Giovani del 2000

 

Informazione per i giovani del III millennio numero 24 Marzo 2007

 

Direttore Prof. Carlo Monti

 

Vice Direttore Maurizio Martini

 

Redattori Alessio Lenzi, Massimiliano Matteoni

Collaboratori di redazione Elena Aldrighetti Consuelo Battistelli

Cristina Della Bianca Luigi Palmieri

 

Redazione

Via Francesco Ferrucci 15

51100 - PISTOIA

Tel. 057322016

e-mail:

redazione@gio2000.it

 

Sito internet:

www.gio2000.it

 

Tipologia: notiziario

 

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

 

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero

ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo

articolista.

 

ELENCO RUBRICHE

 

Annunci

Comunicati

Cucina

Cultura

Esoterismo, religioni e dintorni

Hobby e tempo libero

Informatica

Istruzione

Lavoro

Musica

Normalità e handicap

Patologia

Racconti e poesia

Riflessioni e critiche

Satira

Spazio donna

Sport

 

In questo numero

 

Editoriale

Carlo Monti: una vita per l’unione

Di Rafanelli Virgilio Moreno

 

Comunicati

La fabbrica delle emozioni

 

Cucina

Tutti in cucina (parte nona)

Di Elisabetta Barsotti

 

Esoterismo, religione e dintorni

Per chi suona la campana

Di Marius

 

Istruzione

Non tutte le riforme scolastiche sono valide

Di Antonino Cucinotta

 

Normalità e handicap

Quando il progresso è regresso

Di Antonino Cucinotta

 

Racconti e poesie

Eppure sono felice

Di Lia Simoni

 

Riflessioni e critiche

Quanta ipocrisia

Di Elena Aldrighetti

 

Il nulla

Di Renzo Coletti

 

Sport

Sciatori di fondo non vedenti sulle nevi dell'alto Adige

Di Angelo Grazzini

 

Editoriale

Carlo Monti: una vita per l’unione

Di Rafanelli Virgilio Moreno

 

Cari amici, Sono Maurizio Martini. Permettetemi soltanto due righe di

introduzione al pezzo che segue. L’editoriale che apre questo numero

della rivista, è un articolo che mai avremmo voluto pubblicare. Come

si evince dal titolo, è un brano dedicato al defunto Professor Carlo

Monti. Molte cose potremmo scrivere, ma soltanto chi ha conosciuto

direttamente Carlo, può comprendere fino in fondo cosa e chi abbiamo

perso. Moreno Rafanelli, è una di quelle persone che lo ha conosciuto e

frequentato per molto tempo. Proprio per questo motivo, nessuno meglio

di lui poteva scrivere il ricordo che segue.

Carlo Monti: una vita per l’unione

Di Rafanelli Virgilio Moreno

Ho saputo della sua malattia alla fine dell’estate. Poco tempo prima c’eravamo incontrati nel corso di

alcune riunioni di carattere associativo, anche in piazza, a Roma, il 28 giugno, in occasione della

manifestazione di protesta per la riduzione dei volontari del servizio civile nazionale. Ci sentivamo per

telefono come accadeva spesso. Nei mesi della sua malattia si sono alternati momenti di speranza a

momenti di delusione e sconforto; abbiamo cercato di essergli vicini, ci siamo rivolti a lui per ricevere

quelle indicazioni, quei consigli che, dall’alto della sua passione associativa, della sua esperienza e

della sua sconfinata cultura, sapeva darci con tanta lucidità. Anche in quei momenti ci ha saputo

infondere fiducia ed incoraggiamento. Sarebbe presuntuoso per me ripercorrere le tappe che hanno

segnato la sua vita e la sua storia di uomo di cultura e della sua attività di docente, di grande uomo che

proprio perché tale sapeva essere estremamente umile. Aveva un concetto profondamente civile e

solidaristico della vita nella sua essenza più vera e concreta. Pur tuttavia non avendo qui la pretesa di

analizzare quella che fu la sua opera, il suo pensiero ed il suo impegno da un punto di vista associativo

possiamo però ripercorrerne i momenti più significativi: consigliere della sezione fiorentina prima

successivamente presidente del consiglio regionale toscano dell’unione italiana ciechi in tale veste ha

saputo dare un grande impulso alle varie attività cui si è dedicato. In primo luogo l’istituzione

dell’IRIFOR regionale toscano come agenzia formativa accreditata. Mi piace qui ricordare i corsi più

significativi realizzati: HOMERUS per la formazione di attori, speaker, registi radiofonici non vedenti

– MINORIST per la formazione di istruttori per minorati della vista e vari corsi per la formazione di

centralinisti telefonici non vedenti. Ha rivolto una particolare attenzione alle problematiche della

formazione e del collocamento al lavoro dei minorati della vista facendosi promotore da un lato

istituendo corsi come MARK per l’aggiornamento di centralinisti telefonici disabili visivi oppure corsi

di alfabetizzazione informatica e di lingua inglese per non vedenti ed ipovedenti; dall’altro facendosi

promotore di una convenzione con la facoltà di medicina dell’università degli studi di Firenze per la

istituzione di un corso di diploma universitario per terapista della riabilitazione non vedente. Di alto

profilo il suo impegno per l’educazione e l’istruzione dei minorati della vista quale coordinatore

dell’Unità Territoriale di Coordinamento di Firenze e di Chieti nonché quale componente del consiglio

di amministrazione della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro-Ciechi. Numerose sono state le

iniziative attuate dall’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità istituita a livello

regionale: l’ambulatorio oftalmico mobile, le campagne di screening e di sensibilizzazione dedicate

alla prevenzione come ad esempio l’iniziativa denominata Retina week organizzata in varie occasioni

per la prevenzione visiva oppure un progetto denominato SALVAVISTA con screening oftalmico

nelle scuole materne dell’area fiorentina su bambini con età inferiore ai 5 anni.

