Giovani del 2000



Informazione per i giovani del III millennio numero 27 Dicembre 2007

Direttore Prof. Carlo Monti

Vice Direttore Maurizio Martini

Redattori Alessio Lenzi, Massimiliano Matteoni

Collaboratori di redazione Elena Aldrighetti Consuelo Battistelli Cristina Della Bianca Luigi Palmieri



Redazione

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Tel. 057322016

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Sito internet:
www.gio2000.it

Tipologia: notiziario

Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Firenze al n. 4971 del 26.06.2000

Gli articoli contenuti nel periodico non rappresentano il pensiero ufficiale della redazione, ma esclusivamente quello del singolo articolista.



ELENCO RUBRICHE


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Cucina
Cultura
Esoterismo, religioni e dintorni
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Racconti e poesia
Riflessioni e critiche
Satira
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Sport



In questo numero


Editoriale

Extracomunitari: idiosincrasie giustificate?
di Mario Lorenzini

Cucina

Tutti in cucina (parte dodicesima)
di Elisabetta Barsotti

Cultura

Mai più scema
Come sviluppare l’autostima e trasformarsi in donne vincenti
Un libro per comprendersi e migliorarsi l’esistenza
di Elisa Albano

Noticina dell’ora
di Donato Rossi

Istruzione

Costi di casta
di Giuseppe BUDETTA

Riflessioni e critiche

Se anche palla canta
di Erasmo Calamo

Pensieri nelle parole
di Marco Paolini

C’era una volta il dialogo.
di Renzo Coletti


Editoriale

Extracomunitari: idiosincrasie giustificate?
di Mario Lorenzini


Siamo tutti a conoscenza, più o meno, degli episodi di forte contrasto avvenuti qui in Italia, tra
persone appartenenti a etnie differenti; ovvero italiani e membri di popolazioni di altra nazionalità.
Non sono solo semplici scontri verbali, ma spesso aggressioni e violenze, che a volte hanno un
finale cruento.
Perché avvengano, e sfocino poi in qualcosa di grave che nulla ha da spartire con la civiltà, è presto
detto.
Noi, moderni occidentali civilizzati, teniamo in gran considerazione la vita umana (perlomeno
quelli realmente così), Ciò deriva da un progressivo accrescimento culturale, affiancato da valori,
educazione, istruzione, tolleranza, ecc. in una parola, civilizzazione; il progressivo aumento del
benessere sociale ha fatto sì che i nostri interessi si spostassero dalle necessità fisiche di procurarsi
il cibo, e altri generi di prima necessità, anche con la sopraffazione di altri individui, ad un diverso
grado evolutivo, dove non è più necessario lottare con le unghie e i denti, perché questi bisogni
primari sono già assodati con la minima sicurezza economica, e quindi ci si può dedicare a forme di
rivalutazione interpersonale, di rispetto sociale, insomma, di un vero e proprio dialogo tra la gente,
una cosa considerata, forse a giusto titolo superflua, tra chi non ha nemmeno un tozzo di pane o un
abito decente per ripararsi dal freddo.
Ma se da una parte questa nostra superiorità evolutiva ci impedisce di dire no a questi immigrati, da
un lato c'è da fare una profonda riflessione.
Siamo giunti, vogliono farci credere, alle soglie di un mondo multirazziale, e fin qui, tutto bene; il
concetto è giusto, nulla da eccepire. Ma l'Italia non è l'America. Non è nata come stato federale
crogiuolo in cui si sono fuse, da subito, le più svariate culture, dagli inglesi, spagnoli, gli stessi
indiani d'America, gli africani, ecc. C'è stata sin dall'inizio la lotta per la supremazia o la
convivenza di diverse civiltà: alcune si sono quasi estinte (vedi gli indiani), altre hanno avuto la
meglio in quanto a predominio (es. gli inglesi), altre si sono più o meno integrate con gli indigeni
locali (es. i creoli dell'America meridionale).
Ma ci sono voluti secoli perché questa integrazione divenisse abbastanza stabile, fino ai giorni
nostri.
La storia italiana è ben diversa. Un territorio molto più piccolo, infestato da Arabi al sud, barbari al
nord.Da sempre diviso in più staterelli, come il Regno delle due Sicilie e il Granducato di Toscana.
E dal 1861 anno in cui Tutti questi raggruppamenti furono chiamati "Italia", l'unione era di fatto,
solo politica. Ancor oggi epiteti come terroni e polentoni, sono presenti, a volte usati in senso
scherzoso, a volte purtroppo, in modo dispregiativo.
E come possiamo pensare allora, come soltanto illudersi, che una massiccia immigrazione senza un
vero e proprio freno restrittivo, possa essere digerita dal nostro paese senza incidenti quali quelli
degli ultimi tempi? Il nostro grado di civiltà ci impone la tolleranza, ma la nostra intelligenza
dovrebbe suggerirci un metodo progressivo che permetta un afflusso degli stranieri molto più
diluito nel tempo.
Non facciamo di tutta l'erba un fascio, ma molti extracomunitari si presentano a noi in condizioni
veramente estreme, non hanno nessun tipo di sostentamento, e sono ad uso a tirare a fine giornata
con gli stratagemmi più illeciti, come aggredire e derubare. Non parliamo qui di persone che sanno
utilizzare strumenti come il lavoro onesto, perché nel loro paese è una mosca bianca, ma di
qualcuno che, non esita a procurarsi di che vivere nell'unico modo aggressivo e animalesco che
conosce, come dicevo all'inizio riguardo all'arretratezza sociale.
Ma allora che fare? Pian piano sembra che alcuni di noi subiscano l'influenza negativa di questa
gente e facendo un passo indietro nella loro scala evolutiva, si mettano al loro livello cercando di
farsi giustizia da soli... Negli ultimi tempi la sopportazione degli italiani è arrivata veramente al
limite. I provvedimenti presi dalle forze dell'ordine e le leggi dei nostri cari politici si dimostrano
insufficienti. Pare proprio che la storia si ripeta, come in passato: queste popolazioni non vogliono
integrarsi, bensì sottometterci, è quello che sanno fare, null'altro.
Ma allora, di nuovo, che fare?
Penso che la risposta politica più equilibrata stia nel far passare pochi per volta dal nostro confine, e
proporre un modo di vita totalmente nuovo per loro. Gli altri verranno discriminati, forse sarà
concessa loro una seconda possibilità di entrare.
Ma dovremo esser certi che si siano allineati ad un modo di vita veramente civile. Gruppi esigui di
immigrati potranno essere meglio monitorati, non avranno la forza di coesione con altri in modo
numeroso, così da creare disordini, invece a poco a poco si "integreranno".
I nostri governanti non sono stupidi e probabilmente finora, per loro, ho scoperto l'acqua calda.
Spero soltanto che facciano prevalere l'equità sociale al posto di voti sicuri guadagnati aiutando
queste persone certamente meno abbienti, ma alle quali non si deve regalare nulla.

