Informazione per i giovani del III millennio
numero 23 Dicembre 2006
Direttore Prof. Carlo Monti
Vice Direttore Maurizio Martini
Redattori Alessio Lenzi, Massimiliano Matteoni
Collaboratori di redazione Elena Aldrighetti Consuelo Battistelli Cristina Della Bianca Luigi Palmieri
Redazione
Via Francesco Ferrucci 15
51100 - PISTOIA
Tel. 057322016
e-mail:
redazione@gio2000.it
Sito internet:
Tipologia: notiziario
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000
Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma
esclusivamente quello del singolo articolista.
ELENCO RUBRICHE
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Cucina
Cultura
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Di Maurizio Martini
Comunicati
Cucina
Tutti in cucina (parte ottava)
Di Elisabetta Barsotti
Cultura
Di Luisa Bartolucci
Istruzione
La scuola
media superiore italiana oggi
Di Antonino Cucinotta
Musica
Di Luisa Bartolucci
Normalità e handicap
Per
una giusta rieducazione ed
istruzione dei ragazzi ciechi nella
scuola
ordinaria
Di Antonino Cucinotta
Racconti e poesie
Di Diletta Saracino
Di Tess
Riflessioni e critiche
Xenofobia
e discriminazioni: quelle profonde piaghe sociali
Di Andrea Bonfiglio
Di Elisa Alfier
di Maurizio Martini
Scrivere un editoriale in prossimità Del fine anno
non è facile.
Tale difficoltà proviene da vari fattori. In primo luogo, il desiderio di riassumere lanno che sta
finendo, parlando delle cose che non vanno, ma anche di quelle che invece funzionano.
Poi cè la voglia di gettare lo sguardo allanno che sta per giungere, insomma le idee si affollano, e
quel che risulta è un minestrone di pensieri non facili da ordinare.
Per la verità, potremmo parlare di molte cose. La finnanziaria che tante paure sta creando, il caso
Welby, che grazie al suo coraggio ha messo in piazza la propria drammatica storia personale,
sollevando così un problema che chiede una soluzione rapida, che non si risolve certo negando il
funerale alla vigilia del santo Natale; certo, proprio un bel modo questo, per dimostrare la carità
cristiana.
Potremmo parlare della situazione mondiale che vede il medio oriente sempre molto caldo ed
esplosivo, il tutto contornato da scandali e scandaletti più o meno seri, più o meno pubblicitari.
Insomma possiamo parlare di molte cose, ma a noi basta constatare che tutto procede, che siamo
ancora qui, e Nonostante il grado di idiozìa generale stia crescendo in maniera preoccupante,
giungono ancora segnali di vita e intelligenza, che lasciano un filo di speranza.
A questo punto desidero informare tutti i nostri lettori delle ultime novità che ci riguardano da vicino.
Come molti di voi avranno notato per un certo periodo il nostro sito è stato irraggiungibile, e ancora
adesso non è del tutto funzionante.
Questo non è stato dovuto ad problema della rete o simili, linterruzione è stata necessaria perché
stiamo apportando profonde novità al sito stesso.
Tali novità riguardano particolarmente aspetti tecnici, tuttavia anche voi lettori qualche novità la
troverete. Mi riferisco in particolare, al fatto che collegandovi alla pagina dei collaboratori, potrete
contattare direttamente ognuno di loro tramite mail. Basterà cliccare sul nominativo, e non avrete da
far altro che scrivere ciò che desiderate. Questo è stato fatto per rafforzare la tradizione che la nostra
redazione porta avanti fin dallinizio, cioè avere un rapporto diretto, uno scambio sempre più stretto
con chi fruisce dei nostri servizi.
Queste novità saranno pienamente funzionanti nellarco delle prossime due settimane circa.
In ogni caso sarà nostro piacere avvertire tutti voi non appena i servizi saranno nuovamente e
pienamente disponibili.
A tal proposito desidero ringraziare Alessio e Massimiliano, che sono gli esperti nella parte
informatica.
Unaltra interessante iniziativa è la collaborazione che la nostra rivista ha iniziato con lassociazione
culturale (Orizzonte cultura).
Nella sezione comunicati, troverete un bando dedicato alla fotografia, ma prossimamente saranno
organizzati bandi dedicati alla poesia, alla narrativa ecc. Tutti questi bandi saranno pubblicizzati e
patrocinati dalla nostra testata.
Chi desiderasse visitare il sito dellassociazione orizzonte cultura con noi gemellata, può collegarsi
al seguente indirizzo: www.orizzontecultura.org
Giunto a questo punto, mi fermo e lascio la parola,anzi lo scritto agli interessanti articoli che seguono.
Prima di concludere desidero formulare a tutti voi e ai vostri cari, un augurio sincero di buone feste, e
di un 2007 ricco di ogni gioia e serenità.
La redazione di Gio2000 è lieta di annunciare ai suoi lettori
lindizione del I Concorso Fotografico
Immagini Orizzonte Cultura la cui organizzazione è curata in collaborazione con l'associazione
"Orizzonte Cultura". Ladesione è libera ed aperta a tutti. Per partecipare è sufficiente seguire le
istruzioni riportate nel bando pubblicato nella sezione Concorsi del sito www.orizzontecultura.org
Di seguito riportiamo le principali notizie inerenti la manifestazione.
Il concorso si articola in 4 sezioni:
A) GENTE Destinata ad opere fotografiche aventi per tema le persone.
B) NATURA Destinata ad opere fotografiche aventi per tema lambiente.
C) CITTA Destinata ad opere fotografiche aventi per tema la vita urbana.
D) TEMA LIBERO Destinata ad opere fotografiche aventi per tema soggetti che non rientrano in
alcuna delle precedenti categorie.
Al concorso possono partecipare tutti gli appassionati di fotografia senza distinzione alcuna inviando,
entro il 15 Febbraio 2007, non più di tre foto inedite per categoria (è possibile inviare le fotografie sia
in formato digitale tramite e-mail che stampate su carta fotografica tramite posta ordinaria) e
compilando lapposita scheda dadesione. A parziale copertura delle spese di segreteria è richiesto un
contributo di partecipazione pari a 5 Euro.
Nel mese di marzo verrà organizzata una pubblica cerimonia di premiazione durante la quale saranno
premiati con targhe, coppe, medaglie e trofei i primi tre classificati di ciascuna sezione, inoltre sarà
nominato un vincitore assoluto al quale verrà assegnata la somma di 50 Euro.
Si ricorda che il bando integrale è disponibile sul sito www.orizzontecultura.org
Per ulteriori informazioni contattare l'associazione
"Orizzonte Cultura" allindirizzo di posta
elettronica info@orizzontecultura.org oppure al numero telefonico 338 1924150.
La Redazione
Percorsi tattili per non vedenti
Da sempre attento alle esigenze dei propri visitatori, il Museo
di Storia della Scienza rende fruibili da
quest'anno le preziose collezioni di strumenti scientifici anche al pubblico dei non vedenti.
Seguendo un percorso tattile studiato ad hoc, realizzato anche grazie al supporto dell'Unione Italiana
Ciechi, il visitatore non vedente ha la possibilità di fare esperienze nelle 21 sale che compongono il
Museo. La visita, gratuita, prende in esame alcuni strumenti, sia originali che in replica, che il disabile
può "vedere con le mani", dopo averne appreso dall'accompagnatore le peculiarità, la storia e il
funzionamento.
