Informazione per i giovani del III millennio numero 25 Giugno 2007
Direttore Prof. Carlo Monti
Vice Direttore Maurizio Martini
Redattori Alessio Lenzi, Massimiliano Matteoni
Collaboratori di redazione Elena Aldrighetti Consuelo Battistelli Cristina Della Bianca Luigi Palmieri
Redazione
Via Francesco Ferrucci 15
51100 - PISTOIA
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Tipologia: notiziario
Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000
Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma
esclusivamente quello del singolo articolista.
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Editoriale
Le imposizioni della moderna civiltà tecnologica: meno eficienza, più
Costi
Di Mario Lorenzini
Cucina
Tutti in cucina (parte decima)
Di Elisabetta Barsotti
Cultura
Ricordo di Giuseppe Garibaldi nel duecentesimo anniversario della nascita
Di Antonino Cucinotta
Istruzione
Maestri, missionari e lavoro per i ragazzi dei quartieri a rischio
Musica
Di Luisa Bartolucci
Racconti e poesie
Di Renzo Coletti
Riflessioni e critiche
Di Donato Rossi
Giornalisti allarmisti (2) Laviaria
Di Mario Lorenzini
Sport
LItalia del pallone sorride ancora
Di Andrea Bonfiglio
Editoriale
Le imposizioni della moderna civiltà tecnologica: meno eficienza, più
costi
di Mario Lorenzini
Da sempre, diciamo da alcuni decenni, la tecnologia si è infiltrata nel tessuto sociale, ci ha reso tanti
servigi, ci ha permesso di fare cose in maniera migliore di prima, e consentito altre che prima non si
potevano realizzare. Pensate al fatto di potersi connettere da casa propria e non solo, alla nostra
banca di fiducia e compiere le operazioni più comuni come estratti conti e bonifici, che prima
richiedevano che ci recassimo di persona a uno sportello bancario. Linternet banking è uno di quei
servizi che ha sicuramente uninnegabile vantaggio a fronte di un costo di gestione accettabile.
Ma purtroppo, ci sono delle implementazioni tecnologiche che non funzionano altrettanto bene.
Tutti le conosciamo, più o meno, ma nessuno nota esattamente queste situazioni. Vi faccio 3
esempi:
I corrieri;
I distributori automatici di bevande e alimenti;
I treni ad alta velocità.
I corrieri.
Quando ordinate della merce che deve arrivare a casa vostra consegnata non con il normale servizio
postale, ma tramite corriere voi vi aspettate la celerità e puntualità di questo mezzo di spedizione.
Alcuni prevedono anche di poter lasciare il proprio numero di telefono per essere contattati dal
corriere, in modo che lui possa trovarci sicuramente in casa. E poi cè un bel call center da poter
contattare in caso di problemi; apparentemente efficienza e tecnologia fusi assieme per ottimizzare
il servizio. Io vi dico come funzionava un po di tempo fa. Il corriere suonava alla porta di casa
vostra e se non vi trovava lasciava un biglietto con il logo della ditta di spedizione e un telefono
cellulare del corriere stesso e quello della ditta di zona. Oppure vi telefonava lui stesso per
concordare una nuova consegna. Successivamente il numero di cellulare non si poteva lasciare più
(sapete la privacy ), e il normale numero dello spedizioniere locale è stato sostituito da un bel
numero verde al quale rivolgersi in caso di assenza del richiedente. Bastava chiamare il numerino
(gratuito per fortuna) e loperatore avrebbe contattato il corriere per una nuova consegna; se il
corriere era passato da poco, loperatore poteva, con un cellulare aziendale, chiamare il corriere
fargli effettuare la riconsegna prima del termine del suo orario di lavoro, nella stessa giornata. Ma le
cose sono cambiate col tempo. Il numero verde sul tagliandino che viene gentilmente appiccicato
sulla vostra cassetta postale non è più gratuito; E sempre un numero unico nazionale, ma con un
certo costo al minuto. Se voi lo chiamate vi sorbirete prima una gradevolissima musichetta, poi
dovrete premere uno o più tasti per scegliere tra alcune opzioni come la prenotazione presso il
magazzino, il sollecito della consegna, ecc. alla risposta delloperatore, non potrete chiedergli di
contattare il corriere, perché questi vi risponderà dicendovi mi dispiace ma non abbiamo cellulari
aziendali, non siamo in contatto con i corrieri. Ma vi rendete conto??? Ma se non possono
contattare i corrieri, se non hanno collegamenti diretti con loro a cosa serve chiamare questi
numeri? E poi, siccome loperatore fa parte di un centro di raccolta nazionale unico, per conoscere
la vostra zona, vi farà perdere del tempo chiedendovi, oltre al numero di ordine stampigliato sul
avviso, il vostro CAP e città. Tutto questo per prenotare unaltra consegna che comunque il corriere
effettua per tre volte normalmente prima di rimandare la merce al mittente. E senza poter
concordare lorario. Voi dovrete stare in casa dalle ore 9:00 alle 18:00 senza poter uscire a far la
spesa, lavorare o andare a scuola. Eppure oggi siamo tutti così impegnati, siamo poco presenti in
casa. Sarebbe auspicabile un servizio di consegna non solo veloce, ma anche ad un orario più o
meno preventivamente accordato. Ma non potrete farlo, dovrete chiamare un telefono unico che
non vi servirà assolutamente a niente se non a farvi perdere tempo, soldi e innervosirvi. Quindi,
inutilità della tecnologia del numero unico (non gratuito, però io il corriere lo pago già, non è colpa
mia se in quel momento non sono in casa) con loperatore davanti al pc che vede la vostra
spedizione ma che non ci può fare proprio nulla.
I distributori automatici di bevande e alimenti
Nella vostra azienda o ente ci sono probabilmente dei distributori automatici, a moneta o chiave
elettronica ricaricabile, che forniscono bevande calde o fredde e alcuni stuzzichini (patatine,
biscotti, ecc.) confezionati. Si inseriscono i soldi richiesti, si seleziona ciò che si vuole premendo un
tasto o digitando un codice che è scritto acanto al merendino o snack, quindi la macchina fornisce
quanto richiesto. Tutto ciò nellottica di eliminare, anche qui, lessere umano. Si è pensato che sia
troppo costoso gestire una specie di piccolo bar con una persona che serva gli avventori. Ma la
verità è proprio contraria.in alcuni posti, anni or sono, mi è capitato di vedere un piccolo stand, che
occupava lo stesso spazio impegnato da un paio di macchinette automatiche. Un signore, seduto ad
un piccolo tavolino, forniva le stesse vivande e bevande (anzi più buone perché ce nerano anche di
fresche preparate da lui) presenti nei distributori. Spesso queste persone erano a contratti part-time o
particolari, remunerati con un modesto compenso. Inoltre, se si accorgevano che qualche prodotto
stava per esaurirsi, si recavano subito al magazzino per il rifornimento. Le macchine automatiche
invece, almeno la maggior parte di esse, non si accorge della fine di un articolo, non segnala la
mancanza al gestore. Se ne accorgono i fruitori, che, cercando di ottenere un prodotto, vedono che è
esaurito. Lo fanno presente al responsabile del loro ufficio, il quale contatta la ditta fornitrice, che
interviene appena possibile. Io stesso mi sono ritrovato, nel mio ufficio, destate, di fronte al
distributore delle bottigliette dacqua esaurito. In più occasioni la ditta è intervenuta il giorno
successivo e anche quello dopo ancora. E quando si guasta? O ti frega i soldi? Va bene, può
capitare, ma lo sapete quanto costa il tutto? Dico, fra installazione di queste macchine, riparazione,
rifornimento, ecc.? Non tutte hanno lo stesso costo di gestione, ma questo è, pensate un po,
superiore allequivalente di un operatore umano vecchia maniera, presente lì a servire
manualmente questi prodotti. Anche qui inefficienza e costi maggiori.