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Cucina

Tutti in cucina (parte dodicesima)

di Elisabetta Barsotti


Carissimi amici, ben ritrovati!

Come promesso, da questo numero riprendiamo gli speciali dedicati alla cucina regionale della nostra bella Italia.

Come già anticipato, dopo la Toscana, è il momento della Liguria, la mia terra!
La liguria, regione più piccola d'Italia, è racchiusa come in uno scrigno, tra il mare e i monti, sia le Alpi che gli
Appennini. Questa particolare collocazione influenza, chiaramente, anche la tradizione culinaria che unisce
splendidamente e con semplicità i prodotti del mare con quelli della terra dando vita a piatti semplici ma
ricchissimi di sapore.

Caratteristica fondamentale della cucina ligure, è l'impiego delle erbe aromatiche che crescono rigogliose in
tutta la regione e imprezziosiscono ogni piatto: il rosmarino, la maggiorana, la santoreccia,il timo, la salvia,
la borragine ed un profumatissimo basilico dalla foglia piccola e tenera che è l'ingrediente fondamentale di
un caposaldo della tradizione ligure in cucina, il pesto, che, ormai è conosciuto e apprezzato dovunque ma,
v assicuro, che il sapore che ha da noi è diverso e speciale!

La cucina ligure può essere definita "magra", da noi è preponderante l'uso delle verdure e del pesce, è raro
l'uso delle carni di maiale preferendo carni più delicate quali il vitello, il coniglio e l'agnello, poco usati sono
anche
i latticini e i grassi animali. Vi sono invece ingredienti ricorrenti come i pinoli, le acciughe, usate fin dai tempi
medioevali perchè facevano risparmiare
il sale che allora costava molto, e il fungo secco che dà al sapore d'insieme una specie di riconoscimento
regionale.

Grazie al commercio via mare con paesi lontani, oltre ai prodotti nostrani, la cucina della Liguria è arricchita
da prodotti quali, ad esempio, lo stoccafisso e il baccalà, provenienti dalle terre norvegesi, che sono ormai
diventati piatti caratteristici basti pensare alle frittelle di baccalà e allo stoccafisso accomodato alla genovese
con patate pinoli e olive taggiasche, che sono una vera delizia!

Le prelibatezze in tavola della terra ligure, sono irrorate da un ottimo olio, delicato e gentile, non copre ma
esalta i sapori; e da un ottimo vino, meraviglioso quello che proviene dalle cinque terre, il bianco si sposa
benissimo con i piatti a base di pesce, e lo sciachetrà, splendido passito, chiude degnamente un ottimo
pasto.

I piatti più caratteristici della nostra cucina sono:
- La focaccia "fugassa", il piatto più semplice del mondo ma di una bontà che rapisce! Imitata in tanti altri
posti, quella genovese è veramente unica, bassa, croccante fuori e morbida all'interno, mangiata calda
appena sfornata o anche fredda è sempre una delizia! Di questa prelibatezza nei forni genovesi se ne
trovano ormai diverse varianti, con le cipolle, con le olive, ma quella semplice, per me, rimane la migliore.

- la focaccia col formaggio o di Recco, "fugassa co formaggio", altra meraviglia che trova i suoi natali proprio
a Recco, comune della riviera ligure di levante, è una focaccia molto sottile coposta da 2 strati sottilssimi di
pasta, farina acqua sale e olio, niente lievito, farcita con stracchino e messa in forno molto caldo per
pochissimi minuti. Andrebbe cotta ad altissime temperature, oltre 300 gradi, per 7 minuti circa ma,
chiaramente, se vogliamo provare a farla in casa, con i forni domestici che arrivano a circa 250 gradi, il
tempo di cottura si allunga a 15 20 minuti, il risultato sarà buono ma non paragonabile a quella fatta nei forni
a legna.

- la farinata "Fainâ", è un piatto tipico genovese inventato dalle truppe romane che occupavano Genova che,
per sfamarsi a poco prezzo, inventarono questa miscela di farina di ceci, acqua, olio e sale da cuocere in
forno finchè non prende un aspetto dorato e croccante.

- la torta pasqualina "torta pasqualinn-a", deliziosa torta salata presente già nel 1600, piatto principale della
festa pasquale. Uno scrigno di pasta in sfoglie sottilissime, ripieno con carciofi lessati e insaporiti in un
soffritto di cipolla e prezzemolo,, uniti a uova, formaggio grana grattugiato e prescinseua, termine genovese
per indicare la quagliata, sostituita dalla ricotta, il tutto cotto in forno e servito tiepido. In origine il guscio di
pasta ripieno della miscela di verdura uova e formaggio andava ricoperto di tante sfoglie sottilissime, si
arrivava fino a 33 in omaggio agli anni di Cristo, un vero lavorone che ora è stato semplificato dall'uso della
pasta sfoglia. Una variante molto usata della torta pasqualina, fatta coi carciofi, è la torta di bietole; stesso
proccedimento, cambia solo la verdura.

- la cima alla genovese "çimma", definita "o re di piatti frèidi" IL RE DEI PIATTI FREDDI, è un secondo
piatto di carne che si preparava soprattutto nelle feste. Una tasca di vitello o vitellone ricavata dalla pancia,
ripiena di un misto tra macinato di vitello, cervella e filoni, arricchito con uova, formaggio grana grattugiato,
piselli, pinoli, il tutto insaporito con timo, maggiorana, rosmarino, salvia, alloro, noce moscata. Si cuce la
tasca e si cuoce nel brodo vegetale per un paio d'ore. Si fa raffreddare con un peso per dare la classica
forma schiacciata e per compattare bene il ripieno e si serve tagliata a fette con la salsa verde, altra salsa
caratteristica della nostra cucina fatta con prezzemolo, pinoli, mollica di pane bagnata nel latte, poco aceto
bianco e olio, il tutto pestato nel mortaio oppure, più pratico ai giorni nostri, frullato nel frullatore. Ottima
come accompagnamento alla cima ma in generale con le carni.

- il panettone genovese "PANDÖCE", sulle nostre tavole proprio nel periodo natalizio, è un panettone molto
basso, friabile, e arricchito con pinoli, uvetta, e canditi, soprattutto il cedro.