Di particolare interesse, all'interno del percorso, le esperienze sensoriali con i notturnali che, usati in
assenza di luce, costringevano gli utilizzatori a sviluppare un'elevata sensibilità tattile o quelle con le
macchine elettrostatiche a disco che, elettrizzate tramite strofinio, producono scosse ben percepibili a
livello sensoriale. Altrettanto affascinante la visita alla sala XVIII, dedicata alla chirurgia e
all'ostetricia, all'interno della quale i non vedenti hanno la possibilità, toccando alcuni modelli in
terracotta, di seguire passo dopo passo il processo del parto.
Il Museo di Storia della Scienza, che da tempo offre al proprio
pubblico un elevato livello di
accessibilità, intende con questa iniziativa compiere un primo passo verso la totale fruibilità da parte
dei visitatori con handicap visivo.
Il servizio, completamente gratuito, viene effettuato su
prenotazione allo 055 210866 (lunedì-
mercoledì-venerdì 9-13; martedì-giovedì 13-17)
Istituto e Museo di Storia della Scienza Piazza dei Giudici 1 - Firenze
Tel. 055 265311; http://www.imss.fi.it
Tutti in cucina (parte
ottava)
di Elisabetta Barsotti
Carissimi amici, ben ritrovati!
Rieccoci per un altro numero della nostra rubrica golosona! Allora, che mi raccontate? Qui ci si sta
preparando per le grandi abbuffate del periodo di festa! Solo a pensare a tutto quello che ci
magneremo mi sento già ingrassata, aiuto!
Però, come rinunciarci? Vabbè, vorrà dire che da gennaio ci metteremo seriamente a dieta, per il
momento pensiamo a divertirci e a star bene!
Dunque dunque, vi starete chiedendo quali ricettine vi proporrò
questa volta, a dire il vero è qualche
giorno che ci penso e cerco di trovare qualcosa che si addica al periodo, qualcosa di goloso, raffinato e
non troppo impegnativo da preparare perché anche chi fa gli onori di casa deve potersi godere la festa!
E allora, mettetevi il grembiulino, si comincia!
Vol-au-vent agli asparagi
Ingredienti per 4 persone
8 vol-au-vent già pronti
1 confezione di punte di asparagi surgelati
200 gr. besciamella
50 gr. grana
Preparazione
Tuffare le punte di asparagi in acqua bollente salata per farle scongelare rapidamente. Dopo
pochissimi minuti scolarle, tagliarle a rondelle e terminare la cottura facendole saltare in padella con
burro bagnandole, se necessario, con poco brodo. Dopo una decina di minuti unire la besciamella, il
grana, salare e pepare a piacere e amalgamare molto bene. Se preferite potete ridurre tutto a crema
passando il composto nel frullatore o servendovi del minipimer.
Con questa crema riempire i vol-au-vent, cospargere la superficie con con una spruzzata di grana e
passare in forno per qualche minuto a gratinare prima di servire.
Variante: Se volete potete sostituire gli asparagi con dei funghi: In una padella fate rosolare aglio e
prezzemolo e cuocete i funghi per una quindicina di minuti. Procedete poi come sopra.
Ravioli con Gamberi e Champagne
Ingredienti per 4 persone
800 gr di ravioli con ripieno di verdura
600 gr di code di gambero sgusciate
2 porri
100 gr burro
2 bicchieri di champagne
6 cucchiai panna
sale pepe
Preparazione
Tritate grossolanamente metà delle code di gambero.
In una padella soffriggere il porro tagliato a rondelle con il burro. Aggiungere le code di gambero (sia
quelle tritate che quelle intere) e far cuocere per 1 2 minuti.
Salare e Bagnare con lo champagne e continuare la cottura per 5 minuti alzando un poco la fiamma
per far evaporare il vino.
Aggiungere la panna fresca e far saltare i ravioli, che nel frattempo avremo cotto in acqua salata, in
padella insieme al sugo di gamberi e champagne. Aggiustare di sale e pepe e servire guarnendo i piatti
con foglioline di prezzemolo.
Semplici ma di grande effetto, ne andrete matti!
Involtini di pesce spada
Ingredienti per 4 persone
4 fette di pesce spada sottili
1 confezione di cuori di carciofo surgelati
una manciata di olive nere
2 o 3 capperi
1 cucchiaio di formaggio grana
1 cucchiaio di pane grattugiato
olio
origano
1 spicchio aglio
100 gr burro
1/2 bicchiere vino bianco
poco brodo
Preparazione
Rosolare i cuori di carciofo in 2 cucchiai d'olio, l'aglio e il prezzemolo tritati.
Cuocere 10 minuti, unire il formaggio e il pane e frullare. Battere leggermente le fette di pesce,
farcirle con il purè di carciofi e salare. Arrotolare a formare gli involtini, infarinarli e rosolarli in
padella antiaderente con il burro, sfumare con 1/2 bicchiere di vino bianco e lasciarlo evaporare.
Aggiungere le olive e i capperi, spolverizzare con una manciata di origano e, se occorre, per non farli
asciugare troppo, bagnare con del brodo e portare a cottura, circa 10 minuti.
Se volete potete anche servirli su un letto di lenticchie, in questo caso eliminate olive e capperi.
Dunque cari amici, per questa volta niente dolce perché, di
questi periodi, tra panettoni, pandori,
torroni e simili, in casa ne circolano già in quantità industriale!
Non mi resta che farvi i miei più sinceri auguri, che queste feste siano serene per voi e trascorse con le
persone più care. Brindo idealmente con voi al nuovo anno che possa essere come voi lo desiderate!
di Luisa Bartolucci
Ma guarda! Quella signora sta toccando il quadro!
Anche il ragazzo che le è accanto!
Non sono i soli,sono in molti a toccarli! Guarda le loro mani sulle tele, sembrano
farfalle,delicate, sapienti, leggere!
Che dici? potrò toccarli anchio?
Ora li tocco!E meraviglioso,sto scoprendo nuove emozioni, diverse sensazioni, per me prima
inimmaginabili! Senza toccare non si coglie a fondo la bellezza di queste opere!.
Queste sono soltanto alcune delle esclamazioni di visitatori sorpresi, sconcertati e confusi
capitati in un piovoso pomeriggio di Aprile allAmbulacro SantIvo alla Sapienza in
Roma,ove la pittrice Roberta Pugno esponeva in una personale dal titolo Pensiero interno
alcune delle proprie opere. Ma quelli dellartista Roberta Pugno non sono dei semplici dipinti,
delle tele comuni, i suoi quadri sono qualcosa di più, la sua è pittura materica, che dà la
sensazione del basso ed alto rilievo, talora, finanche della scultura. Le sue opere risultano,
pertanto, fruibili per la maggior parte, anche da persone che non vedono. Ed a ciò ha pensato
lartista allorquando, con grande intelligenza e sensibilità, si è avvicinata allUnione Italiana
dei Ciechi e degli Ipovedenti offrendo la propria disponibilità alla realizzazione di un evento
volto a mettere a disposizione di chi non vede, i propri quadri, non separatamente, ma in un
pomeriggio qualsiasi in cui la sua personale era aperta al pubblico.Le sensazioni e le emozioni
sono state tante e molto diverse tra loro,Roberta Pugno ha voluto conoscere le impressioni ed i
commenti di ciascun visitatore non vedente e... ciò che risulta più difficile, le interpretazioni
ricavate dallesplorazione delle tele. Unartista sensibile,interessante, aperta, che colpisce
anche per il suo entusiasmo e la naturalezza con la quale si confronta. A distanza di giorni le
abbiamo chiesto di rilasciarci unintervista al fine di conoscerla meglio ed invogliare tante
altre persone a vivere questa singolare ed affascinante esperienza.