I treni ad alta velocità
Tra le chicche che da un po la tecnologia finge di regalarci non potevano mancare i treni ad alta
velocità. Il progetto TAV è un business per le FS, solo in piccola parte un servizio migliore. E il
rapporto prezzo/prestazioni è divenuto sempre più sconveniente per lutenza. E le ferrovie non
danno nemmeno lalternativa. Su tratte importanti, come la Milano - Firenze - Roma, gli Eurostar
hanno soppiantato quasi tutti i treni interregionali e intercity. Ed è soltanto un bluff. Gli Eurostar
non hanno una motrice realmente più potente degli Intercity, anzi non sfruttano nemmeno questa
potenza perché la rete ferroviaria, escluso poche arterie principali, non è adatta a far viaggiare treni
veloci. Quindi su altre linee dove viaggia comunque un treno eurostar e la linea non è delle migliori,
il treno ofrre soltanto il vantaggio del confort, non quello della velocità, però il costo è comunque lo
stesso. Un altro inganno è dato dal fatto che alcuni Eurostar vengono ora soppiantati dai veri e
propri TAV, che altro non sono che Eurostar che viaggiano alla loro piena potenza. Per anni infatti,
le ferrovie ci hanno propinato non gli Eurostar ma dei treni che viaggiavano al di sotto delle loro
possibilità. Tanto per verificare su di noi lefficienza di tale macchine ; ma non ci hanno fatto
pagare un prezzo da collaudatori: poi, quando hanno deciso che era giunto il momento di farli
correre alla loro velocità reale li hanno chiamati TAV per farci pagare un prezzo diverso
(maggiore). E, ripeto, su molte tratte non cè nemmeno la possibilità di scegliere: Intercity plus,
Eurostar e TAV. nomi altisonanti che lasciano intuire un servizio di gran classe, ma che più che
altro, di classe hanno solo il prezzo.
Insomma, il nodo comune che lega questi tre esempi, lo avrete capito, è il business. La tecnologia,
almeno allo stato attuale, o perlomeno in questo modo così macchinoso e costoso come ci viene
servita, è soltanto fumo negli occhi. Viene usata allo scopo di far entrare denaro nelle tasche di chi è
dietro a tutto questo ambaradan tecnologico. Certo è difficile ribellarci ed evitare questo,
chiamiamolo, periodo di transizione affinché davvero le cose diventino più economiche e funzionali
di quelle fatte a mano di qualche anno fa. Ma non ci vengano a dire in faccia che questa è efficienza
tecnologica a basso costo. Io non ci credo. E voi?
Cucina
Tutti in cucina (parte decima)
di Elisabetta Barsotti
Amici miei, ben ritrovati!
A partire da questo numero, cercherò di farvi visitare un po la nostra Italia attraverso i
sapori della sua meravigliosa cucina. Che ne dite, vi piace lidea?
Il nostro ideale viaggio, non poteva che iniziare da una delle regioni più belle e a me molto cara . La
Toscana!
Ho fatto molte ricerche cercando di trovare, tra le tante ricette, quelle più tradizionali e preparate nel
modo più classico . spero di esserci riuscita!
A tutti i toscani che mi leggono, sono ben accette critiche e correzioni!
Buona lettura e alla prossima con la mia terra natale, La Liguria!
Cucina e tradizione
La cucina toscana è sobria e presenta sapori semplici preparati con sapiente maestria. La semplicità
dei piatti è legata ad una storia territoriale fatta
di miseria e povertà.
Le condizioni di vita difficili imposero alla popolazione di preferire l'utilizzo di alimenti poveri: ecco
che l'olio si preferisce allo strutto e le minestre
alle pastasciutte.
L'alimento fondamentale è senza dubbio il pane che è presente sotto mille forme e sapori in tutta la
toscana dal filone, alla ruota, dai crostini alle
focacce, dalla schiacciata con l'olio al pan di ramerino, una gustosa pagnotta aromatizzata con uva
passa e rosmarino.
Il pane toscano risulta, ai più, sciocco. Alcuni ritengono che anche il Sommo Poeta prendesse nota
di questa caratteristica, interpretando alla lettera i versi del Paradiso XVII:
Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e 'l salir per l'altrui scale..
In realtà il pane toscano è effettivamente meno ricco di sale perché accompagna alimenti molto saporiti come il
pecorino e i salumi, prosciutto salato, salame,
finocchiona (salume in cui sono presenti i semi di finocchio), chiamata anche sbriciolona.
L'assenza di sale, un tempo troppo costoso, rappresenta l'aspetto tipico di semplicità e di povertà che
caratterizzava la cucina di questo territorio. E' proprio con il pane
che nascono numerose ricette toscane come: la panzanella, fatta con pane ammollato nell'acqua,
sbriciolato e mescolato con verdure fresche, la pappa da cuocersi
con pane, aglio, prezzemolo, basilico, sale, olio e pomodoro e la ribollita, nata dalla parsimonia
contadina che riscaldava e ribolliva gli avanzi di questa
zuppa preparata il giorno prima.
Anche lolio fa parte della tradizione della cucina. Con lolio prodotto nelle colline del Chianti, vengono conditi
quasi tutti i piatti di legumi. Il momento della spremitura rappresenta un vero e proprio periodo di festa, tanto è
vero che in alcune località vengono organizzate delle vere e proprie sagre dellolio
nuovo. Lolio nuovo, il prodotto appena spremuto, ha un sapore piccantino, ottimo per la fettunta: pane tagliato
a fette abbrustolito, sfregato con laglio e inbevuto nellolio, una vera sciccheria!
Il vino:
La fama del Chianti ha ormai raggiunto ogni angolo del globo. Sebbene larea di produzione sia limitata alle
colline del Chianti, sono molteplici le qualità
di vino originarie di questa zona. La varietà di vini permette di soddisfare i diversi gusti e di accompagnare con
il vino più adatto ciascun piatto della
tradizione toscana.
Oltre il già menzionato Chianti, altri vini caratteristici della Toscana sono:lEst, Est, Est! Il Vinsanto, vino
liquoroso da dessert, ottimo da accompagnare ai cantuccini di Prato, il
bianco Vernaccia di San Giminiano, il Vino Nobile di Montepulciano, il Brunello di Montalcino, l Aleatico dElba.
Ancora oggi è presente in Toscana un'incredibile continuità storica: esaminando le città toscane
notiamo che Firenze è famosissima per la bistecca, la ribollita,
la trippa, i bomboloni, la schiacciata con l'uva e, nel periodo di Carnevale, i cenci, una sorta di pasta
fritta guarnita di zucchero a velo. La vicina
Prato è conosciuta invece per una cucina diversa,dove a dominare sono i gustosi e croccanti cantucci
da immergere nel vin santo.
A Pistoia la cucina è semplice fatta di pochi ingredienti cucinati sapientemente.
Vanno ricordate la minestra di rigaglie (detta il carcerato perché veniva distribuita ai reclusi), la
briachina, un'insalata verde-rossa e i bertoli,
appetitosi spicchi di mela seccati al sole sui cannicci.
Lucca presenta il buccellato, un dolce impastato con acqua, farina lievitata, zucchero, anice ed uvetta,
la Garfagnana d'altronde è la terra del farro,
l'antico cereale romano, la cui minestra oggi è sulle tavole più sofisticate.
A Pisa,invece,domina una cucina caratterizzata dal tartufo e da pesci semplici come anguille e
stoccafisso.
Nella Maremma protagonista, ancora una volta,è la semplicità e piatto simbolo è la famosissima
l'acquacotta piatto unico fatto di niente (di qui l'ironia
del nome), nata per sfamare butteri e carbonai, via via arricchito fino a diventare una gustosa minestra.
Si prepara con acqua, sale, pane, un filo d'olio,
insalate di stagione, uova o funghi e una manciata di pecorino. Tra i dolci tipici si preparano i birilli,
una ciambellina con il miele, i sospiri, chiara
d'uovo montata a zucchero, e la zuccata, un'energetica marmellata.
Mentre le alte montagne offrono come piatto tipico, i deliziosi necci, schiacciatine di farina di
castagne cotte tra due piastre di ferro, magari servite
con la ricotta,il territorio pianeggiante mostra agli ospiti un altro dolce che è una sfoglia di pasta
all'anice definita dall'Artusi trastullo speciale
della Toscana, per sottolinearne il sapore delizioso.
ANTIPASTI
Crostini di fegatini
Ingredienti per 6 persone
350 gr. Di fegatini di pollo
mezza cipolla
un cucchiaio di capperi
3 filetti di acciughe
Un bicchiere di Brodo (possibilmente di carne)
Olio extravergine
burro
Sale e Pepe
Salvia
Pane toscano, filoncino, tagliato a fette
Soffriggere la cipolla in quattro cucchiai dolio
Appena imbiondita aggiungere fegatini , capperi,acciughe e salvia.
Durante la cottura aggiungete via via il brodo per mantenere il tutto morbido.
Dopo mezzora di cottura togliere dal fuoco e tritare il tutto fino ad ottenere un impasto piuttosto
cremoso
Rimettere brevemente sul fuoco aggiungere una noce di burro ed aggiustare di sale e pepe .
Tostare le fette di pane, rigorosamente toscano, e spalmarle col composto preparato. Servire subito.
