Informazione per i giovani del III millennio numero 16 Marzo 2005
Direttore Prof. Carlo Monti
Vice Direttore Maurizio Martini
Redattori Alessio Lenzi, Mario Lorenzini
Redazione
Via Francesco Ferrucci 15
51100 - PISTOIA
( Tel. 057322016
. e-mail: redazione@gio2000.it
Sito internet: www.gio2000.it
Tipologia: notiziario
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000
Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.
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Comunicati
Cucina
Cultura
Esoterismo, religioni e dintorni
Hobby e tempo libero
Informatica
Istruzione
Lavoro
Musica
Normalità e handicap
Patologia
Racconti e poesia
Riflessioni e critiche
Spazio donna
Sport
EDITORIALE
Brutta
sorpresa, tante aspettative - Di Mario Lorenzini
CUCINA
Tutti in cucina (parte seconda)- Di Elisabetta Barsotti
CULTURA
A cento anni dalla morte, Jules Verne vive ancora - Di Maurizio Martini
ESOTERISMO, RELIGIONE E DINTORNI
Ognuno di noi ricorda il terrificante incidente di Chernobyl ma quasi nessuno conosce l'immediato intervento degli extraterrestri - Di Costantino Paglialunga
HOBBY E TEMPO LIBERO
L'impianto delle viti - Di Angelo Ricci
INFORMATICA
Winguido lezione 3 - Di Marco Ostuni
ISTRUZIONE
Gli istituti per ciechi com'erano e come dovrebbero essere - Di Antonino Cucinotta
PATOLOGIA
La retinite pigmentosa, "La mia compagnia di vita" (parte prima) - Di Vincenzo Luigi Milanesi
Alcolismo: un problema sociale - Di Cristina Della Bianca
RIFLESSIONI E CRITICHE
L'aborto è morte difendi la vita - Di David Lisi
Possiamo comprare "intelligente" - Di Elena Aldrighetti
Foibe: queste sconosciute - Di Aries Dominghini
Riflessioni varie - Di Maurizio Martini
EDITORIALE
Brutta sorpresa, tante aspettative
Di Mario Lorenzini
Cari lettori, da tempo cerchiamo di
migliorarare, qualitativamente e come quantità di notizie,
questo Giovani del 2000. i problemi da superarare non sono stati
pochi e semplici, credetemi, ma lo scoglio più grande, il freno
maggiore alla diffusione e soprattutto allevoluzione della
rivista stessa e il fattore economico. Daltra parte, il
giornalino è nato in seno ad unassociazione senza scopi di
lucro, lidea era più o meno quella di un notiziaro di
poche paginette; e, in fondo, è stato giusto non fare il passo
più lungo della gamba. Arrivati a questo punto però, ci
sentiamo bloccati, cè chi ci chiede di più, ma non
possiamo darglielo. Vorremmo salire a 6 copie annuali anziché 4
(bimestrale anziché trimestrale), vorremmo aumentare i
contenuti, le rubriche e migliorarne il livello. Ma nessuno di
noi ha denaro da investire in questo, solo del tempo gratuito che
diventa sempre maggiore da dedicare alla raccolta degli articoli,
alla loro correzione e impaginazione, alla gestione delle
spedizioni nei vari formati (audiocassetta, e-mail, cartaceo),
alla gestione del sito web, ecc. Già da tempo avevamo riflettuto
non tano ad una soluzione completa al problema, sarebbe stato
logico pensare a chiedere dei soldi, stampigliare sulla rivista
una bella cifra, sarebbe stato giusto ormai da oltre un anno; ma
abbiamo atteso che le cose maturassero ancora un po,
abbiamo dato a molti la possibilità di conoscerci e apprezzarci,
siamo cresciuti notevolmente come numero di iscritti. Ma non
riusciamo a mantenere pienamente fede ai nostri impegni se non
monetizziamo il tutto. I processi di lavorazione
necessitano di essere ulteriormente automatizzati per tenere il
passo e andare avanti, il tutto, purtroppo, ha un costo. A
malincuore siamo costretti, per il momento, a quantificare una
richiesta in denaro per la sola versione cartacea, sicuramente la
più pregevole e curata e quindi, più onerosa. La cifra si
riferisce ad un abbonamento annuale, ovvero 4 numeri per 5,00
euro. Ripeto, questa non è la soluzione del male, ma possiamo
considerarla un tampone, poi vedremo. Qui di seguito, solo per
questa volta, troverete le coordinate dove effettuare i
versamenti per labbonamento; dal prossimo numero, tale
informazione sarà pubblicata nello spazio immediatamente sotto
la descrizione della redazione.
c.c.p. 16327504 intestato a "Unione Italiana Ciechi
ONLUS Firenze".
Specificare nella causale, abbonamento Giovani del
2000.
Il tutto andrà in vigore a partire dal prossimo numero, ovvero
quello di giugno.
A questo mondo, niente che abbia un certo valore è completamente
gratuito. Del resto, nel nostro caso, basta recarsi alla più
vicina edicola per scoprirlo. Forse soltanto alcune riviste zeppe
di inserzioni (appunto, per vendere) sono distribuite
liberamente. Presto vi faremo gustare un giornalino ancor più
ricco, come sempre potete contattarci ai recapiti indicati
allinizio per proporci qualunque cosa vi possa sembrare
interessante.
Vi auguro buona lettura e al prossimo numero!
E' in fase di
formazione una squadra di calcetto DI non vedenti.
Tutti coloro che amano questo sport e fossero interessati a
provare questa
esperienza calcistica, possono contattare Roberto Petrone al
seguente
recapito: 338-7105902
Luigi Abate 347-1411207
In alternativa, potete scrivere all'indirizzo e-mail: eliphass@tin.it
Cari lettori.
Qui di seguito, troverete il programma di un fine
settimana previsto nel verde della campagna
senese. Tale iniziativa, si svolgerà dal sei all'otto
maggio. Il costo dei tre giorni, è di euro 95,00,
comprensivi di pernottamento, colazione, pranzo e
cena. Chi fosse interessato e desiderasse maggiori
informazioni, Può scrivere al seguente indirizzo e-
mail: eliphass@tin.it
"Una luce tra buio e ombre"
Primo Meeting Internazionale 2005
Gruppo giovanile UIC della Toscana.
S. Giovannee Chiusdino-Siena 6-7-8 Maggio 2005
Storie di natura, salute, cultura, musica, spiritualità e
altro dei non vedenti, ipovedenti gaudenti della
propria vita.
Sono invitati tutti quelli che sanno vedere.
Programma:
Venerdì 6 Maggio :
Ore 10.00 Apertura lavori e saluti relatore
Piccola pausa caffè con assaggi
Ore 10.30 dove siamo in mezzo a quale natura e
piccolo treaking nei profumi della natura dalle 11.30
alle 13.00 (biologa)
Ore 13.30 pranzo
Ore 15.00 parliamo di salute (esperto medicina
naturale)
Cure olistiche per il corpo, la mente e
gli occhi
Ore 17.00 incontro con le erbe
e i cibi naturali e
impastiamo il pane simbolo da secoli di vera
autonomia
Ore 18.00 parliamo di antincendio e sicurezza
Ore 20.00 Cena
Dopo cena leggiamo qualcosa che vorremmo far
conoscere agli altri anche in brail
Sabato 7 Maggio :
Ore 9.30 Colazione e si rimpasta il pane
Ore 11.00 incontro con lo psicologo-psicoterapeuta
che guida i gruppi di ipovedenti all'osp. Le Scotte di
Siena presso l'Ambulatorio di Oculistica del Centro
Ipovedenti
Ore 11.30 Rilassamento e shiatzu (si potrebbe
scegliere il gruppo da seguire e alternare le
esperienze)
Ore 13.30 Pranzo
Ore 15.30 Gruppi di lavoro su temi: (esempio) cultura,
salute, lavoro, scuola, sport
affettività
Ore 17.00 Passeggiata e incontro con operatori che
fanno ippoterapia
Ore 20.00 Cena con il nostro pane
Concerto e si balla
Domenica 8 Maggio :
Ore 10.00 Colazione
Ore 10.30 Parliamo del futuro dei Giovani UCI in
Toscana e nel Mondo, modelli di vita rivolti al
benessere e alla realizzazione dei sogni
Ore 13.30 Pranzo e arrivederci
.----------.----------.----------.----------.----------.----------
Gli amici del gruppo di Tirrenia, Domenico
Pepe, Monia Ghelardini, Vincenzo Taras, Micocci Luigi, Michela,
Alessandro Ulivi, Fabio Basile,e molti altri
ancora che non sarebbe possibile citare per il gran numero, si
sentono vicini alla famiglia Della Pinna, per la dolorosa e
precoce scomparsa del caro amico Roberto, socio dell'U.i.c. di
Carrara, e centralinista presso l'agenzia delle entrate della
medesima città.
Roberto lascia un incolmabile vuoto nel cuore dei suoi molti
amici, che lo ricordano come persona attiva nello sport, amante
della montagna, e delle molte settimane bianche con lui
trascorse. La sua vitalità e simpatia
contagiava chiunque venisse a contatto con lui, spingendo anche
gli altri, verso
nuovi stimoli.
La Fondazione Ezio Galiano
Di Antonella Iacoponi
Lo scopo della Fondazione Ezio Galiano è quello di contribuire
allelevazione sociale e culturale dei non vedenti, mettendo
gratuitamente a loro disposizione libri e giornali, che possono
essere scaricati dal suo sito internet, e letti tramite barra
Braille, o sintesi vocale. A tal fine, occorre anzitutto
collegarsi al sito: www.galiano.it, il quale fornisce
unampia panoramica delle opportunità offerte.
A mio avviso, la più interessante per immediatezza ed
efficienza, è ledicola: Essa consta di una vasta
riproduzione, in formati accessibili ai privi di vista, di
quotidiani (da quellia più ampia diffusione nazionale, a quelli
a carattere più strettamente territoriale), e di periodici.
Alcuni di essi possono essere prelevati liberamente; per altri,
invece, è richiesta la registrazione presso la Fondazione.
Analogo discorso vale per la biblioteca informatica, strumento
mediante il quale la Fondazione consente di scaricare una
notevole varietà di testi. La biblioteca si articola in due
sezioni: una libera, e laltra riservata ai non vedenti
registrati. Per registrarsi, è necessario scaricare dal sito e
compilare lapposito modulo, da inviarsi al numero di fax
0961723879, insieme ad un documento attestante la minorazione
visiva. Entro qualche giorno, sarà confermata tramite email
labilitazione alluso esclusivo e personale del
servizio.
Ad oggi, nella sezione libera sono presenti 195 testi in italiano
e 50 in latino, mentre la sezione riservata ne comprende 8.835 in
italiano e latino, 1217 in francese, 1250 in spagnolo, 1250 in
tedesco e 1250 in inglese. Si spazia dai testi scolastici,
classici, religiosi, filosofici, al teatro, alla satira, ai
polizieschi, alla saggistica, alle biografie, al romanzo storico,
e ad altro ancora, coprendo un arco di tempo che,
dallantica Grecia, prosegue ininterrottamente fino ai
nostri giorni.
Periodicamente, le opere sono sottoposte a revisione, è stilato
un elenco con gli ultimi volumi disponibili, e vengono aggiornati
i cataloghi.
Più precisamente, sono predisposti: un catalogo per la sezione
libera, uno con i testi in italiano e latino della sezione
riservata, ed uno per ogni sezione di opere in lingua straniera.
Degna di nota è, a mio parere, la disponibilità dei testi, che
possono essere prelevati in qualsiasi momento.
Infine, la Fondazione propone, fra laltro, forum e
dibattiti, e riporta, nel sito, un elenco di indirizzi di
istituti operanti nel settore dellinformatica per disabili,
ed una lista di siti internet di associazioni afferenti alla
tematica della disabilità, e a quella della cultura.
Per approfondire:
Sito internet: www.galiano.it;
Telefono: 0961723571;
Fax: 0961723879
Di seguito, a parziale rettifica, riportiamo una recente comunicazione dello stesso Ezio Galiano che cambia un po' il modo di essere della fondazione stessa.
Negli otto anni fin qui trascorsi, il numero
dei Non Vedenti che hanno
chiesto ed ottenuto di accedere all'area riservata e' cresciuto
esponenzialmente e molti utenti non si sono limitati, e non si
limitano,
a scaricare un quotidiano al giorno scegliendolo tra quelli
presenti
nell'edicola, un periodico alla settimana, 3 o 4 libri al mese
per le
proprie letture, ma scaricano piu' quotidiani ogni giorno, molti
settimanali e mensili e centinaia e persino migliaia di libri
dalle
biblioteche.
Di conseguenza, le spese di gestione e quelle di traffico
telematico
sono lievitate a tal punto che non posso piu' oltre sostenerle da
solo,
ne' le capacita' di lavoro mio, di mia moglie e di mio figlio
sono
piu' sufficienti.
Nel tentativo e nella speranza di poter evitare la cessazione
dell'opera
di promozione dell'informazione e della cultura che la Fondazione
compie,
sono costretto a non rinunziare piu', come tante e tante volte ho
gia'
fatto nel passato, alle offerte di donazioni volontarie, ma a
ritenerle
indispensabili affinche' la Fondazione possa fronteggiare le
spese e cosi'
rendere a ciascun utente, gratuitamente, i servizi che offre, e
vuole continuare ad offrire.
Il conto corrente su cui si possono versare le donazioni e':
20267470119 intestato a Fondazione Ezio Galiano ONLUS
Banca Intesa Filiale 5128
Via Buccarelli 88100 Catanzaro
CIN Y
ABI 3069
CAB 04401
Ciascuno che vorra' potra' proporzionare la donazione alla
propria
generosita' o, quantomeno, tener conto, a titolo puramente
indicativo,
delle seguenti cifre:
30 centesimi di euro per ogni quotidiano prelevato,
50 centesimi di euro per ogni periodico prelevato,
1 euro per ogni opera prelevata fino ad un massimo di 8 opere
mensili.