D. - Roberta Pugno vuole presentarsi ai nostri lettori?
R. - Sono una pittrice professionista, nel senso che dedico la mia vita a questo lavoro, a questa
arte, mediante la quale mi sostengo anche finanziariamente. Sono a Roma da Quattro anni, ho
lavorato molto intensamente a Modena.Sono nata a Bolzano. Qui a Roma mi sto proponendo
ad un pubblico che in parte mi conosce ed in parte assolutamente no. Nella mia vicenda di
mostre in istituzioni ed in gallerie ho avuto lopportunità di incontrare anche voi.
D. - Come è nata la sua passione per la pittura,ammesso che la sua possa essere definita così,
giacché i suoi quadri sono molto più che semplici dipinti...
R. - La chiamano pittura materica, a tecnica mista. Le mie opere in effetti somigliano quasi più
al basso rilievo e non alla tradizionale pittura ad olio. A me piace far uscire, emergere dalla
superficie oggetti quasi ci venissero incontro. Questi oggetti possono essere libri, lune, o
ancora laffiorare di un corpo... Come nasce la passione per la pittura? Nasce con la vita, nel
senso che ho sempre disegnato, il disegno da sempre è la mia primaria forma di espressione e
comunicazione con gli altri. Mi sono laureata, ho studiato mi sono resa un minimo autonoma
ed ho quindi deciso che la pittura sarebbe stata la spina dorsale del mio percorso nella vita. La
passione è per le emozioni che danno le immagini, ma anche per le emozioni originate dalle
nascite delle immagini allinterno.
D. - Vuole diffondersi maggiormente sul significato di questi oggetti che paiono venirci
incontro,sulla loro importanza nella sua stessa vita?
R. - Quando mi commissionarono la mostra sullOrlando Furioso fu un prorompere di
armature, elmi, maglie di battaglia, farli sensorialmente era veramente una cosa per me
bellissima. Poi vi è loggetto del libro,, il papiro, le note musicali. Dalla superficie,intesa come
la realtà od il mare od il presente, emergono queste cose che hanno da dire di più. E una sorta
di Concentrato di energia come dice Giordano Bruno, una delle mie passioni.
D. - Filosofia e pittura si uniscono dunque. Ma come avviene lincontro tra esse?
R. - La filosofia esprime concetti e pensieri; la filosofia vera esprime pensieri che, però, hanno
immagini, nel senso che sono poi legati anche al corpo umano, alla sua biologia, alla sua notte
in cui si sogna, alla fantasia. Tutta la produzione di immagini che fanno il rapporto
dellinterno delluomo; questo interno accomuna la filosofia e la pittura, luna con le parole,
ovviamente, laltra mediante le immagini. Esse, però, si possono fondere.
D. - Nella mostra che abbiamo avuto lopportunità di visitare vi era un quadro legato al ciclo
di Giordano Bruno: vuole tentare di descriverlo ai nostri lettori?
R. - La tela alla quale si riferisce è Il libro nero. E un immenso libro nero aggettante è un
vero volume, che si apre...dalla copertina passiamo alla prima pagina dalla quale emergono,
escono ventiquattro coni molto elevati, neri loro e nero il libro così come nera è la base dalla
quale il libro fuoriesce. Tuttavia le punte dei ventiquattro coni sono luminosissime. .. Non ho
linterpretazione. D. - Ad Oriolo Romano in una suggestiva cornice sta esponendo il ciclo
dedicato a Giordano Bruno.Come si compone tale ciclo al quale ha lavorato con particolare
passione?
R. - Siamo nel cinquecentesco Palazzo Altieri di Oriolo Romano, che anche con la sua
architettura ed i suoi affreschi abbraccia queste tele molto colorate,che raccontano il pensiero
dellinfinito di Giordano Bruno,il pensiero della continua trasformazione della materia. Si
passa quindi al processo,al sacrificio,alla morte,al rogo di Giordano Bruno ed allipotesi
che,comunque, cè unimmortalità nel pensiero che io rappresento come volto di donna.
D.- Nellosservare le sue opere si riceve limpressione di una Roberta Pugno in veste quasi di
pittrice notturna. E così?
R. - Sono una pittrice notturna, forse perchè nella notte vi sono le immagini più vicine allarte,
cioè le immagini del sogno. A me il buio piace moltissimo, nel senso che esso è come
linterno, da lì nascono i colori. Daltronde il bambino appena nato vede in modo confuso,ma
non è che per questa ragione egli non abbia immagini. Questo è tutto il grande discorso su
questo mondo di immagini in cui siamo immersi;la notte è la padrona di questa cosa,giacché il
giorno è come troppo netto, toglie la fantasia.
D. - Quali sensazioni ha prodotto in lei il fatto che delle persone con minorazione visiva si
accostassero ai suoi quadri esplorandoli?
R. - Lidea di avere un rapporto con le persone non vedenti nacque in Germania,quando feci
una mostra allIstituto di Cultura; allora mi proposero questa esperienza, non la feci
direttamente, ma delegai degli operatori. Quella con voi, al contrario, è stata unesperienza
diretta;parlavo io, parlavano altre persone, mentre voi scorrevate le superfici le curve ed i
colori. La sensazione che ho provato è stata il constatare che le immagini vi nascevano dentro,
cioè in pratica, quando un pubblico guarda una mostra, si sente se la guarda in maniera
fotografica o se sta costruendo una propria immagine. Voi siete obbligati a costruire una
vostra propria immagine e questa cosa dà un senso di realtà.
D.- Durante la mostra è capitato di udire visitatori normodotati fare esclamazioni di vario
genere:taluni hanno asserito di aver scoperto un nuovo modo per interpretare la sua arte,la sua
pittura materica. Qualcuno le ha riportato questo tipo di esperienza?
R. - In questo tipo di esperienza vi è stato un fluttuare di emozioni incredibili;attraverso voi,
infatti, si rileggevano le opere;il pubblico poteva toccare ed avere un arricchimento della
comprensione dellimmagine. Debbo dire che la persona più sconcertante è stata, se posso
dirlo,il custode dellArchivio di Stato, che ospitava la mostra. Costui ha detto:Questa mostra
la conosco, ma lho capita solo in questa situazione.. Ha poi aggiunto: Ma allora larte è
questo! E stato molto bello.
D.- Estato come scoprire un ulteriore aspetto della sua opera?