Panzanella
Ingredienti per 4 persone
300 gr. Di pane toscano raffermo di almeno 3 giorni
2 pomodori medi da insalata
1 cetriolo piccolo
1 cipolla rossa
8 foglie di basilico
olio extravergine doliva
poco aceto
sale e pepe
In una zuppiera mettere il pane affettato (vecchio di 3 giorni) e bagnarlo con acqua lasciandolo
riposare per 5 minuti. Strizzarlo bene per eliminare lacqua in eccesso. Unire
tutte le verdure affettate. Condire a piacere con aceto olio sale e pepe e mescolare il tutto.
Essendo un piatto estivo si gusta ancora meglio se tenuto in frigo almeno 1 ora prima di servire in
tavola.
PRIMI PIATTI
Ribollita
Per la preparazione della ribollita occorre fare qualche premessa:
- La cottura dei fagioli deve essere fatta a fuoco bassissimo altrimenti i fagioli
si rompono vengono svuotati e rimangono quasi tutte bucce. Lacqua devessere abbondante (2-3litri
) e condita con 2 cucchiai dolio, 1 pomodoro, 1 spicchio
daglio , salvia e sale.
- Il cavolo nero e il cavolo verza devono essere privati delle costole e tagliati a listarelle.
- Il pane toscano devessere raffermo (di almeno una settimana), tagliato a fette alte 1 cm..
Per una migliore riuscita occorre preparare la ribollita almeno un giorno prima della consumazione.
Ingredienti per 6 persone
300 gr. Di pane raffermo
5 pomodori
500 gr. Di fagioli cannellini secchi
400 gr. Di cavolo nero
300 gr. Di cavolo verza
1 cipolla
1 porro
2 costole di sedano
2 carote
2 spicchi di aglio
1 rametto di timo
1 bicchiere di olio evo
Sale e pepe q.b
In un grande tegame (possibilmente di coccio) mettete a rosolare il trito di cipolla e aglio. Una volta
imbiondito aggiungere il porro il sedano
e le carote affettate molto finemente. unire i pomodori spezzettati, timo, sale, pepe ed i cavoli
tagliuzzati. Far appassire tutte
le verdure.
Prendete ora i fagioli cotti tenetene circa un quarto da parte e frullate il resto dentro lacqua di cottura.
Aggiungete il passato alle verdure.
Fate cuocere per circa unora o finchè il cavolo nero non sarà ben cotto.
Quando sarà tutto pronto aggiungete i fagioli interi messi da parte; far cuocere ancora qualche minuto,
la preparazione dovrà risultare piuttosto liquida.
Affettate ora il pane e sistematelo sul fondo dei piatti facendo 2 strati. Al momento di servire
riscaldare la zuppa e servire aggiungendo un filo dolio a crudo. Assolutamente vietato il formaggio!
SECONDI
Bistecca alla Fiorentina
La semplicità che incanta!
1 bistecca da 600-800 gr.
Sale
Pepe
Non si può parlare di bistecca alla fiorentina senza introdurre largomento come si deve, anche perché
la bistecca è senzaltro uno dei piatti più conosciuti in tutto il mondo.
Partiamo dal taglio:
Innanzitutto per essere una bistecca alla fiorentina deve essere di manzo, vitellone per la precisione e
possibilmente di provenienza chianina e frollata per cinque o sei giorni al massimo. Il taglio deve
essere nella lombata e comprendere losso, che deve avere la classica forma a T, il filetto ed il
controfiletto. Il peso dovrebbe essere compreso tra i 600 e gli 800 grammi e laltezza della bistecca di
circa 2 dita. Diffidate quindi di bistecche più piccole o più grandi, solo questo è il taglio giusto della
vera Fiorentina!
La cottura:
Se non siete amanti della carne al sangue o leggermente poco cotta... questa ricetta non fa per voi!
Non esiste, infatti, la Fiorentina ben cotta. .
Per la migliore riuscita consigliamo di cuocere la carne sul barbeque. Niente marinature, niente olio e
prezzemolo, niente di niente!
la bistecca va cotta avendo cura di non punzecchiarla con la forchetta ma di girarla o spostarla con una
paletta per barbecue..
Fatela cuocere per circa 5 minuti da un lato poi giratela, salate la parte precedentemente cotta e
rigiratela per altri cinque minuti. Girate e salate la parte che ne ha bisogno e gustatevi la vera bistecca
alla fiorentina così comè. Accompagnatela con una bella insalata fresca e innaffiatela con una buona
bottiglia di Chianti e sarà il paradiso!
Fagioli alluccelletto
Si chiamano fagioli alluccelletto poiché vengono cucinati come gli uccelletti, quindi con erba salvia e
condimento simile a quello usato per cucinare
gli uccelli. E stato lArtusi a dare questo appellativo ai fagioli cucinati in questa maniera.
Ingredienti per 4 persone:
1 kg. Di fagioli cannellini freschi
200 gr. di pomodori maturi a grappolo o pelati
Olio extravergine doliva
2 spicchi daglio
1 rametto di erba salvia
In una pentola ponete i fagioli e copriteli dacqua, lacqua deve coprirli per circa 4 dita, unite un
rametto di salvia, uno spicchio daglio e un po dolio. Portare ad ebollizione quindi abbassare la
fiamma e portare a cottura.
In un tegame, preferibilmente di terracotta, fate rosolare delicatamente i due spicchi daglio
rigorosamente vestito, il rametto di salvia e 75 ml di olio doliva. Dopo due o tre minuti aggiungete i
pomodori che avrete sbucciato e privato dei semi, fate cuocere fino a che
non otterrete una salsa piuttosto densa, aggiungete allora i fagioli precedentemente lessati, salate e
pepate a piacere.
Proseguite la cottura per circa quindici minuti avendo cura di assaggiare di tanto in tanto per valutarne
meglio il grado di cottura.
DOLCI
Schiacciata alla fiorentina
Ingredienti per 4 persone
2 uova
200 gr. zucchero
200 gr. farina
3 cucchiai di olio extravergine
1 Arancia
1 cucchiaio di liquore dolce
1 bustina di lievito per dolci
1 bicchiere di latte
un pizzico di sale
zucchero a velo
Sbattere i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Unire la farina, il
latte, lolio doliva, il succo di unarancia e la buccia grattugiata, il sale, il liquore ed infine il lievito.
Amalgamare bene tutti gli ingredienti e, quando limpasto risulterà morbido e liscio, incorporare,
mescolando delicatamente dal basso verso lalto, le 2 chiare montate a neve ben ferma. versare
limpasto ottenuto in una teglia rettangolare dalluminio. Mettere in forno alla temperatura di 180°c
per
circa 30 minuti.
Quando il dolce si sarà raffreddato spolverare con zucchero a velo.
Una variante prevede anche la possibilità di farcire linterno della schiacciata con panna montata o
crema chantilly.
Cantucci di prato
Ingredienti per 8 persone
3 uova
3 tuorli
200 gr. Di mandorle
½ bicchiere di latte
400 gr. Farina
250 gr. Zucchero
1 bustina di lievito per dolci
Lavorare 2 uova e 3 tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Unire poi,
un po per volta la farina, il sale, il latte e il lievito lavorando per ottenere un impasto liscio. Quando
sarà tutto ben amalgamato, unire le mandorle cercando di distribuirle bene nellimpasto che deve
risultare di consistenza piuttosto molle ed appiccicosa.
In una teglia da forno, ottima la leccarda, stendere un foglio di carta da forno. Formare con limpasto
dei filoncini larghi circa 3 dita, adagiarli sulla teglia, spennellarli con luovo rimasto leggermente
sbattuto e infornare a forno caldo 150 gradi per circa 30 minuti.
Sfornare i filoncini e, con un coltello ben affilato, tagliarli in obliquo; i cantuci devono avere uno
spessore di un paio di centimetri. Rimettere i cantucci in forno e lasciarli cuocere per altri 15 minuti in
modo da farli asciugare.
Con questi mitici dolcetti non può assolutamente mancare una bottiglia di ottimo vinsanto!
Cultura
Ricordo di Giuseppe Garibaldi nel duecentesimo anniversario della nascita
di Antonino Cucinotta
Cade questanno il duecentesimo anniversario della nascita di Giuseppe Garibaldi, valoroso
protagonista del Risorgimento italiano e artefice non secondario dellUnità dItalia.
Il suo pensiero rifuggiva da ideologie più o meno segrete e affrontava sempre con coraggio i pericoli a
cui lideale patriottico lo esponeva.
Con Mazzini voleva lindipendenza e la libertà del popolo italiano; voleva labbattimento dei tiranni,
degli oppressori e il risorgere degli oppressi a vita nuova e libera.
