gruppo Webegg.
- Enrico Sasoon entra il 15 gennaio 2001 nel Consiglio di amministrazione di Webegg
- Maurizio Benzi, Marketing di Webegg e stranamente, organizzatore dei Meet-up di Grillo a Milano

Su cinque soci della Casaleggio, ben quattro lavoravano per la Webegg Spa con incarichi molto prestigiosi e importanti!
E poi cos’è successo?
Tra giugno e agosto 2004, la IT Telecom Spa sigla un accordo con Value Partner Spa per la cessione del pacchetto azionario detenuto in Webegg Spa, pari al 69,8% del suo capitale, al prezzo di 43 milioni di euro, il restante 30,2% è posseduta da Finsiel (79,5% Telecom Italia). Value Partners è la più grande società di consulenza strategica di origine italiana! Nel gennaio 2004 quindi dopo pochi mesi, come è stato detto, i cinque fondano a Milano la Casaleggio Associati. Questo dato è molto interessante perché risulta che gli attuali editori di Beppe Grillo hanno lavorato fino a pochi anni fa, all’interno di una società della Telecom Italia, la stessa soggetto di attacchi (certamente giusti) da parte del comico genovese.

L’affare Telecom
Beppe Grillo sta portando avanti da anni una campagna per “prendersi” (lui, gli editori o qualcun altro?) la Telecom Italia! Tale strategia è attuabile se tutti o una buona parte degli azionisti privati delegassero Grillo all’assemblea generale della società. Ecco perché dal blog ha chiesto ufficialmente una “shareaction” (“fatemi godere” dice nel suo appello): «inviatemi le vostre manifestazioni di interesse attraverso il form del modulo di adesione per consentirmi di valutare la fattibilità del progetto e tentarne la realizzazione». «Fatemi godere. Rifatevi delle umiliazioni subite in questi anni come utenti e come azionisti. Il cda licenziato dai veri azionisti attraverso un comico. Una cosa mai vista al mondo. (…) Ragazze e ragazzi, dateci dentro. Aderite, aderite, aderite» [8]

Certamente è ”una cosa mai vista al mondo”, ma la domanda che sorge spontanea è: una volta attuato questo progetto, se mai si realizzerà, chi potrà garantire la sicurezza della ditta più importante in Italia? Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio o la Casaleggio Associati stessa? Ricordiamo che si tratta della società che ha il potere di ascoltare (esattamente quello che è successo allo stesso Grillo, che per ben 4 anni, è stato ascoltato e registrato…) tutte le telefonate, leggere tutti i fax e le e-mail sul suolo italiano… Per qualche miscredente, potrebbe sembrare una manovra occulta per entrare in possesso proprio di questa importantissima azienda...ed è proprio quello che sta accadendo! Staremo a vedere, anche se ad oggi sono decine di migliaia le persone che in buona fede, si sono affidate al nuovo "guru delle telecomunicazioni" (futuro amministratore delegato?).

Prometeus: il futuro dei media Torniamo alla Casaleggio Associati perché nel loro sito ufficiale (www.casaleggio.it) è pubblicato nella home page un video molto indicativo e allo stesso tempo inquietante: “PROMETEUS: IL FUTURO DEI MEDIA” (www.casaleggioassociati.it/thefutureofmedia). Video da non perdere assolutamente! Si tratta della visione futurista che i soci fondatori della Casaleggio hanno a livello di Media.

Il video inizia dicendo: «L’Uomo è Dio, è ovunque, è chiunque, conosce ogni cosa. Questo è il nuovo mondo di Prometeus. Tutto è iniziato con la Rivoluzione dei media con Internet alla fine del secolo scorso…»[9] La visione continua con: « la Rete include e unifica tutto il contenuto: Google compra Microsoft, Amazon compra Yahoo! diventando così i leader mondiali dell’informazione assieme a BBC, CNN e CCTV… La pubblicità è scelta dai creatori di contenuti, dagli stessi autori e diventa informazione, confronto, esperienza. Nel 2020 Lawrence Lessing, l’autore di “Cultura Libera” diventa Ministro della Giustizia degli Stati Uniti e dichiara il copyright illegale. Dispositivi che replicano i cinque sensi sono ormai disponibili nei mondi virtuali. La realtà può essere replicata in Second Life. Chiunque ha un Agav (agente-avatar) che cerca informazioni, persone, luoghi nei mondi virtuali. Nel 2022 Google lancia Prometeus l’interfaccia standard degli Agav. Amazon crea Place, un’azienda che replica la realtà. Puoi andare su Marte, alla battaglia di Waterloo, al SuperBowl di persona. E’ reale! Nel 2027 Second Life si evolve il Spirit. Le persone diventano chi desiderano e condividono la memoria, le esperienze, le sensazioni. La vendita di memoria diventa una normale attività commerciale. Nel 2050 Prometeus compra Place e Spirit. La vita è virtuale è il mercato più grande del Pianeta. Prometeus finanzia tutte le missioni spaziali alla ricerca di nuovi mondi per i propri clienti, gli avatar terrestri»