Vorrei ricordare infine a tale proposito quello che è stato uno dei suoi capolavori: la istituzione del

centro per l’educazione e la riabilitazione visiva di Firenze in convenzione con l’ASL fiorentina. Ha

collaborato intensamente alla realizzazione di un centro finalizzato all’integrazione sociale dei

minorati visivi pluriminorati.

Numerosi sono stati i suoi studi e le sue ricerche e le sue pubblicazioni in merito alla storia e alla vita

dell’unione italiana ciechi nel cammino verso le pari opportunità e della pari dignità nella società.

Dalla sua lunga e luminosa professione di insegnante aveva ereditato un grande amore per i problemi

dei giovani in cui credeva profondamente; per questo quando gli fu chiesto assunse con entusiasmo la

direzione della rivista dei giovani non vedenti toscani “Giovani del 2000”. Con il suo esempio ed il

suo insegnamento ha saputo educare intere generazioni quel professore come hanno affermato i suoi

ex allievi che appariva così severo i primi mesi di scuola e che al terzo anno tutti sapevano amare. Per

me che ho avuto il privilegio e la fortuna di conoscerlo da vicino resta un ricordo splendido,

l’indicazione dei valori più veri e profondi della vita, in particolare due convinzioni che erano alla

base del suo pensiero: credere nella dignità dell’uomo e la piena consapevolezza che la vita vale la

pena di viverla anche laddove la sofferenza e le difficoltà possano apparentemente rendere meno

agevole il cammino. Con Carlo Monti i ciechi italiani perdono un protagonista della loro storia uno

strenuo combattente per l’affermazione dei diritti delle fasce deboli del nostro paese. I tanti amici che

gli furono vicini esprimono la loro gratitudine ed il loro dolore nella consapevolezza che il modo

migliore per ricordarlo sarà quello di continuare la sua opera per la quale ha dedicato una parte

rilevante della sua esistenza.

 

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Comunicati

La fabbrica delle Emozioni

 

A Pistoia l'ex officina Camposampiero si trasforma in uno spazio

polivalente, a disposizione delle associazioni per realizzare progetti a

favore dell'integrazione. Un laboratorio di idee e progetti, per far conoscere il mondo della

disabilità a chi disabile non è e favorire integrazione e comunicazione: è

quanto vuole essere la "Fabbrica delle emozioni", spazio polivalente che

ha aperto i battenti il 16 gennaio accogliendo i progetti, le

iniziative, le varie attività proposte dalle associazioni attive sulla

disabilità che hanno contribuito a progettare la nuova struttura.

E' il quartiere delle Fornaci che ospita il nuovo spazio, circa 500 i metri

quadri a disposizione - ricavato nei capannoni dell'Ente Camposampiero,

vecchia officina meccanica dismessa e ristrutturata. La struttura, completamente accessibile, è stata

progettata con arredi moderni, ed è dotata di piste sensoriali per non vedenti, spazi attrezzati

con quattro postazioni computer e internet point, tre locali dove svolgere

le attività, una cabina di regia per realizzare filmati. Infine è presente un locale dedicato al ristoro, e i

servizi igienici sono naturalmente a norma ed accessibili. All'ingresso, dove si trova

l'accoglienza, ha sede anche l'Osservatorio sulle barriere architettoniche

promosso dalla Provincia di Pistoia. Le attività promosse dalla nostra sezione provinciale dell'Unione

Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti sono le seguenti:

Corso per l'apprendimento del linguaggio Braille, a cura di Gessica del

Moro, a partire dal mese di febbraio

Laboratorio Libro Parlato, a cura di Costantina Sabella. Dal 16 gennaio,

ogni martedì, dalle ore 16 alle ore 18. Il Laboratorio, che si propone la

divulgazione dei testi registrati dal Centro Nazionale del Libro Parlato e

la registrazione di testi di storia, cultura e tradizioni locali, dispone di

un vero e proprio studio di registrazione, la cui strumentazione è stata acquistata dall'Unione Ciechi di

Pistoia grazie ad uno specifico contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

Corso di recitazione e drammatizzazione, a cura di Giuseppe Tesi, direttore

artistico dell'Associazione Culturale Electra di Pistoia. Dal 17 gennaio al

18 aprile, ogni mercoledì dalle ore 15.30 alle ore 17.30, con saggio finale

nel mese di giugno.

La Fabbrica delle Emozioni (tel. 0573450296) sarà gestita da due operatori

comunali ed aprirà ogni martedì e sabato dalle 15 alle 18, il venerdì dalle

9 alle 12, il mercoledì ed il giovedì sia al mattino che al pomeriggio.

Un doveroso ringraziamento all'Assessorato ai Servizi Sociali del Comune di

Pistoia e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, che hanno

permesso la realizzazione del progetto del Libro Parlato.

I corsi sono gratuiti. Le iscrizioni possono essere effettuate direttamente,

nei primi giorni di apertura dei corsi, oppure tramite email ai seguenti

indirizzi:

giusti5@alice.it

costantinasabella@virgilio.it

 

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Cucina

Tutti in cucina (parte nona)

di Elisabetta Barsotti

 

Ciao golosoni! ben ritrovati!

Ed eccoci ancora insieme, per preparare e gustare nuove ricettine, spero di vostro gradimento!

Questa volta vi propongo una torta salata che potrete servire come antipasto, un primo buono e di grande

effetto e un secondo di carne sfizioso e molto buono!

E ora vi chiedo, poteva mancare un dolcino per chiudere degnamente questo, si fa per dire, pranzetto frugale?

Assolutamente no! E allora la mia proposta è una ottima e morbidissima ciambella al limone da innaffiare con

un buon moscato!

Ma ora basta con le chiacchere, tutti in cucina! Alla prossima, e buon appetito!