Ok, dopo questa panoramica dei principali e più famosi piatti della tradizione ligure, passerei a qualche
ricetta, siete d'accordo?
Bene, allora inforcate i grembiuli e buon divertimento!

Focaccia genovese

Ingredienti:
600 g farina tipo 0
400 g semola di grano duro
600 ml acqua tiepida
40 g malto d'orzo
20 g olio extra vergine d'oliva delicato
45 g lievito di birra fresco
1 cucchiaio di sale

Preparazione:
Mettete tutti gli ingredienti assieme tranne il lievito,che farete riattivare per 15min con poca acqua e un
cucchiaino di malto.
Impastate fino ad ottenere un composto omogeneo,quindi unitevi il lievito e continuate ad impastare,finche
l’impasto sarà elastico e si staccherà dal piano
di lavoro facilmente.Se avete un’impastatrice, usatela, farete meno fatica e l'impasto risulterà migliore.
Lasciate lievitare sul
piano spolverato di semola per 10-15 minuti,quindi appiattitelo, piegatelo in 4 e fatelo lievitare per altri 35
minuti.Dopo di che lo stenderete su una teglia
unta d’olio e lasciate lievitare per altri 15 minuti,quindi stendete definitivamente e spennellate
abbondantemente la superficie con un’emulsione d’acqua
e olio,in parti uguali e un pizzico di sale,con la punta delle dita fate, le varie fossette su tutta la
superficie,deve in pratica galleggiare nell’emulsione
d’olio ed acqua,fate riposare per circa 20-30 minuti,intanto preriscaldate il forno a 230°,la cottura della
focaccia deve avvenire in tempi brevi,circa
15-20 minuti. Sfornate la focaccia e finchè è ancora calda, spennellatela nuovamente con l'emulsione di
acqua e olio.
Provatela e fatemi sapere!

Farinata

INGREDIENTI:

250 gr. di farina di ceci
mezzo bicchiere d'olio
sale, pepe ed acqua.

Lasciare in acqua (3/4 di litro) per almeno 4 ore la farina di ceci unita a sale quanto basti,
dopo avere per bene rimescolato. Nel frattempo preparare il tegame speciale per la
farinata, ossia una teglia sottile ungendone bene il fondo con una buona dose d'olio
e versarvi il composto; rimestare sino a che non si sarà amalgamato con l'olio.
Mettere infine in forno ben caldo e non levare sino a che la farinata non risulti ben dorata.
Si può mangiare così, con un pizzico di sale; ma è anche appetitosa
con una puntina di pepe.

Trenette col pesto

Per 4 persone
400 grammi di trenette (linguine)
2 3 patate medie
2 belle manciate di fagiolini verdi
100 grammi di pesto

Preparazione
Preparare il pesto con le foglie di 2 mazzi di basilico lavate e asciugate, 30 grammi di pinoli, 1 spicchio
d'aglio, facoltativo, un cucchiaio di pecorino sardo grattugiato, 3 cucchiai di parmigiano grattugiato, sale, olio.
In una pentola portare a ebbolizione l'acqua, salare e mettere a cuocere le patate sbucciate e tagliate a
pezzetti e i fagiolini. Quando le verdure saranno quasi cotte, unire le linguine e terminare la cottura.
Scolare il tutto e condire con il pesto che avrete precedentemente stemperato con un pochino d'acqua di
cottura della pasta.
Per me questo piatto è qualcosa di favoloso, voi che ne dite?

Pansoti con salsa di noci

Ingredienti per 4 porzioni

Per la pasta:
450 g di farina
1 uovo
1 bicchiere di vino bianco secco
sale q.b.
acqua q.b.

Per il ripieno:
500 g bietole e 500 g di borragini
200 g ricotta
50 g parmigiano reggiano grattugiato
2 uova
noce moscata q.b.
1 pizzico di aglio e maggiorana tritati fini
sale q.b.

Per la salsa di noci:
250 g gherigli di noci sbucciati (la buccia marroncina da un sapore più amarognolo, se non si trovano già
puliti, immergere i gherigli in acqua calda e
pelarli)
2 spicchi di aglio
50 g pinoli
30 g parmigiano reggiano grattugiato
3 cucchiai di
olio e.v.o.
mollica
di 2 panini bianchi ammollata nel latte
maggiorana
50 g ricotta

Preparazione
Lavare con cura le verdure e lessarle in abbondante acqua salata.
Strizzarle bene e tritarle finemente; mescolare in una ciotola con tutti gli altri ingredienti.
Preparare la pasta come al solito aggiungendo se necessario qualche goccio di acqua per avere un impasto
liscio e compatto.
Tirare le sfoglie sottili ed ottenere dei dischetti di 8/10 cm di diametro con l'ausilio di un bicchiere o un taglia
pasta.
Porre un cucchiaino di ripieno nel centro del dischetto, richiudere a
mezzaluna, facendo uscire bene l'aria e pressando i bordi. Ripiegare a mo' di cappelletto.
Preparare la salsa di noci mettendo nel mixer tutti gli ingredienti tranne la ricotta e l'olio che aggiungerete poi
a mano.
Portare a bollore l'acqua, salare e buttare i pansoti; una volta che questi saranno venuti a galla attendere 3/5
minuti e colare. Diluire la salsa di noci
con un po' di acqua di cottura e condire.
Non commento, a voi la parola!

Pesce spada con pinoli olive e capperi

Per 4 persone

1,2 kg di pesce spada tagliato in sei fette
un dl e mezzo di olio extra vergine di oliva
un bicchiere di vino bianco
2 spicchi d'aglio
20 gr di pinoli
10 gr di capperi
2 pizzichi d'origano
2 cucchiai di prezzemolo fresco tritato
30 olive nere liguri ( in salamoia)
sale e pepe.

Preparazione
Nel forno tostate i pinoli; a parte, dissalate con cura i capperi sotto un getto di acqua corrente.
Dopo aver tolto la pelle alle fette di pesce spada, mettetele in una padella ampia, dove avete gia soffritto
nell'olio il trito di aglio, per rosolare
entrambe i lati. Bagnate con il vino bianco e, asciugatosi in parte, disseminate i pinoli, poi i capperi, il trito di
prezzemolo e le olive nere, quindi
regolate di sale e pepe. Portate a termine la cottura, dopo circa 5 minuti, e servite le fette calde, ricoperte dal
sugo.