Chi lo riterra' conveniente, potra' frazionare la sua donazione
nel
corso dell'anno.
Attendo una risposta alla presente, in mancanza della quale
riterro' che
i servizi offerti dalla Fondazione non La interessano.
Distinti saluti
Ezio Galiano
CUCINA
Tutti in cucina (parte seconda)
Di Elisabetta Barsotti
Salve
Carissimi!
Eccomi nuovamente a voi con la nostra rubrica di cucina! Ditemi
un po', vi piace avere le mani in
pasta?Spero di sì!In questo numero, infatti, ho intenzione di
parlarvi degli impasti base in
cucina
.ogni cuoco, o aspirante tale, deve sapere preparare:
- la pasta per pane e pizze;
- la pasta brisè (per la preparazione di torte salate o quiche,
tartellette e barchette per
antipasti);
- la pasta frolla (la sorellina dolce della pasta brisè, per
preparare crostate, e biscotti);
- la pasta all'uovo (per la preparazione di lasagne, tagliatelle,
tortelli, etc.);
Allora, che ne dite? Partiamo? Ok! Rimboccatevi le maniche e
mettetevi il grembiulino, si
comincia! Ho deciso di suddividere questo argomento in 2 parti:
in questo numero impareremo
a preparare la brisè e la frolla che costituiscono la base di
molte preparazioni poi, nel prossimo
numero, ci dedicheremo alla pasta per pane e pizza e impareremo
tutti i trucchi per ottenere
un'ottima pasta lievitata, impareremo anche a farci il lievito in
casa!
La pasta frolla e la pasta brisè sono preparazioni che
richiedono una buona parte grassa, nello
specifico di burro, che è pari alla metà del peso della farina,
e che è necessario per conferire a
queste 2 preparazioni la friabilità che le contraddistingue.
L'impasto deve essere effettuato
piuttosto velocemente in modo da non riscaldare troppo il burro
stesso, è ottimo utilizzare per
l'operazione anche un robot da cucina; una volta fatto l'impasto,
prima di stenderlo, va avvolto
in pellicola trasparente e lasciato riposare in frigorifero per
una ventina di minuti in maniera che
il burro si rassodi nuovamente. Al momento di stendere consiglio
di porre sotto la pasta un
foglio di carta da forno che ci permetterà di stendere e di
trasferire la pasta nella teglia senza
romperla e, cosa molto importante, di procurarsi un mattarello,
ecco un altro oggetto
indispensabile in cucina, di quelli che si riempiono d'acqua
fredda o calda a seconda del tipo di
pasta da stendere: nel caso della pasta brisè o frolla l'acqua
nel mattarello dovrà essere molto
fredda questo, sempre, in conseguenza della cospicua presenza di
burro che non deve essere
riscaldato troppo durante la lavorazione.
Una giusta esecuzione della pasta di base è fondamentale per
avere ottimi risultati ma, solo una
cottura ben condotta garantisce la perfetta riuscita della
ricetta. Il forno ideale per queste cotture è il forno elettrico
ventilato che grazie alla sua circolazione
di aria calda, offre una temperatura uniforme in tutti i punti
della preparazione.
I punti essenziali per un'ottima cottura sono:
1. Il forno deve aver sempre raggiunto la temperatura richiesta
dal ricettario prima di infornare la
preparazione;
2. Se il vostro forno non è ventilato, appoggiare sempre la
preparazione al centro del forno;
3. Se il calore del forno non è uniforme provvedere in questa
maniera: se il forno scalda troppo
dall'alto coprire la preparazione con un foglio di alluminio
che toglierete qualche minuto prima del termine della cottura;
se, invece, scalda troppo dal basso,
mettere tra la griglia su cui appoggia la preparazione e il
pavimento del forno una piastra di ghisa o bistecchiera senza
manici;
4. Evitare di aprire il forno mentre è avviata la cottura;
Parlando di temperature del forno occorre specificare che:
- temperatura moderata (forno da 160 a 180°)
- temperatura calda (forno da 190 a 220°)
- temperatura caldissima (forno oltre i 230°)
- Per la preparazione di crostate, sia dolci che salate, si
possono utilizzare 2 metodi di cottura:
prima o dopo la farcitura. Nel primo caso coprire la pasta, dopo
averla sistemata nello
stampo, con un foglio di carta da forno o di alluminio quindi
coprirla di legumi secchi e passare
il tutto in forno a 180° per circa 30 minuti. Nel secondo
caso disporre sopra il ripieno quindi cuocere a 190° per il
tempo necessario indicato in ricetta.
Prepariamo ora una dose di pasta brisè:
Ingredienti:
500 gr di farina bianca "0";
250 gr di burro;
125 gr. Di acqua molto fredda
un pizzico di sale.
Procedimento:
In una ciotola capiente mettera la farina e il burro, appena
tolto dal frigo, tagliato a pezzetti con
l'aiuto di un coltello. Lavorare farina e burro con la punta
delle dita in modo da ottenere un
composto, sfarinato, di consistenza grumosa;
A questo punto aggiungere l'acqua fredda, leggermente salata, e
lavorare energicamente ma
velocemente fino ad ottenere un impasto liscio e compatto.
Formare una palla, avvolgere in un foglio di pellicola
trasparente e porre in frigorifero, nella
parte superiore che è meno fredda, a rassodare per una ventina
di minuti prima di stendere.
Prepariamo ora una dose di pasta frolla:
Ingredienti per una crostata
- Pasta frolla:
300 gr di farina 00
150 di burro
100 di zucchero
un pizzichino di sale
un pizzico di lievito (per darci una mano ad esaltare la
friabilità))
2 3 cucchiai di latte o liquore a piacere
buccia grattugiata di un arancio o limone
3 tuorli
preparazione:
In una ciotola capiente mettere la farina e il burro, appena
tolto dal frigo, tagliato a pezzetti con
l'aiuto di un coltello. Lavorare con la punta delle dita fino ad
ottenere uno sfarinato grumoso.
Unire ora i tuorli, lo zucchero a velo, il pizzico di sale, il
pizzico di lievito, la scorza grattugiata
di limone o arancia, il latte e impastare energicamente fino ad
ottenere un impasto liscio e
compatto. Formare una palla e porre in frigorifero, nella parte
superiore che è meno fredda, a
rassodare per una ventina di minuti prima di stendere nella
tortiera.
E ora? Ora eccovi 2 ricettine per metterci subito alla prova!
QUICHE AGLI ASPARAGI
Ingredienti
Una dose di pasta brisè come da ricetta base
Una confezione di punte di asparagi surgelati (molto comodi
perché già puliti)
20 gr. Burro, ½ bicchiere di latte, 10 gr. Parmigiano
grattugiato, 5 uova, noce moscata, sale e
pepe q.b.
Preparazione
Scongelate le punte di asparagi, se avete il microonde fatevi
pure aiutare da lui, fantastico
oggetto! Una volta scongelate mettete sul fuoco una padella con i
20 grammi di burro, fatelo
sciogliere e metteteci a rosolare per una decina di minuti le
punte di asparagi rigirandole, di
tanto in tanto, delicatamente con una forchetta.
Nel frattempo stendete la pasta su di un foglio di carta da forno
e trasferite il tutto, foglio
compreso, in uno stampo per crostate: una volta nella tortiera
sistemate bene la pasta avendo
cura di formare un bordo di mezzo centimetro circa poi, con i
rebbi di una forchetta,
bucherellate la superficie della pasta; questo permetterà una
cottura migliore.
Sistemate ora gli asparagi sulla pasta a modi raggera.
Mettete nel frullatore le uova, il latte, la noce moscata, il
parmigiano grattugiato, sale e pepe ed
emulsionate per qualche secondo.
Versate il composto ottenuto sugli asparagi, ripiegate
leggermente il bordo di pasta verso
l'interno e infornate, forno già caldo a 180°, per 25 minuti
circa.
Questa quiche è ottima sia calda che fredda e può essere
considerata piatto unico!
CROSTATA DI CIOCCOLATO E MANDORLE
Ingredienti:
Una dose di pasta frolla come da ricetta base
Per il ripieno:
150 gr di panna da montare
150 gr di cioccolato fondente
mandorle q.b.
zucchero vanigliato
Preparazione:
Prepariamo la frolla come da ricetta.
In un pentolino versiamo la panna da montare, la facciamo bollire
sul fuoco e poi spegniamo il
fornello. Ora che la panna è calda ci verseremo il cioccolato
(che diligentemente avremo
spezzettato prima!). Il calore farà il suo lavoro (mentre noi
gireremo e sbatteremo con una frusta
la crema.
Nel frattempo la nostra frolla si sarà ben rassodata in
frigorifero, la prendiamo e la stendiamo su
di un foglio di carta da forno tenendone, però, da parte un
pezzetto che ci servirà per la griglia.
Trasferiamo la sfoglia ottenuta, con anche la carta, così
eviteremo di imburrrare, nella tortiera,
sistemandola per bene, avendo cura di lasciare i bordo alto più
o meno mezzo centimetro.
Versiamo la crema di cioccolato, tagliamo le mandorle a metà e
le spargiamo su tutta la
superficie. Adesso prendiamo il pezzetto di frolla rimasto e
contribuiamo a farla sembrare una
crostata con salamini di pasta incrociandoli, a modi griglia,
oppure la abbelliamo a piacere
Stendendo il pezzetto di pasta e ritagliandolo, con l'aiuto degli
appositi stampini, a formare
cuoricini, stelline... ecc... che appoggeremo, in modo
fantasioso, sulla crema.
Inforniamo a 180° per circa 40 minuti.
Una volta cotta la spolveriziamo di zucchero a velo!
Buon Appetito!
Allora, Anche per questa volta abbiamo terminato! Se avete
qualche dubbio o curiosità
scrivetemi!
CULTURA
A cento anni dalla morte, Jules Verne vive ancora
Di Maurizio Martini
In
tutto il mondo, basta nominare il nome di Jules Verne, e tutti,
come
per magia, visualiziamo almeno qualche immagine suggestiva,
proveniente dalle sue
circa ottanta opere, molte delle quali, sono divenute
celebri films, i quali hanno accompagnato l'infanzia dei nostri
genitori, e
sono giunti a noi, ancora carichi di suggestione, e non solo
questa.
Ma chi era Jules Verne? Partiamo dai dati anagrafici. Verne,
nasce a Nantes
l'8 febbraio 1828, e muore ad Amiens il 24 marzo 1905. Già in
giovanissima età,
Verne mostra una innata curiosità per i viaggi, e più in
generale, per il sapere.
All'età di 11 anni, si imbarca furtivamente su un bastimento
diretto dalla Francia
alle indie, ma suo padre riesce a fermarlo, con la promessa di
non tentar più fughe
del genere. Verne, intraprende gli studi
giuridici, ma nonostante tanta buona volontà, ben presto
comprende che
quella non è la sua strada. Per un certo periodo lavora come
cambia valute,
ma anche questa VIA è momentanea. Il destino di questo uomo,
sembra già
segnato ineluttabilmente, e se al momento Verne non può girare
il mondo
come vorrebbe, lo fa in una maniera alternativa, ma che si
rivelerà la sua
strada definitiva, che non lascerà più fino alla morte, vale a
dire, la
stesura di romanzi fantastici, ambientati in ogni luogo del
pianeta e non solo.
Giungiamo così al 1864, quando viene dato alle stampe Viaggio al
centro della
terra. Da questo momento per Verne, inizia una splendida e
inimitabile
produzione letteraria. Fra i suoi romanzi più famosi tradotti in
tutto il mondo,
citiamo: Viaggio al centro della terra, Venti mila leghe sotto i
mari, Il giro del
mondo in ottanta giorni, Michele Strogoff, Cinque settimane nel
pallone.
Tutti romanzi divenuti films, che come già detto, hanno
accompagnato milioni di giovani nei loro viaggi di fantasia.
Tuttavia, oltre
ai romanzi prima citati, dobbiamo ricordare ancora: Dalla terra
alla luna,
Intorno alla luna, I figli del capitano Grant, Rubor il
conquistatore, L'isola
misteriosa, e una serie impressionante di altri racconti, che per
motivi vari,
non hanno incontrato l'attenzione che forse meritavano da parte
dei registi
cinematografici. Ma cosa possedeva, cosa HA POTUTO creare attorno
alla figura di
Verne tanta attenzione? La risposta più comune è che Verne,
possedeva una
grande capacità di IMMAGINARE E creare situazioni, trame
intriganti e ricche di
colpi di scena, in grado di conquistare l'attenzione del lettore
dalla prima
all'ultima pagina..
Senza dubbio, questa è una INTERPRETAZIONE corretta, ma del
tutto parziale,,
che ha relegato l'opera verneana nel campo della narrativa per
ragazzi,
utile A TRASCORRERE QUALCHE ORA DI SVAGO E NIENTE più.
Tale catalogazione, mi pare riduttiva, semplicistica, per non
dire banale. La
produzione del Verne, nella forma cui si presenta, può ben
considerarsi
letteratura per ragazzi. In realtà il lettore attento, nonchè
avvezzo
all'investigazione, troverà nella vastissima produzione
dell'autore francese,
una mole di informazioni alquanto impressionante che di
fantasioso, hanno
ben poco.
Basandoci su un'analisi seppure sintetica di quelle che a mio
avviso sono le
opere più significative del Verne, si possono trarre alcune
importanti
considerazioni, vediamo quali.
Nel "Viaggio al centro della terra", troviamo ad
esempio,indizi di un globo
terrestre, diverso da come viene normalmente considerato dalla
geologia
ufficiale. Da millenni, esistono tradizioni scritte e orali, che
descrivono una terra percorribile al suo interno, e fors'anche
abitabile.
nel romanzo in questione, il senso generale e le descrizioni
fornite
dall'autore, confermano l'idea di queste tradizioni.