 

Sfogliata con zucchine e stracchino

Ingredienti per 8 porzioni

1 confezione di pasta sfoglia surgelata

350 grammi di zucchine

1 grossa cipolla

150 grammi di stracchino

100 grammi di prosciutto cotto

olio

sale

pepe

albume d'uovo

Preparazione

Scongelate la pasta a temperatura ambiente(se utilizzate la confezione di 1 Kg

costituita da 2 rotoli sarà sufficiente usarne solo uno).

Nel frattempo fate

saltare

in un po' di olio la cipolla affettata ed uniteci le zucchine tagliate a rondelle.

Portate a cottura, cercando, man mano che cuoceranno, di triturarle il più

possibile con l'aiuto di un cucchiaio di legno.

Regolate di sale e di pepe e spegnete la fiamma.

Imburrate una

teglia

rettangolare e foderatela con più della metà della pasta sfoglia srotolata:

bucherellatela e cospargetela col preparato di cipolle e zucchine al quale,

una volta freddo, avrete unito lo stracchino leggermente lavorato con una

forchetta.

Terminate con le fette di prosciutto e richiudete col resto della sfoglia.

Spennellate con l'albume, bucherellate con una forchetta ed infornate a 180° per

25-30 minuti.

 

Rigatoni con ricotta e carciofi

Ingredienti per 4 porzioni

300 g di rigatoni

4 carciofi

1 cipolla

250 g di ricotta

1 dl di panna fresca

100 g di prosciutto cotto

burro

brodo

grana grattugiato

prezzemolo

pangrattato

olio

sale

Preparazione

Pulite e dividete i carciofi a metà e tagliateli a fettine sottili.

Affettate sottilmente la cipolla, sminuzzate il prosciutto e tritate il prezzemolo.

Rosolate la cipolla e il prosciutto con il burro, unite i carciofi, salate e diluite con un mestolo di brodo, coprite e

cuocete per 15 minuti.

Lessate la pasta e conditela con il sughetto; frullate la ricotta, unite la panna, il prezzemolo tritato e il grana,

versate tutto sulla pasta.

Ungete una pirofila, cospargetela di pane grattugiato, versatevi la pasta e infornate per 15 minuti circa a 200°.

Scaloppine alle melanzane e scamorza

Ingredienti per 4 porzioni

12 bistecchine di lonza

2 melanzane

1 confezione piccola di scamorza affumicata

poco basilico fresco

olio

sale

pepe

Preparazione

Tagliate le melanzane a dadini piccoli e cuoceteli in

padella

con un po'' d'olio e un goccio di acqua calda per circa 15/20 minuti. Salatele.

Quando le melanzane saranno cotte scaldate dell'olio in un'altra

padella

e cuocetevi le bistecchine per 5 minuti girandole un paio di volte.

Salatele e pepatele.

Una volta cotte disponete le bistecche in una

teglia

da forno, ricopritele con le melanzane e i dadini di scamorza, quindi passatele in forno a 180° per circa 5 minuti,

in modo che il formaggio si sciolga

bene.

Ciambella al limone

Ingredienti per 8 porzioni

4 uova intere

110gr zucchero

vanillina

100gr olio extra-vergine d'oliva o di semi

300gr farina

1 bustina di lievito

320gr

marmellata

di limone

sale q.b.

2 cucchiai di latte

Preparazione

Sbattere le uova intere con lo zucchero e la vaniglina; aggiungere l'olio, il sale e la

marmellata

di limone.

Setacciare

la farina e il lievito e aggiungere gradatamente al composto.

Se il composto risulta troppo denso, si può aggiungere un paio di cucchiai di latte.

Mettere il composto dentro uno stampo per ciambella, rivestito con

carta forno

o imburrato ed infarinato.

Cuocere in forno caldo (170 gradi) per circa 45 minuti.

Appena uscita dal forno si può ricoprire la ciambella con uno sciroppo fatto con succo di un limone ed

uno o due cucchiai di zucchero a velo per rendere

la torta bella lucida.

 

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Esoterismo, religione e dintorni

Per chi suona la campana

di Marius

 

Con tanto di studi operativi, anche in Toscana da piu" tempo lavorano e prosperano, specializzati a

quanto dicono in fatture e contro-fatture fulminanti

che assecondino(dopo 17 secoli di educazione cattolica!) la briaca e persistente sete di vendetta delle

genti, svariati maghi ,svariati satanisti. Un tal

di questi,intrufolato e con penna suadente,per giunta, nel campo dell’arte,stese un libro,un pò di tempo

fa,intorno a un notorio canterino,suo amico. Fin

qui ,direte voi,nulla di illecito né di straordinariamente preoccupante (visto il corrente andazzo ):

certo. Ciò che stupisce ,invero è però la firma in prefazione, a codesto libro:dovuta nientemeno che a

Franco Cardini, lo storico cattolico ( o per l’innanzi dovremmo scrivere "cattolico"?) che tutti

conosciamo. In quelle righe il Cardini testualmente poi rivela ,senza entrare nello specifico

professionale,di conoscer bene chi sia quel tale. L’episodio,

in sé curioso una tantum,sembrò non lasciar traccia peraltro nei gusti del Cardini,tornato, con lena

ancor più becera, al ben remunerato revisionismo storico in prò dì inquisizione,papa re e Santa

Tradizione(curiale , s’intende). Ma ecco,un amico ora ci informa, nasicando trai Siti,di aver

rintracciato un" ulteriore e recentissima ristampa del libro musicologico in parola, reintrodotto eppoi

presentato al pubblico,nel corso della fiera torinese del libro

2006....provate a dire ancora da chi? Ma dal Cardini , diamine! E abbiam così pensato: guarda

guarda.....l’impeccabile medievista cristiano ci ricasca

: sol due secoli fa - e si sbagliava, e si peccava, parimenti- per molto meno lo si sarebbe appollaiato su

di una nodosa catasta di fascini roventi , il disinvolto Cardini! Eh no, non era cosa: almen questo ,il

Vaticano l’ha finalmente capito. Ma , anche in tempi non dirò di sana democrazia ma di porcaccio

comodo "democratico" ( o demoniocratico?),giochi e giochetti di arlecchini seguitano , in ispecie per

via di così speciale connivenza , a non piacerci. Di

questo avviso ,ci raccontava un sacerdote ,di recente, pare fosse pure il padre Giantulli: pur non

avendo avuta mai molta simpatia pei gesuiti, alla morte

di quegli rimpiangere che non abbiano raccolto testimonio di sua lotta si" gagliarda contro tartufi e

tartufini clericoscodinzolanti, è un eufemismo. Nell’ora , dunque , a voce di tutta parte guelfa ,cui di

facciata s’onora a battagliare, il Cardini, sul fatto in parola si tace.