R. - Naturalmente.Quando abbiamo dialogato, al termine della visita, la prima risposta, che
vedeva in unimmagine che aveva dei piccoli canali in cui si collocavano delle perle, delle
palline uno spartito infinito mi ha fatto pensare ed io farò un quadro che si intitolerà Spartito
Infinito. Vi è stato anche motivo di ispirazione,giacché quando cè un rapporto vi sono tesi,
antitesi e sintesi. Da un rapporto si partorisce,se di rapporto si tratta,una terza cosa.
D.- Vi era anche un dittico di estremo interesse:la porta maschile e femminile. Come nasce e
quale è il suo significato?
R. - Eun dittico: a sinistra la porta femminile a destra la porta maschile o viceversa. Il
pensiero è che il contorno della porta è uguale, per entrambe i sessi; invece dentro vi sono
forme diverse e direi che tutti sanno quale è la porta maschile e quale la femminile. Non so
perchè,non è semplicemente perchè una è razionale e laltra irrazionale... Ci ho messo proprio
lanima, affinché io potessi esprimere queste due diversità:una è me stessa,ma laltra il resto
del mondo.
D. - Torniamo al ciclo dellOrlando Furioso.Abbiamo potuto toccare il quadro dellanello di
Angelica..
R. - E un altro modo di raccontare unimmagine femminile.Era lanello di Angelica che era
stata inviata al fine di far litigare saraceni e paladini;la fanciulla era dalla parte dei saraceni.
Faceva innamorare i paladini e,al momento dellapproccio amoroso, si metteva lanello
magico sotto la lingua e spariva. Ho inserito questo anello dentro un ovale che sta dentro un
rettangolo che è dentro al quadro. E questo un continuo sovrapporsi di superfici. Lanello è il
centro del mondo.
D.- Ma come e dove dipinge Roberta Pugno?
R.- Posseggo un bello studio,dotato di un ampio terrazzo.Io lavoro in senso orizzontale,cioè a
terra,giacché opero sovrapponendo superfici, di colori,di materia, di oggetti,è un lavoro
lunghissimo, che termina solo quando esce limmagine che avevo in mente non precisa, ma
come sensazione, finché, cioè,la mia sensazione non si trasforma in unimmagine.Solo
quando,guardando limmagine,mi dico che ciò era quello che volevo, lopera può dirsi
riuscita,conclusa.
D. - Lesperienza vissuta con persone ipovedenti e non vedenti è stata particolare anche perchè
ci si è confrontati su e con una forma darte anche un poco astratta.Come ha risposto dal suo
punto di vista questo pubblico differente e,soprattutto, è stato in grado di cogliere quanto lei ha
inteso esprimere mediante le sue opere?
R.- La cosa che mi ha sorpresa di più è che questo pubblico ha compreso perfettamente che
queste opere sono piccoli pezzi di qualcosa di più grande:aleggiava lidea della possibilità che
anche una tela potesse avere in sé un pensiero molto più espanso e che le tele erano solo un
fissare un attimo, un qualcosa in bilico tra il figurativo e lastratto, in modo che tutti e, in
particolare voi, potessero vederci qualcosa producendo ed aggiungendo voi stessi un qualcosa
in questo informe,che dovrebbe essere larte,la quale si differenzia dalla fotografia che ha
una perfezione piatta, che non ci fa dire niente di più.
D.- Dove esporrà prossimamente e quali sono i suoi progetti?
R. - Ho uno spazio di Roma splendido che, però, per ora non voglio rivelare; lo saprete.
Stiamo lavorando per una mostra grandiosa.Lavoro generalmente in gallerie. Sono in fase di
trattative per diversi spazi. Sono abbastanza autonoma nellandare a cercarmi degli
spazi,giacché questi debbono essere congeniali alle opere,mi piacciono le sfide di
unarchitettura difficilissima ed allora lavoro con opere che possano adattarsi ad essa. Mi
faccio trasformare dalle splendide forme di architettura. Comunque sino al venti di Settembre
esporrò ad Oriolo Romano tutto il ciclo di Giordano Bruno. Ho anche un mio sito piuttosto
complesso,ricco di immagini,per il quale sono riconoscente a chi vi ha lavorato:
La scuola media
superiore italiana oggi
di Antonino Cucinotta
Da un quarantennio a questa parte, la scuola italiana ha subito
continue parziali riforme
fino a quella completa della Moratti, che non solo ha portato alla totale abolizione della
riforma Gentile del 1923, da tutti considerata elitaria e rigoristica, ma ha anche sovvertito
lorganizzazione e le stesse tradizionali finalità della scuola stessa.
Si è voluta aggiornare lorganizzazione con una maggiore apertura della scuola alla società
e con lintroduzione nella stessa di una maggiore democraticità.
A questo fine, è stata promulgata la legge con la quale nel 1973 si sono istituiti i decreti
delegati che hanno sancito la costituzione dei Consigli di classe e di istituto con la
partecipazione agli stessi di una rappresentanza degli studenti e dei genitori
democraticamente eletti.
Questi nuovi componenti avrebbero dovuto collaborare con i docenti a migliorare
lorganizzazione scolastica, a correggere eventuali disfunzioni delle classi, a suggerire
nuove iniziative scolastiche e a scegliere i testi riguardanti le singole materie.
Come spesso avviene, in Italia si promulgano leggi davanguardia, ma di difficile
applicazione pratica. Così è stato per i decreti delegati che avrebbero voluto dare nella
conduzione della scuola maggiore peso ai genitori. In realtà, nella maggioranza dei casi, i
genitori partecipanti ai Consigli approvavano passivamente ciò che proponevano i docenti
e si limitavano a chiedere notizie del profitto dei loro figli.
Sempre per una maggiore apertura alla società civile e per meglio contribuire ad una
maggiore maturazione mentale degli studenti, è stata istituita anche unassemblea mensile
degli stessi, alla quale, di solito, partecipava uno sparuto numero di studenti, per lo più
politicizzati. Così, in pratica, lassemblea si risolveva in un puro e semplice giorno di
vacanza.
Su altro settore scolastico, le riforme hanno riguardato labolizione degli esami di
sbarramento riguardanti laccesso al triennio finale delle superiori, compreso il liceo
classico, che, pur mantenendo un certo livello di studi, non ha avuto più il profilo naturale
che laveva sempre caratterizzato.
A scapito della cultura e anche del regolare svolgimento delle lezioni, lesame di stato, a
cominciare dal 1969 è stato ridotto a quattro materie che il Ministero faceva conoscere già
nel mese di Aprile. Era naturale che i ragazzi trascurassero lo studio delle materie non
desame al quale dovevano presentare solo due delle quattro indicate.
Una era scelta dal candidato; laltra avrebbe dovuto essere scelta dalla Commissione, la
quale, però, quasi sempre, accettava come seconda materia quella proposta dal
Commissario interno, su indicazione degli stessi candidati.
Ma la massima decadenza dellesame di Stato si è avuta con la riforma Moratti la quale,
allinsegna delleconomia finanziaria, ha eliminato le commissioni formate da docenti
esterni allIstituto, togliendo così allesame quel briciolo di impegno che ancora veniva
richiesto ai ragazzi.
Con questa riforma, infatti, gli esaminatori sono gli stessi professori che per tre anni hanno
seguito la classe.