Non male come visione, vero? Un futuro illuminato (non si sa bene da che luce…), dove la vita diventa virtuale, dove si commercializza la memoria, le esperienze e le sensazioni. Ognuno avrà un avatar, un personaggio inventato, e potrà fare ciò vuole, anche quello che non potrebbe fare nella realtà… In pratica la nostra Vita verrà letteralmente svuotata di significato e “copiata” o “replicata” su internet. Lo scopo è quello di non si fare più esperienza (cioè conoscenza e quindi coscienza) sul pianeta Terra, ma su un “pianeta” che non esiste, formato da bit e byte: internet! Che tipo di coscienza sarà mai quella di un mondo virtuale? Non è che ci stanno indottrinando e preparando invece a vendere la nostra anima? Questo progetto chiamato Prometeus, è la visione di un pazzo da psichiatrizzare quanto prima, o invece si tratta di un piano ben preciso di controllo occulto? Per approfondire tale delicatissimo argomento, vi rimando alla nuovissima dispensa “Il segreto occulto degli Illuminati”.

Nel video della Casaleggio Associati si pubblicizza Second Life (Seconda Vita), “un mondo virtuale in 3D aperto a tutti i maggiorenni dove ogni evento della vita può essere riprodotto” [10]. Second life è ciò che tecnicamente viene definito un M.M.O.R.P.G. ovvero un Massive Multiplayer Role Playing Game (Un Videogioco di Ruolo destinato alla Massa): immaginate un videogioco in cui possano partecipare contemporaneamente centinaia di migliaia di giocatori (se non milioni) collegati in rete, ognuno con il proprio personaggio (avatar), con un proprio conto corrente e varie proprietà mobili ed immobili. Esso è stato creato dalla Linden Lab, reso disponibile in rete nel 2003, oggi può contare quasi 8 milioni di utenti nel mondo (dato di luglio 2007[11] Poco si sa su questa strana piattaforma, ma nei media si sono già iniziati a denunciare episodi alquanto sgradevoli accaduti all’interno di questo “mondo secondario”, anche se la vera natura estremamente deviante non viene adeguatamente sottolineata! E’ un mondo estremamente deleterio e pericoloso per la psiche umana. Casualmente sia Beppe Grillo (con tanto di avatar) che Antonio di Pietro hanno il loro sito proprio in Second Life...

“Dio è ovunque, è chiunque e conosce ogni cosa”, proprio come l’occhio onniveggente della massoneria (il simbolo stampato sul dollaro statunitense), usato dai creativi della Casaleggio alla fine del video. A proposito di luce, cerchiamo di capire come mai hanno usato un nome così particolare per tale progetto: Prometeus! Certamente deriva da Prometeo, figlio di Giapete e Climene, che ha sottratto il fuoco (simbolo della luce) agli Dei per riportarlo agli uomini sulla terra (dottrina della gnosi). Secondo l’occultista russa Helena Petrovna Blavatsky, sotto un altro aspetto, l’allegoria del fuoco (visto come luce iniziatica, ndA) può essere letta come un'altra versione della ribellione dell’orgoglioso Lucifero (dal latino LUCIFERUS, composto da “LUC-EM” = luce, e tema “FER-RE” = portare, cioè PORTATORE DI LUCE, ndA), precipitato nell’Abisso senza fondo. La maledizione di Zeus a Prometeo è lo stesso che la maledizione di Dio a Satana![12] Quindi secondo la maga (indubbiamente nera) Blavatsky, il fuoco o luce portato sulla terra da Prometeo è l’allegoria del fuoco o luce porta sulla terra da Lucifero!