Tant’è: oggi,lo si vede, il cardinal Camillo( presidente della C.E.I), mellifluo quanto serve ,subdolo

quanto basta,ha proprio dì altre gatte a pelare:che"

, dandosi la mano coi tafani vegliardi, tarantolati d" ozio e d" odio, della Curia, e coi politici e

giornalisti compiacenti, va lesto a redarguire nel

Governo la scelta pei nostri DICO( giusto or ora assonnati); andrà domani a sobillare , non dubitiamo,

ostracismo mediatico per l’evangelico , ribelle

Gran Martini....

Sollevare pubblicamente il caso Cardini oltre che affaticarlo nel pensiero, al presidente mai darebbe

bastanti chance politiche d" agganci, d" affari ,d"

intrallazzo....

Stia attento però, stia ben attento don Camillo: che, visto l’andazzo, presto, molto presto questo

Vaticano simoniaco e irreligioso( e paret guelfa) non

ruini....

 

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Istruzione

Non tutte le riforme scolastiche sono valide

di Antonino Cucinotta

 

I ministri della Pubblica Istruzione Italiana, in tempi diversi, hanno introdotto numerose riforme

nella scuola italiana con lo scopo di migliorarne la funzionalità e il livello culturale. Se, però,

consideriamo i risultati conseguiti, ci accorgiamo che essi non sono quelli sperati, soprattutto per

quanto riguarda il miglioramento culturale.

Va detto che vi sono leggi il cui principio ispiratore è senz’altro valido. I1 guaio è che spesso

esse non corrispondono alla realtà effettuale, sicché sortiscono effetti poco efficaci. Così, ad esempio,

i decreti delegati che avrebbero dovuto attribuire ai genitori un’incidenza abbastanza determinante

nella conduzione della scuola, non pare che abbiano avuto effettiva attuazione, soprattutto per quanto

riguarda la loro partecipazione ai Consigli di classe, come pure non ha avuto effetto positivo il diritto

degli studenti a tenere mensilmente una assemblea che avrebbe dovuto rappresentare l’occasione per

un confronto di idee e per un a maturazione spirituale e sociale.

A mio modesto avviso, altri provvedimenti, anziché favorire, danneggiano gli studenti e anche

la cultura. Mi riferisco all’abolizione degli esami di riparazione e alla conseguente promozione più

facile di tutti gli studenti; promozione resa quasi obbligatoria dagli ultimi provvedimenti ministeriali

per i quali vanno promossi anche gli studenti con più insufficienze anche gravi. Sappiamo che i corsi

di recupero che avrebbero dovuto operare per colmare le lacune degli alunni culturalmente più deboli,

si sono dimostrati in pratica fallimentari. Penso che, anziché abolire gli esami di riparazione, di cui si

era finito col fare un uso abnorme, sarebbe stato preferibile regolarli in maniera più rigorosa ed

efficace.

La situazione culturale è peggiorata ancor più con le riforme introdotte dal Ministro Letizia

Moratti. Fra l’altro l’esame di Stato è stato modificato in maniera ridicola prevedendo le commissioni

di esami costituite dagli stessi insegnanti che gli alunni hanno avuto per ben tre anni.

Inoltre, l’attribuzione agli studenti di crediti consistenti in attività extra-scolastiche varie ha

ulteriormente svuotato l’impegno che l’esame avrebbe dovuto richiedere per stabilire la reale

preparazione degli alunni e conseguentemente dare giusta valutazione di merito. Così oggi, ci

ritroviamo sia nella scuola media superiore che nell’Università con studenti di scarsa cultura. Stando

così le cose, non dobbiamo meravigliarci se questi limiti culturali si ripercuotono negativamente sullo

svolgimento delle attività lavorative, sul comportamento politico, sociale e relazionale dei cittadini.

Auspichiamo quindi che la scuola italiana venga restituita alla sua efficiente funzionalità e al

suo prestigio, con l’introduzione, fra l’altro, anche del principio meritocratico. Si darebbe così il giusto

riconoscimento all’opera degli insegnanti preparati e impegnati con profondo senso del dovere; si

spingerebbero gli altri ad abbandonare principi didattici e pedagogici ormai anacronistici e sorpassati e

ad acquisire una preparazione aggiornata ed efficiente, rispondente alle esigenze della società

moderna. Se è tollerabile che si dia la licenza di scuola media a tutti, non sarebbe ammissibile far

giungere al diploma e anche alla laurea giovani di scarsa cultura. A questo fine, auspichiamo che la

scuola, avvalendosi della sua autonomia, ritorni ad assolvere i suoi delicati compiti culturali e

formativi con serietà, con competenza, con rigore ed efficienza.

 

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Normalità e handicap

Quando il progresso è regresso

di Antonino Cucinotta

 

Progresso e regresso sono concetti antitetici; si riferiscono, cioè, a situazioni inverse.

Infatti, l’uno significa avanzamento, rinnovamento, sviluppo, evoluzione; l’altro, al

contrario significa indietreggiamento, involuzione, ritorno a posizioni precedenti

statiche e negative.