Ma non basta. Con le ultime riforme i ragazzi arrivano agli esami con un punteggio (i
cosiddetti crediti) acquisito per lo svolgimento di attività extrascolastiche socializzanti,
come fare attività sportive, musicali, teatrali, ecc.
Alla fine erano tutti o quasi tutti promossi.
Addio serietà e impegno dellesame di stato! Non furono più gli esami che facevano
tremare le vene e i polsi e che per molti rimanevano un incubo anche per anni.
Direi che si tratta di un esame fatto su misura per gli svogliati, per gli ignoranti, per chi
non sa che cosa è cultura e formazione e che, comunque, magari con una buona dose di
irresponsabilità, gioiscono per il pezzo di carta conseguito.
In contrapposizione, ci sono gli scontenti; coloro, cioè, a cui un tale esame ha tolto la gioia
e la soddisfazione di dare prova della loro maturità, della loro preparazione culturale e
della loro personalità individuale, frutto di uno studio formativo e di assimilazione critica,
nonché delle capacità di riflettere sulle varie problematiche esistenziali con giudizi
pertinenti.
Rendendo più facile laccesso al superiore, le classi sono notevolmente aumentate e quindi
vi è stata la necessità di assumere un crescente numero di docenti, i quali, purtroppo, non
tutti avevano la vocazione dellinsegnamento e, quel che è peggio, non tutti avevano una
preparazione culturale adeguata, né sentivano la necessità di impegnarsi in questo senso,
dimostrando così di non comprendere la funzione dellinsegnamento, né limportanza
culturale ai fini di formazione dei giovani.
Altri docenti, seppure preparati, si limitavano a svolgere i programmi con un minimo di
impegno per reagire così al trattamento economico veramente inadeguato che lo Stato
riservava alla categoria.
Naturalmente, la maggioranza dei docenti possedeva tutte le doti culturali, morali e
didattiche per cui svolgevano al meglio il loro compito. Erano i docenti più stimati dai
ragazzi studiosi e temuti soprattutto dagli svogliati, è quindi naturale che in queste classi
regnasse la disciplina non coatta ma dovuta allautorevolezza del professore e sentita dai
giovani come necessario coadiuvante del regolare e proficuo svolgimento delle lezioni.
Questa felice condizione non si verificava nelle classi con docenti impreparati, abulici,
didatticamente incapaci e deboli, quindi incapaci di tenere la disciplina e costretti ad
assistere impotenti al disordine che di solito regnava nellaula.
Vi sono anche docenti autoritari che, pur non producendo cultura, riescono a mantenere la
disciplina ricorrendo ai mezzi coercitivi a loro disposizione.
Va riconosciuto che la scuola svolge un compito culturale e formativo assai importante sia
dal punto di vista formativo che culturale che dovrà consentire a tutti i giovani di
assumersi consapevolmente e responsabilmente i ruoli che la società destinerà loro.
A questo fine sarà necessario che la scuola riacquisti la capacità di trasmettere ai giovani
valori e modelli culturali significativi e validi per la formazione di una personalità
equilibrata e democraticamente aperta.
E proprio vero che il livello di civiltà di un popolo si misura con il grado di cultura dei
suoi cittadini. E necessario quindi impegnarsi per riportare la scuola ai livelli che le
competono con limpegno globale ed efficiente di tutti gli operatori scolastici e, in primis,
dei docenti che, senza nulla imporre coercitivamente, contribuiscano alla formazione di
quella che il grande pedagogista Aristide Gabelli significativamente chiamava strumento
testa.
A questo fine è necessario ridare alla scuola la serietà che merita per essere allaltezza di
adempiere ad un compito tanto nobile, quanto difficile, qual è leducazione dei giovani.
E necessario ridare alla scuola uno spazio maggiormente autorevole e democratico, aperto
al dialogo, ma anche capace di non tollerare comportamenti trasgressivi.
Ciò può favorire il risveglio delle menti, la responsabilizzazione dei ragazzi e un ritorno
allimpegno che lo studio richiede, ma è anche necessario pretendere dai docenti impegno
morale, preparazione culturale, didattica e pedagogica; comprensione, senza eccessive
indulgenze, dei problemi dei giovani; svolgere linsegnamento senza arroganza, ma con
umiltà e autorevolezza che non disdegni di dialogare democraticamente con gli allievi
senza che ciò sbocchi nel permissivismo.
Solo così la società potrà ridare alla scuola e ai suoi operatori lantico prestigio unitamente
alla stima e al decoro che meritano.
Musica
di Luisa Bartolucci
Quarant'anni di vita e canzoni racchiusi in "12.000 lune",
il cofanetto composto da tre cd che ripercorrono
antologicamente i momenti più significativi della carriera
artistica di Lucio Dalla. Un titolo ed una copertina
d'autore, Milo Manara, che racchiudono un po' tutto
l'universo del cantautore bolognese, il mare con il timone in
mano ben saldo che tiene la rotta verso quel futuro al
quale l'eclettico artista ha sempre guardato e verso cui
ancor oggi pieno di entusiasmo e nuove sorprese volge lo
sguardo. Il triplice cd ancora ai primissimi posti delle
classifiche di vendita italiane, ci ha offerto lo spunto per
realizzare una breve intervista con il Nostro.
D. - Da qualche tempo Lucio Dalla è presente ai primissimi
posti delle classifiche di vendita con un lavoro antologico
"12.000 lune", che racchiude anche tre pezzi inediti. Vuole
illustrarcelo?
R. - Si tratta di un cofanetto contenente tre cd, sono
cinquantatre canzoni delle quali tre inedite. Vuole essere un
excursus, un lungo viaggio, un lungo cammino dal primo disco
che ho fatto sino ad adesso, partendo dal presupposto che si
tratta di un lavoro pensato per la gente, per cui le canzoni
sono state scelte tra le più conosciute, quelle maggiormente
popolari, tra i successi insomma. Si è seguita una sorta di
traccia storica della mia esperienza artistica lunga
all'incirca quarant'anni.
D. - I tre pezzi inediti ""Stella", "Sotto casa" e "Dark
Bologna"chiudono il primo cd e le tre tracce più remote
concludono il terzo disco e l'intera antologia davvero
complessa. Non credo possa essere casuale, è come se le date
dei brani 2006 1966 si guardassero a distanza,
simmetricamente, quasi a riflettersi in uno specchio
ideale...
R. - Beh, io ho cercato di tematizzare la scrittura dei
tre inediti in modo che fosse visibile una linea di
continuità con gli altri pezzi. Onestamente io oggi
compongo anche un altro tipo di musica, che non è
localizzabile nella musica pop. Ma in questo caso, poiché
"12.000 lune" è un disco pop, che racchiude canzoni popolari
gli inediti sono stati pensati su quella linea musicale. Per
rispondere alla sua domanda, è vero, vi è una linea di
continuità dalla prima a queste ultime tre. Io ho già quasi
pronto il mio prossimo lavoro inedito che sarà certamente
diverso, giacché da lì ad oggi vi è una differenza di tanti
anni, però non volevo che gli inediti da inserire nel
cofanetto fossero di segno opposto, mi sembrava sbagliato
che le caratteristiche , il sapore, fossero troppo diversi
dalle altre canzoni. Vi è, dunque, in questo caso, un'integrazione
voluta ed è giusta la sua annotazione.