Verdure ripiene

1 Kg di zucchini
1 kg di cipolle
1 Kg di peperoni

Per il ripieno:
4 etti di ricotta
2 panini bagnati nel latte
2 etti di prosciutto cotto
2 etti formaggio grana
10 uova
3 spicchi d'aglio
maggiorana, prezzemolo e sale q.b.

Preparazione
Tagliare gli zucchini a metà scegliendoli possibilmente della stessa misura e ben panciuti. Gettarli in acqua
bollente e
salata e lasciare cuocere per 10 minuti. Colarli, farli raffreddare e, con la punta di un cucchiaino da caffè,
toglierne delicatamente la parte interna
che verrà in seguito aggiunta al ripieno.
Affettare le cipolle a rondelle e i peperoni a forma più o meno quadrata.

Preparate ora il ripieno frullando uova, ricotta, cotto, formaggio, mollica di pane bagnata nel latte, sale, pepe
e la polpa degli zucchini.
Con il ripieno riempite il vuoto degli zucchini, delle cipolle e dei peperoni.
Disponete i ripieni su una teglia unta d'olio, spennellare con uovo sbattuto, spolverare con pane grattuggiato
e metterli in forno caldo a 180° per
venti minuti.
Un alternativa è quella di friggerli in padella in olio caldo.

Latte Dolce fritto
Ingredienti:

1 litro di latte
150 grammi di farina
150 grammi di zucchero
4 uova sbattute
2 uva (solo tuorli - albume facoltativo)
1 scorza di limone
100 grammi di pane grattuggiato
olio d'oliva
Preparazione
Portare ad ebollizione il latte dopo avervi stemperato, a poco a poco, la farina.
Unire lo zucchero, la scorza di limone (che andremo poi a togliere) e le 4 uova sbattute.
A questo punto continuiamo la cottura mescolando a fuoco "lento" fino ad ottenere una crema consistente.
Stendete la crema ottenuta in un piatto largo
unto d'olio e lasciate raffreddare.
Una volta che il composto sarà freddo e solido, tagliatelo a rombi (o nella forma che più soddisfa la vostra
fantasia); passate nei turli d'uovo sbattuti,
nel pane grattuggiato ed infine friggete in olio caldo.
L'ultimo tocco finale è un po' di zucchero a velo ed il piatto.... è pronto !!!

E anche per questa volta è tutto, mancano ancora tante ricette ma se ce ne fosse qualcuna che vorreste
provare, scrivetemi e sarò felice di farvela avere!
Auguro a tutti voi un felice Natale e vi do appuntamento alla prossima!

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Cultura

Mai più scema
Come sviluppare l’autostima e trasformarsi in donne vincenti
Un libro per comprendersi e migliorarsi l’esistenza
di Elisa Albano

Il termine “autostima” oggi viene usato in ogni
contesto e occasione e tutti crediamo ormai di
saperne abbastanza. Ma forse ciò che
veramente sfugge e non viene compreso è come
l’autostima, o meglio, la considerazione che
ciascuno nutre sulla propria persona, possa
influire fortemente in ogni ambito della nostra
vita, determinandone il benessere o il
malessere, sia finanziario che mentale, sia
fisico che relazionale. Comprendere
esattamente come e quando si forma, come si
accresce o decresce la stima che abbiamo di noi
stessi, significa poter gestire la propria
esistenza al meglio, tornando padroni delle
proprie scelte.
Il libro “Mai più scema. Come sviluppare
l’autostima e trasformarsi in donne vincenti”,
della Lupo Editore, pur rivolgendosi alle
donne, perché da sempre più sensibili alle
oscillazioni che subisce la visione della propria
immagine, a causa di eventi sia interni che
esterni, in realtà parla a cuore aperto e in
modo estremamente diretto a tutti,
indistintamente, perché nessuno può dirsi
immune dai danni della disistima. E infatti il
punto focale del testo è appunto fare chiarezza
sulle conseguenze, il più delle volte
inimmaginabili, che un’autostima troppo bassa
può provocare nella vita di un individuo.
Guadagnate poco? Colpa di una stima
personale bassa. Avete un compagno non
adatto a voi? Siete in calo con la vostra
autostima! Cominciate ad avvertire sintomi
depressivi? Avete viaggiato a lungo nella vostra
esistenza con una stima troppo bassa! Vi
guardate allo specchio e non vi piacete, non
sapete più chi siete e cosa volete? Colpa
dell’immagine distorta che avete su voi stessi!
La vostra esistenza comincia ad andare a
rotoli? Non avete amici, il capoufficio vi
brontola sempre addosso? Avete bisogno di
dare una strigliata alla vostra autostima! Se vi
dicono che i pianeti non sono in allineamento,
che quello è solo uno dei vostri giorni
sfortunati, che la ruota prima o poi comincerà
a girare, non credetegli. La fortuna o la
sfortuna non c’entrano. Tutto, dipende
dall’autostima. E allora urge comprenderne
perfettamente i suoi meccanismi di
funzionamento e addestrarsi per mantenerla
alta. Nel testo vengono forniti test ed esercizi
pratici, da svolgere da soli o in compagnia, per
avviarsi verso una nuova identità ed essere
finalmente in grado di raggiungere i propri
obiettivi, di qualsiasi obiettivi si tratti, ma
anche per conoscersi a fondo e conoscere a
fondo chi ci è accanto, poter riconoscere
immediatamente i sintomi di una relazione
distruttiva e difendersi l’esistenza da tutto ciò
che minaccia la fiducia che abbiamo in noi
stessi. Un testo, infine, che suggerisce come
liberarsi dalle proprie “gabbie mentali” per
vivere in modo sereno e pieno, perché non
esistono limiti nell’esistenza, se non nella
propria mente e nelle convinzioni limitanti che
tutti noi ci portiamo dietro e crediamo
immutabili semplicemente perché nessuno ci
ha mai detto il contrario.
Il testo può essere ordinato direttamente all’autrice scrivendo a
maipiuscema@libero.it
oppure a: elisa_albano@tin.it
sito web di riferimento: http://autostima.altervista.org

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Noticina dell’ora

di Donato Rossi

Sono un prete da marciapiede, diceva scherzosamente di sé Don Benzi: da questo mondo elevato
alla Pietà celeste in tarda notte di Ognissanti, il mese
scorso. Apostolo fondatore, chiamato alla risurrezione degli ultimi, l’opera santa di Don Benzi, la sua
costante preghiera d’azione, suo Testamento, SCOPRE che,
a ridar lavoro alla Speranza, nellora, entro la Chiesa,questa
Nostra Ecclesia che tutti ci abbraccia, velatamente, anche i piu" furiosi increduli, ripartire
dal basso e dal piu" basso, dei gradini, ove la Parola Crocefissa neppure osa levarsi, senza la mano
dell’Altro fratello, a quotidiana tenebra solare
: vale. Misericordia e non dogma - base, non vertice, quaggiu’ : nell’Ora Critica, affogatoio
nettunio d’ogni imperiosa e insana maya ( illusione).
"L’uomo non sa, se non in quanto opera" ( San Francesco d’Assisi).