Dobbiamo, però, precisare che non sempre ciò che consideriamo progresso s’identifica

con il miglioramento della situazione. Si dà anche il caso che esso coincida con il

peggioramento. Evidentemente, quando ciò accade, il “progresso” viene ad identificarsi

con il “ regresso”.

E’ questo per me e non soltanto per me, il caso della promulgazione della legge 361 del

1976 che sanciva la chiusura degli istituti scolastici per ciechi e l’immissione degli

stessi nelle scuole pubbliche.

I fautori di tale legge consideravano gli istituti ghettizzanti, segreganti, deprivanti,

poiché costringevano i ragazzi a vivere lontano dagli affetti familiari e a crescere in un

ambiente estraneo alle loro esigenze naturali.

I sostenitori di questa tesi, seppure in parte avessero ragione, hanno però messo in

eccessivo risalto quelli che a loro modo di vedere, spinti da convinzioni spesso

fuorvianti e alla ricerca delle novità ad ogni costo, seguendo le teorie estremistiche

degli anni 70, hanno visto gli aspetti negativi, ma non hanno considerato i valori

positivi che gli istituti realizzavano per dare ai ragazzi ciechi la giusta rieducazione

senso-percettiva e un’adeguata istruzione, requisiti fondamentali per la formazione di

una personalità autonoma e capace di inserirsi senza troppe difficoltà nel tessuto

sociale.

Ammettiamo pure che questi sostenitori abbiano agito in perfetta buona fede, convinti

che i ragazzi avrebbero realmente conseguito i requisiti e i valori in parola vivendo in

famiglia e frequentando le scuole ordinarie. Ma, forse perché dominati passionalmente

dalle ideologie individualistiche, intrise di sociologismo, psicologismo, spontaneismo,

dominanti in quegli anni, non hanno guardato nella sua concretezza la realtà sociale

familiare e scolastica impreparata ad accogliere gli handicappati in generale e i ciechi in

particolare. Non hanno tenuto conto della povertà economica della maggioranza delle

famiglie di appartenenza, mancanti anche della cultura necessaria per seguire

positivamente i figli minorati, anche perché gravati di pregiudizi e prevenzioni che

avrebbero impedito la normale crescita dei figli interessati; né era pronto ad accoglierli

l’ambiente scolastico rappresentato soprattutto dagli insegnanti, compresi quelli di

sostegno, impreparati all’uopo sia didatticamente che psicologicamente, anch’essi

imbevuti come erano di sentimenti pietistici e di pregiudizi e prevenzioni intorno alla

cecità.

Si sperava che, dopo qualche tempo, la situazione si sarebbe normalizzata e che sia le

famiglie che gli insegnanti si sarebbero resi conto delle legittime aspirazioni dei ragazzi

ciechi ad una normale ed efficace rieducazione senso-percettiva, ad essere trattati in

classe come gli altri ragazzi, ad avere una buona istruzione, fondata sul merito e non sul

senso di pietà; si sperava, insomma, che si riuscisse a dare a questi ragazzi tutti i

requisiti formativi, culturali e sociali per superare molte delle difficoltà implicate dalla

cecità e lottare fiduciosi per il riscatto sociale e professionale.

Si sperava, ( ed il guaio è che si spera ancora dopo trent’anni dalla Legge 361) in un

mutamento migliorativo che, purtroppo, tarda a venire stando alle critiche e alle

lamentele di Dirigenti associativi, di tiflologi, di esperti e di famiglie.

Infatti, credo sia indiscutibile che oggi la condizione culturale e professionale dei ciechi

non risulti migliorata, ma, anzi, peggiorata rispetto alla situazione dei ragazzi che

frequentavano in istituto almeno le classi elementari. La situazione odierna evidenzia

che il personale scolastico, segnatamente insegnanti curricolari e di sostegno,

conoscono assai superficialmente la didattica, la psicologia e la tiflologia da seguire;

sono animati ancora da uno spirito di soffuso pietismo, di pregiudizi e di prevenzione

che incidono molto negativamente sul trattamento e sulla valutazione che riservano ai

ragazzi ciechi assoluti o quasi; cosa assai grave, sconoscono il sistema Braille, basilare

per gli apprendimenti e per gli approfondimenti culturali, nonché l’informatica che da

tempo è assurta a base indispensabile per una più completa autonomia dei ragazzi

ciechi. E’ quindi comprensibile che oggi i ragazzi non apprendono né il Braille né

l’informatica.

Ritengo pertanto che non si possa parlare di progresso, ma di regresso e il guaio è che,

nonostante le sollecitazioni, i convegni, le tavole rotonde, le lezioni on-line e altro

ancora, il problema non accenna ad essere risolto.

Ma se errare è umano, perseverare nell’errore è diabolico. Io qui mi astengo dal fare

proposte che per altro sono implicite in ciò che qui ho detto; ma mi piace chiudere

questo articolo con le testuali espressioni significative di Andrea Bocelli, tenore che

tutti conosciamo, contenute nell’intervista rilasciata a Cesare Barca in occasione del

raduno degli ex alunni dell’Istituto per ciechi “ Garibaldi” di Reggio Emilia, riportata

dal Corriere Braille n. 16 del 15 - 9- 2006.

Così si esprime Bocelli:”Per i non vedenti è più difficile adesso riuscire a farsi

un’istruzione. Ai miei tempi il personale era qualificato e il materiale su cui studiare

ottimo; mentre ora mi pare che la scuola sia fortemente impreparata, gli insegnanti non

sono specializzati e sebbene esista la necessità di creare strutture appropriate, ci si

spaventa a dirlo. A Los Angeles ho visitato un Istituto che non avrebbe nulla da

invidiare a questo, anche se qui non viene valorizzato abbastanza.

 

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Racconti e poesie

Eppure sono felice

di Lia Simoni

 

Ho pescato nel grande lago della memoria,

in quelle acque a volte limpide, a volte torbide... E a un tratto ti ho ritrovato… Per un attimo, un solo,

breve, intenso attimo, dolcemente ti ho tenuto stretto a me...