In "Venti mila leghe sotto i mari", troviamo la
descrizione meravigliosa di
un moderno sottomarino, di tute e armi adatte ad un uso
subacqueo, oltre
che la descrizione delle meraviglie che si trovano nelle
profondità del
mare. In "Rubor il conquistatore", troviamo
chiarissimamente descritto quello che
poi sarà il moderno elicottero, macchina creata molti anni dopo
la morte stessa di
Verne.
"Dalla terra alla luna e Intorno alla luna", due
romanzi che dovrebbero essere
letti consecutivamente, troviamo veramente una serie
IMPRESSIONANTE di nozioni
geografiche, balistiche, astronomiche, fisiche, che per farla
breve, ritroveremo
nella missione apollo, in occasione del vero sbarco sulla luna,
compiuto circa un
secolo dopo dagli americani.
Nel primo romanzo, "Dalla terra alla luna", viene
descritta con dovizia di
particolari, la proiezione di una capsula che tramite un
gigantesco cannone
caricato con esplosivo, viene sparato verso la luna. il luogo
stesso dove si
svolge l'operazione descritta dal verne, è Tampa, una cittadina
della Florida a
poca distanza da dove oggi sorge la famosa cape canaveral, uno
dei centri più
importanti al mondo, per il lancio delle moderne navicelle
inviate nello
spazio.
Nel secondo romanzo, "Intorno alla luna", viene
descritta la rotazione della
capsula stessa, attorno all'orbita lunare. Nel racconto, sono ben
descritti,
fenomeni tipici che accadono in assenza di gravità, fenomeni,
verificati e
confermati quando l'uomo è realmente arrivato sulla luna,
appunto circa cento anni
dopo, rispetto al racconto in questione.
Quello che storicamente sappiamo, è che Verne seppe unire la sua
fertile
immaginazione, alle nozioni avute dai ricercatori da lui stesso
contattati.
Effettivamente, questo grande romanziere amante del sapere, si
circondava e
consultava scienziati, ricercatori delle più svariate
discipline. Da questi
contatti, traeva le informazioni che unite alla sua creatività,
permettevano la
stesura dei suoi scritti.
Tuttavia, nonostante questa miscela di nozioni e fantasia, il
lettore attento e
curioso, non può non restare perplesso, e avvertire che deve
esserci ancora qualche
tassello mancante a noi sconosciuto della vita del Verne.
Come abbiamo avuto modo di far notare in precedenza, intuizioni,
luoghi, situazioni
particolari, lasciano intravedere una personalità del tutto sui
generis, e a cento
anni dalla sua morte, ancora in parte misteriosa.
ESOTERISMO, RELIGIONE E DINTORNI
Di Costantino Paglialunga
Durante la notte
del 26 Aprile 1986, esattamente alle ore 1,23 locali, accadde in
Russia il più grave
incidente nucleare della storia. Si trattava del complesso di
Chernobyl in Ucraina, a circa 150 Km
dalla capitale Kiev, dove gli esperti avevano avvertito già da
qualche tempo che i reattori impiegati
avevano un difetto di progettazione. Preludio all'evento
catastrofico fu un test di manutenzione
ordinaria, per il quale il reattore dell'Unità 4 venne chiuso.
Durante la chiusura, i tecnici tentarono
di raffreddare la parte centrale del reattore attivando il
sistema d'emergenza. Per una serie d'errori
degli operatori avvenne che la temperatura di quella zona
aumentasse in maniera esagerata. Nel giro
di pochi secondi, l'energia del reattore aveva superato la
capacità di almeno 100 volte rispetto a
quella prevista dai progettisti, dando luogo ad un'esplosione che
distrusse il reattore e fece saltare in
aria il tetto dell'impianto. Dopo due secondi ci fu un'altra
esplosione. Deflagrarono oltre otto
tonnellate di carburante contenente plutonio, facendo salire una
nube radioattiva a circa 1000 metri
d'altezza. Oltre 100 Vigili del Fuoco lottarono contro le fiamme,
esponendosi alle micidiali
radiazioni atomiche emanate in maniera massiccia dal reattore
oramai inesistente. Le fiamme erano
state appena spente, quando si dovette fronteggiare un secondo e
più grave incendio, per spegnere il
quale necessitarono almeno due settimane. In occidente ci si
accorse quasi subito del disastro: i
valori rilevati sulla radioattività erano così alti che
qualcuno pensò che fosse scoppiata la guerra
atomica. Attenti esami però indicavano che l'origine della
contaminazione fosse il territorio
dell'Unione Sovietica, ma da quello Stato non pervenne nessuna
notizia al riguardo. Il primo
annuncio del disastro fu dato solamente tre giorni dopo con
queste poche parole su Radio Mosca:
" Un incidente è accaduto nella Centrale di Chernobyl,
danneggiando uno dei reattori. Sono state
adottate misure per eliminare le conseguenze dell'incidente.
Coloro che hanno subito danni sono già
in cura. E' stata costituita una commissione d'inchiesta
governativa".
L'allarme lanciato dalla comunità scientifica internazionale
portò a conoscenza dell'incidente la
popolazione di tutto il mondo assai presto, a differenza di
quella sovietica che pagò a caro prezzo il
ritardo d'informazione. Addirittura la decisione di evacuare il
territorio circostante della centrale fu
presa soltanto il 2 Maggio e lo sgombero dei bambini, i più
vulnerabili, fu completato solo il 7
Giugno. Un primo calcolo ha portato a diffondere le seguenti
cifre: decine di migliaia le persone
morte a causa dell'incidente e 17 milioni coloro che in tutto il
mondo hanno patito in varia misura le
conseguenze. Questa è la storia ufficiale, vale a dire quella
divulgata a suo tempo, della quale pochi
si ricordano la gravità perché la verità non è mai stata
detta veramente. Le ricerche in Ucraina mi
hanno fatto incontrare diversi personaggi legati a Chernobyl in
varie maniere, ma credo che
l'ingegnere nucleare Sasha Nistrianu mi abbia veramente aperto
gli occhi. Egli ha detto:
" A prescindere dal fatto che anche gli operai che
gestiscono il funzionamento dei reattori sono di
solito senza stipendio, avarie del genere possono succedere tutti
i giorni. Di notte è richiesta minore
energia e il reattore deve diminuire la potenza. Per abbassare la
temperatura di un grado ci vuole
un'ora. La reazione non può interrompersi però, tanto meno le
pompe dell'acqua di raffreddamento,
anche quando si fanno riparazioni. Il reattore è programmato per
30 anni di lavoro continuo, ma le
turbine no; devono essere riparate ogni sei mesi. Quella notte si
era deciso di lavorare con una
pompa su quattro per risparmiare, mentre si stava riparando il
generatore. Nel momento in cui si
deve abbassare l'attività del 50%, i sistemi automatici
d'allarme impongono automaticamente di
diminuire il raffreddamento. Quella notte l'operatore,
necessitando un abbassamento di oltre il 50%,
ha tolto i sistemi di sicurezza per operare manualmente. Da quel
momento qualsiasi blocco RBMK
può esplodere. Questo "esperimento" ha prodotto un
innalzamento d'attività incontrollabile
producendo l'esplosione. In seguito a ciò si sono tolti la vita
alcuni ufficiali. Gli è stata rivolta una
successiva domanda: " Che cosa sta succedendo al
combustibile fuso del 4° reattore. E' ancora
possibile che esploda?" " Non lo possiamo
sapere, non avendo strumenti per entrare nei liquidi
che lo avvolgono. Non sappiamo se la temperatura sia aumentata ma
soprattutto se la
concentrazione sia o no vicino alla massa critica. Credo inoltre
che il progetto di costruire una
nuova copertura non serva a nulla. Tra l'altro siamo oramai
entrati in un fiume, con rischi e pericoli
derivanti più che mai dalle scorie, sempre enormemente difficili
da eliminare. Dovremmo superare
la falsa scienza e cambiare la mente delle persone che si
arricchiscono sull'inganno".
Dichiarazioni sintetiche ma impressionanti. Vediamo perciò di
capire meglio tali affermazioni,
soprattutto conoscere come é fatto un reattore. Una centrale
nucleare funziona con principi
abbastanza semplici. La reazione nucleare controllata riscalda
l'acqua e il vapore prodotto passa per
un generatore a turbina, originando energia elettrica. Il vapore
poi é condensato e rimesso in circolo
nel sistema. La reazione nucleare avviene nella parte centrale
del reattore, dove la fissione può
essere rallentata inserendo delle barre di controllo che
assorbono i neutroni prodotti. In genere
l'intera parte centrale del reattore è protetta da una struttura
in cemento armato, allo scopo di
impedire il disastro nel caso in cui fuoriescano problemi con la
reazione nucleare. Tra i difetti
progettuali dell'impianto di Chernobyl c'era, appunto, anche la
mancanza di una struttura del
genere. Bisogna poi far conoscere una caratteristica chimica
dell'uranio quasi mai menzionata.
L'elemento è molto elettropositivo e di conseguenza è molto
reattivo. Si ossida facilmente all'aria,
formando ossidi, tanto che la reazione può assumere
caratteristiche imprevedibili, avendo come
estremo appunto una situazione esplosiva, accompagnata dallo
svolgimento di una forte quantità di
calore e da fiamma. Appare evidente che nel disastro di Chernobyl
ci sia stata solo un'esplosione di
natura chimica ma non nucleare. La quantità esatta di uranio
arricchito era di 180 tonnellate. Come
si è potuta verificare una simile situazione? La logica ci
assicura che una volta esploso, tutto
l'uranio abbia preso fuoco a contatto con l'aria e che il forte
calore sprigionato lo abbia reso liquido
(temperatura di fusione 1132 °C). Ciò avrebbe dovuto
necessariamente creare la massa critica
dell'elemento e di conseguenza avviarsi la vera reazione
nucleare. Perché non si è verificato un
simile evento? Chi ha evitato una catastrofe spaventosa e dalle
conseguenze inimmaginabili? Si,
qualcuno lo ha fatto o meglio delegati di una scienza carica di
coscienza sono intervenuti evitando
una catastrofe planetaria. A sostegno di questa tesi ci sono
alcuni testimoni che hanno avuto il
coraggio di parlare. Il primo della serie è Mikhail Varitsky,
che ha detto: " Io ed altri uomini del
mio team siamo arrivati sul luogo dell'esplosione nella nottata.
Abbiamo visto una palla di fuoco
che volava lentamente nel cielo. Io penso che la palla avesse
all'incirca sei o sette metri di diametro.
Poi abbiamo visto due raggi di luce uscire da quest'oggetto
sconosciuto e diretti sul reattore n° 4.
L'oggetto sostava a circa 300 metri dal reattore. L'evento durò
all'incirca tre minuti. Le luci poi si
spensero e l'oggetto volò via in direzione nord-ovest".
La dottoressa Gospina, altra testimone, ha dichiarato di aver
visto un oggetto color "ambra", dai
contorni molto ben definiti, sostare proprio sopra il 4°
reattore. Nell'Ottobre del 1990 V. Navran, un
fotoreporter del quotidiano "L'Eco di Chernobyl",
fotografava il quarto reattore dall'interno della
centrale. Egli ha detto: " Quando ho fotografato il tetto
non ho visto nessun UFO, ma quando ho
sviluppato il rullino ho notato l'oggetto sopra la cupola".
Un altro insigne ricercatore, il dottor Vladimir Rubtsov, ha
dichiarato: "
circa un mese dopo il
disastro di Chernobyl ho parlato con un controllore del traffico
aereo dell'aeroporto di Kharkov.
Egli mi ha detto, in accordo con i report dei piloti, che ci sono
state un certo numero di osservazioni
UFO nell'area del reattore nucleare di Chernobyl (ChNPS). Dopo si
è saputo che durante la notte in
cui si è verificato l'incendio nel ChNPS, circa tre ore dopo
l'esplosione, un team di specialisti ha
visto nel cielo sopra l'edificio una palla infuocata di colore
simile all'ottone. I testimoni hanno
stimato il suo diametro in 6-8 metri e la distanza dal reattore
n° 4 in circa 300 metri. Dopo la
suddetta osservazione questi specialisti hanno misurato il
livello delle radiazioni nel punto in cui
essi stavano. Ebbene, hanno misurato 3000 milliroentgens per ora.
Improvvisamente due raggi
luminosi di color rosso acceso sono fuoriusciti dalla palla ed
hanno colpito il reattore
Il fenomeno
è durato per circa tre minuti.
Poi i raggi di colpo sono spariti e la palla si è diretta
lentamente verso nord-ovest, in direzione della
Bielorussia. In quel momento è stato controllato il display del
contatore delle radiazioni. Lo
strumento segnalava 800 milliroentgens per ora
".
Secondo quanto ho potuto appurare con le ricerche testimoniali
effettuate nel territorio di Kiev,
nella zona del reattore di Chernobyl durante l'evolversi del
catastrofico evento si sono spesso riuniti
ed alternati almeno cinque oggetti volanti non terrestri. Questi
hanno tenuto sotto controllo la
reazione nucleare nel momento più critico, oramai in balia a se
stessa, considerando che il nocciolo
stava fondendo il terreno sottostante. E' mia convinzione che il
controllo extraterrestre non sia mai
terminato. Il tecnico Nicolas, che all'epoca operava nella
centrale e controllava le scorie, ad un
certo punto ha riferito: " Il lago di raffreddamento,
adiacente al reattore di Chernobyl, è carico di
Stronzio e Cesio. E' un bacino più alto del fiume Pripiat che
scarica sul Dnieper, quindi Mar Nero e
poi Mar Mediterraneo. L'inquinamento si propaga attraverso
l'acqua per almeno il 70%; con
l'incendio solo il 20%".