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Istruzione

Costi di casta
di Giuseppe BUDETTA


1) ESAMI UNIVERSITARI

Sono un docente universitario da lungo tempo e impotente osservo la deriva verso lo scadimento
didattico e scientifico di molte facoltà universitarie.
Analizzo uno dei tanti aspetti di questo scadimento culturale. Gli esami universitari avvengono in
alcuni periodi ogni quindici giorni. Però non si tratta
di veri esami, ma di una delle tante forme di truffa ai danni in primis dei genitori che devono
mantenere per anni i figli in studi che non servono a nulla
e poi ai danni dello Stato che elargisce emolumenti ai professori ed al corpo non docente per servizi
dove la professionalità non esiste. Infine i defraudati
sono anche tutti gli studenti illusi di acquisire un titolo di studio che in realtà non serve a nulla.
Solo i raccomandati (di ferro) comunque occuperebbero
i posti migliori e meglio renumerati.

Facciamo un breve paragone con le interrogazioni – interrogazioni e non esami – che avvengono
nei licei. Ai miei tempi, il professore del liceo classico
effettuava in genere una sola interrogazione a quadrimestre. L’interrogazione prevedeva un voto
positivo o negativo da riportare sul registro della didattica.
Il voto faceva media negli scrutini finali.

In un esame universitario invece accade che la commissione formata da due o tre docenti rivolge
delle domande allo studente sul programma di studio.
Lo studente che non ha studiato dopo due o tre domande si ritira e si ripresenta dopo quindici giorni
in genere impreparato. A furia di presentarsi agli
esami alla fine qualcosa riesce a dire e sarà promosso.

La legge quadro sulla docenza universitaria – mai rettificata, per fortuna - prevede che per esame
universitario s’intenda una prova culturale scientifica
e didattica di alto livello che lo studente deve superare per proseguire il corso degli studi. Al
momento di iniziare l’esame, uno dei commissari dovrebbe
far firmare al candidato il verbale di esame e riportare il voto finale che può essere positivo o
negativo, secondo logica e legge. In caso di voto negativo
lo studente è tenuto a presentarsi alla prossima seduta di esami, dopo circa tre mesi (il tempo
necessario per ripetere ed approfondire bene tutti gli
argomenti del corso).

Nella realtà invece superano gli esami universitari studenti bravi (pochi) e ignoranti. Perché
questo principio pedagogico- didattico che seleziona il
merito non è più valido nell'istruzione inferiore e superiore? Comunque la scuola e l’università sono
selettivi. Se si abolisce la selezione per merito
si avvantaggia quella per casta. Cosa s'intende per esame universitario dove non è registrata e
prevista alcuna boccatura e dove alcuni studenti di agraria – dove insegno - non sanno
rispondere a domande basilari come: cosa è la cellulosa? Oppure usano per esempio il verbo
"secernere" per indicare i fenomeni di assorbimento...
Oppure usano il verbo essere invece di avere e viceversa? Cosa s'intende per esame universitario
dove in media, il discente studia circa il 10% del programma
a causa dell'affollamento eccessivo di materie inutili?
Un esame universitario di questo tipo è simile alle interrogazioni - sondaggio che fa l'insegnante
agli alunni di prima elementare. Un esame universitario
non deve essere fondato su un falso pietismo: la bocciatura vista come eccesso di severità e di
crudeltà. Questo falso pietismo non va incontro agli studenti
meritevoli e studiosi, ma a chi non studia, è svogliato, si fa raccomandare, se ne infischia di
approfondire concetti complessi proprio dell'istruzione
superiore. La raccomandazione diventa l’ unica arma valida di progresso sociale.
Sorge infine il sospetto che un esame del genere serva anche a ad eventuali docenti sfaticati,
imbelli ed impreparati messi lì da politici e parenti.
Professori con stipendi d’oro e titolari di materie sceme.

2) ASSURDITA

Un’assurdità nostrana – dell’Italia volta al medioevo – è il modo di fare carriera come docente
universitario. Si è ricercatori – il grado iniziale
della docenza – attraverso un concorso locale che ha i caratteri della blindatura, conoscendo a priori
il nome del vincitore. Non ci sono santi: quel posto
è riservato al dott. TAL DEI TALI, uno del dipartimento.