Riconobbe al Mazzini il merito di averlo avviato a questi alti ideali ma dissentì dallaspetto dottrinario
e dal metodo di conduzione delle azioni rivoluzionarie. Non fu mai un dinamitardo, un terrorista,
come si direbbe oggi, ma affrontò sempre il nemico a viso aperto.
Fu repubblicano, ma riconobbe la legittimità della monarchia quando i fatti dItalia lo richiesero; era
anticlericale e il suo sogno era labbattimento del Potere Temporale dei Papi, ma sarebbe stato
disposto a combattere con il Papa Pio IX se questi avesse inalberato la bandiera dellindipendenza,
della libertà e dellUnità dItalia. Fu questo il principio che lo tenne al di sopra delle ideologie
particolari, delle fazioni e delle sette segrete. Richiamato dalla guerra del Piemonte allAustria e dai
sommovimenti che la seguirono nel Lombardo Veneto, in forza dellideale patriottico egli tornò in
Italia nel 1848 dal Sud America dove per quattordici anni aveva combattuto per la libertà e
lindipendenza dellUruguay dallimpero del Brasile. Offrì il suo braccio a Carlo Alberto che però lo
rifiutò. Si recò allora a Roma dove, allontanatosi il Papa per paura di tumulti, Mazzini - che vi era
accorso - aveva proclamato la repubblica romana. Qui rifulse il genio militare di Garibaldi, il quale
mise in fuga i soldati napoletani del re Ferdinando IV di Borbone e tenne testa alle soverchianti forze
francesi, inviate per riportare il Papa al potere.
Lasciata Roma, indomito, tentò di eludere la flotta austriaca nellAdriatico per raggiungere Venezia
che ancora resisteva allassedio del nemico austriaco. Ma il tentativo fallì e nella pineta di Ravenna gli
morì la moglie Anita che dal Brasile lo aveva seguito in Italia per combattere al suo fianco.
Un umile sacerdote, don Giovanni Verità, coraggiosamente lo accolse in casa sua e lo aiutò ad eludere
i nemici sguinzagliati alla sua cattura.
Negli anni che seguirono, il Cavour, primo ministro del governo sardo, da abile diplomatico,
preparava militarmente il Piemonte per provocare lAustria e farsi dichiarare guerra che in questo caso
sarebbe stata difensiva, per cui in base ai patti di Plombières, Napoleone III, imperatore dei francesi,
sarebbe venuto in aiuto del Piemonte. Per loccasione, Garibaldi fu invitato dallo stesso Cavour e dal
re Vittorio Emanuele II ad impegnarsi allarruolamento dei volontari che, irresistibilmente attratti dal
suo fascino personale, accorsero a migliaia. Nella guerra, sebbene in sottordine, fu assai notevole il
suo contributo alla vittoria con la liberazione delle città di Como, Varese, Sanfermo.
Ma Garibaldi scrisse la sua pagina più radiosa del Risorgimento italiano con la spedizione dei Mille,
unimpresa che sa di leggenda se è vero, come è vero, che egli con poco più di mille volontari (le
cosiddette camicie rosse), tutti votati alla morte per realizzare lUnità dItalia, riuscì a sconfiggere
lesercito borbonico ed abbattere la monarchia che dominava nel Regno delle due Sicilie.
Si può certamente dire che la spedizione dei Mille fu unimpresa temeraria, nella quale però, Garibaldi
fortemente credeva, sprezzando i pericoli che limpresa presentava. La sua perizia militare, una certa
favorevole congiuntura politica internazionale ed anche un pizzico di fortuna consentirono ai
garibaldini di sbarcare e attestarsi il 12/05/1860 a Marsala, in Sicilia, da dove si iniziò la guerra per la
liberazione dellIsola. I picciotti siciliani, accorsi numerosi, ingrossarono le file garibaldine e tutti
scrissero pagine di straordinario coraggio versando anche il loro sangue nella battaglia di Calatafimi.
A Nino Bixio (il secondo dei Mille, come fu chiamato) che, vista lasprezza del combattimento,
dubitava della vittoria, Garibaldi, slanciandosi allattacco, non esitò a rispondere Nino qui si fa
lItalia o si muore.
Calatafimi fu la prima splendida vittoria, seguita dalloccupazione di Palermo con una intelligente
mossa strategica e dalla vittoria di Milazzo con cui si completò la cacciata dei Borboni dalla Sicilia.
La marcia verso Napoli fu una marcia trionfale di Garibaldi osannato dalle popolazioni calabresi.
Raggiunta la città partenopea, egli avrebbe voluto continuare la marcia fino a Roma per abbattere il
Potere Temporale dei Papi. A questo piano, però si oppose Napoleone III, per cui il Cavour, per
evitare guai maggiori, indusse il re Vittorio Emanuele II ad intervenire nellItalia meridionale a capo
dellesercito piemontese per fermare lavanzata dei garibaldini.
A Teano, un paesino della Campania, il re e Garibaldi si incontrarono. Si temeva che, invece di un
incontro, si sarebbe potuto avere uno scontro fra garibaldini e soldati piemontesi, i quali
evidentemente non conoscevano la magnanimità di Garibaldi, verso il quale continuarono sempre ad
assumere un atteggiamento sprezzante e diffidente.
Garibaldi non aveva mai avuto ambizioni personali di potere e aveva sempre avuto particolarmente a
cuore la libertà, lindipendenza e lUnità dItalia. A Teano, dimostrò tale grandezza danimo salutando
Vittorio Emanuele II come Re dItalia.
Egli non volle per sé nessuna ricompensa né titoli, né altri onori e onorificenze, unico esempio
luminoso di modestia e di altezza spirituale e morale, avrebbe voluto soltanto che i suoi valorosi
volontari venissero inquadrati come regolari nellesercito piemontese. Ma anche questo desiderio,
seppure legittimo a riconoscimento del rischio di vita di quegli uomini che avevano conquistato un
regno, non fu esaudito per la grettezza della nomenclatura militare piemontese.
Amareggiato per questo rifiuto, Garibaldi, esaurito il suo compito, novello Cincinnato, si ritirò
nellisola di Caprera portando con sé soltanto un sacco di fagioli e di semente.
Giuseppe Garibaldi, lEroe dei Due Mondi, mantiene ancora oggi il prestigio e il fascino che sempre
esercitò su chi volle seguirlo nelle sue imprese. Le diverse valutazioni e interpretazioni del
Risorgimento italiano, non sempre positive e benevole, non hanno minimamente intaccato la fama e il
prestigio di questo protagonista che per tutta la vita mise tutto se stesso al servizio disinteressato della
causa italiana. Giustamente, le sue leggendarie imprese gli hanno assicurato un posto duraturo nella
storia, anche se non ambì mai a conquistare e sottomettere popoli ma, al contrario, si propose e
combatté per la liberazione dei popoli oppressi da tiranni prepotenti.
Va rilevato che non si tirò mai indietro di fronte ai rischi e fu sempre luminoso esempio di coraggio, di
bontà, di comprensione e di amore verso lumanità tutta.
La sua magnanimità rifulse infine quando nel 1871 accorse in aiuto della repubblica francese invasa
dai prussiani i quali, a Digione, subirono ad opera sua lunica sconfitta di quella guerra.
Io mi auguro che ancora oggi i cittadini italiani e soprattutto gli uomini politici, possano attingere da
questo eroe i sentimenti di puro patriottismo, di disinteresse, di amore e di solidarietà verso i più
deboli e i più bisognosi.
Istruzione
Maestri, missionari e lavoro per i ragazzi dei quartieri a rischio
di Antonino Cucinotta
Quotidianamente siamo angosciati e preoccupati per le notizie di cronaca nera che ci giungono
attraverso i mezzi di comunicazione di massa dalle diverse città del nostro bel paese.
Le cronache sono piene di morti ammazzati, di feriti, di sparatorie e accoltellamenti anche in pieno
traffico, di stupri, di insicurezza dei cittadini sia dentro che fuori le mura domestiche, di attentati e di
bambini a rischio spesso anche nellambito familiare.
Tutto questo ci dà limpressione di vivere in un paese di rediviva barbarie. In un paese che ha smarrito
i valori che caratterizzano la civiltà e la nostra storia. Viviamo in una società in parte corrotta, a volte
coinvolgente anche ambienti e personaggi insospettati e insospettabili. Dominano i soprusi, le
intimidazioni e malefatte ignobili nei confronti di tanti onesti cittadini da parte di redivivi bravi al
servizio di organizzazioni malavitose.
Assistiamo ad un progressivo allentamento dei vincoli familiari con genitori che non seguono, come
dovrebbero, la crescita educativa dei propri figli sia perché spesso impegnati nel lavoro e sia anche per
le nuove condizioni strutturali delle famiglie. Pertanto i figli sfuggono più facilmente, ancora fanciulli,
allautorità genitoriale con prevedibili conseguenze sociali indesiderabili.