Ecco spiegato perché il logo della Prometeus (vedi immagine sopra) è rappresentato graficamente da una fiamma (luce) che parte dalla lettera O maiuscola, quindi dal Cerchio chiuso (molto usato anche dai circoli satanici per i loro rituali). Sicuramente la motivazione che ha spinto la Casaleggio a scegliere un nome e logo simili sarà un'altra, magari meno esoterica, però la strana coincidenza (per chi ci crede ovviamente) è interessante!

Partnership con Enamics Nel 2004 la Casaleggio annuncia la partnership con Enamics, una società statunitense fondata nel 1999, leader del Business Technology Management (BTM). La Enamics ha come “clienti” potentissime corporation del calibro di: Pepsico, JP Morgan, Northrop Grumman, US Department of Tresury (Dipartimento del Tesoro USA), BNP Paribas, American Financial Group,[13] ecc. Tra queste, quella che più c’interessa è la banca d’affari JP Morgan, perché rientra nell’impero dei Rockefeller, una delle famiglie che controllano il mondo!

Davanti al Centro Rockefeller di New York si staglia - casualmente - una statua gigante di Prometeo (vedi immagine qui a fianco), voluta proprio dal magnate in persona! Anche i Rockefeller, come i Casaleggio (chiedo venia per la comparazione), pertanto “adorano” l’arte simbolica del Prometeo! Fondatore della BTM Corporation è un certo Faisal Hoque, autore di numerosi best seller ed ex dirigente anziano della General Electric (anch’essa del gruppo Rockefeller) e di altre multinazionali! I partner della BTM tecnology sono “IBM Tivoli” di New York e “Future Considerations” di Londra. Questa ultima ha come clienti privati: Coca Cola, Barclaycard, Addax Petroleum, KPMG LLP, ecc. Nel settore pubblico invece: Carbon Trust, UNIDO (United Nations Industrial Development Organisation), London Pension Fund Authority (LFPA)[14] ecc.

E’ molto indicativo venire a conoscenza che l’editore di Beppe Grillo (nonostante le giustissime campagne contro l’inquinamento ambientale, le energie alternative, i biocarburanti, l’idrogeno, ecc.) abbia tra i partner proprio quella banca (JP Morgan), che ha interessi economici enormi in ogni dove, e soprattutto nel comparto bancario, energetico e/o petrolifero!

Che fine ha fatto il Signoraggio monetario? Al Beppone nazionale va il merito di essere stato il primo a denunciare la truffa del Signoraggio monetario (nel tour “Apocalisse Morbida” del 1998) e la natura privatistica della Banca d’Italia. In quello spettacolo ha sparato a zero sui banchieri (Fazio, Duisemberg, ecc.), definiti i cavalieri dell’Apocalisse, che controllano le economie planetarie, sottolineando più volte come questi signori “stampano le banconote e le prestano”. Avete capito bene: stampano denaro e lo prestano ai governi! Per non parlare del debito pubblico. Dice infatti Grillo: “e il debito? A chi li dobbiamo due milioni e mezzo di miliardi di lire?”

Nonostante questo, da un po’ di anni Grillo si rifiuta, o gli è stato consigliato di non parlarne, di Signoraggio e dei banchieri durante i suoi spettacoli, perché? Una spiegazione la fornisce il dottor Antonio Miclavez in una recente intervista video: «ne ho parlato (si riferisce a Grillo, ndA) circa sei mesi fa e mi ha detto: “sì è molto bello, ma questo per la gente è troppo. Se è troppo poi la gente si spaventa e non lo capisce perché è troppo!”. Uguale Milena Gabanelli (Report su Rai3, ndA)»[15] Tralasciamo la Gabanelli per ovvi motivi, ma perché Grillo che nel 1998 sparava a zero sul Signoraggio, sulla truffa del debito pubblico e sui banchieri, oggi non dice nulla e si limita ad attaccare i politici: semplici camerieri del potere economico? Cosa è successo nel frattempo? Ha ricevuto pressioni e/o ricatti? Oppure ha cambiato idea? Nessuno lo sa ad eccezione della sua coscienza!