Primo interrogativo: se il concorso è in effetti blindato, perché indire un concorso pubblico farsa?
La progressione della carriera è ulteriormente aleatoria perché l’avanzamento è per cooptazione che
potrebbe essere positiva se avvantaggiasse chi merita.
In realtà si portano avanti quelli con giusto DNA o chi non ha mai contestato alcunché all’interno
della struttura (i sordi e muti).
Il concorso per piani alti avviene nel seguente modo. Il candidato spedisce presso il dipartimento
universitario che ha bandito un posto di ordinario
o di associato il plico con il curriculum e i titoli scientifici. La commissione concorsuale nomina
due vincitori: quello (candidato interno) facente parte
dell’organico del dipartimento che ha bandito il concorso e uno dichiarato idoneo ed appartenente
ad una facoltà diversa o omologa, ma in diversa regione.
L’idoneo nel giro di qualche anno o poco più, sarà nominato vincitore presso la facoltà di
appartenenza dopo il parere concorde del Consiglio di Facoltà.
Fin qui le cose potrebbero anche passare, ma l’assurdo esiste. Per evitare contestazioni, nel bando di
concorso si richiedono determinati titoli preferenziali,
guarda caso quelli in possesso solo del candidato interno, appartenente al dipartimento che ha
bandito il posto. E’ ovunque sancito che la ricerca è libera
e che ciascuno possa effettuare studi approfonditi in qualsiasi campo – ed esserne retribuito –
purché dia un effettivo apporto alla collettività, alla
economia ed alla civiltà umana in senso lato. Invece nel bando di concorso per prof. universitario in
Italia, ci sono numerosi paletti che indicano un
percorso pre stabilito, dal punto di vista scientifico e didattico. Solo chi ha la chiave giusta può
aprire la porta di accesso. Non è importante se la
chiave sia di oro o di ferro – se uno è vero scienziato o fannullone – ma se ha la combinazione
esatta per quel tipo di Facoltà, di dipartimento e per
quel tipo di didattica e ricerca, ammesso che didattica e ricerca siano espletate per davvero. Il
concorso universitario pubblico diventa in realtà un
concorso riservato e blindato.
Che differenza c’è di quando bastava la tessera di un partito politico - del Soviet o del Fascismo o
del Nazismo – per distinguersi ed accedere a posti
di prestigio? Allora era la tessera del partito a fare la differenza adesso è la chiave giusta.
Numerosi politici vantano carriere brillanti, senza merito. Molti attraverso raccomandazioni e
favoritismi - dei genitori o quanto altro – hanno
avuto (ed hanno) scandalose corsie preferenziali. Alcuni a stento sanno scrivere una frase senza
errori. Molti – evito il termine corretto per definirli
– sono divenuti professori ordinari, presidi di facoltà, rettori e poi onorevoli attraverso modalità che
definire oscure è il minimo. Le radici del male
sono lontane. Ricordo di un mio compagno di liceo che scriveva malissimo – lessi una volta un suo
tema d’italiano zeppo di errori – e aveva una media altissima
(liceo classico A. Genovesi di Napoli).
In Italia è possibile punire i fannulloni in erba a cominciare dai licei? In particolare, si è disposti a
bocciare i figli degli assessori, presidi (di
ogni ordine e grado), dirigenti di alto livello nei ministeri, sindacalisti, direttori di banche ecc. e di
avvantaggiare gl’indifesi, ma in grado di eccellere?
Si progredisce o si va nel regresso, verso sanguinose lotte sociali.
Gli storici sono concordi: momentanei regressi stimolano ulteriori avanzamenti sociali e politici.
In Inghilterra gli studenti con doti intellettive fuori del comune in attività sportive, nella musica,
matematica, disegno, e altre attività creative
frequentano classi differenziali con docenti con preparazione e metodi didattici adeguati
all’eccellenza (oltre allo stipendio). Anche in Italia esistono
classi differenziali fin dalle elementari, ma per quelli con DNA – Vip. In base al DNA – Vip si
diventa manager di ospedali, primari ospedalieri, assessori
regionali, sindaci e presidenti di grandi industrie per direttissima, senza soste intermedie. Il DNA –
Vip proviene da genitori ricchi, potenti e possibilmente
belli.
In Inghilterra danno importanza al DNA biologico, quello grezzo, ereditato dalle scimmie, in base
al quale si può avere un quoziente intellettivo elevato.
In Italia è importante il più nobile DNA – Vip che preserva le caste nel tempo. In Inghilterra si
progredisce col DNA biologico, in Italia col DNA di casta.

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Riflessioni e critiche

Se anche palla canta
di Erasmo Calamo


Dopo aver condotto a termine con un momentaneo
successo, la primavera scorsa, la facile consegna sui Di. Co.
affidatagli, Camillo Ruini e” stato subito dopo giubilato :
indi, sul momento , accantonato ( tenuto di riserva,forse,per
ulteriori irradiazioni di suggestioni mitologiche??).
Al vertice, la Triade Curiale dunque si ricompone,
nell’ora,coi volti di Ratzinger,Bagnasco e Bertone:
compromessa , oggi piu” di ieri, nel tenace intento di
ingessare integralmente la vita animica degli umili : che
possano seguitare in eterno, selvaggiamente ignari o
beatamente innocui, a navigare accosto ai secchi, aridi lidi
dell’antica fede sentimentale, epperò,SE IL PULPITO
CHIAMA E MANDA, al clero porger servizievoli e
guancia e mano e portafogli : che, dei Beni e dei Fini
Ecclesiali, con stile ineguagliato e riserva sottile
(mistificatoria) di prestigio mondano, saran ben loro e soli,
gli Ottimati curiali, a darsi conto ( e lauto tornaconto) .
Dei Tre, l’attempato ma sempre voglioso canavese, se non
il piu” inquietante è almeno il più curioso. Egli chiese
infatti , a suo tempo,alla direzione di stampa amica , di far
presto a trovargli, da qualche parte, un posto di reporter
sportivo; oltre ogni dire divertendosi, il futuro
Camerlengo,nello spargere periodiche, anonime ponzature
di cronichette intorno a partite di pallone di C1.
Evidentemente, nel prospetto di ascender , piano piano in
foia ludica, a piu” alto ( e remunerativo)
prestigio:innescato, coll’assenso di una parte , almeno ,
della lobbie danarosa vescovile alla buon ora
soggiacente,dalla caccia e coronato dall’acquisto di una
Squadra,abbastanza segnalata da tener quota ,
eventualmente, in Borsa: ANCONA CALCIO: di questa , la
scorsa estate infatti, stelle e brocchi in toto involatisi, come
recita altra stampa, presso il covo di Romana Curia.
Ma ecco,trattandosi proprio dello “sport nazionale” , urge
sapere meglio cosa sia divenuto davvero, con la svolta
imprecisa a cavallo del Millennio,questo Calcio ora
iniettato di nuovi e influentissimi avventori. Cosa generi,
oltre lo stesso evidente scialo profusovi di miliardi come
oppio alle coscienze di miriadi di giovani vi è più
disoccupati e dedotti, nelle arene, in vicendevole sfogo
disumano di odii campanilistici e razzisti;che cosa sia
divenuto SANITARIAMENTE, dico, il Calcio, a causa
dell’invasivo polipo del doping verso un sempre più ampio
raggio di giovani atleti, perciò tragicamente esposti, poco a
poco, a divenire spettrale cimitero di sopravvivenze umane.
Ci è di aiuto , allo scopo, la testimonianza assai autorevole
del signor Carlo Petrini.
Ex atleta, è l’autore Petrini di pubblicazioni memorabili e
variamente ristampate,intorno alla prassi letale del doping
entro il più noto degli sport : ne cui fango, oggi pur certi
“pastori” tendon bramosi, a inzuppare lor grinfia fatale e si”
poco fatata.

Ascoltiamo….

Domanda :Petrini, allora è vero che di doping ci si ammala
e che spesso si muore?
Risposta:Sicuro. Per far capire alla gente quanto faccia
male quella roba, bisognerebbe che la provasse. Ma non è
certo questa la soluzione al problema doping. Anche perché
chi il doping lo ha provato, adesso qualche problema di
salute ce lo ha. E molti non possono più raccontarlo.