Poi, altrettanto dolcemente, ho sciolto l'abbraccio, e ti ho lasciato andar via, ancora una volta...

Una lacrima nel buio, come un minuscolo fuoco d'artificio brilla nella notte.

Ma tu non puoi vederla, mentre mi parli... Le tue parole... Come la pioggia di

mattina mi cadono addosso leggere... Un sussurro nel silenzio

come un battito d'ali mi raggiunge sottile. Ma io non posso sentirlo, mentre mi

tocchi... Respiri, respiro... Il tocco lieve delle dita

si posa fresco sulla mia guancia, le braccia mi trascinano morbide verso un dolce

vuoto... Fiduciosa mi avvicino, lo assaggio, è miele tra le mie labbra,

e come miele si spande dentro di me... E ancora, fino a esserne sazia, e ancora...

Voluttuosa m'immergo nell'abbraccio, ne aspiro l'aroma intenso, quello dell'erba

appena tagliata... Come una bambina affondo il viso, le mani,

una capriola dopo l'altra, voglio impregnarmi, sentirlo addosso per sempre,

e alla fine, esausta, ricado, morbida, su quel manto soffice... E così danziamo

stretti per ore, al ritmo fluente della musica che sentiamo dentro, il ritmo pacato

dei nostri battiti. E a un tratto lo sento... In questa danza, in questa partitura,

che sentiamo così perfetta, magica, armoniosa, in cui ci muoviamo sicuri

fino a perderci del tutto, c'è qualcosa che stona, che stride... E' sbagliato il

momento, o il luogo, o i nostri cuori, strumenti invisibili di questa mirabile

orchestra, o la ragione del nostro cercarci, o siamo noi, semplicemente?

Eppure sono felice...

Quando il corpo e lo spirito, il tempo e la situazione, si accordano in un equilibrio

perfetto... E' solo un istante, ma mi basta per capire di esserlo.

Ma perchè un sentimento tanto benevolo ci trova sempre sbadati,

impreparati a coglierne la pienezza, mentre ne conosciamo così bene l'attesa,

la mancanza, la nostalgia?

E rimango così, a fissare quell'acqua, la sua quiete che mi rassicura.

A un tratto qualcosa ne increspa la superficie, un guizzo rapido, leggero, poi più

nulla... E mi lascio cullare docile da quell'onda immobile, da quella corrente

invisibile, che paziente mi trascina... Verso dove?

 

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Riflessioni e critiche

Quanta ipocrisia

di Elena Aldrighetti

 

Mi ripropongo sempre di non reagire a ciò che leggo e sento sui giornali, ma, purtroppo, a furia di

sentire sciocchezze, per non dire di peggio, alla fine non resisto.

Tanto a cosa serve? Ho imparato che è difficile incontrare persone con le quali si possono scambiare

opinioni senza rischiare la lite. Il problema è che, spesso, l’interlocutore che si ha davanti tenta sempre

di dimostrarti che lui ha ragione e tu torto.

Venendo nello specifico,una sensazione di impotenza mi assale ogni volta che sento parlare

Berlusconi e Company, oppure la Chiesa Cattolico Romana. Specifico tale Chiesa perché io pur

essendo cristiana, non sono cattolica romana ed ho notato chequasi sempre le persone associano il

cristianesimo solo con il Vaticano, ma questo non corrisponde alla realtà. Anzi spesso coloro che si

dicono cattolici, non sanno neppure cosa dice la loro Chiesa. Mi è capitato di sentire una ragazza che,

accusando una testimone di Geova, rivendicava la libertà d’azione e di pensiero che dà la Chiesa

Cattolica. Niente di più falso perché, anche se ormai nessun fedele cattolico sembra interessarsene,

esiste il Diritto Canonico che consta di ben 1752 canoni suddivisi in 7 libri. Dubito fortemente che

siano molti i fedeli del Vaticano che l’abbiano letto. Comunque state tranquilli, non è mia intenzione

elencarvi tutti i canoni. Allora, dicevo che non ho resistito a scrivere dopo aver sentito parecchie

fesserie, o meglio, grandi ipocrisie, dunque, andiamo per ordine.

Premetto che io sono apolitica, nel senso che sono del parere che, chiunque vada al Governo, fa

sempre e solo i suoi interessi. Sono tutti capaci a parlare, a promettere, poi però, sono solo in grado di

aumentarsi stipendi e pensioni riducendoci sempre di più in miseria.

Ultimamente c’è in atto la grande discussione sui PACS, proprio oggi è stata presentata una proposta

di legge per regolamentare giuridicamente le unioni di persone conviventi, e tutti a dir la loro. La

destra col suo leader in testa, criticano anche solo l’idea che si possano tutelare persone conviventi

non sposate, peggio ancora se dello stesso sesso. Proprio oggi (9 febbraio 2007), Berlusconi ha

accusato il Governo di non ascoltare la Chiesa Cattolica.

Io mi chiedo da che pulpito viene la predica, Berlusconi è un divorziato, risposato che ai tempi

dell’inizio della sua storia con l’attuale moglie, era ancora sposato con la prima. Non credo che questo

atteggiamento sia accettato dalla Chiesa Cattolica. Seconda cosa, il centro destra è molto amico con

l’America, fin qui non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che il governo americano si macchia

continuamente di sangue altrui. In nome della democrazia uccidono, invadono a più non posso. Basta

vedere l’Iraq, perché il presidente Bush non ha il coraggio di dire che fa tutto questo solo ed

esclusivamente per il petrolio? Forse non si ricorda quando l’America ha appoggiato, Saddam

Hussein, ai tempi della sua ascesa. Come ha appoggiato Bin Laden in Afganistan per sconfiggere

l’allora Unione Sovietica. Evidentemente tutti hanno la memoria debole, purtroppo anche noi.