La tuonante affermazione mi ha fatto ricordare quanto l'Apostolo
Giovanni scrisse nell'Apocalisse.
"I Sette Angeli e le Sette Trombe
. Il terzo Angelo
suonò la tromba: e dal cielo cadde una
grande stella, ardente come una fiamma, e cadde sulla terza parte
dei fiumi e sulle sorgenti delle
acque. Il nome della stella è Assenzio (Chernobyl in lingua
ucraina). E la terza parte delle acque
diventò assenzio, e molti uomini morirono a causa di queste
acque, perché erano diventate amare".
HOBBY E TEMPO LIBERO
Di Angelo Ricci
Quando
impiantiamo una nuova vigna, è necessario scegliere il
cosìddetto selvatico: Il quale selvatico, domani sarà la vita
della vigna, perché, se viene sbagliata la qualità dello
stesso, possiamo sì, domani possedere unabella vigna rigorosa,
ma senz'altro, avremo solo quella, ma però senza che produca il
frutto in abbondanza e quindi per prima cosa, è necessario
raccogliere della terra in più punti proprio dove viene fatto
l'impianto della vgna, portarlo ad analizzare da un perito, o da
un dottore in agraria, il quale ci consiglierà, la qualità da
mettere a dimora.
Nella lavorazione precedentemente descritta,e cioè uno scasso
costruito in collina, io posso garantire che il selvatico più
adatto, è il cosìddetto 420a, perché, di solito la collina non
trattiene molta umidità e questo selvatco, è meravigliosamente
indicato proprio per questa ragione e quindi per il nostro scasso
creato in collina.
Fatta la scelta del selvatico, è bene calcolare la lunghezza
delle terrazze e la larghezza di ognuna, perché non saranno
tutte della stessa dimenzione, sia in larghezza che in lunghezza,
comunque è importantissimo, rispettare nellimpianto, la euguale
distanza sia di impianto lineare, che di ciglio, e la distanza
detta lineare, va da pianta a pianta, a ottanta centimetri, l'una
dall'altra, e quella detta da ciglio, va a quaranta centimetri,
dal limite esterno verso l'interno delle terrazze. Cominciamo con
il creare delle buche, di diametro non superiore a 40 cm.,
tenendo conto, quindi della distanza del ciglio ed è bene
tenersi a 20 cm partendo dall'esterno verso l'interno poi la
profondità di ogni buca, non deve superare i 50 cm. Una volta
ultimato il lavoro delle buche, si procede a riempire le stesse
per circa metà di letame raffermo, ricoprendo con un pochino di
terra, pressando bene fino ad ottenere una profondità di circa
30 cm, dove lì, verranno appoggiate le radici del nostro 420a,
che dopo averlo piantato, rimarrà a riposare per almeno due
anni.
Trascorso il tempo dovuto, nella primavera del secondo anno, si
procede al lavoro di innestatura; tale lavoro, essendo molto
delicato, necessita di una buona persona e di mestiere,
altrimenti il lavoro non riesce.
Per avere una buona vigna, c'è da considerare e soprattutto la
posizione del punto cardinale e quindi è bene scegliere le
qualità da innestare suul nostro selvatico, che siano raccolte
sulla stessa posizione del nostro impianto, altrimenti, le brutte
sorprese sono certe, in poche parole avremmo una vigna che non
fà uva. Una voltaraccolte le qualità volute, e messe a innesto,
sarà bene nei mesi successivi tenere occhio allo sbocciare delle
gemme,ogni due settimane controllare l'umidità del terreno
vicino all'innesto e in caso di necessità, annaffiare un po', e
molta attenzione è necessaria nello sviluppo nella crescita
della vegetazione dell'innesto, che ha bisogno di essere trattata
ogni 8 giorni con verderame, o simili. Nello sviluppo vegetativo,
è bene piantare vicino allo stesso, delle piccole canne o
bastoncini, i quali serviranno per appoggio e anche da sostegno,
altrimenti, rimanendo aderenti al terreno, sarà molto difficile
crearci l'anno successivo il razzolo per la crescita e lo
sviluppo della vite stessa.
Premetto che le viti da impianto si possono trovare già
innestate, chiamate appunto innestate a tavolino, le possiamo
trovare in qualsiasi rivendita di alberi da frutto, con il
selvatico che noi vogliamo, e con le qualità che preferiamo e
con la stessa tecnica descritta, le possiamo piantare, ma io per
esperienza, anche se comprando la vite al banco,risparmiamo
almeno un anno, però, non è facile ottenere lo stesso risultato
in qualità e in quantità, perchè la vigna dà i suoi frutti
andando avanti nel tempo e nel tempo anche se risparmiamo un anno
nella messa a dimora, lo riperdiamo, sia in qualità, che in
quantità e durata.
INFORMATICA
Di Marco Ostuni
1.
Il programma WINGUIDO si presenta con 19 voci che costituiscono
il "menu principale",
selezionando le quali è possibile accedere ad altrettanti
sottomenu. Tasti essenziali sono:
A) "enter" (o "invio") premendo il quale si
apre il menu relativo alla voce selezionata;
B) "esc", premendo il quale si chiude un menu e si
torna al menu precedente, posizionando il
cursore sulla voce-base;
C) "alt", premendo il quale si accede ad una serie di
funzioni supplementari (o "locali"), quando
sono presenti, da cui è possibile selezionare una voce ed aprire
il relativo sottomenu con il tasto
"invio". Si possono selezionare le voci del menu
principale: o scorrendole premendo i tasti "freccia
sù, freccia giù", o premendo il tasto corrispondente alla
lettera iniziale della voce che si intende
selezionare, fino a quando la sintesi non indica che il cursore
si è posizionato sulla voce cercata; a
questo punto è possibile aprire il relativo sottomenu, premendo
il tasto "enter" ("invio". Vengono
elencate qui di seguito le voci del menu principale:
dati, file, internet, calcolatore, orologio, calendario, scanner,
libreria, musica, ricette-cucina, giochi,
menu di avvio, appunti, controllo, aggiornamento, configurazione,
prova-tastiera, uscita, guida.
In questa sede intendiamo presentare la voce del menu principale
"file".
Aprendo il sottomenu relativo a questa voce come si è
precedentemente illustrato, appare un menu
costituito da 6 voci, che consente di accedere ad altrettanti
sottomenu, per la cui apertura vale
quanto si è già detto a proposito del menu principale. Le voci
del sottomenu file sono: configura
area file, gestione file, ascolto m-p-3, excel, archivio, testo.
Aprendo il sottomenu relativo alla voce
"configurazione" e configurando l'area file, si può
escludere
dal menu principale la voce file ed inserire nello stesso menu
principale le voci costitutive del
sottomenu file. Saranno esaminate nel prossimo numero, una per
una, le voci del sottomenu "file"
2. Selezionando la voce "file" del menu principale ed
aprendo (come si è illustrato in precedenza) il
relativo sottomenu, è possibile selezionare le voci
"testo" e "gestione file", la cui selezione
consente
di aprire due sottomenu fra loro complementari. Tali sottomenu
sono costituiti da voci pressocchè
uguali, che sono: A) testo (con il quale si può creare un testo
"ex novo": "scelta guidata", "scelta
diretta", documenti", "masterizzatore",
"desktop", "cartelle recenti", "testi
recenti", nuovo testo",
"nuovo testo, su modello", "ripresa". B)
gestione file (con il quale si può lavorare su un testo
preesistente): "sceltaguidata", "scelta
diretta", "masterizzatore", "documenti",
"desktop", cartelle
recenti", "cestino". Di queste voci, quelle
fondamentali sono "scelta guidata" e "scelta
diretta", che
passiamo rapidamente in esame. "Scelta guidata"
permette di aprire un sottomenu-guida (appunto),
da utilizzare quando non si conosce con precisione, o non si
ricorda, il percorso di una cartella, o di
un file che ci interessa leggere, editare, ecc. Supponiamo ad
esempio, che si voglia aprire questo file
per leggerlo, correggerlo, o continuare la sua stesura e non è
chiaro come aprirlo, selezionando la
voce "scelta guidata" ed aprendo il relativo sottomenu,
con un messaggio che la sintesi vocalizza
verrà chiesto: il driver in cui cercare (c:\, a:\, ecc. (da
selezionare ed aprire; di indicare il file che ci
interessa (se si è in grado di sapere come il file cercato è
nominato esattamente), selezionando la
voce "indicazione file" e premendo il tasto
"enter" (invio), o scorrendo l'elenco dei file presenti
sul
driver aperto, selezionando la voce "menu file
completo".
Se perciò qualcuno è iteressato a leggere, o a continuare la
stesura del file manuale PER L'USO
DEL PROGRAMMA WINGUIDO, deve procedere come segue:
selezionare la voce "scelta guidata" del sottomenu FILE
e premere "invio"; scorrere l'elenco dei
driver ed aprirne uno; quindi selezionare la voce
"indicazione file" (se si conosce la sua esatta
nominazione), o selezionare la voce "menu file
completo" e scorrere l'elenco dei file, fino a trovare
quello che interessa, quindi selezionarlo(nel nostro caso)
MANUALE PER L'USO DEL
PROGRAMMA WINGUIDO. Quando invece si conoscono sia il driver in
cui trovasi il file cercato,
sia la sua esatta nominazione, dal sottomenu "gestione
file" si seleziona la voce "scelta diretta" e,
dopo aver premuto il tasto "invio", digitare il driver
ed il file cercati.
Con la combinazione di tasti "control+insert" e
premendo quindi il tasto "enter", è possibile aprire
il sottomenu "simboli", costituito dalle 9 voci qui di
seguito elencate: segni, matematica,
punteggiatura, valuta, parentesi, vocali accentate, lettere con
dieresi, vocali circonflesse, lettere con
tilde. Selezionando la voce che interessa ed aprendo il relativo
sottomenu, si può selezionare ed
inserire il carattere o il simbolo ricercato nel contesto del
file che si sta editando (o rinominando), o
nel testo che si sta creando. Selezionato un file, è possibile
aprire altrettanti sottomenu selezionando
una delle 21 voci qui di seguito indicate: conversione caratteri
dos, nome dalla prima riga, inviare
alla stampante, leggere, editare, copiare, spostare, rinominare,
eliminare, abbandonare, elencare,
memorizzare, proteggere, trasmettere per posta, comprimere,
spezzare, tipo di file, versione del file,
eseguire con jaws, eseguire senza voce, masterizzare.
Si lascia al lettore il piacere di scoprire ed utilizzare le
possibilità dei sottomenu, a cui si può
accedere selezionando una delle voci sopra riportate.
NORMALITA' E HANDICAP
Gli istituti per ciechi com'erano e come dovrebbero essere
Di Antonino Cucinotta
Gli
anni 70 sono caratterizzati da un sommovimento che ha investito i
principi
fondamentali che avevano guidato la società civile. Principi
etici, sociali , religiosi,
vale a dire tutti i valori a carattere universale. Tale
sommovimento rivalutò
l'individualismo con l'affermazione del diritto di ciascuno alla
propria autonomia,
indipendenza e libertà. Lo stesso sommovimento investì anche
gli istituti per ciechi
considerati ghettizzanti, oppressivi e fortemente limitativi
della libertà individuale dei
collegiali. Pertanto tali istituti furono svuotati di ogni
compito educativo dei ragazzi ciechi che per la loro
istruzione furono immessi nelle scuole ordinarie con la legge 517
del
1977.
Sono convinto che i fautori della chiusura delle scuole speciali
abbiano esagerato
nelle loro affermazioni. E' vero che gli istituti non erano un
"Paradiso", ma non erano
neanche un Inferno". A mio modesto avviso, le valutazioni
sonostate soggettive
poiché, anche se realmente non mancavano disagi e privazioni,
non si può dire che i
ragazzi fossero affidati ad "aguzzini" anche se il
personale interessato non era
preparato all'uopo.
Non si può negare che la presenza di un personale impreparato e
inadatto abbia creato
condizioni di una certa difficoltà nello svolgimento del compito
educativo e
formativo dei ragazzi.
Si rimane peraltro perplessi che le amministrazioni degli
istituti, al solo fine di motivi
economici, si siano rivolte a un tale personale che ovviamente
non portava al
raggiungimento degli scopi educativi e formativi che gli istituti
avevano.
Ciò e tanto più grave, in quanto già dal 1926 era stata
istituita la Scuola di metodo
"Romagnoli" per insegnanti ed educatori dei ciechi, a
cui gli istituti avrebbero dovuto
attingere il personale direttivo, didattico e di vigilanza
evitando così di affidare
compiti educativi assai delicati a monache che spesso erano
ignoranti, presuntuose e a
volte anche cattive; oppure a studentelli ed altri individui non
troppo interessati al
compito affidato che spesso esercitavano il potere in maniera
dispotica e senza il
giusto equilibrio.
Se, come ho detto l'assunzione del personale col diploma della
Scuola di metodo
avesse riguardato non solo gli insegnati ma anche assistenti e
vigilanti, avremmo
avuto certamente educatori pienamente compresi del loro compito
avendo
assimilato presso la predetta scuola di metodo le varie
problematiche inerenti
all'istruzione, l'educazione e la rieducazione senso-percettiva
dei ragazzi ciechi.
Tali educatori sarebbero stati certamente capaci di comprendere
le varie esigenze dei
ragazzi nelle loro diverse necessità fisiche, psichiche e
mentali e sarebbero stati in
grado di correggere col dovuto garbo e in maniera efficace, le
varie situazioni
anomale che ciascun ragazzo poteva presentare.
Così avrebbero provveduto ad attivare qualunque forma dì
attività Indicata individuale
e collettiva che potesse irrobustire il fisico, sviluppare
l'intelligenza e rallegrare lo
spirito, in questo ambito avrebbero frenato gli sfrenati e
stimolato coloro che
tendevano all'inerzia; avrebbero compreso la carenza di maturità
mentale e il relativo
infantilismo e avrebbero posto in essere tutte le metodiche atte
a colmare le lacune.