Domanda: Si riferisce a qualche calciatore in particolare?
Risposta: Tanti, troppi , quelli con cui ho giocato e se ne
sono andati misteriosamente. A cominciare da Giuliano
Taccola che morì a 26 anni per una puntura medica fattagli
a Cagliari. Ho giocato con lui nel GENOA e mi ricordo
quanto era pallido a fine partita per via delle iniezioni che
ci facevano..Di quel GENOA sono morti , giovani, lui,
Giusto Lodi, Elio Vanara.E il sottoscritto non sta affatto
bene. Quattro su undici non mi sembra una media da
sottovalutare.

Domanda:Perché invece c’è qualcuno che ancora
sottovaluta il doping?
Risposta:Sono molti, a cominciare da chi governa il mondo
del Calcio. Spesso stampa e addetti ai lavori fanno di tutto
per affrontare la questione con superficialità”. Così non
solo non si da” una corretta informazione, ma è impossibile
fare prevenzione, specie con i giovani.

Domanda: I ragazzi sono consapevoli del problema?
Risposta. Sono stato in diverse scuole a tenere conferenze.
Gli studenti tra i 14 e i 18 anni sono molto interessati al
fenomeno doping. Riconoscono che è una piaga del nostro
tempo e vogliono saperne di più.

Domanda: Il suo collega Boranga dice che il vostro Calcio
era molto più inquinato rispetto a quello attuale, dove però
circola la cocaina.
Risposta: Secondo me, oggi le cose sono molto peggiorate.
La cocaina c’era già ai tempi di Maradona e non mi
meraviglia che gente che guadagna milioni di euro l’anno
ne faccia uso. Così come non sono convinto del fatto che
non sia dopante: se e” vero che allenta la fatica e lo stress,
allora altera logicamente la prestazione dell’atleta.

Domanda:Che differenze ci sono tra la sua e questa
generazione?
Risposta:Tante. Soprattutto è cambiata l’immagine. Essere
calciatori , nella mia generazione significava essere portati
ad esempio come atleti sani: e, se pure non tutti lo eravamo,
come si può ben comprendere, in gran parte sì. Oggi, i
giocatori non sono piu” l’emblema della salute: gran parte
di loro, infatti, fa uso sistematico di doping, e anche la
gente comincia a capirlo.

Domanda . Che si faccia anche nel Calcio un uso
sistematico del doping, è una sua soggettiva convinzione?
Risposta:No. Questo lo hanno detto autorevoli allenatori,
come Mazzone e Ancelotti: dopo aver visto, alla
televisione, la scena di Cannavaro che si faceva iniettare il
Neoton, essi hanno parlato( testuale) di “ ragazzi che si
devono aiutare”, se vogliono giocare 70 80 partite all’anno.
Questa e” la realtà dei fatti.

Domanda:Dobbiamo dunque concludere che questa
generazione di calciatori di inizio del Millennio , è perlopiù
dopata?
Risposta:Sia chiaro: non amo sparare nel mucchio in
maniera indistinta. Io mi baso solo su le cose certe. E allora
so per certo che il doping c’è , ce n’è tanto, troppo: e di
doping si muore. E un’altra certezza che ho è che , a
prescindere da come si risolverà, nei tre gradi previsti dalla
legge, il processo per doping alla Juventus, nessuno potrà
cancellare le dichiarazioni in sede di primo grado dei
giocatori bianconeri, i quali hanno ammesso di aver preso e
fatto abuso di innumerevoli prodotti proibiti, del tutto
illeciti per un atleta, un atleta sano.

Domanda:La cosa più importante che ha capito , signor
Petrini?
Risposta:Che tutta quella gente che sta intorno ai giocatori,
nel mondo calcistico, non ha certo a cuore la salute degli
atleti. A loro interessa soltanto vincere la partita, fare il
risultato immediato e in qualsiasi maniera. Una volta che ha
dato tutto, si dimenticano del ragazzo o del grande
campione di ieri :se ne fregano se poi sta male o se muore
per via delle medicine che gli hanno smistato con le loro
stesse mani.

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PENSIERI NELLE PAROLE
di Marco Paolini

I. Miserabile chi impara a bere fango come fosse acqua potabile.
II. Non si può nemmeno fare come qualcuno, contrapporre la pace alla guerra : perfino la pace oggi
è una fogna: la pace di lungo periodo è l’insieme di quelle cose in cui abbiamo rinunciato a
credere.
III. Guardate fuori : eccovi una base di individui che si definiscono per ciò che consumano : come
i cani addomesticati,finché mi regalano le crocchette, chi me lo fa fare di andare a cercare un osso?
IV. Non mi ricordo dei santi del calendario, men che meno dei santi laici. Coinvolgendoci nelle
parrocchie,aderendo ai partiti, partecipando alle riunioni dei clubs:ci si mette nella condizione di
uomini che vivono una santità deviata e fanno i capi delle chiese; ci si mette nella condizione dei
nazisti; dei massoni ( gli “ uguali “ fra gli uguali!).
V. Oggi esiste un” industria degli eventi: la stessa che vuol dettare il ballo delle NOSTRE COSE.
Ho BISOGNO , di trovare qualcosa in me e fuori di me specie di là delle celebrazioni…
VI. Il mio è un messaggio contro il quieto vivere , contro la NOZIONE delle informazioni( tutte
esperienze che non sono riuscito ad assimilare).
VII. SANI! State SANI!

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C’era una volta il dialogo.
Di Renzo Coletti