Vi sono piaghe sociali, come la droga e lalcolismo, che esercitano forte attrazione sui giovani che vi
si impelagano rovinosamente, il più delle volte, senza via duscita. Ciò li spinge spesso verso la
delinquenza per procurarsi il denaro e soddisfare questi loro bisogni. Non sono pochi i giovani della
società contemporanea che perseguono il profitto facile e immediato e poiché non è agevole
raggiungere tale obiettivo lavorando onestamente, ecco che essi sono spinti a seguire percorsi
pericolosi e devianti.
Quando poi si verificano fatti delittuosi particolarmente eclatanti che turbano la coscienza dei
cittadini, allora si invocano rimedi per riportare la tranquillità, come ad esempio con più intensi
interventi della polizia.
Certo, una maggiore vigilanza può ottenere risultati positivi anche se parziali e temporanei, non potrà,
però, mai eliminare in toto la malevolenza umana.
E allora, pur lasciando che le Forze dellOrdine svolgano al meglio il loro dovere, per ottenere risultati
più proficui e più duraturi, ritengo necessario che si svolga opera di prevenzione più che di
repressione.
Sarebbe, cioè, meglio intervenire precocemente, quando la mente dei bambini è ancora assorbente
capace di acquisire sani principi da seguire nella crescita spirituale, morale e intellettuale. Bisogna
suscitare nei bambini, il rifiuto della violenza, del sopruso, del bullismo e del male nella sua variegata
complessità.
Bisogna suscitare, se non lamore, almeno il rispetto dei nostri simili, il desiderio di vivere
pacificamente e collaborare per una sempre migliore conduzione della nostra vita.
In particolare ritengo che questo dovrebbe essere compito precipuo dei genitori che dovrebbero
sobbarcarsi di buon grado allimpegno che leducazione dei figli comporta.
Naturalmente esistono le disuguaglianze sociali che incidono sulla crescita e sulla formazione dei
ragazzi. Cè infatti chi nasce in una villa e chi in una baracca con un unico vano utilizzato per tutti gli
usi. Non può quindi stupire che bambini provenienti da ambienti moralmente, intellettualmente e
socialmente degradati siano costretti a vivere nella strada, con tutti gli inconvenienti e i pericoli che la
strada comporta. Spesso sono elementi disadattati, analfabeti, violenti, trasgressivi, pronti ad
aggregarsi anche alle compagnie più malevoli. Non può quindi sfuggire a nessuno che lavvenire di
questi ragazzi non possa non essere costituito da deviazioni pericolose, che il più delle volte li portano
alla droga come spacciatori o consumatori, alla delinquenza comune e quindi al carcere come sbocco
più probabile.
Lattività preventiva può portare allannullamento del male solo eliminando la causa che lo determina
e ciò si può ottenere solo con interventi mirati ad un miglioramento delle condizioni ambientali,
sociali, culturali.
A questo fine, appare fondamentale lopera non solo dei genitori, ma anche della scuola, per istruire
ed educare al meglio, favorendo una crescita lineare dei giovani che trovi il suo giusto e salutare
compimento nello sbocco lavorativo.
Bisogna intervenire negli ambienti malsani e degradati, nei quartieri a rischio, istituendo scuole
efficienti con dirigenti e insegnanti fortemente motivati, animati da spirito di partecipazione tale da
conquistarsi laffetto e la fiducia degli allievi e la stima dei genitori per incidere positivamente sulla
maturazione e sul comportamento sociale e morale dei ragazzi. Una scuola aperta, comprensiva, non
repressiva in cui i ragazzi possano trovarsi a loro pieno agio, lieti anche di potervi trascorrere buona
parte della loro giornata; una scuola non autoritaria, ma autorevole, che fornisca cultura formativa e
non nozionistica; una scuola che richieda la collaborazione fattiva dei genitori, senza cui ogni
impegno degli insegnanti viene vanificato.
Per meglio salvaguardare i ragazzi, bisogna evitare che essi vivano nella strada abbandonati a se stessi
durante le ore extrascolastiche. A questo fine, sarà necessaria la creazione di oratori, di cinema
parrocchiali, di associazioni sportive, di biblioteche e di organizzazioni sociali e ricreative,
impegnando in questopera preferibilmente uomini di Chiesa e volontari laici che svolgano lattività
con spirito missionario.
Sbocco naturale di questopera meritoria riguardante la crescita educativa e formativa dei ragazzi è il
loro inserimento nellattività lavorativa con cui conseguano la tranquillità e lautonomia economica
per poter soddisfare tutti i loro bisogni esistenziali.
Mancando lo sbocco lavorativo, sarà forte per i giovani la tentazione di imboccare strade pericolose e
spesso senza via di ritorno.
Pertanto, appare necessario limpegno delle organizzazioni statali e sindacali per creare posti di lavoro
che possano assorbire proficuamente le giovani forze lavorative.
Musica
di Luisa Bartolucci
Anche il 2007 si candida ad essere uno degli anni più
intensi della affollata vita di Enrico Ruggeri. Il
poliedrico cantautore giunto alla seconda edizione della
trasmissione televisiva "Il bivio" seguita ad esplorare le
sue differenti potenzialità comunicative. Ma la televisione
non è tutto, Enrico sta per dare alle stampe il suo sesto
libro che egli considera un lavoro impegnativo ma ben
riuscito. Lo abbiamo raggiunto al telefono e con lui abbiamo
realizzato un'intervista a tutto tondo che vi proponiamo.
D. - Enrico Ruggeri, dai Decibel sino a "Cuore muscoli e
cervello" ha compiuto un'incredibile evoluzione con qualche
ritorno verso il passato... Cosa può dire in merito?
R. - Quando si scrivono delle canzoni si cerca sempre di
guardare all'interno delle proprie potenzialità, si tenta di
raccontare storie sempre diverse o di raccontare la stessa
storia servendosi di linguaggi diversi. Credo di essere al
centro di un percorso che, per fortuna è stato piuttosto
lungo.
D. - Con i Decibel vi è stato un tentativo di fare musica
di rottura rispetto a quello che era il panorama italiano del
tempo...
R. - Beh sì, quando sono usciti i Decibel essi erano
veramente quanto di più diverso potesse esistere rispetto a
quello che si ascoltava in Italia in quegli anni; i gruppi
da noi in quegli anni erano molto romantici, nati per piacere
alle ragazzine, si chiamavano, per chi se li ricorda, La
Bottega dell'Arte, Collage. Noi ascoltavamo, probabilmente,
musica totalmente diversa ci piacevano cose differenti,
venivamo dai viaggi a Londra che si facevano per andare a
sentire i concerti, per cui portammo in Italia una musica che
il nostro paese non conosceva.
D. - Fu un'azione molto coraggiosa partecipare a Sanremo
con un pezzo quale "Contessa"...
R. - Beh sì. "Contessa" era una canzone molto diversa
dalle cose che si ascoltavano in quegli anni, però fu tutto
sommato una scelta felice, giacché il pezzo andò molto bene e
da quel Festival di Sanremo dell'ottanta è partito un po'
tutto.
D. - Qualcuno si è stupito nel vederla dedicarsi in
seguito alla scrittura di canzoni molto intimiste, mentre
in realtà sappiamo che molti gruppi rock hanno tra il loro
repertorio le cosiddette ballate...
R. - Il punk fu una grande sferzata, però era un tipo di
musica che non prevedeva grandi evoluzioni, si basava tutta
su pochi accordi maggiori e basta. Bisogna anche tener conto
del fatto che ad esempio in Inghilterra Sting è nato come
cantante e bassista di un gruppo Punk, così come Elvis
Costello,. Quelli più curiosi hanno poi fatto altre cose
partendo da lì.
D. - Quali sono i gruppi che predilige?
R. - I miei preferiti erano gli Stranglers, i Clash hanno
dato tantissimo, i Sex Pistols che furono un po' il
detonatore... Ma gli Stranglers erano quelli che mi
piacevano di più.
D. - Perché l'Italia è rimasta sempre indietro sotto
questo aspetto?
R. - L'Italia è sempre in bilico tra le radici della sua
musica molto melodica e la voglia di Europa. E' forse
giusto che sia così: sposa determinate correnti ma mai
fino in fondo.
D. - Che cosa è per lei l'ispirazione? Come nasce?
R. - Ma, l'ispirazione è l'osservazione, l'osservazione di
se stessi, di quello che succede; è un percorso
abbastanza misterioso.