Una condizione avrebbe certamente reso la vita dell'istituto
vivibile ed anche
gioiosa per tutti e non solo per i meglio dotati e più capaci di
adattamento ai sacrifici
che anche un buon istituto comporta.
Penso, comunque, che senza eccessi di sorta, in ogni caso,
l'accettazione e
l'adeguazione ai principi regolamentari dell'istituto potessero
anche essere intese
come condizione formativa» per la normale crescita fisica e
mentale dei giovani che si
dovevano preparare ad affrontare ben altre difficoltà nella vita
che sarebbero andati a
vivere.
E' certamente risaputo che la partecipazione dei ciechi alla
vita, richiede una
preparazione morale , culturale e rieducativi del tutto
particolare per poter affrontare
con possibilità di successo le inevitabili difficoltà che la
vita stessa nella sua globalità
presenta. E' infatti una buona preparazione che può farci
accettare e convivere pacificamente
con la minorazione visiva che nella sua gravità, richiede un
carattere forte e una
adeguata preparazione morale, culturale e professionale, doti
queste che non sì
ottengono senza l'impegno di una forte volontà che consenta di
affrontare i sacrifici
che l'acquisizione di tali doti richiede.
in considerazione di ciò, pur con tutti i difetti che gli
istituti hanno potuto avere, non
mi sento di stigmatizzare tutto il loro operato. Personalmente,
sento invece,
nonostante i disagi che pure c'erano, di manifestare la mia
riconoscenza -
per avermi saputo educare e formare tanto da essere stato in
grado di
conseguire nella vita risultati ottimali sia professionalmente
che socialmente.
Ad ogni modo, ciò non significa che io desideri il ripristino
dei vecchi istituti, anche
se ritengo che tali istituzioni sono meglio deputate
all'istruzione e alla formazione dei
ragazzi ciechi. In conseguenza, ritengo auspicabile il ripristino
degli istituti, non così come erano, ma
rinnovati, aggiornati e adeguati alle esigenze della vita
moderna, affidati a personale
tiflologicamente e psicologicamente preparato, in modo da
assolvere un giorno in
maniera ottimale, i loro compiti istituzionali senza implicare
sofferenze né fisiche né
psichiche per i ragazzi che volessero andarvi.
A questo fine, gli stessi istituti, dovrebbero avere
preferibilmente carattere
interprovinciale o al più regionale per consentire ai ragazzi di
poter tornare
settimanalmente in seno alle proprie famiglie. E' chiaro che oggi
non si può non tener conto delle nuove
esigenze che una società progredita comporta.
Pertanto, sarebbe impensabile poter ripristinare i vecchi
regolamenti che limitavano
esageratamente la vita della comunità.
In questo contesto di aggiornamento, dovrebbero essere
soddisfatte nel miglior modo
possibile le esigenze personali dei ragazzi.
Gli stessi dovrebbero frequentare la scuola pubblica e il loro
inserimento potrebbe
avere un buon successo potendosi avvalere, per lo studio,
dell'aiuto che il personale
specializzato può assicurare nell'ambito dell'istituto. Per
meglio favorire la
socializzazione, sarebbe opportuno che , previa autorizzazione
genitoriale si
consentisse al ragazzo non vedente di recarsi in casa dei suoi
compagni vedenti e che
a questi si consentisse l'ingresso in istituto per uno studio in
comune con i ragazzi
non vedenti , nonché consentire di andare con gli stessi
compagni vedenti o con i loro
genitori al cinema o al teatro.
I nuovi istituti dovrebbero principalmente impegnarsi
Primo abituare i ragazzi ad avere cura della propria persona in
modo da essere autonomi nel soddisfacimento
delle esigenze personali e apparire sempre ordinati;
Secondo a correggere le frequenti posture anomale eliminando
anche gli eventuali
polimorfismi; e) a favorire un comportamento sempre normale nelle
diverse situazioni;
Terzo ad insegnare l'uso di coltello e forchetta per una autonoma
attività alimentare;
e) a favorire le attività ricreative e ludiche necessarie ad una
sana crescita fisica e
mentale.
E' superfluo sottolineare l'importanza basilare dell'istruzione e
della formazione culturale che ogni ragazzo deve
conseguire per una rieducazione globale produttiva.
Ovviamente, nei nuovi istituti, non dovrebbero più esserci
imposizioni né di carattere religioso, né politico e
lasciare che ognuno si formi liberamente le Proprie convinzioni
attraverso la sua maturazione mentale e
culturale. logico che con ciò non ho inteso esaurire la
complessa organizzazione che un istituto richiede, ma
considero le condizioni esposte ottimali per un soggiorno sereno,
gioioso e produttivo negli istituti che io
auspico.
PATOLOGIA
La retinite pigmentosa, "La mia compagna di vita" (parte prima)
Di Luigi Vincenzo Milanesi
Descrizione personale della Retinite
Pigmentosa e
Presentazione del Sito Internet non scientifico:
www.francescaruiz.it/vincenzo
Mi chiamo Vincenzo Luigi Milanesi, ho quarant'un anni, sono di
Roma e sono affetto da Retinite
Pigmentosa dalla nascita e per tale motivo non ho mai potuto
leggere una sola pagina di un libro.
Bisogna innanzi tutto dire che quando si parla di Retinite
Pigmentosa (R.P.), ci si riferisce
alla prima causa di cecità sopravvenuta in età adulta al mondo;
R.P. è infatti il nome dato ad un
gruppo di malattie genetiche simili tra loro, esse sono patologie
ereditarie degenerative che
colpiscono gli occhi e più precisamente la retina, sulla quale
si formano delle macchie (pigmento) in
corrispondenza delle quali non vi è visus. Vediamo in cosa
consiste la patologia; se immaginiamo
una lente, pensiamo subito ad un cerchio perfettamente
trasparente che ci permette di vedere
chiaramente tutto ciò che si trova al di là di esso. Proviamo
ora ad immaginare questo stesso cerchio
macchiato con degli schizzi di inchiostro, attraverso i quali
risulta impossibile vedere, ci rendiamo
subito conto che guardando una qualunque cosa con questa lente
sporca, sarà estremamente difficile
avere un'immagine chiara, dettagliata e definita di ciò che
tentiamo di osservare.
Questa è una descrizione fantasiosa di ciò che avviene sulla
retina di un malato di R.P., ma
non si discosta poi così tanto dalla realtà dei fatti. Dobbiamo
inoltre considerare che non si tratta di
"schizzi" sporadici, ma di vere e proprie macchie che,
nei casi più gravi, possono ricoprire
totalmente la retina provocando la cecità.
Sul fondo dell'occhio (la retina) vi sono i coni ed i
bastoncelli, queste sono cellule visive le
quali ci permettono di vedere, infatti la retina è quel posto
dell'occhio dove arriva l'immagine che
stiamo guardando ed i coni ed i bastoncelli nel momento in cui
ricevono l'immagine, la trasmettono
al cervello attraverso il nervo ottico.
La malattia consiste nel fatto che ad alcune di queste cellule
non arriva il sangue e di
conseguenza queste "non funzionano" come se fossero
delle lampadine a cui non arriva l'energia
elettrica. Tanto più sono le cellule non funzionanti, quanto
più sono grandi le macchie e quanto più
è limitato e ristretto il campo visivo.
La R.P., è degenerativa, ma la velocità di questa progressione
varia da un soggetto ad un
altro.
La R. P. può insorgere a qualsiasi età, ma per quanto mi
riguarda io ci sono nato e quindi la
mia esperienza è nel convivere con questa patologia fin dai
primi anni di vita e con la sua scoperta
nel periodo della prima infanzia.
La prima manifestazione generalmente è quella di avere fastidio
e quindi difficoltà visiva in
presenza di forte luminosità o al contrario nei luoghi poco
illuminati, poi è quella di non vedere gli
oggetti piccoli, ad esempio se cade una vite in terra, i genitori
si rendono conto che c'è qualche cosa
di strano da parte del bambino, al momento della scuola poi la
manifestazione diviene palese nel
caso non sia stata diagnosticata in precedenza, infatti il
bambino ha enormi difficoltà nella lettura, e
l'oculista si rende conto subito di non trovarsi di fronte ad un
caso di forte miopia o simili, e con dei
semplicissimi esami completamente indolori che consistono nel
guardare il fondo dell'occhio e nel
fare l'esame del campo visivo, che vengono effettuati
ambulatoriamente o allo studio dello
specialista, può facilmente diagnosticare la patologia.
Cure o interventi anche solo in grado di rallentare il processo
della malattia riconosciuti
dalla Medicina Ufficiale ad oggi non esistono, anche se sono
stati fatti numerosi esperimenti e se ne
continuano a fare di nuovi in tutto il mondo, questi non sembrano
aver ancora dato successo
effettivo e duraturo nel tempo sui pazienti presi in esame; è
quindi importante la ricerca scientifica,
la quale può essere aiutata da tutti noi. L'utilizzo delle
cellule staminali, ancora in fase di studio,
sembra dare speranze di guarigione per molte patologie genetiche
tra cui anche la RP.
A tal proposito bisogna diffidare da eventuali speculatori senza
scrupoli che propongono o
promettono soluzioni, cure o interventi miracolosi.
La vita, almeno per quanto mi riguarda considerando che con
questa patologia io ci sono
nato e ci ho sempre convissuto, mi sembra abbastanza normale, nel
senso che non ho avuto il
trauma di trovarmi da un giorno all'altro a "brancolare nel
buio". Infatti, la degenerazione, almeno
nel mio caso è stata estremamente lenta: se la cosa fosse
avvenuta improvvisamente, penso che mi
sarei trovato in serie difficoltà, molte di più di quante non
ne viva attualmente.
Comunque devo dire che nascendoci si imparano a fare cose che
normalmente una persona che ci
vede bene non penserebbe mai di fare. Ad esempio io quando faccio
una scala per la prima volta,
mentalmente conto i gradini e ne memorizzo la loro esatta
disposizione, in maniera che la seconda
volta che la dovessi percorrere, potrei farlo tranquillamente
senza neanche pensarci e magari anche
correndo, e così si svolgono un pò tutte le cose di tutti i
giorni. Questo, ha fatto sì che molte persone
che mi conoscono, non sanno assolutamente l'effettiva gravità
della mia situazione, ma parlandone
mi sono accorto che spesso il loro pensiero è quello che io sia
un forte miope.
Non é assolutamente una cosa semplice descrivere come un
ipovedente retinopatico vede
una qualsiasi cosa.
Si deve considerare che chi é affetto da Retinite Pigmentosa,
proviene generalmente da un
discreto residuo visivo, e datosi che l'evoluzione della
malattia, pur non avendo un decorso uguale
per tutti é generalmente lento, il cervello si abitua a
compensare le mancanze visive attraverso
l'esperienza acquisita fino a quel momento.
Basti pensare che se una qualsiasi persona, sia essa ipovedente
che normovedente, ad occhi
chiusi pensa alla parola "tavolo", immagina subito un
ripiano con quattro zampe che lo sostengono,
e magari pensa al tutto di colore marrone. In realtà non ha
visto assolutamente nulla, ma
l'esperienza ha fatto sì che al vocabolo "tavolo" il
cervello abbia associato l'immagine, anche se
generica, di un ripiano con quattro zampe. Questo nel malato di
R.P. avviene anche quando questi si
trova ad occhi aperti.
E' quindi sufficiente intravedere il famoso ripiano marrone per
costruirlo mentalmente tutto,
aggiungendogli anche le zampe secondo un criterio ovviamente
standardizzato, pertanto una volta
"visto", sarà però impossibile ricordare se le zampe
erano tonde, quadrate, o lavorate, datosi che
non sono state viste effettivamente. Altra cosa può essere
quella che una volta ricostruito, non ci si
renda conto che sopra di esso ci possano essere ad esempio un
bicchiere o una bottiglia.
Il problema di rendersi o non rendersi conto della presenza del
bicchiere sul tavolo non
comporta rischi, ma se pensiamo ad una strada, ci rendiamo conto
che vedere un'automobile che
sopraggiunge diviene fondamentale.
Molto spesso il vero problema é proprio quello che il
retinopatico si sente sicuro di se, forte
del fatto che l'abitudine e l'esperienza lo aiutano continuamente
in tutte le attività quotidiane,
supplendo alla mancanza della vista anche con gli altri sensi,
mentre invece l'imprevisto é sempre in
agguato, e sia l'esperienza che gli altri sensi in quel caso
possono aiutare sì, ma fino ad un certo
punto. Il recepire il rombo di un'auto in arrivo, ad esempio,
può farne individuare la direzione della
provenienza, ma non sempre permette di calcolarne l'esatta
distanza, nonché la velocità da chi ne
sente il motore.
A tutto ciò vanno sommate le difficoltà provocate
dall'abbagliamento dovuto a fonti
luminose e quelle presenti nella visione crepuscolare
(emeralopia), che a mio avviso possono essere
considerate entrambe cecità totale anche se causate da
situazioni luminose opposte.
L'esperienza, la sicurezza nei movimenti e l'autosufficienza
pressoché totale che contraddistinguono
un retinopatico, fanno spesso pensare a chi non lo conosce o
addirittura a chi lo conosce e sa della
patologia, di trovarsi di fronte ad un normovedente, forse un pò
distratto, ma pur sempre una
persona che ci vede piuttosto bene. Come distrazioni vengono
considerati alcuni atteggiamenti che
si possono verificare da parte del retinopatico in questione,
come il fatto di incontrarlo per la strada
e non vederlo mai salutare il vicino di casa che conosce
benissimo. Se lo osserviamo nel suo
ambiente più familiare come la propria abitazione considereremo
distrazione il vederlo urtare una
sedia lasciata fuori posto o un cassetto dimenticato aperto.