A cosa servono il V-day, il Mastella-day, la petizione per la Forleo o De Magistris, o quella contro Gentiloni, se il vero e unico problema è la gestione massomafiosa della emissione monetaria che rende interi paesi schiavi del sistema economico, sotto la pressione di un debito inesistente? Forse serve per dirottare le masse e deviarle verso lidi estremamente funzionali per il Sistema che ci controlla? Qual è il senso di scatenarsi per un parlamento pulito (contro i politici pregiudicati), movimentare le masse per assurde liste civiche, quando i controllori della politica sono e rimangono i grandi banchieri internazionali? Quando coloro che emettono la moneta hanno il Potere di far fare le leggi ai burattini in Parlamento, a cosa serve prendersela con la manovalanza? Forse per evitare di tirare in ballo i veri manovratori occulti?

Come disse il giornalista Paolo Barnard in una lettera intitolata “Considerazioni sul V-day”: «I nostri personaggi (…) di fatto svuotano l’Io dei loro seguaci impedendogli di divenire singole entità autonome e potenti, rendendoli (rendendoci) un esercito di anime incapaci, dunque minando la Società Civile organizzata e la speranza che essa rappresenta»[16] Di persone svuotate del proprio Io ce ne sono già abbastanza. E’ necessario partire da noi stessi, senza delegare il politico, il Grillo, il Travaglio, la Forleo o la Guzzanti di turno: solo così saremo padroni della nostra vita e potremo conquistare, o meglio, tirare fuori la nostra vera e unica individualità, cioè l’essenza spirituale. Se non ritorniamo in possesso della nostra autentica natura, il Potere continuerà a fare sonni tranquilli. «Credete veramente - continua Paolo Barnard - che il Potere sia così sciocco e impreparato da poter essere, non dico sconfitto, ma anche solo disturbato da questo sgangherato esercito alla deriva?

Al Potere, le iniziative di Grillo (inconsapevolmente ci auguriamo tutti) - portate avanti grazie alla consulenza di aziende specializzate - fanno estremamente comodo, perché il vero e unico problema che ha il Potere è il risveglio della coscienza delle Individualità. Persone libere di pensare, sentire e agire, indipendentemente dagli insegnamenti e dalle dottrine di un qualsiasi messia o maestro di vita, sono veramente pericolose! Concludo nella speranza che non siano vere le affermazioni di Dino Risi (che ha diretto Grillo nel film “Scemo di guerra”) al Corsera, perché secondo il regista, Grillo è più attore adesso che quando girava film. Non crede affatto a ciò che dice e scrive quotidianamente nel blog! Speriamo che si sbagli… Come pure mi auguro che Beppe Grillo dia un segnale di assoluta buona fede riprendendo a parlare, sia nel blog che durante gli spettacoli, di Signoraggio, Poteri forti bancari, Sovranità monetaria, OGM, ecc.

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Satira

Per sorridere un po

di Giuseppe Lurgio

Ben ritrovati amici e amiche che oramai da anni seguite questa rubrichetta dedicata al buon umore. Aspettando la primavera che dovrebbe infonderci un po di ottimismo in più gustiamoci questa piccola raccolta di barzellettine ricercate per voi dal web! Buona lettura e sopratutto buon divertimento!

1) A scuola, mentre il professore di educazione fisica saltella a ritmo d'aerobica, rivolgendosi ai ragazzi e sorridendo dice tutto entusiasta: "Buongiorno, arrivederci, ciao, buonasera, a domani...". Uno dei ragazzi, un po' stravolto gli chiede: "Ma professore che cosa sta facendo ?". E il professore: "Ragazzi, non sapete che lo sport è salutare ?".

2) Uno psichiatra ad un suo collega: "Dura la vita... un paziente mi crede un lampione!". "E che cosa c'è di male?". "Lui si crede un cane".

3) Colmo per un musicista: continuare a suonare al conservatorio anche se nessuno gli apre.

4) "È vero, mamma, che in certe zone dell'Africa le donne non conoscono il marito fino al giorno del matrimonio?". "Questo succede in ogni parte del mondo, cara".