D. - Lei ha composto numerose canzoni per altri suoi
colleghi, i quali le hanno portate al successo, basti
pensare a "Quello che le donne non dicono" interpretata da
Fiorella Mannoia, ma potremmo citarne tante e tante altre.
Cosa induce un cantautore a donare una propria canzone ad
un altro interprete?
R. - Non so negli altri casi; per quanto riguarda me è
portato dai casi della vita: amicizie che nascono,
affinità, quindi la decisione di far musica assieme. Non
sono mai stato quello che programmava una cosa magari
chiamando un collega, dicendogli guarda, ho scritto una
canzone che puoi cantare solo tu, non ho mai usato questi
trucchi del mestiere che venivano utilizzati una volta...
io scrivo per il piacere di scrivere, poi le mie canzoni
prendono anche direzioni determinate dal caso...
D. - In seguito con l'album "L'isola dei tesori" lei si è
riappropriato di alcune di queste canzoni...
R. - Sì, sì. Beh, quello lo facevo già da tempo in
concerto, per cui come dire, ho fatto sentire alla gente
come le avevo scritte ecco.
D. - Lei ha davvero collaborato con le personalità più
disparate, anche con Elio e le storie tese...
R. - Proprio per quanto dicevo prima, per il caso si può
diventare amico anche di persone che tra di loro
probabilmente non diventerebbero amiche; penso ad Elio,
Tozzi, la Mannoia, Morandi, Mina, Locasciulli sono, queste,
persone molto lontane tra di loro.
D. - Parlando di donne, di donne ha scritto molto; ma che
opinione ne ha?
R. - Oh mamma! Beh è un'opinione che è cambiata nel corso
degli anni, perchè la donna ha un effetto abbastanza
dirompente sull'uomo su di me in particolare. Basta
vedere le mie canzoni, all'inizio emergono indubbiamente
molti conflitti irrisolti e poi, piano piano, la voglia di
capirle, di conoscerle meglio.
D. - E cosa non dicono le donne?
R. - Cos'è che non dicono gli esseri umani! In realtà vi
sono tante cose che uno non riesce a comunicare all'altro,
a chi gli sta vicino, per cui sono quelle che potremmo
catalogare come difficoltà del vivere.
D. - Lei è uno dei pochi cantanti ad aver scelto anche
delle attività parallele, quella di scrittore, di racconti
e poesie, insieme a quella di conduttore di programmi
televisivi, attività nel corso della quale si confronta
con il video in altra veste. Come nascono queste diverse
esperienze?
R.- Queste sono un po' le diverse facce di una stessa
medaglia, in realtà il mio mestiere è quello di ascoltare
storie per poi raccontarle rendendole più poetiche o
maggiormente spettacolari. Questo lo ho fatto
principalmente scrivendo canzoni ma anche scrivendo libri e
facendo adesso anche il conduttore televisivo. Però il
principio è lo stesso: portare agli altri delle cose che
hanno emozionato me. Per cui è stato un passaggio
abbastanza naturale, credevo che fosse più difficile.
D. - Quando si confronta con la scrittura di un racconto
come avviene il parto?
R. - Come tutti gli altri parti, misteriosamente. Io mi
metto lì a giocherellare con un foglio bianco, ad un certo
punto inizio a scrivere qualcosa, o prendo la chitarra, o
mi alzo e vado al pianoforte, quindi avvengono tutti
abbastanza nello stesso modo.
D. - Il suo scrittore preferito?
R. - Direi Simenon, sarà perchè è quello di cui ho letto
di più, ma proprio perchè egli è un insieme di poesia, di
sintesi, è molto moderno.
D. - Il suo poeta preferito?
R. - Ma debbo dire che io la poesia non è che la conosca
particolarmente, se proprio debbo scegliere un poeta direi
Giacomo Leopardi.
D. - Per il pessimismo?
R. - No, semplicemente per l'acume e per la perfezione
tecnica. Per me la poesia, sarà per una mia
deformazione professionale deve essere in rima, deve
contenere una struttura, deve avere in sé la musicalità
della parola, altrimenti è troppo facile.
D.- E' diverso scrivere una poesia dal comporre una
canzone?
R.- Sì, comporre una canzone è in assoluto la forma dello
scrivere più difficile, per il semplice motivo che devi
tener conto di una serie di fattori enorme..
D.- Lei è anche sportivo, notoriamente tifoso dell'Inter.
Come nascono queste passioni calcistiche?
R. - Ma nascono dall'infanzia; mio padre era interista e
quindi nascono non so neanch'io come, così come mio figlio
non sa neanche lui perchè sia anch'egli interista... Sono
quelle cose che poi ti accompagnano per tutta la vita ed
in un certo senso tengono vivo il bambino che hai dentro.
D. - L'Inter si sta avviando a vincere un altro scudetto,
forse questo è un campionato che non soddisfa pienamente,
per la scarsa competitività di altre squadre; lei cosa ne
pensa?
R.- Sì, però è anche vero che tutti dicono che è un
campionato facile, però le altre stanno tanti punti sotto.
Dunque pur essendo un campionato così facile le altre sono
distanziate di almeno 15 20 punti dall'Inter. E' un
campionato frutto di quanto accaduto negli anni
precedenti, però è anche vero che non è facile vincere
tanto comunque.
D. - Cosa pensa di Roberto Mancini?
R. - E' il primo allenatore che è riuscito a coniugare
risultati e giuoco ed è il primo allenatore che è riuscito
a far stare sereno uno spogliatoio come quello dell'Inter,
cosa che negli ultimi quarant'anni non era riuscito a
nessuno.
D. - Sta ancora collaborando con "Controcampo"?
R. - Sì, mi diverto, dopo aver visto la partita a buttar
giù due righe.
D. - Che pensano i tifosi dell'Inter di questa sua
collaborazione?
R.- La trovano divertente. Io stesso cerco di non
prendermi troppo sul serio. Il calcio è un argomento sul
quale la gente non ama scherzare, però un po' di ironia,
quando si riesce sarebbe auspicabile.
D. - Cosa pensa degli ultimi eventi che hanno colpito il
calcio, mi riferisco alla chiusura di alcuni stadi...
R. - Ma io sono nato in un periodo in cui queste cose...
io andavo al liceo negli anni settanta e quindi io credo
che vi siano delle frange di disagio che hanno bisogno di
mettersi sotto una bandiera; negli anni settanta erano
altre adesso sono queste. Così come negli anni settanta
vi erano quelli che rompevano le teste ma non avevano
nulla a che vedere con Che Guevara, quelli che oggi
rompono le teste non hanno niente a che vedere con il
calcio e con il tifo.
D. - Ritiene che il Governo sia stato abbastanza
tempestivo nell'intervenire?
R. - Il nostro Governo, qualunque esso sia, è sempre... fa
le leggi, poi tanto vi sono le scappatoie si esce... il
problema dell'Italia è che ognuno fa un po' come gli
pare, quindi alla fine dopo la prima Domenica si gioca
anche con la gente, a porte semichiuse, poi socchiuse,
adesso è tornato tutto come prima.
D.- La sua appartenenza alla Nazionale Cantanti quanto
tempo le prende e come la vive?
R. - Adesso io sono il Presidente dell'associazione, da
circa un annetto. E' un impegno che affronto volentieri,
intanto perchè mi dà la possibilità di fare qualcosa, di
rendermi utile, di mettere la mia fortuna a vantaggio di
altri. In questo momento riusciamo a portare le famiglie
agli stadi, giacché noi siamo l'unica realtà
tranquillizzante all'interno del calcio.
D. - L'incontro con Andrea Mirò musicalmente cosa ha
cambiato in lei?
R. - Beh, intanto il suo grande talento la sua grande
ispirazione e la sua grande tecnica mi hanno sorpreso da
subito; lei mi ha dato anche dei codici, nel senso che io
a volte scrivevo delle cose e non sapevo neanche perchè lo
facevo. Mentre lei, che proviene dalla musica studiata è
in grado di codificare, di scrivere una musica senza
avere uno strumento davanti è sicuramente una musicista
nel vero senso della parola...
D. - Tornando al "Bivio" quale storia l'ha colpita
maggiormente e come si rapporta con tutte queste vicende
e con i loro protagonisti?
R. - E' difficile sceglierne una, sono tutte veramente di
grande intensità e di grande emozione; mi rapporto
innanzitutto con curiosità, sperando sempre che la
curiosità mantenga inalterato il rispetto, perchè poi
l'ospite merita rispetto; vi è sempre un misto di
impertinenza e la voglia di tutelare chi ha deciso di
venire da me a raccontare una storia.
D. - Cosa l'ha attratta maggiormente nel corso di queste
puntate? Cosa l'ha colpita?