Tutti questi comportamenti e situazioni
che si vengono a creare non contribuiscono a far socializzare il
soggetto con il mondo circostante, e
un pò il rifiuto della malattia che contribuisce a farlo
rinchiudere in se stesso un pò questa aria di
scorbuticità magari solo apparente, e comunque le effettive
difficoltà che vive la persona sia esse
palesi che occultate possono favorirne l'isolamento, e rischiano
di farlo finire in depressione.
Ecco una breve descrizione e presentazione del mio sito internet
non scientifico sulla R.P. e
delle motivazioni che mi hanno portato alla sua realizzazione e
le conseguenze della sua messa in
rete.
Sito: www.francescaruiz.it/vincenzo
Nel sito è presente, oltre ovviamente alla descrizione della
patologia, al modo di vedere di
un retinopatico, la mia storia di vita di persona
"normale" (pur se con un handicap visivo così
grave) e una breve descrizione degli aspetti psicologici della
R.P. e dei suoi coinvolgimenti sociali
realizzata da mia moglie psicoterapeuta.
Le mie principali occupazioni sono sempre state legate al campo
dell'informatica. Dapprima
come utente ludico, poi come insegnante, in seguito come
programmatore, ed in fine come
analista/sistemista e responsabile del settore informatico di una
grossa Azienda nel campo turistico
(ricordo che non ho mai letto una pagina di un libro).
La mia crescita professionale, è sempre avvenuta grazie al mio
impegno ed al mio interesse
per la materia, e spesso spinto dalla voglia di imparare cose
nuove, mi inventavo problematiche
inesistenti per poi poterle risolvere nella maniera più idonea
possibile. Facendo tutto ciò e
supportato da corsi, sempre per normovedenti, e quindi con una
utilità relativa per me, ho raggiunto
dei livelli professionali ragguardevoli che forse all'inizio non
mi sarei mai aspettato di ottenere.
Quando è "nato" internet, ancora una volta si è posto
il problema di imparare a fare una cosa
nuova: realizzare siti web, e come al solito dovevo inventarmi
una scusa per poterne creare uno, ma
mi serviva un argomento che conoscessi bene. A quel punto mi sono
detto che, come chi scrive un
libro per la prima volta generalmente fa un'autobiografia, io
avrei potuto parlare di me, e
immediatamente mi sono reso conto che l'handicap visivo che mi ha
sempre accompagnato mi
aveva condizionato tutta l'esistenza, quindi quale argomento
migliore de La Retinite Pigmentosa? E
così ho cominciato a realizzare il sito.
Praticamente un gioco come tutte le altre volte, ma a differenza
delle altre esperienze, che
erano sempre e comunque in funzione della soluzione di
problematiche aziendali, questa volta era
una cosa che riguardava solo me, la mia vita e le mie esperienze.
Il "problema", se così si può dire,
è sorto con mio grande stupore, quando una volta messo in rete
il sito, mi hanno cominciato a
scrivere persone sconosciute. E' stato solo in quel momento che
mi sono reso conto che avevo fatto
un qualcosa che senza accorgermene suscitava molto interesse ed
era di grande utilità ed aiuto per
molti.
Oggi, a distanza di circa sei anni dalla pubblicazione del sito,
posso dire che tra le persone
che mi contattano, la maggior parte sono donne (70%) tra i 20 e i
40'anni, di cui circa la metà sono
affette da R.P. e il restante 50% sono parenti o amici di
soggetti portatori della patologia. Spesso la
scusa del contatto è chiedere informazioni su eventuali terapie
mediche o chirurgiche; poi si aprono
con confidenze, raccontando la loro esperienza problematica di
persona che non accetta la
condizione, anche perché spesso non accettata dai familiari
(genitori compresi). Sporadici ma
purtroppo esistenti casi sono quelli di persone che se ne
vergognano addirittura evitando i rapporti
con l'esterno della propria abitazione. Per quel che riguarda gli
uomini, le "scuse" del contatto sono
prevalentemente per richiedere informazioni di tipo tecnico:
ausili, programmi di computer, ecc, per
arrivare sempre a raccontare la loro esperienza problematica di
relazione con se stessi e con gli altri.
I contatti con chi mi ha scritto mi hanno fatto comprendere sin
dalle prime e-mail ricevute,
di essere stato fortunatissimo ad avere avuto dei genitori così
intelligenti e forse anche un po'
fortunati ad azzeccare il modo di educarmi facendomi vivere
un'infanzia, un'adolescenza ed una
giovinezza normalissima come i miei coetanei ma allo stesso tempo
senza mai perdere di vista il
mio stato fisico che comunque mi rendeva in tante situazioni
differente dai miei coetanei. Questo ha
fatto sì che io oggi possa essere una persona che non vive
l'handicap visivo che ha come una
menomazione di cui vergognarsi o autocommiserarsi o da ostentare
agli altri al fine di ottenere
benefici o privilegi di ogni genere, ma credo di avere un
approccio corretto con essa e con tutte le
implicazioni che ne comporti esserne affetto.
Purtroppo con il mio sito, io non so fino a che punto il mio
aiuto e quello di mia moglie
(psicoterapeuta) riesca ad arrivare a destinazione. L'ideale
sarebbe creare un'associazione, come già
ne esistono altre, dove queste persone potrebbero confrontarsi
l'una con l'altra in riunioni (gruppi di
autoaiuto) in cui parlare delle proprie esperienze. Il tutto con
la presenza della figura di mediatore di
uno psicoterapeuta, il quale in caso di necessità, oltre ad
intervenire all'interno del gruppo, potrebbe
dare un sostegno singolarmente a chi ne ha maggior bisogno. Tutto
ciò si potrebbe allargare anche
ai familiari ed agli amici degli affetti da R.P..
Alcolismo: un problema sociale
Di Cristina Della Bianca
Esistono poche
malattie che, alla pari dell'alcolismo, hanno il potere di
distruggere in modo tanto profondo e persistente l'integrità
fisica e
psichica dell'individuo che ne viene colpito, oltre che della sua
cerchia
familiare, minandone alla radice non soltanto il benessere del
proprio
organismo, ma anche ogni tipo di rapporto interpersonale che egli
ha
instaurato nell'ambito della comunità in cui vive, da quelli
affettivi a
quelli professionali.
Assai prima che una patologia che colpisce il corpo, l'alcolismo
è infatti
un malessere dell'anima, una vera e propria malattia sociale la
cui
presenza, in alcuni casi devastante, in seno a un nucleo
familiare
contribuisce in maniera inesorabile e duratura nel tempo a
corroderne dal
di dentro la stabilità emotiva, compromettendo la relazione
affettiva tra
l'alcolista e gli altri membri della sua famiglia, e le cui
conseguenze non
mancano di farsi sentire non solo a breve, ma anche, e in misura
forse
ancor maggiore, nel lungo periodo.
Ed è anche per questo motivo che l'alcolismo è da considerarsi
a tutti gli
effetti assai più nocivo e pericoloso di altri tipi di
dipendenza, come
può essere quella dalle droghe cosiddette pesanti: non solo
perchè anche
l'abuso incontrollato di alcol può portare inesorabilmente alla
morte, ma
anche in quanto, proprio a causa delle sue particolari
connotazioni,
l'alcolismo diventa un problema troppo spesso sottovalutato, e
che anzi il
più delle volte non viene neppure ritenuto tale, sia perchè,
contrariamente
a qquanto avviene per la droga, l'alcol si può tranquillamente
consumare
alla luce del sole (divenendo di frequente occasione di
aggregazione e di
incontro con altre persone, amici o conoscenti), sia perchè
oltretutto
è assai facilmente reperibile (basta infatti recarsi nel negozio
più vicino
o al bar tra amici per assumerne una "dose", e per
giunta a buon mercato).
Una persona che inizia a fare uso di alcol in modo continuativo e
indiscriminato può vedere insinuarsi a poco a poco dentro di sè
questa
malattia terribile, che finisce inevitabilmente per coinvolgere
nella sua
spirale distruttiva tutti coloro che circondano l'individuo che
ne è
affetto, a cominciare dai familiari, fino ad amici, colleghi e
conoscenti.
Il più delle volte però non è affatto semplice rendersi conto
della
presenza di un problema, cosa che può avvenire anche dopo molto
tempo:
questo sia perchè è alquanto sottile il confine tra consumo
eccessivo della
sostanza e vero e proprio abuso (che porta senz'altro a forme di
dipendenza, fisica e psicologica), sia perchè l'alcol produce
effetti
sull'organismo e sul tono dell'umore che possono variare
enormemente da
individuo a individuo. Ma, soprattutto, è assai difficile per le
persone
che vivono a stretto contatto con l'alcolista (nella fattispecie
i
familiari, che con lui intrattengono legami di forte vicinanza
emotiva), e
ancor di più per lo stesso alcolista, ammettere che il problema
esiste, che
è reale, e che in un modo o nell'altro va risolto. I familiari
infatti
tendono spesso, vuoi per timore di eventuali reazioni da parte
del loro
congiunto, vuoi per paura di ciò che la gente potrebbe pensare,
a salvare
le apparenze, a nascondere più o meno inconsciamente la presenza
di un
pronlema pur tanto grave, finendo addirittura col negarlo contro
ogni
evidenza, assecondando in questo modo i meccanismi perversi
tipici della
malattia.
Ogni anno, in Italia e nel mondo, migliaia di persone si ammalano
di gravi
patologie legate all'assunzione indiscriminata di alcol; e molte
di queste
portano poi inevitabilmente alla morte. Ma dal problema
dell'alcolismo
è possibile uscire, si può gradatamente riacquistare fiducia in
se stessi e
negli altri e tornare a una vita pressochè normale. Si tratta
certo di un
lavoro lungo e difficile, che richiede impegno, dedizione,
tenacia e molta
forza di volontà, in primo luogo da parte dell'alcolista, ma
anche dei
familiari e degli operatori del settore (medici, assistenti
sociali, gruppi
di auto-aiuto). L'alcolista deve quindi percorrere un cammino
faticoso e
irto di ostacoli, non soltanto per curare il suo organismo,
disintossicandolo dalle sostanze nocive che ha assunto per tanto
tempo, ma
anche, e soprattutto, per tentare di guarire dal punto di vista
psicologico
e spirituale: a questo scopo è preziosissimo l'aiuto di gruppi
di sostegno
(di cui forse il più conosciuto è Alcolisti Anonimi), che
offrono agli
alcolisti e ai loro familiari un valido supporto psicologico ed
emotivo, e
che proprio per questo andrebbero frequentati in modo costante e
continuativo anche dopo molto tempo che la persona ha smesso di
bere, al
fine di compiere un vero e proprio cammino spirituale che aiuta
la persona
stessa a evitare in futuro pericolose ricadute, che sono
purtroppo sempre
in agguato.
Ho raccolto una testimonianza che mi è parsa particolarmente
significativa,
sia per i contenuti emotivamente molto forti, sia per il modo in
cui è
stata raccontata. Questa esperienza dimostra che dall'alcolismo
è possibile
uscire, riacquistando la fiducia e la dignità che sembravano
perdute per
sempre, e tornando di nuovo a sorridere alla vita. La persona che
si
racconta in questo breve scritto, una persona come tante altre,
si ritrova
quasi senza rendersene conto immersa nel tunnel di questa
malattia subdola,
che s'Impadronisce completamente della sua vita, in ogni minimo
aspetto. Ma
solo dopo aver toccato il fondo decide di chiedere aiuto: il
percorso è
lungo è difficile, ma proprio in quanto tale il ritorno alla
vita è per
quest'uomo ancora più ricco di emozione, di gioia, di speranza
per il
futuro.
Piccole schegge dei miei ricordi
di Bruno
E' come se la strada della mia vita, a un certo punto, fosse
entrata in una
palude. Il percorso sembrava più breve, più facile, ed era
dolce camminare
in quel melmoso silenzio, in quell'umida, appiccicosa penombra;
alzare lo
sguardo, e veder roteare le chiome degli alberi.
Poco a poco la via più facile divenne faticosa, e i miei piedi
sprofondarono sempre più nel fango dell'alcolismo. Tentai di
uscire da solo
da quella palude, ma sentivo sempre più una strana forza, che mi
risucchiava: era la maledetta dipendenza, che non volevo
ammettere.
Gridai nel silenzio della notte, e senntii solo la mia eco. Per
la prima
volta mi trovai solo, abbandonato da tutti.
Da due anni sapevo che esisteva Alcolisti Anonimi, e come tanti
non
volevo ammettere di essere un alcolista, sebbene il mio
curriculum, fatto
di ricoveri, incidenti, licenziamenti, amnesie e altro,
testimoniasse in
pieno ciò che ero io.
Una sera, in preda alla più cupa disperazione, approdai al
gruppo della mia
città, ubriaco fradicio. Stranamente, appena entrato nella
"stanza dei
miracoli", a poco a poco mi snebbiai e rimasi stupefatto dal
sentimento di
fratellanza, di solidarietà, che queste persone del gruppo
emanavano. Erano
totalmente diverse da quelle che frequentavo abitualmente, per le
quali la
denigrazione reciproca e il soddisfacimento dei bisogni materiali
venivano
al primo posto. Rimasi colpito, fra le altre cose, dai tre numeri
di
telefono che individui appena visti, alla fine della riunione, mi
misero in
tasca. Capii che da quel momento non ero più solo.
E pensare che avevo tutto: lavoro, moglie, figli, salute e una
discreta
dignità. L'alcol mi aveva bruciato tutto. Ora, però,
intravvedevo un nuovo
cammino di speranza. In seguito, fui meravigliato dal forte
spirito di
tolleranza che essi emanavano, accettando idee e atteggiamenti
diversi dai
loro, e dimostrando comprensione per errori e difetti provocati
dalla
malattia del mio alcolismo. Malattia che io, inizialmente, non
accettavo.