Tornando alla Chiesa, si scandalizza tanto per le unioni di fatto, parlo anche di coppie eterosessuali

ma non coniugate, continua a ribadire che l’aborto è un omicidio, una persona non può scegliere se

farsi curare oppure no ecc.

So che la Chiesa ha l’obbligo di dire certe cose, deve difendere il debole, il problema è:

ma la Chiesa cattolica difende sempre il più debole?

Giovanni Paolo II durante il suo pontificato ha incontrato dittatori come Fidel Castro, Augusto

Pinochet, che certo non sono dei santi, ovviamente mi si dirà che l’ha fatto per evangelizzare, si

trovano scuse sempre a tutto. Ripeto, la Chiesa fa bene ad esprimere il suo parere, credo però che le

persone debbano essere in grado di pensare con la propria testa. Se una persona crede nel Sacramento

del matrimonio, continuerà a farlo anche se vi è una legge che tutela le

unioni di fatto, e così dicasi per l’aborto. Personalmente sono

contraria all’aborto e continuo ad esserlo anche se una legge mi permette di abortire..

La libertà di coscienza è una gran cosa, rende anche le persone più responsabili e coscienti, altrimenti

si resta bambini sempre bisognosi di qualcuno che ci prenda per mano e ci guidi sempre. Per quanto

riguarda le coppie di fatto, questo problema esiste, a che serve far finta che non ci sia, non è ipocrisia

questa? Si può essere contrari alle unioni degli omosessuali, però di fatto ci sono, esistono i figli di

omosessuali, cosa facciamo evitiamo di pensare che esistono perché ci danno turbamento?

Intanto che noi ci indigniamo, chi tutela i diritti delle persone?

In democrazia viene tutelata la libertà individuale, non si può non tenerne conto.

Che dire poi sulle discussioni sull’eutanasia? Io penso che si possa evitare di arrivare all’eutanasia, se,

come suggeriscono eminenti professori come Veronesi, si pensasse al testamento biologico.

Perché io non posso decidere, se non di morire quando mi pare, almeno che venga rispettata la mia

dignità di malato. Se vengo colpita da una malattia dove non c’è speranza, perché devo essere

“curato” a tutti i costi? Non si potrebbe semplicemente dire: non c’è più nulla da fare, ti

accompagnammo verso la morte”. So che la scienza ha fatto passi da gigante, ma non sempre questa è

una cosa positiva, infatti molti medici ormai si sentono onnipotenti e pensano di avere il diritto di

decidere della tua vita. Se c’è un malato che so, di diabete, ma malato grave che continua ad avere

cancrene, perché questa persona deve vivere vedendosi tagliare prima un piede, poi un pezzo di

gamba, poi l’altro piede ecc. Non può scegliere di non farsi curare così da passar a miglior vita

tranquillamente? Non è suicidio ma è la lucidità di chi sa che ormai ha finito il suo viaggio.

E poi è facile dire agli altri quello che devono fare, quando si vive bene senza problemi di alcun

genere. E’ come quando il Governo ci chiede sacrifici, sempre a noi i sacrifici? Loro che sacrifici

fanno, qual è il loro esempio? Quello di litigare perennemente facendo a gara a chi dice più fesserie.

Non c’è rispetto per le persone, c’è il tutti contro tutti. Noi facciamo sempre la figura dei pecoroni, ci

devono sempre dire cosa fare, chi votare, come pensare.

Mi dispiace che la gente non si accorga di tutta l’ipocrisia che c’è in questa nostra società “evoluta” e

“democratica”. Ma il nostro governo, passato presente o futuro, è veramente democratico? Garantisce

l’uguaglianza dei cittadini i quali hanno il diritto di esercitare direttamente il potere?

E’ vero i cittadini delegano anche dei rappresentanti per far valere i propri diritti, ma, ripeto, i

rappresentanti che scegliamo lo fanno veramente? Io lo dubito fortemente.

Da una parte abbiamo una destra che, nonostante gli sforzi, ha sempre dentro di sé il ricordo del

fascismo, avendo anche al suo interno membri della famiglia Mussolini. Che voi sappiate nel governo

tedesco vi sono parenti di Hitler?

Dall’altra abbiamo un centro sinistra che al suo interno ha ancora persone nostalgiche di quel

comunismo, quello di Marx, che alla fine è rimasto solo un’utopia. Sì perché se leggete il manifesto di

Karl Marx o il Capitale, vi renderete conto che tutto quello che è avvenuto in Unione Sovietica c’entra

poco e niente con il vero Comunismo. Tanto è che anche i comunisti si sono ben adattati al

capitalismo e al consumismo tanto criticati da Marx. Tornando all’ex presidente del consiglio, ha un

po’ annoiato con la storia dei comunisti che commettono di tutto e di più. Oddio in Cina succede di

tutto, però in Cina c’è una dittatura che a mio avviso non guarda il rosso o il nero, i dittatori pensano

soltanto a tenere la gente nel terrore e nell’ignoranza per poterli controllare.

Dicevo che il Cavaliere ha annoiato un po’, è come se tutte le volte che fa un intervento, qualcuno gli

ricordasse che ha come partner un partito che ha come eredità la Shoah, non basta cambiar nome per

cambiare la storia. Ultima grande ipocrisia che è avvenuta in questi giorni, il processo per l’assassino

di Calipari. Ci sarà il processo ma senza imputato perché gli Stati Uniti considerano chiuso il caso,

così non concederanno l’estradizione. Ancora una volta gli americani fanno i comodi loro, e noi

italiani subiamo in continuazione calpestando la nostra dignità di persone oneste. Sì perché noi quando

partecipiamo alle così dette “Missioni di Pace”, ci crediamo veramente e non abbiamo altri interessi.

Non lo facciamo pensando a quando ci guadagneremo.

Perché Berlusconi, Prodi e gli altri non si indignano davanti a questa ingiustizia, l’ennesima.