5) In Texas un ometto entra nel fast-food di una stazione di servizio, ordina hamburger, patatine e birra e si siede a un tavolino. Tre motociclisti della terribile banda degli Hell's Angels appoggiati al bancone del bar lo puntano, e appena la cameriera lo serve si avvicinano al suo tavolo e uno gli frega mezzo hamburger, l'altro si beve la birra ed il terzo, ridendo, si ficca in bocca una manciata di patatine. Il tizio non alza neppure lo sguardo, si alza, va alla cassa, paga ed esce. Dopo un momento uno dei motociclisti ridendo dice al barista: "Ehi, hai visto che merda di uomo?". E il barista: "Anche come autista non vale molto... uscendo col suo autotreno è passato in pieno sopra alle vostre tre moto".

6) "Rossi, come mai arriva a quest'ora ?". "Perché direttore ieri lei mi ha detto che il giornale me lo devo leggere a casa!"

7) Corso preparatorio per neo mamme. L'istruttrice chiede ad un'allieva: "Quando nascerà il suo piccolo?". "Il 20 gennaio". Poi chiede ad una seconda allieva: "E il suo quando nascerà?". "Il 20 gennaio". Chiede ad una terza, poi alla quarta, e così via: "Quando nascerà il suo bimbo?". E tutte rispondono: "Il 20 gennaio". Alla fine chiede all'ultima: "Anche il suo nascerà il 20 gennaio?". E l'allieva: "No, io non sono andata alla gita aziendale".

8) Due amici, Antonio e Beppe, durante un giro per la campagna della Maremma, sono colti da un brutto temporale e, tutti bagnati, trovano riparo in una cascina abitata da una giovane donna, vedova da poco, che offre loro ospitalità per la notte. Ma accogliendoli dice loro: "Mio marito è morto pochi mesi fa e non voglio che i vicini pensino male di me. Per cui gradirei che dormiste nel granaio qui fuori. I vestiti potete lasciarli qui vicino al focolare in modo che si asciughino". I due ringraziano e così fanno. Nove mesi dopo Antonio riceve una lettera dal notaio che cura gli interessi della vedova e subito va a trovare l'amico Beppe che abita vicino a lui e gli dice: "Dimmi un po', Beppe, ti ricordi di quella simpatica e bella vedova da cui capitammo 9 mesi fa durante quel terribile temporale in Maremma?". "Sì, perché?". "E, per caso, non è che durante la notte tu hai lasciato il granaio dove dormivamo per andare a trovare la bella vedovella?". "Beh, è vero, devo confessarlo...". "E, sempre per caso, non è che hai utilizzato il mio nome invece del tuo?". Beppe arrossisce e risponde: "Sì', è vero. E allora? Vuoi forse dirmi che la vedova è rimasta incinta e vuole che io ripari?". E Antonio: "No, no, è che la donna è morta in un incidente e mi ha lasciato tutto quello che possedeva...".

9) Marito e moglie, felici, festeggiano le nozze d'oro con una cenetta intima. Verso la fine lui le chiede qualcosa che lo tormenta da tempo: "Cara, mi hai mai tradito?". Lei: "Oh, caro, ma perché chiedi questo?". Lui: "È importante, lo devo sapere". Lei: "Allora, sì, ti ho tradito. Tre volte. La prima volta è stato quando avevi bisogno di tutti quei soldi per lavorare in proprio, e nessuno te li diede finché un giorno il direttore di banca venne da noi e li consegnò personalmente?". Lui: "Non avevo mai capito cosa fosse successo. E la seconda volta?". Lei: "Caro, ti ricordi quando avevi bisogno di quella operazione al cuore, ed era troppo rischiosa e nessun chirurgo voleva farla? E che poi improvvisamente uno di loro cambio' idea?". Lui: "Oh, cara, hai fatto questo per salvarmi la vita? Ah, mi sento risollevato dal vedere come ti sei sacrificata per me! E dimmi, quand'è stata la terza volta?". Lei: "Caro, ti ricordi quando eri in campagna elettorale, e ti mancavano 147 voti per essere eletto?".

10) Un ragazzo si presenta all'ufficio anagrafe e chiede: "Vorrei rinnovare la mia carta d'identità". "Bene, ha portato la vecchia?". E il giovane: "Certo! Nonna, vieni, che vogliono anche te!".

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