D. - In più occasioni Lei ha avuto modo di cantare la sua
città, lo si può constatare anche in questo suo lavoro che
contiene, tra gli altri il singolo "Dark Bologna"...
R. -Sì... Tutto casualmente in realtà. Pensi che dopo che
io avevo scritto e già inciso questa canzone Bologna è stata
eletta città della musica per l'UNESCO. Per questo abbiamo
fatto un grande concerto con molti degli artisti bolognesi;
era davvero complicato, giacché a Bologna vi è unenclave
amplissima di cantanti, musicisti, di produttori, di editori,
è proprio la città della musica a tutti gli effetti. Ma tutto
ciò in realtà è stato assolutamente indipendente da questo
evento, giacché la canzone era stata addirittura mixata
allorquando è giunta la notizia dell'elezione di Bologna a
città della musica. Le dico questo perchè vi erano altre
canzoni che parlavano di Bologna quali "Piazza grande",
"Disperato erotico stomp", come "Anna e Marco" tutte canzoni
che sono ambientate anche in maniera diretta, chiara, a
Bologna.
D. - Come è cambiata Bologna, non solo nel tempo, ma
soprattutto nella sua rappresentazione nelle sue canzoni?
R. - Beh, è cambiata in questi anni, non quanto sono
mutate altre città. In fondo Bologna negli anni in cui io
iniziavo era un grande paesone, importante, conosciuta, una
città rappresentativa sotto il profilo economico, dal punto
di vista della sanità ed anche della politica in sostanza.
Forse questo suo aspetto meritocratico è andato un po'
scemando, rendendo Bologna abbastanza simile ad altre realtà
italiane, però rimane sempre una città caratteristica, ove,
ad esempio, vi è l'università più antica del mondo, con una
grande tradizione di ricerca per quello che riguarda alcune
discipline mediche quali la gastroenterologia , ha inoltre il
DAMS, vi è Umberto Eco, vi abitano anche numerosi artisti che
non sono di Bologna ma scelgono di viverci: Renato Zero, ad
esempio, possiede lì una casa ove trascorre parecchio tempo;
così anche Gianna Nannini, Antonio Albanese, che vive a
Bologna da anni, e come lui Diego Abatantuono, Biagio
Antonacci, milanese, vive a Bologna da anni... E' una città
curiosa, richiama persone che, più o meno, operano tutte nel
settore della comunicazione.
D. - Immagino che ciò possa dipendere anche da una
particolare qualità della vita...
R. - Sì, ritengo che pur con i dovuti distinguo Bologna
sia ancora una città vivibile rispetto ad altre che lo sono
meno. Però debbo dire che confrontando la Bologna che mi
ricordo io da ragazzo con quella odierna, la città ha perso
delle caratteristiche di felicità, i ristoranti, ad esempio,
non sono più aperti la notte, mentre prima lo erano. Non vi
è una precisa ragione di ciò, probabilmente l'evoluzione
delle città ha un suo segno ed è difficile in qualche modo
opporvisi.
D. - Le sue canzoni hanno scandito la vita di tutti gli
italiani e continuano a scandirla, ma lei si è anche
dedicato alla stesura di racconti. In cosa si differenzia
l'attività di paroliere, di cantautore, da quella di
scrittore di racconti?
R. - Ma, non trovo una grande differenza, come sa ho
scritto anche un libro per la Rizzoli proprio di racconti
"Bella Lavita"... Ma in realtà credo che in fondo tutte le
cose siano integrabili tra di loro. Mi sono divertito a
scrivere il libro perchè esso ha rappresentato un'altra forma
di sperimentazione; era l'anno in cui avevo scritto e
realizzato il programma televisivo "La bella e la Besthia",
per cui volevo vedere di andare anche in un altro settore che
non avevo mai pensato di affrontare, quello dell'editoria.
La cosa importante è che non vi sia, non si crei l'equivoco
della musica, della poesia del cantautore, c'è anche
quella... però ciò che a me piace è una comunicazione di
massa, più che portare un pubblico di nicchia a condividere
le mie scelte nei testi e nella musica, preferisco essere io
a far qualcosa da poter dare alla gente.
D. - Dedicarsi, invece, ad operazioni tanto diverse quali
la messa a punto di una sua versione di "Pierino e il lupo"
di Prokofiev rappresentata con grande successo anche a Roma
presso l'Auditorium di Santa Cecilia e la scrittura di
un'opera quale "Tosca.Amore disperato" composta ispirandosi
alla "Tosca" di Giacomo Puccini tanto differenti da quanto lei
fa di solito. E' questa quasi un'attività parallela...
R. - E' così, in questo modo eviti anche la routine, la
noia... In questo momento io sto curando due regie
contemporaneamente, il "Pulcinella" di Stravinskij e
l'"Arlecchino" di Ferruccio Busoni, che saranno parte della
stagione sinfonica ed operistica del Comunale di Bologna.
Sto inoltre preparando una regia per Siracusa, una
rappresentazione che andrà in scena al Teatro Greco è una
"Fedra" con Marco Alemanno che interpreterà Ippolito e Piera
Degli Esposti sarà Fedra. Sì mi piace muovermi anche in
altri settori, forse mi intriga ancora di più, visto che la
musica ormai è proprio nei miei cromosomi.
D. - Tornando alla musica: si ricordano diverse sue
collaborazioni, duetti, legati anche a famose tournée quali
quella con De Gregori del 1979, dalla quale fu tratto l'album
"Banana Republic" e quella del 1988-1989 legata al progetto
Dalla-Morandi. Che ricordi ha di queste esperienze?
R. - Ma, sostanzialmente piacevoli, anche se è proprio una
mia caratteristica quella di non voltarmi mai indietro;
infatti io, ad esempio, non ho ancora sentito il mio
cofanetto, lo ascolto mediante le radio che mandano i miei
pezzi, così ho modo di ricordare... provo le stesse
sensazioni che ho, che so, quando penso al mare ove andavo
da piccolo... non ho un culto particolare nei confronti delle
cose che faccio, mi basta esserne soddisfatto una volta.. poi
non ripercorro più quelle strade.
D. - Nel cofanetto è anche contenuta la sigla dei film RAI
del Lunedì, "Lunedì Cinema", che ha accompagnato negli anni
molti di noi nella visione dei lungometraggi più diversi.
R. - E' vero, è vero! L'ho risentita proprio ieri, ero in
trasmissione non ricordo bene se da Fiorello o in qualche
altra radio, sì, ora ricordo ero in onda su Radio Kiss-Kiss e
debbo dire che mi ha molto colpito risentirla.
D. - Come nasce una sigla come quella?
R. - Conoscevo la persona che aveva avuto l'incarico di
realizzare la grafica che poi abbiamo visto per anni.
Poiché a lui piaceva il mio sistema di far musica filmico
esso stesso, mi chiese di scrivere una musica che
commentasse il suo lavoro grafico di sigla ed in cinque
minuti venne fuori "Lunedì cinema". Ero in studio a
registrare il mio disco, sospesi per mezz'ora e facemmo
tutto...