Oggi, a distanza di tante ventiquattro ore, tutto è cambiato. Ho
ritrovato
la famiglia, il lavoro, la dignità, la voglia di vivere. Non
voglio più
sentirmi solo, come quel giorno, voglio aggiungere vita ai giorni
che mi
rimangono. Ho perso tanto tempo, quando l'alcol era il mio
padrone, e ora,
frequentando il gruppo e seguendo il programma, ho capito che
anch'io sono
una persona coi miei difetti e i miei pregi, che però ha una
marcia in
più: se un alcolista chiede aiuto io sono presente. Questo è il
vero senso
di gratitudine nei confronti di Alcolisti Anonimi, che mi ha
fatto trovare
il sapore della vita.
RIFLESSIONI E CRITICHE
L'aborto è morte difendi la vita
Di David Lisi
Un giorno importanti uomini politici che si
dovrebbero impegnare per migliorare le cose, approvarono (con il
voto determinante di alcuni cattolici) una legge; una brutta
legge la burocrazia la definì la legge 194, meglio nota come la
legge che permette di abortire entro il 90° giorno dal
concepimento; in altre parole si approvava una legge che dà il
diritto di uccidere un essere indifeso. Grazie a Dio accanto a
queste persone, vi era della gente buona e saggia la quale
facendo una campagna di parrocchia in parrocchia, di chiesa in
chiesa, riuscì a raccogliere le firme necessarie per indire il
referendum abrogativo di tale legge; il referendum ebbe luogo nel
maggio del 1981, ma purtroppo la maggioranza degli Italiani
votando no impedì di fatto l'abrogazione di tale legge.Tengo
subito a precisare che anche se abbiamo perso il referendum non
dobbiamo rinunciare per nessun motivo nella nostra lotta in
difesa della vita. Il fatto però,che mi rattrista di più è che
vi è una schiera di pseudo-cattolici che sostiene che la 194 è
una buona legge; vediamo di esaminare in quali casi secondo
questi pseudo-cattolici è lecito uccidere un essere innocente ed
indifeso.
1) Se non vi fosse la legge 194, l'aborto avrebbe luogo solo
clandestinamente e a pagamento; benissimo sullo stesso principio
potremmo dire che visto che il prezzo della droga è elevato e
non è giusto che solo i ricchi si possono drogare,
liberalizziamo la droga in modo da dare a tutti la possibilità
di drogarsi.
2) Se una donna viene violentata rimanendo poi gravida, alcune
frange di pseudo-cattolici ritengono l'interruzione di gravidanza
un diritto, ma se andiamo a esaminare la situazione ci rendiamo
facilmente conto che il vero colpevole non è il nascituro, ma il
violentatore contro il quale occorrono leggi severe, ma come
precisa l'art.27 della CostItuzione la pena deve essere
rieducativa.
3) Quando l'ecografia mostra chiaramente che il feto è malforme,
questi pseudo-cattolici ritengono un atto di pietà non mettere
al mondo un probabile portatore di handicap, ma la solidarietà e
l'amore cristiano non si dimostra uccidendo una vita, ma
prestandogli le necessarie cure per vivere dignitosamente.
4) Quando per la madre vi è il pericolo di morte nel caso in cui
la gravidanza sia portata a termine, ma la morte della madre è
solo presunta, mentre è certa la morte del feto
Concludo dicendo che la battaglia contro l'aborto è molto
difficile, è come percorrere una strada in ripida salita, ma se
al termine della salita riusciamo a giungere in vetta, sono certo
che un giorno, sia pur tra mille ostacoli, riusciremo ad abrogare
una legge assurda ed ingiusta; naturalmente tutto ciò lo
potremmo realizzare solo se saremo forti e saldi nella fede.
Possiamo comprare "intelligente"
Di Elena Aldrighetti
Spesso
capita di sentirsi impotenti verso la povertà del mondo. In
effetti è difficile poter pensare che, noi piccole persone non
potenti, si possa migliorare la qualità della vita degli altri.
Secondo il mio modestissimo parere, qualcosa si può fare.
Quando decidiamo di acquistare, possiamo interessarci sulla
provenienza di ciò che compriamo. Possiamo cercare di sapere a
chi vanno i soldi, chi è il produttore e anche come viene
prodotto ciò
che acquistiamo.
Non è la prima volta che faccio un articolo che parla di
commercio equo. Mi scuso per l'insistenza ma, credo, tutti noi
speriamo di poter vivere in un mondo migliore. Non possiamo
sempre alzare le
spalle come se la cosa non ci riguardasse. L'indifferenza è il
male peggiore, uno può essere pro o contro qualcosa, ma essere
indifferente indica un'aridità d'animo notevole.
Per far conoscere meglio a tutti voi cos'è il commercio equo, vi
riporterò alcune notizie in merito.
Il Commercio equo e solidale si basa sul alcuni criteri
fondamentali: il rapporto con i produttori è il più possibile
diretto per evitare troppi intermediari i produttori si
riuniscono in gruppi oppure in associazioni e si
basano sul principio della partecipazione( i soci contribuiscono
equamente al capitale delle proprie cooperative e lo controllano
democraticamente).
vengono privilegiate le coltivazioni biologiche e le produzioni
eco-compatibili viene data priorità ai progetti che abbiano una
ricaduta sociale verso la comunità in cui il produttore opera
viene pagato un prefinanziamento al produttore (fino al 50% del
valore della merce) e il saldo avviene appena la merce è
consegnata ai magazzini dei negozi di distribuzione dei prodotti
equo.
Il prezzo pagato al produttore, corrisponde ad una retribuzione
dignitosa del lavoro svolto; i costi reali di produzione vengono
valorizzati; viene stabilito un accordo con chi produce;
uomini e donne vengono retribuiti nello stesso modo; il prezzo è
stabile, non subisce influenze dagli sbalzi di mercato regolato
dalle Borse e dalla speculazione finanziaria.
I magazzini di distribuzione raccolgono le informazioni riguardo
ai prodotti ed ai produttori, attraverso informazioni dirette,
frutto di visite presso i produttori stessi.
Le organizzazioni di commercio equo, si passano le varie
informazioni sui produttori.
Vengono cercati referenti in loco.
Posso citare Ctm altromercato,la Cooperativa Chico Mendes.
Ctm altromercato è una cooperativa nata a Bolzano nel 1988 Il 28
giugno del 1998 l'originaria cooperativa Ctm(Cooperativa
Terzo Mondo), si è trasformata in Consorzio di Botteghe,
assumento
il nome attuale di Ctm altromercato.
All'interno della stessa rete di Consorzio operano, in tutta
Italia, oltre 200 punti vendita.
Le Botteghe del Mondo funzionano grazie al lavoro volontario di
circa 3000 ragazze e ragazzi, uomini e donne che ogni giorno
investono il loro tempo libero in questo progetto.
La Cooperativa Chico Mendes è stata fondata nel dicembre del
1990
da un gruppo di studenti, e da allora, la cooperativa ha avuto
una
crescita rapida e costante, in sintonia con lo sviluppo di tutto
il movimento del commercio equo e solidale italiano. Attualmente
ha circa duemila soci e, grazie al sostegno dei soci lavoratori e
di numerosi volontari, gestisce dieci botteghe Altromercato a
Milano e dintorni e il circolo culturale Chicobar; la cooperativa
Chico Mendes sin dalle sue origini è socia del
consorzio Ctm altromercato, la maggiore organizzazione di
commercio equo in Italia.
Può sembrare utopistico impegnarsi in questo tipo di attività,
però credo che non si possa far finta di non vedere che, noi
"sviluppati" occidentali, stiamo vivendo sulle spalle
dei paesi più poveri.
Noi abbiamo un concetto di povertà diverso dalle popolazioni del
cosiddetto terzo mondo.
Per noi, essere poveri vuol dire non avere i soldi per cambiare
cellulare ogni tre mesi. Non poter fare crociere, viaggi nelle
isole tropicali. Non poter cambiare la macchina, comprarsi capi
firmati,cambiare mobili in casa ecc., ecc.
Per le popolazioni orientali o dell'africa, basta guadagnare il
necessario per sfamarsi.
Per noi occidentali è molto semplice farli lavorare dando loro
meno del minimo sindacabile.
Credo che noi occidentali, non ci sogneremo nemmeno di alzarci
dal letto se fossimo pagati come loro.
Le Cooperative impegnate nel commercio equo e solidale, mirano
allo scambio di merce mettendo in risalto la dignità della
persona. Spesso non è possibile acquistare tutto in maniera
responsabile, però si può almeno prendere coscienza che il
mondo è di tutti e che, tutti, abbiamo il diritto di mantenere
la nostra
dignità.
Ricordatevi che i poveri, nella maggior parte dei casi, hanno
più dignità di chiunque altro.
La qualità e la bellezza di una persona, non si misurano
attraverso il tenore di vita e dal conto in banca.
Di Aries Dominghini
Oggi
è il 10 Febbraio 2005 ed è la giornata del ricordo delle foibe.
Ma quanti sanno che cosa sia successo nell'autunno del 1943 e nel
maggio del 1945?
Come spesso accade per tutti gli avvenimenti dove vi sono:
torture, stermini o soprusi in
genere, la verità o l'esistenza di questi fatti, si vengono a
sapere sempre con molti anni di
ritardo. In questo caso se ne comincia a parlare ora dopo 60
anni!!
L'intenzione di questo articolo è proprio quello di raccontare
cosa è accaduto. Ho letto
alcuni articoli e ora proverò a riassumerli.
Il termine "foiba" è una forma dialettale del latino
"fovea", che significa "fossa". Le foibe
sono create dall'erosione di corsi d'acqua; possono raggiungere i
200 metri di profondità.
Erano fosse comuni per esecuzioni collettive, le vittime
principali furono italiani.
Le vittime o venivano fucilate dopo l'arresto, oppure venivano
portate in campi di
prigionia, dove giacevano in condizioni disumane: frustati,
bastonati, denutriti, spesso
costretti a picchiarsi fra loro per un pezzo di pane e per il
divertimento dei loro
sequestratori, i prigionieri venivano solitamente uccisi a
coppie, legati sull'orlo della foiba e
falciati con la mitragliatrice.
Furono due i periodi in cui si svolsero questi ignobili fatti:
Foibe del '43
La prima persecuzione iniziò nell'autunno del '43, tra il 9
settembre e il 13 ottobre dopo
l'armistizio di Badoglio. Dopo l'abbandono del territorio
compreso daTrieste a Fiume da
parte dei soldati italiani, presero il comando della zona i
partigiani sloveni.
Per capire meglio è necessario fare un passo indietro.
Dopo la prima guerra mondiale nell'Istria sbarcarono le truppe
italiane. La popolazione
autoctona era composta, per più della metà, da slavi e croati
che vivevano facendo i
contadini. La parte di popolazione italiana era invece composta
da artigiani, commercianti,
lavoratori dell'industria e proprietari terrieri.
Nel 1920 il Trattato di Rapallo assegnò all'Italia Istria in
maniera definitiva.
Ancor prima di suddetto trattato, quando vigeva ancora in questo
territorio il regime
militare, la popolazione dell'Istria si trovò di fronte allo
squadrismo italiano in camicia nera,
che qui fu particolarmente accanito e crudele.
Il regime fascista cercò di cancellare ogni forma culturale
delle popolazioni croate e
slovene. Furono italianizzati cognomi. Nelle Chiese le messe
vennero celebrate solo in
lingua italiana. Le lingue slovene e croate dovettero sparire da
qualsiasi cosa, persino dalle
tombe sepolcrali. Gli italiani che tentarono di difendere i
diritti degli slavi, vennero
eliminati.
Il risultato di tutto questo fu che gli slavi scapparono
dall'Istria. Si stima una partenza di
circa 60.000 persone che andarono per la maggior parte nelle due
Americhe, e il restante
numero nell'ex-Jugoslavia. Gli esuli comunque maturarono
un'idelogia fortemente anti
italiana.
Nacque nella popolazione slava un forte nazionalismo che sarà
alla base di ciò che
accadde nelle foibe.
A rafforzare questo nazionalismo anti italiano contribuì la
politica fascista che, durante la
seconda guerra mondiale, portò gli italiani a combattere ed
aggredire i popoli jugoslavi.
Il governo di Mussolini attuò ogni tipo di sopruso. Vennero
creati dei veri e propri lager
italiani dove morirono 11.606 persone fra croati e sloveni.
Morirono di stenti, di
maltrattamenti e di malattie.
Insomma in Istria vi era veramente un clima di terrore dove
persecuzioni e nazionalismi si
scontravano.
Dopo queste premesse, passiamo a ciò che accade nel settembre
del 1943.
Quando in questo territorio arrivò la notizia, l'8 settembre
1943, della capitolazione militare
italiana, si formarono gruppi di rivoltosi sia italiani che
sloveni che si schierarono dalla
parte dei liberatori, scontrandosi con i gerarchi fascisti.
I fascisti non opposero molta resistenza e quindi l'11 settembre
tutto era in mano agli
insorti. C'è da dire che la parola "fascista" e quella
"italiano" assunsero praticamente lo
stesso significato.
Tutto sembrava andare per il meglio ma, il 13 settembre 1943, si
incominciò ad avere
paura della reazione tedesca. Accade che, i capi, tutti italiani,
del movimento dei rivoltosi,
decidero di opporsi con le armi, alla avanzata tedesca.
Questa decisione venne anche presa perché, nello stesso giorno,
si apprese che a Pola,
capitale dell'Istria, i detenuti politici del carcere della
capitale, aiutati dai carcerieri,
evasero.
Gli evasi furono però tutti uccisi dalle pattuglie tedesche
arrivate sul territorio, con l'aiuto
di alcune truppe fasciste.
Lo scontro con le pattuglie tedesche fu molto duro e molti
italiani e croati furono
massacrati.
Contemporaneamente a questi avvenimenti, il Movimento di
Liberazione incominciò ad
arrestare i gerarchi fascisti e tutti coloro che si erano
coalizzati con i tedeschi.