R. - Mi ha colpito il fatto che il vero mistero del mondo
è quello che vediamo e non quello che non si vede, perchè
poi la gente ha un sacco di storie incredibili da
raccontare.
D. - Lei si è dedicato anche alla scrittura di colonne
sonore. Che rapporto ha con il cinema?
R. - Non mi piace molto il luogo cinema, mi piace guardare
i film a casa francamente. Al cinema non ci si può alzare,
non si può fumare, è un luogo restrittivo. Mi piace però
guardare i film.
D. - Si confronterà ancora in futuro con la scrittura di
colonne sonore?
R. - Me lo auguro, spero che accadrà , è una cosa molto
stimolante.
D. - Le è mai capitato di incontrare dei non vedenti?
R. - Beh sì, nel 1987 feci una tournè successiva alla
vittoria di "Si può dare di più" con una grande orchestra
e scelsi di essere accompagnato da un allora giovanissimo
cantautore che si chiama Aleandro Baldi, con il quale ho
vissuto tre o quattro mesi. Stare in tournè vuol dire vivere
a stretto contatto.
D. - E' cambiata in quel periodo la sua idea della cecità?
R. - Beh, io non sono uno che ha preconcetti , ma
indubbiamente Aleandro è uno che ti stupisce, che ti
spiazza, perchè è una persona iperattiva, è molto ironico,
con un non vedente capita spesso di dire frasi quali
ci vediamo dopo ecc. e lui era il primo a ridere ed a
prendermi in giro dicendo, ad esempio "Sì magari"!
Aleandro era un tipo molto spiritoso e naturalmente
vivere a contatto con un non vedente ti fa capire una cosa
che sai già, ma che è bello verificare, il fatto di quanto
siano sviluppati gli altri sensi e quindi Aleandro è uno
che entra in un posto e sa dirti, che la stanza è bella, è
grande, ha un udito così fine che riesce a misurare le
cose con le orecchie. Una serie di cose che già immaginavo,
con lui le ho vissute toccandole con mano.
D. - Vi è una canzone che avrebbe voluto scrivere?
R. - Per la verità sono molto contento di quelle che ho
scritto, però dovendo scegliere forse "Il cuoco di Salò" o
"La valigia dell'attore" di Francesco De Gregori.
D. - La canzone che considera più brutta in assoluto?
R.- Non si dice, debbo dire che accendendo la radio vi è
solo l'imbarazzo della scelta.
D. - Per concludere vuole inviare un messaggio, od un
saluto particolare ai nostri lettori?
R. - Un abbraccio ed un a presto, poiché io ad Aprile
ricomincio a far concerti.
Racconti e poesie
di Renzo Coletti
Una definizione del Sufismo, può essere Odore? Può il linguaggio essere fissato in un
istante come visualizzato da un microscopio? La corsa del pensiero può divenire linguaggio
senza una perdita di significato udibile o leggibile? Luomo sembra essere condannato da un
principio dindeterminazione, vedi Eisemberg, in tutte le sue aspirazioni. Larte può superare
questo limite? Il messaggio che da essa ne deriva può essere assimilato? Come? Una poesia
nasce pensata? Può essere pensata? La mia risposta personale è no! Si può scrivere una sola
parola su un foglio e osservare che senzazione ti cresce dentro e si trasforma in pensiero e il
pensiero cerca la parola successiva della parola scritta, poi la mano o le dita cominciano il loro
movimento in questo spazio tra pensiero e linguaggio, la emotività cresce e il pensiero ora è
anima. Quali altri strumenti possediamo per una materializzazione del pensiero oltre il
linguaggio? Un pittore come crea o può creare la sua opera? Come fissare sulla tela
quellimmagine che gli rode dentro e vuole uscire e creare il quadro? Come il quadro può
essere fotografia o la fotografia quadro? Ancora una volta lo spazio tra pensiero e linguaggio
trova una nuova espressione e una nuova forma che è pennello e colore che si concretizzano in
immagine su tela. Forse un quadro è una serie quasi infinita di fotografie. Istanti fissati in una
successione inconscia di gesti che la mano utilizza per creare una forma? Quanta anima può
contenere un quadro? Ora vediamo la scultura come può inserirsi nello stesso spazio.
Limmagine è ora forma che deve essere plasmata. Luomo si è evoluto grazie al contributo
idispensabile del pollice verso. Testa mano e lingua. Quale volotà può superare la decisione di
creare da un blocco di marmo una figura umana? Quale calore si può opporre alla freddezza o
al gelo del marmo? Ecco la tomba che diventa vita! La figura umana creata porta con se il
calore della mano che lha creata, nel suo modo stesso di essere. Ora passiamo alla Musica.
Quale differenza corre tra un rumore e un suono eed un suono come diventa musica? In questo
ricercare dello spazio che potremmo definire alla ricerca dellAnima, rumore,suono,musica,
si può anche trovare una spiegazione possibile alla Creazione? Direi proprio di sì. Dal caos, o
dal brodo primordiale, si giunge alla forma che può essere definita suono, e dal suono si può
giungere alla Musica che può essere definita? Volontà? Da una posizione statica ad un
movimento, cosa può esserci se non una volontà? Quale volontà si cela in una materia che si
trasforma in vita? Chi suona la Musica? La musica non ha una forma ne una materia, è
vibrazione che diventa armonia. Entra in noi e ci trasforma, senza contenuto proteico o
liquido, né gassoso. Andare oltre esula dalle mie intenzioni. Non sarei soddisfatto di quanto
sopra detto, se non cercassi ancora e ancora una volta mi priettassi o non tentassi di
proiettarmi oltre. Unarte forse troppo trascurata se intesa come arte, è credo lodore che può
diventare profumo e ritornare odore in un ciclo infinito di stimolo risposta, o meglio in un
tentativo di perfezione in un susseguirsi di errori. Chi non ha provato la senzazione di un
ritorno allinfanzia attraverso un odore o un profumo? Lodore di una stufa che riscalda o
lodore della nostra cartella con i libri, o lodore del corpo di nostra madre o di nostra nonna?
Il profumo del sigaro del nonno o dei fiori del giardino o del pane appena sfornato? Preferite il
dolce della zia?
Un fondista di nuoto, dopo ore di nuotata raggiunge uno stato di incoscienza e mantiene il
contatto con il mondo che lo circonda, che è il mare e la barca che lo segue, attraverso il naso
e le sensazioni che gli portano. Quali occhi sono capaci di tanto? Ora torniamo allarte. Il
giardinaggio può essere arte? Certamente sì, ma ora soffermiamoci solo sul profumo dei fiori e
immaginiamo un percorso circolare attraverso svariati profumi. Al ritorno nel punto di
partenza, saremo ciò che eravamo prima di fare il giro?Io dico di no! Certo il colore dei nostri
occhi non sarà variato come quello dei nostri capelli, ma qualcosa nel nostro sguardo
certamente sì. Momentaneamente? Quando respiravamo lodore della legna che ardeva nella
stufa o quello del profumo della torta della zia ecc ne eravamo veramente coscienti o
semplicemetne ne apprezzavamo o disprezzavamo il risultato? Forse, ma con quegli odori noi
ora riviviamo le emozioni che ci hanno cresciuto e plasmato. Ora immaginiamo un nuovo
percorso, e attraversiamo un altro cerchio in un altro giardino, ove in sottofondo degli
autoparlanti diffondano una musica e aggiungiamo alcune statue di diverso soggetto sediamoci
su una panchina e leggiamo una poesia. Tormando al punto di partenza saremo ancora gli
stessi? No!Cosa sarà cambiato rispetto alla volta precedente? Ecco che ora sto lanciandomi nel
mare dello sconosciuto e dellimmaginario. In realtà, nel primo percorso, già esisteva una
musica e delle sculture e anche una poesia. Semplicemente non ve lavevo fatto notare. La
musica era la natura con il suo canto degli uccelli, il frusciare delle foglie, lo zamiillare di una
fontana, labbaiare lontano di un cane, e forse il guizzare di un pesce in un laghetto con cigni e
pesci colorati, . quale quadro può essere così espressivo? Quale statua può egualiare una pianta
o unaqualsiasi forma di vita? Larte è appunto listante, il qui ora che si trasforma in quadro
statua e musica. Lessere nel divenire. Ma torniamo al secondo percorso. Cosa può essere
accaduto? La musica le statue e la poesia, hanno oscurato i suoni e le forme e i profumi del
primo percorso? Esiste uno stato alterato di coscienza che si può definire sovraccarico
sensoriale. Cosa succede in questo stato? Un novo senso entra in gioco e una sensibilità e una
ricettività che può essere definita un messaggio subliminale, ci penetra e ci coinvolge al di
sopra e nel più profondo meandro dellAnima. Chi lancia questo messaggio che ci giunge così
celato e impalpabile eppure così profondo? Come dicevo allinizio, il Sufismo può essere un
odore, proprio per la sua ricerca e la sua successione di sensazioni che si compenetrano e si
fissano in noi come le diverse forme dellarte che ci raggiungono e ci conducono alle vette più
elevate della coscienza. Quellodore che ci resta dentro e si trasforma in messaggio profondo
che forse una danza di Derviscio ritrova nel suo girare su un centro del cerchio che ha
sperimentato.