D. - Lei ha composto anche numerose musiche da film per
Monicelli, Antonioni, Giannarelli, Verdone, Campiotti,
Placido ed altri. Come nascono in lei le colonne sonore?
R. - Ma, io non decido mai prima di aver visto il film
perchè è importante. Mi è capitato alcune volte di non aver
accettato, non perchè il film proposto non mi desse garanzie
di successo, ma piuttosto perchè l'idea di farlo non
suscitava in me quel senso di soddisfazione. Invece in altri
casi è stato fondamentale... Di recente ho avuto un film
presentato alla mostra del cinema di Venezia la cui colonna
sonora era scritta da me...
D. - Si riferisce al "Quijote" per la regia di Mimmo
Palladino, presentato nella sezione Orizzonti della mostra
del Cinema di Venezia... In quel film lei ha anche
recitato...
R. - Sì, ho interpretato Sancho Panza.
D. - Il ruolo dell'attore l'affascina?
R. - No... Mi piace molto il cinema,. mi piacerebbe fare
un film scrivendone la storia, il soggetto e vorrei
anche dirigerlo. Questo è ciò che mi manca.
D. - Ha fatto cenno ad un nuovo album inedito. Quando lo
avremo sul mercato?
R. - Uscirà in Settembre, i pezzi sono in parte già
pronti, gli altri terminerò di scriverli e registrarli
entro Maggio.
D. - Le è mai capitato di incontrare o comunque interagire
con persone non vedenti?
R. - Sì, ho vissuto una storia particolare. Ero molto
amico di un non vedente; quando eravamo al Liceo io andavo
praticamente tutti i giorni presso l'Istituto Francesco
Cavazza a studiare con questo ragazzo; studiavamo insieme,
lo aiutavo in qualche modo a svolgere i suoi compiti. Sono
molto legato alla società "misteriosa" dei non vedenti.
Come spesso capita, una patologia, una anomalia, se così
si può dire, crea nelle persone altre cose che sono per me
davvero straordinarie, una particolare intelligenza,
sensibilità, l'amore per la musica. Credo che vi sia
davvero un notevole grado di sensibilità, di gusto della
comunicazione e per quello che mi risulta, dalle amicizie
che ho, anche di saper vivere, di ironia. Ritengo che non
sia per tutti così, a coloro che non vivono con questo
atteggiamento la propria esistenza auguro davvero di
scoprire presto che la vita è un regalo davvero misterioso
a tutti i livelli.
D. - In lei come si è evoluta o modificata la percezione
della cecità, rispetto allo stereotipo comunemente diffuso?
R. - Ma per la verità, poiché in un certo qual modo io vi
ero proprio dentro non lo avvertivo tutto sommato questo
diverso modulo per affrontare la cecità. Io trascorrevo
dei lunghissimi pomeriggi d'inverno in questo istituto a
Bologna, dove l'unica cosa che mi faceva comprendere che
tra me ed il mio compagno vi era qualcosa di diverso era
che durante l'inverno, faceva buio presto e non si
accendeva la luce; ma su ciò ovviamente ci si rideva sopra
e c'era davvero una grande atmosfera.
D. - I non vedenti amano, proprio come gli altri, fruire
del cinema, ha mai riflettuto su quanto possa essere
importante anche per noi una colonna sonora, che
all'interno del film è una delle forme di descrizione, un
modo per meglio comprendere ciò che sta avvenendo o sta
per accadere?
R. - Certo... Ma poi vi è tutto il fascino del sentito,
l'immaginario che si scatena quando non si vede... Io ad
esempio conferisco grande valore al suono delle voci; in
uno dei miei dischi, quello che preferisco anche se è
quello che ha venduto meno rispetto ai precedenti, venivo
da "Attenti al lupo", contenuta in "Cambio" che è stato
acquistato da più di un milione di persone, questo invece, ne
ha vendute trecentomila,... dicevo in questo disco vi era una
canzone oltre ad Henna che dà il titolo all'album vi è una
canzone "Cinema", dove proprio per sonorizzare, per dare una
sorta di imprinting, un marchio, convinsi Marcello
Mastroianni che era amico mio, a cantare con me. La seduzione
era nel fatto che quando si sentiva cantare lui,
nell'introduzione della canzone, ti veniva in mente tutto il
mondo che ha circondato Mastroianni ed il cinema degli anni
60, i grandi registi come Visconti, Fellini, e le grandi cose
che ha fatto Mastroianni. Concordo nel dire che la musica è
un settore imprescindibile dal film, diventa importante
proprio quanto l'opera cinematografica.
Normalità e handicap
Per
una giusta rieducazione ed
istruzione dei ragazzi ciechi nella
scuola
ordinaria
di Antonino Cucinotta
La presenza dei ragazzi ciechi nelle scuole ordinarie impone ai docenti che dovranno curarne la
rieducazione e listruzione il possesso di unadeguata preparazione culturale, tiflologia, psicologica,
didattica e sociologica; impone il possesso di particolari capacità di coerenza, di stabilità di umore, e
di amore, di autocritica, di ascolto e comprensione del soggetto da educare ed istruire.
Per assolvere al meglio a tale delicato compito, ritengo necessario che il docente sgombri
preventivamente la sua mente dai pregiudizi e preconcetti che certamente sarebbero di gravissimo
intralcio allesito positivo dellopera. A questo fine, sarebbe importante conoscere direttamente gli
interessati ed era questo lo scopo che si proponeva la Scuola di metodo Augusto Romagnoli con un
tirocinio pratico biennale per coloro che intendevano dedicarsi allinsegnamento nelle scuole speciali
per ciechi, praticamente abolite con la legge 361 del 1976. Purtroppo, va anche rilevato che i corsi
biennali di preparazione per gli insegnanti di sostegno nella maggior parte dei casi nulla o poco hanno
fatto per dare agli allievi una preparazione specifica dei singoli handicap, sicché non è stato raro il
caso che questi insegnanti si venissero a trovare con un bambino cieco impreparati ad accoglierlo con
la sicurezza e con la fiducia spirituale e didattica che solo una chiara conoscenza delle problematiche
può assicurare.
Va rilevato che, nel caso del bambino cieco, il rapporto educatore-educando acquista un
significato particolare e il successo dipende in buona parte dalla capacità dellinsegnante di entrare in
sintonia con il bambino, dimostrandogli sicurezza, apertura mentale, capacità di manifestare una
profonda fede nellopera che intraprende.
Il docente, intelligente e sensibile, si renderà quindi conto che il bambino non vedente ha
bisogno di particolari accorgimenti psicologici e tecnici per potersi adeguare al migliore rendimento
della classe. I bambini normodotati apprendono sinteticamente mediante la vista; i bambini ciechi
apprendono analiticamente mediante il tatto. Questa condizione valorizza al massimo linsegnamento
individualizzato non solo per le particolari attitudini che caratterizzano i singoli educandi, ma anche
per i limiti che soprattutto la cecità congenita comporta. Linsegnamento individualizzato, peraltro,
non deve isolare il bambino non vedente e sarà compito dellinsegnante conciliarlo con il lavoro di
gruppo, altrettanto peculiare per una globale formazione e normale crescita degli interessati. Infatti, al
pari dellistruzione, vanno curate le attività ludiche e complementari per promuovere lo sviluppo
armonico del corpo e della mente.