Gli arresti, preludio degli efferati infoibamenti, avvennero
quasi tutti fra il 13 e il 25
settembre.
Da un articolo di Giacomo Scotti ho tratto questo documento per
la prima volta pubblicato
in lingua italiana. Questo documento era negli archivi dell'ex
Stato indipendente di Croazia,
creato da Ante Pavelic, duce fascista croato.
Insieme a Ante Pavelic contribuirono a creare questo documento
Mussolini E Hitler. La sua
durata fu dal 10 aprile 1941 all' 8 Maggio 1943.
Il documento è stato rintracciato dallo storico Antun Giron di
Fiume, da oltre tre decenni
impegnato presso il Zavodza povjesne i drustvene znanosti,
Istituto di scienze storiche e
sociali, dell'Accademia croata di arti e scienze.
Lo studioso ha pubblicato il documento sulle pagine della rivista
"Vjesnik PAR" -N.37/1995.
Si tratta di un rapporto segreto relativo ai fatti accaduti in
Istria nel settembre-ottobre
1943, scritto il 28 gennaio 1944 dal prof. Nikola Zic, un
pubblicista croato nato a Villa di
Ponte (Punat) sull'isola di Veglia nel 1882. In quel periodo lo
Zic lavorava per i servizi di
informazione del Ministero degli Esteri dello Stato croato.
Secondo Zic, "il popolo
considerava la rivolta popolare solamente dal punto di vista
nazionale croato".
La sua relazione continua riandando ai primissimi giorni
dell'insurrezione istriana:
"All'inizio a nessun Italiano è stato fatto nulla di male.
I partigiani avevano diramato
l'ordine che non doveva essere fatto del male a nessuno. Ma
qualche giorno dopo lo
scoppio della rivolta popolare (e cioè il 13 settembre, N.d.T.)
alcuni corrieri a bordo di
motociclette sidecar hanno portato la notizia che i fascisti di
Albona avevano chiamato e
fatto venire da Pola i tedeschi in loro aiuto e questi avevano
aperto il fuoco contro i
partigiani. Poco dopo si è saputo che i tedeschi erano stati
chiamati in aiuto anche dai
fascisti di Canfanaro, Sanvincenti e Parenzo, fornendogli
informazioni sui partigiani.
Rispondendo alla chiamata è subito arrivata a Sanvincenti una
colonna tedesca. Tutte
queste voci hanno creato una grande avversione verso i fascisti.
Essi ci tradiranno! si
sentiva dire dappertutto. Pertanto partigiani e contadini hanno
cominciato ad arrestare e
imprigionare i fascisti, ma senza alcuna intenzione di ucciderli.
I partigiani decisero di
fucilarne soltanto alcuni, i peggiori, ma anche molti fra questi
sono stati salvati grazie
all'intervento dei contadini croati e ancor più dei
sacerdoti".
La relazione Zic prosegue informandoci della sorte di coloro che
rimasero in carcere - le
prigioni principali gestite dai partigiani istriani erano quelle
di Albona, Pinguente e Pisino -
sottoposti a interrogatori e giudizi dei "tribunali del
popolo". "Purtroppo quando, alcuni
giorni più tardi, cominciarono ad avanzare i reparti germanici,
i partigiani vennero a
trovarsi nell'impaccio, non sapendo dove trasferire i prigionieri
fascisti per non farli cadere
nelle mani dei tedeschi. In questo imbarazzo hanno deciso di
ammazzarli. Ne hanno uccisi
circa 200 gettandone i corpi nelle foibe. Tuttavia molti altri
fascisti sono riusciti a scappare
raggiungendo Pola e Trieste, rivolgendosi ai Tedeschi per aiuto.
Stando a quanto si è
saputo in seguito, i fascisti istriani avrebbero informato i
tedeschi che nella sola Pisino si
trovavano 100 mila partigiani; in verità ce n'erano forse in
tutto un paio di centinaia. A
questo punto il Comando germanico ha deciso di rastrellare
l'Istria inviando nella regione
alcune divisioni SS corazzate".
Non è ancora possibile stabilire quante persone persero la vita
durante l'insurrezione del
1943. I vigili del fuoco ispezionarono le foibe di Pola ma i dati
dei cadaveri ritrovati sono
contrastanti. C'è chi parla di "qualche centinaio" e
chi di "migliaia".
Foibe di aprile-giugno '45
Le foibe ebbero la loro massima intensità durante l'occupazione
jugoslava di Trieste,
Gorizia e dell'Istria, dall'aprile fino a metà giugno '45.
Gli Alleati rientrarono a Trieste occupata dalle milizie di Tito.
Tra marzo e aprile, alleati e
jugoslavi si impegnarono nella corsa per arrivare primi a
Trieste. Vinse la IV armata di Tito
che entrò in città il 1º maggio alle 9.30. Contemporaneamente
i titini occupavano anche
Gorizia. Dei partigiani garibaldini non c'era traccia. Erano
stati dirottati verso Lubiana e gli
fu permesso di rientrare nella Venezia Giulia soltanto venti
giorni dopo. A cose fatte. Come
scrive Gianni Oliva, gli ordini di Tito e del suo ministro degli
esteri Kardelj non si
prestavano a equivoci: «Epurare subito», «Punire con severità
tutti i fomentatori dello
sciovinismo e dell'odio nazionale». Era il preludio alla
carneficina, che non risparmiò
nemmeno gli antifascisti di chiara fede italiana, nemmeno membri
del Comitato di
liberazione nazionale.
Ci fu una vera e propria caccia all'italiano, con esecuzioni
sommarie, deportazioni,
infoibamenti. In quel periodo solo a Trieste furono deportate
circa ottomila persone: solo
una parte di esse potrà poi far ritorno a casa. I crimini ebbero
per vittime militari e civili
italiani, ma anche civili sloveni e croati, vittime di arresti,
processi farsa, deportazioni,
torture, fucilazioni. Tutto ebbe fine il 9 giugno quando Tito e
il generale Alexander
tracciarono la linea di demarcazione Morgan, che prevedeva due
zone di occupazione la
A e la B dei territori goriziano e triestino, confermate
dal Memorandum di Londra del
1954. È la linea che ancora oggi definisce il confine orientale
dell'Italia. La persecuzione
degli italiani, però, durò almeno fino al '47, soprattutto
nella parte dell'Istria più vicina al
confine e sottoposta all'amministrazione provvisoria jugoslava.
Quante furono le vittime?
Secondo alcuni: 20-30 mila. Ma un'indagine minuziosa del Centro
studi adriatici raccolta in
un albo pubblicato nel 1989 le fa scendere a 10.137 persone: 994
infoibate, 326 accertate
ma non recuperate dalle profondità carsiche, 5.643 vittime
presunte sulla base di
segnalazioni locali o altre fonti, 3.174 morte nei campi di
concentramento jugoslavi.
Erano presi di mira tutti coloro che si opponevano al disegno
dell'annessione della Venezia
Giulia alla Jugoslavia, compresi molti antifascisti, membri del
Cln che avevano fatto la
Resistenza al fianco dei loro assassini. La "caccia al
fascista", infatti, si esercitò, perfino
con maggiore precisione, nei confronti di antifascisti, i
componenti dei Comitati di
Liberazione Nazionale di Trieste e di Gorizia, e gli esponenti
della Resistenza
liberaldemocratica e del movimento autonomistico di Fiume.
Dunque, infoibati perché
italiani. Lo sostiene anche lo storico Giovanni Berardelli:
"La loro principale colpa era quella
di essere, per la loro nazionalità, un ostacolo da rimuovere al
programma di Tito di
annessione del Friuli e della Venezia Giulia".
"Le foibe - sintetizza lo storico triestino Roberto Spazzali
- furono il prodotto di odii diversi:
etnico, nazionale e ideologico. Furono la risoluzione brutale di
un tentativo rivoluzionario di
annessione territoriale. Chi non ci stava, veniva
eliminato".
I motivi del silenzio sulle foibe
Secondo Gianni Oliva, alcuni fattori politici hanno contribuito a
confinare per mezzo secolo
il ricordo delle foibe nelle commemorazioni locali. Sarebbero la
rottura tra Tito e Stalin
avvenuta nel 1948, il fatto che militari fascisti commisero in
Jugoslavia reati di guerra per i
quali non furono mai perseguiti, la subordinazione politica
dell'ex Pci alle esigenze del
comunismo internazionale e alle spinte nazionaliste di Tito.
Col passare del tempo si è finito per voltare pagina e, negli
ultimi anni, anche su iniziativa
degli ex comunisti, si è fatta luce su questi episodi.
Il prof. R. Battaglia scrive: "Il sottosuolo dei vasti
altipiani carsici nasconde un
mondo di tenebre: abissi verticali e cupi cunicoli che si perdono
nel silenzio
delle profondità terrestri, caverne immense, tortuose gallerie
percorse da
fiumane urlanti, sale incantate rivestite di cristalli, antri
selvaggi che la fantasia
del volgo popolò di paurose leggende". In Istria sono state
registrate più di
1.700 foibe
Le foibe furono utilizzate in diverse occasioni e, in
particolare, subito dopo la fine della
seconda guerra mondiale per infoibare migliaia di italiani,
antifascisti e fascisti, colpevoli di
opporsi all'espansionismo comunista slavo propugnato da Josip
Broz meglio conosciuto
come Maresciallo Tito.
Insomma, pulizia etnica ai danni degli italiani, tanto che
Kardelj (vice di Tito) poté
affermare orgogliosamente che "ci fu chiesto di far andar
via gli Italiani con tutti i mezzi e
così fu fatto".
Speriamo che presto si possa sapere esattamente come si sono
svolti questi tragici
avvenimenti.
Le informazioni le ho tratte da:
http://digilander.libero.it/lefoibe/indexx.htm
http://www.cronologia.it/mondo38v.htm
Di Maurizio Martini
Nei giorni scorsi, pensando allarticolo che avrei scritto e sul tema da trattare, mi son trovato a dover scegliere fra molti temi tutti impegnativi. Così alla fine, ho deciso di scrivere alcune righe, su due temi lontani fra loro, ma particolarmente importanti. Mi è dobbligo iniziare dedicando qualche riga alle recenti elezioni avvenute negli Stati Uniti. Come tutti sapete, Bush presidente in carica è stato eletto per il suo secondo mandato, riscotendo un numero divoti popolari molto consistente. Che dire su questa nuova elezione? Difficile esprimere un giudizio. Certo, lelezione di Kerry, non avrebbe risolto i problemi del mondo, per risolvere tali problemi occorrerebbero ormai persone in grado di compiere miracoli, mentre ultimamente questarte, sembra del tutto perduta. Quello che posso personalmente augurarmi, è che la politica del presidente Bush, abbia almeno due cambiamenti: primo, coinvolgere maggiormente le nazioni europee ed arabe nelle decisioni importanti, decisioni che poi provocano reazioni a catena che coinvolgono tutti. Secondo, penso sarebbe del tutto auspicabile che lidea quanto meno fanciullesca, per non dire altro di combattere il terrorismo dichiarando guerre a destra e a manca a titolo preventivo, venga accantonata. Tuttavia, ritengo sia inutile ribattere su questo tema. Le posizioni sono state ampiamente discusse, analizzate, quindi ognuno di noi che lo voglia o meno, dovrà prendersi le proprie responsabilità di ciò che attende questo sciagurato mondo nei prossimi anni. Chiusa la parentesi statunitense, desidero spendere due righe su un libro che potrete scaricare dal nostro sito in maniera del tutto gratuita. Il libro di cui parlo, intitolato Kankropoli, la mafia del kankro, è stato scritto dal signor Mondini. Alberto Mondini, da moltissimi anni si occupa di un tema quanto mai delicato e ricco di risvolti oscuri nel quale il giro di miliardi di euro è praticamente infinito. Sto facendo riferimento al male del secolo, cioè il cancro, e alle varie cure esistenti, che la scienza ufficiale continua a negare. Questo signore, in molti anni di ricerca e indagini, ha redatto un vero e proprio dossier nel quale, potrete trovare una marea preziosissima di dati: nomi, cure, eventi dogni genere accaduti negli ultimi cinquanta anni di ricerca medica. Ebbene, sapete cosa risulta da questa indagine? Esprimerlo su carta sarebbe perlomeno difficile, tanti sono i dati disponibili. Comunque in sintesi possiamo affermare che: la scienza ufficiale propone per la cura del cancro due rimedi, chemioterapia, e radioterapia. Ecco, il libro in questione, rende pubblici molti altri rimedi esistenti aventi capacità curative molto valide, e il tutto senza produrre nel corpo del paziente danni spesso irrimediabili, prodotti invece dalle cure chemioterapiche. Quello che sconcerta, è che la scienza ufficiale, utilizza tutta la sua potenza economica e non solo, per occultare, negare in ogni modo lesistenza di tali rimedi curativi. Ogni altro commento da parte mia, sarebbe superfluo ed inutile. Linvito che faccio a tutti i nostri affezionati lettori, è quello di scaricare il testo dal sito del periodico, e di farvi voi stessi unidea della situazione vigente in questa parte di mondo che solitamente definiamo avanzata e democratica. Per tutti coloro che dovessero avere difficoltà nello scaricare il libro, basterà scrivere in redazione e provvederemo noi stessi ad inviare il testo in questione. Concludendo, invito tutti voi a leggere con attenzione larticolo che segue. Si tratta di una relazione scritta dallo stesso Mondini. Sono sei paginette molto illuminanti. Mi sembra doveroso informare tutti voi, che la relazione da noi pubblicata, è la stessa, che il signor Mondini vorrebbe leggere e divulgare nel famoso programma Maurizio Costanzo show; relazione, che per motivi a dir poco discutibili, ad oggi non è stato possibile divulgare nel suddetto programma.
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