C’era una volta… è solitamente il modo di iniziare una fiaba. Oggi la fiaba è realtà e la realtà è
virtuosismodel linguaggio impegnato a non dire o esprimere chi e cosa pensiamo e siamo.Una delle fiabe più belle è intelligenti, inizia con un pezzo di legno, uno come tanti, che Mastro geppetto trasforma in Pinocchio e che gli eventi trasformano in Uomo. La bugia, giuoca una
funzione molto importante, perché spesso mentire per pinocchio è evitare il peggio. Cosa sia
accaduto in seguito, è difficile a dirsi. Pinocchio raggiunta la sua condizione di uomo, entra a far
parte di una società che lo inghiotte e ancora una volta lo plasma. Cosa resta del nostro eroe che si è
meritato l’elevazione a persona e soggetto unico e irripetibile? UN luogo lo aveva accolto e una
cultura lo aveva plasmato. Ora è tornato ancora ad essere un pezzo di legno tra i tanti e nessuno lo
riconosce. Padre Geppetto è morto e la fata turchina e sparita. Tutto è caos e tutto è attesa
nell’incoscienza di un accadimento che sembra non accadere mai. Realtà e finzione, si contendono
un nulla sostanziale, veglia e sonno vivono il loro confine più sottile e invisibile. La verità è un
fiume senza origine né fine. L’acqua non disseta che un terreno ormai sterile e costantemente arido.
Il Sole nasce e tramonta senza un occhio che lo veda o un corpo che ne riconosca il calore. Parole
come pace, Libertà, Giustizia, Amore, Fratellanza, Ugualianza, Democrazia, sono echi lontani di
valli più sogno che fantasia e più anatemi che aspirazioni. Finalmente appare un Saggio. No c’è
qualcun altro, ecco che stanno giungendo tutti. Un’ampia tenda li accoglie e un cerchio si forma
come per incanto intorno ad un tavolo, un po’’ inpolverato ma ancora funzionale per un possibile
dialogo. I volti sono di quelli a porma di pensiero concentrato, gli ogghi sembrano penetrare il
vuoto e la mente. I posti erano assegnati, quindi ognuno prende posto. Barbe foltissime rendono
all’inizio l’identità dei personaggi misteriosa. Piano piano, i volti tornano alla mente. Una voce
gracchia in un autoparlante,, l’attenzione sembra rivolta al nuovo oratore consumato dagli anni e
forse dalla vergogna, ma è tutto da vedere. “Cari fratelli e sorelle, onorevoli compagni e compagne,
abbiamo oggi il piacere di ospitare i rappresentanti di tutti i credi, e il fior fiore della Scienza. Siamo
quindi certi che la soluzione dei nostri problemi più scottanti è già progetto che troverà spazio e
approvazione dei cittadini.”
Un’altra voce più profonda, Ricorda gli ultimi eventi di un mondo che ha voluto celebrare le tappe
che hanno condotto ad un simile livello di perfezione. La catena pproduttiva è ora ininterrrotta, il
sindacato ha finito la sua funzione frenante, i partiti hanno definitivamente abbandonato la scena, il
controllo è pressochè totale. L’esercito e la Polizia, organizzano di tanto in tanto, qualche G8, o atti
terroristici, per non annoiarsi troppo ma manca l’etica dello scontro e il richiamo del sangue e il
dolore urlato e soffocato allo stesso tempo. Bisognerà provvedere con qualcosa di virtuale più
efficiente. Un altro oratore, tuona il suo disapputno: “Sono anni che non riesco più a divertirmi, son
anni che le unità di svago non hannopiù l’etica della scopata, sono anni che i bambini non sanno
neppure più piangere, sono anni che non c’è più l’emozione di un incidente o una catastrofe, sono
anni che la Pizza è sempre più insipida e i Mec Donald spruzzano vermifughi sui panini. Il
presidente richiama all’ordine. Certamente un islamico prende la parola: “L’ultima volta che mi son
gustato un pasto, era a base di maiale, e l’ultimo rapporto sesssuale era senza velo. Ora ancora una
volta, il maiale mi fa ribrezzo e il velo mi fa sbagliare sesso.”.
Una voce con accento tedesco, si impone: “Possibile che il Latino, (inteso come lingua) non abbia
creato una distensione e un nuovo misticismo nepure tra gli eletti del nuovo Potere Mondiale?” Il
rappresentatne del Vaticano, molto umilmente prende la parola: “Mi scusi sua Santità, ma… vede il
fatto è che la gente in chiesa proprio si addormenta. Si è persino provato con le bombole al
peperoncino, ma l’effetto è che dormono piangendo. Quali novità da israele? “ “Beh…”una voce
nasale balbetta: “Si sono triplicate le cliniche per i casi di doppia identità, infatti molti si
immedesimano Palestinesi e si fanno saltare in aria. Qualcuno parla di sindrome di Stocolma, altri
di noia e paranoia, ma il fatto sta diventando sempre più complesso. Uno scienziato si gratta la gola
e il presidente dell’assemblea, lo invita a parlare.”Dopo anni
Di ricerche, il Grande occhio, è risultato incapace di vedere.” Un vociare insolito e ad alta voce si
alza nell’aria. Il Presidente dell’asseblea, ripreso il proprio controllo, invitall’ordine.
Una nota d’organo profonda, avverte che la Mente sta per iniziare a parlare. Il gruppo tace
immediatamente e si alza in piedi. Le fronti sono corrugate e i volti tesi.
Una voce tonante inizia:
“ La Guerra è pace.
La libertà è schiavitù.
L’ignoranza è potenza.”
Nell’udire i motti del Partito, alcune lacrime scendono sui volti scavati dei presenti.
La Mente sembra più tranquilla e la sua voce più rilassata.
“Vedere è cecità.
Udire è presunzione.
Toccare è peccato.”
Una preghiera di suoni stride e le sensazioni esplodono. La follia sta raggiungendo l’orgasmo.
Ancora qualche sussulto e i corpi si accasciano sulle sedie. UN sibilo avverte che la Mente si sta
ritirando.
Un antico negozio in un antico paese, apre le sue serrande. Un falegname vecchio come il mondo si
pone al suo tavolo di lavoro e si gratta il naso. UN lavoro impegnativo lo attende. Anni di morte
iniziatica, lo hanno destato in una luce solare mai conosciuta. Osserva i suoi atrezzi e il legno a
disposizione. Quanto tempo avrà prima che la Mente riprenda il controllo di se? Inutile pensarci.
Un sorriso gli spunta sulle labbra e l’immagine di Pinocchio già sta formandosi nella sua mente e
tra le mani. Sarà un Pinocchio ormai cresciuto e liberato dal bisogno di mentire. Peccato, l’infanzia
è importante, ma la vita è in attesa della sua opera e della sua proposta. La Fata Turchina sarà la
compagna del nuovo fondatore ancora uomo e mito per tutti i burattini, quindi insieme
riprenderanno il cammino che il potere aveva tradotto in follia e ricondotti al loro punto di origine.
Le mani ancora forti e salde del falegname, creeranno nuove coppie e in fine una nuova Arca li
trasporterà oltre il confine dell’irreale e porterà il fuoco che riaccenderà la fiaccola dell’utopia. il
mare con le sue onde ritmerà il respiro nascente e penserà al resto.
Ora due sguardi si intrecciano, due cuori palpitano, una mano stringe un’altra mano, mentre la Vita
ricomincia a scorrere come un vecchio fiume.L’isola mai trovata e un’alba mai spuntata, sarà il
nuovo mondo che forse antiche leggende davano per scomparso.

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