Racconti e poesie
Di Diletta Saracino
Posso farti dono di una stella?
O di un papavero rosso
che alla fine poi non ho raccolto
al lato della strada che percorrevamo insieme.
Perché lidea conta più dellatto hai detto
e latto lavrebbe ucciso il tuo papavero
privandolo della terra e dellacqua
del sole e del vento.
Così ho pensato di lasciarlo respirare
dovera nato
così che il dono
si colorasse di rosso
di rosso più intenso.
Perché nellidea è tuo
non solo il papavero che desideravo raccogliere
ma tutti i papaveri già nati
e pure quelli che nasceranno domani.
E per te non raccoglierò mai fiori
così che tutti saranno tuoi.
Così che tutti ti diranno che sono tua.
di Tess
Dove sei?
Che la mia voce non ti tocca più.
Che allineate sulla soglia
neanche le mie sorprese
lasci più entrare.
Dove sei?
Che cadere senza di te
nella voragine sempre aperta del cuore
è adesso insostenibile.
Perché prima tu ceri
e dal fondo erano le tue parole
le scale per risalire.
Riflessioni e critiche
Xenofobia
e discriminazioni: quelle profonde piaghe sociali
di Andrea Bonfiglio
Dallosservazione della realtà quotidiana si evince che,
nonostante il processo di evoluzione
multiculturale che caratterizza lattuale società europea, non sono ancora debellati fenomeni di
esclusione sociale derivanti da ideologie becere quali ad esempio il razzismo e la xenofobia.
Larticolo 13 del trattato CE stabilisce che lUE può prendere provvedimenti per combattere le
discriminazioni fondate sul sesso, la razza o lorigine etnica, la religione o le convinzioni personali,
gli handicap, letà o le tendenze sessuali. Luguaglianza davanti alla legge pare quindi un fatto
indiscusso, ciononostante nella vita di ogni giorno molte persone subiscono discriminazioni per
molteplici motivi. Da unindagine condotta nel 1997 dallUE è emerso che il 33% dei cittadini
europei intervistati ritenevano di considerarsi spesso od occasionalmente razzisti. Ciò denotava e
purtroppo denota tuttora causa gli episodi dintolleranza di stretta attualità la considerevole
presenza nel territorio dellUnione di fenomeni quali la xenofobia, lantisemitismo e altre forme
discriminatorie che violano i diritti umani. Nella dichiarazione universale dei diritti fondamentali
delluomo, infatti, allarticolo n.1 si legge che Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in
dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in
spirito di fratellanza. Niente viene da obiettare sulla prima parte, mentre sorgono spontanee
riflessioni critiche sulla seconda. Appare quanto mai evidente che in merito agli atti discriminatori
perpetrati per motivi di origine etnica, nazionalità, religione, orientamento sessuale, handicap la
radice del problema sia da individuare in coloro che le pongono in essere. Il problema, dunque, non
è rappresentato dallesistenza di differenze tra le persone, ma dalla incapacità delle stesse di
comprenderne il valore. La gente ha spesso paura di ciò che è diverso perché non lo conosce,
oppure perché sillude di conoscerlo. Basterebbe quindi preoccuparsi di curare questa forma di
timore per sconfiggere lintolleranza? No. Sfortunatamente no. Sarebbe, tuttavia, certamente utile
per iniziare ad invertire la tendenza. Rappresenterebbe un primo passo. Piccolo, ma pur sempre un
passo avanti. Qualora non si riuscisse a causare un decremento di episodi di xenofobia e di altre
discriminazioni quantomeno se ne arresterebbe la crescita. Ma quale sarebbe allora la strada da
percorrere per giungere ad una tale meta? La retta via non può che essere una: leducazione. Risulta
di fondamentale importanza, infatti, leducazione da impartire ai bambini non solo tra le mura
domestiche ma anche e soprattutto in ambito scolastico, perché passa proprio dallapprendimento il
processo culturale che consente di acquisire quella consapevolezza tale da permettere ad un
individuo di evitare di rendersi attivo protagonista di beceri fenomeni discriminatori. E se un errore
commesso dalla famiglia durante questo percorso di crescita intellettuale può essere tollerato
sebbene non giustificato non può accadere altrettanto se a cadere in fallo sono le istituzioni. Lo
Stato, difatti, ha il dovere di collocare nelle scuole educatori preparati affinché gli alunni possano
essere adeguatamente sostenuti non solo lungo la strada del mero indottrinamento ma soprattutto
lungo il lastricato sentiero della formazione personale. Guardarsi indietro, quindi, ormai non ha più
senso se non per prendere coscienza di quel che è stato ciò che conta è concentrarsi sul presente
per costruire poco alla volta le fondamenta di un solido futuro dove lemarginazione sociale possa
rappresentare una frazione minimale del quotidiano vivere.
di Elisa Alfier
Ultimamente in televisione si sta discutendo riguardo ad un argomento molto spinoso: la
MAGREZZA.
Ovviamente a sentire le modelle e gli stilisti è tutto normale,ma in realtà non è così:le ragazze sono
troppo ossessionate dal peso,tanto che alcune ne fanno una vera malattia che può portare anche alla
morte,comè successo poco tempo fa ad una modella di 21 anni,alta un metro e settanta per quaranta
chili di peso Comè possibile negare levidenza?Guardare una ragazza in passerella equivale a
trovarsi davanti ad un mucchio dossa che cammina Non sto facendo una campagna a favore
dellobesità,dico solo che anche leccessiva magrezza può portare a gravi problemi di salute.
Rimango sempre molto colpita quando per strada o in università vedo persone talmente magre che
non vorrei mai abbracciare per paura di romperle E spesso dietro a questi problemi alimentari si
celano disturbi di carattere psicologico molto profondo.
In questo senso la società di oggi non aiuta,anzi,spesso propaganda questo grosso
problema;già,perché basta accendere la televisione su qualunque canale per vedere le veline,le
schedine,le ereditiere e tante altre,oppure guardare con film con protagoniste delle donne che non
potranno mai superare un certo peso,che sono sempre perfette:mai una smagliatura,un velo di
cellulite,niente. Così la ragazza,spesso adolescente,che sta davanti al televisore e vede che più sei
magra e più piaci e fai soldi,comincia a prendere queste bellezze come esempi,come obbiettivi da
raggiungere,perdendo la cognizione delle cose e cominciando ad avere in testa solo di
dimagrire Scivolando in un baratro dal quale solo alcune riescono ad uscire.
Sarebbe bello ogni tanto poter vedere alla televisione la ragazza comune,con i suoi più o meno
piccoli difetti corporei,per dare il messaggio che si può essere belle anche se con qualche chiletto di
troppo (certo,non obese),anche se con qualche piccola smagliatura o un accenno di cellulite;perché
per fortuna non siamo tutte uguali,anche se ormai i modelli che ci vengono proposti sembrano fatti
con lo stampino. Ma il mondo è bello poiché siamo tutti diversi,non bisogna mai cercare di
assomigliare ad un'altra persona in tutto,si deve mantenere la propria identità