Da un paese che fa guerre in nome della democrazia, loro sono quelli che la esportano, come le armi

del resto, ci si aspetterebbe un po’ più di coerenza ed onestà. Già, dimenticavo, quando si vive

nell’ipocrisia, l’onestà non trova spazio.

 

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Il nulla

di Renzo Coletti

 

Come liberarsi dalla paura del nulla? Chi ammetterà mai di aver paura del

niente o dello zero o del vuoto infinito? Eppure la tormentata esistenza

dell'uomo, nasce essenzialmente dall'inconoscibile, che è la vastità

dell'universo, rispetto alla infinitesimale presenza dell'uomo stesso. Cosa

o chi può sostituirsi con questo senso di smarrimento e di impotenza, se non

una egocentrica e presuntuosa, ma allo stesso tempo umiliante e servile

sudditanza ad una potenza sconosciuta? Cos'è o cosa potrebbe essere il

nulla? Una parola per avere un significato attribuibile ad un apparire o

rivelarsi, non può trovare un senso nel nulla? Prendiamo l'esempio di un non

udente, (io preferisco sempre una parola che non sia una negazione di

un'altra e rintracciabile nel vocabolario), cosa sente un sordo? Eppure un

sordo non può lavorare in un ambiente rumoroso, come un'azienda tessile,

altrimenti impazzisce. Ora prendiamo ancora una volta l'esempio di un cieco.

Cosa vede un cieco? Ora pensate un attimo a voi "normali", ovvero che vedete

e sentite. Sapete in realtà cosa vedete o sentite? La risposta è no. Potete

solo credere di vedere o di sentire e tradurlo in realtà possibile. Ovvero

adatto e funzionale al quotidiano. Allora forse possiamo dire che un sordo e

un cieco, vedono e sentono qualcosa di non adatto al quotidiano e al

funzionale? Negli abissi marini, l'adatto e il funzionale è essere ciechi. I

pesci che vi vivono hanno scelto di non vedere. Hanno scelto altre cose, ma

ora lasciamo perdere. Come hanno scelto se non attraverso una selezione che

potremmo definire naturale? Oppure qualcuno ha deciso che un giorno

potrebbero avere una funzione anche loro, e forse una funzione primaria? Ma

torniamo all'uomo. L'Uomo che teme il nulla e che non sa di conoscerlo. Un

po' come dire che temiamo lo zero e ci conviviamo quotidianamente nelle sue

formule matematiche possibili applicabili a concetti o realtà tecnologiche.

Cosa vede un cieco? Forse il nulla che non può essere che il tutto o il suo

rovescio. Come il tutto non può essere che il rovescio del nulla. Ma

allora il nulla esiste! Un cieco non vede buio o nero o altro, altrimenti

vedrebbe appunto ciò che definiamo buio o nero o che altro. Cosa vedete da

una mano? Cosa udite da un ginocchio? Cosa è la morte o la sua possibile

risposta? Un nulla che è un tutto, un vedere che è un non vedere o un

sentire che non è sentire? Perché avere paura di un nulla o di un tutto?

Siamo forse come quei pesci delle profondità che amano il loro habitat e lo

dominano contro tutte le varianti possibili? Come può essere la nostra

profondità e il nostro dominio dell'habitat e quale habitat è più certo e

indiscusso della morte? Allora forse il pesce delle profondità è morto? Il

cieco è morto? Il sordo è morto? Quel Dio inconoscibile è morto? Quale tomba

può contenere tanta morte se non la vita?

Quale tempo e quale spazio può contenere tanta vita se non la morte?

 

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Sport

Sciatori di fondo non vedenti sulle nevi dell'alto Adige.

di Angelo Grazzini

 

Si appena conclusa la settimana bianca per sciatori fondisti non vedenti, organizzata dal Consiglio

regionale Toscano dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti.

Per il Decimo anno consecutivo circa 80 fra disabili visivi, non vedenti e ipo vedenti, insieme ad

amici e/familiari, hanno avuto la possibilità di mettere gli sci ai piedi e correre sulle piste di fondo di

Dobbiaco (Bolzano), seguiti da alcune guide del corpo Forestale dello Stato, che con l'occasione

intendiamo pubblicamente ringraziare.

é anche grazie a questa possibilità che possiamo oggi afermare che lo sport e, non solo lo sci, ci

permette momenti di inserimento e aggregazione sociale decisamente importanti.

Il poter condividere insieme ai nostri amici, alle nostre guide, le emozioni, le sensazioni che ci hanno

dato i momenti trascorsi su quelle piste, certamente valgono il prezzo della fatica che si prova, ma

anche questa fa parte di quelle belle sensazioni che abbiamo avuto.

Ascoltare lo scorrere dei tuoi sci sulla neve, ascoltare lo scroscio dell'acqua di un ruscello, o il vento

che si insinua fra le foglie degli alberi e, sopratutto ascoltare il silenzio dei boschi che attraversiamo,

queste sono emozioni che non può provare chi non vive certi momenti, chi crede che non sia

importante, anzi, fondamentale vivere lo sport con gli altri e, con gli occhi degli altri poter "vedere" il

paesaggio che gira intorno a te e, l'immensità delle valli che attraversi.

Non è, come detto sopra, solo questa la disciplina che ci permette di praticare sport, mi riferisco al

ciclismo in tandem, al podismo, all'atletica leggera, al nuoto insieme ad altre discipline, ma sopratutto,

sport è lo stare insieme agli altri, insieme a chi ti può permettere di praticarlo, di farlo con lo spirito di

chi lo sport lo vuol vivere come un sano e sincero momento di insieme e amicizia.

Quindi ancora grazie a chi ha permesso che tutto questo si sia potuto verificare, grazie a chi ci ha

aiutato e continuerà a farlo e, grazie anche a chi ha organizzato questa settimana bianca e, comunque,

a chi si adopera per continuare a credere che anche per chi non vede ci possa essere ancora molto da

provare, ancora molte emozioni da

condividere._________________________________________________________________

 

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