Posso o voglio fermarmi qui? Qualcosa mi dice che ancora posso inoltrarmi.
Un corpo di donna mi appare e una parte di me si unisce al suo respiro. Desiderio e passione
frugano le mie sorgenti di vita. Onde di piacere e sussurri mi vibrano dentro come corde di
violino, mani avide si tendono ed accarezzano un corpo quasi simili a strumenti di scultore.
Bocche si congiungono e rspirano insieme avide di emozioni. Odori si trasformano in piacere,
Movimenti sono danza dello spirito che si ritrova. Un corpo si apre ad un altro, una nuova
profondità si riempe del seme che sarà pianta e frutto. Un grido di piacere diventa preghiera,
un sospiro è gioia e paace. Il sorriso ora non ha più difese, Ora due corpi si conoscono meglio,
due anime si socchiudono al nuovo sentimento. Quante volte ancora si riuniranno quei corpi
ora sazi per saziarsi ancora e di più? Linsaziabilità di un attimo li atende, Una Fede diventa
Amore.
Riflessioni e critiche
di Donato Rossi
In finis velocior,rammemorava pure l enigmatica Monaca di Dresda.
La nuova entente cordiale offertasi or ora fra Ratzinger e Kissinger, prelude mi pare a un ulteriore e
rapida sintesi storica,essenza del cosiddetto nuovo ordine mondiale,la quale allora,diffondendo
congiuntamente sui popoli un ombra di due mani severamente atrofizzate dal dogmatismo(
liberista,da un lato; dall altro curiale)potrebbe cancellare indefinitamente( sara interessante coglierne
i frutti dall immediato,loro nuovo laboratorio cubano) sino i valori intrinseci di base a ogni sviluppo
umano ulteriore, oltre lo scacco attuale, sul globo: scacco dato dal volgere, specie, delle nuove erranze
umane e raziali (those new earth shakers).
Per noi Europei, questo specificum, questa base, è la personalità storica, dunque lunità animica e
geopolitica, del mondo mediterraneo (cristiano e non cristiano); e tramite la Slavia cattolica (Varsavia
e Praga) lunità animica continentale occidentale con la Slavia ortodossa.
Se non erro, una verifica del presente modus operandi fra quegli accennati compari globali, la
darebbe proprio la recentissima, ufficiale opposizione curiale allingresso della Turchia musulmana in
Europa: opzione negativa singolarmente conforme al progetto militare permanente del Pentagono per
la Turchia nellintero quadro dello scacchiere mediorientale. Del resto, è forse un caso che il
primevo sviluppo allo scudo spaziale, che tutti tanto inquieta, sia stato proposto da Washington sul
terreno di Cechia e Polonia? Non va poi dimenticato: a Varsavia come a Praga è in atto, fomentata da
governi dellestrema destra amici degli USA, una revanche sociale pseudo cattolica (tradizionalista in
senso più gretto, id est: una cabala per i bigotti) fortissima, che in casi specifici, anche nei rispettivi
parlamenti nazionali in questione, sfiora lingiuria altrui razzista.
Giornalisti allarmisti (2) Laviaria
di Mario Lorenzini
Si è parlato molto di aviaria negli ultimi tempi. Ma che cosè? Quanto cè di vero in quello che
sentiamo dire in giro?
Questo virus è, stando perlomeno al nome stesso, altamente contagioso. La trasmissione avviene
infatti a mezzo animale, nello specifico i volatili; in quanto tali, si presuppone unalta diffusione. Avis
significa uccello, ecco perché questi sono i portatori del virus.
Attenzione però: essere portatori di un virus, ammalarsi, non significa necessariamente trasmetterlo.
Tra laltro, ci può essere unincompatibilità ttrasmissiva tra una malattia esclusivamente di origine
animale e umana, o comunque il fisico umano può avere delle difese più alte e non ammalarsi.
A parte questa premessa, capisco che sia sempre bene premunirsi con i dovuti accorgimenti, ogni
precauzione utile ad evitare un contagio, possibile, è giustificata. Si è parlato di pandemia, ovvero
diffusione a livello mondiale del virus, ma i dati oggi risultanti sono più che buoni. In Italia non ci
sono stati accertamenti comprovanti la diffusione del virus, e in genere così è stato nel resto
dellEuropa, perlomeno quella civilmente igienica.
Pare che, infatti, semplici accorgimenti, come evitare di mangiare la carne di pollo per un po, un
controllo accurato sulle carni lavorate, siano già un buon deterrente per bloccare questinfluenza. Solo
in paesi meno sviluppati (vedi lesempio della Turchia dove cè stato un contagio per contatto diretto
tra persone che vivevano in un allevamento di pennuti), o nel punto da dove pare abbia avuto origine il
tutto (Cina tailandia e paesi orientali limitrofi), ci sono stati alcuni casi anche mortali, poche decine di
persone a dir la verità, che, trovandosi nel focolaio della malattia, quindi tutte più o meno vicine, non
potevano far altro che ammalarsi molto più facilmente.
Ora, detto così sembra minimizzare; ma se detto prima poteva essere tranquillizzare, col senno di poi è
vedere le cose in modo oggettivo. Questo è quello che è realmente accaduto.I medici ci hanno sempre
più o meno messo lanima in pace, dicendo che la cosa era sotto controllo specie con le dovute cure
igienico-sanitarie, e con ladozione di un vaccino contro linfluenza non proprio mirato ma atto a
rinforzare lorganismo. Pare poi che negli ultimi tempi sia stato messo a punto un vaccino,e che sia
partita la solita sperimentazione.
Anche questa volta i giornalisti hanno fatto un po troppo gli amplificatori delle notizie in senso
negativo, senza poterselo permettere, non essendo fisiologi o medici o scienziati.
Neppure io lo sono, non dico di non curarsi, di non premunirsi, ma neanche di buttarsi dalla finestra
perché sicuramente moriremo tutti di aviaria.
Ci sono tante altre malattie, vecchie e nuove, di cui si muore tutti i giorni, ma ormai la notizia è
passata; o sarebbe meglio dire sfruttata? Oggi che laviaria imperversa ci si butta a capofitto nella
scrittura di articoli allarmanti e interviste che possono far impaurire milioni di persone che stanno
davanti la tv. Domani, unaltra piaga sociale, una strage di terroristi, un rapimento di una persona
indifesa, queste cose non rappresenteranno altro per il giornalismo, che lennesimo business su cui
gettarsi senza scrupoli.
Sport
LItalia del pallone sorride ancora
di Andrea Bonfiglio
A distanza di un anno dai campionati mondiali tenutisi in Germania, il calcio italiano si colloca
nuovamente sul gradino più alto del podio. E merito del Milan, fresco vincitore della Champions
League (sconfitto il Liverpool per 2 a 1 nella finale di Atene, grazie alla doppietta di uno scatenato
Inzaghi), se la stella del calcio nostrano ha continuato a brillare più delle altre. A sorridere, tuttavia,
non sono soltanto i fans rossoneri, difatti la stagione appena conclusa ha donato motivi di felicità ai
tifosi di diverse squadre: gli juventini che dopo le lacrime amare versate la scorsa estate hanno potuto
festeggiare la vittoria del campionato cadetto e la conseguente promozione nella massima serie (al pari
dei napoletani e dei genoani); gli interisti nuovamente scudettati dopo oltre un decennio; i romanisti
che si sono potuti fregiare della coppa Italia; i laziali che nonostante liniziale penalizzazione dovuta
agli scandali di calciopoli hanno visto il proprio team centrare la qualificazione in Champions
League; i reggini la cui squadra zavorrata da 11 punti di penalizzazione ha conquistato una storica
salvezza, nonché tutti i supporters dei clubs che hanno raggiunto il traguardo della permanenza in serie
A soltanto allultima giornata. Dopo questi vari festeggiamenti per gli appassionati italiani potrebbe
presentarsi loccasione di esultare insieme, sotto la stessa bandiera. Tutto dipenderà dalle prestazioni
degli azzurrini di mister Casiraghi, impegnati in Olanda nelle fasi finali del campionato europeo under
21. Chissà che non possa finire come 365 giorni fa a Berlino